Ho trovato 554 risultati per miniere

In bici da Menaggio a Porlezza

Dal Lago di Como al Lago di Lugano lungo le tracce dell' ex-ferrovia
La ciclabile Menaggio - Porlezza

Rifugio Menaggio

Balcone sul Lario

La Via Francisca del Lucomagno

Lungo la Via Francisca del Lucomagno, il medioevo risorge in un Cammino d’altri tempi. Tra montagne e natura incontaminata
Via Francisca del Lucomagno

Tra Montichiari e Carpenedolo, lungo la Fossa Magna

L'itineriario tocca alcuni paesi del bresciano situati lungo la famosa Fossa Magna, un canale della Lombardia che scorre proprio nella provincia di Brescia. Fu Costruito da Bernabò Visconti ed in origine partiva dal fiume Chiese. Il percorso della Fossa Magna, che tocca i paesi di Montichiari, Carpenedolo e Borgo San Giacomo, è stato parzialmente coperto nell'Ottocento, soprattutto nel centro di Carpenedolo, offrendo ugualmente nelle restanti parti un panorama naturalistico tutto da osservare. Da piazza Santa Maria a Montichiari percorriamo via Trieste e poi via Matteotti direzione Pieve di San Pancrazio e ci dirigiamo verso via Fornace, sterrata. Ci spostiamo sull’altro lato della Fossa Magna in direzione del santuario di Fontanelle. Qui prendiamo la strada asfaltata e giungiamo ai ruderi di un antico complesso agricolo e alle prime case di Carpenedolo svoltiamo a sinistra. Proseguiamo poi fino al centro del paese. Da via Fusetti ci immettiamo in via della Bruciata per poi inoltrarci nei campi. Continuiamo su via Sacca, asfaltata. Arrivati alla rotonda seguiamo la ciclopedonale che conduce nel centro di Montichiari. ITINERARIODistanza: 40.6 kmDifficoltà: facileFondo stradale: asfalto e sterratoDislivello:+ 215 m, -215 m. (Pendenza max: 10.2%, -13.8% Pendio medio: 0.7%, -0.8%)Profilo altimetrico:Adatto a: tuttiTipologia di bicicletta consigliata: MTB, ibridaDurata media: 4 h ca. PUNTI DI INTERESSE Chiesa di San Pancrazio a MontichiariCostruita nel XII secolo, la muratura esterna è formata da conci di pietra bianca ricavata dalle cave di Mazzano e Virle (BS). All'interno, la bellissima abside maggiore è decorata con motivi antropomorfi e floreali. Info utili: PRO LOCO MONTICHIARI, Piazza Teatro 1. Telefono: 334 7150693Orari di apertura: tutte le domeniche e nei giorni festivi da aprile a settembre dalle 15 alle 18.30, ingresso libero.Sito internet: www.visitmontichiari.it/pieve-di-san-pancrazio/Geolocalizzazione su mappa: 45.4053, 10.39375  Castello Bonoris a MontichiariIl Castello Bonoris è stato costruito tra il 1891 e il 1905 su preesistenti ruderi medievali ed è uno degli esempi architettonici di stile neogotico più importanti della Lombardia. Info utili: PRO LOCO MONTICHIARI, Piazza Teatro 1. Telefono: 334 7150693Orari di apertura: il sabato e la domenica da aprile a tutto il mese di ottobre. sabato: 15-19; domenica: 10-12 e 15-19 (ultimo ingresso 40 minuti prima della chiusura) ingresso a pagamento con visita guidata. in altri giorni visite guidate su prenotazione.Sito internet: www.montichiarimusei.itGeolocalizzazione su mappa: 45.41242, 10.39133  Duomo di Santa Maria Assunta a MontichiariEdificata dal 1729 ad opera dell’architetto Paolo Soratini, viene completata nel 1890 con la costruzione del campanile da Giovanni Tagliaferri. All'interno c'è la splendida pala dell’Ultima Cena del 1542, capolavoro del Romanino. Info utili: Apertura: tutti i giorni 9-12 e 15-18. Sito internet: www.montichiarimusei.itGeolocalizzazione su mappa: 45.41314, 10.39146  Fossa Magna a CarpenedoloIl canale fu costruito da Bernabò Visconti. In origine partiva dal fiume Chiese, passando da Lonato, per ricongiungersi al fiume dopo 15 km. Il percorso della Fossa Magna è stato parzialmente coperto nell'Ottocento.Info utili: E-mail del comune: istruzione.cultura@comune.carpenedolo.bs.it Telefono: 030-9966640 Geolocalizzazione su mappa: 45.37286, 10.41947   Palazzo Gonzaga-Acerbi a CastelgoffredoQuesto storico palazzo è stato la residenza di tutti i signori che si sono succeduti a Castelgoffredo, iniziando dai Gonzaga. All'interno è presente una loggia affrescata dalla scuola di Giulio Romano.Info utili: www.terrealtomantovano.it/luogo/palazzo-gonzaga-acerbi/ Telefono: 0376-781218 Email: info@terrealtomantovano.it Geolocalizzazione su mappa: 45.29811, 10.47494    Pieve di Santa Maria in Carpino a CarpenedoloL'edificio romanico presenta un'abside semicircolare in pietra di Botticino. Nella muratura sono inseriti elementi con decorazioni di epoca altomedievale e romana. Nell'abside c'è un affresco quattrocentesco attribuito a Bonifacio Bembo.Info utili: goo.gl/vWHJStGeolocalizzazione su mappa: 45.35257, 10.4487    
Tra Montichiari e Carpenedolo. Lungo la Fossa Magna

Lago di Como: Manzoni ma non solo

“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…”: alla scoperta della sponda orientale del Lario
Lago di Como: Manzoni ma non solo

Da Seriate a Palazzolo

Questo itinerario ha come elemento caratterizzante la meravigliosa vista paesaggistica rappresentata dal passaggio del fiume Serio nel suo medio tratto a partire da Seriate e connotato dalla presenza di un’alternanza di zone agricole e zone naturaliformi. Altrettanto affascinante il percorso lungo il fiume Oglio nel tratto che si incassa nella sua profonda gola appena dopo la sua uscita dal Lago d’Iseo. Non mancano, poi, le attrattive culturali dei principali centri abitati della provincie di Bergamo e Brescia. Il percorso comincia dalla stazione di Seriate e si conclude alla stazione di Palazzolo sull'Oglio. Per il ritorno si può usufruire del servizio ferroviario o superare l'Oglio sulla passerella affiancata alla ferrovia e seguire la ciclovia dei laghi in direzione d Bergamo.Il percorso segue l'itinerario del Parco del Serio, sulla sponda destra, sino a Romano di Lombardo. Da qui si supera il paese parallelamente alla ferrovia per raggiungere l'Oglio, seguendo l'antico percorso del fosso bergamasco. Una volta raggiunto Cividate Al Piano si prosegue verso nord, sulla sponda destra dell'Oglio per raggiungere la meta, Palazzolo sull'Oglio. ITINERARIO Distanza: 48,100 kmDifficoltà: facileFondo stradale: 75% sterrati, anche duri in alcuni brevi tratti, 25% asfalto Dislivello: 248 m  in salita, 312 m  in discesa (pendenza max: 7.9%, -4.8% Pendio medio: 0.9%, -0.8%)Profilo altimetrico: min 121 - max 248Adatto a: per tuttiTipologia di bicicletta consigliata: MTB, ibrida con buoni copertoniDurata media: 4 h ALCUNI PUNTI DI INTERESSE Parco Regionale del SerioIl Parco del Serio è un parco naturale che si sviluppa da Seriate lungo il fiume Serio fino alla sua foce nell'Adda. La fauna del parco presenta ancora significative presenze, da annoverare infatti è la presenza di una trentina di specie acquatiche, rettili e mammiferi.Info utili: Sede del Parco - Piazza Rocca, 1 - Romano di Lombardia (BG)Sito internet: www.parcodelserio.itGeolocalizzazione su mappa: 45.59722, 9.88446 (sede) Castello di Romano di LombardiaConsiderato uno degli edifici storicamente più interessanti dell'intera zona, la Rocca è caratterizzata come ogni castello di pianura di quattro torri e di un cortile interno. La struttura aveva prettamente una funzione militare e solamente in seguito avrà funzione abitativa, quando verrà scelta dai podestà veneti come dimora. Info utili: Comune di Romano di Lombardia, Piazza Giuseppe Longhi.Sito internet: www.comune.romano.bg.itGeolocalizzazione su mappa: 45.59722, 9.88446 Parco Regionale dell’Oglio NordIl Parco dell’Oglio Nord tutele il territorio lungo il fiume dalla sua uscita dal Lago d’Iseo sino al confine con Ostiano dove inizia il Parco Regionale dell’Oglio Sud. Tra i mammiferi sono stati avvistati la volpe e lo scoiattolo. Copiosa è l'avifauna.Info utili: Piazza Giuseppe Garibaldi, 1 – Orzinuovi (BS) Telefono: 030 9942033Sito internet: www.parcooglionord.itGeolocalizzazione su mappa: 45.404006, 9.925116 (sede) Rocca di Cividate al PianoRisalente al XII secolo, di questa fortificazione si conservano oggi alcuni tratti di muro in ciottoli fluviali, tracce di fossati e resti del portale d’ingresso. La sua elevata posizione permetteva il controllo delle vie della pianura bresciana.Info utili: Comune di Cividate al Piano, Piazza Giovanni XXIII.Sito internet: www.comune.cividatealpiano.bg.itGeolocalizzazione su mappa: 45.55593, 9.83549 Rocca Magna di Palazzolo sull'OglioCostruita sulla riva sinistra dell’Oglio tra il IX e il X secolo, fu una vera e propria rocca, detta Rocha Magna (ovvero un fortilizio occupato da un presidio militare), inserita nell’antico sistema di fortificazioni a difesa del castrum Palatioli.Info utili: Comune di Palazzolo sull'Oglio, Via XX Settembre, 32.Sito internet: www.comune.palazzolosulloglio.bs.itGeolocalizzazione su mappa: 45.59722, 9.88446 Chiesa di Santa Maria Assunta a Palazzolo sull'OglioEretta su un edificio precedente, il progetto venne indetto dalla stessa città di Palazzolo, che organizzò la nuova costruzione tra il 1751 e il 1782. Venne progettata dal celebre architetto Giorgio Massari. Geolocalizzazione su mappa: 45.59844, 9.88358
Da Seriate a Palazzolo

La Valsassina e le Grigne

Dalle escursioni in giornata adatte a tutti, alle arrampicate sulle pareti verticali delle Grigne, fino agli splendidi trekking che portano ai rifugi
La Valsassina e le Grigne

Bergamo La Valle Seriana e la Presolana

Quelle del Valle Seriana sono montagne tutte da vivere e da scoprire a piedi, in mountain bike o con divertenti trekking off-road in sella a un quad.
Bergamo La Valle Seriana e la Presolana

Tour del Parco della Valletta

Itinerario che attraversa le zone agricole della provincia di Lecco a ridosso del confine con la provincia di Milano.
bike itinerario la valletta

Dal Rifugio Cà San Marco a Foppolo

Dal rifugio Ca' San Marco, in corrispondenza del solido paravalanghe, si percorre un tratto di mulattiera dell’antica Priula, che con alcuni tornanti sale fino al Passo San Marco (1.992 m, 30’ dalla partenza).   Raggiunto il passo, caratterizzato da un grande omino in pietra e da un altare realizzato dagli alpini, si percorre per circa 150 metri la strada asfaltata sul versante valtellinese. Incontrata la deviazione si abbandona la strada che scende verso Morbegno e si prosegue lungo il sentiero, indicato con frequenti segnavia, in direzione del Monte Fioraro. Si continua lungo le pendici settentrionali del Pizzo Segade, sulla testata della Valle d’Orta e, raggiunto lo stretto crinale, lo si percorre per alcuni minuti fino a una forcella (2.070 m, 1h dalla partenza). La cresta spartiacque ci regala una magnifica veduta aerea del rifugio Madonna delle Nevi, verso il quale punteremo, prestando molta attenzione, abbassandoci lungo un breve, ma ripido, canalino, quindi, a mezza costa, proseguiremo attraverso le pendici del monte Fioraro. Raggiunta la solitaria baita degli Agnelli (1.990 m), si prosegue attraverso l’Alpe Fioraro e oltrepassata, senza raggiungerla, la baita Colomber, lungo un avvallamento, si perviene al passo della Porta (2.028 m) dove, poco oltre, s’incontra la baita Piano (2.018 m). Si attraversano i pascoli dell’Alpe Azzaredo, caratterizzati dalla presenza di numerose recinzioni in pietra che testimoniano il duro lavoro svolto in passato dai mandriani. Poco più in alto si nota un dominante “ometto” di sassi realizzato per conto dell’IGM durante l’effettuazione di rilievi topografici. Un centinaio di metri più in basso appare il bivacco Zamboni di proprietà dell’ERSAF, gestito dal CAI di Piazza Brembana e sempre aperto. Proseguendo in lieve discesa, al limite di un’incantevole spianata, si scorgono le baite Azzarini, si attraversa un torrente e, raggiunto il ripido fianco del lungo crinale del monte Azzaredo, lo si supera lungo alcuni tornanti (2.090 m circa). Si prosegue per ripida discesa fino a giungere nei pressi della baita di Piedevalle (1.994 m). Continuando si percorre l’agevole mulattiera, lungo i fianchi del Pizzo Rotondo, e si supera il piccolissimo lago di Cavizzola, punto d’incontro con il sentiero che sale da Madonna delle Nevi. Si prosegue per pascolo, lasciandoci guidare dai segnavia, fino a raggiungere l’ennesimo caratteristico recinto in pietre e la baita Cascinetto dei Siltri (1.973 m) da cui, con un ultimo sforzo, si perviene alla Forcella Rossa  (2.055 m), da dove è possibile ammirare l’intera conca di San Simone. Dalla bocchetta si scende dirigendosi sulla sinistra lungo un breve canale erboso, si divalla a mezza costa fino a giungere nelle vicinanze di una pozza d’acqua poi, piegando a sinistra, si scende in direzione dello sterrato che si tocca nei pressi di un acquedotto (4h dalla partenza). Si prosegue in direzione del piccolo agglomerato di caratteristiche baite indicate come Baitone (1.854 m). Superato il nucleo rurale, la carrareccia si riduce a buon sentiero che, dopo un primo tratto in leggera discesa, prosegue in piano a mezza costa offrendo un’aerea veduta sulla Valle delle Saline, mentre sull’opposto versante è visibile il monte Arete e, più alto, sulla sinistra, il monte Valegino. Si contornano così, con percorso pianeggiante, le ripide scarpate della Cima di Lemma, fino a entrare nell’ampio vallone pascolivo. Si segue in salita fino a superare la baita delle Saline, dove all’estremità dei resti della stalla è stata realizzata una copertura arredata con un tavolo e relative panche per una meritata pausa all’ombra. Risalito l’ultimo tratto di pascolo si raggiunge il passo di Tartano  (2.108 m, 5h 15’ dalla partenza) caratterizzato da una slanciata croce in ferro; nei pressi sono visibili interessanti resti di numerose trincee (linea Cadorna), recentemente sistemate a cura della Comunità Montana. Ignorato il sentiero che scende sul versante valtellinese, si continua sulla destra lungo il costone erboso, ora segnalato con il segnavia n°201, che offre un magnifico colpo d’occhio sulla Val Lunga e, disposti a quote diverse, sui laghi di Porcile, vere perle color turchese. Lungo i pendii della Val Lunga, tributaria con la Val Corta della Valle di Tartano, si scorgono parecchie baite con i tipici recinti in pietra. Percorso il breve tratto di costa, dove si osservano i resti di appostamenti di mitraglia ancora ben conservati, con alcuni ripidi tornanti si discende lungo il versante valtellinese, in direzione dei laghi di Porcile. Successivamente, percorso un tratto piano lungo le pendici del monte Valegino, prestando attenzione ai numerosi segnavia posti sui grossi massi, si attraversa fino a raggiungere il più alto dei tre caratteristici laghetti (2.095 m) di origine glaciale. Costeggiata la sponda sinistra del lago e, superata una vecchia baita d’alpeggio, si va avanti spostandosi sulla sinistra del vallone, evitando i grossi massi detritici visibili sulla destra, quindi, con un tratto in diagonale, si avanza fino a raggiungere il passo di Porcile (2.290 m, 6h 15’ dalla partenza). Il passo, un’ampia insellatura posta fra i monti Valegino e Cadelle, mette in comunicazione la Valle di Tartano con Foppolo. Volgendo a sinistra si percorrono una trentina di metri circa per poi scendere decisi lungo il pendio, fino al punto in cui il sentiero continua a mezza costa in direzione di una baita. Si continua a scendere fino a un caratteristico pianoro dove è situata la graziosa baita delle Cadelle (2.057 m) e, poco distante, una solida stalla. Lo spiazzo, attraversato da un torrente, è racchiuso fra ripide scarpate e pietraie, mentre dappertutto si osservano muretti e cumuli di sassi ammucchiati allo scopo di estendere la superficie del pascolo. Si continua spostandosi sul fianco destro della valle, si prosegue lungo un ottimo sentiero che, con alcune serpentine, consente di perdere rapidamente quota. Superate due baite, alle relative quote di 1.860 e 1.826 metri, poco oltre si volge a sinistra e, attraversato il torrente, si va avanti fino a entrare in un bosco di pini e larici. Fuoriusciti dalIa pineta, in corrispondenza di un casolare, non rimane che seguire le indicazioni e, superata una baita, si percorre l’ottima mulattiera delimitata da muri di sassi. Si termina, con una breve salita, nei pressi della località Rovera (1.600 m), che si raggiunge dopo aver attraversato un ponte di legno. Ora non rimane che scendere a Foppolo, dove ovviamente non mancano tutti i principali servizi propri di un centro turistico. Per pernottare ci si può rivolgere ai vari alberghi di Foppolo.  
Dal Rifugio Cà San Marco a Foppolo

Dal Passo Crocedomini al Rifugio Tita Secchi

Siamo nel cuore del Parco dell’Adamello in provincia di Brescia, dove la natura è incontaminata e i paesaggi sono di una bellezza unica.   Questo itinerario è abbastanza semplice, il sentiero è ben tenuto e il dislivello, di poco più di 600 m, viene distribuito lungo un tratto molto esteso, non creando mai dei punti eccessivamente ripidi. Si parte raggiungendo il passo di Crocedomini, dove si può lasciare l’auto nell’ampio parcheggio gratuito accanto a malga Cadino. Il periodo consigliato per l’escursione è quello estivo e autunnale, perché il passo viene chiuso per molti mesi durante l’anno a causa della neve che scende copiosa in inverno e resta fino alla primavera. Per questa ragione è bene verificarne l’apertura, è possibile contattare il Rifugio Passo Crocedomini per avere informazioni a riguardo. La strada per raggiungere il passo è asfaltata, in certi tratti si restringe un po’ ma sono presenti molte piazzole utili per permettere lo scorrimento di due veicoli nella direzione opposta. Un volta parcheggiata l’auto si imbocca la comoda strada sterrata indicata con il segnavia numero 19, la vista spazia subito sugli ampi prati verdi di val Cadino e sul monte Colombina. Il primo luogo che cattura l’attenzione è il Corna Bianca, una formazione di origine calcarea dall’iconico colore bianco acceso, che crea un bellissimo stacco cromatico sui prati verdi e disseminati di fiori colorati di questa zona.Dopo avere fatto qualche scatto fotografico, girando attorno a questa splendida formazione naturale, si prosegue tenendo Corna Bianca sulla destra e camminando per qualche decina di metri su un tratto di sentiero ricoperto da una finissima sabbia bianca, generata proprio dall’erosione del materiale calcareo.La traccia continua su un sentiero lastricato con pendenza abbastanza regolare fino al raggiungimento del piccolo laghetto Nero di Cadino. Qui si può individuare facilmente una deviazione: sulla destra il sentiero con segnavia 19 si stacca e con 5 tornanti molto ripidi permette di superare rapidamente quota 2.200 m e giungere in prossimità delle Creste di Laione, a sinistra invece prosegue salendo in maniera molto più dolce.Si consiglia di proseguire sulla strada di sinistra guadagnando costantemente quota fino al congiungimento con il sentiero 1 (Alta via dell’Adamello). Questa variante consente di avere una vista più centrale sulla splendida valle di Cadino e sul tracciato appena percorso, i 2.300 m di quota ormai raggiunti invece permettono di vedere in lontananza i bellissimi profili delle prealpi bresciane.Il raggiungimento del sentiero 1 segna anche la fine della parte più ripida dell’itinerario, da qui il tratto si fa nuovamente pianeggiante fino al raggiungimento del passo della Vacca. Sarà evidente l’arrivo al passo per via di un curioso masso che effettivamente richiama le forme di una grossa mucca.Il paesaggio è ora estremamente roccioso, davanti si staglia la maestosa parete Ovest del Blumone ed in lontananza, oltre allo scrosciare di un ruscello, si possono sentire i fischi di richiamo delle marmotte. Un ottimo punto di vista viene dato anche dalle rocce appuntite delle Creste di Laione e dal tratto di sentiero che, inerpicandosi su quest’ultime, raggiunge anch’esso la nostra posizione sul passo. Per raggiungere il lago bisogna proseguire lungo l’unico sentiero presente per ancora una decina di minuti e finalmente, dopo l’ultima curva a sinistra, si scorge il torrente Laione, la grande diga in cemento e, in posizione sopraelevata, il Rifugio Tita Secchi. Si supera il torrente con un piccolo ponticello e dopo l’ultima rampa di scale si è arrivati al rifugio.Il lago ha un bacino idrico di 1,56 km², ma non essendoci nessun immissario principale il volume d’acqua dipende solamente dallo scioglimento dei ghiacci e dalle piogge, per questa ragione è possibile vederlo in condizioni molto diverse a seconda dei periodi dell’anno. Ad agosto il livello dell’acqua è solitamente sceso e questo consente di avvicinarsi camminando su rocce altrimenti sommerse in altri periodi. Il verde delle poche chiazze d’erba di quest’area, il grigio delle rocce e il blu intenso dell’acqua creano in questo periodo dell’anno una magnifica combinazione di colori, impossibile da non immortalare in qualche fotografia. Ad impreziosire ulteriormente questo paesaggio ci pensano gli alti picchi di Cima Terre Fredde e del Blumone. Non esiste un vero sentiero che costeggia l’intero bacino, la traccia del n. 1 infatti fiancheggia solamente la sponda orientale per poi deviare sulla destra. Nell’area vicino al rifugio è comunque possibile raggiungere facilmente la costa e fermarsi per riposare un po’ su qualche masso piatto. Per fare un pic-nic si può quindi scegliere una delle numerose rocce con vista lago, oppure si può decidere di fermarsi al Rifugio Tita Secchi per godersi un ottimo pranzo, scegliendo tra la vasta selezione di piatti tipici del loro menù. Il rifugio è aperto sia a pranzo che a cena ma è sempre possibile entrare per un caffè o un te accompagnati da una fetta di crostata fatta in casa.La discesa avviene lungo lo stesso tragitto dell’andata. Il sentiero anche in discesa non presenta nessuna difficoltà particolare e in circa 2 ore si è nuovamente a malga Cadino.
Dal Passo Crocedomini al Rifugio Tita Secchi

Verso Pian d’Erba lungo il Sentiero Botanico

Snodandosi ai piedi delle Prealpi del Triangolo Lariano, questo percorso vi porterà alla scoperta del paesaggio boschivo di questa zona.   Anche questo itinerario fa parte del progetto InTERRACED-net che ha permesso di recuperare e valorizzare aree di interesse ambientale e paesaggistico altrimenti trascurate. Il tracciato parte dall’abitato di Brienno, a quota 209 m s.l.m., per raggiungere la loc. Pian d’Erba, al confine con il comune di Schignano, a quota 1105 m s.l.m. Risale le pendici del versante attraversando ripide valli e collegando numerosi nuclei rurali montani, ormai da tempo abbandonati. Probabilmente in funzione della sua grande importanza e dell’impervietà del territorio in cui si sviluppa, il percorso è quasi interamente selciato e contraddistinto da importanti opere di muri a secco, fondamentali per gli attraversamenti più accidentati e i tratti più pericolosi. Il contesto ambientale è rappresentato da un versante boscoso che risale verso la colma d Binate dove dominano i boschi di carpino che, a quote superiori, vengono sostituiti dai boschi di faggio.Il percorso proposto, comunemente chiamato Sentiero Botanico, originariamente era la mulattiera che dall’abitato di Brienno permetteva di raggiungere l’Alpe comunale in località Prà del la Curt e che oggi prosegue fino alla località Pian d’Erba attraversando la proprietà Boyle di Putifigari. L’itinerario prende il via dalla via Regina, di fronte alla sede del comune, sull’angolo del Circolo A.C.I.S. Da qui si salgono i gradini seguendo le indicazioni della tabella direzionale CAI verso Samaina. La scalinata si snoda tra le case risalendo il versante: la giusta direzione è segnalata da segnavia rossi e bianchi con indicato il numero 1. Uscendo dalla zona abitata si incontra un primo incrocio adeguatamente segnalato e con le indicazioni per il sentiero botanico. Imboccando la direzione opposta, verso Palaina, a pochi metri si incontra l’oliveto comunale, recuperato nell’ambito di interventi promossi dall’amministrazione comunale di Brienno e dal Consorzio Forestale Lario Intelvese all’interno del PROGRAMMA DI COOPERAZIONE INTERREG V – A ITALIA SVIZZERA 2014-2020 “InTERRACED – NET - Strategie integrate e reti per la conservazione e la valorizzazione del paesaggio terrazzato transfrontaliero” (Id. 472084). Il sentiero, un selciato ben conservato, risale rapidamente il versante incontrando numerose deviazioni che conducono ai numerosi fabbricati non ancora crollati di “Giumanell” e “Salmaju”. Facendo attenzione per seguire il segnavia si arriva in prossimità della cappellina votiva di Sant’Antonio Abate. Qui si incontra un altro importante incrocio, opportunamente segnalato con tabelle direzionali CAI, dove bisogna continuare a risalire il versante imboccando la decisa salita e abbandonando la direzione dei vicini “Monti Carpina”. Il sentiero si addentra in un bosco di carpino e castagno, un ambiente decisamente forestale rispetto al precedente, anche se molto degradato per la presenza di numerosi schianti. Anche la mulattiera, ancora contraddistinta da fondo in selciato e gradini in pietra si presenta molto danneggiata, ma non per questo meno interessante. Continua la salita intervallata dall’attraversamento di numerosi valletti molto ripidi, fino ad un tratto in cui la pendenza aumenta decisamente e la mulattiera si trasforma in una massiccia scalinata in pietra sospesa nel bosco. E’ la cosi detta “Scala Santa” che conduce alla località “Costa Tuasa”, contrassegnata dalla presenza di un fabbricato completamente diroccato, che termina dopo poche decine di metri quando il sentiero spiana ed inizia un tratto quasi pianeggiante che conduce alla località “Turbola”. La località è contraddistinta dalla presenza di un complesso di fabbricati purtroppo completamente diroccati tra cui l’omonima “Sorgente Turbola”. L’itinerario prosegue riprendendo a salire dapprima gradualmente e quindi decisamente, contemporaneamente cambia il contesto forestale, che si trasforma per la presenza sempre più dominante della faggeta. Con il cambio della tipologia di bosco aumenta decisamente la presenza di schianti e sradicamenti di intere ceppaie di piante che in alcuni casi interessano direttamente il sentiero. Con attenzione e grazie agli interventi di ripristino però non si perde la direzione fino a raggiungere la località “Pra de la Curt” dove è segnalato l’Alpe comunale ormai ridotto ad un rudere difficilmente riconoscibile. In questo ultimo tratto sono cambiate anche le caratteristiche del sentiero, non più caratterizzato dall presenza di selciato e gradini in pietra, ma da un fondo prevalentemente in terra battuta, la cui traccia in alcuni casi rischia di perdersi sotto il deposito dell’abbondante lettiera indecomposta della faggeta. Siamo all’ultimo strappo che conduce al culmine della salita fino alla loc. Pian d’Erba. Siamo giunti al termine del nostro itinerario e ci troviamo sulla dorsale che collega il Monte Comana con il Monte Binate, lungo il cui asse si sviluppa il “Sentiero delle Espressioni”. Siamo anche sulla soglia della Forestale Demaniale Valle Intelvi gestita dall’Ersaf e a circa 20 minuti di cammino dall’Agriturismo Alpe Comana dove, durante la stagione primaverile/estiva è possibile trovare ristoro.
Verso Pian d’Erba lungo il Sentiero Botanico