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Lago Maggiore Storie antiche

Reperti dell’età del ferro, testimonianze dell’era glaciale, monumenti di archeologia industriale, bambole dal Settecento a oggi: il basso Verbano
@inlombardia

L'Antica Strada Regina

A piedi da Menaggio a Rezzonico seguendo il percorso dei pellegrini
Castello di Rezzonico

Nuclei rurali di Spriana

Contrada Portola/Cao - Spotolo

Il Triangolo Lariano: i Corni di Canzo

Montagne sorprendenti per chi ama l’outdoor, dalle pareti per arrampicatori ai massi erratici per i boulders fino ai trekking in quota con vista lago
Il Triangolo Lariano: I Corni di Canzo

Riflessi cristallini sul Lago Aviolo

In alta Valle Camonica in provincia di Brescia, precisamente a 1.930 m d’altezza, si trova il bacino d’acqua semi artificiale del Lago Aviolo, immerso nel cuore del Parco dell’Adamello. Una meta di indiscutibile bellezza per i colori cristallini dell’acqua, per le ampie fioriture primaverili, per i limpidi torrenti della zona delle torbiere e per l’imponente ed affascinante Corno Baitone con i suoi 3.331 m, che si riflette proprio nello specchio d’acqua del lago creando magiche atmosfere. Questa escursione è consigliata soprattutto agli appassionati di fotografia, la tavolozza dei blu, dei turchesi e dei verdi cambia spesso anche durante la giornata. È di tipo turistico e non richiede particolari abilità, ma sicuramente calzature adatte a un’escursione. Si può fare tutto l’anno, particolarmente suggestiva in primavera ed in autunno, le stagioni più colorate e dal clima più mite. Ideale anche per chi ama stendersi al sole su un manto erboso, utile per ricaricare le energie in un contesto di pace e tranquillità. Per raggiungere il punto di partenza di questa escursione bisogna dirigersi, con il proprio mezzo di trasporto, fino al Comune di Vezza d’Oglio. Da qui, seguendo le indicazioni per il lago, si svolta a destra nella stretta strada asfaltata che risale la Val Paghera.Dopo circa 6 km si giunge in prossimità del Rifugio Alla Cascata, si prosegue percorrendo qualche altra decina di metri su strada sterrata e si arriva ad un ampio parcheggio nel piazzale delle teleferiche. Da qui si imbocca l’unico sentiero presente (segnavia numero 21) e si inizia a camminare in mezzo ad un bosco di abeti e larici. Il tratto sale in maniera abbastanza decisa fino all’uscita dalla zona boschiva. Qui, girando sulla sinistra, si imbocca un ripido canalone roccioso percorso da un piccolo torrente. Il sentiero aumenta ulteriormente la sua pendenza e dopo aver guadagnato una ventina di metri di dislivello devia nella parte destra del canalone (superando il torrente). Il sentiero in questo tratto e in quelli direttamente successivi si mantiene abbastanza ripido e costituito da svariati gradoni di roccia naturali, che rendono la sua percorrenza abbastanza impegnativa, ma priva di reali pericoli. La forte pendenza inoltre permette di raggiungere rapidamente i 1.930 m di quota del rifugio; per i più allenati basteranno infatti solamente 45 minuti per compiere l’intera escursione. Una volta superato il primo canalone se ne imbocca immediatamente un secondo, percorso da un torrente un po’ più voluminoso del precedente. In certi tratti il sentiero sarà quindi coperto d’acqua, ma piccole assi di legno e rocce posizionate in punti strategici renderanno comunque agevole superare questi segmenti. Oltrepassato il torrente si giunge ad una zona pianeggiante e più ricca di vegetazione. Qui, nei pressi di una galleria chiusa da un cancello, si individua sulla sinistra il tratto del sentiero che sale. In una decina di minuti si percorre l’ultima sezione, addentrandosi in un fitto cespuglio e affrontando una salita che si fa via via sempre più morbida fino al raggiungimento del rifugio. L’arrivo al Rifugio Sandro Occhi all’Aviolo è accompagnato dalla splendida vista che si apre sul Monte Aviolo, 2.881 m. La struttura è molto ampia, mette a disposizione 54 posti letto, dispone di un locale invernale sempre aperto e al suo esterno c’è una fontana per riempire le borracce. Generalmente l’apertura è fissata per metà giugno, mentre la chiusura avviene nei mesi di settembre o ottobre. Il suggestivo spettacolo della Conca dell’Aviolo però si può ammirare solo percorrendo ancora qualche metro, fino a giungere alla piccola diga che chiude il lago nella sua estremità nord. Dal lago è possibile intraprendere molti altri itinerari più o meno impegnativi: • Si può raggiungere il Passo Galinera e il suo bivacco, proseguendo poi fino al Rifugio Malga Stain. • Dal lago ci si collega al Passo delle Gole Larghe, che conduce ai Laghi d’Avio e al Rifugio Garibaldi. Nei pressi della diga è possibile uscire dal sentiero e svoltare a destra per avvicinarsi allo specchio d’acqua. In quest’area non esiste un vero e proprio sentiero, ma ci sono comunque molte tracce, rese abbastanza evidenti dal passaggio di mucche ed escursionisti, che permettono di raggiungere piccole spiaggette erbose (probabilmente i luoghi più panoramici in assoluto). In generale sono numerose le deviazioni che dal sentiero 1 conducono a qualche punto panoramico proprio a ridosso delle sponde del lago. Il sentiero con segnavia numero 1 prosegue sulla sponda orientale del lago fino a raggiungere la sua estremità, per poi salire verso il Passo Galinera. Il consiglio è quello di passeggiare lungo le sponde del lago e lasciarsi rapire dalla bellezza dei colori di questo luogo, senza però dimenticare una visita anche alle piccole torbiere poste poche centinaia di metri più a sud (raggiungibili superando il ponticello in legno alla fine del lago). La zona paludosa è creata dal torrente Val d’Aviolo (immissario del lago). Le numerose assi di legno e ponticelli aiutano ad affrontare questo tratto senza il rischio di bagnarsi. In estate tutta quest’area è ricoperta dal verde vivido dell’erba e dall'azzurro delle varie diramazioni del torrente, in autunno invece la piana erbosa si tinge di arancione e sulle betulle e i larici attorno al lago esplodono colori giallastri: uno spettacolo completamente diverso da quello estivo. Camminando per qualche altro minuto lungo il sentiero è possibile raggiungere un osservatorio faunistico da dove, con un po’ di silenzio e fortuna, sarà possibile vedere stambecchi e camosci. È consigliato contattare il rifugio per verificare l’apertura dell’osservatorio. Dopo 1 ora di salita l’escursione si conclude appena dopo il lago, in prossimità dell'osservatorio faunistico. La discesa si articola lungo lo stesso tratto dell’andata. Le considerazioni fatte precedentemente valgono a maggior ragione durante la discesa: non ci sono aree pericolose, ma i grossi gradoni naturali richiedono un po’ di attenzione, soprattutto in caso di rocce bagnate dai torrenti.
Riflessi cristallini sul Lago dell’Aviolo - ph: Stefano Poma

Il miglior panorama sul Lago d’Iseo

Questo facile itinerario è dedicato a chi ha un’anima romantica, a quelle persone che amano raggiungere luoghi dagli spettacolari panorami. Percorribile da tutti in ogni stagione dell’anno, privilegiando primavera ed autunno per il clima mite, e ad ogni orario della giornata per assaporarne i diversi colori del cielo che si riflette nel lago. All’alba e al tramonto avranno la meglio i gialli e gli arancioni, all’imbrunire il blu con le luci dei paesi in lontananza che iniziano ad accendersi. Vista la semplicità del percorso non è un problema salire o scendere al buio con una torcia. La Balota del Coren, conosciuto anche con il nome di Corno del Crilì è un masso roccioso posto a 615 m d’altitudine, appena sopra l’abitato di Iseo. La sua posizione privilegiata, anche se non altissima, lo rende il miglior balcone naturale per poter osservare dall’alto le Torbiere del Sebino, la pianura e la parte meridionale del Lago d’Iseo. Nelle giornate particolarmente terse si possono ammirare anche le prealpi bergamasche dall’altro lato del lago. L’itinerario parte dal suggestivo paese di Provaglio d’Iseo, in provincia di Brescia, lasciando il proprio mezzo di trasporto in uno dei numerosi parcheggi gratuiti vicino a via XXV Aprile. Da qui bisogna proseguire a piedi imboccando via San Rocco, segnalata Sentiero CAI numero 290 tramite bandierina rossa e bianca. I primi 500 m purtroppo vanno percorsi lungo un tratto di strada asfaltata e in forte pendenza che, in pochi minuti, consente di arrivare al parcheggio dell’Osteria del Piano delle Viti. Se si ha intenzione di mangiare qui, una volta conclusa l’escursione, si può prenotare e lasciarvi la macchina. La strada è abbastanza stretta ma molto breve, quindi non sarà un problema percorrerla. Da questo punto in poi il percorso si fa lastricato e ci si immerge prima in verdeggianti colline che pian piano lasciano spazio a fitte macchie boschive mediterranee. Proseguendo per un altro chilometro, prima in piano e poi in forte salita, si raggiunge la prima meta del percorso: il Santuario Madonna del Corno (sono trascorsi solamente 20 minuti dalla partenza). La struttura, oltre alla chiesetta e al campanile, dispone di un piccolo locale che funge da rifugio. All’esterno è presente un piccolo prato, alcune panchine e un’area pic-nic. Il rifugio viene gestito dal CAI di Provaglio d’Iseo e per potervi accedere è necessaria preventivamente una telefonata. La parte più interessante di questa zona è la piccola terrazza di fronte alla chiesa, che offre una bellissima visuale sul paese e più in generale su tutta la Franciacorta. Da qui è inoltre possibile scorgere la porzione sud della riserva naturale delle Torbiere del Sebino, parzialmente coperta da un costone di roccia sormontato da una grande croce bianca (la croce di Provaglio d’Iseo). Appena dopo il santuario, il Sentiero CAI numero 290 devia a destra in maniera molto decisa nei boschi: è il tratto da percorrere per raggiungere la Balota del Coren, proseguendo dritto lungo la strada, si può continuare verso la croce di Provaglio d’Iseo (si tratta solamente di altri 15 minuti di camminata). Questo tratto è praticamente in piano e in pochi minuti ci fa avvicinare ad un gruppo di case, da qui si svolta a sinistra per raggiungere un capanno di caccia in mezzo ad alcuni alberi. Il poco dislivello guadagnato ha già modificato completamente la vista che si può avere sulla zona circostante: se prima a nord c’erano solamente boschi ora si iniziano a scorgere distintamente alcuni scorci sul lago d’Iseo e sulle montagne alle sue spalle.Si prosegue ancora per qualche minuto e tra gli alberi si inizia a intravedere la sagoma della croce. Lo sperone di roccia su cui è posta si trova praticamente a ridosso delle Torbiere sottostanti e proseguendo non è possibile raggiungere una posizione maggiormente sopraelevata, infatti tutti i sentieri dopo la croce scendono verso i paesi limitrofi. La posizione è quindi particolarmente fortunata: oltre alla solita visuale sulla Franciacorta si può ora spostare lo sguardo verso ovest per cogliere la totalità delle Torbiere e vedere anche tutti i paesi che sorgono sulle sponde sud del lago.Da qui è inoltre possibile seguire nella sua interezza il tramontar del sole, che crea dei bellissimi riflessi sullo specchio d’acqua delle Torbiere. Nonostante questo punto offra già un panorama mozzafiato, vale la pena far ancora un po’ di fatica per salire fino alla Balota del Coren, dove la vista a 180° non è ostacolata da nessun albero. Bisogna tornare sui propri passi fino a raggiungere nuovamente il santuario e da qui svoltare a sinistra seguendo l’indicazione Sentiero CAI numero 290. Questo è sicuramente il tratto dove bisogna far più attenzione, sia per la pendenza sia perché finisce il fondo lastricato ed inizia quello naturale boschivo. Per circa 30 minuti si prosegue in mezzo agli alberi, su un sentiero che con alti gradoni naturali di roccia si guadagna il grosso del dislivello mancante per arrivare a quota 615 m. Poco prima dell’arrivo il bosco si apre leggermente, permettendo di vedere nuovamente il lago e distinguere in lontananza il masso di roccia, nonché il nostro punto d’arrivo. Superato lo spiazzo ci si addentra nuovamente nella vegetazione e si percorre l'ultima salita prima di raggiungere un capanno di caccia fisso. Qui il sentiero inizia a scendere per qualche metro e dopo una svolta a sinistra finalmente ci accompagna fin sopra il Corno del Crilì. La vista da quassù è veramente eccezionale: sulla nostra sinistra la pianura, a destra il lago, sotto il paese di Iseo e in lontananza l’esatto punto dove tramonta il sole, proprio in corrispondenza della fine del lago. Sul masso più alto di questa formazione naturale è posta una piccola croce di legno. Il panorama è bellissimo anche rimanendo distanti e osservando la croce dal bosco, volendo, però, il sentiero prosegue ancora permettendoci di raggiungere l’estremità delle rocce, fino a toccare la croce. Questo tratto non è pericoloso, ma è ovviamente sconsigliato se soffrite di vertigini, i pochi metri di superficie piana disponibile attorno alla croce non sono inoltre recintati o protetti in nessun modo, quindi bisogna fare molta attenzione. I 3 punti panoramici dell’escursione si posizionano lungo l’itinerario in ordine di difficoltà di raggiungimento, per questo, a seconda dell’allenamento e del tempo a disposizione, si può decidere se visitare solo il santuario (il più facile), aggiungere all’escursione la croce (leggermente più complesso) o decidere di arrivare alla piccola croce di legno sul masso della Balota del Coren. La via di discesa è la stessa della salita. - Ph: Stefano Poma
Il miglior panorama sul Lago d’Iseo

Esperienze sul Lago Maggiore

Ogni domenica d'estate, fino al 14 settembre, è possibile raggiungere in battello l'Eremo di Santa Caterina del Sasso da Laveno Mombello in soli 20 minuti, un'opportunità perfetta per scoprire uno dei luoghi più affascinanti della sponda lombarda del Lago Maggiore. E per rendere la tua giornata ancora più speciale, lasciati ispirare da una delle cinque esperienze che Varese DoYouLake? ha pensato per te. Se viaggi in treno, infine, approfitta del biglietto integrato di Trenord "Treno + Navigazione Laghi" per raggiungere Laveno Mombello in treno da qualunque località lombarda proseguendo poi in battello verso l’Eremo. L’Eremo di Santa Caterina del Sasso sul far della seraVuoi trascorrere un pomeriggio sul lago Maggiore e goderti l’Eremo al calar del sole? Arriva comodamente in auto all’Eremo di Santa Caterina del Sasso, lascia l’auto nel parcheggio vicino e da lì imbarcati verso Laveno Mombello con la corsa delle 15.05. Arrivato a Laveno Mombello a te la scelta: una tranquilla passeggiata lungolago oppure un’avventurosa salita in funivia fino al balcone panoramico del Sasso del Ferro.Alle 17.30, riprendi il battello verso l’Eremo per goderti la visita guidata sul far della sera. La domenica alle 18, l’Eremo di Santa Caterina del Sasso saluta il chiacchierio dei tanti visitatori, e il silenzio lentamente torna tra le sue antiche mura. È uno degli orari più adatti ad una visita guidata, con il tempo calmo, i colori caldi, la pace della sera. La visita guidata dura circa 1 ora e prende avvio dalla zona dell’imbarcadero. I sapori dell’Eremo di Santa CaterinaVuoi visitare l’Eremo e gustare i sapori del Varesotto? Lascia l’auto in città e raggiungi in treno e battello l’Eremo di Santa Caterina del Sasso, uno dei luoghi più affascinanti del Lago Maggiore.Grazie al nuovo collegamento diretto via lago, ogni domenica d’estate puoi imbarcarti alle 14 a Laveno Mombello, arrivare all’Eremo di Santa Caterina del Sasso via lago e partecipare alla visita guidata delle 14.30: la guida ti attende direttamente allo sbarco all’Eremo! Il percorso guidato dura circa 1 ora. Al termine, potrai degustare alcuni dei prodotti enogastronomici del Varesotto risalendo la panoramica scalinata sino al piazzale del Quicchio o salendo comodamente in ascensore. Ti serve un consiglio?Da Milano Cadorna, prendi il treno delle 10.52, arrivi a Laveno Mombello alle 12.23 ed hai il tempo per una passeggiata e per mangiare qualcosa prima di imbarcarti per l’Eremo. Le Officine dell’Acqua: un punto di partenza magico prima di solcare le acque del lago verso l’Eremo di Santa Caterina del SassoVuoi immergerti nella storia della navigazione del Lago Maggiore? Lascia l’auto in città e raggiungi in treno Laveno Mombello, uno dei borghi più belli del Lago Maggiore. Appena sceso dal treno, visita le Officine dell’Acqua, il grande progetto di recupero degli spazi storici dello scalo ferroviario di Laveno Mombello in cui è nato Il Museo delle Officine dell’Acqua, custode di un’eccezionale collezione di imbarcazioni d’epoca, strumenti di carpenteria navale e racconti di un passato legato alla navigazione e all’artigianato.Da Laveno Mombello, alle 14 parti per solcare le acque del Lago Maggiore e scoprire l’Eremo di Santa Caterina del Sasso con la visita guidata delle 14.30. Prima di rientrare a Laveno Mombello con il battello delle 16.35, goditi un po’ di relax sotto il meraviglioso glicine che guarda il lago. Naviga nel golfo BorromeoVuoi scoprire i punti panoramici più belli del Lago Maggiore? Nell’estate 2025, navigare all’interno del golfo Borromeo del lago Maggiore tra Leggiuno, Stresa e Laveno Mombello non è mai stato così facile: ogni domenica potrai raggiungere via lago i 3 punti panoramici più amati. Sull’Isola Bella, goditi l’affaccio verso lago della terrazza superiore del Teatro, una meraviglia voluta da Vitaliano Borromeo nel XVII secolo. A Laveno Mombello, sali con la storica bidonvia sino al balcone del Sasso del Ferro: vedrai il lago Maggiore verso sud e verso nord, il lago di Mergozzo, la val D’Ossola e la Valcuvia. All’ora del tramonto, raggiungi l’Eremo di Santa Caterina del Sasso con il suo portico del 1624: resterai incantato dalle architetture e dai colori del tramonto. Non sai come fare? Raggiungi l’Eremo di Santa Caterina del Sasso in auto e prendi la prima barca in partenza alle 9.40 verso l’Isola Bella. Alle 13.00, puoi imbarcarti dall’Isola Bella verso Carciano e di lì verso Laveno Mombello dove arriverai alle 13.55. Gustati la salita al Sasso del Ferro ed alle 17.30 riprendi il battello per tornare a Santa Caterina del Sasso e vivere il tramonto in autonomia o con la visita guidata delle 18.00. Da Arona all’Eremo di Santa Caterina del SassoVuoi scoprire le due sponde del Lago Maggiore? Raggiungi agevolmente in treno Arona, luogo natio di San Carlo Borromeo. Se non conosci la statua del Sancarlone, è il momento di rimediare: dalla stazione con una passeggiata di 30 minuti raggiungi l’opera che fece da modello alla costruzione della statua della libertà a New York. Alle 12.15 prendi la barca che ti porterà all’Eremo di Santa Caterina del Sasso e, dopo uno spuntino alla Locanda, scopri l’Eremo con la visita guidata delle 14.30. Alle 16.35, il battello ti aspetta per portarti a Laveno Mombello dove potrai passeggiare lungo il lago prima di rientrare in treno. Ti serve un consiglio?Per raggiungere Arona in treno, puoi partire da Milano Centrale alle 8.25. Per il rientro, puoi prendere il treno delle 18.28 dalla stazione di Laveno Mombello Lago alla volta di Milano Cadorna.

Il Palazzo Comunale

Un simbolo della storia della Città
il Palazzo Comunale visto da Piazza Visconti

Da Valgreghentino intorno al Monte di Brianza

Il territorio di Valgreghentino è attraversato da numerosi torrenti e ruscelli che nascono dal monte per poi confluire nel torrente Greghentino, diretto affluente del fiume Adda. Il nome del paese deriva proprio dal torrente Greghentino, il cui toponimo fa riferimento ai sui gorghi d’acqua e attesta la ricchezza d’acqua del suo territorio. Parcheggiata l’auto in via Monsignor Gilardi, un cartello indica la frazione di Molinello Superiore, il cui toponimo suggerisce la funzione avuta in passato da questo antico nucleo insieme al sottostante Molinello Inferiore. Dopo aver attraversato il ponte che sovrasta il torrente Greghentino, si sale seguendo un acciottolato fino al vicino nucleo rurale di Molinello Superiore e sul lato sinistro imbocchiamo la vecchia mulattiera. Lungo il percorso che sale alla frazione di Dozio, una serie di lapidi ripercorre la vita della Beata Vergine Maria. Arrivati al cippo IX mantenere l’acciottolato sulla sinistra e continuare a salire. In località Ganzola, si esce dal bosco per incontrare alcuni terrazzamenti recentemente recuperati, un tempo coltivati a foraggio e vigneto, ora coltivati a frutteto misto e piccoli frutti dall’Azienda Agricola Sella Mauro di Valgreghentino. Un ampio panorama si apre sulla valle dell’Adda e le Prealpi Lecchesi. Proseguendo si arriva dopo qualche centinaio di metri al piazzale antistante (sulla destra) del Santuario della Madonna di Częstochowa, un tempo Chiesa di San Martino di antiche origini medievali. È possibile visitare ogni giorno il giardino attorno al Santuario, mentre per l’apertura della chiesa è necessario contattare la Parrocchia di Valgreghentino. Proseguendo sulla sinistra si arriva all’abitato di Dozio, citato già nel 1300 da Goffredo da Bussero, come “Locus Docio”, prima comune autonomo e ora frazione di Valgreghentino. I terrazzamenti di Dozio erano un tempo coltivati a ortaggi, soprattutto piselli e taccole, frutta e vite per conseguire l’autosufficienza alimentare. Piselli, taccole e altri prodotti del campo erano poi venduti ai grossisti o scambiati con altri prodotti al mercato agricolo che si teneva a Valgreghentino. All’incrocio con la strada asfaltata svoltare a sinistra e fiancheggiare l’abitato. Degno di nota è il grande lavatoio (recentemente ristrutturato dal Parco di Montevecchia e della Valle del Curone) che si trova nel cuore del nucleo rurale, lo scolmatore della vasca è un coperchio di sarcofago di epoca tardo antica. Mantenere l’acciottolato che sale fino all’incrocio con il bivio, dove una palina sulla destra indica la direzione per Consonno, segnavia n. 9. Un’ampia radura dove pascolano cavalli si affaccia sul panorama montano dove si staglia il Monte Resegone, il Monte Ocone, il Monte Tesoro e la Val Cava. Il sentiero prosegue ora in costa lungo una strada agro-silvo-pastorale per circa un paio di chilometri attraversando la Val De’ Vai, dove nasce uno dei più importanti affluenti del Greghentino. La fitta copertura boschiva di questa zona è costituita in prevalenza da castagno e robinia, anche se non mancano acero montano, frassino maggiore, carpino nero e quercia. L’itinerario arriva di fronte alle prime rovine di Consonno, l’Hotel Plaza e sulla destra i resti del trenino panoramico che conduceva i visitatori per un giro turistico di quella che avrebbe dovuto essere la LasVegas della Brianza. All’incrocio con la strada asfaltata piegare a destra verso la Canonica di San Maurizio, ora adibita a edificio rurale, sulle cui mura campeggiano affreschi raffiguranti stemmi cardinalizi. Il borgo di Consonno ha un’origine antica. Il toponimo “Consonnum” è citato in una pergamena già nell’anno 1085. Consonno era un tempo un tipico paese dell’Alta Brianza, il cui abitato era costituito da cascine, stalle e fienili. I suoi terrazzamenti erano coltivati per la produzione di ortaggi, soprattutto porri e taccole, che venivano poi venduti nei mercati di Milano; mentre i marroni venivano coltivati nelle selve castanili lì intorno, come attesta la presenza di un importante essiccatoio, andato distrutto insieme al borgo. Negli anni ’60 un eccentrico imprenditore milanese, Conte Mario Bagno acquistò Consonno pensando che fosse il luogo ideale in cui costruire una "città dei balocchi". Il borgo fu così demolito per fare spazio a ristoranti, una balera, un albergo di lusso, diverse costruzioni con richiami alle più variegate culture e stili architettonici, un castello medievale e il celeberrimo minareto, un campo di golf, un tiro assegno, una pista per il pattinaggio, un luna park e un giardino zoologico. Nell’ottobre 1976 continue piogge provocarono una frana che interruppe la strada che saliva a Consonno. Fu l’inizio del declino della città fantasma. Anche gli ultimi abitanti di Consonno, che avevano visto una opportunità per vendere i propri prodotti agricoli ai turisti lo abbondarono. Oggi Consonno si presenta in uno stato di totale abbandono e degrado. Molti degli edifici rimasti sono pericolanti e ne è vietato l'accesso perché è proprietà privata e in secondo luogo per motivi di sicurezza. I suoi terrazzamenti e le sue selve castanili sono oggi avvolti dai rovi e assorbiti dal bosco che avanza. Dal minareto si deve camminare seguendo la strada asfaltata che scende fino ad incrociare la strada che sale alla Canonica di San Maurizio. Svoltare quindi a destra per visitare la Chiesa di San Maurizio e la canonica, ora utilizzata come edificio rurale e le rovine di Consonno, come l’Hotel Plaza. Dalla Chiesa di Consonno, l’itinerario prosegue a sinistra sulla strada che accoglie i visitatori con imponenti insegne arrugginite che recitano "A Consonno è sempre festa" oppure "A Consonno tutto è meraviglioso", fino ad arrivare ad una grande costruzione in rovina che sovrasta la strada, un tempo hotel chiamato “Pavesino”. Il panorama che si gode sulla Valle dell’Adda è magnifico e richiama paesaggi leonardeschi. Superato l’edificio svoltare subito a destra lambendolo, percorrendo per circa un paio di chilometri unsentiero che, incrocia più volte il taglio per la pulizia delle linee elettriche e lungo il quale infestanti di varia natura banalizzano dal punto di vista della vegetazione l’ambiente boschivo. Scendendo il percorso offre una bellissima vista sul versante bergamasco e il paese di Carenno.Prima di arrivare alle prime case del piccolo borgo di Serigola, si può osservare la presenza di boschi terrazzati con la prevalenza di formazione di ciliegi. Il piccolo nucleo rurale, chiamato in dialetto "Serigula" si trova nel comune di Olginate. Il suo toponimo è legato all’acqua e il suo significato deriverebbe da roggia, acqua corrente; come il torrente che scorre proprio al limitare delle prime abitazioni. Il paesaggio attorno all’abitato è caratterizzato da numerosi terrazzamenti in buona parte ancora coltivati a frutta e ortaggi, con la presenza di molti ronchi (i tipici orti della civiltà contadina). Superato l’abitato di Serigola, all’altezza della cappella mariana, prendere l’acciottolato che corre parallelo alla strada e proseguire fino ad arrivare alla frazione di Bornedo. I terrazzamenti sopra Bornedo sono a terra riportata senza l’utilizzo di muretti a secco e sorgono su un pendio che colpisce per la sua verticalità. Si nota la presenza di boschi terrazzati su tutto questo versante. Arrivati alle prime case di Molino, prendere a destra la stretta strada asfaltata che costeggia le pendici del monte e che conduce su un ampio scenario caratterizzato da numerosi terrazzamenti, ancora ben mantenuti e coltivati a oliveto, orti e piante da frutta. Si cammina per circa un chilometro su una mulattiera che si snoda tra campi, muretti a secco e tipici casot (ricoveri attrezzi) che ricordano fedelmente il paesaggio rurale di un tempo, quando l’economia di sussistenza era legata indissolubilmente all’agricoltura. Il panorama si affaccia sopra la Val di Racul, un verde altopiano che da Valgreghentino scende fino a Olginate e che rappresenta l’areale di caccia prediletto dal gufo reale (specie nidificante nella vicina Olginate). Arrivati alle prime case della piccola frazione di Parzano, svoltare a destra all’incrocio con la strada asfaltata e salire fino ad arrivare ad un bel lavatoio, sulla cui parete è affrescata la Madonna del Rosario. Fiancheggiare l’abitato di Parzano tenendo l’abitato sulla destra e imboccare il sentiero che corre lungo una recinzione verde fino ad arrivare alle case della frazione di Ospedaletto, il cui toponimo ricorda la presenza di un ospizio per pellegrini o infermi. Interessante da vedere la chiesa della Beata Maria delle Grazie e di S. Antonio da Padova, ora non più consacrata e la cappelletta con le ossa dei morti della peste del 1600.Dopo aver superato l’ossario scendere fino al bel lavatoio, che si trova all’inizio di Ospedaletto, svoltare a destra e tornare al parcheggio di Molinello.
Da Valgreghentino intorno al Monte di Brianza

In Lombardia per borghi in 7 mete da scoprire

Fortunago (PV)

Nei borghi del Lago d'Iseo

I borghi e i paesi sul lago d’Iseo sono gioielli di viuzze e negozi, tra storia e naturalismo.

Da Cernusco Lombardone a Olgiate Molgora

Dal parcheggio della stazione di Cernusco Lombardone seguire la ciclopedonabile alla palina con segnavia n. 2 Butto sede del Parco del Curone. Sulla sinistra campeggiano i resti del Castello di Cernusco Lombardone. Fondato su una fortificazione romana, visse il suo splendore dal Mille fino al Cinquecento, quando venne convertito a cascina.Il percorso attraversa la provinciale arrivando al parcheggio in località Molinazzo, il cui toponimo è riferito al molino per la macinazione dei cereali. Seguire il segnavia n.1 per Cà Soldato. Il sentiero costeggia il torrente Curone, compiendo una curva attorno alle falde più basse della collina di Montevecchia. La denominazione del torrente Curone è prova della presenza etrusco-ligure in questo territorio. Curone deriverebbe, infatti, dal nome di una tribù, i Curuni, che stanziandosi avrebbero dato nome alla valle e al torrente. Seguire il segnavia n. 11 Butto. A destra della mulattiera una radura mantenuta a prato stabile, mentre a sinistra le coltivazioni sono quasi sempre a granoturco o altri cereali. Salendo si notano terrazzamenti coltivati a vite, alberi da frutta e ortaggi. Al bivio, prendere il sentiero che conduce al centro abitato. Tenere la sinistra per arrivare alla frazione Passone: una sequenza di numerosi terrazzamenti coltivati a ulivi, alberi da frutta e vite scandisce la verticalità del pendio.Prendere la gradinatura che sale verso l’uliveto. Da qui è possibile godere di un panorama che spazia dal Santuario a un paesaggio terrazzato. L’ esposizione a sud ha permesso la crescita dell’ulivo, della vite e della coltivazione del rosmarino, ancora oggi presente nelle ultime terrazze che salgono fino a Cascina Butto, sede del Parco di Montevecchia e Valle del Curone. Dal parcheggio sotto Cascina Butto, scendere lungo via Valfredda. La strada sterrata si snoda in un bosco di latifoglie, con la presenza di querce, nocciolo, sambuco e carpini bianchi. Poco prima del centro abitato di Cascina Gaidana, il bosco si apre offrendo un panorama sulla Valle del Curone, in particolar modo sul nucleo rurale di Bagaggera, risalente al Seicento. La località si trova all’inizio del corso superiore del torrente Curone, le cui colline circostanti furono un tempo estese opere di difesa. Il complesso è coronato da campi coltivati, oltre i quali si estendono boscaglie. Dopo circa 500 m si giunge a Cascina Valfredda, che deve nome alle caratteristiche climatiche della zona. Oggi è circondata da prati utilizzati per il pascolo e per lo sfalcio. Un tempo vi era una chiesa con un altare dedicato alla Vergine della Neve. La fontana in pietra adiacente al lavatoio, su cui sono ancora visibili antiche incisioni, è un esempio di riutilizzo di un importante manufatto in epoche successive.Seguire le indicazioni superando lo stagno per Cà Soldato. La cascina è adibita a centro Parco e dispone di un museo dedicato agli ambienti e alla fauna che caratterizzano il Parco, oltre agli attrezzi agricoli e della vita contadina utilizzati.L’origine del nome della cascina, abitata fino al 1987, riporta alla memoria antiche battaglie e la fortificazione romana a salvaguardia di una fornace. Da qui prendere la sterrata che scende e si inoltra nel bosco, come indica il segnavia n. 11 Cipressi – Galbusera Bianca. Attraversare il torrente Curone e giunti all’incrocio proseguire a sinistra.Si cammina lungo la strada immersi tra grandi prati, mantenuti per la produzione di foraggio da sfalcio.Dopo circa 400 m si arriva a Cascina Malnido. In tempi remoti, tale località fu il centro di una fornace per la produzione di laterizi. Lo sfruttamento estrattivo ha lasciato ancora tracce visibili della fornace che, preesistente alla conquista romana, si trasformò poi in un complesso, forse il più grande dell’Italia transpadana per la produzione di embrici e materiale da costruzione. Prendendo la carrareccia con segnavia n. 1 Pianello che risale la valle, si giunge ai ruderi di Cascina Ospedaletto, il cui nome evoca il ruolo svolto dal fabbricato durante la peste seicentesca, dove venivano ricoverati gli infermi. Secondo alcuni l’edificio potrebbe anche aver svolto funzione di accoglienza per i pellegrini di passaggio. Seguendo il segnavia n.2, il sentiero si inoltra nella vegetazione boschiva salendo per la collina fino a Cascina Scarpada, caratterizzata da una loggia chiusa. Insieme a Cascina Costa sorge in posizione panoramica sulla Valle del Curone. Oggi ospitano un’azienda vitivinicola e sono sede di un agriturismo.Attorno alle due cascine, i terrazzamenti sono coltivati a vigneto. Il percorso continua a mezzacosta con saliscendi, tra vigneti, campi adibiti al pascolo e prati. L’ anfiteatro che da Cascina Scarpada si estende fino a Galbusera Bianca costituisce l’habitat dei prati magri. I prati e i terrazzamenti sono ricchi di specie vegetali termofile. Fra le molte specie che compaiono in questi ambienti spiccano diverse orchidee. La ricchezza floristica ha significato faunistico, soprattutto per gli Insetti. La conservazione di questi ambienti è dipendente dalle modalità di gestione.La cessazione dell'attività agricola riavvia la trasformazione verso il bosco, con la scomparsa di specie di importanza naturalistica la cui presenza è legata allo sfalcio. La Galbusera Nera è costituita da due edifici orientati ad est-ovest. I muri ospitano affreschi ottocenteschi raffiguranti una Madonna e il beato Giobbe. La devozione popolare per San Giobbe è legata alla tradizione religiosa della Brianza e in particolare alla bachicoltura. Attorno alla cascina i terrazzamenti sono coltivati a vigneto. Più avanti, collegata a mezzacosta sul pendio, sorge Galbusera Bianca. Il complesso rurale è composto da una casa padronale, tre cascine, una stalla e una chiesetta: insieme formano un borgo noto nel Trecento con il nome di Valbissera.La presenza di un edificio di culto dedicato a San Francesco conferma che in passato era un nucleo insediativo. La spiegazione più plausibile sulla divisione delle due cascine tra bianca e nera si rifà al colore delle uve che vi venivano coltivate.Da qui prendere la mulattiera che sale dopo la Chiesa di San Francesco (segnavia n.11 Cipressi – Pianello) e, arrivati di fronte alla scalinata, salire tra i filari di cipressi, architetture vegetali che caratterizzano il paesaggio della Valle del Curone. La loro originaria funzione era quella di individuare i confini di alcuni possedimenti terrieri dell'area lungo il crinale ed i pendii delle colline. Dai Cipressi, percorrere la mulattiera per una decina di metri e scendere nel centro abitato della frazione di Monte. A fianco del cimitero prendere la mulattiera che si inoltra nel bosco verso la frazione Sara.All’orizzonte si trova il cordone morenico dove sorge la frazione di Alduno; dietro si staglia il versante sud del Monte di Brianza, che con la sua dorsale verde crea una importante connessione ecologica tra il Parco e il Parco Regionale del Monte Barro. All’incrocio il percorso prosegue fino a uno degli affluenti del torrente Molgora. Svoltando a sinistra si costeggia il torrente in una piana che in tempi primordiali fu un lago creato dalle acque di fusione del ghiacciaio che da Occidente scendeva da Valmadrera e da Oriente scendeva con la colata di ghiaccio della Valle dell’Adda. Attraversato il ponte di legno, il percorso si avvicina al centro abitato della Valletta Brianza e incrocia la strada provinciale Como-Bergamo. Dirigersi verso il centro del paese, svoltare in via Traversa della Pesa e salire verso la Chiesa Parrocchiale percorrendo via Giovanni XXIII. Il panorama si affaccia su una piana che da Santa Maria Hoè arriva fino a Castello di Brianza, parte della Valle di Rovagnate. Su alcuni terrazzamenti, orti si alternano a alberi da frutta e vigne, coltivazioni tradizionali che ancora testimoniano l’economia agricola a livello famigliare tipica dell’Alta Brianza. La piana è invece coltivata a cereali, dove è praticata un’agricoltura intensiva. Alla rotonda salire la sterrata Via Roccolo (segnavia n.27, Roccolo/Tremonte) tra filari di conifere e terrazzamenti coltivati a vite. Giunti sul crinale il panorama mostra la Valle di Rovagnate tra i versanti del Monte di Brianza e i rilievi del Parco con il paese di Perego arroccato sulla collina. Il percorso prosegue poi nel bosco scendendo fino al centro abitato. All’incrocio svoltare lungo via Trento e proseguire fino alla località Tremonte. Questa frazione risale all’epoca dei romani che per primi si stabilirono in questa zona, fu importante per i traffici commerciali nella Valle di Rovagnate e nel Monte di Brianza. Proseguendo lungo la via del Ponte si arriva alla chiesa di Santa Veronica, situata all'interno di quello che un tempo era probabilmente una rocca dei Capitani di Hoè. Al suo interno è presente un affresco che rappresenta Veronica recante il santo telo con il Volto di Cristo, databile attorno al 1280. Dalla chiesa, una mulattiera sale verso il centro abitato di Tremonte. Si scorgono le rovine di una torre di avvistamento, risalente al X-XI secolo. In passato il complesso architettonico era imponente ed aveva un’importante funzione per il controllo del traffico stradale, che nell’antichità passava nella Valle di Rovagnate.La mulattiera prosegue tra terrazzamenti abbandonati e inselvatichiti alternati a terrazzamenti ben tenuti a ortaggi e frutta antica, fino a giungere al suggestivo ponte del Bordea.Attraversare il ponte, sospeso sopra il torrente Molgora e seguire le indicazioni della palina con segnavia n.25 Mirabella/Paù.La mulattiera si snoda nel bosco in mezzo a notevoli muri a secco, recentemente recuperati, e ad un certo punto un lavatoio in arenaria preannuncia l’arrivo alla località Mirabella.Dalla cascina Mirabella proseguire l’itinerario salendo la strada a tornanti che arriva all’abitato di Paù. Un uliveto occupa la maggior parte dei terrazzamenti che salgono fino al borgo, tra ronchi ancora coltivati a ortaggi e alberi da frutta antica e terrazzamenti pressoché abbandonati e inselvatichiti.Sul limitare della strada si trova il primo edificio, un oratorio di campagna dedicato a San Bernardo. Attraversare il centro abitato percorrendo via Piave e proseguire per la mulattiera che offre un punto panoramico sulla bergamasca, i rilievi di Montevecchia e la dorsale degli Appennini.La mulattiera scende in un bosco di castagni e querce fino alla valle dove scorre il torrente Alto Molgora, uno dei principali affluenti del Molgora. Proseguire per il borgo di Mondonico, attraversare il torrente e mantenersi sulla via Emilio Gola, lungo la quale sono allestiti una serie di pannelli recanti le opere del pittore.In passato Mondonico rappresentò un richiamo artistico per pittori come Emilio Gola, Aldo Carpi e Ennio Morlotti. Il borgo, oggi nel comune di Olgiate Molgora, ha la sua origine intorno all’anno mille, con la costruzione di un castello di proprietà della nobile famiglia Vimercati, di origine longobarda. In località la Squadra, la villa patrizia Villa Maria (risalente al quindicesimo secolo) fu l’abitazione della famiglia dei Bonfanti, poi feudatari Erba, dei nobili Rho e infine dei marchesi Secco d’Aragona.Più avanti si trova la chiesa di San Biagio, al cui interno si possono ammirare gli affreschi dell’abside e risalenti alla seconda metà del Cinquecento. L’itinerario prosegue a fianco delle mura di Villa Maria, per percorrere via Mondonico fino ad arrivare ad un bivio, dove a sinistra si incontra prima Villa Gola e poi Villa Sommi Piccenardi, un complesso architettonico risalente al 1700. Da Villa Sommi Picenardi proseguire lungo la via Sommi Picenardi fino a giungere alla stazione di Olgiate Molgora.
Da Cernusco Lombardone a Olgiate Molgora