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Sui luoghi della Prima Guerra Mondiale

Questo itinerario è interessante, sia da un punto di vista naturalistico e paesaggistico, sia da un punto di vista storico, per le notevoli testimonianze risalenti alla Prima Guerra Mondiale.   L’itinerario inizia a Viggiù, in provincia di Varese, dove si può lasciare la propria automobile all’inizio della mulattiera “Sentiero degli Alpini”, dopo una cappella votiva per poi proseguire a piedi, sempre su strada asfaltata, ma vietata alle auto, per un paio di tornanti; questa strada porta ad un sentiero che devia a destra e sale nel bosco. Si procede per alcuni tornanti, circondati da alberi, fino a scorgere un piccolo sentierino che porta al primo belvedere sul Porto Ceresio e il suo lago. Ritornando, sui propri passi, fino al sentiero principale, si continua a percorrerlo fino ad incrociare nuovamente la strada asfaltata. Qui è possibile procedere a sinistra sulla strada per arrivare alle grandi antenne e alla cima del Monte Orsa, oppure scendere dalla strada asfaltata (consigliata al ritorno) o procedendo per una strada che porta alla cannoniera principale sotto il Monte Orsa. Prendendo per la cima del monte e prima di arrivare alle grandi antenne si vede un primo cancello in ferro che permette di entrare in una delle gallerie scavate a difesa del monte, è possibile visitarla in sicurezza ma serve una torcia.Uscendo dalla galleria, dopo aver salito un facile tratto su rocce, si può ammirare la croce di ferro del Monte Orsa e la magnifica vista sul Ceresio, il ponte di Melide e Lugano. Dopo una pausa, per ammirare il panorama, si continua a destra della croce, il sentiero qui è un po’ nascosto dalla vegetazione che si dirada però velocemente in discesa, vicino alla cresta del monte, fino ad arrivare ad un punto dove si costeggia la strada Cadorna.Ripercorrendo a ritroso questo tratto si possono esplorare le postazioni di artiglieria sotterranee (una attrezzata con un grande cannone da campagna 105/22 modello 14/61 ridotto da obice da campagna austroungarico) oppure è possibile proseguire lungo il sentiero, che conduce alle trincee della Linea Cadorna. Qui un dedalo di gallerie sotterranee e scalette portano in alto dove si può ammirare il panorama sul Ceresio, oppure a piccole fessure create per le mitragliatrici, nascoste al nemico nella vegetazione ben tenuta.Si procede poi verso la parte delle trincee che portano al Monte Pravello con un susseguirsi di scorci e una salita in trincea che alterna sentiero a scalette sempre ben tenute, seguendo le indicazioni bianche e rosse sulle rocce, oppure la ben più larga strada Cadorna all’interno del bosco con la chiara cartellonistica. Arrivati in cima al Monte Pravello si scorge la croce di sasso e la guardiola in cemento posta a controllo del confine con la Svizzera, appena dopo un cartello rosso in metallo. Da qui, ancora una volta, si apre il panorama sul Ceresio, sul Canton Ticino col ponte di Melide, il Monte San Giorgio (UNESCO) e Lugano più a destra.Scendendo da dove si è arrivati, appena sotto la cima del Pravello, è possibile scegliere di scendere seguendo la strada Cadorna sterrata, ampia e con bassa pendenza fino a raggiungere il Rifugio Monte Pravello.Si prosegue incrociando nuovamente la strada asfaltata e questa volta la si segue in discesa incontrando sul percorso altre gallerie tutte da esplorare e ad un tornante, la deviazione per l’interessante “cava La Brusata”, recuperata dall’associazione “Amici del Monte Orsa”. Da queste cave si estraeva fin dal 1400 la “pietra grigia” che è andata ad ornare i più importanti monumenti italiani e del mondo, tra cui alcune colonne del Duomo di Milano, della Mole Antonelliana a Torino e della Cattedrale di Lugano.I massi estratti venivano portati ai laboratori nel sottostante paese di Saltrio su carri appositamente costruiti trascinati da buoi e qui trasformati dalle abili mani di artisti della pietra in colonne, capitelli, acquasantiere, altari e portali.Ritornando alla strada asfaltata si prosegue godendosi i panorami che si aprono verso i paesi di Saltrio, Viggiù e Cantello, fino a ritornare al parcheggio a lato strada dove abbiamo lasciato l’automobile. Ci vogliono un'ora per salire e scendere dal Monte Orsa, 20 minuti per passare dall’Orsa al Pravello, e va dedicato, il resto del tempo disponibile, per esplorare la Linea Cadorna con le sue gallerie e cannoniere.
Sui luoghi della Prima Guerra Mondiale

Pace e tranquillità ad ogni passo

Questo itinerario è semplice e ad anello, adatto a tutti, a piedi, con le ciaspole quando c’è neve, ma anche in MTB o e-bike. Si snoda attraverso fitti boschi ben tenuti ed è quindi l’ideale in estate per rifugiarsi dalla calura, ma è comunque percorribile tutto l’anno, meravigliosi sono i colori che regala in autunno quando gli alberi si coprono di foglie dorate e scarlatte. Il territorio traspira pace e tranquillità ad ogni passo. L’Eremo di Sant’Alberto di Butrio sorge fra i primi rilievi dell'Appennino ligure, nella valle Staffora dell'Oltrepò Pavese, in provincia di Pavia, in frazione Abbadia Sant'Alberto del Comune di Ponte Nizza. Durante l’anno nella zona vengono organizzate varie attività interessanti come la raccolta delle ciliegie a giugno e numerose castagnate nel mese d’ottobre. Lungo il percorso si attraversano lussureggianti querceti, pinete dal forte aroma resinoso e rigogliosi castagneti. Una volta lasciata l’auto nell’ampio parcheggio dell'eremo, ci si troverà di fronte ad una maestosa quercia proprio davanti all’entrata dell’edificio sacro: sulla destra dell’albero scorgerete l’inizio del sentiero che vi porta, lungo una facile discesa,verso la vallata tra l’eremo e il monte Valle Grande. A questo punto si incrocia il sentiero che, seguendo il letto del rio Begna alla sinistra, giunge fino al borgo di Mòglie: deviazione consigliata soprattutto alle famiglie con bambini al seguito poiché facilmente percorribile. Il sentiero di poco più impegnativo risale lungo il versante del monte Valle Grande: nei primi metri, se si decide di percorrere l’itinerario in MTB bisogna portare la bici a mano per via del fondo roccioso e impervio. Ci si trova in pochi minuti sul tratto che costeggia il monte attraversando dapprima un querceto per poi immergervi nella pineta. Il sentiero è piuttosto pianeggiante ma stretto, costeggiato da bassi ginepri le cui bacche risultano preziose ai locali per cucinare alcuni piatti tradizionali o preparare liquori. A tratti si scorgono, alla sinistra, il campanile dell’eremo, circondato dalla folta vegetazione. Dopo circa un chilometro e mezzo ci si trova nuovamente in un castagneto, si prosegue fino ad arrivare ad un bivio, la cosiddetta “pozza dei cinghiali”, si svolta a sinistra, lungo una discesa che conduce sulla strada asfaltata. Di nuovo si svolta a sinistra verso il borgo di Mòglie, è suggerita una visita al suggestivo oratorio di Maria Bambina, un piccolo edificio religioso in pietra da cui si gode di una splendida vista della vallata. Si attraversa il centro abitato tenendo la sinistra seguendo i cartelli del percorso ad anello fino alla fine della strada, da dove ricomincia il sentiero. Al termine di una breve discesa si oltrepassa il rio Begna e si prende il tracciato in salita verso l’eremo. La prima parte è piuttosto agevole ma poi, deviando verso sinistra all’incrocio con un altro percorso, le pendenze si fanno più ardue mentre per un tratto, che corre lungo un'antica mulattiera, il fondo diventa molto sconnesso. Al termine della mulattiera, circa cinquecento metri, il sentiero si allarga e ritorna agevole. Terminato il tratto in salita il sentiero prosegue pianeggiante per un chilometro e mezzo, immergendosi sinuoso fra i castagni. Nel tratto finale piegate in discesa verso destra alla vista del cartello “Eremo di Sant’Alberto”, si passa una piccola cappelletta in pietra dedicata al santo a fianco di una fontanella e si risale verso il nucleo di edifici dell’antico monastero fino al parcheggio. - Ph: Raffaele Redaelli
Pace e tranquillità ad ogni passo

Alla scoperta dei comuni del'Alto Lago di Como

Scopriamo quali sono i punti di interesse di carattere storico-artistico e  le bellezze paesaggistiche che offrono i comuni della sponda occidentale dell'Alto Lago di Como. Grandola ed Uniti è un piccolo comune incuneato tra Lago di Como e Lago di Lugano, ma ricco di aspetti interessanti che senz’altro vale la pena di visitare, anche perché è facile attraversare il territorio comunale salendo da Menaggio verso Porlezza.  Da Grandola ed Uniti si avvia la lunga strada, inizialmente asfaltata e quindi sterrata, che progressivamente si inoltra nella Val Senagra. All’inizio un ambiente come tanti, ma progressivamente la valle si chiude, le grandi conifere si sporgono sulla strada, un paio di guadi impegnano le gomme dell’autovettura o della mountain bike, le abitazioni si diradano e poi scompaiono del tutto. Al percorso a mezza costa, che raggiunge la testata della Val Senagra, si può aggiungere anche un percorso a filo d’acqua, molto scenografico, a valle della Antica Chioderia, e che coinvolge anche la parte inferiore del giardino di Villa Bagatti Valsecchi. Griante, con la sua frazione a Lago Cadenabbia, giusto di fronte a Bellagio, è un piccolo Comune, ma in una posizione stupenda, con un panorama impareggiabile sull’intero Lago di Como e sul Triangolo Lariano, tanto che nei secoli scorsi viaggiatori italiani e stranieri hanno deciso di costruire qui ville stupende con grandi parchi, che ancora oggi sono le perle di questo Territorio.  Certamente il Comune di Dongo, quasi alla testata del lago di Como ed ubicato alla foce del torrente Albano, deve la sua notorietà principalmente alle vicende storiche che, nel 1945, videro la cattura di Benito Mussolini in fuga da Milano e la successiva fucilazione, sul lungolago, dei gerarchi fascisti con lui arrestati. Il territorio comunale, che si estende dalle sponde del Lago fino al confine con il soprastante Garzeno, è però ricco anche di altri aspetti notevoli, in considerazione anche del lontano passato di questa località punto di snodo e di traffici già all’epoca dei romani. Va citata innanzi tutto l’importante ferriera ex Falck. Se già dalla fine del 1400 vengono documentati impianti per la lavorazione del ferro (estratto dal sistema di antiche miniere locali, la cui alimentazione aveva in pratica contribuito al disboscamento di quasi tutti i versanti sul Lago), è nel 1800 che viene costituito il moderno e grande impianto industriale che darà lavoro a praticamente tutta la popolazione locale, successivamente riunito nel sistema delle ferriere Falk e più recentemente ceduto a nuova proprietà. L’antico Comune di Garzeno, nell’alta valle Albano, è posto lungo la direttrice che da Donga sale al Passo di S. Jorio (alla quota di 2.010 metri, antica via di collegamento tra valli comasche e Svizzera, presenza di alcuni Rifugi alpini nei pressi), e da qui nella Svizzera Mesolcina. Da qui una lunghissima storia di conquiste e riconquiste, e di passaggi da questo a quel signore. Il Comune è costituito dal centro storico e dalla vicina frazione di Catasto, sono poi presenti una serie di nuclei, abitati solo nella bella stagione, dispersi fra i monti circostanti. Se il nucleo abitato è collocato esattamente al limite più basso del territorio comunale, la maggior parte del territorio si sviluppa lungo la valle Albano, completamente coperta da area boschive di latifoglie, conifere in quota  e da estesi pascoli ed alpeggi estivi nell’ampia porzione superiore. Si tratta di aree molto selvagge e poco frequentate, in cui è presente una importante fauna selvatica, composta in particolare da ungulati, cervi e camosci, e da cinghiali. Non è infrequente osservare in cielo il volo dell’aquila. Da segnalare la presenza di belle case rurali, ancora molto ben conservate e parzialmente affrescate, nel centro storico.  - ph ig: @valerio carletto
quicomo.it @valerio carletto

Ski area Valmalenco

50 chilometri di piste del comprensorio dell'Alpe Palù rappresentano il biglietto da visita della Valmalenco.
Ski area Valmalenco

Sentiero delle Carbonaie

Il sentiero delle Carbonaie è un anello escursionistico di circa 13,53 chilometri che parte da S. Albano, percorre un tratto del torrente Nizza fino alle sue sorgenti, tocca il borgo di Oramala, il Pian del Re, poi scende nelle vicinanze dell'Oratorio di San Giulio a Poggio Ferrato, raggiunge la Cappelletta del'”Acqua d'Uovo” di Molino Cassano, il borghetto di Cassano Superiore e termina a S. Albano, da dove ha avuto inizio. Dal parcheggio, dopo il cimitero di S. Albano, si imbocca il sentiero sterrato che reca lungo le sponde del Nizza. All'inizio si incontra una sorgente di acqua solforosa, più avanti una breve deviazione porta alla “Grotta dei Partigiani”, anfratto che testimonia momenti drammatici della storia della Resistenza in Val di Nizza. Ritornando sul sentiero principale, dopo poca strada, si arriva all'edicola della “Madonna del Turista” opera degli anni '70 dello scultore pavese Vittorio Grilli. Arrivati al guado del torrente Nizza, il sentiero si inoltra in un percorso costeggiato dai calanchi; pareti rocciose erose dagli elementi atmosferici che conferiscono uno scenario spettacolare. Più avanti zampilla una piccola sorgente di acqua solforosa: le fa da corredo una panchina in sasso, per chi vuole sostare. Superata l'area delle sorgenti del Nizza, si arriva ad incrociare il “Sentiero dell'Aquila” che proviene dal “Castello di Verde” e porta a Oramala. Qui occorre deviare e tenere la destra fino a rag-giungere in pochi minuti un piano del bosco, realizzato in tempi re-moti dall'uomo per far posto alla “Carbonaia”, tecnica usata per tra-sformare la legna in carbone, co-me spiegano le didascalie poste in loco. Ritornando sul sentiero principale, si prosegue fino a superare le rovine della “Riassa”, quindi raggiungere la strada provinciale Varzi - Val di Nizza. Continuando sull'asfalto, senza deviazioni, è possibile arrivare in poco tempo al borgo di Oramala, con il suo castello del XI secolo. Di interesse turistico anche l'antico borgo, classificato in passato fra i più belli d'Italia, e l'Ora-torio della Natività della Vergine Maria, del XIV se. Tornando da Oramala sul tragitto principale, è possibile scegliere una variante di percorso che scende a Cassano Superiore. Questo tratto offre scorci panoramici suggestivi sull'Oltrepo fino al ca-stello di Montalto Pavese. Seguendo l'itinerario normale, si arriva al pianoro sottostante di Pian del Re dove si possono ammirare diverse specie di castagni secolari di forma e dimensioni singolari. Sullo stesso pianoro è ancora presente una fossa che serviva per costruirvi la “Carbonaia interrata”: altra tecnica usata dai carbonai per produrre il carbone. Salendo allo spiazzo superiore, si può ammirare tutto l'arco degli Appennini; il monte Penice da sinistra, e a seguire, Cima Colletta, Lesima, Chiappo, Pian dell'Armà, Boglelio e il Giarolo. L'area attrezzata di Pian del Re offre l'occasione per una sosta. Ripreso il cammino, si scende fino ad incrociare il Sentiero della Salute. Una breve deviazione porta all'Oratorio di San Giulio, fra i più antichi della Val di Nizza. Proseguendo invece per la direzione principale, si raggiunge la “Cappelletta dell'Acqua d'Uovo” di Molino Cassano, dove sgorga la piccola fonte di acqua solforosa, intitolata alla memoria di Robertino e Valeria Schiavi. Dall'acqua solforosa, attraverso la “ciaplera,” antico sentiero lastricato in sassi, si raggiunge Cassano Superiore, punto di congiunzione della variante di sentiero citata in precedenza. Da questo piccolo e grazioso borgo si procede al ponte in cemento che attraversa il torrente Nizza, quindi nell'abitato di S. Alba-no, e dopo la chiesa con il suo “voltone,” al parcheggio di partenza. Equipaggiamento: scarponcini da trekking, mantellina per la pioggia, bastoncini da montagna, macchina fotografica, cannocchiale, acqua. Si raccomanda di non accendere fuochi; non raccogliere fiori, non abbandonare rifiuti; rispettare gli animali. Periodo consigliato: tutto l’anno ad eccezione dei giorni di caccia. Informazioni:Associazione Culturale Amici di Poggio Ferratopoggioferratoass@gmail.comwww.amicidipoggioferrato.comtel. +39 333.7318669

Case Museo in Lombardia

Scopri dimore di personaggi illustri, atelier di artisti e abitazioni di collezionisti d'arte.
Case Museo in Lombardia - Villa Manzoni, Lecco

Visita la Villa Reale di Monza

Un vero e proprio viaggio nella storia dagli Asburgo ai Savoia
Camera

Clusone golosa

Una visita per chi ama conoscere una località attraverso la sua cultura e la sua cucina: l'Orologio Planetario, il Trionfo della Morte e l'assaggio del Biscotto tipico di Clusone.

Clusone Imperdibile

Cosa farai Visita guidata privata ai monumenti più importanti: chi visita Clusone non può perdersi l’Orologio Planetario Fanzago e l’affresco del Trionfo della Morte e Danza Macabra (con la chiesetta dei Disciplini). Ingresso riservato all’interno dell’Orologio Planetario Fanzago (visitabile solo con una guida). Consigli di itinerari (artistici, naturalistici, culinari) per scoprire il meglio della provincia di Bergamo e della Valseriana in particolare. Consulenza per raggiungere Clusone con i mezzi pubblici.   Cosa ti aspetta Questa visita a Clusone è pensata per chi ha poco tempo a disposizione e vuole godersi tutto il meglio che la cittadina offre. Non si può visitare Clusone senza conoscere l’Orologio Planetario Fanzago e l’Affresco del Trionfo della Morte e Danza Macabra, i due simboli della città. Passeggiando per le vie della cittadina medievale vi farò capire il ruolo che Clusone ha avuto nella storia, la sua importanza storica, artistica ed economica, la distribuzione urbanistica, le tradizioni e lo stile di vita attuale. Immagineremo il suo splendore nei secoli passati cercando le tracce degli affreschi devozionali e celebrativi che nel medioevo decoravano le facciate degli edifici del centro. Arrivare in Piazza Orologio sarà una piacevole sorpresa e resterete colpiti dall’ingegno col quale Pietro Fanzago nel 1583 ha realizzato questo meccanismo, ancora perfettamente funzionante: l’Orologio segna ancora oggi le ore, i minuti, i segni zodiacali e tante altre cose, mostrandoci come nel XVI secolo gli uomini immaginavano l’universo. Vi farò entrare nel palazzo del Comune dove sarà affascinante capire come si muove l’orologio e perché è unico nel suo genere. Se saremo fortunati potremo vederlo in movimento quando suona la campana e (chi lo sa!) magari vedremo mentre lo caricano!L’affresco del Trionfo della Morte e della Danza Macabra si trova poco più sopra, sul sagrato della Basilica, dove si può godere di un bellissimo panorama sull’altopiano. Questo affresco è unico in Europa ed è stato studiato negli ultimi 30 anni in convegni di livello internazionale. Capiremo insieme perché un affresco della fine del ‘400 ha ancora molto da dire a noi uomini del XXI secolo…Entreremo (la sera non sempre è possibile però) nella chiesetta dei Disciplini, l’oratorio dove i committenti della Danza Macabra si ritrovavano. Tutte le pareti sono ricoperte di affreschi come una Bibbia figurata per i devoti che non sapevano leggere, ma solo osservare le storie del Vangelo. Durante il mio racconto vi suggerirò altri splendidi itinerari da seguire in provincia e in Valle Seriana: piccoli tesori nascosti, santuari panoramici, opere d’arte di artisti celeberrimi che non vi immaginerete, sentieri e rifugi, piatti tipici da assaggiare, feste tradizionali. Vi renderete conto che questa valle merita una lunga, lunga vacanza per conoscerla bene!   Durata: 1 h e mezza (per gruppi molto numerosi si consiglia di fare la visita di 2 ore, con accompagnamento dal parcheggio fino a Piazza Orologio; all’interno del meccanismo dell’Orologio bisogna entrare a gruppi di massimo 20-25 persone) La visita si può effettuare ogni giorno (con preavviso di almeno due giorni).   Punto d'incontro: Piazza Orologio, di fronte alla porta della Pro Loco. In questo modo potremo dedicare tutta l’ora e mezza a visitare i due monumenti. Per gruppi numerosi si consiglia di ritrovarsi al Piazzale del Sole: passeggeremo insieme per il centro storico, introducendo la storia di Clusone con stop nelle varie piazze.   Dettagli location: - Per chi arriva con bus privato o in automobile il parcheggio migliore è il Piazzale del Sole; - Per chi utilizza i mezzi pubblici, alla stazione degli autobus di Bergamo le partenze sono nella zona delle pensiline per la Valle Seriana (uscendo dalla stazione del treno sulla destra, senza attraversare la strada): si può prendere il diretto della compagnia SAB in direzione Clusone, Castione-Bratto o Schilpario (poco frequente), oppure prendere il tram della compagnia TEB fino ad Albino e proseguire poi in bus per Clusone o Castione-Bratto (corse frequenti e con buone coincidenze, con un unico biglietto). Da giugno a settembre in alcuni orari si può prendere l'autostradale diretto da Milano a Schilpario, che ferma a Clusone. A Clusone la fermata consigliata è Piazza IV Novembre (di fronte alla biblioteca).   • Riduzioni: sconto per piccoli gruppi (2-3 persone) o visitatore singolo. • Lingua (lingua in cui è offerto il prodotto): italiano e spagnolo. Dettagli sul gruppo: visita disponibile per individuali, piccolo gruppo o gruppo numeroso fino a 40 partecipanti. Prezzo: 50€ netti per visita in lingua italiana (70€ netti per gruppi oltre le 25 persone) 80€ netti per visita in spagnolo.    Per prenotazioni: +39 328.3846864 benzonilla@gmail.com    

Ecomuseo della Valmalenco

L’Ecomuseo della Valmalenco è un insieme di sentieri fisici e culturali da percorrere con il corpo e con la mente per esplorare e conoscere la valle, raggiungere i suoi luoghi più caratteristici e comprendere la storia naturale e umana di questa meravigliosa valle.

Tredici piante sul Monte Angolo

Questo percorso prende il nome da un caratteristico gruppo di 13 faggi che sovrastano la cima del monte Angolo, meta della camminata che inizia in un piccolo e delizioso borgo in provincia di Brescia che si chiama Zone, famoso per essere “Il paese delle Piramidi di erosione”.   Zone si trova a circa settecento metri d’altezza ai piedi del monte Guglielmo, è conosciuta anche per la sua gastronomia con ricette gustose della tradizione a base di funghi e selvaggina locale, è un ottimo punto di partenza per tutti gli escursionisti che vogliono cogliere la bellezza del lago d'Iseo da punti panoramici estremamente accessibili ma non solo. Il centro storico ha antiche case in legno e pietra, alcune delle quali risalenti al XVII secolo e la sua parrocchiale, dedicata a S. Giovanni Battista, ospita un pregevole gruppo scultoreo, in legno dipinto, raffigurante il “Compianto sul Cristo Morto” di Andrea Fantoni. Merita dunque una visita pre o post camminata. Tra le escursioni più famose ci sono sicuramente quella per raggiungere Corna Trentapassi e quella per la cima del monte Guglielmo, esiste però questo terzo sentiero capace di regalare uno scorcio veramente singolare sul lago, su Monte Isola e sulle torbiere del Sebino. Si parte lasciando l'auto in paese. I parcheggi più vicini all'inizio dell'escursione sono quello della chiesa e quello del cimitero. Accanto all'ampio parcheggio gratuito del cimitero sono presenti anche alcune aree picnic, una fontanella e dei bagni pubblici. Si inizia a camminare sull'ampia via lastricata segnata con i cartelli VV (Via Valeriana) in direzione Passo di Zone.Il tratto di Via Valeriana è lungo circa 2 chilometri, per un dislivello di solamente 240 m. La strada si mantiene sempre ben tenuta e molto larga, proprio per questo non sarà difficile imbattersi in qualche veicolo che sta percorrendo la via per raggiungere il passo.Seppur non ci siano cartelli di divieto espliciti è comunque sconsigliato provare a percorrere questa prima parte in auto in quanto non sono presenti parcheggi, se non per qualche piazzola. Inoltre la carreggiata è abbastanza stretta e il fondo non è sempre regolare. Si prosegue quindi in leggera salita seguendo i segnavia VV e dopo poche curve la vista sull’abitato viene rapidamente nascosta da un fitto bosco. Durante tutto l’anno gli alberi di questa zona risultano essere abbastanza anonimi, ma in autunno non sarà raro scorgere qualche punta di rosso o di arancione in mezzo al verde degli abeti. L'estrema semplicità del sentiero e la presenza di automobili non permettono però di sentirsi già veramente in montagna. Giunti a quota 900 m si scorge un edificio tra gli alberi, un paio di panchine e un ampio spiazzo: siamo arrivati al passo. Da qui si svolta a destra, imboccando il sentiero CAI 207. I cartelli non indicano sempre il numero del tratto e, seppur sia veramente difficile sbagliare, ci si può aiutare seguendo le indicazioni per Malga Aguina. Questa parte di sentiero si trasforma in una strada sterrata in mezzo al bosco, molto più in pendenza rispetto alla sezione di via Valeriana appena percorsa.Il bosco si fa via via più fitto, andando a coprire di un folto strato di rami e foglie dai colori vivaci il paesaggio tutt'attorno. Solo in rari punti le fronde degli alberi si aprono un po' per lasciare intravedere meglio dove ci si trova, in questi punti vale assolutamente la pena fermarsi per fare qualche foto. All'inizio del 207 è possibile distinguere chiaramente la bella parete rocciosa di Corna Trentapassi; pochi tornanti oltre, una feritoia tra gli alberi consente invece si ammirare la parte più settentrionale del lago d'Iseo, che si fa subito notare grazie al tono blu intenso delle sue acque. Si prosegue quindi nel bosco per 30 minuti, ammirando il verde intenso della primavera o i bei toni caldi dell’autunno. La maggior parte degli alberi di questo tratto non sono aghiformi e verso metà ottobre la maggior parte delle foglie saranno già cadute, creando una bellissima copertura rossa a bordo strada. Verso quota 1000/1100 m la vegetazione cambia: gli alberi si fanno più radi e compaiono diversi cespugli. Percorrendo un ampissimo tornante sinistrorso ci si porta proprio sopra il paese di Zone (il nostro punto di partenza). La quasi completa assenza di alberi e una panchina posta proprio nel punto migliore permettono di godere di una vista fantastica sui boschi appena percorsi e su tutte le montagne più alte di quest'area. In lontananza una punta di azzurro attira l'occhio: è la parte centrale del lago d'Iseo ed è anche visibile una piccola parte di Monte Isola.È subito evidente che camminando ancora, fino a raggiungere la nostra meta, questa vista non potrà che migliorare esponenzialmente, ma già questo è un luogo veramente perfetto per ammirare il panorama. Dopo una breve sosta sulla panchina, si prosegue ancora girando a sinistra, allontanandosi progressivamente dal punto panoramico e quindi perdendo la vista sul lago. Dopo poche decine di metri ci si ritrova in un paesaggio nuovamente mutato: i boschi hanno ormai lasciato il passo a verdissimi pascoli, qua e là spuntano dei piccoli laghetti artificiali. Non sarà inoltre raro imbattersi in mandrie di mucche, asini e cavalli. Questa zona è veramente perfetta per riposare un po' sdraiandosi sull'erba. Il consiglio però è quello di fare ancora qualche passo fino a raggiungere malga Aguina.In periodo primaverile i prati attorno alla malga vengono ricoperti da un magnifico tappeto bianco di fiori che danzano cullati da un leggero venticello fresco, quasi sempre presente in quest’area così aperta. Lo spettacolo di questa fioritura è unico e prezioso, dura solamente poche settimane, solitamente tra la metà maggio e l’inizio giugno. In giornate particolarmente limpide il paesaggio sarà ulteriormente impreziosito dalla vista sulle Orobie bergamasche (dall'altra parte del lago), che a inizio primavera o a fine autunno presentano qualche chiazza di neve.Non si può fare altro che fermarsi nuovamente. L'aria fresca addolcita dal buon profumo di fiori appena sbocciati riempie i polmoni, nel piccolo laghetto artificiale si sente il gracchiare di qualche rana ed in lontananza si scorge una piccola mandria di mucche al pascolo: si è finalmente in montagna. Si prosegue ora sul sentiero 207, tagliando con forte pendenza in mezzo ai prati e risalendo lungo il versante nord del monte Angolo. La traccia del 207 però si mantiene sempre molto vicina al bosco e non consente di avere una buona vista sul lago, è quindi possibile uscire dal tracciato camminando in mezzo al prato cercando, senza il vincolo del sentiero, gli scorci più belli. Lungo questi prati la vista è molto simile a quella che si poteva ammirare dalla panchina di prima: Zone torna ad essere visibile così come il lago d’Iseo. Ora però è anche possibile girarsi ad Ovest per ammirare tutti i monti bergamaschi che prima erano nascosti dagli alberi.Questo è il tratto più impegnativo e più ripido, ma in poche decine di minuti il terreno torna ad essere molto pianeggiante e si inizia a scorgere un gruppo di alberi proprio sulla punta del monte Angolo. Si prosegue quindi su un tratto pianeggiante fino al raggiungimento di una bacheca, un’area picnic attrezzata e un piccolo laghetto artificiale. Da questa piccola concavità nel terreno, girandosi a destra, si può raggiungere rapidamente la punta del monte Angolo e il gruppo di alberi che la sovrasta.Si prosegue quindi nel prato fino a portarsi nel punto maggiormente sopraelevato della zona, si è così finalmente arrivati alle Tredici piante disposte circolarmente sulla punta del monte e recintate da una staccionata in legno. In inverno troverete i 13 faggi completamente spogli e coperti di neve, in primavera ed estate sarà il verde intenso delle loro foglie e dei prati a farla da protagonista, in autunno invece gli alberi saranno tinti di arancione e l’erba parzialmente coperta da un sottile strato di foglie cadute. Si tratta insomma di un luogo che merita più di una visita, per cercare ogni volta di cogliere una sfaccettatura nuova.Al centro di quest'area sorge un vecchio capanno di caccia, ora dismesso.L'accesso è libero e la zona ora viene sfruttata solamente come area picnic o come luogo dove ammirare il panorama.Il contesto è eccezionale, la vista sul lago d'Iseo è perfetta, in lontananza si scorgono le torbiere, a destra Corna Trentapassi e girandosi ancora ci sono le cime innevate delle Orobie. Il paesaggio non è così diverso da quello visto durante tutta la salita, ma questo luogo si trova proprio all’altezza giusta e nella posizione ideale per ammirare tutti gli elementi che lo circondano. Proseguendo e salendo sul Guglielmo sarebbe comunque possibile vedere il lago d’Iseo, ma gli scorci sarebbero diversi e meno interessanti da un punto di vista fotografico.Un ulteriore punto a favore di questa esatta posizione è che tutta la vegetazione offre un'ottima protezione dal vento freddo proveniente da nord. Quindi non resta altro che stendersi sui prati, mangiare qualcosa e ammirare il panorama. La discesa può essere fatta percorrendo lo stesso tratto dell'andata, l'itinerario descritto però propone di allungare il percorso proseguendo sul sentiero 230, per poi tornare a zone passando dal bosco degli gnomi.
Tredici piante sul Monte Angolo

Percorso dei terrazzamenti di Airuno e Valgreghentino

I paesaggi terrazzati esistono da quando i primi esseri umani hanno cominciato a stanziarsi in un territorio scegliendo di abitare i versanti acclivi di montagne e colline scoscese, soprattutto quelli ben esposti al sole. Un incessante opera dell’uomo ha gradualmente addomesticato la verticalità dei pendii, che non avrebbero consentito alcun tipo di coltivazione. La morfologia del territorio locale è stata così completamente modificata per trasformare il paesaggio da ambiente naturale a territorio rurale.Si ritiene che i percorsi di crinale o elevati rispetto al fondo valle siano stati le forme privilegiate nei tempi più antichi per la formazione di insediamenti. I ripidi pendii del Monte di Brianza sono stati oggetto di questa trasformazione soprattutto in prossimità dei centri abitati di mezza costa e alle pendici dei versanti.I nuclei rurali di Veglio, Rappello, Biglio, Campiano, Miglianico e Aizurro conservano ancora il paesaggio terrazzato, purtroppo in buona parte ridotto a causa dell’avanzare tenace del bosco e dell’abbandono dell’attività agricola. Questo itinerario ad anello attraversa tutti questi insediamenti rurali, percorrendo antiche vie di comunicazione, tra sentieri e mulattiere; collegando paesaggi caratterizzati da vaste coperture boschive alternati a paesaggi terrazzati, la cui vocazione agricola è mutata o si è persa nel tempo.Il percorso parte dal parcheggio della stazione di Airuno da cui si imbocca il sottopasso ferroviario e si segue il sentiero n.7. Il sentiero sale ripido per circa un chilometro fino ad incrociare un sentiero a mezzacosta. A questo punto abbandonare il segnavia n.7 e proseguire a destra fino ad arrivare alla cascina Rappello, che potrebbe risalire alla seconda metà del settecento. Sul muro un affresco di San Giobbe, santo protettore dei cavalè, i bachi da seta, ricorda il tempo in cui la bachicoltura, insieme alla gelsicoltura, rappresentava un’importante attività per integrare le magre entrate della vita contadina. I terrazzamenti un tempo erano coltivati a piselli, fagioli, cornetti, patate e porri, prodotti che poi venivano venduti al mercato agricolo di Valgreghentino. In prossimità delle prime case di Aizurro, imboccare il sentiero di sinistra che dolcemente sale fino ad incrociare una strada sterrata che conduce al centro storico.Si hanno notizie del nucleo abitato intorno al 1412: era un piccolo villaggio tipico della Brianza, abitato da coloni e possidenti terrieri. Ancora oggi, il paesaggio conserva la sua vocazione agricola.Giunti in piazza Roma, si arriva a un grande lavatoio ben conservato, un tempo importante luogo di ritrovo per le massaie della frazione. In prossimità della fontana, alla vostra sinistra è visibile una palina con segnavia n.4. L’itinerario continua imboccando la stretta via parallela alla via Tolsera, da cui è possibile godere di un ampio panorama sulla valle dell’Adda, in particolare sul Santuario della Rocchetta, che sorge sulle fondamenta di un antico castello longobardo di cui si hanno notizie già dall'anno 960. La stretta via si ricongiunge poi con via Tolsera e prosegue per una strada sterrata. Il bosco era qui una estesa selva castanile e tracce di terrazzamento sono ancora visibili. Per una larga fascia delle popolazioni del Monte di Brianza, la coltivazione della castagna ha rappresentato un’importante risorsa alimentare che andava ad integrare la povera dieta contadina. Le castagne, vendute nei mercati del Milanese, costituivano un’entrata economica fondamentale per le famiglie. Qui si gode il panorama sulla Valle dell’Adda e sulle Prealpi Bergamasche. Lungo l’itinerario sulla destra si incontrano i primi terrazzamenti, oggi coltivati a zafferano, patate, frumento e una antica varietà di mais, lo scagliolo. Interessante il masso erratico di serpentinite che si trova nel campo al limitare della strada, denominato dai locali “Sass balena” per la sua particolare sagoma.Dopo circa 500 metri si arriva a uno dei più suggestivi borghi rurali del Monte di Brianza: Veglio. Il toponimo potrebbe essere ricondotto al significato di “vegliare”, “fare da guardia”. Dal punto di vista storico, la sua presenza è attestata fin dal 1412. Tutti i campi e i boschi circostanti all’abitato furono di proprietà delle monache della Bernaga (Perego ora La Valletta Brianza). La struttura, antecedente al Settecento, è un raro esempio di abitato montano a cortina chiusa e compatta, che definisce una corte stretta e allungata sulla quale si affacciano gli edifici, costruiti in pietra con piccole e rade finestrature. Attorno, alcuni terrazzamenti sono ancora coltivati come un tempo (i ronchi), a ricordare l’economia di sussistenza contadina: verdura, antiche varietà di frutta e allevamento avicolo. Anche su questi terrazzamenti le coltivazioni erano di piselli, porri, fagioli, cornetti e patate; si coltivava, inoltre, frumento, macinato poi nel mulino di Taiello. La fila di gelsi, ora ridotta a pochi esemplari, costituiva una caratteristica architettura vegetale, che incorniciava l’ingresso di Veglio, a testimonianza della pratica locale della bachicoltura. In un locale della cascina sono ancora presenti dei graticci per l’allevamento del baco da seta. Il percorso prosegue con una visita alla corte della cascina, da cui ci si congeda prendendo le scale che salgono alla nostra sinistra, fino ad intercettare il sentiero che costeggia l’abitato. Proseguire sulla destra.A circa 200 metri alla nostra sinistra in alto sulle balze, si trova una cappelletta votiva dedicata ai morti della peste, il cui affresco appare purtroppo indecifrabile. Il sentiero prosegue salendo fino alle rovine di un vecchio essiccatoio, dove fino ai primi anni del Novecento arrivavano le castagne raccolte nelle selve del monte per essere essiccate, battute e pulite per il commercio nel Milanese. Questo luogo è chiamato “Secaù”.Il sentiero ora sale verso i campi terrazzati, in passato coltivati come quelli di Rappello e Aizurro e ora destinati a prati stabili. Dai terrazzamenti sopra Veglio si apre una notevole veduta panoramica/paesaggistica dalla quale, oltre alle Prealpi e alla Valle dell’Adda, si intravvedono a sud la cima del Monte San Genesio e l’Eremo, mentre a metà costa la piccola frazione di Aizurro con i suoi terrazzamenti. Dopo aver attraversato i campi, il sentiero incrocia una carrareccia che sale ripida verso l’antico nucleo abitativo di Campiano, di cui è attestata la presenza in un atto riferito alla sua selva nel 960. Il suo toponimo significherebbe “campo in piano”. Superato l’abitato di Campiano, cambia il numero di segnavia: non più il n. 4, ma il n.9. Questa mulattiera è un’importante via millenaria di comunicazione che collega a nastro gli agglomerati urbani del monte; in questo tratto attraversa in costa la Valle della Pizza, nome che deriva dalla cima sovrastante. Lungo il percorso sulla sinistra una suggestiva cappelletta dedicata alla Madonna raffigura i morti della peste. Più avanti si incontra uno degli elementi caratteristici del nostro paesaggio rurale: un casotto, in dialetto “cassòt”, ricovero degli attrezzi o avamposto per lo sfruttamento delle risorse legate al bosco e ai terrazzamenti intorno. Nelle vicinanze delle prime case di Biglio Superiore, a sinistra della mulattiera si intravvede un piccolo sentiero che sale sopra un grande pianoro, dal quale si gode una vista imperdibile sul Monte Resegone.Dopo essere tornati sul sentiero principale, il giro vallivo si conclude con l’arrivo a Biglio Superiore, una delle architetture rurali meglio conservate, che documenta il tipico borgo contadino dell’Alta Brianza. L’abitato di Biglio si sviluppa in due parti: una alta, Biglio Superiore e una più bassa su un pianoro sottostante, Biglio Inferiore. Biglio Superiore è ancora abitato e un bel lavatoio, recentemente recuperato, campeggia in mezzo alle case. Poco più avanti si trova l’Agriturismo Il Terrazzo, dove è possibile pranzare previa prenotazione. Scendendo lungo la mulattiera si osserva, oltre al vasto panorama, i terrazzamenti che modellano l’ampio costone tra Biglio Superiore e Biglio Inferiore, oggi purtroppo quasi completamente abbandonati.Due filari di vite di fronte ai campi dell’Oratorio dei Santi Filippo e Giacomo, sono la malinconica memoria di un tempo in cui i terrazzamenti erano tutti assiduamente lavorati a ortaggi, cereali, frutta e vite; coltivazioni che consentivano alla povera comunità di Biglio, di avere l’autosufficienza alimentare. L’architettura del nucleo rurale di Biglio Inferiore risente dell’influenza del Bergamasco e di conseguenza della Serenissima. Le costruzioni sono basse e all’interno si trovano stalle, fienili e ricoveri per attrezzi.I terrazzamenti a fianco dell’abitato di Biglio Inferiore sono coltivati a ortaggi e conservano molti alberi da frutta antica. Un abitante di Biglio Inferiore è custode di questa grande ricchezza genetica e sui suoi terrazzamenti si trovano ancora molte varietà di frutta antica comuni a tutto il monte. A Biglio Inferiore seguire la palina a destra che indica il segnavia n. 4 che ci riporterà a Veglio. Dopo aver lasciato alle spalle l’abitato percorrendo un sentiero in piano, ci si inoltra in un fitto bosco (come indicazione, seguire i segni di vernice rossi lasciati su tronchi e pietre).Dopo circa 15 minuti di cammino il percorso intercetta nuovamente il sentiero che sale a Campiano attraverso i campi. A questo punto prendere a sinistra per tornare all’abitato di Veglio. Qui bisogna costeggiarne fino in fondo le case e a destra dell’ingresso della cascina prendere la mulattiera che conduce alla località di Miglianico (mancano totalmente le indicazioni). La mulattiera, che entrando nel bosco diventa poi un sentiero, scende fino ad arrivare ad un trivio. (mancano indicazioni). Prendere il primo sentiero di destra che dopo circa 15 minuti di cammino arriverà all’abitato di Miglianico. Dal vecchio lavatoio in disuso, proseguire fino alla strada asfaltata. Miglianico è una piccola località del comune di Valgreghentino, la cui vocazione agricola di un tempo è testimoniata dalle cascine e dalla presenza di molti terrazzamenti, quasi esclusivamente ora destinati a prato. Il toponimo fa riferimento alla distanza approssimativa di mille passi romani che lo separano da Airuno. Seguire a destra la strada che costeggia i campi e da cui è possibile ammirare il Santuario della Rocchetta. Lungo il percorso sulla destra, a ridosso del torrente Tolsera, si trova un mulino ormai dismesso. Un tempo i contadini della zona portavano qui a macinare frumento e grano. Proseguire sempre dritti sulla strada, oltrepassare la località Taiello e arrivati all’incrocio con la strada che risale a Aizurro, procedere in salita per circa 200 mt, dove sulla nostra sinistra imboccheremo il sentiero con segnavia n.4 che scende fino alla stazione di Airuno.
Percorso dei terrazzamenti di Airuno e Valgreghentino