Ho trovato 524 risultati per miniere

Legnone, Pizzo Tre Signori e Valvarrone

Stretta, selvaggia e dominata dalla cima del Legnone, la Valvarrone sembra fatta su misura per chi ama la montagna più aspra
Legnone, Pizzo Tre Signori e Valvarrone

Tour del San Genesio

Itinerario che risale le pendici delle colline della Brianza che anticipano le ben più alte Prealpi, ma che mette alla prova anche il biker più allenato
bike tour in lombardia como lecco

Fare sport a Varese

Dal canottaggio sul lago al volo a vela. Dal ciclismo al trekking. Dal golf all’equitazione. I consigli per fare sport a Varese

Villa Reale di Monza

Una visita guidata alla Villa Reale di Monza, tesoro del neoclassicismo a pochi passi da Milano
villa reale monza

Tredici piante sul Monte Angolo

Questo percorso prende il nome da un caratteristico gruppo di 13 faggi che sovrastano la cima del monte Angolo, meta della camminata che inizia in un piccolo e delizioso borgo in provincia di Brescia che si chiama Zone, famoso per essere “Il paese delle Piramidi di erosione”.   Zone si trova a circa settecento metri d’altezza ai piedi del monte Guglielmo, è conosciuta anche per la sua gastronomia con ricette gustose della tradizione a base di funghi e selvaggina locale, è un ottimo punto di partenza per tutti gli escursionisti che vogliono cogliere la bellezza del lago d'Iseo da punti panoramici estremamente accessibili ma non solo. Il centro storico ha antiche case in legno e pietra, alcune delle quali risalenti al XVII secolo e la sua parrocchiale, dedicata a S. Giovanni Battista, ospita un pregevole gruppo scultoreo, in legno dipinto, raffigurante il “Compianto sul Cristo Morto” di Andrea Fantoni. Merita dunque una visita pre o post camminata. Tra le escursioni più famose ci sono sicuramente quella per raggiungere Corna Trentapassi e quella per la cima del monte Guglielmo, esiste però questo terzo sentiero capace di regalare uno scorcio veramente singolare sul lago, su Monte Isola e sulle torbiere del Sebino. Si parte lasciando l'auto in paese. I parcheggi più vicini all'inizio dell'escursione sono quello della chiesa e quello del cimitero. Accanto all'ampio parcheggio gratuito del cimitero sono presenti anche alcune aree picnic, una fontanella e dei bagni pubblici. Si inizia a camminare sull'ampia via lastricata segnata con i cartelli VV (Via Valeriana) in direzione Passo di Zone.Il tratto di Via Valeriana è lungo circa 2 chilometri, per un dislivello di solamente 240 m. La strada si mantiene sempre ben tenuta e molto larga, proprio per questo non sarà difficile imbattersi in qualche veicolo che sta percorrendo la via per raggiungere il passo.Seppur non ci siano cartelli di divieto espliciti è comunque sconsigliato provare a percorrere questa prima parte in auto in quanto non sono presenti parcheggi, se non per qualche piazzola. Inoltre la carreggiata è abbastanza stretta e il fondo non è sempre regolare. Si prosegue quindi in leggera salita seguendo i segnavia VV e dopo poche curve la vista sull’abitato viene rapidamente nascosta da un fitto bosco. Durante tutto l’anno gli alberi di questa zona risultano essere abbastanza anonimi, ma in autunno non sarà raro scorgere qualche punta di rosso o di arancione in mezzo al verde degli abeti. L'estrema semplicità del sentiero e la presenza di automobili non permettono però di sentirsi già veramente in montagna. Giunti a quota 900 m si scorge un edificio tra gli alberi, un paio di panchine e un ampio spiazzo: siamo arrivati al passo. Da qui si svolta a destra, imboccando il sentiero CAI 207. I cartelli non indicano sempre il numero del tratto e, seppur sia veramente difficile sbagliare, ci si può aiutare seguendo le indicazioni per Malga Aguina. Questa parte di sentiero si trasforma in una strada sterrata in mezzo al bosco, molto più in pendenza rispetto alla sezione di via Valeriana appena percorsa.Il bosco si fa via via più fitto, andando a coprire di un folto strato di rami e foglie dai colori vivaci il paesaggio tutt'attorno. Solo in rari punti le fronde degli alberi si aprono un po' per lasciare intravedere meglio dove ci si trova, in questi punti vale assolutamente la pena fermarsi per fare qualche foto. All'inizio del 207 è possibile distinguere chiaramente la bella parete rocciosa di Corna Trentapassi; pochi tornanti oltre, una feritoia tra gli alberi consente invece si ammirare la parte più settentrionale del lago d'Iseo, che si fa subito notare grazie al tono blu intenso delle sue acque. Si prosegue quindi nel bosco per 30 minuti, ammirando il verde intenso della primavera o i bei toni caldi dell’autunno. La maggior parte degli alberi di questo tratto non sono aghiformi e verso metà ottobre la maggior parte delle foglie saranno già cadute, creando una bellissima copertura rossa a bordo strada. Verso quota 1000/1100 m la vegetazione cambia: gli alberi si fanno più radi e compaiono diversi cespugli. Percorrendo un ampissimo tornante sinistrorso ci si porta proprio sopra il paese di Zone (il nostro punto di partenza). La quasi completa assenza di alberi e una panchina posta proprio nel punto migliore permettono di godere di una vista fantastica sui boschi appena percorsi e su tutte le montagne più alte di quest'area. In lontananza una punta di azzurro attira l'occhio: è la parte centrale del lago d'Iseo ed è anche visibile una piccola parte di Monte Isola.È subito evidente che camminando ancora, fino a raggiungere la nostra meta, questa vista non potrà che migliorare esponenzialmente, ma già questo è un luogo veramente perfetto per ammirare il panorama. Dopo una breve sosta sulla panchina, si prosegue ancora girando a sinistra, allontanandosi progressivamente dal punto panoramico e quindi perdendo la vista sul lago. Dopo poche decine di metri ci si ritrova in un paesaggio nuovamente mutato: i boschi hanno ormai lasciato il passo a verdissimi pascoli, qua e là spuntano dei piccoli laghetti artificiali. Non sarà inoltre raro imbattersi in mandrie di mucche, asini e cavalli. Questa zona è veramente perfetta per riposare un po' sdraiandosi sull'erba. Il consiglio però è quello di fare ancora qualche passo fino a raggiungere malga Aguina.In periodo primaverile i prati attorno alla malga vengono ricoperti da un magnifico tappeto bianco di fiori che danzano cullati da un leggero venticello fresco, quasi sempre presente in quest’area così aperta. Lo spettacolo di questa fioritura è unico e prezioso, dura solamente poche settimane, solitamente tra la metà maggio e l’inizio giugno. In giornate particolarmente limpide il paesaggio sarà ulteriormente impreziosito dalla vista sulle Orobie bergamasche (dall'altra parte del lago), che a inizio primavera o a fine autunno presentano qualche chiazza di neve.Non si può fare altro che fermarsi nuovamente. L'aria fresca addolcita dal buon profumo di fiori appena sbocciati riempie i polmoni, nel piccolo laghetto artificiale si sente il gracchiare di qualche rana ed in lontananza si scorge una piccola mandria di mucche al pascolo: si è finalmente in montagna. Si prosegue ora sul sentiero 207, tagliando con forte pendenza in mezzo ai prati e risalendo lungo il versante nord del monte Angolo. La traccia del 207 però si mantiene sempre molto vicina al bosco e non consente di avere una buona vista sul lago, è quindi possibile uscire dal tracciato camminando in mezzo al prato cercando, senza il vincolo del sentiero, gli scorci più belli. Lungo questi prati la vista è molto simile a quella che si poteva ammirare dalla panchina di prima: Zone torna ad essere visibile così come il lago d’Iseo. Ora però è anche possibile girarsi ad Ovest per ammirare tutti i monti bergamaschi che prima erano nascosti dagli alberi.Questo è il tratto più impegnativo e più ripido, ma in poche decine di minuti il terreno torna ad essere molto pianeggiante e si inizia a scorgere un gruppo di alberi proprio sulla punta del monte Angolo. Si prosegue quindi su un tratto pianeggiante fino al raggiungimento di una bacheca, un’area picnic attrezzata e un piccolo laghetto artificiale. Da questa piccola concavità nel terreno, girandosi a destra, si può raggiungere rapidamente la punta del monte Angolo e il gruppo di alberi che la sovrasta.Si prosegue quindi nel prato fino a portarsi nel punto maggiormente sopraelevato della zona, si è così finalmente arrivati alle Tredici piante disposte circolarmente sulla punta del monte e recintate da una staccionata in legno. In inverno troverete i 13 faggi completamente spogli e coperti di neve, in primavera ed estate sarà il verde intenso delle loro foglie e dei prati a farla da protagonista, in autunno invece gli alberi saranno tinti di arancione e l’erba parzialmente coperta da un sottile strato di foglie cadute. Si tratta insomma di un luogo che merita più di una visita, per cercare ogni volta di cogliere una sfaccettatura nuova.Al centro di quest'area sorge un vecchio capanno di caccia, ora dismesso.L'accesso è libero e la zona ora viene sfruttata solamente come area picnic o come luogo dove ammirare il panorama.Il contesto è eccezionale, la vista sul lago d'Iseo è perfetta, in lontananza si scorgono le torbiere, a destra Corna Trentapassi e girandosi ancora ci sono le cime innevate delle Orobie. Il paesaggio non è così diverso da quello visto durante tutta la salita, ma questo luogo si trova proprio all’altezza giusta e nella posizione ideale per ammirare tutti gli elementi che lo circondano. Proseguendo e salendo sul Guglielmo sarebbe comunque possibile vedere il lago d’Iseo, ma gli scorci sarebbero diversi e meno interessanti da un punto di vista fotografico.Un ulteriore punto a favore di questa esatta posizione è che tutta la vegetazione offre un'ottima protezione dal vento freddo proveniente da nord. Quindi non resta altro che stendersi sui prati, mangiare qualcosa e ammirare il panorama. La discesa può essere fatta percorrendo lo stesso tratto dell'andata, l'itinerario descritto però propone di allungare il percorso proseguendo sul sentiero 230, per poi tornare a zone passando dal bosco degli gnomi.
Tredici piante sul Monte Angolo

Percorso dei terrazzamenti di Airuno e Valgreghentino

I paesaggi terrazzati esistono da quando i primi esseri umani hanno cominciato a stanziarsi in un territorio scegliendo di abitare i versanti acclivi di montagne e colline scoscese, soprattutto quelli ben esposti al sole. Un incessante opera dell’uomo ha gradualmente addomesticato la verticalità dei pendii, che non avrebbero consentito alcun tipo di coltivazione. La morfologia del territorio locale è stata così completamente modificata per trasformare il paesaggio da ambiente naturale a territorio rurale.Si ritiene che i percorsi di crinale o elevati rispetto al fondo valle siano stati le forme privilegiate nei tempi più antichi per la formazione di insediamenti. I ripidi pendii del Monte di Brianza sono stati oggetto di questa trasformazione soprattutto in prossimità dei centri abitati di mezza costa e alle pendici dei versanti.I nuclei rurali di Veglio, Rappello, Biglio, Campiano, Miglianico e Aizurro conservano ancora il paesaggio terrazzato, purtroppo in buona parte ridotto a causa dell’avanzare tenace del bosco e dell’abbandono dell’attività agricola. Questo itinerario ad anello attraversa tutti questi insediamenti rurali, percorrendo antiche vie di comunicazione, tra sentieri e mulattiere; collegando paesaggi caratterizzati da vaste coperture boschive alternati a paesaggi terrazzati, la cui vocazione agricola è mutata o si è persa nel tempo.Il percorso parte dal parcheggio della stazione di Airuno da cui si imbocca il sottopasso ferroviario e si segue il sentiero n.7. Il sentiero sale ripido per circa un chilometro fino ad incrociare un sentiero a mezzacosta. A questo punto abbandonare il segnavia n.7 e proseguire a destra fino ad arrivare alla cascina Rappello, che potrebbe risalire alla seconda metà del settecento. Sul muro un affresco di San Giobbe, santo protettore dei cavalè, i bachi da seta, ricorda il tempo in cui la bachicoltura, insieme alla gelsicoltura, rappresentava un’importante attività per integrare le magre entrate della vita contadina. I terrazzamenti un tempo erano coltivati a piselli, fagioli, cornetti, patate e porri, prodotti che poi venivano venduti al mercato agricolo di Valgreghentino. In prossimità delle prime case di Aizurro, imboccare il sentiero di sinistra che dolcemente sale fino ad incrociare una strada sterrata che conduce al centro storico.Si hanno notizie del nucleo abitato intorno al 1412: era un piccolo villaggio tipico della Brianza, abitato da coloni e possidenti terrieri. Ancora oggi, il paesaggio conserva la sua vocazione agricola.Giunti in piazza Roma, si arriva a un grande lavatoio ben conservato, un tempo importante luogo di ritrovo per le massaie della frazione. In prossimità della fontana, alla vostra sinistra è visibile una palina con segnavia n.4. L’itinerario continua imboccando la stretta via parallela alla via Tolsera, da cui è possibile godere di un ampio panorama sulla valle dell’Adda, in particolare sul Santuario della Rocchetta, che sorge sulle fondamenta di un antico castello longobardo di cui si hanno notizie già dall'anno 960. La stretta via si ricongiunge poi con via Tolsera e prosegue per una strada sterrata. Il bosco era qui una estesa selva castanile e tracce di terrazzamento sono ancora visibili. Per una larga fascia delle popolazioni del Monte di Brianza, la coltivazione della castagna ha rappresentato un’importante risorsa alimentare che andava ad integrare la povera dieta contadina. Le castagne, vendute nei mercati del Milanese, costituivano un’entrata economica fondamentale per le famiglie. Qui si gode il panorama sulla Valle dell’Adda e sulle Prealpi Bergamasche. Lungo l’itinerario sulla destra si incontrano i primi terrazzamenti, oggi coltivati a zafferano, patate, frumento e una antica varietà di mais, lo scagliolo. Interessante il masso erratico di serpentinite che si trova nel campo al limitare della strada, denominato dai locali “Sass balena” per la sua particolare sagoma.Dopo circa 500 metri si arriva a uno dei più suggestivi borghi rurali del Monte di Brianza: Veglio. Il toponimo potrebbe essere ricondotto al significato di “vegliare”, “fare da guardia”. Dal punto di vista storico, la sua presenza è attestata fin dal 1412. Tutti i campi e i boschi circostanti all’abitato furono di proprietà delle monache della Bernaga (Perego ora La Valletta Brianza). La struttura, antecedente al Settecento, è un raro esempio di abitato montano a cortina chiusa e compatta, che definisce una corte stretta e allungata sulla quale si affacciano gli edifici, costruiti in pietra con piccole e rade finestrature. Attorno, alcuni terrazzamenti sono ancora coltivati come un tempo (i ronchi), a ricordare l’economia di sussistenza contadina: verdura, antiche varietà di frutta e allevamento avicolo. Anche su questi terrazzamenti le coltivazioni erano di piselli, porri, fagioli, cornetti e patate; si coltivava, inoltre, frumento, macinato poi nel mulino di Taiello. La fila di gelsi, ora ridotta a pochi esemplari, costituiva una caratteristica architettura vegetale, che incorniciava l’ingresso di Veglio, a testimonianza della pratica locale della bachicoltura. In un locale della cascina sono ancora presenti dei graticci per l’allevamento del baco da seta. Il percorso prosegue con una visita alla corte della cascina, da cui ci si congeda prendendo le scale che salgono alla nostra sinistra, fino ad intercettare il sentiero che costeggia l’abitato. Proseguire sulla destra.A circa 200 metri alla nostra sinistra in alto sulle balze, si trova una cappelletta votiva dedicata ai morti della peste, il cui affresco appare purtroppo indecifrabile. Il sentiero prosegue salendo fino alle rovine di un vecchio essiccatoio, dove fino ai primi anni del Novecento arrivavano le castagne raccolte nelle selve del monte per essere essiccate, battute e pulite per il commercio nel Milanese. Questo luogo è chiamato “Secaù”.Il sentiero ora sale verso i campi terrazzati, in passato coltivati come quelli di Rappello e Aizurro e ora destinati a prati stabili. Dai terrazzamenti sopra Veglio si apre una notevole veduta panoramica/paesaggistica dalla quale, oltre alle Prealpi e alla Valle dell’Adda, si intravvedono a sud la cima del Monte San Genesio e l’Eremo, mentre a metà costa la piccola frazione di Aizurro con i suoi terrazzamenti. Dopo aver attraversato i campi, il sentiero incrocia una carrareccia che sale ripida verso l’antico nucleo abitativo di Campiano, di cui è attestata la presenza in un atto riferito alla sua selva nel 960. Il suo toponimo significherebbe “campo in piano”. Superato l’abitato di Campiano, cambia il numero di segnavia: non più il n. 4, ma il n.9. Questa mulattiera è un’importante via millenaria di comunicazione che collega a nastro gli agglomerati urbani del monte; in questo tratto attraversa in costa la Valle della Pizza, nome che deriva dalla cima sovrastante. Lungo il percorso sulla sinistra una suggestiva cappelletta dedicata alla Madonna raffigura i morti della peste. Più avanti si incontra uno degli elementi caratteristici del nostro paesaggio rurale: un casotto, in dialetto “cassòt”, ricovero degli attrezzi o avamposto per lo sfruttamento delle risorse legate al bosco e ai terrazzamenti intorno. Nelle vicinanze delle prime case di Biglio Superiore, a sinistra della mulattiera si intravvede un piccolo sentiero che sale sopra un grande pianoro, dal quale si gode una vista imperdibile sul Monte Resegone.Dopo essere tornati sul sentiero principale, il giro vallivo si conclude con l’arrivo a Biglio Superiore, una delle architetture rurali meglio conservate, che documenta il tipico borgo contadino dell’Alta Brianza. L’abitato di Biglio si sviluppa in due parti: una alta, Biglio Superiore e una più bassa su un pianoro sottostante, Biglio Inferiore. Biglio Superiore è ancora abitato e un bel lavatoio, recentemente recuperato, campeggia in mezzo alle case. Poco più avanti si trova l’Agriturismo Il Terrazzo, dove è possibile pranzare previa prenotazione. Scendendo lungo la mulattiera si osserva, oltre al vasto panorama, i terrazzamenti che modellano l’ampio costone tra Biglio Superiore e Biglio Inferiore, oggi purtroppo quasi completamente abbandonati.Due filari di vite di fronte ai campi dell’Oratorio dei Santi Filippo e Giacomo, sono la malinconica memoria di un tempo in cui i terrazzamenti erano tutti assiduamente lavorati a ortaggi, cereali, frutta e vite; coltivazioni che consentivano alla povera comunità di Biglio, di avere l’autosufficienza alimentare. L’architettura del nucleo rurale di Biglio Inferiore risente dell’influenza del Bergamasco e di conseguenza della Serenissima. Le costruzioni sono basse e all’interno si trovano stalle, fienili e ricoveri per attrezzi.I terrazzamenti a fianco dell’abitato di Biglio Inferiore sono coltivati a ortaggi e conservano molti alberi da frutta antica. Un abitante di Biglio Inferiore è custode di questa grande ricchezza genetica e sui suoi terrazzamenti si trovano ancora molte varietà di frutta antica comuni a tutto il monte. A Biglio Inferiore seguire la palina a destra che indica il segnavia n. 4 che ci riporterà a Veglio. Dopo aver lasciato alle spalle l’abitato percorrendo un sentiero in piano, ci si inoltra in un fitto bosco (come indicazione, seguire i segni di vernice rossi lasciati su tronchi e pietre).Dopo circa 15 minuti di cammino il percorso intercetta nuovamente il sentiero che sale a Campiano attraverso i campi. A questo punto prendere a sinistra per tornare all’abitato di Veglio. Qui bisogna costeggiarne fino in fondo le case e a destra dell’ingresso della cascina prendere la mulattiera che conduce alla località di Miglianico (mancano totalmente le indicazioni). La mulattiera, che entrando nel bosco diventa poi un sentiero, scende fino ad arrivare ad un trivio. (mancano indicazioni). Prendere il primo sentiero di destra che dopo circa 15 minuti di cammino arriverà all’abitato di Miglianico. Dal vecchio lavatoio in disuso, proseguire fino alla strada asfaltata. Miglianico è una piccola località del comune di Valgreghentino, la cui vocazione agricola di un tempo è testimoniata dalle cascine e dalla presenza di molti terrazzamenti, quasi esclusivamente ora destinati a prato. Il toponimo fa riferimento alla distanza approssimativa di mille passi romani che lo separano da Airuno. Seguire a destra la strada che costeggia i campi e da cui è possibile ammirare il Santuario della Rocchetta. Lungo il percorso sulla destra, a ridosso del torrente Tolsera, si trova un mulino ormai dismesso. Un tempo i contadini della zona portavano qui a macinare frumento e grano. Proseguire sempre dritti sulla strada, oltrepassare la località Taiello e arrivati all’incrocio con la strada che risale a Aizurro, procedere in salita per circa 200 mt, dove sulla nostra sinistra imboccheremo il sentiero con segnavia n.4 che scende fino alla stazione di Airuno.
Percorso dei terrazzamenti di Airuno e Valgreghentino

Lago d’Idro

Ai piedi delle Piccole Dolomiti, il Lago d’Idro è lambito da pendici boscose. Perfetto per lo sport, è teatro di un incredibile carnevale

Lago d'Idro Fresche e dolci acque

Ai piedi delle Piccole Dolomiti, lambito da pendici boscose, è quasi un bacino di montagna.
Lago d'Idro Fresche e dolci acque

Il Triangolo Lariano: i Corni di Canzo

Montagne sorprendenti per chi ama l’outdoor, dalle pareti per arrampicatori ai massi erratici per i boulders fino ai trekking in quota con vista lago
Il Triangolo Lariano: I Corni di Canzo

Gite in battello sui fiumi lombardi

I corsi d'acqua della Lombardia sono la via maestra per scoprire il verde cuore incontaminato della regione
Gite in battello sui fiumi lombardi - Navigli Milano

In bici da Menaggio a Porlezza

Dal Lago di Como al Lago di Lugano lungo le tracce dell' ex-ferrovia
La ciclabile Menaggio - Porlezza

Rifugio Menaggio

Balcone sul Lario