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La glaciale Valle dei Forni

Partenza/Arrivo
Da: Valfurva (SO)
A: Valfurva (SO)
Tipologia/Periodo
Trekking
Primavera/Estate
Durata/Lunghezza
5 ore
8km
Dislivello
Salita: 554m
Difficoltà
MEDIA

Il cammino ad anello qui proposto, permette di percorrere tutta la valle dei Forni, posta al centro del gruppo Ortles – Cevedale, una vallata di origine glaciale percorsa dall’impetuoso torrente Frodolfo alimentato dal ghiacciaio, le cui pendici sono tappezzate da radi boschetti di larici.

Lo spettacolo di questo luogo è soprattutto dato dall’incredibile veduta sull’imponente ghiacciaio dei Forni, il più grande ghiacciaio vallivo italiano, che diviene ben visibile già a pochi minuti di camminata dal parcheggio e che rende questo luogo assolutamente unico in tutte le Alpi centrali.

Il sentiero è ben segnalato con diverse indicazioni colorate sulle rocce e con moltissimi cartelli posti nei bivi principali. Nonostante sia classificato come escursionistico, i tratti complicati sono veramente pochissimi e, con un po’ di attenzione, può essere percorso da tutti. Anche se in autunno si potrebbero incontrare dei tratti completamente ghiacciati. Per questa ragione è assolutamente consigliato controllare l’eventuale presenza di neve e portare con sé dei ramponcini se si ha intenzione di affrontare il trekking da inizio ottobre in poi. Dopo la prima nevicata consistente comunque si consiglia di evitare questo itinerario, a favore di altre proposte più semplici che hanno come punto di partenza il parcheggio dei Forni o direttamente il paese di Santa Caterina.

Dal paese di Santa Caterina in Valfurva, imboccando la strada comunale dei Forni, si ha accesso alle valle dei Forni. Il percorso affronta la salita lungo il versante destro, per poi raggiungere la base del ghiacciaio e i ponti tibetani posti proprio dove nasce il torrente. La discesa avviene invece lungo il versante opposto, con la possibilità di fare una sosta al Rifugio Branca.

Il Sentiero Glaciologico è probabilmente il tracciato migliore per poter vivere pienamente l’esperienza di una camminata in un luogo così suggestivo. In primavera la valle è infatti famosa per le sue bellissime fioriture e le mandrie di animali al pascolo; non sarà inoltre raro vedere marmotte, camosci ed ermellini. In autunno l'esplosione dei colori è invece da ricercare sulle chiome dei numerosi larici sparsi all’inizio della vallata. Qualunque sia il periodo da voi scelto però la bellezza del ghiacciaio e la maestosità delle Tredici Cime che lo sovrastano rimarrà la stessa.

Per arrivare al parcheggio bisogna raggiungere il paese di Santa Caterina, dove è necessario acquistare un ticket dal costo di 5 euro presso l’ufficio turistico. In bassa stagione e durante alcune giornate lavorative le regole però potrebbero cambiare, mentre in certi periodi la strada potrebbe venire chiusa; per questo è consigliato contattare anticipatamente l’ufficio turistico del paese.

Da Santa Caterina si imbocca la strada comunale dei Forni lunga circa 4 km che, sebbene presenti alcuni tratti un po' stretti, è comunque sempre asfaltata e ben tenuta.
Al termine della strada si giunge ad un ampissimo parcheggio sterrato. I posti auto sono moltissimi, ma in piena estate c'è sempre un alto afflusso di persone, con conseguente rischio di non trovare uno spazio libero.

Appena usciti dall’auto si nota immediatamente il Rifugio Forni, posto in una posizione sopraelevata a pochi passi dall’area di parcheggio più alta. È incredibile pensare come un tempo in inverno il ghiacciaio si estendesse fino a qui, andando di fatto a coprire l’intera valle. Negli ultimi 150 anni il progressivo ritirarsi della massa di ghiaccio è stato costante e dagli inizi del 1900 la superficie si è ridotta del 36%. Proseguendo nella camminata saranno sempre più evidenti le tracce di questo triste fenomeno.

Per imboccare il sentiero bisogna raggiungere una grande bacheca posta alla fine del parcheggio, si gira quindi a destra e si attraversa il torrente; qui un cartello segna l’inizio del sentiero Glaciologico Basso (524) e di quello Alto (520), che nella prima parte coincidono.

Il tratto prosegue ora lungo una singolare scalinata fatta interamente di rocce e, dopo una breve salita, si addentra in un piccolo boschetto di larici.
In autunno questa prima parte del sentiero è un vero spettacolo per via dei colori giallo e arancione dell’erba e delle chiome degli alberi. Sfortunatamente da qui non è ancora possibile ammirare il bianco intenso del ghiacciaio dei Forni, ma anche così vale sicuramente la pena fermarsi per qualche scatto.

Il sentiero prosegue con una salita costante ma non troppo impegnativa fino alla deviazione con il sentiero Glaciologico Alto. Data la stagione autunnale, il tratto proposto è quello del sentiero Glaciologico Basso, sia per poter rimanere ad una quota inferiore sia per poter ammirare meglio i larici, i quali sono del tutto assenti nel tratto più alto. In estate invece la scelta dipende dal tempo a disposizione e dal dislivello che si ha intenzione di percorrere. Entrambi i sentieri comunque si ricongiungono dopo pochi chilometri, in corrispondenza dell’ultimo tratto prima dell’arrivo al ghiacciaio.

Girando a sinistra si rimane quindi sul sentiero CAI 524, che prosegue a mezza quota con diversi saliscendi mai impegnativi. Per lunghi tratti il sentiero diviene quasi pianeggiante e permette di godersi appieno la camminata in mezzo al bosco.

Giunti circa a quota 2.250 m gli alberi iniziano a lasciare spazio alla classica vegetazione di alta montagna ed è proprio in questa parte che finalmente la vista può aprirsi all’incredibile bellezza del ghiacciaio e alla cima innevata del monte di Peio. Tanti piccoli ruscelli cristallini, una spruzzata di neve sui pochi arbusti rimasti ed in lontananza un’enorme massa di ghiaccio bianco: sono questi gli scorci che regala la Valle dei Forni.

Proseguendo il sentiero si sposta sempre di più verso il centro della valle fino al raggiungimento della deviazione per il Rifugio Branca (situato sul lato opposto del torrente).

Per chi non ha più fiato c’è quindi la possibilità di concludere qui la salita verso il ghiacciaio e proseguire lungo un sentiero molto più dolce che in 30 minuti conduce al rifugio. Per tutti gli altri il mio consiglio è quello di ignorare il cartello con l’indicazione per il rifugio e proseguire andando dritti, senza però scordarsi di una piccola deviazione per visitare i due ponticelli in legno che, al centro della valle, consentono di superare il torrente e raggiungere il rifugio.

Quello che inizia ora è probabilmente il tratto più complesso: da quota 2.300 m bisogna raggiungere i 2.500, lungo un sentiero che si fa sempre più stretto e con un fondo molto roccioso e sconnesso. In autunno diversi tratti purtroppo si coprono di ghiaccio per via dei numerosi ruscelli che li attraversano. Se le lastre di ghiaccio non sono troppo estese è possibile deviare brevemente fuori dal sentiero rimanendo su tratti più asciutti, in caso contrario è assolutamente necessario utilizzare dei ramponcini.

Per informarsi riguardo lo stato del sentiero è possibile contattare l’ufficio turistico di Santa Caterina o di Bormio. In alternativa è possibile accedere al sito del rifugio Branca per visionare le immagini della webcam installata sul tetto, che inquadra proprio questa parte del sentiero.

Si prosegue quindi su un tratto abbastanza ripido e dopo un paio di tornanti si scorge il segnale con l'indicazione del sentiero Glaciologico Alto.
Appena dopo la ricongiunzione con il sentiero alto inizia quella che probabilmente è una delle aree paesaggisticamente più spettacolari dell'intera escursione. Le enormi cime rocciose coperte di neve sono ormai vicinissime e attorno al sentiero si estende un paesaggio ricco di detriti morenici depositati dalla lenta azione del ghiacciaio.

Camminando su un fondo sassoso e superando una piccola frana, si giunge su un'enorme formazione rocciosa rossastra caratterizzata da una superficie levigata e ricca di piccole concavità dove si deposita l'acqua; una volta il fronte del ghiacciaio arrivava fino a qui e nel corso degli anni ha completamente lavorato la parete di roccia.

Ancora un piccolo sforzo e finalmente si compie l'ultimo tratto di salita. La vista si apre ora alla vasta piana rocciosa posta alla base del ghiacciaio. Qui detriti, terra scura e enormi massi ferrosi si mescolano, dando vita ad un paesaggio disordinato, quasi malinconico, ma comunque molto affascinante.

Scendendo tra piccoli omini di pietra, facendo sempre attenzione ai tratti ghiacciati, ci si può ora anche voltare verso il punto di partenza per osservare tutto il tratto percorso lungo la parte bassa della Valle dei Forni. Il paesaggio da qui è dominato dal massiccio del Gran Zebrù (3.856 m). Da questa posizione la valle risulta essere abbastanza anonima per via dei colori spenti dell'erba, ma guardando in lontananza si scorgono delle punte d'arancio: il piccolo bosco accanto al parcheggio.

Proseguendo lungo il sentiero, in 5 minuti si raggiunge il primo ponte tibetano che permette di superare un piccolo fiumicello. Il primo ponte è lungo solamente pochi metri ed è ben saldo, il secondo invece è molto più alto e passa proprio sopra un tratto particolarmente impetuoso del torrente. Se non avete mai percorso un ponte tibetano camminarci sopra sarà sicuramente una bella esperienza. Il ponticello è interamente chiuso da corde metalliche, con le quali ci si può tenere, quindi non c'è assolutamente nessun pericolo.

Appena prima del secondo ponte, ci si trova proprio al centro dell'enorme depressione del terreno creata dall’azione del ghiacciaio; questo è probabilmente il punto migliore per ammirarlo nella sua interezza.

Dinanzi a questa bellezza è veramente impossibile rimanere indifferenti, anche se lo stupore non può che lasciare presto spazio ad un certo senso di amarezza: la massa di ghiaccio ha delle forme spezzate, in lontananza sono evidenti diversi crolli ed il fronte più vicino è sporco e ricoperto di detriti. Purtroppo il cambiamento climatico non sta lasciando scampo a questo spettacolo della natura ed oggi il ghiacciaio dei Forni non esiste più come massa unitaria, ma si è diviso in tre colate distinte (orientale, occidentale e centrale) ben visibili da questa posizione,

Il sentiero prosegue dritto verso il Rifugio Branca, ma è comunque possibile provare ad avvicinarsi maggiormente alla lingua di ghiaccio più bassa. Svoltando a destra quindi è possibile incamminarsi lungo un sentiero pressoché in piano fino al raggiungimento di un piccolo laghetto generato dallo scioglimento del ghiaccio.
Camminando lungo la costa del piccolo specchio d'acqua si ha la fortuna di ammirare il ghiacciaio dei Forni da una posizione veramente privilegiata, mentre aggirando il lago sulla destra è possibile avvicinarsi ulteriormente.

Il progressivo scioglimento sta causando continue variazioni nella superficie del ghiacciaio: l'altezza della parete sta via via diminuendo e all'interno della stessa si formano e vengono distrutte costantemente delle piccole grotte.
È quindi assolutamente sconsigliato provare a entrarci o provare a camminare sopra l'area del ghiacciaio se non si è esperti o accompagnati da una guida.
In generale tutto questo tratto alternativo deve essere percorso con molta cautela valutando attentamente i pericoli. Se non ve la sentite non c'è nessun problema, perché la vista è comunque magnifica anche dal sentiero principale.

Superato il secondo ponte si giunge all'ennesimo punto estremamente panoramico di questa escursione: un piccolo laghetto che riflette alla perfezione il monte Gran Zebrù.
Dopo qualche scatto si riprende la discesa verso il Rifugio Branca, dove il sentiero 520, dopo un ampio tornante sinistrorso, affronta la discesa all'interno di un canalone.

Questo brevissimo tratto è abbastanza ripido e parecchio scivoloso per via della presenza di un fiumicello che si riversa sulle rocce. Non ci sono cordini o catene con i quali tenersi, quindi bisogna procedere con passo fermo e facendo molta attenzione.
Superato questo tratto un po' tecnico, il sentiero ricomincia a tagliare in mezzo ai prati della valle dei Forni e in pochissimi minuti ci conduce alla base del Rifugio Branca.
Il rifugio è chiuso nel periodo autunnale, per conoscere i periodi di apertura è conveniente consultare il loro sito web.
Nello spiazzo erboso sottostante al rifugio la veduta non è paragonabile a quella visibile dai ponti, ma è comunque difficile non fermarsi per ammirare il panorama.

La traccia descritta prevede ora di scendere lungo il sentiero numero 524.
Questo tratto è di fatto un'ampia strada sterrata che serve per raggiungere il Rifugio Branca in jeep direttamente dal parcheggio del Rifugio Forni. La discesa quindi prosegue molto spedita e senza particolari scorci differenti rispetto all'andata. Essendo così ampia e ben battuta, la strada può anche essere tranquillamente percorsa di notte con una torcia, magari dopo aver passato il tramonto proprio alla base del ghiacciaio. In poco più di mezz'ora così si raggiunge nuovamente il parcheggio.

Nel periodo estivo è possibile spezzare in due l'escursione fermandosi per pranzo al Rifugio Branca. Da settembre/ottobre il rifugio è però chiuso, per questo sarà necessario portarsi il pranzo al sacco oppure decidere di mangiare alla fine dell'escursione proprio al Rifugio Forni o al Rifugio Stella Alpina, posto pochi chilometri più a valle lungo la strada che da Santa Caterina conduce al parcheggio.

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Ph: Stefano Poma

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