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Periplo in quota nella Val Marcia

Questa escursione in alta Valsassina è quasi un periplo che percorre in quota i versanti che circondano la val Marcia, affacciandosi nelle valli Biandino e Varrone.   Dal parcheggio dell’alpe di Paglio, dove si può lasciare l’auto, prendiamo la carrareccia a est del prativo (ex pista da sci). Dopo poco, in località Trienal, la strada diventa sterrata e procede nel bosco con leggero dislivello fino al suo termine, intorno ai 1.525 metri. Prendiamo il sentiero che sale ripido sulla destra e ci fa raggiungere in breve la dorsale che unisce la cima di Laghetto e il cimone di Margno (1.805 m). Continuando sulla dorsale, scendiamo fino alla località Lares Brusà (1.700 m) dove ci immettiamo sulla mulattiera per l’alpe Ombrega. Alla bocche a di Olino, da cui si gode di un bel panorama su Introbio e Pasturo, lasciamo la mulattiera e scendiamo sul sentiero a sinistra che ci porta all’alpe Dolcigo (1.560 m). Risaliamo il ripido pendio erboso fino a raggiungere la bocchetta di Agoredo (1.825 m). Qui lasciamo la val Marcia e vediamo aprirsi di fronte a noi l’ampio panorama della conca di Biandino. Continuiamo in costa fino a raggiungere la località Laghit (1.930 m), un brullo terrazzo prativo a cavallo tra le valli Biandino e Varrone dove, a seguito delle piogge, si formano piccoli laghetti. Abbracciati dalle creste che vanno dal pizzo Tre Signori al pizzo Alto ci accolgono una cappelle a e un tavolo in legno con panche. Scendiamo nella valle di Barconcelli, una traversa della val Varrone, e dopo una breve deviazione all’alpe di Barconcelli (1.415 m), dove si possono trovare formaggi d’alpe, procediamo attorno al pizzo d’Alben verso l’alpe Chiarino (1.558 m), la malga Ariale (1.331 m), le stalle d’Alben (1.151 m), Zucco (1.081 m) e Porcile (980 m) fino ad arrivare al torrente Varrone, in località Giabbio di Premana.
Periplo in quota nella Val Marcia

Lungo la Val Bodengo

La camminata inizia dal parcheggio a lato del torrente Boggia, di fronte alle baite di Corte Terza (Curt Èrza), a quota 1.190 metri. Qui si trova il precipizio di Strem, che dà vita a una spettacolare cascata.   Per arrivare all’alpe in auto è necessario acquistare un ticket, ad esempio nei bar Doc e San Martino, che permette di transitare sulla strada che sale da Gordona in val Chiavenna. Lasciata l’auto si oltrepassa il ponticello che porta nell’abitato di Corte Terza e si imbocca una sterrata, il segnavia da seguire è il D8. In lontananza si intravedono dei crotti per la conservazione dei cibi, alcuni ancora utilizzati. La strada prosegue con poca pendenza. Si cammina tra boschi di conifere e si incontra, su un lato, un bel pratone con tanto di fontana e tavolo e panca in legno. Continuando sulla sterrata, in leggera pendenza, si arriva senza sforzo a Corte Seconda (1.369 m). È abitata da un pastore e dalle sue capre curiose, che non mancano di infilare il muso fuori dalla staccionata per osservare i passanti. Poco dopo comincia il sentiero, più ripido. Superato un centinaio di metri di dislivello si intravede, in lontananza, l’unico edificio diroccato di Corte Prima (1.540 m). L’itinerario si avvicina e poi guada il Boggia. Continuiamo a prendere quota e incontriamo le indicazioni per il passo del Notaro (2.095 m) e l’omonimo bivacco (1.882 m). A poca distanza da quest’ultimo decidiamo di piazzare la tenda. Nell’ultimo tratto, più ripido, si affronta un canalino con gradini in pietra. Intorno si innalzano pareti imponenti e creste frastagliate. Siamo osservati dalla mole massiccia del pizzo Cavregasco (2.535 m). Dal bivacco, in poco meno di un’ora di cammino, su un sentiero segnalato con diversi bolli e indicazioni, si raggiunge il passo del Notaro. Superba la visuale sulla val di Cama, laterale della val Mesolcina in territorio elvetico. (Ph: Klaus Dell'Orto)
Lungo la Val Bodengo

In Val Campelli al Rifugio Campione

Questo che vi suggeriamo è uno scenografico itinerario nel cuore della Val di Scalve, si tratta della Val Campelli dove si trova la catena montuosa soprannominata “Piccole Dolomiti di Scalve”. La partenza si trova poco oltre il paese di Schilpario, in prossimità dell’area sportiva, dove si imbocca la strada in direzione Passo del Vivione, che si addentra subito in un bellissimo bosco di conifere con a fianco il Fiume Dezzo e i circuiti di sci nordico. Si costeggia il Museo delle Miniere e si giunge in località Fondi, un piccolo e caratteristico borgo di case in pietra e tetti in ardesia. Da qui la salita inizia a farsi più ripida, con tornanti, ed attraversa pascoli e baite che creano uno scenario davvero unico, continuando in un simile cornice si trova la nostra prima tappa, il Rifugio Cimon della Bagozza. Al bivio sotto il rifugio ci stacchiamo dalla strada che porta al Vivione e proseguiamo in direzione Campelli sulla la strada massicciata che si trasforma presto in una sterrata inoltrandosi nella bellissima conca di Baione dove è possibile ammirare l’anfiteatro naturale delle “Piccole Dolomiti di Scalve”, una dorsale calcarea che si estende dal Passo Campelli fino al Pizzo Camino. Passiamo a fianco della Madonnina dei Campelli, una statua raffigurante la Madonna su uno sperone di roccia e ci addentriamo in mezzo ai prati che nel periodo primaverile/estivo sono un’esplosione di colori grazie ai fiori selvatici che vi fioriscono, creando contrasto con le grigie rocce della catena montuosa sullo sfondo. Un ponticello sul Fiume Dezzo ci conduce al Passo Campelli e, in seguito, al Rifugio Campione, un piccolo ma accogliente luogo di ristoro adagiato sotto l’omonimo monte. Per il ritorno si ripercorre la medesima via dell’andata gustandoci i panorami da un’altra prospettiva.
In Val Campelli al Rif. Campione

Sulle tracce di S. Stefano in Val d'Arigna

All’ombra della vetta più imponente delle Orobie Valtellinesi, il Pizzo di Coca (3050 m), l’itinerario si sviluppa nell’ombreggiata Val d’Arigna ed è disseminato di suggestioni, religiose e culturali. Senza dimenticare che i 10 ghiacciai monitorati fanno della Val d’Arigna il territorio più glaciale delle Orobie Valtellinesi. Protagonista dell’escursione di grande impegno la figura di Santo Stefano che, prima di subire il martirio per lapidazione, passò anche in Valtellina per l’opera di evangelizzazione. Sul versante orobico partì dal paese di Castello dell’Acqua risalendo sui monti per trovare rifugio, spiccando il volo per raggiungere luoghi di meditazione, come racconta la leggenda. Oggi le tracce del santo sono visibili nei toponimi come il Lago inferiore di Santo Stefano e l’omonimo passo a 2693 m, ma anche sui segni impressi su alcune rocce dove la leggenda narra che il santo avesse appoggiato i piedi e il “cazzet” che usava per cagliare il latte, ricevuto come elemosina. L’escursione di grande impegno parte da Briotti (1049 m), porta del Parco Orobie Valtellinesi, frazione del comune di Ponte in Valtellina, dove Santo Stefano intraprese l’ultimo tratto del cammino. Imboccando il sentiero numero 265 si raggiungono i Prati di Torre (1145 m) e le Baite Bernè (1310 m), quindi si entra in un fresco bosco. Giunti alla Baita Spanone (1559 m) si sosta per cercare una nuova impronta del santo posta su una roccia. Seguendo a destra verso la Bocchetta di Santo Stefano, si tocca lo Zocc de li Möli, ai piedi della diga, ci s’imbatte nella chiesetta di Santo Stefano (1848 m) e si risale verso il Lago di Sopra (2124 m). Su questa via si scorge a sinistra il Lago di Mezzo (1936 m) percorrendo la ripida salita che porta alla Bocchetta (2378 m). Da qui la vista spazia senza soluzione di continuità sui balconi glaciali che ospitano i tre laghi, scorgendo i gruppi montuosi dell’Adamello e del Cevedale, i massicci del Bernina e del Badile, in lontananza il Monte Rosa. Sul versante opposto alla Bocchetta un vallone scende verso l’alpe Armisola, mentre poco sopra al Lago Inferiore (2139 m) si stacca sul lato sinistro idrografico il sentiero che in poco meno di un’ora porta al rifugio Gino e Massimo in località Grioni (1850 m). Dal rifugio per la discesa a Briotti passando dall’Armisola (sentiero 267) si può prendere la pista forestale che passa per Paiosa (1160 m) e scende fino alla ex decauville del Gaggio; in alternativa il sentiero che tocca Mason di Sopra (1412 m), Le Piane (1240 m) e da qui a Briotti.
Sulle tracce di S. Stefano in Val d'Arigna

Sull'anello "Festival Ride"

In bassa Valtellina alla scoperta di borghi nascosti al grande pubblico, tra arte, storia e bellezze naturali. Un collage di luoghi ed emozioni in un territorio che spazia dal fondovalle ai primi rilievi montuosi, ancora lontano dai grandi flussi turistici. Con questo spirito è stato pensato il Percorso «Festival ride», nell’ambito del Valtellina ebike festival. L’evento torna sotto i riflettori, con la seconda edizione, il 18 e 19 settembre. Siamo in provincia di Sondrio. Si parte da Morbegno (250 m), fulcro della manifestazione, e lungo un tracciato ad anello in sella alle mountain bike a pedalata assistita si percorrono nel complesso 37,6 chilometri. Con un ritmo tale da consentire le giuste pause per scattare foto ricordo servono circa 3,45 ore per completare il tragitto. È un itinerario adatto a biker con una discreta abilità, articolato in 15 chilometri su single track, 12 su strade secondarie e quasi 6 su sentiero sterrato. Si comincia a pedalare su asfalto dall’area fieristica di Morbegno, in via del Foss, e si oltrepassa lo storico Ponte di Ganda sul Fiume Adda. Dopo una prima parte di semplice sterrato, si imbocca il Sentiero Valtellina, l’itinerario ciclopedonale che si sviluppa lungo l’Adda, da Colico (Lecco) a Bormio (Sondrio), per 114 chilometri. Giunti a Campovico, frazione di Morbegno, imboccata via Roma ci si dirige verso la colma di Dazio prendendo la via sterrata nei boschi sulla destra. Il tour offre continui saliscendi, con ampie zone ombreggiate e qualche salita più impegnativa fino ad arrivare alla Chiesetta di San Bernardo a Civo. Affascinati dal panorama sulla bassa Valtellina risaliamo in direzione di Poira, località famosa per i funghi porcini, toccando il punto più alto dell’escursione a circa 890 metri. Continuiamo verso Mello (690 m) e nel centro del borgo una sosta nel piazzale della chiesa consente di apprezzare di nuovo l’Adda dall’alto. L’ultima parte ci porta a scendere a Cercino, preferendo alla strada asfaltata i tagli nei boschi su trail veloci. Nei giorni del festival fanno da segnavia i cartelli dedicati con la traccia di colore rosso. Ci lasciamo alle spalle altri due piccoli comuni, Cino e Mantello, e lungo il fondovalle si rientra a Morbegno seguendo il Sentiero Valtellina. - Ph: Roberto Ganassa
Sull'anello

Con la funivia ai piani d'Erna, la ferrata e il Magnodeno

Un itinerario ad anello per esperti attrezzati, che regala meravigliosi panorami, i paesaggi che si aprono davanti agli occhi sono da incanto, dalle montagne la vista spazia sul lago e su Lecco. Per raggiungere le creste della costa della Giumenta, nel Lecchese, saliamo ai Piani d’Erna (1.329 m) con la comoda funivia dalla località Versasio, in via Prealpi 34 a Lecco (602 m). Oppure, a piedi si può percorrere il sentiero 1 che parte dal piazzale antistante l’impianto. Giunti in quota, presa la strada che porta alla parte bassa dei piani, si trova il cartello che indica il sentiero 5 diretto al passo del Fò (1.296 m). In meno di un’ora si arriva al valico, dove troviamo la capanna sociale Giacomo Ghislandi del Cai di Calolziocorte, gestita dagli alpini. Volendo, con una piccola deviazione di dieci minuti si può raggiungere il rifugio Alpinisti Monzesi (1.170 m), o Capanna Monza, piegando a sinistra in direzione di Erve. In tal caso bisogna poi tornare al passo e seguire il sentiero che conduce al monte Magnodeno. Poco più avanti troviamo un bivio che ci consente di scegliere se giungere a destinazione percorrendo il sentiero attrezzato, o evitare la parte difficile stando a quota più moderata. Il panoramico sentiero in cresta è per escursionisti esperti ed è consigliata l’attrezzatura da ferrata. Con una serie spettacolare di saliscendi, effettuabili con relativa semplicità grazie all’abbondante presenza di catene, si giunge dopo circa 30 minuti alla croce che segna il punto più alto: la cima del Fò, a 1.348 metri. Da lì il sentiero prosegue per un’altra mezzoretta con le stesse caratteristiche, fino a giungere a una fontanella ristoratrice che indica la fine del tratto attrezzato. Con qualche altro minuto di camminata nel bosco si arriva finalmente al monte Magnodeno, del quale è possibile con poco sforzo raggiungere la cima (1.234 m). Cerchiamo le indicazioni che conducono alla località Grassi Lunghi, dove ci si può dissetare a una bella fonte. In poco tempo si torna al piazzale della funivia, direttamente, od optando per una deviazione al rifugio Antonio Stoppani (890 m). - Ph: Matteo Zanga
Con la funivia ai piani d'Erna, la ferrata e il Magnodeno

Il sentiero delle espressioni

Il Sentiero delle Espressioni, è nato dalla collaborazione tra ERSAF, il Comune di Schignano, in provincia di Como e soprattutto gli artisti dell'Associazione la M.A.S.C.H.E.R.A. Maschera Artisti SCHignanesi e Estimatori Ricercatori Associati, grazie ad un progetto che coniuga ambiente forestale, arte e turismo. Schignano è famoso per il suo folcloristico carnevale con maschere tipiche, tra le principali sono conosciute quella del Bello detto Bel e quella del Brutto detto il Brut. La maschera del Bello ha il volto di un ricco padrone altezzoso con lineamenti eleganti, mentre la maschera del Brutto ha il viso di un povero contadino o migrante e ha un aspetto decisamente grottesco. Il sentiero conduce il visitatore alla scoperta di altri volti, si cammina tra una maschera dopo l'altra, in un piacevole percorso nella Foresta Regionale Valle Intelvi che ospita boschi cedui di faggio, con lembi di castagneto da frutto e rimboschimenti artificiali con netta prevalenza di Abete rosso, a cui si associano i popolamenti di neoformazione caratterizzati dalla betulla, l’acero di monte e il sorbo montano, che si sono insediati ai margini dei pascoli. Gli abili intagliatori di legno hanno dato vita, con sgorbie e scalpelli, a forme d'arte nel bosco: le cortecce e i tronchi degli alberi sono così diventati espressioni di allegria e di sorpresa, simboli di saggezza e di paternità, volti intensi ed emozionanti. La parte tra la Colma di Binate e il Sasso Gordona è dedicata a chi ha vissuto la Grande Guerra e le trincee. Il periodo migliore per effettuare il percorso è quello che va da maggio a ottobre, l’autunno è di certo il più colorato e suggestivo, è adatto a tutti, anche a famiglie con bambini piccoli ma non con passeggini. Per accedere e percorrere il sentiero, è consigliato lasciare il proprio mezzo di trasporto nel parcheggio pubblico di via Rosa del Sasso nel Comune di Schignano, di fronte ad una casa diroccata inizia la segnaletica. Farsi una scorta d’acqua può essere utile nel periodi più caldi, in quanto non sono presenti fontanelle fino all’Agriturismo Pratolina e oltre, fino al Rifugio Prabello. Da via Rosa del Sasso si sale fino all’Alpe Nava, dove sono presenti numerosi cartelli con la descrizione della numerazione delle sculture e le indicazioni da seguire. Si risale fino all’Agriturismo Pratolina e da li fino al Monte Comana (piccola deviazione per ammirare la vista sul Lago di Como ed una bellissima opera) poi si prosegue fino alla Colma di Binate e da qui fino al Rifugio Prabello (per chi volesse al Sasso Gordona). L’esposizione delle maschere termina alla Conca di Schignano dove inizia il sentiero delle trincee fino al Sasso Gordona. - Ph: Gianluca Mammone
Il sentiero delle espressioni

Itinerario tra i vigneti valtellinesi

Questo percorso inaugura una serie di itinerari parte del progetto InTERRACED – net di Interreg, una collaborazione Svizzera-Italia nata per valorizzare un paesaggio di grande valenza ambientale: il terrazzamento. Tra le varie tipologie di terrazzamento sarà possibile ammirare, lungo questo sentiero, quello tipico del versante retico valtellinese. Queste costruzioni fanno parte della cultura montana della zona e sono testimonianza di tecniche costruttive tradizionali, frutto di impareggiabile conoscenza tecnica, materica e delle specificità ambientali e naturali del luogo. La viticoltura valtellinese è proprio possibile grazie a queste soluzioni ingegnose che addolciscono pendenze proibitive e portano la vite al limite delle sue possibilità vegetative, sfruttando ogni centimetro disponibile del terreno montano per questa coltura. In piazza Matteotti ad Ardenno, incrocio tra la via che porta in Val Masino e la via Duca D’Aosta che porta verso il centro, la comodità di un parcheggio pubblico diventa il punto di partenza del tracciato. La via comunale Duca d’Aosta incrocia sulla sinistra la via Calchera che porta ai piedi del versante. Lungo questa via che sale leggermente s’intravedono i primi terrazzi, molti di questi ormai fagocitati dal bosco. Questo comune è tra quelli che nel passato non ricadevano nell’area Docg per questo è il territorio che più di altri ha perso superficie vitata (oltre 70%). Lungo questa via si possono ammirare anche impianti di uliveti che hanno rimpiazzato i vigneti e hanno il compito di mantenere vivo il terrazzo. Arrivati all’incrocio con via Cavour si prende quest’ultima e si sale tra i vecchi nuclei dai tetti in piode, per poi prendere via Magiasca, che si percorre fino a via Cavallari, da dove inizia la parte sentieristica del tracciato.Il sentiero attraversa in verticale il pendio, tra vecchi terrazzi vitati e impianti a uliveti e frutta varia che, intersecando vecchi nuclei, raggiunge la contrada Gaggio posta a 550 m/slm. Si sale ancora per altri 150 metri di quota, si attraversa il torrente Gaggio e si entra nel territorio comunale di Buglio in Monte. La direzione del sentiero punta decisamente verso est e si attraversa l’abitato di Buglio, posto su una magnifica balconata che domina la piana della valle dell’Adda. Tra vecchi nuclei, prati e boschi si attraversa la val Primaverta per entrare nel territorio di Berbenno in Valtellina.Tra antichi maggenghi e boschi di castagno, dopo circa 2 km, si arriva al balcone della contrada Maroggia. Questa è una tipica e pregevole vecchia contrada, in parziale stato di abbandono, che dà il nome alla sottozona “Maroggia”. Si prosegue attraversando il torrente Vignone e dopo circa 200 m si giunge sul versante terrazzato di Monastero. Le superfici vitate aumentano e si inizia a respirare quell’aria fatta di fatiche antiche e attuali. Dopo la contrada dei Piasci si prosegue sempre verso est, tra piccoli vecchi nuclei, spazi coltivati a prati per giungere nel cuore dell’area terrazzata di Berbenno tra vigneti antichi, qualche nuovo impianto e ulivi. Sempre proseguendo ad est tra fontane e lavatoi si attraversa la parte vecchia della frazione di Regoledo e si prende la stradina detta Credee per iniziare il sentiero che porta al torrente Finale, dove appare la zona degli antichi “Mulini” che offrono uno spaccato di un passato non troppo lontano.Il sentiero ci riporta dentro la vecchia contrada di Polaggia. Si prosegue verso Postalesio tra prati, nuovi vigneti, mirtilli e meleti e si attraversa il torrente Caldenno giungendo al piccolo borgo di Postalesio, per poi puntare verso Castione Andevenno. Appena sopra l’abitato di Postalesio si possono ammirare le “piramidi di Postalesio. Castione assieme al comune di Sondrio, Montagna in Valtellina e Poggiridenti rappresentano il cuore dell’area vitata valtellinese, dove si trovano le più note e conosciute aree produttive Sassella, Grumello e Inferno. Da Castione in avanti, fino a Poggiridenti, si è immersi e rapiti completamente dalla bellezza dei terrazzi e l’azione dell’uomo, che ha rubato alla roccia per coltivare, è percepibile anche agli occhi del distratto. Terrazzi, vecchi mulini, incisioni rupestri, ponti sospesi, castelli medievali, nulla manca in questo tragitto immersi in queste tre aree a docg. Nel comune di Castione e più precisamente nella località Vendolo è possibile visitare il “mulino della Rosina” recentemente restaurato e visitabile. Da Castione verso est si percorrono le frazioni fino a giungere alla località Grigioni e qui inizia il viaggio dentro quella che è ritenuta l’area più pregiata della produzione vitivinicola valtellinese: il Sassella. Terrazzi mozzafiato a strapiombo sulla valle proseguono senza sosta. Prima di giungere Triasso, al confine tra i due comuni e all’incrocio tra via Grigioni e via Moroni, 200 metri ad ovest si può visitare il “Parco archeologico tra le vigne terrazzate”. La frazione di Triasso, già in comune di Sondrio, merita una visita essendo un borgo sospeso nel tempo, al servizio della viticoltura, circondato da castagneti secolari e che nel periodo di ottobre riprende vita durante la vendemmia. Si prosegue lungo la strada delle Sasselle fino alla parte bassa della frazione di Sant’Anna. Siamo nel cuore del Sassella e qui il panorama rapisce il viaggiatore. Si prosegue quindi verso nord raggiungendo la località Mossini. Dal 2021, grazie alla realizzazione della “passerella pedonale sulle cassandre” del torrente Mallero, è possibile arrivare alla località Ponchiera e ritrovarsi sui vigneti dei “Dossi Salati” nel cuore della denominazione Grumello. Il nuovo ponte “tibetano” è diventato in poco tempo un’attrazione meta di turisti che, grazie alla passerella, ha scoperto luoghi e angoli vitati sconosciuti. La strada interpoderale della “Sassina” attraversa in diagonale la parte alta della denominazione Grumello. Il panorama dall’alto permette di vedere la chiesa di Sant’Antonio e il famoso Castel Grumello. La visita al castello permette di ammirare anche la parte bassa della denominazione Grumello a strapiombo sulla valle dell’Adda. Proseguendo il cammino si arriva nel comune di Poggiridenti patria della denominazione Inferno, che si stende ai piedi del viaggiatore in tutta la sua verticalità. Il confine tra Poggiridenti e Tresivio non è percepibile perché i due comuni si abbracciano ed è proprio sul confine dei due comuni che appare in tutta la sua maestosità la “Santa Casa Lauretana”, una chiesa che sembra quasi “stonare” per lo sfarzo e il fascino che emette. Il viaggio continua attraversando il centro storico di Tresivio e, appena dopo l’abitato, il viaggiatore viene colpito dal verde intenso dei meleti. Stiamo, infatti, viaggiando verso il comune di Ponte in Valtellina, paese che per primo, negli anni 50’ ha trasformato il proprio conoide, da prato a meleti, dando i natali alla mela di Valtellina conosciuta anche con il nome di Melavi.Il sentiero si tiene alto sul conoide di Ponte, attraverso meli e vigneti e permette di ammirare fino al confine con Chiuro i tetti in piode di serpentino che caratterizzano questo borgo dalla storia antica. Una visita al centro storico di Ponte è obbligatoria. Il torrente Val Fontana obbliga a percorrere la strada provinciale 21, fino alla frazione Castionetto di Chiuro, per circa 500 metri. Chiuro è da sempre la capitale vinicola della valle. Le maggiori cantine enologiche sono concentrate in questo territorio (oltre 60% dell’intera produzione vinicola) trova qui la sua produzione.Appena a monte dell’abitato di Castionetto merita una visita la “Torre di Castionetto” appartenuta alla famiglia ghibellina dei Quadrio e risalente ad epoca compresa tra il XII e il XV secolo.Dalla frazione di Castionetto si scende verso la Chiesa di San Bartolomeo dove termina il nostro viaggio attraverso la storia e la bellezza di vigneti unici.
Itinerario tra i vigneti valtellinesi

Vigevano, città ducale

Nel cuore della Lomellina, la patria del riso carnaroli, alla scoperta della città di Vigevano.
https://laprovinciapavese.gelocal.it/

Sci di fondo in Lombardia

Se amate la montagna e volete sperimentare qualcosa di alternativo alle discipline di discesa, perché non provare lo sci di fondo?
Sci di fondo in Lombardia - @inLombardia

Passeggiando nelle Orobie

Facili passeggiate nelle Orobie per riequilibrare mente e corpo

Il tour virtuale del Santuario di Ardesio

Meta di pellegrinaggi e cammini ma anche luogo da visitare per le opere artistiche in esso custodite, il Santuario della Madonna delle Grazie di Ardesio è visitabile anche da lontano, grazie al tour virtuale interattivo sviluppato nel 2017 per promuovere il Santuario, importante esempio di arte barocca in Val Seriana. Dall'home page del sito di Vivi Ardesio è possibile immergersi nella visita al Santuario e passeggiare anche per le viuzze del centro storico di Ardesio.  Ardesio, è un piccolo borgo che sorge ai piedi delle Prealpi Orobiche. Nel cuore dell'abitato sorge maestoso il Santuario dedicato alla Beata Vergine, edificato dove il 23 giugno 1607 vi fu la miracolosa apprizione della Madonna.  Il tour virtuale permette di "passeggiare" al suo interno stando comodamente seduti davanti ad un computer oppure utilizzando un visore per la realtà virtuale.  Il tour è stato sviluppato dal fotografo Piero Annoni ed è implementato con informazioni  che arricchiscono la visita. Il tour porta alla scoperta del Santuario, permettendo la visita non solo dei luoghi più noti ma anche di quelli a cui spesso non si può accedere. Ecco quindi che oltre a passeggiare lungo la navata di potrà salire sull’altare e osservare da vicino il quattrocentesco affresco della Stanza dei Santi realizzato da Giacomo Busca e davanti al quale apparve la Beata Vergine, si potrà entrare nella Sacrestia e osservare da vicino l’organo di Giovanni Rogantino di Morbegno (Sondrio), del 1636. Spettacolare poi la vista dall'alto del campanile.  Qui il link al tour virtuale.    L'Apparizione Il 23 Giugno del 1607 Maria e Caterina Salera, due sorelline di 11 e 9 anni, si chiusero in una delle stanze della loro casa, la Stanza dei Santi, per pregare affinché cessasse il forte temporale che si stava abbattendo su Ardesio. Durante la loro Preghiera la stanza si riempì di luce, e dinnanzi a loro apparve la Madonna in trono con in braccio il Bambino.; in quel momento il cielo si rasserenò.  Il 24 giugno del 1608 venne posta la prima pietra per la costruzione del Santuario che fu terminato 83 anni dopo. Ogni anno il 23 giugno ricorre la festività dell'Apparizione . 
Santuario Madonna delle Grazie di Ardesio