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La villa romana

Scopri a Palazzo Pignano la villa romana e il cuore del Lago Gerundo

Mantova: Piazza Sordello

Un tempo Piazza San Pietro, costituiva non solo il sagrato della Cattedrale, ma anche il palcoscenico del potere dei Gonzaga.
@inlombardia

Lago d'Iseo: scoprilo dalla terra e dall'acqua

Un giorno, due visite guidate: al borgo di Iseo e a Monte Isola con tour privato in barca delle 3 isole

Trekking guidato al Monte San Primo- La vetta del Triangolo Lariano

Alla scoperta della sponda lombarda del Lago Maggiore

Scopri i borghi, i mercati, le escursioni e le attrazioni storiche tra Angera, Laveno, Luino e Maccagno.

Ecomuseo Miniera della Bagnada

Accompagnati dal ritmico ticchettio dell'acqua che dilava le superfici, la visita della miniera di talco consente di scoprire le meraviglie che si celano nelle profondità della terra.

Nuclei rurali di Caspoggio

Braccia - Curada
Curada di Caspoggio

Infopoint Cremona

Al servizio del turista!

Sentieri tematici

Da Aprica è possibile raggiungere diversi sentieri tematici. Ognuno con delle caratteristche proprie e rinnomate, rappresentano delle eccellenze naturalistiche impareggiabili. Il connubio fra la cura del territorio e la memoria storica e culturale, dà vita ad esperienze da vivere con tutta la famiglia o da soli, a contatto con se stessi… Sentiero storico-militare “Monte della Croce” Il facile sentiero, adatto a tutti, che parte dalla piazzola antistante il ristoro “Quercia Antica” in Pian di Gembro è un percorso risalente alla Prima Guerra Mondiale, corredato da chiari pannelli descrittivi. Faceva parte della Linea Cadorna, per la difesa dei confini nazionali, nell’eventualità di un attacco austriaco. Sono conservate delle gallerie per il ricovero di munizioni ed una di puntamento rivolta verso Tirano. Dal punto di vista naturalistico, le specie vegetali prevalenti sono l’abete, il pino silvestre, il larice, la betulla e, nel sottobosco, il mirtillo nero. Al termine del percorso, si può ammirare la torbiera da un belvedere. Sentiero religioso “Beato P.G. Frassati” È grazie al Club Alpino Italiano che ha abbracciato l’iniziativa denominata “I sentieri Frassati d’Italia” al fine di realizzare in ogni regione italiana un sentiero dedicato al celebre alpinista che Aprica insieme a Corteno Golgi vantano il privilegio di possedere quello della Lombardia. Dal borgo di Sant’Antonio sale a Savrone, lungo un antico sentiero, conduce a Premalt, per poi arrivare al disco orografico (2000m), nei pressi dello Zappello dell’Asino, magnifico punto panoramico sulla Valtellina e su parte della Valle Camonica, giungendo infine alla cappella dedicata a S. Carlo, edificata a lato del Rifugio CAI Valtellina (1900m). Sentiero naturalistico “Il legno è vita” Dalla Malga Magnolta al Rifugio CAI Valtellina il sentiero 341 è stato denominato Sentiero tematico “Il legno è vita” e lungo il suo percorso sono state posizionate diverse bacheche con pannelli descrittivi che illustrano l’importanza del legno e tantissime curiosità sulle sue funzioni. Inaugurato nell’agosto del 2004 il sentiero nel 2016 è stato adottato dai bambini della scuola primaria di Aprica per il progetto “la Scuola adotta un monumento”. Il sentiero è molto comodo e di facile percorribilità senza grandi dislivelli, nella parte centrale si possono ammirare dei bellissimi panorami sulle Alpi Retiche. Sentiero storico “Premio Nobel C. Golgi” È un percorso facile, immerso per lo più nel bosco che si sviluppa tra Aprica e Corteno Golgi. È dedicato a Camillo Golgi, insigne ricercatore che ricevette nel 1906 il premio Nobel per la Medicina e Chirurgia, primo Nobel italian. Originario di Corteno (località denominata in suo onore Corteno Golgi) e poi, per decenni fu ospite ad Aprica durante le vacanze estive. Lungo il percorso sono stati dislocati numerosi pannelli descrittivi riguardanti la storia biografico-scientifica del luminare e le peculiarità storico-ambientali del luogo. Cammin facendo è possibile ammirare un bell’esempio di segheria alla veneziana e nelle immediate vicinanze, la chiesetta di S. Martino Franco (XI sec.), posta su di un’altura.
panorama

Architettura e decorazione tra Otto e Novecento: Eclettismo e Liberty sul Sebino

Il periodo napoleonico e il successivo dominio austriaco segnarono profondamente il territorio del Sebino: la viabilità e la navigazione lacustre furono migliorate con un conseguente ampliamento dei commerci e un maggior sviluppo territoriale e urbanistico. All’indomani dell’Unità, le cave, l’industria del ferro, l’utilizzo delle acque, la costruzione di ferrovie, una nuova e più dinamica rete commerciale, diedero impulso all’allargamento dei centri abitativi e a nuove imprese culturali e architettoniche. La borghesia locale, nonostante una forte e contraddistinta nota di tradizionalismo, aprì a esperimenti culturali e sociali capaci di ridisegnare il volto del pur imperante particolarismo e inaugurò una stagione di modernità di cui è possibile cogliere ancora i segni e le tracce nell’architettura residenziale, e in particolare nella tipologia della villa. La crescita dei centri urbani fu incentivata dallo sviluppo delle linee ferroviarie. Nel 1876 Paratico era già collegata a Palazzolo da una tratta ferroviaria di tipo strettamente commerciale. Dagli stabilimenti di Lovere e di Pilzone i carri ferroviari viaggiavano attraverso il lago su chiatte fino a raggiungere l’imbarcadero di cui sono state mantenute le strutture, osservabili, ancora oggi, sul lungolago di Paratico. Questa linea servì anche al trasporto di turisti, ma solo in un secondo momento. La linea Brescia-Iseo, attiva dal 1885, soprattutto dai primi decenni del Novecento permise un primo fenomeno turistico di massa sulle sponde bresciane del Sebino. Lungo l’Ottocento fino ai primi anni del Novecento la scena architettonica di molti centri storici del Sebino (Sarnico, Iseo e Lovere in primis) è caratterizzata dall’eclettismo, ossia una tendenza del gusto che si propone di ricercare lo “stile italiano”. Il risultato di questa sperimentazione, tuttavia, è alquanto incoerente e difforme, poiché si passa da tendenze classicheggianti, con colonne e timpani, a moduli neorinascimentali con ampi bugnati e portici ritmati da archi e da soprastanti ordini di finestre intervallate da lesene o da quadrature concave o aggettanti, fino al revival neogotico o neoromanico presente, soprattutto, nei centri di Brescia e Bergamo. Vi sono significativi esempi anche nelle periferie attraverso l’opera di diverse maestranze del tempo, come nel caso dell’architetto Antonio Tagliaferri. Così sono le piazze a scandire, in particolare, gli spazi della nuova città ottocentesca e con esse i monumenti che, soprattutto sul finire del XIX secolo, catalizzano e centralizzano le vedute e istituzionalizzano la storia delle comunità. A Iseo la centrale Piazza Garibaldi è delimitata, verso il lago, dall’imponente Palazzo dei Grani, realizzato dall’architetto Rodolfo Vantini tra il 1826 e il 1833. Il palazzo divenne, quindi, sede del Municipio e fu ingrandito nel 1952. Il celebre architetto bresciano intervenne in un paese in forte crescita in virtù del significativo decollo industriale del luogo (tra il 1820 e il 1860 molte erano le filande e altri opifici affacciati sul lago). Nel 1840 lo stesso Vantini provvide alla risistemazione dell’abside dell’antica pieve di Sant’Andrea. Nella stessa pieve il Pianto di san Pietro di Giuseppe Diotti e lo splendido San Michele Arcangelo di Francesco Hayez (1838) documentano il confronto tra le tendenze pittoriche delle Accademie di Bergamo e di Milano. La tarda attività di Hayez è documentata dalle tele donate ai nipoti Banzolini, ora presso l’Accademia Tadini a Lovere. Sempre a Iseo è possibile ammirare il primo monumento italiano dedicato a Giuseppe Garibaldi, del 1883, realizzato dal veronese Pietro Bordini. Tra le maestranze bresciane ancora imbevute di suggestioni neoclassiche si registra l’attività dell’architetto Carlo Melchiotti che a Sale Marasino intervenne non solo nella vita culturale e religiosa del paese, ma anche in un’importante operazione artistica destinata ad armonizzare la parrocchiale di San Zenone con le sponde del lago. La gradinata di accesso alla chiesa con balaustra in marmo, del 1870, si configura come un felice lavoro di inquadramento e di valorizzazione dell’edificio religioso, nonché come necessaria struttura di accesso al piano sopraelevato del sagrato. La cultura figurativa del tempo si arricchisce, nel territorio, anche delle istanze romantiche del bresciano Antonio Guadagnini, attivo a Pisogne (parrocchiale e santuario di Govine), Marasino (Sant’Antonio), Curetto (oratorio dei Disciplini), Tavernola (parrocchiale), Lovere (S. Maria in Valvendra). Il pittore di origine camuna lascia uno dei suoi migliori lavori in Palazzo Silvestri a Sovere decorato con un importante ciclo di affreschi con tematiche risorgimentali che celebra l’unità d’Italia (1861). A Lovere, invece, si segnala l’attività del pittore bresciano Francesco Domenighini che tra il 1898 e il 1900 decorò alcune sale delle ville Milesi e Gregorini. Le soluzioni decorative di questo artista, fitte di elementi vegetali e animali, ripercorrono alcuni dei temi della pittura romantica, ma paiono approdare con più convinzione verso un realismo e un naturalismo ricco anche di alcuni spunti simbolisti. Un’altra complessa personalità è il loverese Giuliano Volpi, pittore eclettico e abile restauratore che interviene sia sugli affreschi di Romanino sia in altre chiese e realizza ex novo agli affreschi in San Giovanni Battista a Conche (Sale Marasino) e la pala della parrocchiale di Gratacasolo. Le imprese artistiche dei primi anni del Novecento oscillano, lungo le sponde del Sebino, tra ritardatarie suggestioni eclettiche e novità aggiornate sul più moderno liberty. Se si eccettua la ristrutturazione della chiesa di Sant’Ambrogio a Qualino da parte dell’architetto comasco Giuseppe Pellini nel 1902, la prima vera impresa architettonica novecentesca del territorio è rappresentata dalla realizzazione della parrocchiale di Predore, intitolata a San Giovanni Battista. L’edificio fu progettato dall’architetto bergamasco Giovanni Barboglio nel 1906 e fu terminato nel 1916. La facciata della chiesa insegue da vicino la tradizionale tripartizione barocca di gran parte degli edifici religiosi del luogo. L’eclettismo del Barboglio può, quindi, essere definito neobarocco, poiché le suggestioni e i moduli, soprattutto settecenteschi, trionfano in ogni particolare della costruzione. Ma è a Sarnico che è possibile ammirare il Novecento artistico più maturo e aggiornato sull’internazionalità dell’imperante gusto liberty. Qui la famiglia Faccanoni, forte di un solido successo imprenditoriale, catalizzò, nei primi anni del Novecento, alcune eccellenze dell’arte e dell’architettura del tempo. L’architetto Giuseppe Sommaruga, il fabbro Alessandro Mazzucotelli, l’ebanista Eugenio Quarti divennero le menti e gli esecutori di uno dei più interessanti cantieri liberty di tutta quanta l’Italia. Le tre ville Faccanoni di Sarnico furono, senza dubbio, tra i prodotti più riusciti dell’architettura nuova fino al 1914. Insieme alle tre ville è possibile osservare l’asilo e il Mausoleo Faccanoni, sempre a firma di Giuseppe Sommaruga. Così non è difficile imbattersi, durante le passeggiate lungo la porzione rivierasca di Sarnico, in diversi edifici chiusi da cancellate e da recinzioni in ferro battuto suggestionate dall’idea originaria del fabbro Mazzucotelli: i motivi liberty del nastro svolazzante a ricciolo sono una costante facilmente riscontrabile. L’eco lunga del passaggio del Sommaruga si trascinò, in tal senso, anche nei decenni successivi. In scultura non può passare sotto silenzio il lavoro, spesso in collaborazione con Sommaruga, degli scultori milanesi Ernesto Bazzaro e Ambrogio Pirovano che operarono a lungo nella decorazione delle ville e del Mausoleo Faccanoni a Sarnico (ma anche nelle realizzazioni milanesi dello stesso Sommaruga). Pirovano, in particolare, intervenne anche nella decorazione del Santuario di Lovere, concluso nel 1938, a firma di mons. Spirito M. Chiappetta. Il Santuario, benché coerente nelle sue soluzioni neogotiche e nella perfetta armonia tra esterno e interno, appare piuttosto in ritardo nel panorama artistico del tempo. Tra i monumenti più interessanti della zona ricordiamo quello di Sarnico, innalzato ai Caduti del primo conflitto mondiale a firma dello scultore milanese Cirillo Bagozzi. A Iseo, invece, presso il Porto è, inoltre, possibile ammirare il busto dedicato a Gabriele Rosa. L’opera, del 1912, è dello scultore romano Ettore Ferrari. L’illustre cittadino iseano, patriota, uomo politico e storico, fu tra i promotori dello sviluppo dell’area (celebre è la sua Guida al lago d’Iseo, del 1874).   Massimo Rossi
Architettura e decorazioni: ecclettismo e liberty del Liberty - ph: visitlakeiseo.info

La Valle delle Messi

Appena dopo Ponte di Legno, proseguendo sulla strada per il Passo Gavia, si può raggiungere la selvaggia Valle delle Messi. L’area si estende all’interno del Parco Naturale dello Stelvio, tra il passo di Pietra Rossa e quello del Gavia ed è caratterizzata da piccoli boschi di larici, numerosi ruscelli, spettacolari cascate e dalla presenza di diversi animali selvatici come cervi, marmotte, camosci e stambecchi. È probabilmente, per la combinazione di tutti questi elementi, che da molti è ritenuta una delle più belle valli camune. L’escursione proposta permette di attraversare l’intera vallata rimanendo su un’ampia strada sterrata fino al Rifugio Valmalza, dopodiché è possibile proseguire su un sentiero più ripido e impegnativo per raggiungere il bivacco Linge e successivamente lo splendido lago Nero. La camminata si conclude con la discesa che dal lago riporta l’escursionista in località Sant’Apollonia. Arrivati a Ponte di Legno si imbocca la strada provinciale 29, dopo aver superato il paese di Pezzo si percorre ancora 1 km fino a notare un piccolo gruppo di case, qui una deviazione sulla sinistra permette di entrare nella valle e raggiungere la località Sant’Apollonia. L’accesso a quest’area è consentito solo tramite l’acquisto di un ticket per il parcheggio. Il biglietto viene venduto direttamente in loco. Si prosegue quindi sulla strada asfaltata per altri 900 m fino a raggiungere l’area di sosta Silizzi dove è presente un vasto parcheggio, vari tavoli per il picnic, aree giochi per bambini e numerose fontanelle. Si lascia quindi l’automobile e si iniziano a seguire le indicazioni del sentiero 158. I cartelli segnano 1h e 20' per il Rifugio Valmalza e 2h e 20' per il bivacco Linge. Il tratto del sentiero in questa prima parte è molto semplice e il dislivello è minimo. In circa 30 minuti si arriva facilmente in località Case degli Orti e successivamente a Baite di Pradazzo.Già dopo pochi minuti ci si immerge nel surreale silenzio di questa valle. Dal parcheggio il transito dei veicoli è infatti vietato e gli unici rumori udibili sono i passi degli altri escursionisti e lo scrosciare del torrente Frigidolfo, il quale percorre la valle lungo tutta la sua lunghezza e, grazie ai numerosi ponticelli di legno che lo attraversano, riesce a regalare degli scorci unici. Si prosegue ancora in leggera salita, superando un piccolo boschetto di larici. Da qui si inizia a scorgere una delle caratteristiche più spettacolari di Val delle Messi: la valle è letteralmente invasa da piccoli torrenti e corsi d’acqua, che da ogni direzione scendono lungo i pendii delle montagne circostanti per poi tuffarsi nel Frigidolfo. Molto spesso questo spettacolo è ulteriormente impreziosito dalla formazione di cascate anche di considerevoli dimensioni, visibili soprattutto in prossimità del rifugio. L’arrivo al rifugio è ormai prossimo, ma bisogna prima percorrere due ampi tornanti abbastanza ripidi. Questa è forse l’unica parte del percorso leggermente impegnativa per chi è intenzionato a raggiungere solamente il rifugio. Il Rifugio Valmalza si trova proprio a lato del sentiero, dispone di vari posti letto e tavoli all’aperto per mangiare, la selezione di piatti tipici è abbastanza ampia e spazia dalla polenta ai funghi, fino alle tagliatelle al ragù, passando per taglieri vari e diversi vini in bottiglia. La struttura viene però chiusa in periodo invernale, è quindi consigliato consultare il loro sito ufficiale per verificarne l’apertura. Il rifugio è un buon punto dove riposare un po’ e riprendere fiato. La sua posizione privilegiata, proprio nel punto più largo della valle, consente infatti di vedere distintamente la cascata di Rio di Valmalza (lungo il versante sinistro della valle) e le ben più spettacolari cascate generate da un affluente del lago Nero (lungo il versante destro, proprio dietro il rifugio). Anche solamente il raggiungimento di questa prima tappa può rappresentare una bella escursione per i più piccoli o per chi non ha troppo tempo. Con uno sforzo ulteriore e qualche altra ora di salita si possono però raggiungere luoghi ancor più spettacolari. Appena dopo il rifugio si rimane sul sentiero CAI 158, ora definitivamente trasformato in un classico sentiero montano abbastanza stretto. Si supera l’ennesimo affluente del Frigidolfo grazie all’ausilio di un paio di ponticelli di legno e successivamente ci si porta sulla sponda sinistra del torrente stesso. Dopo pochi minuti il sentiero si fa più ripido e faticoso, permettendo di guadagnare rapidamente molti metri di dislivello e di salire sempre di più verso la fine della valle. Giunti a circa 2.200 m il sentiero vira bruscamente sulla sinistra e, dopo un paio di tornanti molto ripidi, supera un balzo roccioso sopra il quale si arriva al pianoro erboso dove sorge il Bivacco Linge. La piana erbosa che ci si ritrova davanti è veramente immensa, ma l’occhio viene soprattutto catturato dalle grandi pareti di Punta di Pietra Rossa e di Punta Valmalza, caratterizzate appunto da un iconico colore rossastro. Camminando in piano si giunge ora in pochi minuti al bivacco Linge, dove ad accoglierci ci sono numerosi tavoli e anche una fontanella. Il panorama qui è veramente magnifico, inoltre in questa zona non è difficile scorgere branchi di camosci, marmotte e anche cervi. Vale quindi assolutamente la pena passare un po’ di tempo a camminare nei prati per cogliere la bellezza delle cime rocciose che circondano tutta l’area. Dopo una doverosa pausa è possibile proseguire fino a raggiungere il lago Nero, per poi tornare al parcheggio seguendo il sentiero 157. Questa nuova sezione dell’itinerario richiede altre 3 ore di camminata, ma ne vale assolutamente la pena. L’alternativa è quella di scendere lungo il tratto appena percorso, in modo da raggiungere l’auto in circa 1h 50'. Dal bivacco si imbocca dunque il sentiero numero 2 (Alta Via Camuna). Per raggiungere il lago bisogna procedere per altri 2 km e 186 m di dislivello positivo.L’intero tratto non è quindi di difficile percorrenza, se non per due passaggi su roccia, di cui uno attrezzato con una catena, che richiedono un po’ di attenzione. La traccia in queste sezioni è abbastanza stretta e ci si trova su un costone molto ripido ed esposto. Non è richiesta particolare esperienza però è innegabile che il precipizio che si apre sulla destra potrebbe creare problemi a chi soffre di vertigini.Superata questa zona il sentiero torna a tagliare nei prati e con una serie di saliscendi molto lievi ci porta in prossimità del lago. Prima di arrivare al lago non si può non fermarsi per godere della fantastica vista di questa zona. In basso si distingue distintamente il rifugio Valmalza e l’intera vallata tagliata qua e là dai piccoli corsi d’acqua, sulla destra c’è Punta di Pietra Rossa, mentre sulla sinistra la maestosa parete del monte Gaviola e del Corno dei Tre Signori.Proseguendo lungo il sentiero numero 2 si supera ora un piccolo torrente e dopo una curva sinistrorsa finalmente si scorgono le acque scure del lago Nero (2.400 m). Il consiglio è ora quello di deviare a sinistra, uscendo dal sentiero numero 2, in modo da poter fare il giro dell’intero lago e godere appieno dei numerosi scorci che può offrire. Questo tratto di sentiero non è numerato ma è comunque molto evidente e consente di raggiungere rapidamente il versante nord del lago. L’ampia zona erbosa che ci si trova davanti è prevalentemente una palude, nonostante ciò il sentiero in alcuni tratti riesce comunque ad avvicinarsi molto allo specchio d’acqua permettendoci di toccarlo e di sostare sulle sue sponde. Osservando il lago da questo punto è possibile vedere il bel riflesso creato dal monte Gaviola (3.022 m). Girandosi verso Sud si può invece ammirare il gruppo dell’Adamello: le immense cime innevate, osservate da questa posizione, sembra quasi che fuoriescano dallo specchio d’acqua del lago Nero, dando vita ad uno spettacolo veramente particolare. Proseguendo ci si congiunge con il sentiero CAI 157 (la strada sterrata che scende dal passo Gavia), si prosegue quindi lungo la sponda Est del lago fino a raggiungere la sua piccola diga. Una serie di cartelli indicano le varie mete raggiungibili. Per tornare in località San’Apollonia è necessaria un’altra ora e quaranta minuti. Si imbocca quindi il tratto del sentiero 157 che scende (segnato anche come “Ciclovia Karolingia”). Tutta la discesa presenta una pendenza abbastanza costante e sono del tutto assenti punti esposti o di difficile percorrenza. La discesa è quindi piacevole e permette di aprire la vista a degli scorci completamente inediti sulla Valle delle Messi. Dopo aver completato tutta la discesa si entra in un boschetto di larici e dopo pochi minuti ci si ricongiunge con il sentiero CAI 158. Proseguendo ora sull’ampio sentiero di terra battuta in 20 minuti si torna nuovamente all’area sosta Silizzi.I verdi prati della valle, i ruscelli cristallini, le grandi cascate, la bella piana erbosa del bivacco Linge e le acque blu scuro del lago Nero riusciranno sicuramente a soddisfare la vostra voglia di montagna. Inoltre, il sentiero proposto può facilmente essere interrotto in più punti, per poi tornare indietro lungo il tratto precedentemente percorso. Il giro ad anello descritto è sicuramente il modo più completo per cogliere le bellezze di questa valle, ma è comunque possibile decidere di visitare solamente alcuni dei luoghi presentati. La natura del territorio e i vari punti di appoggio rendono l’escursione consigliata in diversi periodi: da giugno sono i rododendri che colorano il paesaggio, da ottobre a novembre invece ci pensano i larici che si tingono di giallo e arancione. In autunno inoltre si può sentire il bramito dei cervi in amore. - Ph: Stefano Poma
La Valle delle Messi

Tredici piante sul Monte Angolo

Questo percorso prende il nome da un caratteristico gruppo di 13 faggi che sovrastano la cima del monte Angolo, meta della camminata che inizia in un piccolo e delizioso borgo in provincia di Brescia che si chiama Zone, famoso per essere “Il paese delle Piramidi di erosione”.   Zone si trova a circa settecento metri d’altezza ai piedi del monte Guglielmo, è conosciuta anche per la sua gastronomia con ricette gustose della tradizione a base di funghi e selvaggina locale, è un ottimo punto di partenza per tutti gli escursionisti che vogliono cogliere la bellezza del lago d'Iseo da punti panoramici estremamente accessibili ma non solo. Il centro storico ha antiche case in legno e pietra, alcune delle quali risalenti al XVII secolo e la sua parrocchiale, dedicata a S. Giovanni Battista, ospita un pregevole gruppo scultoreo, in legno dipinto, raffigurante il “Compianto sul Cristo Morto” di Andrea Fantoni. Merita dunque una visita pre o post camminata. Tra le escursioni più famose ci sono sicuramente quella per raggiungere Corna Trentapassi e quella per la cima del monte Guglielmo, esiste però questo terzo sentiero capace di regalare uno scorcio veramente singolare sul lago, su Monte Isola e sulle torbiere del Sebino. Si parte lasciando l'auto in paese. I parcheggi più vicini all'inizio dell'escursione sono quello della chiesa e quello del cimitero. Accanto all'ampio parcheggio gratuito del cimitero sono presenti anche alcune aree picnic, una fontanella e dei bagni pubblici. Si inizia a camminare sull'ampia via lastricata segnata con i cartelli VV (Via Valeriana) in direzione Passo di Zone.Il tratto di Via Valeriana è lungo circa 2 chilometri, per un dislivello di solamente 240 m. La strada si mantiene sempre ben tenuta e molto larga, proprio per questo non sarà difficile imbattersi in qualche veicolo che sta percorrendo la via per raggiungere il passo.Seppur non ci siano cartelli di divieto espliciti è comunque sconsigliato provare a percorrere questa prima parte in auto in quanto non sono presenti parcheggi, se non per qualche piazzola. Inoltre la carreggiata è abbastanza stretta e il fondo non è sempre regolare. Si prosegue quindi in leggera salita seguendo i segnavia VV e dopo poche curve la vista sull’abitato viene rapidamente nascosta da un fitto bosco. Durante tutto l’anno gli alberi di questa zona risultano essere abbastanza anonimi, ma in autunno non sarà raro scorgere qualche punta di rosso o di arancione in mezzo al verde degli abeti. L'estrema semplicità del sentiero e la presenza di automobili non permettono però di sentirsi già veramente in montagna. Giunti a quota 900 m si scorge un edificio tra gli alberi, un paio di panchine e un ampio spiazzo: siamo arrivati al passo. Da qui si svolta a destra, imboccando il sentiero CAI 207. I cartelli non indicano sempre il numero del tratto e, seppur sia veramente difficile sbagliare, ci si può aiutare seguendo le indicazioni per Malga Aguina. Questa parte di sentiero si trasforma in una strada sterrata in mezzo al bosco, molto più in pendenza rispetto alla sezione di via Valeriana appena percorsa.Il bosco si fa via via più fitto, andando a coprire di un folto strato di rami e foglie dai colori vivaci il paesaggio tutt'attorno. Solo in rari punti le fronde degli alberi si aprono un po' per lasciare intravedere meglio dove ci si trova, in questi punti vale assolutamente la pena fermarsi per fare qualche foto. All'inizio del 207 è possibile distinguere chiaramente la bella parete rocciosa di Corna Trentapassi; pochi tornanti oltre, una feritoia tra gli alberi consente invece si ammirare la parte più settentrionale del lago d'Iseo, che si fa subito notare grazie al tono blu intenso delle sue acque. Si prosegue quindi nel bosco per 30 minuti, ammirando il verde intenso della primavera o i bei toni caldi dell’autunno. La maggior parte degli alberi di questo tratto non sono aghiformi e verso metà ottobre la maggior parte delle foglie saranno già cadute, creando una bellissima copertura rossa a bordo strada. Verso quota 1000/1100 m la vegetazione cambia: gli alberi si fanno più radi e compaiono diversi cespugli. Percorrendo un ampissimo tornante sinistrorso ci si porta proprio sopra il paese di Zone (il nostro punto di partenza). La quasi completa assenza di alberi e una panchina posta proprio nel punto migliore permettono di godere di una vista fantastica sui boschi appena percorsi e su tutte le montagne più alte di quest'area. In lontananza una punta di azzurro attira l'occhio: è la parte centrale del lago d'Iseo ed è anche visibile una piccola parte di Monte Isola.È subito evidente che camminando ancora, fino a raggiungere la nostra meta, questa vista non potrà che migliorare esponenzialmente, ma già questo è un luogo veramente perfetto per ammirare il panorama. Dopo una breve sosta sulla panchina, si prosegue ancora girando a sinistra, allontanandosi progressivamente dal punto panoramico e quindi perdendo la vista sul lago. Dopo poche decine di metri ci si ritrova in un paesaggio nuovamente mutato: i boschi hanno ormai lasciato il passo a verdissimi pascoli, qua e là spuntano dei piccoli laghetti artificiali. Non sarà inoltre raro imbattersi in mandrie di mucche, asini e cavalli. Questa zona è veramente perfetta per riposare un po' sdraiandosi sull'erba. Il consiglio però è quello di fare ancora qualche passo fino a raggiungere malga Aguina.In periodo primaverile i prati attorno alla malga vengono ricoperti da un magnifico tappeto bianco di fiori che danzano cullati da un leggero venticello fresco, quasi sempre presente in quest’area così aperta. Lo spettacolo di questa fioritura è unico e prezioso, dura solamente poche settimane, solitamente tra la metà maggio e l’inizio giugno. In giornate particolarmente limpide il paesaggio sarà ulteriormente impreziosito dalla vista sulle Orobie bergamasche (dall'altra parte del lago), che a inizio primavera o a fine autunno presentano qualche chiazza di neve.Non si può fare altro che fermarsi nuovamente. L'aria fresca addolcita dal buon profumo di fiori appena sbocciati riempie i polmoni, nel piccolo laghetto artificiale si sente il gracchiare di qualche rana ed in lontananza si scorge una piccola mandria di mucche al pascolo: si è finalmente in montagna. Si prosegue ora sul sentiero 207, tagliando con forte pendenza in mezzo ai prati e risalendo lungo il versante nord del monte Angolo. La traccia del 207 però si mantiene sempre molto vicina al bosco e non consente di avere una buona vista sul lago, è quindi possibile uscire dal tracciato camminando in mezzo al prato cercando, senza il vincolo del sentiero, gli scorci più belli. Lungo questi prati la vista è molto simile a quella che si poteva ammirare dalla panchina di prima: Zone torna ad essere visibile così come il lago d’Iseo. Ora però è anche possibile girarsi ad Ovest per ammirare tutti i monti bergamaschi che prima erano nascosti dagli alberi.Questo è il tratto più impegnativo e più ripido, ma in poche decine di minuti il terreno torna ad essere molto pianeggiante e si inizia a scorgere un gruppo di alberi proprio sulla punta del monte Angolo. Si prosegue quindi su un tratto pianeggiante fino al raggiungimento di una bacheca, un’area picnic attrezzata e un piccolo laghetto artificiale. Da questa piccola concavità nel terreno, girandosi a destra, si può raggiungere rapidamente la punta del monte Angolo e il gruppo di alberi che la sovrasta.Si prosegue quindi nel prato fino a portarsi nel punto maggiormente sopraelevato della zona, si è così finalmente arrivati alle Tredici piante disposte circolarmente sulla punta del monte e recintate da una staccionata in legno. In inverno troverete i 13 faggi completamente spogli e coperti di neve, in primavera ed estate sarà il verde intenso delle loro foglie e dei prati a farla da protagonista, in autunno invece gli alberi saranno tinti di arancione e l’erba parzialmente coperta da un sottile strato di foglie cadute. Si tratta insomma di un luogo che merita più di una visita, per cercare ogni volta di cogliere una sfaccettatura nuova.Al centro di quest'area sorge un vecchio capanno di caccia, ora dismesso.L'accesso è libero e la zona ora viene sfruttata solamente come area picnic o come luogo dove ammirare il panorama.Il contesto è eccezionale, la vista sul lago d'Iseo è perfetta, in lontananza si scorgono le torbiere, a destra Corna Trentapassi e girandosi ancora ci sono le cime innevate delle Orobie. Il paesaggio non è così diverso da quello visto durante tutta la salita, ma questo luogo si trova proprio all’altezza giusta e nella posizione ideale per ammirare tutti gli elementi che lo circondano. Proseguendo e salendo sul Guglielmo sarebbe comunque possibile vedere il lago d’Iseo, ma gli scorci sarebbero diversi e meno interessanti da un punto di vista fotografico.Un ulteriore punto a favore di questa esatta posizione è che tutta la vegetazione offre un'ottima protezione dal vento freddo proveniente da nord. Quindi non resta altro che stendersi sui prati, mangiare qualcosa e ammirare il panorama. La discesa può essere fatta percorrendo lo stesso tratto dell'andata, l'itinerario descritto però propone di allungare il percorso proseguendo sul sentiero 230, per poi tornare a zone passando dal bosco degli gnomi.
Tredici piante sul Monte Angolo