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Un po’ di Islanda in Valmalenco

Partenza/Arrivo
Da: Lanzada (SO)
A: Lanzada (SO)
Tipologia/Periodo
Trekking
Primavera/Estate
Durata/Lunghezza
5 ore
12km
Dislivello
Salita: 779m
Difficoltà
MEDIA

Questo itinerario è l’ideale per chi in estate vuole scappare dal caldo insopportabile della città e scoprire piccoli angoli freschi e isolati.

Il sentiero permette anche di immergersi in un paesaggio unico in Lombardia, dai vivaci colori in autunno, che si raffreddano arrivando in una piccola laguna dall’aspetto islandese, punteggiata da tanti piccoli iceberg.

In alta Valmalenco, c'è un luogo che richiama i lontani e freddi scenari nordici: un lago ghiacciato, una spiaggia di terra nera e un'immensa falesia congelata, è il ghiacciaio Fellaria che si estende fino a quota 3.500 m nell'omonimo altopiano.

Si tratta di un paesaggio in continuo mutamento dove non sarà raro assistere a grossi stacchi del fronte basso o a spettacolari slavine e crolli, accompagnati da assordanti boati provenienti dal fronte superiore.

Ad oggi il ghiacciaio, in seguito al suo progressivo scioglimento, è diviso in due colate distinte, separate tra loro dalla cima Sasso Rosso: il Fellaria Est (Vedretta Orientale) e il Fellaria Ovest (Vedretta Occidentale).
L'escursione proposta consente di vedere distintamente la lingua Ovest e di raggiungere il laghetto sottostante alla lingua Est.

Il sentiero, di tipo escursionistico, ha un dislivello di circa 600 m e una durata approssimativamente di 5/6 ore. Durante la sua percorrenza sarà possibile ammirare immensi bacini alpini, fitti boschi di larici, torrenti cristallini ed infine lo spettacolo del gigante di ghiaccio. Non si tratta di un trekking complesso e sono inoltre del tutto assenti punti tecnici o esposti, ma è comunque richiesta una certa dose di allenamento e un abbigliamento adeguato. Fortunatamente per i più piccoli e per chi non ha abbastanza fiato, c'è la possibilità di fermarsi esattamente a metà strada per sostare al Rifugio Bignami, un ottimo punto d'appoggio per la passeggiata e anche uno dei luoghi più panoramici dell'intera escursione.

Il sentiero inizia alla base della diga di Alpe Gera; per raggiungere il parcheggio bisogna dirigersi in alta Valmalenco per poi seguire le indicazioni per Campo Moro. L'ultimo tratto di strada (dal paese di Lanzada in poi) è abbastanza stretto e con molti tornanti, ma le numerose piazzole permettono comunque il passaggio di due veicoli nei sensi opposti.
Se si vuole salire in autunno, è bene informarsi sullo stato della strada telefonando al Rifugio Poschiavino, al Rifugio Zoia o direttamente all’ufficio turistico della valle.

Una volta giunti in località Campo Moro, sulla sinistra sarà ben evidente la diga e un piccolo bacino artificiale, sulla destra si estende invece un ampio parcheggio a pagamento.

Questo parcheggio dista circa 1 km dall'inizio effettivo dell'escursione, ma se arrivate in tarda mattinata è possibile che solamente quest'area abbia dei posti ancora liberi. Proseguendo sulla strada in auto, dopo avere attraversato un paio di gallerie, si giunge finalmente al parcheggio della diga di Alpe Gera. Il parcheggio è sterrato e leggermente più ampio del precedente. Il costo è di 6 € per l'intera giornata. Portatevi delle monete perché le macchinette non accettano carte o banconote.

In autunno l'ultimo tratto di strada e l'area direttamente adiacente al secondo parcheggio sono veramente uno spettacolo meraviglioso, i larici dorati riempiono il paesaggio di colore e, lasciando cadere i loro aghi, coprono parte della carreggiata. Queste grandi fiamme arancioni e gialle sono ovunque, sia sulla piana che sui ripidi pendii delle montagne circostanti, il bellissimo contrasto creato tra i colori caldi del bosco e le rocce scure delle montagne fa innamorare di questo luogo. Ad impreziosire la tavolozza di colori ci pensa il sole che, colpendo il bacino di Campo Moro, lo accende di un turchese intenso tipico dei laghi di origine glaciale.

Dopo essersi rifatti gli occhi, si inizia a camminare con l'obiettivo di raggiungere la sommità della diga. È possibile proseguire dritti lungo il sentiero, abbastanza ripido, che comincia alla fine del parcheggio, oppure imboccare la strada sterrata chiusa al traffico che conduce sotto il muro della diga.

Il sentiero, dopo pochissimi metri in piano, devia subito sulla destra e prosegue con tornanti abbastanza ripidi fino al raggiungimento del piccolo edificio dell'Enel posto alla base della diga.
Si prosegue sull'apposita passerella situata sul fianco del muro della diga, che in meno di 5 minuti consente di guadagnare i restanti metri di dislivello e di raggiungere finalmente la sommità della diga di Alpe Gera.
L’enorme sbarramento artificiale sembra separare due mondi completamente opposti: sulla sinistra il bosco di larici intrappola il bellissimo specchio d'acqua di Campo Moro, sulla destra, invece, c'è un vasto bacino d'acqua dai riflessi verdi e blu smeraldo: il lago di Gera.

Nonostante trovarsi sopra un lago alpino così grande sia uno spettacolo particolare (la diga ha una capacità di 68 milioni di metri cubi d’acqua), ciò che più attira l’occhio sono le montagne del gruppo del Bernina che si estendono tutt'intorno, dominate da Sasso Rosso, Cima Fontana e Sasso Moro.
Aguzzando la vista è inoltre possibile scorgere in lontananza il Rifugio Bignami, la prima meta del nostro itinerario, e poco sopra, parzialmente coperto dalle nuvole, un immenso strato bianco di ghiaccio, si tratta della parte alta del Fellaria Est.

Le possibilità per raggiungere il Rifugio Bignami sono due: proseguire lungo la diga e imboccare il sentiero che affronta la salita sulla sinistra del lago e che in 1h / 1h e 30’ conduce al rifugio, o passare sulla destra del lago, raggiungere l'Alpe Grembé e solo successivamente il rifugio (1h e 30’ / 2h).
Con un po' di tempo a disposizione è possibile pensare di affrontare un tratto durante la salita e l'altro al ritorno, andando così a compiere il giro completo del lago. L’itinerario proposto però non presenta la variante di destra.

Si prosegue quindi sulla sommità della diga fino ad imboccare nuovamente il sentiero, che si arrampica sulla parete laterale di Sasso Moro con un paio di tornanti molto ripidi, per poi perdere qualche metro di quota con una scalinata di pietra molto ben tenuta.
La parte più faticosa è già alle spalle e i restanti 200 m di dislivello vengono raggiunti con grande facilità, proseguendo lungo un tratto su fondo terroso con una pendenza costante e mai eccessiva.

Il tempo di percorrenza di questo ultimo tratto è di circa un'ora, ma ad ogni passo si aprono nuovi incredibili scorci sul bacino di Gera, che rendono difficile percorrere il sentiero con passo troppo spedito.
A questa altitudine l'erba cresce ancora rigogliosa e numerosi alberi riescono ad aggrapparsi ostinati alle pendici rocciose della montagna. Il paesaggio ha colori mutevoli che continuano a variare per via del continuo inseguirsi e nascondersi delle nuvole che giocano con il sole e naturalmente cambiano di stagione in stagione.

Dopo numerose pause fotografiche si giunge a quota 2.389 m su uno spiazzo roccioso dove sorge il Rifugio Bignami. La posizione è veramente splendida: un balcone naturale che garantisce una vista perfetta sul lago e sulla vedretta di Fellaria Orientale.
Il punto panoramico più suggestivo dove poter ammirare il ghiacciaio è facilmente individuabile da un omino di pietra e alcune bandierine tibetane.
Tutta quest'area è chiamata Alpe di Fellaria, uno degli alpeggi alpini più ad alta quota in Italia (2.400 m). Infatti poco oltre il rifugio, in una posizione particolarmente riparata, sorgono una serie di piccole baite in pietra.

Per chi vuole raggiungere il ghiacciaio bisogna imboccare il sentiero Glaciologico Luigi Marson. Una bacheca situata a pochi metri dal rifugio e un grande poster messo sulla parete accanto alla porta di ingresso, indicano la struttura del sentiero successivo.
Il sentiero Glaciologico è diviso in tre parti: A, B e C. Percorrere tutte e tre le varianti richiederebbe dalle 5 alle 6 ore, ma per raggiungere il ghiacciaio e il piccolo laghetto, basta solamente seguire il sentiero C (1h 30’ circa).

Si svolta quindi a sinistra del rifugio e si inizia a seguire l’ampio sentiero che in pochi minuti conduce alle baite dell’alpe.
Superato il piccolo gruppo di costruzioni si tiene la destra fino a raggiungere e percorrere un piccolo ponticello di legno.

Da qui in avanti è bene fare attenzione ai segnali dipinti sulle rocce o tenere attentamente sotto mano una mappa: il sentiero è infatti indicato da segnavia di colore azzurro e non più dai classici segnali rosso/bianchi.

Si cammina ora in mezzo ad una vasta area erbosa che consente di avvicinarsi sempre di più ad una maestosa parete di roccia. Il sentiero C svoltando a destra passa proprio alla base di questa parete, il tratto per raggiungere punta Marinelli invece ci sale sopra. Sbagliare strada in questo punto potrebbe allungare di molto l’escursione, è quindi necessario controllare con attenzione dove si trovano i segnavia del sentiero C.
Lungo questo tratto c'è anche una breve parte attrezzata con una catena, posizionata lungo la parete per aiutare il superamento di una piccola salita. Vista la natura del sentiero comunque non si sente il bisogno di aggrapparsi a questo supporto.
Superata la salita si giunge ad una grande piana detritica.

Il paesaggio cambia nuovamente e l’erba ormai lascia completamente il passo ad enormi massi morenici e resti di antiche frane. La completa assenza di vegetazione, il vento freddo che proviene dal Fellaria Orientale e la leggera neve che sta iniziando a cadere catapultano l’escursionista in un paesaggio glaciale completamente diverso da quello osservato durante tutta la salita.

Scendendo di qualche decina di metri si giunge al centro della piana, dove un piccolo ponticello permette di superare un torrente. Posti ad intervalli regolari iniziano ora a susseguirsi bacheche e piccole targhe che indicano le diverse fasi del ritiro del ghiacciaio.
Superando un secondo ponte e girandosi verso ovest è possibile scorgere la grande parete di ghiaccio del Fellaria Occidentale (2.750 m), posta a sinistra della cima di Sasso Rosso. Dal suo progressivo scioglimento si è formato un laghetto di piccolissime dimensioni visibile proseguendo lungo il sentiero C. L’itinerario proposto non permette di avvicinarsi allo specchio d’acqua e consente di osservarlo solamente da lontano, sono però presenti delle deviazioni per poterlo raggiungere.

Il tratto che segue è il più complicato di tutta l’escursione. Il sentiero infatti si inerpica su una lunga distesa di detriti fino a raggiungere quota 2.600 m. In questa sezione è assolutamente necessario seguire la traccia indicata dai numerosi segnavia, evitando di avventurarsi sulle rocce circostanti, che potrebbero essere poco stabili.
In circa 20 minuti comunque si giunge al punto più alto e si può finalmente ammirare il lago del Fellaria Orientale, alimentato dalle acque di scioglimento della parte bassa del ghiacciaio e disseminato di tanti piccoli iceberg.

Questa parte di ghiacciaio si è spezzata nel 2006, andando a creare una parte superiore alta ben 2.900 m e una inferiore, separate tra loro da un lungo costone di roccia.
Nel corso del tempo la parte inferiore si è ritirata, andando a formare due piccoli laghetti che solamente di recente si sono uniti nel lago visibile oggi.
Il ghiacciaio nel 1850 si estendeva per ben 23 chilometri quadrati, mentre oggi ha una superficie ridotta solamente a 9.

Per tutte queste ragioni l’itinerario non può spingersi oltre questa posizione. Ogni ulteriore avvicinamento deve essere fatto valutando attentamente i rischi e la situazione del ghiacciaio e tenendo in considerazione che, in caso di pericolo, in tutta questa zona non c’è campo. Come sottolineano i cartelli inoltre è assolutamente vietato avvicinarsi troppo alla falesia bassa o provare ad arrampicarsi sul ghiaccio.

Anche stando a debita distanza lo spettacolo è assicurato: il fronte alto si staglia contro l’orizzonte, sormontando una parete rocciosa verticale di quasi 250 m e i suoi frequenti crolli disegnano delle lingue di neve lungo le fessure tra le rocce, andando così a creare un bellissimo contrasto di colori.

La parete di ghiaccio bassa è probabilmente ancora più incredibile, le sue forme frastagliate, le diverse grotte di ghiaccio scavate al suo interno e i bellissimi riflessi azzurri riportano la mente a paesaggi visti solamente in qualche paese distante. A completare il quadro ci pensa il lago, letteralmente riempito di grossi pezzi di ghiaccio continuamente mossi dal leggero vento e sospinti verso la riva dove vanno a depositarsi e a sciogliersi lentamente, come dei grossi diamanti incastonati nella sabbia scura della costa.
Il luogo è generalmente molto frequentato, ma se verrete qui fuori dagli orari di punta sarà possibile godere pienamente del suono del ghiacciaio, costituito da lunghi silenzi e fragorosi boati. Inoltre potreste anche avere la fortuna di vedere i piccoli gruppi di stambecchi che generalmente si aggirano sulle sponde del lago.

Dopo una lunga pausa per fare qualche foto si è pronti per tornare. Il sentiero del ritorno viene percorso lungo lo stesso tragitto dell’andata. Non si segnala nessuna particolare variazione percorrendo il sentiero al contrario: il tratto con la catena continua ad essere facilmente affrontabile e non ci sono punti esposti o pericolosi.
Sulla via del ritorno, data la posizione particolarmente privilegiata e visti anche gli ottimi piatti che servono, vale la pena fare una sosta al Rifugio Bignami.

In estate gli spazi esterni e la balconata sono un ottimo punto panoramico per ammirare il lago. In autunno, durante una leggera nevicata, apprezzerete invece molto di più il calore dell’interno accompagnato magari da una fetta di torta o dal “piatto tipico” costituito da una porzione veramente abbondante di polenta, salsiccia e formaggio fuso.
Dopo la pausa si ricomincia la discesa, anche la restante parte di sentiero si percorre con relativa semplicità e in circa 1 ora si raggiunge nuovamente il parcheggio alla base della diga.

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Ph: Stefano Poma

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