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5 cose da fare sulle montagne lombarde oltre allo sci

Dove sta scritto che in Lombardia la montagna d’inverno si possa vivere solo con gli sci ai piedi?   Vi suggeriamo alcune cose da fare in alta quota, dalle passeggiate alle fat bike, dalle ciaspole al pattinaggio. Ecco alcune proposte alternative per godere degli splendidi paesaggi e dell'aria pura che solo le vette regalano! A voi la scelta!     1.    Passeggiare e praticare uno sport alternativoSe l’obiettivo è stare all'aria aperta e godersi la magia di paesaggi imbiancati, la Lombardia è il luogo ideale. Può essere davvero divertente provare un’attività sportiva per la prima volta, meglio se con un pizzico di adrenalina!  Oltre alle innumerevoli passeggiate da fare su sentieri innevati battuti, ci sono anche altre modalità di passeggiare sulla neve, come il nordic walking o le ciaspole. Un’escursione invernale con le racchette da neve ai piedi è un’esperienza piacevole che si adatta a tutti, adulti e bambini. Un'altra divertente alternativa allo sci è il pattinaggio sul ghiaccio. In Lombardia è possibile inoltre provare l’ebbrezza del “rafting sulla neve” con lo snow tubing. Divertenti discese con “ciambelloni” sulla neve! Molte località montane lombarde offrono infine un’altra attività escursionistica adatta a tutte le età: lo sleddog con cui vivere l’esperienza di scivolare sulla neve a bordo di una slitta trainata da una muta di cani!    2. Pedalare sulla neve con la fat bikeFinalmente, gli appassionati delle due ruote, non dovranno più attendere l’arrivo della primavera per pedalare in montagna. Anche in Lombardia si trovano numerose strutture per il noleggio di fat bike che organizzano escursioni in totale sicurezza accompagnati da guide abilitate.Sarà sicuramente l’occasione per vivere la montagna invernale in un modo originale e divertente!   3. Gustare la tradizione Alla fine di una giornata sulla neve, l'appetito si fa sentire! Una delle cose da fare in Lombardia in inverno è quella di godersi i piaceri della tavola gustando i piatti della tradizione accompagnati da un buon calice di vino tipico. I pizzoccheri della Valtellina, i formaggi e i salumi regionali, le varie declinazioni di sua maestà la polenta e i dolci. Le montagne lombarde si possono trasformare in veri e propri tour enogastronomici!   4. Visitare borghi montani Con l'abbigliamento adatto, in montagna in inverno si possono fare piacevoli passeggiate sia nei vari centri urbani che in periferia.Il cuore dell'alta Lombardia è un piccolo mondo a misura d'uomo tutto da scoprire esplorando i piccoli borghi dove ancora è possibile imbattersi in piccole botteghe artigiane.Molte valli lombarde sono oasi di pace e di relax. L'ideale per chi cerca il silenzio e per chi vuole immergersi in una natura incontaminata. Mete che offrono un prezioso patrimonio artistico e sono custodi di tradizioni millenarie.    5. Instagrammer per un giorno Gli effetti dei colori e delle luci riflesse dalla neve fanno di molte escursioni sulle montagne lombarde dei veri e propri instaplaces, luoghi suggestivi da immortalare! Ma anche chi non è “social addict” resterà sicuramente estasiato da scenari naturalistici di incredibile bellezza!Non vi resta che fotografare i magici paesaggi innevati che le montagne lombarde offrono e condividerli sui vostri account. Centinaia di like sono assicurati!E non dimenticatevi di taggarci: #inLombardia!
Bormio - ciaspolate - @inLombardia

Wedding weekend in Lombardia: come, dove e perché

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5 cose da fare a Lonato del Garda

A due passi dal lago di Garda, un borgo ricco di storia e cultura

Tour in A35: Rivolta d'Adda

La Basilica, il palazzo Celesia e il parco della preistoria
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Le case medievali di Solto Collina

Solto Collina conserva numerosi edifici di epoca medievale distribuiti nelle antiche contrade sorte in epoca medievale: sia gli edifici fortificati sia le abitazioni sono ancora oggi abitati e mantengono esternamente l’aspetto originario. In contrada Castello, a nord-est del borgo, si trova l’originaria residenza dei Signori di Solto: la prima menzione del castello risale alla metà dell’XI secolo e in un documento del 1564 è citato come Castello de Columbis di Solto; nel XVI secolo qui si tenevano le riunioni comunali di Solto, Riva di Solto e Uniti. Il castello (oggi dimora privata) sorge su una piccola altura nel centro del paese: l’attuale ingresso, in Via Castello 24, è costituita dal portale in pietra simona con stemma araldico e mascheroni. Dalla zona sud di Via Castello, ove la strada si biforca, è ben visibile la parte antica del complesso, formata da due edifici (di diversa altezza) in pietra calcarea locale e cantonali in grossi blocchi ben lavorati. Queste strutture di difesa, con feritoie e finestre archivoltate per l’avvistamento, risalgono al XII secolo. Successivamente fu aggiunto un terzo complesso a nord (visibile dal cortile), con ampio portale d’accesso con data incisa 1436, periodo in cui l’edificio era usato come residenza e non più con funzione difensiva. Sempre in contrada Castello, nei pressi della parrocchiale dove un tempo sorgeva la pieve, si trova l’edificio più antico del paese: la “Casa dell’arciprete” (così come attestato dalle fonti del XV secolo) che conserva interamente le murature del XIII secolo, ad eccezione dell’avancorpo ovest del XVI secolo. La casa si articolava su due livelli, con solaio e loggia in legno: al piano terra (a ovest) si apre un portale archivoltato ancora oggi in uso e al primo piano, dietro il ballatoio ligneo, una porta architravata. A sud e a nord si conservano feritoie e finestre oggi tamponate che proteggevano l’abitazione verso la collina e verso il borgo. Nel XV secolo la casa fu circondata da un recinto cui si accedeva attraverso la stretta porta con monolite ribassato visibile a ovest. Nella contrada Canzanico, oggi centro del paese, si trovavano le residenze della famiglia Foresti, attestata dai documenti dal XIV fino al XVIII secolo. La torre Foresti, in Via Fantoni 3, risale al XIII secolo: fu costruita con bozze di calcare grigio di Zorzino e al secondo piano si conserva ancora una feritoia. Nel XIV secolo l’edificio fu sopraelevato fino al terzo piano e fu dotato di finestre con archivolto acuto; la torre fu poi abbassata nel 1428 per volere dei veneziani, nuovi signori del Sebino. Sempre in contrada Canzanico, in Vicolo dell’Orsolino, si trovano murature del XIV secolo: superato il vicolo si accede al retro della torre Foresti, dove si possono ammirare le murature e le aperture medievali. Dopo il XV secolo fu costruita la Casa Foresti (in Via Fantoni 5) su cui si apre un bel portale archiacuto che dà accesso alla corte interna; in facciata si trova un’edicola con l’Assunzione di Maria coi santi Giuseppe e Pietro, del 1868. Nella zona sud del borgo si incontra la contrada Sconico, al centro della quale (Via Sconico 32) sorge un palazzetto del XIII secolo in pietre calcaree ben lavorate, con al piano terra due portali (oggi si conservano solo gli stipiti) e finestre archiacute. A lato di questo edificio c’è un bell’archivolto acuto del Trecento, in calcare bianco che doveva appartenere a una residenza signorile. Oltre Sconico si sviluppa la contrada Dosso, così chiamata perché rialzata rispetto alla zona circostante. Nel 1394 è citato il castro del Dosso (poi documentato nel 1448 come fracto ovvero distrutto) oggi da identificare nella casa-forte di Via Dosso 13: questo complesso di ampie dimensioni, oggi restaurato, costituiva un punto di difesa di Solto verso sud. Lungo la strada che conduce al complesso sono osservabili portali archivoltati del Cinquecento (in Via Dosso 15 e 21), periodo in cui si espanse questa contrada.   Federica Matteoni
Le case medievali di Solto Collina

Le case torri di Tavernola

Il borgo di Tavernola conserva pochi resti di epoca medievale, perché nel 1906 un dissesto idrogeologico ha causato il collasso di una parte del centro storico che conservava le architetture antiche. Tuttavia, grazie alle fonti documentarie, ci sono notizie della presenza di diverse torri, costruite nei pressi del lago, ove si aprivano spazi pianeggianti adatti alla costruzione degli edifici di rappresentanza. Queste case torri, infatti, erano impiegate sia per la difesa del privato, sia come edifici prestigiosi che dominavano gli altri, quale manifestazione della ricchezza del casato. Dalla documentazione d’archivio quattrocentesca, si ricostruisce che in Piazza dell’Olmo – platea Ulmi detta anche platea Fenaroli – si affacciava il Torrazzo dei Foresti nei pressi della Porta Ulmi; in contrada del Ponte o al Rì si trovava un’altra torre o torrazzo. L’unica torre medievale ancora visibile nell’attuale centro del paese e in posizione dominante sul lago, è la Turris illorum de Fenarolis o Turris Magna, vicina alla Turre del laco, poi sprofondata nel lago assieme all’adiacente casa parrocchiale. La torre Fenaroli ha pianta quadrata e si conserva nell’aspetto medievale fino al quarto livello: la parte sommitale dell’edificio e la cella campanaria furono ricostruite nel 1954, per riadattarla a campanile della chiesa parrocchiale. La tessitura muraria, oggi restaurata nelle malte, è realizzata in grosse bozze calcaree lavorate sia a bugnato, sia spianate nella faccia a vista; nei cantonali sono impiegate grosse bozze con il profilo lavorato. Alla torre si accedeva da sud attraverso un ingresso a tutto sesto, sopra cui si aprono – dal primo livello – finestre a tutto sesto: al terzo piano (fronte nord) si trova anche una feritoia. La tecnica di costruzione, inquadrabile tra XII e XIII secolo, è rigorosa, anche se non sempre omogenea: fu certamente opera di maestranze specializzate, abili non solo nella lavorazione della pietra, ma anche nel realizzare fondazioni in questa zona in riva al lago, con problemi di risalita d’acqua. Questa abilità costruttiva si riscontra sulla sponda occidentale del Sebino anche nelle vicine torri di Riva di Solto e Predore. Alla torre Foresti si addossa un grande accesso a tutto sesto, in grossi blocchi calcarei del XIII secolo, coronato da merlature di restauro: questo costituiva l’accesso all’area fortificata del borgo. Dentro quest’area sorgeva anche l’edificio del XIII secolo che si addossa alla torre a sud, e che fungeva da limite delle proprietà private dei Fenaroli. In affaccio al lago vi sono altre tracce di edifici medievali: alle spalle della zona fortificata, verso la collina, si conservano alcune tracce di portali, tra cui gli ingressi gemelli in via Orti 8, che segnano il limite di espansione del paese dopo il XV secolo. In via Pero 18, vicino all’attuale Villa Fenaroli – del XVI secolo, poi ampliata nel Settecento –, c’è un grande portale archiacuto in calcare bianco, con la chiave dell’arco decorata da stemma. Nell’estremità nord del borgo, oltre la parrocchiale, via Molini ricorda gli edifici e le strutture idrauliche azionate dal torrente Rino e utilizzate come frantoio per la macinazione delle olive. Anche nelle frazioni di Tavernola si conservano tracce di edilizia medievale: Gallinarga, a ovest di Tavernola e in riva al lago, è un piccolo nucleo di edifici con un torrazzo centrale (prima dei Foresti e poi dei Fenaroli) del XIII secolo; a Bianica, sulle colline a 2 km dal centro, si trova la chiesa di San Bernardo e nelle immediate adiacenze un edificio fortificato con funzione residenziale. A Cambianica, nei pressi della chiesa romanica di San Michele, si possono vedere resti di abitazioni bassomedievali costruiti con pietra calcarea estratta localmente.   Federica Matteoni
Case torri Tavernola

Leonardo nel Vimercatese

Un viaggio alla scoperta dei luoghi di soggiorno e di studio del genio Leonardo da Vinci
Sala 5, Must Museo del territorio

L’altra via dell'Aprica: da Morbegno a Colico

Questo itinerario, che parte dalla provincia di Brescia, in Valcamonica, giunge sino alle bellezze della Valtellina.   I suoi paesaggi sono rappresentativi delle tipologie paesaggistiche rinvenibili nelle Alpi. Si può qui scoprire, tra antichi borghi e sapori valtellinesi, la sua storia e la sua cultura enogastronomica, assaggiando un bel piatto di salumi tipici o sciatt e i celeberrimi pizzoccheri.  Il percorso inizia dalla stazione di San Giacomo di Tellio e termina alla stazione ferroviaria di Edolo. Da San Giacomo arriviamo al bivio con Carona e seguiamo la strada con numerosi tornanti, che ci porterà quasi al centro di Carona. Appena prima del paese giriamo a sinistra e prendiamo la strada che va in discesa, in direzione Aprica. La strada, poi, ridiscende sino alla centrale elettrica di Gadda e risale per immettersi sulla strada statale, appena prima del passo dell'Aprica. Percorsi un centinaio di metri si raggiunge la strada vecchia, via Liscidini, che troviamo sulla destra, e percorriamo tutta l'antica strada che porta al confine con la provincia di Brescia. Da qui la strada Valeriana ci conduce ad Edolo. ITINERARIO Distanza: 33 km Difficoltà: difficileFondo stradale: asfalto, un breve tratto di sterrato tra san Pietro Aprica e Corteno GolgiDislivello: +2155m, -1830 m; (Pendenza max: 44.1%, -46.1% Pendio medio:10.4%, -8.3%)Adatto a: utenti allenatiTipologia di bicicletta consigliata: tutteDurata media: 3 h ca. ALCUNI PUNTI DI INTERESSE Borghi rustici della ValtellinaLungo il tragitto si possono facilmente raggiungere i paesi situati nelle valli laterali o sui versanti della valle, dove ci si può immergere nei sapori di Valtellina, lungo la strada del vino.Info utili: https://www.stradadelvinovaltellina.it/borghi-antichi.html  Centrale elettrica di GandaQuesto impianto utilizza le acque del torrente Belviso e quelle dei suoi affluenti. L’opera di sbarramento principale è costituita da una diga in calcestruzzo ed è munita di uno scarico di superficie.Info utili: https://www.edison.it/it/la-centrale-idroelettrica-ganda-so  Segheria dei Calefe di Corteno GolgiCostruita nel 1879 è stata in funzione fino alla fine degli anni novanta del secolo scorso. La segheria era detta "alla veneziana" poiché si è diffusa ai tempi della Repubblica di Venezia. Info utili: http://www.cortenogolgi.it/index.php/territorio/segheria-veneziana  Museo Golgi di Corteno GolgiAperto nel 2006, ospitata al primo piano la riproduzione del laboratorio istologico di Camillo Golgi, scienziato e medico italiano nato a Corteno. Al secondo piano c'i sono ambienti per lo studio e la sala didattica.Info utili: http://www.museogolgi.it/Tel. 0364.740401/340.3602512; E-mail: info@museogolgi.it - conservatore@museogolgi.it Orari: Aperto sabato e domenica per l'intera stagione estiva (dal 1 luglio al 30 settembre). Le visite guidate sono solo su prenotazione per tutto il periodo dell'anno.  San Giovanni Battista a EdoloLa semplicità della struttura esterna, ricostruita nel XVI secolo, contrasta con l’interno, a tre navate, riccamente affrescato. Il ciclo di affreschi è attribuito a Paolo da Caylina il Giovane.Info utili:  https://goo.gl/y4p4QE 
L’altra via dell'Aprica

Legnone, Pizzo Tre Signori e Valvarrone

Stretta, selvaggia e dominata dalla cima del Legnone, la Valvarrone sembra fatta su misura per chi ama la montagna più aspra
Legnone, Pizzo Tre Signori e Valvarrone

Lago di Iseo: l'amena Monte Isola

Automobili vietate a Monte Isola, dove si va a piedi o in bicicletta per riscoprire il fascino del silenzio, percorrendo le strette stradine dei borghi
@inlombardia - Lago di Iseo: l'amena Monte Isola

Valtellina Nascosta: terza puntata

Continuando il nostro viaggio alla scoperta della Valtellina Nascosta, ti presentiamo altre cinque destinazioni da non perdere.

Scoprire la provincia di Varese

5 Luoghi imperdibili da visitare a Varese
Un sentiero sterrato attraversa un paesaggio rurale al tramonto, circondato da campi dorati e vegetazione verde. A destra si trova una piccola cappella di pietra con una croce sulla facciata, mentre a sinistra si intravedono grandi alberi sotto un cielo nuvoloso illuminato dai caldi colori del tramonto. L'atmosfera è tranquilla e serena, con il contrasto tra la luce dorata e le ombre della sera che si allungano.