Ho trovato 1569 risultati per salò

La panchina gigante verde blu

Esperienza avvolti dalla natura
La panchina gigante verde blu

Verso il Rifugio Alpe Granda

Raggiunta Buglio in Monte, saliamo seguendo l'indicazione per i maggenghi, verso la parte alta di sinistra del paese, su una carozzabile che porta a Our di Fondo.   La strada, dopo Nansegolo, propone un bivio, al quale stiamo a sinistra, proseguendo su una pista stretta e non protetta. Dopo alcuni tornanti siamo alle Baite di Our di Fondo, le lasciamo alle spalle e percorriamo un lungo traverso, fino al successivo tornante verso destra, dove troviamo una pista che se ne stacca sulla sinistra. Parcheggiata qui l'automobile, ci incamminiamo sulla pista sterrata che, dopo pochi tornanti, porta all'Alpe Granda. Raggiunto l'alpeggio, pieghiamo a destra, scendiamo ad una conca con un baitello isolato e, poco più in alto, a destra, vediamo il Rifugio Alpe Granda.
Verso il Rifugio Alpe Granda

Fioriture estive al Passo di Valsecca

Affascinante tratto del Sentiero delle Orobie bergamasco
Fioriture estive al Passo di Valsecca

Periplo del Monte Misma

Questo itinerario è per chi ha gambe allenate, inoltre vi sono punti lungo il percorso dove bisogna camminare in fila indiana, lo sconsigliamo dunque alle famiglie con bimbi piccoli da tener per mano.  Ci sono parecchi punti dove si può sostare e fare un pic-nic, panoramici o immersi nel bosco, deviazioni e cartine per decidere, anche al momento, l'opzione migliore seconda della propria preparazione fisica. Completare il periplo, facendo anche la deviazione per arrivare alla cima, è da decidere inoltre in base al meteo della giornata e alla stagione (ore di luce). Ad Albino, in Media Val Seriana, in provincia di Bergamo, dopo aver parcheggiato nel Piazzale Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, punto d'arrivo del tram (TEB), si varca il Fiume Serio e si va in direzione Vall’Alta. Dopo un centinaio di metri a destra si imbocca Via Monte Cura, si supera l’Agriturismo Cura e, presso un curvone, si prende a destra il sentiero CAI 511 (10’ dalla partenza). Si prosegue incontrando il sacello-tempietto che ricorda l’aggressione alla Beata Pierina Morosini e si giunge alla sua casa natale. Si prosegue e, superate altre due o tre casette si giunge in località Fonteno dove il sentiero incrocia la strada sterrata che sale da Abbazia. Dopo alcuni tornanti, la strada giunge in località detta Fòpa hòta conosciuta anche come casa “sotto la Corna”, ora in stato di abbandono.Qui la stradetta sterrata del Capanno termina e si prende il sentiero che sale fra prati e muretti. Si cambia versante verso levante e, dopo una decina di minuti, si incrocia il sentiero 601 verso la vetta del Misma, raggiungibile in mezz’ora. Noi scendiamo, affiancando la Baita Villa Giulia, per raggiungere il santuario di Santa Maria del Misma (924 m, 20’ da Villa Giulia). Si prosegue per il tratto in mezzacosta, si transita sulla frana della Corna Rossa e si raggiunge in 20 minuti Ol Ruculù, sul Monte Bastia. Sempre in senso orario si prosegue nel bosco ceduo dove si incrocia il sentiero che sale al Misma (CAI 539) e si raggiunge il colle di Pradolt. Ora su stradetta sterrata si scende all’area pic-nic di Pratolina (1 h dal santuario). Marciando in piano si rientra nel bosco e si raggiunge la chiesetta degli Alpini e il Santuario della Madonna della Neve (627 m). Qui si prende il sentiero gradinato che scende su Pradalunga e, superata la prima edicola della Via Crucis, al primo tornante si prende il sentiero a destra (15’ dal santuario). Si arriva alla Cà de Berghem e al sottostante bivio con Via Golosani. Si percorre quest’ultima per circa 50 metri e poi si prende un sentiero che sale a destra e costeggia un muraglione a secco che porta all’ex decauville di servizio alle cave. Si percorre in piano l’intero tratto sino ad arrivare al Piazzale della Tramoggia. Si piega a sinistra e in breve si è al piazzale di partenza (1 h 15’ dal Santuario). Per ulteriori dettagli: CAI Albino - tel. 035751624
Periplo del Monte Misma

Da Carona al Rifugio Calvi

L'itinerario che vi suggeriamo ti guiderà alla scoperta del Rifugio Calvi e di un patrimonio ambientale di assoluta bellezza, quello ai piedi delle più elevate cime della catena delle Orobie in Alta Valle Brembana in provincia di Bergamo.   Si parte dal paese di Carona, esattamente dal tornante posto lungo la strada che passa sopra il paese, si può salire quasi interamente lungo la strada di servizio Enel che raggiunge, dopo poco l'abitato di Pagliari, un piccolo borgo, interessante esempio di architettura rurale di montagna, da dove si può proseguire per la strada Enel oppure, nella bella stagione, si può scegliere di salire percorrendo il sentiero estivo, che sale inoltrandosi nella pineta sul versante opposto della valle rispetto alla strada. Si prosegue passando nei pressi della bella cascata della Valsambuzza e della Località Dosso, passando dalla Baita Birone, dove inizia sulla sinistra il Sentiero 209 che porta in Valsambuzza. Raggiunte le baite del Dosso e rientrato sulla strada sterrata anche il sentiero estivo, si approda al pianoro del Lago del Prato con il caratteristico bello specchio d'acqua, residuo di un antico lago alpino ormai in via di esaurimento. Qui, deviando sulla sterrata di sinistra (224) si sale al Rifugio Longo, e qui passa Sentiero delle Orobie Occidentali proveniente da Foppolo, mentre, proseguendo sulla strada Enel di destra, si continua per il Rifugio Calvi, passando prima alla baita Costa della Mersa e giungendo poi su un pianoro che porta alla base della diga Fregabolgia, superata la quale e, percorrendo la sterrata, che costeggia il lato nord del Lago di Fregabolgia, in breve si giunge al Rifugio Calvi. Uno dei più' conosciuti e frequentati rifugi al centro di una delle più belle conche delle Alpi Orobie con ampia scelta di splendide escursioni ed ascensioni per tutti i gusti e tutte le gambe! È contornato da una serie di vette importanti, tra le quali la più significativa è quella del Pizzo del Diavolo di Tenda, il 'Cervino delle Orobie', che, con la sua elegante mole piramidale, domina l'intero anfiteatro di cime orobiche. Il Rifugio costituisce un indispensabile punto d'appoggio per il 'Sentiero delle Orobie' ed è la base logistica del famoso 'Trofeo Parravicini', storica ed ambita gara di sci-alpinismo internazionale, che si svolge ogni anno verso la fine del mese di aprile. È anche il punto di partenza per una serie di escursioni-ascensioni, con impegno e difficoltà diversi, come per il Pizzo del Diavolo, il Pizzo Poris, i monti Grabiasca, Madonnino e Cabianca. Particolarmente interessanti sono le escursioni, di modesto impegno ma di grande soddisfazione, alla scoperta dei piccoli laghetti che punteggiano l'intera zona: dal Lago Rotondo a pochi passi dal rifugio, ai laghetti di Poris, dei Curiosi, del Cabianca.
Da Carona al Rifugio Calvi

Rifugio Lecco- Rifugio Cesare Benigni

Dal rifugio Lecco si percorre lo sterrato che scende in direzione dell’arrivo dell’ovovia dei Piani di Bobbio, fino a giungere nei pressi di una chiesetta. Da qui si prende, la larga carrareccia che prosegue pianeggiante, fino all’inizio della discesa, in direzione Valtorta. Incontrato un cartello si risale, il sentiero che porta verso l’arrivo della seggiovia degli impianti sciistici di Valtorta, quindi si continua lungo la facile mulattiera che risale la costa attraverso un bosco di faggi, interrotto da radure e pietraie, fino al passo del Cedrino. Si prosegue su terreno pianeggiante sino ad arrivare all’ampia bocchetta della Motta, indicata anche come passo del Gandazzo, un ottimo punto di osservazione verso il gruppo delle Grigne. Superato il passo, si percorre l’erta mulattiera che zigzagando risale la ripida costa dello Zucco del Corvo, raggiungendo il passo del Toro.Giunti al passo, percorrendo un’aerea cengia, si aggira la fiancata rocciosa dello Zucco del Corvo. Il panorama offerto da questo tratto del percorso è grandioso, a Ovest si può ammirare il gruppo calcareo della Grigna, mentre a Nord-Est domina il Pizzo dei Tre Signori. Si riprende con breve salita, e una lunga traversata pianeggiante lungo le pendici orientali del monte Foppabona ci porta fino alla bocchetta di Foppabona, dalla quale è possibile vedere in lontananza il rifugio Grassi. Si continua, in un primo tempo, in leggera discesa, poi, descrivendo un ampio semicerchio, si traversa lungo i pendii dello Zuc di Cam e dello Zuc di Valbona e infine, con un tratto in salita, si giunge al rifugio situato nelle immediate vicinanze dell’ampio passo di Camisolo. Lasciato il rifugio si continua in direzione della Cima di Camisolo, lungo una comoda mulattiera che a tratti offre una magnifica vista aerea sulla sottostante Val Biandino con il solitario lago di Sasso. Raggiunto il Pian delle Parole, o Castel Reino, si prosegue fino a superare un dosso da dove, per breve discesa, si raggiunge la bocchetta Alta. Qui, invece di salire l’erto canale, detto “Caminetto”, si prende a destra l’aereo tracciato denominato “Sentiero dei Solivi” che, taglia a mezza costa attraverso l’erboso versante meridionale del Pizzo dei Tre Signori. AI termine della salita si prende a destra quindi, superata una bocchetta, si prosegue lungo un aereo, ma ottimo tracciato percorrendo la cresta del monte Giarolo, la cui vetta è caratterizzata dalIa presenza di un ometto di pietre. Questo tratto rappresenta un ottimo punto di osservazione del versante valtellinese: sono visibili, infatti, il Pizzo Trona, i laghi di Zancone e Trona e infine il Torrione di Tronella; il colpo d’occhio sulle Orobie attraversate, e quelle da percorrere, risulta molto interessante. Si prosegue prestando attenzione ai frequenti segnavia e si raggiunge il rifugio Cesare Benigni. Poco distante dal rifugio, in posizione panoramica, una piastra topografica permette di identificare numerose cime delle Alpi Centrali e delle Prealpi Orobiche.
Rifugio Lecco - Rifugio Cesare Benigni

Out: tappa numero 1

La prima tappa della Oot (Orobie Ultra Trail) parte da Clusone e arriva al Rifugio Albani.   Bisogna avere un buon allenamento perchè la salita è molta e lo sviluppo non è da meno.Partire dalla bella cittadina di Clusone è un piacere per gli occhi, è tra il luoghi più ricchi di storia e arte della Val Seriana con i suoi molti edifici affrescati e il suo famossissimo Orologio Planetario Fanzago, un gioiello di ingegneria e meccanica.La gran parte del percorso è caratterizzata dal verde dei bellissimi boschi e pascoli che si attraversano. Dalla Piazza Orologio di Clusone si imbocca il sentiero 317 costeggiando il Monte Simer, seguendolo fino alla Malga di Campo, dove si devia in firezione del Rifugio Olmo.Da qui si scende nella Valzurio per risalire verso il Passo dello Scagnello, raggiutolo si è ormai in vista del vicino Rifugio Albani, dove il riposo e l'approvvigionamento è meritato.  
OUT tappa numero 1

Sui luoghi de «L'Albero degli Zoccoli»

Era il 1978 quando nelle sale uscì un film indimenticabile che portò sul grande schermo le radici contadine della pianura bergamasca: «L’Albero degli Zoccoli».   In un pomeriggio invernale in cui la pianura bergamasca era avvolta dalla nebbia, il regista premio oscar Ermanno Olmi si perse nelle campagne intorno all’abitato di Martinengo e per caso si ritrovò davanti ai cancelli della Cascina Roggia Sale: fu amore a prima vista e la corte divenne la location principale della pellicola. Ma come si presentano oggi quegli edifici, quelle stradine di campagna e quei borghi immortalati nella pellicola che vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes?Orobie Active ti propone un itinerario alla scoperta dei luoghi in cui è stato girato il film. Ma non solo… ti invitiamo a cercare di riconoscere le location partendo dalle scene del film che vengono riportate nei punti di interesse lungo il percorso. E allora buona passeggiata sulle tracce de «L’Albero degli Zoccoli»! Descrizione dell'itinerarioIl percorso prende il via a Cortenuova di Sopra, piccola frazione a sud di Martinengo. Qui si può lasciare l’auto in via Beroa e immergersi nel paesaggio tipico della bassa pianura bergamasca. È proprio da questa stradina di campagna che nel film passano le persone che dal centro storico vanno alla cascina ed è qui che il figlio dei contadini rompe lo zoccolo.Proseguendo su via Cortenuova ci si avvicina poi a Martinengo; dopo un breve tratto di strada trafficata si svolta a sinistra e si percorre via Molino Nuovo fino a raggiungere la chiesina campestre di San Rocco, dove, nel film, la vedova Runk benedisce l’acqua che fa poi bere alla mucca malata.In poco tempo si raggiunge quindi il bellissimo centro storico di Martinengo e si prosegue la camminata sulle tracce delle location del film. Raggiunto il vero e proprio borgo storico si svolta a destra lungo via Morzenti e subito dopo a sinistra in via Derusco. A destra via Sant’Agata ci conduce verso i luoghi in cui sono state girate le scene dei pomodori pronti in anticipo rispetto alla stagione e portati orgogliosamente in città da nonno Anselmo (vicolo San Giorgio e via Tadino).Via Tadino è rinomata per gli splendidi portici storici, utilizzati da Olmi per ambientare l’osteria e la scena dei balli nella locanda (oggi sede di una banca). L’itinerario prosegue in via Celestino Colleoni: lì le scene del cavallo imbizzarrito che scappa e quelle dell’albergo Corona. Camminando tutt’intorno al centro storico si incontra Piazza Maggiore e si imbocca via Allegreni; qui al numero 37 il famoso Filandone, il luogo nel quale durante il film si vedono le operaie al lavoro. Il Filandone è una vecchia grande filanda dismessa dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Abbandonata e in disuso, venne risistemata e riaperta proprio per le scene del film di Olmi nel 1977. Al termine della lavorazione l’enorme edificio era tornato in stato di abbandono fino a un suo lungo e impegnativo recupero: dal 2013, nei suoi tre piani ospita la biblioteca comunale, una sala conferenze e uno spazio espositivo. Ultima tappa del percorso è il Convento dell’Incoronata, situato fuori dal centro storico ma raggiungibile a piedi in breve tempo percorrendo via Morzenti, via IV Novembre e via Milano. Splendidi il chiostro e la sala capitolare, dove per «L’albero degli zoccoli» sono state girate le scene dell’orfanotrofio ambientato a Milano in cui si vedono i bambini e le suore che li accudiscono e le scene in cui ci sono i due sposini con le religiose e con il bambino.
Sui luoghi de «L'Albero degli Zoccoli»

Al Rifugio Prabello, lungo la frontiera

La salita parte dalla Località Pian delle Alpi, comune di Cerano Intelvi, che si trova sulla strada provinciale che porta al paesino di Erbonne (Centro Valle Intelvi). Una stradina sterrata ci introduce dal pascolo erboso a un fiabesco bosco di faggi; percorrendo i primi 500 m incrociamo la strada mulattiera militare che conduceva alle postazione della linea Cadorna. A quota 1150 m troviamo una deviazione, prendiamo a destra e poco dopo un camminamento con vista panoramica sul Pian delle Alpi arriviamo al Rifugio. Il rientro lo si effettua proseguendo sul sentiero che porta alla Località Bonello, attraverso una pineta sul crinale di confine con la Svizzera e, successivamente, un bosco secolare di faggi, fino all'incrocio con la strada di confine sterrata in disuso che scende di nuovo al Piani delle Alpi. - Ph: Margherita Pelizzari
Al Rifugio Prabello, lungo la frontiera

Da Campo Moro al Rifugio Cà Runcasch

Il facile raggiungimento del Rifugio Ca Runcasch, che si trova in Alta Val Malenco in provincia di Sondrio, permette a chiunque di arrivare e sostare, godendo dell'ampio spettacolo delle vette circostanti, o, alla sera, del sorgere della luna nella volta celeste. Per coloro che transitano, in salita o in discesa, la cucina presso la struttura è sempre aperta e offre piatti della tradizione, richiestissime sono le gustose merende genuine: frittelle di mele e yogurt dell'alpe con frutti di bosco. Presso il rifugio è inoltre possibile affittare bob e slittini e ritornare al parcheggio provando il brivido della discesa veloce! - Ph: Margherita Pelizzari
Da Campo Moro al Rifugio Cà Runcasch

Passeggiando nel Parco del Curone

Il Parco del Curone, il cui nome completo è Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, è un’area naturale protetta della Lombardia, situata nel territorio della Brianza lecchese.   Il tempo, all’interno del parco pare essersi fermato, qui le costruzioni industriali scompaiono improvvisamente per lasciare spazio a un suggestivo paesaggio caratterizzato da vigne, frutteti, prati, boschi e piccoli insediamenti rurali. Si tratta di un luogo ideale per le famiglie e per le persone poco allenate, in cerca di percorsi semplici da concludersi con un pranzo genuino in un ristorante tipico. Questo itinerario inizia in un parcheggio nei pressi della splendida chiesa di Sant’Ambrogio al Monte a Rovagnate. Si deve percorrere un sentiero sterrato salendo in mezzo ad un viale dei cipressi, verso un punto panoramico da dove si gode di una vista spettacolare sulla valle del Curone. In lontananza si scorge il borgo di Montevecchia. Il percorso si snoda in gran parte tra lussureggianti filari di vigneti e piantagioni di ulivi che, in questa parte della Brianza, godono di un clima particolarmente favorevole. Dopo qualche centinaio di metri pianeggianti, attraverso un sentiero costeggiato di rovi, si sale nuovamente verso la cima di una di quelle colline che chiamano “piramidi di Montevecchia”, sulla cui sommità si trova un antico monolite in pietra granitica sdraiato a terra; secondo recenti studi si ritiene che queste colline furono infatti modellate a forma di piramide in epoca celtica, come testimoniano indizi trovati nei sopralluoghi effettuati, tra i quali i resti di una cerchia muraria alta quattro metri a scopo difensivo. In particolare questa altura venne probabilmente adibita a osservatorio e santuario, ipotesi corroborata dalla presenza del monolite. Scendendo la collina si attraversa un bosco rigoglioso, fresco riparo dalla calura durante i mesi estivi, per poi costeggiare nuovamente lunghi filari di viti da vino. Si prosegue sempre in discesa verso il torrente Curone, passando dapprima per l’agriturismo Cascina Ratta, dove, oltre a pernottare, potrete degustare la cucina locale, e poi verso la Fattoria il Busarengo, altra tipica cascina del luogo che purtroppo giace abbandonata. Si attraversa un lungo tratto boschivo, in prevalenza castani, per giungere più in basso presso il torrente Curone seguendone il corso attraversando di tanto in tanto caratteristici ponticelli in legno lungo il sentiero numero 1. Giunti al rudere della Cascina Ospedaletto ci si mantiene sempre sul sentiero 1 fino ad arrivare su una stretta strada asfaltata; qui si gira verso sinistra attraversando il nucleo di Cascina Malnido, per poi risalire fino all’inizio di una strada sterrata sulla sinistra che porta verso l’Oasi Galbusera Bianca, un antico borgo del ‘300 interamente ristrutturato e oggi adibito ad agriturismo immerso in un’oasi del WWF. Qui si può godere di un’ospitalità unica e genuina grazie ad un hotel di charme, un ristorante bio e una sala meeting dove si tengono corsi olistici, celebrazioni e trattamenti benessere.Passando oltre si arriva invece al ristorante Cascina Galbusera Nera, situato nel vecchio fienile dell’azienda agricola La Costa, dove si possono degustare piatti prelibati preparati con ingredienti di qualità, immersi in un ambiente unico, rustico e raffinato al tempo stesso.L’itinerario si conclude tornando in salita verso il parcheggio attraversando nuovamente i vigneti verso il sentiero dei cipressi.
Passeggiando nel Parco del Curone

Greenway dei Torrenti di Bergamo

Nel verde a nord ovest della città