• Itinerari

Da Valgreghentino intorno al Monte di Brianza

Partenza/Arrivo
Da: Olginate (VA)
A: Olginate (VA)
Tipologia/Periodo
Trekking
Primavera/Estate/Autunno/Inverno
Durata/Lunghezza
2,30 ore
8km
Dislivello
Salita: 380m
Difficoltà
MEDIA

Il territorio di Valgreghentino è attraversato da numerosi torrenti e ruscelli che nascono dal monte per poi confluire nel torrente Greghentino, diretto affluente del fiume Adda. Il nome del paese deriva proprio dal torrente Greghentino, il cui toponimo fa riferimento ai sui gorghi d’acqua e attesta la ricchezza d’acqua del suo territorio.

Parcheggiata l’auto in via Monsignor Gilardi, un cartello indica la frazione di Molinello Superiore, il cui toponimo suggerisce la funzione avuta in passato da questo antico nucleo insieme al sottostante Molinello Inferiore. Dopo aver attraversato il ponte che sovrasta il torrente Greghentino, si sale seguendo un acciottolato fino al vicino nucleo rurale di Molinello Superiore e sul lato sinistro imbocchiamo la vecchia mulattiera.

Lungo il percorso che sale alla frazione di Dozio, una serie di lapidi ripercorre la vita della Beata Vergine Maria. Arrivati al cippo IX mantenere l’acciottolato sulla sinistra e continuare a salire. In località Ganzola, si esce dal bosco per incontrare alcuni terrazzamenti recentemente recuperati, un tempo coltivati a foraggio e vigneto, ora coltivati a frutteto misto e piccoli frutti dall’Azienda Agricola Sella Mauro di Valgreghentino. Un ampio panorama si apre sulla valle dell’Adda e le Prealpi Lecchesi.

Proseguendo si arriva dopo qualche centinaio di metri al piazzale antistante (sulla destra) del Santuario della Madonna di Częstochowa, un tempo Chiesa di San Martino di antiche origini medievali. È possibile visitare ogni giorno il giardino attorno al Santuario, mentre per l’apertura della chiesa è necessario contattare la Parrocchia di Valgreghentino.

Proseguendo sulla sinistra si arriva all’abitato di Dozio, citato già nel 1300 da Goffredo da Bussero, come “Locus Docio”, prima comune autonomo e ora frazione di Valgreghentino.

I terrazzamenti di Dozio erano un tempo coltivati a ortaggi, soprattutto piselli e taccole, frutta e vite per conseguire l’autosufficienza alimentare. Piselli, taccole e altri prodotti del campo erano poi venduti ai grossisti o scambiati con altri prodotti al mercato agricolo che si teneva a Valgreghentino. All’incrocio con la strada asfaltata svoltare a sinistra e fiancheggiare l’abitato. Degno di nota è il grande lavatoio (recentemente ristrutturato dal Parco di Montevecchia e della Valle del Curone) che si trova nel cuore del nucleo rurale, lo scolmatore della vasca è un coperchio di sarcofago di epoca tardo antica.

Mantenere l’acciottolato che sale fino all’incrocio con il bivio, dove una palina sulla destra indica la direzione per Consonno, segnavia n. 9. Un’ampia radura dove pascolano cavalli si affaccia sul panorama montano dove si staglia il Monte Resegone, il Monte Ocone, il Monte Tesoro e la Val Cava.

Il sentiero prosegue ora in costa lungo una strada agro-silvo-pastorale per circa un paio di chilometri attraversando la Val De’ Vai, dove nasce uno dei più importanti affluenti del Greghentino. La fitta copertura boschiva di questa zona è costituita in prevalenza da castagno e robinia, anche se non mancano acero montano, frassino maggiore, carpino nero e quercia.

L’itinerario arriva di fronte alle prime rovine di Consonno, l’Hotel Plaza e sulla destra i resti del trenino panoramico che conduceva i visitatori per un giro turistico di quella che avrebbe dovuto essere la Las
Vegas della Brianza.

All’incrocio con la strada asfaltata piegare a destra verso la Canonica di San Maurizio, ora adibita a edificio rurale, sulle cui mura campeggiano affreschi raffiguranti stemmi cardinalizi.

Il borgo di Consonno ha un’origine antica. Il toponimo “Consonnum” è citato in una pergamena già nell’anno 1085. Consonno era un tempo un tipico paese dell’Alta Brianza, il cui abitato era costituito da cascine, stalle e fienili. I suoi terrazzamenti erano coltivati per la produzione di ortaggi, soprattutto porri e taccole, che venivano poi venduti nei mercati di Milano; mentre i marroni venivano coltivati nelle selve castanili lì intorno, come attesta la presenza di un importante essiccatoio, andato distrutto insieme al borgo.

Negli anni ’60 un eccentrico imprenditore milanese, Conte Mario Bagno acquistò Consonno pensando che fosse il luogo ideale in cui costruire una "città dei balocchi". Il borgo fu così demolito per fare spazio a ristoranti, una balera, un albergo di lusso, diverse costruzioni con richiami alle più variegate culture e stili architettonici, un castello medievale e il celeberrimo minareto, un campo di golf, un tiro assegno, una pista per il pattinaggio, un luna park e un giardino zoologico.

Nell’ottobre 1976 continue piogge provocarono una frana che interruppe la strada che saliva a Consonno. Fu l’inizio del declino della città fantasma. Anche gli ultimi abitanti di Consonno, che avevano visto una opportunità per vendere i propri prodotti agricoli ai turisti lo abbondarono. Oggi Consonno si presenta in uno stato di totale abbandono e degrado. Molti degli edifici rimasti sono pericolanti e ne è vietato l'accesso perché è proprietà privata e in secondo luogo per motivi di sicurezza. I suoi terrazzamenti e le sue selve castanili sono oggi avvolti dai rovi e assorbiti dal bosco che avanza.

Dal minareto si deve camminare seguendo la strada asfaltata che scende fino ad incrociare la strada che sale alla Canonica di San Maurizio. Svoltare quindi a destra per visitare la Chiesa di San Maurizio e la canonica, ora utilizzata come edificio rurale e le rovine di Consonno, come l’Hotel Plaza.

Dalla Chiesa di Consonno, l’itinerario prosegue a sinistra sulla strada che accoglie i visitatori con imponenti insegne arrugginite che recitano "A Consonno è sempre festa" oppure "A Consonno tutto è meraviglioso", fino ad arrivare ad una grande costruzione in rovina che sovrasta la strada, un tempo hotel chiamato “Pavesino”. Il panorama che si gode sulla Valle dell’Adda è magnifico e richiama paesaggi leonardeschi.

Superato l’edificio svoltare subito a destra lambendolo, percorrendo per circa un paio di chilometri un
sentiero che, incrocia più volte il taglio per la pulizia delle linee elettriche e lungo il quale infestanti di varia natura banalizzano dal punto di vista della vegetazione l’ambiente boschivo.

Scendendo il percorso offre una bellissima vista sul versante bergamasco e il paese di Carenno.
Prima di arrivare alle prime case del piccolo borgo di Serigola, si può osservare la presenza di boschi terrazzati con la prevalenza di formazione di ciliegi. Il piccolo nucleo rurale, chiamato in dialetto "Serigula" si trova nel comune di Olginate. Il suo toponimo è legato all’acqua e il suo significato deriverebbe da roggia, acqua corrente; come il torrente che scorre proprio al limitare delle prime abitazioni. Il paesaggio attorno all’abitato è caratterizzato da numerosi terrazzamenti in buona parte ancora coltivati a frutta e ortaggi, con la presenza di molti ronchi (i tipici orti della civiltà contadina).

Superato l’abitato di Serigola, all’altezza della cappella mariana, prendere l’acciottolato che corre parallelo alla strada e proseguire fino ad arrivare alla frazione di Bornedo. I terrazzamenti sopra Bornedo sono a terra riportata senza l’utilizzo di muretti a secco e sorgono su un pendio che colpisce per la sua verticalità. Si nota la presenza di boschi terrazzati su tutto questo versante.

Arrivati alle prime case di Molino, prendere a destra la stretta strada asfaltata che costeggia le pendici del monte e che conduce su un ampio scenario caratterizzato da numerosi terrazzamenti, ancora ben mantenuti e coltivati a oliveto, orti e piante da frutta.

Si cammina per circa un chilometro su una mulattiera che si snoda tra campi, muretti a secco e tipici casot (ricoveri attrezzi) che ricordano fedelmente il paesaggio rurale di un tempo, quando l’economia di sussistenza era legata indissolubilmente all’agricoltura. Il panorama si affaccia sopra la Val di Racul, un verde altopiano che da Valgreghentino scende fino a Olginate e che rappresenta l’areale di caccia prediletto dal gufo reale (specie nidificante nella vicina Olginate).

Arrivati alle prime case della piccola frazione di Parzano, svoltare a destra all’incrocio con la strada asfaltata e salire fino ad arrivare ad un bel lavatoio, sulla cui parete è affrescata la Madonna del Rosario.

Fiancheggiare l’abitato di Parzano tenendo l’abitato sulla destra e imboccare il sentiero che corre lungo una recinzione verde fino ad arrivare alle case della frazione di Ospedaletto, il cui toponimo ricorda la presenza di un ospizio per pellegrini o infermi.

Interessante da vedere la chiesa della Beata Maria delle Grazie e di S. Antonio da Padova, ora non più consacrata e la cappelletta con le ossa dei morti della peste del 1600.
Dopo aver superato l’ossario scendere fino al bel lavatoio, che si trova all’inizio di Ospedaletto, svoltare a destra e tornare al parcheggio di Molinello.

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