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Sentiero degli Oratori

Il sentiero degli Oratori è un itinerario escursionistico molto suggestivo, di circa 14 chilometri che collega la chiesa di S. Paolo Apostolo con alcuni Oratori da essa dipendenti nel comune di Val di Nizza in Oltrepò Pavese.   Dalla bella chiesa, le cui origini risalgono al IX secolo, si scende rapidamente percorrendo un tratto del vecchio sentiero detto dei “Brgnü”, fino a lambire le sponde del torrente Nizza e arrivare in località Molino dei Gobbi quindi all'Oratorio di San Lorenzo, edificato nel XVI secolo.   L'itinerario porta a cascina Serzego, oggi rinomato Agriturismo, e da qui si sale fino a raggiungere le cime del versante destro del torrente Nizza. Le cime si possono raggiungere anche percorrendo la variante di Pratolungo. Camminando sul sentiero d'altura, si aprono al visitatore scorci panoramici bellissimi: su tutti il panorama che si gode dal monte dell'Orso sulla Val di Nizza e sulla Valle Ardivesrta.   Seguendo le indicazioni, si scende a valle attraversando il piccolo agglomerato di Rivarolo, per poi giungere all'Oratorio della Madonna di Casa Schiavo. Questo Oratorio conserva al suo interno opere in stile Barocco che ne datano le origini al XVII secolo. Lasciato l'Oratorio, si imbocca il “Sentiero del Partigiano”, con una deviazione che porta al cippo che ricorda il sacrificio di Silvano Salvatici.   Nel borgo di Monticelli, offre ristoro la bella fontana, prima di giungere all'Oratorio di San Rocco edificato nel 1632 dai Marchesi Malaspina di Casarasco su committenza del Cardinale Antonio Barberini, Abate Commendatario dell’Abazia di Butrio, per grazia ricevuta dopo l’epidemia di peste che nel 1630 flagellò la valle. Una piccola deviazione porta a Casarasco, antico “Castrum Casalaxio” dei primi Malaspina della Lunigiana, che conserva ancora importanti riferimenti storici. Ritornando sui propri passi, si sale al borgo di Monte; realtà esistente intorno all'anno mille come “domus culta” alle dipendenze dell'Abbazia di S. Alberto di Butrio. Percorsi circa 2 chilometri immersi in boschi ombrosi di querce e di castagni, si arriva a Poggio Ferrato; borgo della Val di Nizza non privo di fascino. Dalla piazzetta si scende per qualche metro sulla strada asfaltata e davanti alla sede dell’Associazione si prosegue sul sentiero che porta all’Oratorio di San Giulio, prossima tappa del cammino. L'Oratorio, detto anche Oratorio di S. Michele, fu edificato come Cenobio dai monaci di Butrio intorno all'XI secolo. Successivamente trasformato in piccola chiesa, rappresenta una delle testimonianze di culto più antiche della Val di Nizza. Lasciata alle spalle la località Costa e percorse poche centinaia di metri, in prossimità della croce di ferro, si apre un’ampia panoramica su tutta la Val di Nizza. Dopo i ruderi della cascina Casella, ormai inghiottita dalla vegetazione e le poche case di Solaro, si scende rapidamente alla chiesa di S. Paolo, dove termina la nostra escursione. Questo sentiero svela la storia, l'ambiente e il culto antico di questa terra, regalandovi una piacevole suggestione che vi accompagnerà lungo tutto il vostro cammino. Equipaggiamento: scarponcini da trekking, man-tellina per la pioggia, bastoncini da montagna, mac-china fotografica, cannocchiale, acqua.Periodo consigliato: tutto l’anno ad eccezione dei giorni di caccia.Si raccomanda di non accendere fuochi; non raccogliere fiori, non abbandonare rifiuti; ri-spettare gli animali. Informazioni: Associazione Culturale Amici di Poggio Ferratopoggioferratoass@gmail.comwww.amicidipoggioferrato.comtel. +39 347.7250825 photo: Camminando in Oltrepò 

Varese: le 10 destinazioni più turistiche 2019

La Lombardia possiede una peculiarità del paesaggio che non si trova altrove, è circondata dall'abbraccio delle catene montuose che sembrano incollate sullo sfondo a indicare il Nord, come l'ago di una bussola.   L'odore del lago è una costante che accompagna questi quadri non dipinti di paesini eleganti affacciati sulle sponde del lago, con terrazzini fioriti e finestre dalle tinte pastello.C'è una grazia speciale che si posa su questi caratteristici borghi lombardi: sono animati da una leggera spensieratezza in estate, e grevi di malinconia durante l'inverno.  Varese e provincia possono rappresentare una meta molto interessante capace di accontentare palati anche molto fini.Fiore all'occhiello di Varese e provincia è sicuramente l'essere una delle province italiane più ricche di luoghi dichiarati dall'Unesco patrimonio dell'Umanità: Sacro Monte di Varese, Isolino Virginia, Castelseprio e Monte san Giorgio. Ma vi siete mai chiesti quali sono le città del varesotto più visitate nel 2019? Vi presentiamo la graduatoria stilata sulla base dei dati ufficiali dell’ISTAT inerenti alle presenze turistiche nel 2019, riferiti ai soli esercizi alberghieri e non alberghieri, con l’esclusione della categoria “altri alloggi privati’’.   (Immagine di copertina: @Ig justinpixels_)

Parlasco

Piccolo villaggio in provincia di Lecco, anche noto come Perla della Valsassina per i suoi generosi panorami sulla vallata e sulle montagne, vista la sua vicinanza con Milano Parlasco ben si presta come tappa inaugurale del nostro tour.     Si tratta di un villaggio circa 100 abitanti, a quasi 700 metri sul livello del mare, immerso nel Parco Regionale della Grigna Settentrionale: dal 2007 le antiche case di pietra all’ombra delle montagne sono custodi di un insieme di splendidi affreschi di artisti nazionali e internazionali dipinti sulle loro mura. Nate a testimonianza della storia e della leggenda del luogo, sono opere che contribuiscono a mantenere viva l’identità del paese.  Ognuna con il suo stile e la sua tecnica, sono state di fatto chiamate a raccontare le gesta del leggendario Lasco, ovvero Sigifredo Falsanti conte di Marmoro (nei pressi di Parlasco), di giorno benefattore dei più bisognosi e di notte bandito della valle, personaggio reso famoso da Antonio Balbiani nel suo romanzo storico datato 1871. Nato all’interno del progetto PARLARTI – Parlasco per le arti, Parlasco. Un borgo dipinto conta oggi 14 opere raffiguranti scene di vita di Lasco: ogni murale è accompagnato da una targhetta con il nome e l’origine dell’artista e da alcune note esplicative sulle vicende ispiratrici.   (Ph: montagnelagodicomo.it)

Castelveccana

Panorami mozzafiato e boschi verdeggianti contraddistinguono Castelveccana, ridente paese situato sulle rive del lago Maggiore.
Castelveccana e le sue frazioni, fra cicloturismo, storia e cultura

Voghera

Palazzi, chiese, castelli ... e un buon sorso di vino nel cuore dell'Oltrepò
Voghera, Borghi Pavia

Fonteno

Chi sale a Fonteno, l’abitato più elevato della “Collina”, non può che ammutolire ed emozionarsi di fronte al panorama sublime che si gode da lassù, sia che il lago sia illuminato dalla calda luce del giorno che da quella romantica della sera.  COSA VEDEREFonteno, con le sue singolari architetture e i vicoli stretti, rispecchia l’anima rurale di un tempo. Al centro del borgo si erge la chiesa parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita; l’edificio attuale, in stile neogotico, venne costruito nella seconda metà del 1800 dove un tempo sorgeva una cappella già esistente nel 1500. Pregevole è anche il cinquecentesco oratorio di San Rocco fondato, secondo la tradizione, come ex voto per lo scampato pericolo di epidemie.Molto caratteristico, con la sua struttura in blocchi di pietra a vista, è poi l’oratorio dedicato a San Carlo nella piccola frazione di Xino. Al suo interno, opere dal sapore più antico come il settecentesco altare in marmi policromi si mescolano a espressioni contemporanee quali le sculture di Alberto Meli, a dimostrazione di una devozione che prosegue nel tempo senza soluzione di continuità. CURIOSITÀL’Abisso Bueno Fonteno, attualmente in corso di esplorazione e di studio da parte di speleologi e speleosub, è un vasto ed esteso complesso di grotte, gallerie e corsi d’acqua sotterranei. Tra le prime 20 in Italia per lunghezza, la grotta si sviluppa per oltre 19 km fra cunicoli e grandi ambienti. COME ARRIVAREIn bus - A Fonteno si arriva solo in autobus, con la compagnia Bergamo Trasporti. Corse ed orari su: www. bergamotrasporti.it

Il mantovano tra fortezze e porticati

Quasi ogni paese porta con sé una chiara evidenza del passaggio dei Gonzaga, che hanno disseminato il territorio di palazzi e fortezze. Un itinerario tra i comuni del mantovano porta a scoprire la presenza di numerosissime costruzioni fortificate, alcune delle quali interamente distrutte, e altre conservate almeno in parte. Basti pensare alle torri civiche di Casaloldo e Ceresara, che fungono da accesso al borgo e rappresentano i resti di antiche fortezze. Oppure a Rivarolo Mantovano e Bozzolo, con le loro cinta murarie che racchiudevano e proteggevano il centro abitato. Anche la presenza dei portici caratterizza molti comuni. I più famosi sono probabilmente quelli di Gazzuolo che, in passato, rappresentavano una vera e propria strada coperta lunga circa 120 metri e retta da trenta arcate. I portici diventano protagonisti anche nel centro storico di Rivarolo Mantovano e di San Martino dall’Argine. Merita sicuramente una visita anche Commessaggio che è divenuto popolare per il suo particolare ponte di barche: un ponte di chiatte realizzato nel 1976 che poggia su una serie di barche. Il ponte, che consente l’attraversamento del canale Navarolo, oltre ad essere un punto perfetto per una bella foto ricordo, consente di arrivare direttamente al Torrazzo di Vespasiano.  - ph ig: @6crg2

Retorbido

Noto in età romana con il nome di Litibium, il borgo di Retorbido fu donato dal re longobardo Liutprando al monastero pavese di San Pietro in Ciel d’Oro. Per lungo tempo al centro di aspre contese nel 1753 divenne possedimento sabaudo; risalgono a quest’epoca i suoi edifici neoclassici, come la Chiesa parrocchiale della Natività della Beata Vergine Maria e il palazzo Negrotto - Cambiaso Durazzo Pallavicini (XVIII secolo). La seconda domenica di Marzo a Retorbido si tiena la Festa del Polentone per festeggiaere il contadino Bertoldo, il protagonista di una novella di Giulio Cesare Croce, che secondo una leggenda locale, è originario delle colline di Retorbido. La festa affonda le sue radici in tempi molto antichi e la sua origine si deve appunto al contadino Bertoldo, che la ideò per festeggiare il suo rientro in paese dalla corte longobarda. Il contadino Bertoldo sfila per le vie e le piazze del paese, insieme al re Alboino e alla regina Rosmunda. Tutti i partecipanti alla festa potranno unirsi al corteo reale del re Alboino e passeggiare tra le bancarelle del tradizionale mercato. Il pomeriggio è concluso in allegria e all'insegna del gusto, grazie alla distribuzione gratuita di polenta, dei salamini e del buon vino locale, tipico dell'Oltrepò. Nel contesto della festa si svolgono anche il Trofeo Burcianéla e il Palio dei quartieri.
Chiesa Parrocchiale della Natività della Beata Vergine Maria

Ruino

Paesaggisticamente molto attraente, il borgo si presenta arroccato sulla collina e circondato da verdissimi boschi e prati. La chiesa parrocchiale conserva una bella composizione secentesca in legno scolpito in onore della Vergine e una sacrestia con arredi settecenteschi. In frazione Torre degli Alberi si può ammirare il castello dei conti Dal Verme, che tuttora vi abitano e che nel 1452 qui allevavano i loro cavalli. Presso l'ingresso è collocata una stele funeraria d'epoca romana che ricorda gli sposi Ottone Macedone e Pollia; il castello presenta una torre in pietra e mattoni sormontata da un'elegante cordonatura. In frazione Montelungo, in epoca carolingia venne costruito un Santuario nel luogo in cui la Madonna avrebbe guarito miracolosamente una sordomuta. Nel 1929 fu decisa la riedificazione della chiesa su un colle vicino poiché la chiesa medievale era ormai pericolante, ma di quest'ultima venne conservato il dipinto cinquecentesco raffigurante la Madonna che allatta il Bambino, ora esposto sull'altare maggiore della nuova chiesa a tre navate, completata nel 1942. Nel luogo in cui avvenne l'antico miracolo e in cui sorgeva la chiesa medievale, nel 1963 è stata eretta una semplice e graziosa cappelletta. Dal 2019 Ruino, Canevino e Valverde sono diventati un unico Comune con il nome di Colli Verdi.
Ruino

Sartirana Lomellina

Il paese vanta uno dei più grandi castelli della Lomellina (XIV secolo), circondato da un ampio fossato e dominato da un’imponente torre circolare. Il Castello è oggi sede di esposizioni museali di pittura, scultura e artigianato. Si ricordano fra queste raccolte permanenti: il Museo per gli Argenti Contemporanei (MAC), il Museo per l'Oreficeria Contemporanea (MOC, il Museo per le Arti Tessili (MAT), il Museo per l'Arte Grafica (MAG), la sezione di Arte Contemporanea, il Museo per l'Architettura, le Arti Decorative e il Design, il Museo della Fotografia, il Museo dello Sport, il Museo della Moda. Presso la Pila del Castello troviamo il Museo Etnografico con esposizioni di Antiquariato e Modernariato e una mostra permanente dedicata allo stilista Ken Scott. Nei pressi di Sartirana la “Garzaia Lago diSartirana”, ampia lanca formatasi tra i meandri della Sesia, costituisce uno dei luoghi naturali più belli ed incontaminati della Lomellina, caratterizzato da una straordinaria biodiversità botanica e faunistica. La rana è il simbolo identificativo di questa terra, pianeggiante, ben coltivata, ricca di castelli, cascine e borghi, che è compresa fra il Ticino a est, il Po a sud, il Sesia a ovest e la linea dei fontanili a nord. Sartirana Lomellina porta nel suo nome, per un caso originale, il riferimento sia alla rana, sia alla terra cui appartiene, la Lomellina, e da ciò nasce la presunzione degli abitanti del paese di avere come missione l'organizzazione della unica e vera Sagra della Rana.

Canevino

Canevino è un piccolo borgo sull'antico cammino di San Colombano, arroccato su un colle boscoso che domina la vallata e il cui crinale separa la Valle Versa dalla Valle Scuropasso. Canevino è citato per la prima volta da un documento del 940, proprio in riferimento di un pellegrinaggio col quale le reliquie di San Colombano furono condotte a Pavia da re Ugo di Provenza. Sul percorso di San Colombano e sulla sommità della collina che domina il paese sorge la chiesa parrocchiale dedicata all'Assunta, risalente al XIII secolo ma riedificata nel Settecento. Vi si giunge, oltre che in auto o in bicicletta, percorrendo a piedi dalla frazione Caseo attraverso il bosco una gradinata di 133 gradini inaugurata nel 1984. Dal sagrato della chiesa si gode un panorama impareggiabile e amplissimo che abbraccia le colline, la pianura, il corso del Po e le Alpi piemontesi e lombarde. Da Canevino, nel cuore di un territorio rinomato per le uve bianche destinate alla vinificazione del Moscato, del Riesling e soprattutto del Pinot (da cui si ottengono i famosi Brut), si dipartono inoltre bellissimi sentieri escursionistici attraverso i boschi e i calanchi di arenaria. Dal 2019 Canevino, Ruino e Valverde sono diventati un unico Comune con il nome di Colli Verdi. Photo: Andrea Luculano  
Canevino: Foto di  Andrea Iuculano

Fagnano Olona

Un antico borgo romano con numerosi monumenti civili e religiosi: dal Castello Visconteo al Santuario della Madonna della Selva