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Pedalate sul lago

In bici con pendenze un pò impegnative
Pedalate sul lago

Al Rifugio Gerli Porro

Il Rifugio Gerli-Porro si raggiunge facilmente dalla località di Chiareggio, nel comune di Chiesa Valmalenco, utilizzando una comoda mulattiera.     La pista parte sulla sinistra della piccola chiesetta dedicata a Sant’Anna, nel centro della frazione. Ci si abbassa al Torrente Mallero e lo si supera con un ampio ponte di legno. Al bivio si prende a destra e si prosegue in direzione Sondrio lungo l’ampio tracciato. È un sentiero percorribile anche in mountainbike fino a un centinaio di metri dai rifugi, dove si fa più verticale e il fondo diventa dissestato. Si viene costantemente accompagnati sulla destra, lungo la salita, dal torrente che man mano che si guadagna quota si abbassa sempre più. Si è immersi in un profumatissimo bosco di abeti e larici, interrotto qua e là da piccole vallettine che nel periodo invernale fanno da scivolo ad ingenti quantità di neve proveniente dai pendii sovrastanti.Verso la fine del percorso, quando si comincia ad intravedere il caratteristico tetto rosso del Rifugio Gerli-Porro, la mulattiera si fa un po’ più impervia e sassosa, si supera in diagonale un gandone e si raggiunge il rifugio.La visione del tetto rosso incoraggerà chiunque ad arrivare quanto prima per gustare le prelibatezze del rifugio e godere della quiete della natura. Siamo all’inizio dell’ampio pianoro dell’Alpe Ventina, racchiuso a sinistra dalle Cime del Duca, Rachele, Sassersa, Giumellini e Cassandra, di fronte dall’imponente mole del Monte Disgrazia, mentre a sinistra completano il semicerchio la Punta Kennedy e il Pizzo Ventina. Inoltrandosi nel pascolo si perviene facilmente anche al Rifugio Ventina (1975 metri), struttura di proprietà privata che dispone di 46 posti letto e garantisce l’apertura nei medesimi periodi della sopra descritta capanna.Questi rifugi possono essere utilizzati come punto di arrivo di una tranquilla passeggiata oppure come base di appoggio per la salita alle innumerevoli cime circostanti.
Al Rifugio Gerli Porro

Sul Monte Spedone verso Nesolio

Anello sul Monte Spedone, con partenza e arrivo ad Erve
Sul Monte Spedone verso Nesolio

A scavalco dello Zuccone

La partenza avviene da Ceresola di Valtorta, a 1.330 metri, dove c’è il parcheggio degli impianti di risalita per i Piani di Bobbio.   Dal parcheggio si stacca in salita una strada da dove si entra nel dolomitico mondo degli “Zucconi”.Si percorre lo sterrato di 4 chilometri che si snoda lungo i pratoni che conducono ai Piani di Bobbio (1.670 m), dove c'è il rifugio Lecco.All’arrivo degli impianti, si prosegue in piano fino a oltrepassare una chiesa in stile moderno. Piegando verso sinistra, in salita, si giunge in pochi minuti al rifugio Lecco (1.779 m). Dal rifugio si risale la Valle dei camosci che si apre di fronte. Mantenendosi ai bordi di quella che in inverno è pista da sci, si risale il vallone seguendo gli smunti bolli rossi.Giunti alla testata della valle, si tiene la destra e si risale il ghiaione sino alla base della parete dove convergono due canaloni rocciosi. Qui troviamo dipinta su un masso l’indicazione: a destra per la Madonnina dei Campelli, a sinistra per la vetta. Noi andiamo a sinistra.Zigzagando, si rimonta il canale sino a sbucare in cresta presso la Bocchetta dei Camosci (2.100 m circa, 1 h 30’ dal rifugio Lecco). La vetta è più a sud e si raggiunge dopo aver superato una spaccatura attrezzata con pioli e catene (2.159 m 15’ dalla Bocchetta). Lo scavalco avviene nei pressi dell’antenna ripetitore vicino alla Bocchetta, dove si scende per il panoramico sentiero che porta alla Baita La Bocca (1.923 m).Racchiusi fra la Cima di Piazzo e il nostro Zuccone perdiamo quota per altri 10 minuti sino a incrociare il Sentiero degli Stradini.Il rifugio Cazzaniga Merlini (1889 m) ci guarda dall’alto del dosso roccioso. Il Sentiero degli Stradini dopo la Casera Campelli (1.783 m) e il Colle del Faggio (1.785 m) diventa stretta cengia fra i dirupi. Superato l’attacco della difficile via Ferrata Pesciola, eccoci al Bocchetto di Pesciola che si affaccia sui Piani di Bobbio e sul vicino rifugio Lecco.Ora si divalla passando a valle del bel laghetto artificiale.Si tagliano in quota i pascoli puntando diritti a nord, transitando all’arrivo dell’ultimo ski lift e poi giù per la valle con vista sul Pizzo dei Tre Signori.  
A scavalco dello Zuccone

Monte Bronzone

La partenza avviene dal Colle Dedine (996 m), raggiungibile da Vigolo o meglio dai Colli di San Fermo, arrivandoci vicinissimi in macchina, dopo aver piegato a destra al Colle di Caf (vedi segnavia CAI 568-701, 4 km di stradetta). Giunti a un centinaio di metri dal curvone del Colle, si parcheggia e si va alla sbarra dell’agriturismo Dedine-cascina Meren, dove, poco oltre, una palina indicatrice dà il via.Il primo tratto si compie in una sorta di tunnel vegetale. In breve si è all’appostamento venatorio di Colle Dedine dove troviamo quella di “Gombo Alto 727 CAI”. La si segue camminando in un bosco di robinie, faggi, roverelle e rari abeti, sino a sbucare sull’alpeggio di Gombo alto (1.200 m, 45’ dalla partenza).La vetta è sopra di noi e, con un marcato sentiero nel ripido bosco, la si raggiunge e si trova un’ardita croce con grossa campana (1.334 m, 1 h 30’ dalla partenza). Quassù lo spettacolo è senza fine, dalla pianura alle Prealpi bergamasche e bresciane, con lo sfavillante lago a farla da padrone. In vetta una stele ricorda il celebre alpinista Mario Merelli. Un pensiero, una preghiera e via in discesa sul versante opposto, seguendo fedelmente le paline CAI 701 La Rolla. Il percorso ora diviene disagevole per il fondo pietroso sino a quota 1.160 metri, dove incrocia il segnavia giallo n. 5 che ignoriamo, preferendo stare sul 701 che scende a una stalla dove diviene comoda gippabile. Ci si cala sul roccolo di Colle della Rolla (950 m, 1 h dalla vetta) e sempre per strada, poi sentiero, sino al vicino Colle d’Oregia (918 m, 10’ dalla Rolla).Su sentierino ci si abbassa per incontrare la strada silvo-pastorale che sale all’alpeggio di Gombo Basso (segnavia TPC). In salita, per circa mezz’ora, si guadagnano 200 metri di dislivello sino ad avvicinarsi alla Cascina di Gombo Basso per lasciare poi la stradetta e prendere a destra un sentiero (CAI TPC– 727) che porta all’appostamento di caccia attraversato all’andata (capanno di Colle Dedine).Da questo al parcheggio è ambiente conosciuto. Per ulteriori dettagli: Com. Montana dei laghi bergamaschi - tel. 0354349811
Monte Bronzone

Attorno al monte Toazzo

La partenza avviene da Lizzola (1.258 m), in alta Val Bondione, ramo laterale della Val Seriana (BG). Dal retro della chiesa parrocchiale si stacca in salita una breve stradetta (CAI 306); fatte poche decine di metri si prende il sentiero che sale verso il vecchio skilift e raggiunge il bosco che sovrasta il paese. Qui una segnaletica ci indirizza nella pineta che porta sulle prime pietraie e sulle grandi finestre che si affacciano sul Redorta e sul Coca. Dopo un bel tratto si lascia il bosco per godere di grandi vedute sulla Valmorta, sulla cascata del Serio e sul Pizzo Cappuccello (1.700 m circa, 1 h 30’ dalla partenza); si continua avvicinandosi alla testata della valle.Dopo 2h 15’ si giunge a quota 1.700 metri dove si incrocia il sentiero CAI 304 che collega il rifugio Curò al Passo Manina - rifugio Albani. Si piega a destra e si arriva al Colle delle Miniere (1.920 m, 1 h 30’ dalla partenza). Il panorama merita una sosta. Dal crinale si discendono, con numerosi tornanti, i pascoli di Passevra, con la baita omonima.Stando alti sopra la baita sulla nostra destra, perdiamo quota fino a raggiungere il torrente Bondione (1.580 m, 30’ dal Colle delle Miniere), dopo aver attraversato un torrentello formante una piccola pozza d’acqua limpida (Marmitta dei Giganti). Su un ponticello si attraversa il torrente Bondione, portandosi sul versante opposto della valle. Qui, vi è il sentiero che risale la valle di Bondione fino al Passo di Bondione.Continuando lungo il segnavia 304, si risalgono, invece, verso destra (SO), i pendii del Monte Crostaro e del Monte Sasna sino alla Baita del Crostaro (1.701 m, 30’ dal fondovalle). Superata la baita si risalgono i pendii sovrastando i pascoli e la Baita bassa di Fles. Superando alcuni imbocchi di miniera, poco sotto il sentiero, si raggiunge il crinale del Passo della Manina (1.799 m, 40’ dalla Baita del Crostaro) e la chiesetta posta su un dosso erboso poco oltre. Si torna indietro per un centinaio di metri dove, su un masso, troviamo l’indicazione per la ripida discesa CAI 307. In un’oretta si è finalmente a Lizzola.
Attorno al monte Toazzo

A scavalco del Monte Sasna

La partenza avviene da Nona, frazione di Vilminore (BG), ultimo borgo della Valbona. Dopo aver parcheggiato, si transita sul retro della chiesa di Nona (1.341 m), imboccando subito dopo, a sinistra, la Manina, una stradetta che sale in direzione del Passo della Manina. Questa strada risale la valle con pendenza costante, per una camminata di circa 1 h. Poco prima di giungere al grande edificio che ospitava i minatori (ora Baita Case Rosse), si piega a sinistra e si attraversa il torrente dove si trova la stradetta che continua fino al passo.Per i più allenati, invece, dopo il guado, si sale il pascolo seguendo i bolli gialli che compaiono tra i massi.Per tutti, un ulteriore sforzo e si raggiunge il culmine (1.796 m), accolti dalla chiesetta edificata nel 1949 in onore del “passaggio” a spalla della Madonna Pellegrina (1.796 m, 1h 15’ da Nona). Quassù un po’ di meritata pausa, poi dal Passo della Manina si prosegue verso destra (nord), seguendo la traccia immersa nell’erba. Si guadagna quota senza grosse difficoltà. Si giunge alla croce dell’anticima e poco oltre alla cima vera e propria, caratterizzata da una croce più piccola (2.229 m, 1h 15’ dal passo). Assaporato il panorama a 360°, si scende sulla costa nord-est opposta, seguendo scarse tracce di sentiero e sbiaditi bolli biancorossi (segnavia CAI n° 409) fino al colletto (2.139 m), da cui, tenendo leggermente la destra, si punta al laghetto sottostante (2.063 m) e poi, per tratturi, a una baita. Si seguono sempre i tratturi, che scendono direttamente su una dorsale. Ci si ricongiunge con la sterrata in piano e la si segue verso destra. Si raggiunge così il panoramico alpeggio di Baite Saline (1.768 m, 1 h dalla vetta) dal quale si scende lungo la stradetta sterrata nella valle del Gleno (vedi indicazioni sul muro della baita). Muovendosi nel fresco bosco di conifere, si transita dalle baite Esenne (1.555 m) e, con una serie di tornanti, si esce dai confini del Parco Regionale delle Orobie bergamasche, scendendo alla base del Sasna, lungo la stradetta cementata che si spiana in prossimità di Nona. Per ulteriori dettagli: CAI Valle di Scalve - tel. 348 9195290
A scavalco del Monte Sasna

L'anello del Monte Lantana

È un percorso facile ma di grande fascino, completamente inserito nella ZPS (zona di protezione speciale) della Val di Scalve.Si parte dal Passo della Presolana, dal parcheggio presso la chiesetta della Madonna della Neve, con direzione Val di Scalve.  Fatti un centinaio di metri dopo il valico (1.297 m), si imbocca sulla destra la stradetta per il famoso “salto degli sposi”, che trae il nome dalla tragica storia d’amore di una coppia polacca del XIX secolo. Su questa panoramica terrazza si inizia a contornare il lato orientale del Monte Scanapà. Dopo circa 50 minuti si è all’area pic-nic di Castel Orseto, accolti da simpatiche sculture dell’Orso.Si prosegue ora verso il Colle Vareno, sempre immersi nel bosco sospeso fra le pareti rocciose, ricche di fossili. Giunti al Colle Vareno (1.373 m, 1 h 30’ dalla partenza), si imbocca la strada asfaltata che sale costeggiando i complessi residenziali; la si percorre sino al temine dove, sulla sinistra, si stacca uno sterrato (vedi uno smunto segnavia giallo-rosso e n° 41). Si entra in un bosco formato da abeti e larici e dopo circa mezz’ora si esce sulle prime radure del Monte Lantana e, poco oltre, sul grande prato sommitale.La vetta del Lantana è poco sopra (1.615 m). Ora si punta su alcune baite diroccate e, poco prima di raggiungerle, si scende diritti fra il bosco e il limitar del pascolo, sino a ritrovare il segnavia n°41. Su questo tracciato ci si cala fra le praterie del Lantana e dello Scanapà, sino a incontrare un trivio dove si lascia il n. 41 per seguire a destra e in salita l’indicazione “Castel Orsetto”. Bastano una decina di minuti e si è al Colle di Lantana, dove si trovano le indicazioni per la “Casa della Foresta”. Giunti alla “Casa della Foresta” ci troviamo davanti a un ecomuseo che merita una lunga e curiosa pausa. Finita la visita si percorre in senso contrario il tratto fatto all’andata (40’) sino a giungere al prato che anticipa il salto degli sposi.Un ultimo sguardo al panorama e via verso il vicino Passo della Presolana, dove ha termine l’escursione. Ulteriori informazioni: CAI Castione - emai: info@caicastione.it
L'anello del Monte Lantana

Dal Rifugio F.lli Calvi al Rifugio Brunone

Si parte immettendosi sul segnavia CAI n. 225 scendendo verso il vicino lago Rotondo costeggiandolo a occidente e, salutato il rifugio Calvi riflesso nelle sue acque, si entra nella valle del neonato Brembo con l’ormai familiare profilo del Pizzo del Diavolo di Tenda di fronte.   Si scarpina in modo altalenante fiancheggiando boschetti di ontani e noccioli, si supera una baita e, poco oltre, anche la prima deviazione per il rifugio Longo (segnavia CAI n. 246).Per costa prativa, macereti e detriti si prosegue in salita sino all’attraversamento del giovane fiume Brembo (40’ dalla partenza, 2.050 m). Un’ampia curva in senso orario ci consente di rimontare lo zoccolo che dà origine alla luccicante cascata che brilla su rocce scure e, costeggiando il corso d’acqua, si perviene al piccolo laghetto di Valsecca a 2.300 metri, dove incrociamo il sentiero n. 248 proveniente dal rifugio Longo.Si continua nel vasto catino racchiuso fra le scure pareti del Grabiasca, del Poris e del Diavolino, mentre volgendo le spalle a valle, si gode ancora della grande visione della conca del rifugio Calvi. Siamo ormai alle sorgenti del Brembo. Si sale un ripido pendio ghiaioso, che, spesso, fino a stagione avanzata, presenta tratti innevati, proiettando lo sguardo sul Passo di Valsecca che, lentamente, raggiungiamo calcando i pendii del Diavolino (2.496 m, 2h dalla partenza).L’escursione avviene ora scendendo il pendio erboso, scorgendo, lungo il percorso, tranquilli stambecchi che colonizzano da qualche decennio questi antichi catini glaciali.La traccia è piuttosto ripida, ma ben marcata, e velocemente ci porta al colorato bivacco Frattini, già nel nostro mirino da mezz’ora (2.125 m).Si scendono ancora i panoramici pendii sino ai pascoli di Tenda, frequentati ormai da pastori con ovini.Il passaggio su una cengia porta sul fondo della Valle del Salto ed è il momento di pensare che ora dobbiamo risalire per 400 metri di dislivello l’assolato versante del Pizzo Gro e della Cima Soliva.E come d’incanto eccoci al rifugio Brunone un vero nido d’aquila.  
Dal Rifugio F.lli Calvi al Rifugio Brunone

Dal Coca al Curò

In discesa ci incamminiamo lungo il sentiero con segnavia CAI n.303 sino a superare il ponticello di cemento.  Poco oltre, s’incrocia il sentiero che sale da Valbondione, lo trascuriamo e pieghiamo a sinistra per avvicinare i ripidi pendii erbosi della conca che accoglie il rifugio.Raggiuntili, il tracciato inizia a prendere quota in modo moderato, consentendoci invece forti vedute sull’alta Valle Seriana, sul demanio sciistico di Lizzola e sulle propaggini del Pizzo Redorta. Un’ampia curva ci pone in direzione Nord-Est e su questa si raggiunge lo sbocco della Valle del Polledrino che trae origini lassù nei pressi della Bocchetta dei Camosci, l’anticamera del Pizzo Coca. Il percorso ha poca pendenza e serpeggia aereo fra le vallecole che precedono il Passo del Corno, che raggiungiamo con uno sbalzo finale (2.200 m, 1h 10’ dal rifugio). Il Monte Corno è vicinissimo.Dal passo si scende leggermente nella valletta opposta e, con una traversata a mezzacosta sui pendii erbosi, dove è facile anche avvistare colonie di camosci, si raggiunge quel tratto di sentiero più sassoso ed esposto, attrezzato con catene metalliche che ne facilitano il superamento. Segue una facile mezzacosta che porta alla base di un canale roccioso e detritico che si risale con l’aiuto di ulteriori catene metalliche.Si perviene così in un pianoro erboso cosparso di enormi massi e spesso “vivacizzato” da capre e pecore, che rappresentano il punto più elevato di questa traversata (2.325 m, 1h dal Passo del Corno).Una breve sosta ci permette di spaziare sulle montagne circostanti, da quelle della Valmorta, verso Nord, al Pizzo Recastello dominante la conca del Barbellino, già visibile sotto di noi con il bacino della Valmorta. Verso Sud, in basso, l’abitato di Valbondione, seminascosto dall’aguzzo e robusto Pinnacolo di Maslana. Inizia ora una ripida discesa verso la diga di Valmorta, dapprima lungo il costone e poi spostandosi verso sinistra sui pendii erbosi.Il sentiero serpeggia tra rododendri e piccoli fiori e, con una lunga serie di tornanti che rendono meno pesante la discesa, si raggiunge il fondo della Valmorta, dove si attraversa il corso d’acqua e ci si dirige verso la piccola diga. Oltrepassato il detritico fondovalle, si risale verso la Casa di guardia della diga, dalla quale ci si immette, verso sinistra, nella mulattiera che costeggia le pareti rocciose della galleria di servizio scavata dall’Enel.Una discesa gradinata e una successiva salita portano nei pressi del rifugio privato dell’UEB, dal quale in breve si è all’accogliente rifugio Corò  
Dal Coca al Curò

Fra Roccoli e Faggi d'Imagna

La partenza avviene da Blello, il più piccolo comune della Bergamasca, con soli 107 abitanti.   Aggirato il Municipio giungiamo al parcheggio della Chiesa Parrocchiale (950 m), che sorge sul cocuzzolo del Monte Faggio e poi via verso il vicino cimitero (CAI 592 E). Percorse poche decine di metri, lasciamo la stradetta per imboccare, a sinistra, un sentierino che porta a Curnino Alto (1.020 m). Transitiamo sul retro della lunga cascina, calcando la strada forestale che si alza verso il bosco. Da qui arriviamo alla Bocchetta di Piazzacava e al grande roccolo Berizzi (1.146 m, 1 h dalla partenza). Si continua seguendo il segnavia 571 che diparte in salita dopo i muraglioni del roccolo.Alternando passaggi nella fitta faggeta a tratti sulla cresta che si affaccia su Gerosa e l’alta Val Brembilla, si supera l’appostamento venatorio delle “Demele” (le gemelle) per giungere ai famosi Tre Faggi, annunciati da quell’inconsueta santella di fattura celtica (1.393 m dalla partenza). Da qui si scende la gradinata fra le baite e si continua in diagonale sul tracciolino che volge verso il nucleo di baite sottostanti. Giunti alla cascina di Pralongone, si continua per la stradetta che si abbassa e porta al “silter” (1.308 m), edificio in pietra deputato alla stagionatura e conservazione del formaggio. Ci abbassiamo sempre in direzione di Fuipiano sul segnavia CAI 579 A, sino a incontrare un bivio dove prendiamo la stradetta sbarrata a sinistra e ci si riporta verso levante. Dopo circa 30 minuti si giunge a una cascina e alla stradetta asfaltata, dove si piega a sinistra in salita. Questa termina nei pressi dell’ultimo villino; noi pieghiamo a destra per la forestale di Piazzacava e proseguiamo sino a incontrare uno slargo e a destra un tracciolino che in piano ci riporta al Roccolo Berizzi (1 h 45’ dai Tre Faggi). Ora si è di nuovo sul 571 e si ritorna al bivio sopra Blello. Si piega a sinistra e si arriva al bivio del pascolo di Curnino Alto, dove fa bella vista di sé la catena montuosa formata dai monti Foldone, Sornadello e Castel Regina. Ancora poco ed eccoci alla Chiesa di Blello. Per ulteriori dettagli: CAI Valle Imagna - tel. 035 852931
Fra Roccoli e Faggi d'Imagna

L'anello della Terzera

La partenza avviene poco a valle dei parcheggi del rifugio Madonna delle Nevi (1.336 m), sopra Mezzoldo (BG).Davanti al ponticello sul Brembo, una bacheca CAI ci invita a prendere il Segnavia CAI 111. Varcato il ponte, si riparte, risalendo su carrareccia il prato al bordo del torrente. Per quasi mezz’ora la si segue sino a giungere nei pressi della baita del Prà del Möt.Al bivio si lascia la carrareccia per prendere a destra il sentiero CAI 111 che cambia versante. Oltre il torrente ci aspettano 20 minuti di ripida salita in un bosco di conifere. Si giunge, pertanto, a un bivio dove prendiamo la destra, accompagnati dalle indicazioni CAI 115 e “Giro delle Casere”. Il tracciato si addolcisce e volge deciso verso i pascoli di Costa Piana e dell’Alpe Terzera dove, in estate, viene caricato l’alpeggio (1.715 m, 1 h 15’ dalla partenza).Si passa al limite alto del bosco, dove si trova la Baita “Piana di Terzera” (1.730 m), poi si entra di nuovo nel bosco e subito appare la Baita Dossello (1.760 m). Si prosegue con una decisa curva a sinistra e poi su per la valle tagliando a mezza costa il catino naturale che ospita la vecchia baita detta dello “Scem” (1.830m). Poi si guadagna il pascolo finale che porta al Paaso di San Simone(2.016 m, 2 h 15’).Si ridiscende per la medesima strada, talvolta facendo la breve deviazione verso la Baita della Cuna e la Baita Dossello (1.760 m) dove si piega a sinistra e ci si cala verso il fondovalle. La veduta principale è il Monte Ponteranica e la strada provinciale che sale al Passo di Cà San Marco.Giunti in fondo al vallone, troviamo la Casera di Terza a 1.600 metri, prima tappa del locale “Giro delle Casere” (1 h dal Passo).Qui, è stata ultimata una stradetta silvo-pastorale che porta al Ponte dell’Acqua dove si perde quota. Dopo qualche tornante a destra si incrocia a 1.440 metri il bivio “Rif. Madonna della Neve” (vedi indicazioni); qui si lascia la comoda strada per il ripido vecchio sentiero che, in 15 minuti ci riporta al punto di partenza. Per ulteriori dettagli: CAI Alta Val Brembana - tel. 0345 82244
L'anello della Terzera