Ho trovato 332 risultati per strutture ricettive storiche

Infopoint Valle Imagna

Il punto d'accesso ideale per partire alla scoperta della Valle Imagna e dei suoi tesori naturalistici, artistici e gastronomici.

Crema: eleganza e fascino di una piccola cittadina lombarda

Tour guidato di mezza giornata

Terme di Trescore

Una valle silenziosa e le sue preziose acque sulfuree,che curano il corpo e gli ridonano splendore
Terme di Trescore

Casei Gerola

Casaei Gerola si trova nella pianura dell'Oltrepò Pavese, al confine con la provincia di Alessandria, sul torrente Curone a pochi chilometri dalla sua confluenza nel Po. Nei dintorni, il Parco Le Folaghe offre un ambiente naturale ideale per escursioni e attività all'aria aperta. Monumenti e luoghi d'interesse Insigne Collegiata San Giovanni Battista Chiesa di san Sebastiano Santuario della Madonna delle Grazie di Sant'Agostino Chiesa di san Guglielmo Castello Palazzotto del Carmagnola L'Insigne Collegiata di San Giovanni Battista: Un capolavoro di architettura e arte gotica L'Insigne Collegiata di San Giovanni Battista, una delle principali espressioni dell'architettura gotico-lombarda nel territorio, fu costruita tra il XIV e il XV secolo e, nel 1573, ottenne il titolo di Insigne Collegiata. La facciata, sobria e imponente, si presenta con una struttura a capanna in mattoni, arricchita da due contrafforti laterali. Il portale in cotto, risalente al Quattrocento, aggiunge un tocco di eleganza all’ingresso. Tuttavia, è all’interno che la chiesa rivela la sua vera bellezza, con una serie di affreschi di grande valore artistico che adornano le sue pareti. Un elemento di particolare rilevanza è la Cappella Bottigella, costruita nel 1450 per volontà della famiglia Bottigella e decorata tra il 1462 e il 1468. Questo spazio sacro, cuore pulsante della chiesa, ospita un ciclo di affreschi attribuito al Maestro di Casei, un anonimo artista che ha immortalato scene sacre come l'Annunciazione, la Deposizione, l'Incoronazione della Vergine, il Padre Eterno, e i santi Marco e Luca. Sovrano all’altare in cotto policromo, che purtroppo conserva solo una parte dell’originale struttura, si trova anche una pregevole àncora in cotto, probabilmente opera delle botteghe della Certosa di Pavia. Tra le opere di maggiore pregio c’è il polittico in terracotta policroma, che raffigura il committente Giovanni Matteo Bottigella, conferendo alla cappella un valore storico e artistico inestimabile. Un altro tesoro di valore rinascimentale è il trittico di San Martino, situato sopra la porta che dà accesso alla Cappella Bottigella. Tradizionalmente attribuito a Cesare da Sesto, il trittico rappresenta uno dei capolavori pittorici del Rinascimento nell'Oltrepò Pavese, con tre opere che catturano l’attenzione per la loro perfezione e bellezza. Infine, nella navata destra, si trova un grande affresco della Battaglia di Lepanto, datato fine XVI secolo, che completa il percorso artistico di questo straordinario luogo di culto, rendendo l'Insigne Collegiata di San Giovanni Battista un vero e proprio scrigno di tesori artistici e storici.
Casei Gerola

I migliori rifugi in Lombardia

Polenta, stufati, vino e aria fresca. L’Adamello, lo Stelvio, le Prealpi Orobiche. Scopri i migliori rifugi in Lombardia
I migliori rifugi in Lombardia

Lecco: Luoghi e Vie della Fede

La provincia di Lecco, un tesoro di fede e cultura. Monasteri, chiese e monumenti religiosi. Un itinerario culturale e spirituale
Lecco: Luoghi e Vie della Fede

Lombardia formato panorama

Uno sguardo dall’alto. Milano, Bergamo Alta, Brescia, i laghi. Torri, castelli, balconi. Scopri i più bei panorami della Lombardia
Vista da Brunate su Como

Castello Gallarati Scotti

Cozzo fu in epoca romana un'importante stazione per il cambio dei cavalli posta sulla strada imperiale che conduceva verso le Alpi Cozie (da cui deriva il nome della località) ed aveva nel III secolo d.C. la dignità di città municipale cui faceva capo tutto il territorio dell'attuale Lomellina. Con la fine dell'impero romano anche Cozzo conobbe un lungo periodo di decadenza, sino a quando i monaci benedettini di Cluny vi fondarono un'abbazia e iniziarono a bonificare il territorio. Nel medioevo, per la sua posizione in prossimità del corso del Sesia, Cozzo fu dotato di un forte castello, ricostruito dai Milanesi nel 1214 e rifatto nel XV secolo, quando divenne possesso della famiglia Gallarati. Il Castello Gallarati Scotti fu riedificato intorno alla metà del XIV secolo in luogo della precedente costruzione fortificata dell'XI secolo e circondato dai fabbricati dell'antico ricetto. Nel secolo successivo Francesco Sforza conferì il Castello alla famiglia Gallarati, che sopraelevò di un piano l'edificio aggiungendo la merlatura ghibellina e sistemò il torrione d'ingresso con funzione di rivellino. All'interno si conserva il dipinto monocromo di scuola leonardesca raffigurante la celebre "Madonna dell'Umiltà".   Un’interessante nota storica: una delle sale ospita una copia di quello straordinario documento che è la Tabula Peuntingeriana, fondamentale per le contemporanee conoscenze sulla geografia del mondo antico. La Tabula, unica rappresentazione cartografica della rete stradale romana che sia giunta sino ai nostri giorni, colloca Cuttiae, Cozzo, come tappa intermedia tra le località di Lomello e Vercelli.  La rappresentazione grafica di Cuttiae in questa tavola non si limita alla sola didascalia, ma è arricchita da un’icona, raffigurante due edifici affiancati, che si riferisce di norma alle località più importanti in relazione all’antica viabilità (Mediolanum, Milano per esempio è raffigurata con la stessa icona). I dati presenti nelle fonti scritte vengono confermati da quelli offerti dall’archeologia: da Cozzo proviene infatti una colonna miliaria riprodotta al Museo in dimensioni reali di 1,90 m di altezza e 90 cm di circonferenza, rinvenuta nel 1802 a 2 km da Cozzo che riporta il nome dell’imperatore Antonino Pio seguito dal numerale in cifre latine LVIII, che indicava la distanza tra Cuttiae e Mediolanum, identificata come il “caput viae” della strada che attraversava la Lomellina.  La Via Regina è il fil rouge di tutto il racconto del percorso museale allestito all’interno del Castello Gallarati Scotti. I visitatori sono invitati dalle guide del circuito The Original History Walks® che curano l’accoglienza a percorrere le vie del passato, a sovrapporle a quelle del presente per provare ad immaginare insieme un futuro comune più sostenibile.  Il Castello Gallarati Scotti è un museo-laboratorio in continua evoluzione e trasformazione. È sede della Bottega di Leonardo, un team di giovani professionisti, dall'ingegnere idraulico al fisico teorico, dagli esperti di musica e interpretariato alla nutrizionista che, in italiano e in inglese, coinvolgeranno gruppi, scolaresche, famiglie invitandoli a tornare più e più volte per percorrere un tratto di strada insieme. Durante tutto il percorso, arricchito da pannelli esplicativi in italiano e inglese, installazioni digitali di realtà aumentata e artificiale, oculus e altri strumenti interattivi ricorderanno come la progettazione del futuro si basi su una profonda consapevolezza e conoscenza del passato. Si potrà, tra le altre installazioni, interagire con un amministratore-avatar, (l’attore pavese Davide Ferrari) che, alla scrivania da cui per secoli sono state gestite le terre di proprietà del castello e le maestranze che qui hanno lavorato, racconterà la via della giusta amministrazione Lo splendido affresco monocromo della Sala del Re che ricorda lo storico incontro nel 1499 a Cozzo del Re di Francia Luigi XII poi prende  vita e si anima, grazie alla tecnologia della realtà aumentata, davanti agli occhi dei visitatori proprio nel momento dell’arrivo dei due cortei: da una parte Luigi XII, scortato da alabardieri, in compagnia dei cardinali Giorgio d'Amboise, Giuliano Della Rovere e da un altro un personaggio che si pensa fosse Cesare Borgia. Di fronte la padrona di casa, Maria Percivalle Roero, moglie di Pietro Gallarati, con il marito, le damigelle e giovani cavalieri. È una bellissima istantanea d’epoca in cui la politica del confronto ha il sopravvento su qualsiasi conflitto e prova a ricomporre dissidi che sembrerebbero insanabili. Un messaggio di grande attualità. Pietro Gallarati, primo signore di Cozzo, era proprio questo, un grande diplomatico dalla carriera sfolgorante durata per quasi cinquant’anni. Intimo della famiglia ducale, tanto che Galeazzo Maria, il figlio di Francesco, lo chiamerà sempre zio, riconoscendogli un ruolo di guida autorevole ma affettuosa, è consigliere aulico, cioè di corte già nel 1452, gli sono affidati incarichi diplomatici di grande rilevanza e fiducia presso le corti e i potentati italiani e stranieri, a Venezia, Mantova, Napoli, in Francia, a Roma, nel Monferrato. Partecipa a trattative di pace e concorre a stipulare patti di matrimonio che non sono altro che alleanze politiche, come ad esempio quello tra Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Maria Sforza, futuro erede del ducato che vede Leonardo come organizzatore della Festa del Paradiso. Fu proprio Pietro Gallarati a recarsi a Firenze insieme a Cicco Simonetta, allora proprietario del castello di Sartirana, per convincere Leonardo a spostarsi a Milano alla corte degli Sforza ed iniziare tra l’altro quelle mirabili opere di ingegneria idraulica che hanno trasformato il volto di un territorio e permesso di introdurre quella coltura che da ‘spezia’ diviene un alimento di uso sempre più comune: il riso. Sono tante le sorprese e i motivi di meraviglia all’interno del Castello perché il percorso permette più livelli di approfondimento e fruibilità a seconda degli interessi di chi lo visita. Oltre alla ricerca storica e scientifica puntuale che ha visto il contributo fondamentale delle storiche Maria Luisa Chiappa Mauri e Luciana Fantoni, dell’archeologo Nicola Cassone e del geologo Pier Luigi Vercesi insieme ad Andrea Gallarati Scotti e Silvia Passoni, e alla bellezza dei pezzi esposti, tra cui una sala di mappe del territorio magistralmente restaurate, il museo è arricchito da sale immersive, realtà virtuale e applicazioni di realtà aumentata ideate da 4Draw, studio grafico pavese, uno studio geologico di questa terra particolarissima per fonti, fontanili e risorgive, un plastico ne mostrerà anche la formazione ed un grande video seguirà con un drone il corso del Cavo Gallarati Scotti che per trentun chilometri porta le acque dalla Palude di Vinzaglio fino a Cozzo per irrigarne i campi e renderli pronti a dare vita alla coltura del riso, coltura lomellina per eccellenza fino alla creazione di consorzi, come per esempio il Consorzio Est Sesia, e all’applicazione di un nuovo concetto di agricoltore che diventa imprenditore agricolo in grado amministrare e custodire per un bene comune. Spostandosi attraverso l’allestimento curato dall’architetto Maria Paola Gatti dello Studio Torriani-Gatti di Pavia e dall’architetto Antonio Mazzeri si avrà concretamente la sensazione di percorrere una immaginaria strada che mostra l’unica via possibile per conservare e trasmettere l’eredità di cui siamo chiamati ad essere custodi. Il Castello che possiede un ampio ricetto ed un’aula didattica predisposta all’accoglienza di attività per gruppi, scolaresche e famiglie sarà aperto tutto l’anno solo su prenotazione, orari di apertura e contatti sul sito castellogallaratiscotti.it - info@castellogallaratiscotti.it - +39 340 1480301

Chilometro della Conoscenza

  I parchi tra Villa Olmo, Villa Sucota e Villa del Grumello sono uniti grazie ad un percorso panoramico. Nel parco di Villa Sucota, sede dal 2010 della Fondazione Antonio Ratti (FAR), sono accessibili le strutture del compendio: il padiglione della musica, la limonaia, la serra e il belvedere. Lungo i percorsi sono state installate opere d'arte contemporanea create appositamente per il parco da artisti che hanno collaborato negli anni con la FAR. A Villa del Grumello aperti alcuni siti di pregio recentemente restaurati, come la Cappellina Celesia. Villa Olmo è aperta al pubblico e sede di eventi e mostre Il suggestivo percorso del Chilometro della Conoscenza (KM_C) è un tragitto pedonale che unisce tre splendide ville comasche – Villa Olmo, Villa del Grumello e Villa Sucota – attraverso i sentieri nei rispettivi parchi punteggiati da serre, cappelle, limonaie, opere d'arte e rarità botaniche. Il Chilometro della Conoscenza è un tratto della sponda occidentale del Lago di Como che da Villa Olmo - attraversando con il Ponte del Chilometro la strada per Cernobbio e costeggiando le serre comunali - giunge a Villa del Grumello e a Villa Sucota. Un percorso naturalistico che riunisce 17 ettari di parchi secolari di rara bellezza e pregio paesaggistico ma anche un unicum culturale, storico-artistico, basato sulla creatività e sulla condivisione di iniziative culturali, imprenditoriali, di alta formazione e di ricerca scientifica. La riqualificazione del parco di Villa Sucota rappresenta la prima fase di un ampio progetto triennale, intitolato "Le Trame dell'Arte" e avviato dalla FAR nel 2015 grazie al contributo di Fondazione Cariplo. I visitatori possono percorrere i sentieri che offrono incantevoli scorci sul paesaggio e scoprire alcuni luoghi del parco particolarmente suggestivi come il belvedere, la piccola cappella ancora consacrata adiacente alla villa, il padiglione della musica, la limonaia e la serra per la coltivazione saranno accessibili al pubblico.Dal parco di Villa Sucota è possibile ammirare il paesaggio del lago e alcune installazioni presenti grazie alla vivace attività del FAR che ospita residenze artistiche, mostre, laboratori, visite guidate e incontri, che mirano ad unire i temi dell'ambiente con lo studio e la pratica del tessile e con la creatività contemporanea.Installazioni d'arte contemporanea temporanee e permanenti, il cui numero è destinato a crescere negli anni, sono disposte lungo i percorsi e nelle adiacenze delle strutture. Sono opere di artisti che hanno in passato collaborato con la FAR: "Bones — the western shore (Mappa Mundi 3)" di Richard Nonas, una grande installazione che esplora il rapporto tra oggetto, storia e luogo, formata da trentacinque cordoli in granito, in passato utilizzati per delimitare i marciapiedi della città di Como; "Yona Friedman Museum", una struttura modulare progettata come ideale prolungamento della sede della FAR, luogo per ospitare attività di vario genere come workshop, interventi, azioni, performance; "Cincia Mora" di Liliana Moro, installazione sonora creata per il belvedere di Villa Sucota che prende il nome da un uccello che difende il territorio con il suo canto; "London Brown II (+4475069767627)" e "Glasgow Green (got'ny change?)" di Gerry Bibby, due inusuali panchine frutto di intricate connessioni e di associazioni tra beni materiali e immateriali; "Stones rejected by the builder" di Jimmie Durham, opera ironica, che riflette sul contrasto tra le esigenze dell'uomo e i limiti imposti dalla natura. Il progetto di valorizzazione della Villa del Grumello si completa rendendo fruibili nuove porzioni di parco e alcune strutture all'interno del compendio e, nel contempo, incrementando le attività culturali, artistiche e formative proposte legate ai temi della natura, del paesaggio e della città. La Villa del Grumello promuove l'educazione alla bellezza e alla sostenibilità ambientale e assieme è sede ed ospita l'attività di realtà impegnate in rete nello sviluppo economico, sociale e scientifico del territorio.Il percorso dedicato a Paolo Celesia è stato completato con l'apertura di un collegamento panoramico con Villa Sucota, ampliando così la passeggiata che caratterizza il KM_C con la possibilità di godere di nuovi e straordinari scenari; il percorso Celesia, assieme agli altri due, intitolati a Paolo Giovio e a Ugo Foscolo, consente di attraversare il parco del Grumello a diverse quote offrendo punti di vista inediti sul paesaggio e permettendo di scoprire le tante essenze e le varie anime del parco.Passeggiando in direzione di Villa Sucota, i visitatori potranno ora ammirare la suggestiva cappella appena restaurata, posta in un tratto particolarmente raccolto del bosco. Dedicata alla memoria di Paolo Celesia, appassionato di botanica e autore del progetto originale del parco, la cappellina è sorta per volontà della Contessa Celesia nel punto in cui era solita soffermarsi col figlio ad ammirare il panorama del lago accompagnati da buone letture.Da segnalare è anche il progetto di recupero della darsena della Villa del Grumello, che rappresenterà un valore aggiunto per l'accessibilità via acqua alla Villa. I lavori, attualmente in corso, permetteranno l'attracco di piccole imbarcazioni, ricucendo quel legame con il lago che tanta importanza ha rivestito nella storia della Villa.La riqualificazione della Villa del Grumello, avviata nel 2006, ha riguardato, oltre al restauro della Villa, anche il recupero delle altre strutture del compendio: le scuderie ad uso foresteria, la serra, le serrette, la cappella e la darsena. Gli interventi hanno interessato anche la riqualificazione per fasi successive del parco storico che si estende su 4 ettari e incornicia la tenuta con le sue essenze di pregio e gli incantevoli scorci panoramici, oltre alla realizzazione di un ponte pedonale di collegamento con il parco di Villa Olmo.Gli interventi di riqualificazione più recenti (che saranno visibili dal 10 aprile) sono stati realizzati grazie all'investimento di risorse proprie, a un contributo della Fondazione Banca del Monte di Lombardia e al finanziamento del progetto di illuminazione del parco da parte della Camera di Commercio di Como. La prima fase di lavori (2006-2013) è stata invece resa possibile grazie a risorse dell'associazione Villa del Grumello, della Camera di Commercio di Como, di Fondazione Cariplo, della Fondazione della Comunità Comasca e dell'Unione Europea (Progetto Integrato d'Area Ecolarius). Attualmente il parco e le serre di Villa Olmo sono interessate da un intervento di riqualificazione e non sono accessibili.   

Infopoint Altopiano Selvino Aviatico

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Sale Marasino e i suoi borghi

Il comune di Sale Marasino conta circa 3300 abitanti, distribuiti tra i nuclei storici disposti lungo l’anfiteatro naturale prospiciente il lago d’Iseo e l’edificazione diffusa che li ha saldati nel tempo in un continuum di ville, villette, giardini, campi e uliveti, non privo di una qualche bellezza. Il panorama è ben visibile sia lungo le rive, sia salendo verso le cime e i passi che separano l’abitato e la parte montana del comune dalla Valle Trompia, come Punta Almana (1390 m) o la Forcella di Sale (1018 m). Per leggere il territorio e il paesaggio è possibile utilizzare come linea guida il percorso dell’antica strada Valeriana. Di origine alto-medievale, essa costituiva l’infrastruttura viaria degli insediamenti di mezza costa. Essa interseca i borghi principali dell’attuale comune e collega, attraverso ramificazioni del percorso principale, quelli restanti da cui si dipartivano percorsi, mulattiere, sentieri, viottoli, verso la parte alta e bassa dell’anfiteatro morenico. Da Sud a Nord, superato il torrente Mesagolo, che definisce il confine con il comune di Sulzano, si incontra Maspiano, disposto su una sorta di piccolo falsopiano, in una posizione panoramica di bellezza straordinaria che domina l’intero lago da Iseo alle Orobie e che doveva quindi costituire un ottimo punto di sorveglianza del territorio. Oggi, come nella Mappa Napoleonica del 1811, Maspiano appare chiaramente diviso in due parti separate da uno spazio aperto che vede al centro la piazza e la chiesa settecentesca di San Giacomo. Emerge il ruolo preminente dell’asse principale, ora via Maspiano (presumibilmente corrispondente alla Valeriana) e dell’incrocio tra la strada di collegamento con Gandizzano (Strada de Chepi) e quella con Marasino; è evidente dall’altro lato del paese, la brusca svolta dell’asse principale verso via Tesolo (Strada delle Scape). Risalta l’importanza dei due “colatori”, piccoli cavi adibiti al deflusso delle acque dalla montagna, oggi non più visibili e posti uno a confine, verso Sulzano (colatore della Quatera), l’altro lungo il lato nord della chiesa di San Giacomo (colatore di San Giacomo). È possibile che costituissero, con i muri perimetrali degli edifici più esterni, una sorta di rudimentale apparato difensivo. I due nuclei insediativi sono costituiti da tipologie edilizie comprendenti un edificio con la facciata principale munita di portici, talvolta colonnati, e loggiati lignei, rivolta a sud o sud-ovest, corpi edilizi accessori e alti muri di cinta in pietra che organizzano spazi aperti interni costituiti da serie di corti successive. Gli edifici fanno capo a stretti vicoli a fondo cieco, muniti di archi e porte (talvolta scomparse) o di strutture a volta. È un tessuto edilizio a vocazione agricola ma con forte carattere difensivo – accentuato nelle parti al margine dell’insediamento – testimoniato dalla presenza di feritoie nei pressi di alcuni portoni lignei, destinate ad accogliere ad archibugiate ospiti non graditi. Alcuni alti muri in pietra, coperti in parte dalla vegetazione, sono particolarmente pregevoli, così come gli alti portali e le parti edificate che hanno mantenuto i caratteri storici, senza manipolazioni recenti. A Maspiano è presente una caratteristica edificatoria che è quasi scomparsa o è stata occultata altrove: alcuni corpi edificati, disposti in serie, sono accostati lungo i muri d’ambito, ma separati da uno stretto spazio, l’ambitus, destinato alla raccolta e allo smaltimento delle acque piovane. Superata la valle del torrente Portazzolo si entra in Marasino. Visto dall’alto, il borgo è definito da una curiosa forma stellare che si dirama dall’incrocio tra le vie Sant’Antonio, Ronco, Campicelli, Boschetti; sono i principali assi di connessione tra il borgo e l’intorno, ma il percorso “matrice” storico su cui esso è disposto a mezza costa è costituito dall’antica via Valeriana. La struttura aperta dell’abitato fa dubitare della possibile esistenza di mura medievali. Nella mappa del Catasto napoleonico l’attuale via Sant’Antonio, riconoscibile anche per la presenza della chiesa, è disposta lungo la connessione valeriana. Da lì lo spazio edificato si allunga verso piazza Maggiore e Distone. Altre direzioni di sviluppo portano ai mulini posti lungo la valle del Portazzolo; la vecchia strada per la Forcella di Sale risale il pendio verso Portole. Un’ulteriore direzione scende dolcemente a valle verso l’abitato di Conche; la parte iniziale corrisponde a via Ronco. Confrontando l’attuale situazione con quella registrata dal catasto napoleonico si può notare come la struttura insediativa del borgo di Marasino si sia modificata. L’edilizia, di carattere rurale, è a corte o a semi-corte. Si distinguono, per la forma allungata, il corpo edificato dell’attuale Trattoria Orazio e la costruzione a semi-corte disposta lungo la via Ronco. Essa si presume fosse costituita dalla ricorrente tipologia di casa rustica presente ovunque sul lago, con gli ampi loggiati lignei verso la parte più soleggiata e murature chiuse, con poche aperture, nella direzione opposta. Un esempio di piccolo edificio rurale non modificato nei suoi caratteri originari è ancor oggi presente non molto lontano dalla chiesa. Il nucleo centrale del borgo, oltre a ospitare qualche edificio a corte, potrebbe essere stato costituito da case “a torre”, serrate e divise da stretti ambiti. Questo tipo edilizio è proprio del periodo medioevale in cui la tipologia edilizia era costituita da due o più piani sovrapposti, connessi da scale interne in legno. A terra erano presenti magazzini o spazi di tipo rurale. Un significativo esempio è visibile a Conche. Negli anni Sessanta del ‘900 lungo le vie Boschetti, Ronzone, Ronco, si sviluppa quel tessuto edilizio a bassa densità costituito dal tipo edilizio a “villetta” che in pochi anni saturerà tutto o quasi il preesistente spazio agricolo tra i principali nuclei storici di Sale Marasino. Esso si è mantenuto tuttavia su un livello qualitativo discreto sia per l’edilizia sia per i giardini privati, in cui sopravvive un tessuto frammisto di ulivi che rende qualitativamente interessante l’ambiente urbano. Da Marasino una strada vicinale connetteva direttamente Gandizzano, a monte, con il palazzo Martinengo al Portazzolo, edificio tardo-rinascimentale sulla riva del lago. Questa direzionalità diretta apre interrogativi per ora non risolti sul rapporto tra palazzo e borgo, mentre ipotesi più probabili legano il primo al santuario di Santa Maria della Neve a Gandizzano, possibile cappella gentilizia, dove è presente il sepolcro “de Martinenghis”. Più in basso, a mezza costa è situato il borgo di Riva, piccola contrada agricola di probabile origine medievale circondata dai terrazzamenti degli uliveti. Non è presente una chiesa ma solo una grande cappella aperta sulla strada con lacerti di modesti affreschi. Da Marasino un altro percorso, oggi assorbito per la maggior parte delle proprietà private, scendeva verso il piccolo nucleo di Conche. La posizione del borgo risulta baricentrica agli abitati di Sale e Marasino. Le origini sono sicuramente medioevali, anche se l’ipotesi di insediamenti romani non è remota; durante gli scavi per la sistemazione del sagrato di San Giovanni Battista, nel 1959, furono rinvenute due tombe barbariche senza corredo. L’abitato presenta una struttura circolare con stretti vicoli che si intersecano creando una ramificata rete viaria. Alcune abitazioni presentano ancora parti di muratura medioevale, mentre altre tracce murarie fanno presumere l’esistenza di una cinta muraria. Il tessuto edificato è costituito da case a corte di piccole e medie dimensioni a carattere agricolo residenziale. Di particolare rilievo sono le case Antonioli (secolo XVII) e Faccoli. La prima, descritta nell’Estimo del 1706, mostra un prospetto interno con porticato sul lato sud formato da cinque archi a tutto sesto poggianti su colonne doriche, in pietra di Sarnico. Anche casa Faccoli, a ridosso della chiesa, ha un portico a cinque archi ribassati poggianti su colonne doriche in pietra di Sarnico con volte a crociera; sulla parete sud esisteva una piccola nicchia con dipinta la Vergine in gloria. Nello stesso Estimo si fa menzione di un porto in Conche, probabilmente nella zona tra Palazzo Martinengo e la chiesa dei Disciplini presso il Curetto. Da Marasino, procedendo in piano, la Valeriana raggiunge il ponte sul torrente Vigolo e il piccolo abitato di Distone, a mezza costa, ancora caratterizzato da edilizia storica di origine agricola. Da qui la strada prosegue, in un ambito paesaggistico straordinario per ampiezza e qualità, verso il nucleo di Massenzano, ultimo abitato prima del confine con Marone attraversando i borghi del Dosso e della Valle. Il primo è costituito da un gruppo di case disposte su un crinale, a poca distanza da un’antica cava di tufo (località Tufo). Da qui si articolano il corso d’acqua chiamato la Valle e l’omonimo borgo lineare. La Valle alimentava fino alla seconda metà dell’Ottocento numerosi mulini ad acqua che fornivano energia a macchinari per la lavorazione della lana, in particolare per le coperte. Il Carebbio, incrocio di vie, presenta una struttura insediativa di carattere medievale. Ospitava nel Cinquecento numerose fucine, alimentate dalla sorgente del Tufo. Oggi sono presenti alcuni bei portali risalenti ai secoli XIII-XIV. Attraverso la stretta e tortuosa via Balzerina si scende a Sale, il cui sviluppo urbano ebbe luogo nel XV e XVII secolo con la costruzione di palazzi signorili. Tra questi spiccano ancora per importanza architettonica e decorativa il quattrocentesco palazzo Averoldi-Dossi, ora Giugni (secoli XV-XVI), casa Dossi-Mazzucchelli (1560), casa Fenaroli (secoli XVI), casa Turla-Tacchini. Notevole per importanza storica è il complesso costituito dalla parrocchiale dell’Assunta e di San Zenone, dalla Pieve e dalla casa canonica, collegate dal sagrato, frutto di una stratificazione storica millenaria, originata dalla pieve di Vallis Renovata di grande importanza per tutto il comprensorio sebino-bresciano.   Fabrizio Zanni, Antonio Burlotti
sale marasino

Tour in A35 Brebemi: Travagliato

Travagliato: la sua storia millenaria e il suo legame con il mondo equestre