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Fare sport a Varese

Dal canottaggio sul lago al volo a vela. Dal ciclismo al trekking. Dal golf all’equitazione. I consigli per fare sport a Varese

Legnone, Pizzo Tre Signori e Valvarrone

Stretta, selvaggia e dominata dalla cima del Legnone, la Valvarrone sembra fatta su misura per chi ama la montagna più aspra
Legnone, Pizzo Tre Signori e Valvarrone

Su e giù dal Gavia in bicicletta

Alla conquista delle vette dell'alta valle Camonica
Su e giù dal Gavia in bicicletta

Dalla città di Bergamo all’Albenza

Tappa della DOL, Dorsale Orobica Lecchese, dalla città di Bergamo ad Almenno San Bartolomeo
1. Dalla città di Bergamo all’Albenza

Dal Linzone al Resegone

Tappa della DOL, Dorsale Orobica Lecchese, con uno dei più suggestivi panorami delle Prealpi
2. Dal Linzone al Resegone

Dal Pizzo dei Tre Signori alla Valtellina

Quinta tappa della DOL (Dorsale Orobica Lecchese) che attraversa la “Via del Bitto”
5. Dal Pizzo dei Tre Signori alla Valtellina

Al Rifugio Tita Secchi lungo il sentiero di Cadino

Siamo nel cuore del Parco Adamello in provincia di Brescia dove la natura conquista con i suoi paesaggi incontaminati e di unica bellezza. L'itinerario è un percorso facile, su un’ampia mulattiera lastricata, con un dislivello di circa 550 m, è fattibile a piedi anche da chi ha poco allenamento, mentre richiede una buona preparazione per chi volesse farlo con MTB e e-bike. Naturalmente basterà, per i meno preparati, scendere di sella nei pezzi più ripidi. È consigliabile portare con sé bevande in quanto, nella valle che si va a percorrere, non è agevole provvedersi di acqua. Questa mulattiera, indicata come sentiero N°17, è fattibile solo in estate, la chiusura del Passo Crocedomini impedisce di raggiungere la Malga Cadino (chiuso fino ai primi di maggio, solitamente all’altezza della località Bazena, per chi proviene dalla Valle Camonica; sbarrato nella località Gaver, per chi transita dalla Val Sabbia). La Malga Cadino si trova sul lato a valle della strada e sullo stesso lato vi sono diversi spazi per il parcheggio delle auto. Mentre sull’altro lato della strada è subito visibile una strada sterrata che si addentra nella omonima Valle di Cadino della Banca. La prima parte è percorribile anche con fuoristrada, inizia pianeggiante con alcuni tratti più ripidi ed in circa 40 minuti si giunge alla Corna Bianca. È questa un rilievo di roccia calcarea che si distingue elevandosi, bianca, nel mezzo alla Valle. Da qui inizia la mulattiera che dirige verso nord con alcuni tratti selciati, altri tratti con finissima sabbia che per un attimo dà l’illusione di essere su una spiaggia di mare.La diversità di terreno, di composizione delle rocce, fa si che qui si possono trovare anche una ricchezza incredibile di fiori solitari o in infiorescenze, rendendo questa escursione interessante sia per appassionati botanici che geologi. Si arriva in breve ad un piccolo dosso dove si può apprezzare una “spianata” di rododendri: indovinare il periodo di maggior fioritura e l’orario in cui il profumo è più intenso non è cosa per tutti. Uscendo un poco dal percorso (impossibile da perdere, visto il lastricato lo individua facilmente) ci si può dirigere un poco a destra per visitare i resti, un po’ poco conservati, di una postazione risalente alle opere difensive della Grande guerra 1915/18.Da qui si può ammirare la propaggine sud della Cresta di Laione ribattezzata Castello di Gargamella, in quanto la parte alta emerge dal verde del pascolo, ripidissima e rocciosa con formazioni che ricordano torrioni di fortificazioni. Il tracciato dell’escursione rasenta i “piedi del Castello”. Continuiamo sulla mulattiera, su un piccolo tratto in discesa fra i rododendri e poi la salita ci impegna, seguendo un grande semicerchio nella valle, verso nord, portandoci, più ripida, verso un balcone naturale ove troviamo dei ruderi di una piccola struttura diroccata ricordata come “la Baita del Pastore”. Le montagne un tempo erano maggiormente utilizzate per il pascolo. L’alpeggio, nelle parti più basse (e più comode) era riservato ai bovini, mentre gli ovini e caprini (più agili e che richiedevano meno cure) venivano pascolati nelle terre più alte e il pastore doveva crearsi un riparo presso le proprie greggi. Poco più avanti ci si collega al sentiero n° 1 (ex n° 18) che giunge da Bazena e tenendo la destra ci si incammina verso il Passo della Vacca, questo tratto ha una pendenza piacevole, più dolce del tratto precedente ed è il caso di fermarsi per individuare sul profilo del Passo della Vacca, il masso a forma di bovino che dà il nome al Passo e al Lago; ci vuole un poco di attenzione perché da questo punto il masso ci mostra il posteriore che appare come un parallelepipedo rettangolo. A circa cento metri dalla Vacca, sul Passo, si può scegliere se tenere la sinistra e procedere sul sentiero storico che consentirà di arrivare al Lago della Vacca dall’alto, con un panorama su tutta la conca oppure scegliere la più comoda e un po’ più breve deviazione a destra che porta sotto lo sbarramento della diga, a pochi metri dalla casa dei guardiani della diga e del sovrastante, visibile, Rifugio Tita Secchi. Quest’ultimo è suggestivamente posizionato a pochi metri dal lago con alle spalle un massiccio, austero Cornone di Blumone che si erge fino a 2843 m. mostrando su questo lato pareti ripide sfida per gli appassionati arrampicatori a cui offre vie di ogni difficoltà.Il rifugio è di costruzione recente, ha iniziato la sua attività nel 1992, ed è attrezzato per dare alcuni confort senza stravolgere la vocazione iniziale. - Ph: @momacomunicazione
Al Rifugio Tita Secchi lungo il sentiero di Cadino

Dal Rif. Albani al Passo della Presolana

La partenza di questo percorso inizia dopo una notte di riposo nell'ospitale Rifugio Albani nel comune di Colere in provincia di Bergamo, raggiunto il giorno precedente dal quale si segue il segnavia CAI n. 402-326, per il Colle della Guaita.   Questo tratto di sentiero passa nei pressi dell’ex Rifugio Capanna Trieste e delle baracche dei minatori, per proseguire, dopo aver tralasciato la deviazione a sinistra per Colere, con un ampio semicerchio sopra la conca del Lago di Polzone fino al Colle della Guaita.Oltrepassato il sentiero n. 402 che sale dal Pian di Vione di Colere, si procede a mezza costa sempre sul sentiero n. 401 fino a incontrare, poco oltre, l’indicazione per il Sentiero della Porta. In prossimità di una piccola grotta, si risale a zig-zag il cono detritico dove iniziano le verticali scalette.Qui è bene indossare l’imbracatura per iniziare in sicurezza la salita attrezzata. Una serie di scalette metalliche consentono di superare il primo ripido e verticale tratto roccioso, uscendo in un impressionante canale che, attraversato con l’ausilio di catene metalliche, porta alla base di un’altra bastionata rocciosa che va risalita tramite un’ulteriore scaletta, oltre la quale altre catene metalliche aiutano a percorrere un canale semierboso che adduce a un intaglio: il Passo della Porta, dopo il quale il sentiero si inerpica ulteriormente. Una lunga scala verticale pare portarci in cielo, si continua a salire tra corde e scalette, passando per cenge e rocce, mentre sotto di noi appare il sentiero che sale da Colere, attraverso il Pian di Vione. Una serie di pioli e di catene ci conduce, verso destra, nei pressi di un suggestivo passaggio tra la roccia e un torrione staccato, oltre il quale si passa sul versante opposto.Continuando tra le rocce, ben guidati dai bolli CAI, risalendo, su cenge detritiche e canali, si giunge sulla sommità di un dosso roccioso, molto panoramico sulla Presolana Orientale e sulla sottostante conca ghiaiosa con fondo di neve, del Fupù. Un ampio semicerchio permette di attraversare il Fupù e giungere, in leggera salita tra roccette, sulla cresta denominata “Crestone delle Pecore”, dalla quale ci appaiono, come sempre per incanto, le guglie delle “Quattro Matte”, sormontate dall’ardita Corna delle Matte.Ci si trova ad attraversare un successivo catino, tra placche rocciose e faticosi tratti attrezzati, fino a pervenire alla Bocchetta del Visolo, posta sotto la cuspide del monte stesso dove termina il Sentiero della Porta. Tenendo la sinistra, dalla bocchetta è possibile, in pochi minuti, giungere sulla cima del Monte Visolo, per ammirare il panorama sulla sottostante Conca della Presolana, mentre alle nostre spalle la possente mole della Presolana Orientale incombe con le sue articolate e chiare pareti rocciose. Alla nostra destra, poco sotto, appaiono ancora le piccole aguzze “Quattro Matte”. Ora, dalla cima del Monte Visolo, non resta altro che una lunga discesa con il segnavia CAI 316-326, con un percorso assai panoramico fino al sottostante Passo della Presolana: dopo un breve tratto in cresta, il sentiero devia sul monotono e assolato versante meridionale della montagna e inizia a perder quota. Scendendo sempre a pendenza costante si raggiunge il Rifugio Carlo Medici ai Cassinelli.Questo è l’ultimo rifugio che si incontra sul percorso e costituisce un’ottima base di partenza per le escursioni sul versante meridionale del Monte Visolo, del Pizzo della Presolana e del Pizzo di Corzene. Nei pressi del Rifugio Carlo Medici ai Cassinelli si trova anche l’incrocio con il sentiero che collega il Passo della Presolana al bivacco “Città di Clusone” e alla Grotta dei Pagani. Imboccando questo sentiero in direzione del passo, si entra in un bellissimo bosco e dopo una mezz’oretta di piacevole camminata si esce finalmente al punto d’arrivo del Passo della Presolana.
Dal Rif. Albani al Passo della Presolana

Sui luoghi della Prima Guerra Mondiale

Questo itinerario è interessante, sia da un punto di vista naturalistico e paesaggistico, sia da un punto di vista storico, per le notevoli testimonianze risalenti alla Prima Guerra Mondiale.   L’itinerario inizia a Viggiù, in provincia di Varese, dove si può lasciare la propria automobile all’inizio della mulattiera “Sentiero degli Alpini”, dopo una cappella votiva per poi proseguire a piedi, sempre su strada asfaltata, ma vietata alle auto, per un paio di tornanti; questa strada porta ad un sentiero che devia a destra e sale nel bosco. Si procede per alcuni tornanti, circondati da alberi, fino a scorgere un piccolo sentierino che porta al primo belvedere sul Porto Ceresio e il suo lago. Ritornando, sui propri passi, fino al sentiero principale, si continua a percorrerlo fino ad incrociare nuovamente la strada asfaltata. Qui è possibile procedere a sinistra sulla strada per arrivare alle grandi antenne e alla cima del Monte Orsa, oppure scendere dalla strada asfaltata (consigliata al ritorno) o procedendo per una strada che porta alla cannoniera principale sotto il Monte Orsa. Prendendo per la cima del monte e prima di arrivare alle grandi antenne si vede un primo cancello in ferro che permette di entrare in una delle gallerie scavate a difesa del monte, è possibile visitarla in sicurezza ma serve una torcia.Uscendo dalla galleria, dopo aver salito un facile tratto su rocce, si può ammirare la croce di ferro del Monte Orsa e la magnifica vista sul Ceresio, il ponte di Melide e Lugano. Dopo una pausa, per ammirare il panorama, si continua a destra della croce, il sentiero qui è un po’ nascosto dalla vegetazione che si dirada però velocemente in discesa, vicino alla cresta del monte, fino ad arrivare ad un punto dove si costeggia la strada Cadorna.Ripercorrendo a ritroso questo tratto si possono esplorare le postazioni di artiglieria sotterranee (una attrezzata con un grande cannone da campagna 105/22 modello 14/61 ridotto da obice da campagna austroungarico) oppure è possibile proseguire lungo il sentiero, che conduce alle trincee della Linea Cadorna. Qui un dedalo di gallerie sotterranee e scalette portano in alto dove si può ammirare il panorama sul Ceresio, oppure a piccole fessure create per le mitragliatrici, nascoste al nemico nella vegetazione ben tenuta.Si procede poi verso la parte delle trincee che portano al Monte Pravello con un susseguirsi di scorci e una salita in trincea che alterna sentiero a scalette sempre ben tenute, seguendo le indicazioni bianche e rosse sulle rocce, oppure la ben più larga strada Cadorna all’interno del bosco con la chiara cartellonistica. Arrivati in cima al Monte Pravello si scorge la croce di sasso e la guardiola in cemento posta a controllo del confine con la Svizzera, appena dopo un cartello rosso in metallo. Da qui, ancora una volta, si apre il panorama sul Ceresio, sul Canton Ticino col ponte di Melide, il Monte San Giorgio (UNESCO) e Lugano più a destra.Scendendo da dove si è arrivati, appena sotto la cima del Pravello, è possibile scegliere di scendere seguendo la strada Cadorna sterrata, ampia e con bassa pendenza fino a raggiungere il Rifugio Monte Pravello.Si prosegue incrociando nuovamente la strada asfaltata e questa volta la si segue in discesa incontrando sul percorso altre gallerie tutte da esplorare e ad un tornante, la deviazione per l’interessante “cava La Brusata”, recuperata dall’associazione “Amici del Monte Orsa”. Da queste cave si estraeva fin dal 1400 la “pietra grigia” che è andata ad ornare i più importanti monumenti italiani e del mondo, tra cui alcune colonne del Duomo di Milano, della Mole Antonelliana a Torino e della Cattedrale di Lugano.I massi estratti venivano portati ai laboratori nel sottostante paese di Saltrio su carri appositamente costruiti trascinati da buoi e qui trasformati dalle abili mani di artisti della pietra in colonne, capitelli, acquasantiere, altari e portali.Ritornando alla strada asfaltata si prosegue godendosi i panorami che si aprono verso i paesi di Saltrio, Viggiù e Cantello, fino a ritornare al parcheggio a lato strada dove abbiamo lasciato l’automobile. Ci vogliono un'ora per salire e scendere dal Monte Orsa, 20 minuti per passare dall’Orsa al Pravello, e va dedicato, il resto del tempo disponibile, per esplorare la Linea Cadorna con le sue gallerie e cannoniere.
Sui luoghi della Prima Guerra Mondiale

Pace e tranquillità ad ogni passo

Questo itinerario è semplice e ad anello, adatto a tutti, a piedi, con le ciaspole quando c’è neve, ma anche in MTB o e-bike. Si snoda attraverso fitti boschi ben tenuti ed è quindi l’ideale in estate per rifugiarsi dalla calura, ma è comunque percorribile tutto l’anno, meravigliosi sono i colori che regala in autunno quando gli alberi si coprono di foglie dorate e scarlatte. Il territorio traspira pace e tranquillità ad ogni passo. L’Eremo di Sant’Alberto di Butrio sorge fra i primi rilievi dell'Appennino ligure, nella valle Staffora dell'Oltrepò Pavese, in provincia di Pavia, in frazione Abbadia Sant'Alberto del Comune di Ponte Nizza. Durante l’anno nella zona vengono organizzate varie attività interessanti come la raccolta delle ciliegie a giugno e numerose castagnate nel mese d’ottobre. Lungo il percorso si attraversano lussureggianti querceti, pinete dal forte aroma resinoso e rigogliosi castagneti. Una volta lasciata l’auto nell’ampio parcheggio dell'eremo, ci si troverà di fronte ad una maestosa quercia proprio davanti all’entrata dell’edificio sacro: sulla destra dell’albero scorgerete l’inizio del sentiero che vi porta, lungo una facile discesa,verso la vallata tra l’eremo e il monte Valle Grande. A questo punto si incrocia il sentiero che, seguendo il letto del rio Begna alla sinistra, giunge fino al borgo di Mòglie: deviazione consigliata soprattutto alle famiglie con bambini al seguito poiché facilmente percorribile. Il sentiero di poco più impegnativo risale lungo il versante del monte Valle Grande: nei primi metri, se si decide di percorrere l’itinerario in MTB bisogna portare la bici a mano per via del fondo roccioso e impervio. Ci si trova in pochi minuti sul tratto che costeggia il monte attraversando dapprima un querceto per poi immergervi nella pineta. Il sentiero è piuttosto pianeggiante ma stretto, costeggiato da bassi ginepri le cui bacche risultano preziose ai locali per cucinare alcuni piatti tradizionali o preparare liquori. A tratti si scorgono, alla sinistra, il campanile dell’eremo, circondato dalla folta vegetazione. Dopo circa un chilometro e mezzo ci si trova nuovamente in un castagneto, si prosegue fino ad arrivare ad un bivio, la cosiddetta “pozza dei cinghiali”, si svolta a sinistra, lungo una discesa che conduce sulla strada asfaltata. Di nuovo si svolta a sinistra verso il borgo di Mòglie, è suggerita una visita al suggestivo oratorio di Maria Bambina, un piccolo edificio religioso in pietra da cui si gode di una splendida vista della vallata. Si attraversa il centro abitato tenendo la sinistra seguendo i cartelli del percorso ad anello fino alla fine della strada, da dove ricomincia il sentiero. Al termine di una breve discesa si oltrepassa il rio Begna e si prende il tracciato in salita verso l’eremo. La prima parte è piuttosto agevole ma poi, deviando verso sinistra all’incrocio con un altro percorso, le pendenze si fanno più ardue mentre per un tratto, che corre lungo un'antica mulattiera, il fondo diventa molto sconnesso. Al termine della mulattiera, circa cinquecento metri, il sentiero si allarga e ritorna agevole. Terminato il tratto in salita il sentiero prosegue pianeggiante per un chilometro e mezzo, immergendosi sinuoso fra i castagni. Nel tratto finale piegate in discesa verso destra alla vista del cartello “Eremo di Sant’Alberto”, si passa una piccola cappelletta in pietra dedicata al santo a fianco di una fontanella e si risale verso il nucleo di edifici dell’antico monastero fino al parcheggio. - Ph: Raffaele Redaelli
Pace e tranquillità ad ogni passo

Alla scoperta dei comuni del'Alto Lago di Como

Scopriamo quali sono i punti di interesse di carattere storico-artistico e  le bellezze paesaggistiche che offrono i comuni della sponda occidentale dell'Alto Lago di Como. Grandola ed Uniti è un piccolo comune incuneato tra Lago di Como e Lago di Lugano, ma ricco di aspetti interessanti che senz’altro vale la pena di visitare, anche perché è facile attraversare il territorio comunale salendo da Menaggio verso Porlezza.  Da Grandola ed Uniti si avvia la lunga strada, inizialmente asfaltata e quindi sterrata, che progressivamente si inoltra nella Val Senagra. All’inizio un ambiente come tanti, ma progressivamente la valle si chiude, le grandi conifere si sporgono sulla strada, un paio di guadi impegnano le gomme dell’autovettura o della mountain bike, le abitazioni si diradano e poi scompaiono del tutto. Al percorso a mezza costa, che raggiunge la testata della Val Senagra, si può aggiungere anche un percorso a filo d’acqua, molto scenografico, a valle della Antica Chioderia, e che coinvolge anche la parte inferiore del giardino di Villa Bagatti Valsecchi. Griante, con la sua frazione a Lago Cadenabbia, giusto di fronte a Bellagio, è un piccolo Comune, ma in una posizione stupenda, con un panorama impareggiabile sull’intero Lago di Como e sul Triangolo Lariano, tanto che nei secoli scorsi viaggiatori italiani e stranieri hanno deciso di costruire qui ville stupende con grandi parchi, che ancora oggi sono le perle di questo Territorio.  Certamente il Comune di Dongo, quasi alla testata del lago di Como ed ubicato alla foce del torrente Albano, deve la sua notorietà principalmente alle vicende storiche che, nel 1945, videro la cattura di Benito Mussolini in fuga da Milano e la successiva fucilazione, sul lungolago, dei gerarchi fascisti con lui arrestati. Il territorio comunale, che si estende dalle sponde del Lago fino al confine con il soprastante Garzeno, è però ricco anche di altri aspetti notevoli, in considerazione anche del lontano passato di questa località punto di snodo e di traffici già all’epoca dei romani. Va citata innanzi tutto l’importante ferriera ex Falck. Se già dalla fine del 1400 vengono documentati impianti per la lavorazione del ferro (estratto dal sistema di antiche miniere locali, la cui alimentazione aveva in pratica contribuito al disboscamento di quasi tutti i versanti sul Lago), è nel 1800 che viene costituito il moderno e grande impianto industriale che darà lavoro a praticamente tutta la popolazione locale, successivamente riunito nel sistema delle ferriere Falk e più recentemente ceduto a nuova proprietà. L’antico Comune di Garzeno, nell’alta valle Albano, è posto lungo la direttrice che da Donga sale al Passo di S. Jorio (alla quota di 2.010 metri, antica via di collegamento tra valli comasche e Svizzera, presenza di alcuni Rifugi alpini nei pressi), e da qui nella Svizzera Mesolcina. Da qui una lunghissima storia di conquiste e riconquiste, e di passaggi da questo a quel signore. Il Comune è costituito dal centro storico e dalla vicina frazione di Catasto, sono poi presenti una serie di nuclei, abitati solo nella bella stagione, dispersi fra i monti circostanti. Se il nucleo abitato è collocato esattamente al limite più basso del territorio comunale, la maggior parte del territorio si sviluppa lungo la valle Albano, completamente coperta da area boschive di latifoglie, conifere in quota  e da estesi pascoli ed alpeggi estivi nell’ampia porzione superiore. Si tratta di aree molto selvagge e poco frequentate, in cui è presente una importante fauna selvatica, composta in particolare da ungulati, cervi e camosci, e da cinghiali. Non è infrequente osservare in cielo il volo dell’aquila. Da segnalare la presenza di belle case rurali, ancora molto ben conservate e parzialmente affrescate, nel centro storico.  - ph ig: @valerio carletto
quicomo.it @valerio carletto

Ski area Valmalenco

50 chilometri di piste del comprensorio dell'Alpe Palù rappresentano il biglietto da visita della Valmalenco.
Ski area Valmalenco