Ho trovato 1590 risultati per salò

Da Colere alla Malga Polzone

Un nuovo tracciato di scialpinismo alla portata anche dei principianti di questa disciplina, un percorso alternativo che permette di raggiungere poi gli itinerari più in quota senza passare per le piste da sci battute dai responsabili degli impianti e frequentate dagli appassionati di sci alpino. La novità arriva da Colere, in Valle di Scalve. A questo itinerario dal paese alla Malga Polzone in piena sicurezza e, soprattutto, in perfetta armonia con gli altri frequentatori della località, hanno lavorato l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Benedetto Bonomo, il Club alpino italiano (ai sopralluoghi hanno preso parte il presidente della sezione di Bergamo, Paolo Valoti, e quello della sezione di Clusone, Claudio Ranza, oltre ai rappresentanti del Cai della Valle di Scalve Stefano Magri e Davide Bonicelli). Il tracciato che consente di praticare lo scialpinismo in sicurezza prende il via proprio dal piazzale del parcheggio degli impianti di risalita di Colere ski area 2.200, i cui rappresentanti ribadiscono l’assoluto divieto a risalire le piste. Anche dal sito web sottolineano: «Seguire il percorso tracciato skialp, info in biglietteria».Alla frazione Carbonera di Colere, proprio nei pressi del parcheggio degli impianti di sci, si sale lungo la strada forestale che porta verso la Malga Polzone.Al primo incrocio con le piste di discesa, si tiene la traccia a sinistra, dietro alle lance di innevamento programmato, per proseguire ancora a sinistra sul sentiero Cai 404, per circa un chilometro, fino a quota 1.290 metri circa, appena sopra cascina Frassineto.A questo punto intermedio si attraversa con attenzione la pista da sci e si risale la traccia provvisoria nel bosco, contrassegnata con un nastro fino alla Malga Polzone.Dall’arrivo della seggiovia si esce dietro la rete di protezione, e si continua fino alla Malga di Conchetta, da dove è poi possibile proseguire per i diversi itinerari scialpinistici che si sviluppano in questa zona: al pizzo di Petto per esempio, ma anche alla Vigna Vaga, al monte Ferrantino, al monte Ferrante e al rifugio Cai «Luigi Albani». Tutti itinerari che, a questo punto, non toccano più le piste da sci. Grazie al tratto alternativo iniziale, il tracciato di Colere consente ora una piena convivenza tra appassionati di skialp e gli altri sportivi.
Da Colere alla Malga Polzone

La Presolana a fil di Cresta

Indispensapile l’attrezzatura alpinistica: casco, imbrago, ramponi, doppia piccozza, chiodi da ghiaccio, mezze corde da 45 metri o meglio ancora da 60, cordini e materiale per la calata in doppia.   È fondamentale essere al corrente delle condizioni della neve ed è sconsigliata, dati i molti tratti esposti, con neve fresca o non stabile. Descrizione dell'itinerarioSi parcheggia l’auto al passo della Presolana (Bergamo). Attraverso il sentiero, prima nel bosco e poi su prati, si tocca il rifugio Baita Cassinelli (1.568 m). Si procede sull’itinerario 315 nella valle dell’Ombra, sotto la parete sud della Presolana. Si supera il bivacco Città di Clusone (2.050 m) e, poco sopra, la cappella Savina, da dove su ghiaioni si arriva alla grotta dei Pagani. Alla destra di quest’ultima comincia la via alpinistica. Si sale lungo la via normale della Presolana occidentale arrampicando su facili roccette (IIº), con qualche breve tratto attrezzato con catene. Un traverso su cengia spezza il ritmo fino a riprendere nuovamente su roccette (II°-III°) lungo il ripido pendio che porta alla cresta sommitale. Comincia qui la traversata in cresta che porta, come prima meta, alla vetta della Presolana occidentale (2.521 m). Dopo un tratto delicato ed esposto si incontra un passaggio attrezzato dove ci si cala. Si prende poi di nuovo ripidamente quota e si attraversano a mezza costa alcuni facili pendii che conducono, dopo una breve risalita, alla cima della Presolana del Prato (2.447 m). Si procede un’altra volta su cresta fino al delicato canalino che scende al passo del Gatto. Si risale ora all’interno di un altro ripido canalino dal quale si raggiunge nuovamente la cresta e, su terreno meno difficoltoso, la vetta della Presolana centrale (2.517 m). La parte restante di cresta, interrotta da un’altra breve calata, fa guadagnare la vetta della Presolana orientale (2.491 m). Si segue sempre la cresta e, con un traverso potenzialmente delicato, ci si porta sul pendio che conduce all’intaglio per il monte Visolo (2.369 m), che si raggiunge rimontando un altro breve tratto di cresta. Termina qui la via alpinistica e seguendo il sentiero si rientra al rifugio Baita Cassinelli e al passo della Presolana.  
La Presolana a fil di Cresta

Il Sentiero dei Partigiani

Un itinerario lungo i sentieri che sono stati percorsi dagli uomini della Resistenza lecchese tra le valli di Era, di Prada e Meria.   Lasciamo l’auto in un piccolo parcheggio nella parte alta di Somana, frazione di Mandello del Lario (Lecco), sulla destra lungo via di Era. Poche decine di metri sopra, alle case di Sonvico, comincia una mulattiera (sentiero 15 e poi 17A). La direzione da seguire è quella per lo zucco di Sileggio (1.373 m). Il dislivello che separa dalla vetta è di quasi mille metri. Lasciamo presto la mulattiera verso Santa Maria-Era (segnavia 15) per seguire a sinistra il ripido sentiero che, dopo un breve tratto indicato come 17B, porta a incrociare il 17A, che è l’itinerario che conduce all’alpe di Era. Si sale nel bosco fino a raggiungere una larga dorsale con una vista stupenda sul lago. Proseguendo incontriamo un breve tratto di facili roccette e lasciamo sulla sinistra la traccia per la bocchetta di Verdascia, attraversando verso destra fino alla cima dello zucco di Sileggio. Continuando in direzione della bocchetta di Prada, superato il bivacco Sforza, si scende fino alla bocchetta di Verdascia (1.251 m) da dove è possibile optare per la discesa all’alpe di Era. Risalendo la cresta comincia una lunga traversata a mezza costa fino alla bocchetta di Calivazzo (1.420 m). Da qui ci abbassiamo decisamente a destra raggiungendo prima l’alpe omonima e poi ignorando le indicazioni verso Somana-Santa Maria, ma continuando sul sentiero che segue il torrente Meria, all’alpe di Era (850 m). Risaliamo verso la balconata naturale della Gardata (1.043 m). Il segnavia è adesso il 15, che all’incrocio con il sentiero per il rifugio Bietti-Buzzi diventa il 18. Dalla Gardata scendiamo verso Rongio (409 m), frazione di Mandello, percorrendo una bellissima mulattiera. Si incontra la grotta della Ferrera all’altezza dell’incrocio con il sentiero (segnavia 14) per il rifugio Elisa. Arrivati nella piazzetta di Rongio ci si abbassa sul torrente Meria e si risale l’altro versante tornando a Somana.  
Il Sentiero dei Partigiani

Periplo in quota nella Val Marcia

Questa escursione in alta Valsassina è quasi un periplo che percorre in quota i versanti che circondano la val Marcia, affacciandosi nelle valli Biandino e Varrone.   Dal parcheggio dell’alpe di Paglio, dove si può lasciare l’auto, prendiamo la carrareccia a est del prativo (ex pista da sci). Dopo poco, in località Trienal, la strada diventa sterrata e procede nel bosco con leggero dislivello fino al suo termine, intorno ai 1.525 metri. Prendiamo il sentiero che sale ripido sulla destra e ci fa raggiungere in breve la dorsale che unisce la cima di Laghetto e il cimone di Margno (1.805 m). Continuando sulla dorsale, scendiamo fino alla località Lares Brusà (1.700 m) dove ci immettiamo sulla mulattiera per l’alpe Ombrega. Alla bocche a di Olino, da cui si gode di un bel panorama su Introbio e Pasturo, lasciamo la mulattiera e scendiamo sul sentiero a sinistra che ci porta all’alpe Dolcigo (1.560 m). Risaliamo il ripido pendio erboso fino a raggiungere la bocchetta di Agoredo (1.825 m). Qui lasciamo la val Marcia e vediamo aprirsi di fronte a noi l’ampio panorama della conca di Biandino. Continuiamo in costa fino a raggiungere la località Laghit (1.930 m), un brullo terrazzo prativo a cavallo tra le valli Biandino e Varrone dove, a seguito delle piogge, si formano piccoli laghetti. Abbracciati dalle creste che vanno dal pizzo Tre Signori al pizzo Alto ci accolgono una cappelle a e un tavolo in legno con panche. Scendiamo nella valle di Barconcelli, una traversa della val Varrone, e dopo una breve deviazione all’alpe di Barconcelli (1.415 m), dove si possono trovare formaggi d’alpe, procediamo attorno al pizzo d’Alben verso l’alpe Chiarino (1.558 m), la malga Ariale (1.331 m), le stalle d’Alben (1.151 m), Zucco (1.081 m) e Porcile (980 m) fino ad arrivare al torrente Varrone, in località Giabbio di Premana.
Periplo in quota nella Val Marcia

Lungo la Val Bodengo

La camminata inizia dal parcheggio a lato del torrente Boggia, di fronte alle baite di Corte Terza (Curt Èrza), a quota 1.190 metri. Qui si trova il precipizio di Strem, che dà vita a una spettacolare cascata.   Per arrivare all’alpe in auto è necessario acquistare un ticket, ad esempio nei bar Doc e San Martino, che permette di transitare sulla strada che sale da Gordona in val Chiavenna. Lasciata l’auto si oltrepassa il ponticello che porta nell’abitato di Corte Terza e si imbocca una sterrata, il segnavia da seguire è il D8. In lontananza si intravedono dei crotti per la conservazione dei cibi, alcuni ancora utilizzati. La strada prosegue con poca pendenza. Si cammina tra boschi di conifere e si incontra, su un lato, un bel pratone con tanto di fontana e tavolo e panca in legno. Continuando sulla sterrata, in leggera pendenza, si arriva senza sforzo a Corte Seconda (1.369 m). È abitata da un pastore e dalle sue capre curiose, che non mancano di infilare il muso fuori dalla staccionata per osservare i passanti. Poco dopo comincia il sentiero, più ripido. Superato un centinaio di metri di dislivello si intravede, in lontananza, l’unico edificio diroccato di Corte Prima (1.540 m). L’itinerario si avvicina e poi guada il Boggia. Continuiamo a prendere quota e incontriamo le indicazioni per il passo del Notaro (2.095 m) e l’omonimo bivacco (1.882 m). A poca distanza da quest’ultimo decidiamo di piazzare la tenda. Nell’ultimo tratto, più ripido, si affronta un canalino con gradini in pietra. Intorno si innalzano pareti imponenti e creste frastagliate. Siamo osservati dalla mole massiccia del pizzo Cavregasco (2.535 m). Dal bivacco, in poco meno di un’ora di cammino, su un sentiero segnalato con diversi bolli e indicazioni, si raggiunge il passo del Notaro. Superba la visuale sulla val di Cama, laterale della val Mesolcina in territorio elvetico. (Ph: Klaus Dell'Orto)
Lungo la Val Bodengo

In Val Campelli al Rifugio Campione

Questo che vi suggeriamo è uno scenografico itinerario nel cuore della Val di Scalve, si tratta della Val Campelli dove si trova la catena montuosa soprannominata “Piccole Dolomiti di Scalve”. La partenza si trova poco oltre il paese di Schilpario, in prossimità dell’area sportiva, dove si imbocca la strada in direzione Passo del Vivione, che si addentra subito in un bellissimo bosco di conifere con a fianco il Fiume Dezzo e i circuiti di sci nordico. Si costeggia il Museo delle Miniere e si giunge in località Fondi, un piccolo e caratteristico borgo di case in pietra e tetti in ardesia. Da qui la salita inizia a farsi più ripida, con tornanti, ed attraversa pascoli e baite che creano uno scenario davvero unico, continuando in un simile cornice si trova la nostra prima tappa, il Rifugio Cimon della Bagozza. Al bivio sotto il rifugio ci stacchiamo dalla strada che porta al Vivione e proseguiamo in direzione Campelli sulla la strada massicciata che si trasforma presto in una sterrata inoltrandosi nella bellissima conca di Baione dove è possibile ammirare l’anfiteatro naturale delle “Piccole Dolomiti di Scalve”, una dorsale calcarea che si estende dal Passo Campelli fino al Pizzo Camino. Passiamo a fianco della Madonnina dei Campelli, una statua raffigurante la Madonna su uno sperone di roccia e ci addentriamo in mezzo ai prati che nel periodo primaverile/estivo sono un’esplosione di colori grazie ai fiori selvatici che vi fioriscono, creando contrasto con le grigie rocce della catena montuosa sullo sfondo. Un ponticello sul Fiume Dezzo ci conduce al Passo Campelli e, in seguito, al Rifugio Campione, un piccolo ma accogliente luogo di ristoro adagiato sotto l’omonimo monte. Per il ritorno si ripercorre la medesima via dell’andata gustandoci i panorami da un’altra prospettiva.
In Val Campelli al Rif. Campione

Sull'anello "Festival Ride"

In bassa Valtellina alla scoperta di borghi nascosti al grande pubblico, tra arte, storia e bellezze naturali. Un collage di luoghi ed emozioni in un territorio che spazia dal fondovalle ai primi rilievi montuosi, ancora lontano dai grandi flussi turistici. Con questo spirito è stato pensato il Percorso «Festival ride», nell’ambito del Valtellina ebike festival. L’evento torna sotto i riflettori, con la seconda edizione, il 18 e 19 settembre. Siamo in provincia di Sondrio. Si parte da Morbegno (250 m), fulcro della manifestazione, e lungo un tracciato ad anello in sella alle mountain bike a pedalata assistita si percorrono nel complesso 37,6 chilometri. Con un ritmo tale da consentire le giuste pause per scattare foto ricordo servono circa 3,45 ore per completare il tragitto. È un itinerario adatto a biker con una discreta abilità, articolato in 15 chilometri su single track, 12 su strade secondarie e quasi 6 su sentiero sterrato. Si comincia a pedalare su asfalto dall’area fieristica di Morbegno, in via del Foss, e si oltrepassa lo storico Ponte di Ganda sul Fiume Adda. Dopo una prima parte di semplice sterrato, si imbocca il Sentiero Valtellina, l’itinerario ciclopedonale che si sviluppa lungo l’Adda, da Colico (Lecco) a Bormio (Sondrio), per 114 chilometri. Giunti a Campovico, frazione di Morbegno, imboccata via Roma ci si dirige verso la colma di Dazio prendendo la via sterrata nei boschi sulla destra. Il tour offre continui saliscendi, con ampie zone ombreggiate e qualche salita più impegnativa fino ad arrivare alla Chiesetta di San Bernardo a Civo. Affascinati dal panorama sulla bassa Valtellina risaliamo in direzione di Poira, località famosa per i funghi porcini, toccando il punto più alto dell’escursione a circa 890 metri. Continuiamo verso Mello (690 m) e nel centro del borgo una sosta nel piazzale della chiesa consente di apprezzare di nuovo l’Adda dall’alto. L’ultima parte ci porta a scendere a Cercino, preferendo alla strada asfaltata i tagli nei boschi su trail veloci. Nei giorni del festival fanno da segnavia i cartelli dedicati con la traccia di colore rosso. Ci lasciamo alle spalle altri due piccoli comuni, Cino e Mantello, e lungo il fondovalle si rientra a Morbegno seguendo il Sentiero Valtellina. - Ph: Roberto Ganassa
Sull'anello

Con la funivia ai piani d'Erna, la ferrata e il Magnodeno

Un itinerario ad anello per esperti attrezzati, che regala meravigliosi panorami, i paesaggi che si aprono davanti agli occhi sono da incanto, dalle montagne la vista spazia sul lago e su Lecco. Per raggiungere le creste della costa della Giumenta, nel Lecchese, saliamo ai Piani d’Erna (1.329 m) con la comoda funivia dalla località Versasio, in via Prealpi 34 a Lecco (602 m). Oppure, a piedi si può percorrere il sentiero 1 che parte dal piazzale antistante l’impianto. Giunti in quota, presa la strada che porta alla parte bassa dei piani, si trova il cartello che indica il sentiero 5 diretto al passo del Fò (1.296 m). In meno di un’ora si arriva al valico, dove troviamo la capanna sociale Giacomo Ghislandi del Cai di Calolziocorte, gestita dagli alpini. Volendo, con una piccola deviazione di dieci minuti si può raggiungere il rifugio Alpinisti Monzesi (1.170 m), o Capanna Monza, piegando a sinistra in direzione di Erve. In tal caso bisogna poi tornare al passo e seguire il sentiero che conduce al monte Magnodeno. Poco più avanti troviamo un bivio che ci consente di scegliere se giungere a destinazione percorrendo il sentiero attrezzato, o evitare la parte difficile stando a quota più moderata. Il panoramico sentiero in cresta è per escursionisti esperti ed è consigliata l’attrezzatura da ferrata. Con una serie spettacolare di saliscendi, effettuabili con relativa semplicità grazie all’abbondante presenza di catene, si giunge dopo circa 30 minuti alla croce che segna il punto più alto: la cima del Fò, a 1.348 metri. Da lì il sentiero prosegue per un’altra mezzoretta con le stesse caratteristiche, fino a giungere a una fontanella ristoratrice che indica la fine del tratto attrezzato. Con qualche altro minuto di camminata nel bosco si arriva finalmente al monte Magnodeno, del quale è possibile con poco sforzo raggiungere la cima (1.234 m). Cerchiamo le indicazioni che conducono alla località Grassi Lunghi, dove ci si può dissetare a una bella fonte. In poco tempo si torna al piazzale della funivia, direttamente, od optando per una deviazione al rifugio Antonio Stoppani (890 m). - Ph: Matteo Zanga
Con la funivia ai piani d'Erna, la ferrata e il Magnodeno

Il sentiero delle espressioni

Il Sentiero delle Espressioni, è nato dalla collaborazione tra ERSAF, il Comune di Schignano, in provincia di Como e soprattutto gli artisti dell'Associazione la M.A.S.C.H.E.R.A. Maschera Artisti SCHignanesi e Estimatori Ricercatori Associati, grazie ad un progetto che coniuga ambiente forestale, arte e turismo. Schignano è famoso per il suo folcloristico carnevale con maschere tipiche, tra le principali sono conosciute quella del Bello detto Bel e quella del Brutto detto il Brut. La maschera del Bello ha il volto di un ricco padrone altezzoso con lineamenti eleganti, mentre la maschera del Brutto ha il viso di un povero contadino o migrante e ha un aspetto decisamente grottesco. Il sentiero conduce il visitatore alla scoperta di altri volti, si cammina tra una maschera dopo l'altra, in un piacevole percorso nella Foresta Regionale Valle Intelvi che ospita boschi cedui di faggio, con lembi di castagneto da frutto e rimboschimenti artificiali con netta prevalenza di Abete rosso, a cui si associano i popolamenti di neoformazione caratterizzati dalla betulla, l’acero di monte e il sorbo montano, che si sono insediati ai margini dei pascoli. Gli abili intagliatori di legno hanno dato vita, con sgorbie e scalpelli, a forme d'arte nel bosco: le cortecce e i tronchi degli alberi sono così diventati espressioni di allegria e di sorpresa, simboli di saggezza e di paternità, volti intensi ed emozionanti. La parte tra la Colma di Binate e il Sasso Gordona è dedicata a chi ha vissuto la Grande Guerra e le trincee. Il periodo migliore per effettuare il percorso è quello che va da maggio a ottobre, l’autunno è di certo il più colorato e suggestivo, è adatto a tutti, anche a famiglie con bambini piccoli ma non con passeggini. Per accedere e percorrere il sentiero, è consigliato lasciare il proprio mezzo di trasporto nel parcheggio pubblico di via Rosa del Sasso nel Comune di Schignano, di fronte ad una casa diroccata inizia la segnaletica. Farsi una scorta d’acqua può essere utile nel periodi più caldi, in quanto non sono presenti fontanelle fino all’Agriturismo Pratolina e oltre, fino al Rifugio Prabello. Da via Rosa del Sasso si sale fino all’Alpe Nava, dove sono presenti numerosi cartelli con la descrizione della numerazione delle sculture e le indicazioni da seguire. Si risale fino all’Agriturismo Pratolina e da li fino al Monte Comana (piccola deviazione per ammirare la vista sul Lago di Como ed una bellissima opera) poi si prosegue fino alla Colma di Binate e da qui fino al Rifugio Prabello (per chi volesse al Sasso Gordona). L’esposizione delle maschere termina alla Conca di Schignano dove inizia il sentiero delle trincee fino al Sasso Gordona. - Ph: Gianluca Mammone
Il sentiero delle espressioni

Vigevano, città ducale

Nel cuore della Lomellina, la patria del riso carnaroli, alla scoperta della città di Vigevano.
https://laprovinciapavese.gelocal.it/

Sci di fondo in Lombardia

Se amate la montagna e volete sperimentare qualcosa di alternativo alle discipline di discesa, perché non provare lo sci di fondo?
Sci di fondo in Lombardia - @inLombardia

Passeggiando nelle Orobie

Facili passeggiate nelle Orobie per riequilibrare mente e corpo