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10 idee per visitare la Valtellina

La neve, il Parco dello Stelvio, il Trenino Rosso del Bernina, i pizzoccheri. 10 motivi per visitare la Valtellina
10 idee per visitare la Valtellina

Parco Nazionale dello Stelvio

Creste e vallate, castelli e abbazie. Rare specie animali e botaniche. Il Parco Nazionale dello Stelvio è anche centri storici e musei
Parco Nazionale dello Stelvio - inLombardia

Rifugio Lupi

Rifugio Lupi in località Pizzo Cerro

Villa Marazzi a Palazzo Pignano

Scopri a Palazzo Pignano,la Villa Marazzi:una delle più antiche del territorio cremasco
Villa Marazzi

ArrampicaLago

Tour nelle più belle e panoramiche palestre di arrampicata del lago d' Iseo e dintorni.

Convento di San Francesco

Il fascino di un tesoro nascosto, a pochi passi da Piazza Vecchia
(Ph: I Mille)

Faro di Brunate

Sulla sommità del Monte Tre Croci, in località San Maurizio a Brunate, troneggia, con una storia quasi centenaria, il Faro di Brunate. Progettato nel 1927 dall’ingegnere Gabriele Giussani, è il regalo con cui la città di Como celebrò il suo illustre cittadino Alessandro Volta, a 100 anni dalla sua morte.   Per questo motivo il faro è conosciuto anche come Faro Voltiano, a ricordare il legame profondo tra Como e la scienza.  Con una pianta ottagonale, la torre è alta ben 29 metri e domina tutta la vallata sottostante. Dal tramonto all’alba la lanterna del Faro emette, alternati, fasci di luce verdi, bianchi e rossi che richiamano i colori della bandiera italiana e ne fanno un simbolo di memoria e identità.  All’interno, una scala a chiocciola di 143 gradini conduce verso due balconate circolari da cui è possibile ammirare non solo le città limitrofe di Chiasso e Cernobbio, ma anche la parte occidentale della catena alpina fino al Monte Rosa e, in giornate particolarmente limpide, addirittura la Madonnina sul Duomo di Milano. Sebbene si possa raggiungere la terrazza panoramica per godere della vista mozzafiato, purtroppo al momento non è possibile visitare l'interno del Faro e salire la scalinata a causa di lavori di ristrutturazione. Tuttavia, una valida alternativa, che permette di godere egualmente dell’atmosfera comense, può essere esplorare i paesaggi che circondano la torre attraverso un percorso di trekking.  L’ esperienza inizia già dal viaggio per raggiungere Brunate: la storica funicolare, attiva dal 1894, collega il centro di Como al piccolo borgo in pochi minuti, superando un dislivello di oltre 500 metri e regalando panorami mozzafiato durante la salita. Giunti a Brunate, il sentiero verso il faro si snoda lungo una mulattiera panoramica, immersa tra boschi di castagni, betulle e pini. Il percorso, di circa 1,2 chilometri, è adatto a tutti e offre numerosi punti di sosta dove ammirare il panorama sulla città, il lago e le montagne circostanti. Durante la camminata, si incontrano piccole cappelle votive, testimonianza della profonda spiritualità che ha sempre caratterizzato questi luoghi, e si respira un’atmosfera di pace e silenzio, lontano dal caos cittadino. La terrazza panoramica alla base del Faro è il luogo ideale per una pausa rigenerante, un picnic o semplicemente per lasciarsi incantare dal tramonto che tinge il lago di sfumature dorate e rosate. 
Ph: I Mille

Infopoint Sondalo

Sondalo si trova a pochi passi dai grandi centri turistici dell’Alta Valtellina e sorge ai piedi del Parco Nazionale dello Stelvio, grande e meravigliosa riserva naturale alpina entro la quale si trova parte del suo territorio.
Panoramica Sondalo

Le due valli di Cima Piazzi

Questo anello, abbastanza impegnativo, vi farà percorrere e conoscere la Val Cardonè e la Val Lia: le due suggestive valli in cui è incastonata la Cima Piazzi, gruppo montuoso delle Alpi Retiche occidentali, situata nel comune di Valdidentro. Con la macchina superate Bormio (Sondrio) e, dopo una decina di chilometri, arrivati alle porte di Isolaccia (comune di Valdidentro). Prima di attraversare il ponte sul torrente Viola però, svoltate a sinistra raggiungendo il campo sportivo, dove è possibile parcheggiare. Acquistando un ticket si può invece proseguire con l’auto fino in località Pian di Astele (1.661 m). Da questo punto inizia il percorso. Incamminandovi per una strada carrozzabile, oltrepassate la Madonna di Presedont (1.760 m), dove si può notare una graziosa cappelletta dedicata alla Madonna ed opera degli alpini.A un primo bivio continuate a destra, verso la meravigliosa val Cardonè, salendo fino alle baite omonime a 1.986 metri. Le indicazioni da seguire sono quelle per i bivacchi Ferrario e Cantoni.Lasciato alle vostre spalle il fitto bosco del Conte, attorno ai 2.200 metri, il sentiero piega a sinistra e giungerete in breve al bivacco Ferrario (2.350 m). Ci ritroviamo in una magnifica zona con una vista mozzafiato e ricca di laghetti e torrenti alimentati dallo scioglimento dei ghiacciai della Cima Piazzi. La segnaletica indica il bivacco Cantoni, che raggiungerete dopo aver salito una ripida pietraia ai piedi della parete nord della Cima Piazzi. Dopo una sosta per riprendere le energie, riprendete il tracciato e percorrendo un facile sentiero in cresta, ben indicato, ci si dirige verso la val Lia e l’alpe Boron. Una traversata panoramica vi regalerà emozioni forti in questo tratto, completamente immersi nella natura, per poi perdere decisamente quota fino all’alpeggio. Qualche difficoltà potrebbe essere incontrata nell’attraversare il torrente che immette alla piana attorno ai 2.115 metri. Meglio seguire le indicazioni di un sentiero che si innalza sulla sinistra portando a un ponticello. Superato il corso d’acqua si giunge all’alpe Boron (2.057 m) e all'omonimo alpeggio, una piccola perla nel mezzo di un ampio pianoro pascolivo con praterie cespugliate, dove pare che il tempo si sia fermato e in cui potrete concedervi dei momenti di relax. In circa 1 ora 40 minuti si torna al parcheggio dove è stata lasciata l’auto, finendo così questo bellissimo itinerario ad anello.
Le due valli di Cima Piazzi

Al Rifugio Gerli Porro

Il Rifugio Gerli-Porro si raggiunge facilmente dalla località di Chiareggio, nel comune di Chiesa Valmalenco, utilizzando una comoda mulattiera. La pista parte sulla sinistra della piccola chiesetta dedicata a Sant’Anna, nel centro della frazione. Ci si abbassa al Torrente Mallero e lo si supera con un ampio ponte di legno. Al bivio si prende a destra e si prosegue in direzione Sondrio lungo l’ampio tracciato. È un sentiero percorribile anche in mountainbike fino a un centinaio di metri dai rifugi, dove si fa più verticale e il fondo diventa dissestato. Si viene costantemente accompagnati sulla destra, lungo la salita, dal torrente che man mano che si guadagna quota si abbassa sempre più. Si è immersi in un profumatissimo bosco di abeti e larici, interrotto qua e là da piccole vallettine che nel periodo invernale fanno da scivolo ad ingenti quantità di neve proveniente dai pendii sovrastanti. Verso la fine del percorso, quando si comincia ad intravedere il caratteristico tetto rosso del Rifugio Gerli-Porro, la mulattiera si fa un po’ più impervia e sassosa, si supera in diagonale un gandone e si raggiunge il rifugio. La visione del tetto rosso incoraggerà chiunque ad arrivare quanto prima per gustare le prelibatezze del rifugio e godere della quiete della natura. Siamo all’inizio dell’ampio pianoro dell’Alpe Ventina, racchiuso a sinistra dalle Cime del Duca, Rachele, Sassersa, Giumellini e Cassandra, di fronte dall’imponente mole del Monte Disgrazia, mentre a sinistra completano il semicerchio la Punta Kennedy e il Pizzo Ventina. Inoltrandosi nel pascolo si perviene facilmente anche al Rifugio Ventina (1975 metri), struttura di proprietà privata che dispone di 46 posti letto e garantisce l’apertura nei medesimi periodi della sopra descritta capanna. Questi rifugi possono essere utilizzati come punto di arrivo di una tranquilla passeggiata oppure come base di appoggio per la salita alle innumerevoli cime circostanti.
Al Rifugio Gerli Porro

Rododendri in Val Gerola

Avventure tra natura selvaggia, abeti e larici
Rododendri in Val Gerola

Dal Coca al Curò

In discesa ci incamminiamo lungo il sentiero con segnavia CAI n.303 sino a superare il ponticello di cemento. Poco oltre, s’incrocia il sentiero che sale da Valbondione, lo trascuriamo e pieghiamo a sinistra per avvicinare i ripidi pendii erbosi della conca che accoglie il rifugio.Raggiuntili, il tracciato inizia a prendere quota in modo moderato, consentendoci invece forti vedute sull’alta Valle Seriana, sul demanio sciistico di Lizzola e sulle propaggini del Pizzo Redorta. Un’ampia curva ci pone in direzione Nord-Est e su questa si raggiunge lo sbocco della Valle del Polledrino che trae origini lassù nei pressi della Bocchetta dei Camosci, l’anticamera del Pizzo Coca. Il percorso ha poca pendenza e serpeggia aereo fra le vallecole che precedono il Passo del Corno, che raggiungiamo con uno sbalzo finale (2.200 m, 1h 10’ dal rifugio). Il Monte Corno è vicinissimo. Dal passo si scende leggermente nella valletta opposta e, con una traversata a mezzacosta sui pendii erbosi, dove è facile anche avvistare colonie di camosci, si raggiunge quel tratto di sentiero più sassoso ed esposto, attrezzato con catene metalliche che ne facilitano il superamento. Segue una facile mezzacosta che porta alla base di un canale roccioso e detritico che si risale con l’aiuto di ulteriori catene metalliche. Si perviene così in un pianoro erboso cosparso di enormi massi e spesso “vivacizzato” da capre e pecore, che rappresentano il punto più elevato di questa traversata (2.325 m, 1h dal Passo del Corno). Una breve sosta ci permette di spaziare sulle montagne circostanti, da quelle della Valmorta, verso Nord, al Pizzo Recastello dominante la conca del Barbellino, già visibile sotto di noi con il bacino della Valmorta. Verso Sud, in basso, l’abitato di Valbondione, seminascosto dall’aguzzo e robusto Pinnacolo di Maslana. Inizia ora una ripida discesa verso la diga di Valmorta, dapprima lungo il costone e poi spostandosi verso sinistra sui pendii erbosi. Il sentiero serpeggia tra rododendri e piccoli fiori e, con una lunga serie di tornanti che rendono meno pesante la discesa, si raggiunge il fondo della Valmorta, dove si attraversa il corso d’acqua e ci si dirige verso la piccola diga. Oltrepassato il detritico fondovalle, si risale verso la Casa di guardia della diga, dalla quale ci si immette, verso sinistra, nella mulattiera che costeggia le pareti rocciose della galleria di servizio scavata dall’Enel.Una discesa gradinata e una successiva salita portano nei pressi del rifugio privato dell’UEB, dal quale in breve si è all’accogliente rifugio Corò.
Dal Coca al Curò