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Una gita al Monte Cornizzolo

Un eccezionale balcone panoramico sulla Pianura Padana.
Monte Cornizzolo, balcone sulla Pianura Padana

Dal Rif. Albani al Passo della Presolana

La partenza di questo percorso inizia dopo una notte di riposo nell'ospitale Rifugio Albani nel comune di Colere in provincia di Bergamo, raggiunto il giorno precedente dal quale si segue il segnavia CAI n. 402-326, per il Colle della Guaita.   Questo tratto di sentiero passa nei pressi dell’ex Rifugio Capanna Trieste e delle baracche dei minatori, per proseguire, dopo aver tralasciato la deviazione a sinistra per Colere, con un ampio semicerchio sopra la conca del Lago di Polzone fino al Colle della Guaita.Oltrepassato il sentiero n. 402 che sale dal Pian di Vione di Colere, si procede a mezza costa sempre sul sentiero n. 401 fino a incontrare, poco oltre, l’indicazione per il Sentiero della Porta. In prossimità di una piccola grotta, si risale a zig-zag il cono detritico dove iniziano le verticali scalette.Qui è bene indossare l’imbracatura per iniziare in sicurezza la salita attrezzata. Una serie di scalette metalliche consentono di superare il primo ripido e verticale tratto roccioso, uscendo in un impressionante canale che, attraversato con l’ausilio di catene metalliche, porta alla base di un’altra bastionata rocciosa che va risalita tramite un’ulteriore scaletta, oltre la quale altre catene metalliche aiutano a percorrere un canale semierboso che adduce a un intaglio: il Passo della Porta, dopo il quale il sentiero si inerpica ulteriormente. Una lunga scala verticale pare portarci in cielo, si continua a salire tra corde e scalette, passando per cenge e rocce, mentre sotto di noi appare il sentiero che sale da Colere, attraverso il Pian di Vione. Una serie di pioli e di catene ci conduce, verso destra, nei pressi di un suggestivo passaggio tra la roccia e un torrione staccato, oltre il quale si passa sul versante opposto.Continuando tra le rocce, ben guidati dai bolli CAI, risalendo, su cenge detritiche e canali, si giunge sulla sommità di un dosso roccioso, molto panoramico sulla Presolana Orientale e sulla sottostante conca ghiaiosa con fondo di neve, del Fupù. Un ampio semicerchio permette di attraversare il Fupù e giungere, in leggera salita tra roccette, sulla cresta denominata “Crestone delle Pecore”, dalla quale ci appaiono, come sempre per incanto, le guglie delle “Quattro Matte”, sormontate dall’ardita Corna delle Matte.Ci si trova ad attraversare un successivo catino, tra placche rocciose e faticosi tratti attrezzati, fino a pervenire alla Bocchetta del Visolo, posta sotto la cuspide del monte stesso dove termina il Sentiero della Porta. Tenendo la sinistra, dalla bocchetta è possibile, in pochi minuti, giungere sulla cima del Monte Visolo, per ammirare il panorama sulla sottostante Conca della Presolana, mentre alle nostre spalle la possente mole della Presolana Orientale incombe con le sue articolate e chiare pareti rocciose. Alla nostra destra, poco sotto, appaiono ancora le piccole aguzze “Quattro Matte”. Ora, dalla cima del Monte Visolo, non resta altro che una lunga discesa con il segnavia CAI 316-326, con un percorso assai panoramico fino al sottostante Passo della Presolana: dopo un breve tratto in cresta, il sentiero devia sul monotono e assolato versante meridionale della montagna e inizia a perder quota. Scendendo sempre a pendenza costante si raggiunge il Rifugio Carlo Medici ai Cassinelli.Questo è l’ultimo rifugio che si incontra sul percorso e costituisce un’ottima base di partenza per le escursioni sul versante meridionale del Monte Visolo, del Pizzo della Presolana e del Pizzo di Corzene. Nei pressi del Rifugio Carlo Medici ai Cassinelli si trova anche l’incrocio con il sentiero che collega il Passo della Presolana al bivacco “Città di Clusone” e alla Grotta dei Pagani. Imboccando questo sentiero in direzione del passo, si entra in un bellissimo bosco e dopo una mezz’oretta di piacevole camminata si esce finalmente al punto d’arrivo del Passo della Presolana.
Dal Rif. Albani al Passo della Presolana

Da Scanzorosciate ad Albano Sant'Alessandro

Il Cammino del Vescovado prende avvio a Scanzorosciate, in Piazza Caslini, dove si trova la fermata degli autobus urbani ATB linea 5E e 5F (da Bergamo centro il tragitto dura circa 25’) e da qui ci si dirige per Via Colleoni attraverso il centro storico.         Sulla destra, proprio all’imbocco della strada, sorge il centro civico di cui fa parte la biblioteca comunale che ospita l’infopoint delle Terre del Vescovado. Poco dopo, sulla destra, troviamo Villa Galimberti, sede del Salotto del Moscato di Scanzo, e una fontanella. Si gira a destra per Via Fanti, si imbocca un sentiero sulla destra che tocca quasi subito una strada asfaltata da percorrere in salita per poche decine di metri, ma già con belle viste sul centro storico di Scanzo e in lontananza i Colli di Bergamo, e incontrando sulla sinistra una monumentale robinia. Si abbandona l’asfalto a favore di un sentiero sulla sinistra (segnalato come “delle Orchidee”) che, prima a tornanti e poi più dolce in forma di carrareccia erbosa, conduce alla Chiesetta degli Alpini, punto panoramico sul Monte Bastia, fra prati attrezzati per il picnic, provvisto di acqua potabile. Da qui si percorre una stradina in discesa fino a incontrare un segnavia del C.A.I. (509). Si prosegue sul crinale, che alterna salite e discese a tratti pianeggianti.A sinistra i monti della bassa Val Seriana, a destra bei querceti a roverella. Poco oltre un capanno di caccia troviamo un punto con diverse indicazioni escursionistiche e, dopo un tratto fra gli olivi con vista sulla pianura e i colli vitati, torniamo sull’asfalto, in discesa fra le ville fino alla rotonda di Tribulina. Attraversiamo la rotonda proseguendo dritti in salita con davanti a noi la facciata della chiesa di S. Giovanni nei Boschi. Si prosegue per poco sull’asfalto della strada provinciale per poi abbandonarla prendendo sulla destra via del Dosso, che conduce al cimitero di Tribulina e ci consente di evitare una pericolosa e lunga curva. Ritornati sulla provinciale, all’altezza del civico 46, si gira a destra e subito dopo a sinistra lungo un sentiero fra la strada e i vigneti. Si tocca nuovamente la provinciale per abbandonarla subito dopo in favore di una deviazione sulla destra (cartelli per le aziende agricole Il Cipresso, la Bironda e I Cerri). La stradina, prima asfaltata, poi sterrata e infine ampio sentiero, tocca le tre aziende e confina con il vasto oliveto dell’azienda Il Castelletto. In questo tratto vigneti e oliveti si alternano dando vita a un paesaggio singolarmente suggestivo e ordinato, sempre in vista di Città Alta. Con un ultimo tratto in salita si riguadagna l’asfalto in un vasto panorama verso Est, dalla pianura ai Colli di Bergamo ai primi rilievi prealpini, “Le tre montagne di Bergamo”: Linzone, Canto Alto e Misma. Si prende a destra (Via Collina Alta) e, dopo 200 metri, a sinistra in località Magri, seguendo il segnavia C.A.I. n. 626 e il cartello per la tenuta Frizzoni. La strada sale, prima cementata e poi sterrata e raggiunge così la chiesetta di S. Cristoforo, con panchine e un portichetto coperto, in un contesto idilliaco. Il Cammino prosegue alternando tratti in discesa con altri in salita, in un bel bosco di rimarchevole biodiversità, affiancata da grandi querce. Si arriva così quasi di fronte a un cancello e si imbocca la sterrata sulla destra e dopo poco uno slargo con diverse indicazioni sentieristiche: si prosegue lungo il sentiero C.A.I. 626 direzione Albano S. Alessandro e eremo di S. Maria in Argon (l’eremo è un luogo affascinante, non si incontra lungo il Cammino, ma è da questo raggiungibile con una breve e consigliata digressione). Ora siamo in un’area di boscaglia dove primeggiano le essenze termofile quali roverella e orniello, sul crinale del Monte d’Argon; il sentiero alterna tratti in discesa, talvolta ripidi, ad altri pianeggianti, per concludersi infine con un ultimo strappo in salita che ci conduce sulla sommità del Monte San Giorgio ove sorge la chiesetta di San Giorgio, attorniata da prati, panchine e tavoli, con uno dei panorami più vasti del Cammino (dalla pianura ai monti Resegone, Alben, Colli di San Fermo). Ora si scende in direzione Sud (di fronte il Monte Tomenone, che percorreremo nella tappa successiva), seguendo l’ampio sentiero principale, sassoso e talvolta ripido e gradinato, fino a toccare una stradina cementata in prossimità dell’Agriturismo S. Giorgio. La si percorre verso sinistra sempre in discesa, finché si fa asfaltata, ormai fra ville e villette di Albano S. Alessandro. Si prende la prima strada sulla destra (Via S. Giorgio), poi a sinistra (Via Magellano) poi ancora a destra (Via Colombo), di nuovo a sinistra (Via IV novembre, attraversando un ponticello). Proseguiamo fino a incontrare sulla sinistra una fontanella. A un incrocio proseguiamo dritti (Via Locatelli, direzione Municipio) poi a sinistra (Via Garibaldi) e infine a destra (Via Roma). Raggiungiamo e attraversiamo al semaforo la Strada Statale, mentre sullo sfondo appare il Santuario della Beata Vergine delle Rose. In poche decine di metri siamo alla stazione ferroviaria di Albano S. Alessandro, da qui il treno raggiunge Bergamo in 11’.
Da Scanzorosciate ad Albano Sant'Alessandro

Cima Comer, dove migrano i rapaci

Cima Comer è una montagna di modeste dimensioni che sorge sulla sponda ovest del Lago di Garda. L’escursione per raggiungere la sua vetta non è eccessivamente complicata, è percorribile in tutte le stagioni e soprattutto è ricca di splendidi scorci sulla parte meridionale del lago. Nelle giornate più limpide è infatti possibile scorgere in lontananza la lingua di terra di Sirmione, mentre, girandosi a Ovest, sono ben visibili tutte le montagne della sponda veneta, dominate dallo splendido monte Baldo.Il trekking è inoltre arricchito dalla possibilità di visitare l’eremo di San Valentino, posto a 770 m di quota e incastonato in una delle ripide pareti di roccia di questa zona. Il sentiero è lungo circa 8 km (sola andata), il dislivello è di circa 800 m, in quanto si parte dalla località Sasso a 484 m di altezza per salire alla cima Comer che è a 1.279 m di altitudine, non si tratta quindi di una passeggiata adatta a tutti, è richiesto un poco di allenamento. Esistono diverse varianti per allungare l’escursione, rendendola così più semplice, oppure per accorciarla, affrontando tratti molto più ripidi e diretti. Si consiglia inoltre di attrezzarsi con acqua prima di iniziare l'escursione, perché una volta raggiunta la vetta non ci sono zone di ristoro. Il sentiero ha inizio dal piccolo borgo di Sasso. Per arrivarci bisogna raggiungere il paese di Gargnano, per poi deviare sulla strada SP9. Dopo numerosi tornanti e circa 7 km si individua sulla destra l’indicazione per Sasso.Dopo aver percorso quasi completamente il paese si può parcheggiare nei pochi parcheggi gratuiti disponibili, posti in prossimità di un bar. Si tratta solamente di circa 15 parcheggi, quindi in alta stagione non sarà difficile trovarli completamente occupati, in tal caso bisognerà tornare indietro e lasciare l'auto in una delle numerose piazzole o in altri parcheggi gratuiti posti qualche centinaio di metri prima. Si inizia a camminare nelle strette vie dell’abitato seguendo le indicazioni per Cima Comer, fino al raggiungimento di una fontanella con un lavatoio. Superata la fontana si imbocca il sentiero numero 31 che si estende inizialmente in un piccolo uliveto e successivamente tra alcuni alberi da frutto. Dopo poche decine di metri il fondo diventa sassoso e si entra in un fitto bosco che chiude completamente la vista sul lago e sulle montagne circostanti. La mulattiera si fa sempre più stretta e la pendenza aumenta a mano a mano che si prosegue. Nelle giornate asciutte il sentiero è di facilissima percorrenza anche in discesa. In caso di fondo bagnato bisogna invece fare attenzione ai numerosi sassi lisci che potrebbero renderlo scivoloso. Sono assolutamente consigliate delle calzature adatte e dei bastoncini da trekking.Dopo circa 20 minuti si giunge ad una sorta di terrazza naturale che consente di avere un’ottima vista su Gargnano, la catena del Monte Baldo e il lago di Garda meridionale. La veduta è realmente incantevole, ma questa escursione è letteralmente disseminata di punti simili, che ovviamente si fanno sempre più spettacolari con l’aumentare della quota. Si prosegue senza troppe difficoltà per qualche altro minuto fino a raggiungere il primo bivio. Sulla sinistra prosegue il sentiero 31 verso cima Comer, sulla destra i cartelli indicano la presenza dell’eremo di San Valentino. La deviazione verso questo piccolo luogo di culto è assolutamente consigliata per via del contesto paesaggistico eccezionale all’interno del quale è inserito. Il sentiero per raggiungerlo dura solamente 10 minuti, ma diviene abbastanza ripido ed è formato prevalentemente da grossi gradoni di roccia. Per aiutare la discesa è stato piazzato anche un cordino metallico nei punti più scoscesi. Non si tratta comunque di un sentiero pericoloso, ma bisogna avere gamba ferma e fare attenzione. Si scende quindi lungo una scalinata di roccia naturale, tornati nuovamente in piano si giunge a una piccola porta in legno posta al centro del sentiero. Un masso fissato ad una sorta di carrucola tiene chiusa la porta, per superarla bisogna quindi spingerla con un po’ di forza. Varcata la porta solamente un’ultima salita molto ripida su fondo pietroso ci separa dall’eremo. Giunti finalmente alla nostra meta il sentiero si allarga, lasciando lo spazio a un piccolo praticello circondato da cipressi, dove sorge l’eremo di San Valentino. La struttura è molto modesta ed è costituita solamente da una cappella, una sacrestia, e altre tre stanze di cui una adibita a deposito. Ma è come sia stata eretta a ridosso di una grande parete rocciosa, in un posto così inaccessibile ed isolato, a lasciare veramente incantati.La storia narra che l’eremo fu costruito nel 1650 dagli abitanti di Gargnano che nel 1630 erano riusciti a fuggire dalla peste rifugiandosi su queste montagne. Da antichi documenti pare che, nel corso dei secoli, l'eremo fu abitato da almeno tre eremiti. Dopo una breve visita alla cappella e alle stanze ci si rimette in cammino. In questo punto si ha la possibilità di proseguire lungo il sentiero attrezzato che dall’eremo sale rapidamente verso un punto panoramico chiamato Pulpito, per poi ricongiungersi nuovamente con il sentiero 31. Questo tratto è classificato come EEA (escursionisti esperti con attrezzatura), c’è la possibilità di tornare sui propri passi per ricongiungersi al precedente bivio e proseguire sul 31 salendo in mezzo ai boschi.In entrambi i casi dopo 20/30 minuti ci si ritrova nella stessa posizione all’interno di un fitto bosco. Percorrere questa zona a inizio autunno è veramente emozionante per i molteplici colori degli alberi, per le foglie rosse cadute sul terreno e per i rari ricci di castagne che ogni tanto si possono trovare lungo il sentiero.Questa parte del tratto 31 si fa abbastanza ripida e il sentiero si restringe molto. Non si può dire che sia complicato, ma la salita costante potrebbe iniziare a far sentire la fatica. Giunti in un’area pianeggiante è ben evidente il secondo bivio di questa escursione. Girando a destra si prosegue lungo il 31, ora classificato come EE, proseguendo a sinistra si imbocca il 31a che, allargando la strada, permette di raggiungere il Rifugio Alpini di Gargnano. Entrambi i tratti portano in circa un’ora a Cima Comer.Bisogna quindi decidere se affrontare il sentiero più diretto e impegnativo di destra o quello più lungo e semplice sulla sinistra. Il consiglio è quello di scegliere un tratto per l’andata e poi percorrere l’altro durante la discesa.Si decide quindi di girare a sinistra e si prosegue per qualche minuto in mezzo al bosco con salita costante, per poi tornare in piano lungo un tratto molto più battuto e largo. Il sentiero si tramuta nuovamente in mulattiera e dopo pochi minuti esce dal bosco aprendo la vista a degli ampi prati verdi e ad una strada. Questa zona è infatti raggiungibile dalla stretta, ma comunque asfaltata, via Brano. La strada è il modo più rapido per raggiungere il Rifugio Alpini di Gargnano che sorge proprio a pochissimi metri dal parcheggio.Costeggiando la carreggiata e superando i parcheggi si giunge quindi alla struttura del rifugio. L’area è attrezzata con diversi tavoli, bagni, fornelli, ampi spazi per fare una grigliata e un vasto spiazzo. Il tutto è recintato e accessibile solamente se è presente un gestore. Non si tratta infatti di un rifugio nel senso classico del termine. Gli alpini di Gargnano tengono aperta la struttura, consentono a tutti di utilizzare la legna, i fornelli e l’area per grigliare, ma non mettono a disposizione bevande o cibo.È richiesta inoltre una piccola donazione sulla base degli strumenti utilizzati. Dopo una breve pausa si prosegue lungo il sentiero 32 che, appena dopo il rifugio, entra nuovamente nei boschi lungo il versante occidentale di Cima Comer.La salita non è ancora terminata, in quanto per arrivare alla cima mancano ancora circa 250 m di dislivello. Il sentiero 32 affronta questo tratto con un paio di tornanti molto ampi, ma la salita sarà sempre costante e lungo l’ultimo tratto anche abbastanza impegnativa. Dopo circa 40 minuti si esce finalmente dal bosco e ci si porta sulla cresta del monte.Proprio alla fine del sentiero si trova una panchina, una bacheca e un piccolo terrazzo in legno costruito su di una roccia e posto nel punto più panoramico della cima.Questa curiosa costruzione viene chiamata “Osservatorio di Cima Comer” proprio perché da questa zona sarà molto facile osservare il volo di svariati uccelli rapaci, in particolare di falchi.Ovviamente questo balcone panoramico è anche ideale per osservare il paesaggio. Da qui non esistono ostacoli e la vista spazia da Riva del Garda a Sirmione fino al massiccio del monte Bondone; sotto i colori intensi del lago che variano da stagione in stagione e da ora in ora. È veramente emozionante trovarsi in una posizione così privilegiata e poter ammirare l'immensità di questo lago. Non tutte le giornate saranno ugualmente adatte per poter osservare questo panorama a perdita d’occhio: la parte meridionale del lago di Garda nei periodi più caldi dell’anno è generalmente coperta da una fitta foschia. Se si ha modo di salire dopo un temporale o dopo una giornata particolarmente ventosa state però certi che non rimarrete delusi. L’osservatorio non è però il punto finale dell’escursione, bisogna percorrere ancora qualche decina di metri in salita per raggiungere la punta effettiva di Cima Comer, sulla sommità della quale è piazzata una piccola croce bianca.Lo spiazzo sulla cima non è molto ampio e i tratti pianeggianti sono limitati. È però presente una panchina e alcune rocce dove potersi sedere per mangiare qualcosa.Da qui la visuale sul lago viene parzialmente coperta da un gruppo di alberi, ma proprio di fronte alla panchina si estende lo scorcio migliore sul monte Baldo.Dopo una pausa, anche per poter immortalare il paesaggio da ogni angolazione possibile, si può iniziare ad affrontare la discesa. Nel percorso viene descritto il tratto EE (sentiero 31) evitato durante la salita.Si scende dalla cima portandosi nuovamente all’osservatorio, da qui si individua facilmente sulla destra un tratto che scende in maniera abbastanza decisa (segnavia numero 31).Si inizia a scendere quindi lungo un sentiero abbastanza stretto e con fondo roccioso. I numerosi tornanti di questo primo tratto rendono la discesa un po’ meno ripida ma permettono anche, dopo ogni curva a sinistra, di portarsi a filo della cresta sulla parete a strapiombo. Questi brevi tratti molto frequenti sono estremamente suggestivi in quanto consentono di sporgersi per ammirare le immense pareti di roccia verticali di Cima Comer, ma permettono anche di avere una vista sempre leggermente diversa sul lago.Si scende quindi intervallando sezioni in un rado bosco, con sezioni sulla roccia a ridosso del limite della cresta. Perdendo quota la traccia si fa poco chiara, anche per via delle numerose foglie che coprono il terreno, le indicazioni rosso bianche sono però abbastanza frequenti e consentono di non imboccare mai il sentiero sbagliato. Entrando nel bosco le vedute sul lago diventano sempre più rare, anche se in questa zona un piccolo sperone di roccia nascosto dai rami degli alberi crea quello che probabilmente è il miglior scorcio fotografico di tutta la salita: viva roccia a strapiombo, foglie colorate sugli alberi, i piccoli paesini sulla riva bresciana ed in secondo piano l’immensità del lago. Con un unico scatto si riesce a riassumere tutte le caratteristiche di questa uscita. Proseguendo in discesa ci si ritrova al bivio con il 31a. Da qui il percorso è identico a quello già fatto in salita. Come già detto il fondo è ricco di rocce e radici che, se non bagnate, non creano alcun problema. In caso di pioggia alcuni tratti potrebbero diventare però un po' problematici.Dopo 1’:40’ dalla partenza dalla cima si sta tornando a scorgere i tetti delle case del paese di Sasso e dopo pochi minuti si è nuovamente al parcheggio. - Ph: Stefano Poma
Cima Comer, dove migrano i rapaci

La Pinacoteca Ambrosiana, visita ai capolavori assoluti dell’Arte

Visita guidata alla Pinacoteca Ambrosiana, scrigno di arte e bellezza nel cuore di Milano
pinacoteca ambrosiana tour

Museo della Stampa e della Stampa d'arte

Il Museo della Stampa d'Arte a Lodi occupa i locali della ex tipografia “Lodigraf”, attiva fino all'inizio degli anni Ottanta del secolo scorso. Accolti da una piccola ed elegante “galleria” che sintetizza tutto ciò che si potrà ammirare proseguendo nella scoperta di questa struttura, i visitatori potranno immergersi e respirare il profumo della storia della stampa, che è storia di civiltà, dall'invenzione dei caratteri mobili in legno e metallo, fino alla fotoincisione.Sono centinaia i reperti qui esposti, ben allineati in ampie sale con un itinerario didattico divulgativo.Riportati in vita da un sapiente restauro conservativo, compongono una delle più ampie raccolte di macchine e attrezzature per la stampa presenti in Italia e forse anche oltre. Cenni storici Il Museo della Stampa e Stampa d’Arte a Lodi "Andrea Schiavi" è situato in un delizioso angolo della città che conserva quasi intatte le tracce del tessuto urbano medievale, nei locali dell’ex tipografia Lodigraf.Inaugurato il 7 giugno 2008, ripercorre le tappe dell’arte della stampa attraverso i secoli, dalla xilografia alla calcografia, dalla serigrafia alla tipografia, dalla litografia alla stampa offset fino alla rivoluzione digitale, inserendosi degnamente fra le numerose testimonianze monumentali e artistiche dell’illustre passato della città. Lo spazio espositivo ha volutamente mantenuto le caratteristiche architettoniche di una vecchia tipografia  ristrutturata e qui i visitatori possono immergersi e respirare il profumo della storia della stampa, che è storia di civiltà, con la possibilità di vedere all'opera numerosissimi reperti storici riportati agli antichi splendori da un sapiente restauro filologico.Da subito, il Museo ha promosso una serie di iniziative, rivolte principalmente al mondo della scuola, con progetti didattici mirati a svelare i “segreti” della tecnica tipografica, una delle attività umane che più ha caratterizzato il settore artigianale a partire dal XV secolo. Museo vivo e dinamico, dunque, che, di volta in volta, può trasformarsi in officina creativa, laboratorio didattico sperimentale a disposizione delle scuole, luogo per convegni, mostre temporanee e spazio libero per ogni altra progettualità. Criteri espositivi - Itinerario di visita Centinaia di reperti, allineati in ampie sale, compongono una delle più pregevoli raccolte di macchine e attrezzature per la stampa presenti in Europa, da antichi congegni risalenti fino al XVI secolo, a cassettiere in legno complete di caratteri in legno e metallo, da torchi e presse in ghisa di produzione ottocentesca, fino al più prezioso esemplare "Columbian", in ghisa e acciaio, costruito a Londra verso la metà del XIX secolo, unico esemplare presente in Italia.Di rilevante interesse storico sono i torchi realizzati dalla fabbrica Dell’Orto e utilizzati dai Wilmant, insigni incisori, fonditori, tipografi, editori, attivi tra Lodi e Milano in epoca risorgimentale. Di particolare fascino sono le macchine linotype e monotype per la fusione e composizione meccanica, quelle per la stampa in Braille, nonché un impianto per stampa a smalto in rilievo.Gli amanti delle curiosità potranno ammirare un prototipo in scala 1:5 del torchio di Gutenberg, una pregevole raccolta di pietre litografiche di grandi dimensioni realizzate tra il 1860 e il 1930, il libro più grande e quello più piccolo al mondo, centinaia di targhe identificative originali di fabbriche di macchine da stampa e, infine, un impianto di recente acquisizione per calcografia e carte valori che realizza Carte Valori e stampati di sicurezza, sviluppando tecniche sofisticate per evitare la contraffazione e la falsificazione di banconote, francobolli e marche da bollo, passaporti, titoli di stato, certificati azionari, assegni, biglietti di trasporto, ecc.Di particolare interesse il tradizionale bancone da legatore con l’intera attrezzatura manuale proveniente dalla prestigiosa legatoria Torriani, attiva fin dal XIX secolo, e artistiche copertine con fregi multicolori. Il “viaggio” continua nella Sala della Stampa d’Arte dove, oltre ad affascinanti torchi calcografici e litografici “a stella” e macchine per stampe artistiche, si possono ammirare lastre in rame incise come matrici calcografiche intorno al 1850, pietre litografiche di grandi dimensioni, eseguite tra il 1870 e il 1930 per la Casa Editrice Vallardi e cromolitografie relative ad alcune stazioni di una Via Crucis, del 1875. Si arriva quindi nella terza grande Sala della Composizione e Stampa Tipografica destinata alla raccolta delle macchine tipografiche, in cui si trova l’angolo del compositore corredato di bancone tipografico, antiche cassettiere colme di caratteri in piombo e in legno, compositoi di allineamento e attrezzature per la lavorazione del piombo. Di grande fascino le macchine fonditrici-compositrici: le linotype e le monotype di cui si può assistere dal vivo al funzionamento. Infine, quella che per l’impatto visivo si presenta come il luogo più suggestivo di tutto il museo: la Sala antichi torchi e presse con una ricca ed elegante selezione di torchi e presse ottocenteschi, tra cui il torchio Stanhope appartenuto a Claudio Wilmant. Al centro della sala, il torchio Columbian, ideato dall’americano George Clymer e costruito a Londra dal 1817, vera e propria opera d’arte. Costo biglietto d'ingresso: € 6,00 intero. Per scuole, studenti e over 65 anni: € 5,00. Ingresso gratuito per insegnanti accompagnatori e diversamente abili
Museo della Stampa

Il museo dell'arrampicata e dell'escursionismo

Introdotta in Valmalenco all'inizio dell'Ottocento, l'arrampicata è giunta ai giorni nostri conquistando sempre più seguaci, grazie a una gloriosa tradizione di guide alpine.

Giro ad anello sul Monte Canto

Descrizione dell'itinerario   Andata:Partenza: Sotto il Monte (Ca’ Maitino, 300 m)> Sul sentiero 894: Corna - Santuario Madonna delle Caneve - borgo antico di Canto (ruderi) > Sul sentiero 891: Monte Canto (688 m) e Il Crocione (644 m) Ritorno:Sul sentiero 895: borgo antico di Canto (ruderi) - chiesetta di Santa Barbara (650 m) > Sul sentiero 891: località Porcile > Sul sentiero di raccordo 891-893: Porcile- Roccolo > Sul sentiero 893: Roccolo-Torre S. Giovanni- Ca’ Maitino Consigliata, alla partenza e/o al rientro la visita alla Casa Natale di Papa Giovanni in Brusicco, alla Chiesa di S. Giovanni Battista di Sotto il Monte, a Ca’ Maitino, Museo dei ricordi di Papa Giovanni. Da Sotto il Monte, che si estende ai piedi del versante sud del Monte Canto, per salire in Canto, il sentiero più breve, più sterrata che sentiero, è l’894. La partenza è a Sotto il Monte in via Cà Maitino (300 m circa). Percorsa via Boarolo, ben presto, superata la località Corna, su comoda strada asfaltata per circa 800 metri si giunge alla chiesetta del Santuario Madonna delle Caneve (cantine).Qui si recava spesso Angelo Giuseppe Roncalli ragazzo, seminarista, prete, vescovo, cardinale. Il piccolo Santuario, di origine trecentesca, attualmente conserva l’aspetto conferitogli nel 1727. L’ingresso è preceduto da un portico a quattro colonne, e, in facciata, presenta un’alta finestra; all’interno si venera una bella Madonna con Bambino.Sopra la porta d’ingresso una scritta su un recente cartiglio dipinto riferisce che Papa Giovanni provvide a restaurare la chiesetta nel 1961.Vicino si trova la casetta dei custodi, molto suggestiva e con accanto un ruscelletto. Da qui il sentiero 894 dalla strada asfaltata passa su strada sterrata iniziando a salire con dolce pendenza in tornanti.Dall’inizio, e a seguire, il percorso è abbellito da numerose sculture, alcune delle quali raffiguranti Papa Giovanni XXIII, realizzate su pietre del posto scolpite dal Vanni, un appassionato scultore su pietra di Carvico. Si prosegue per circa una diecina di tornanti su una strada abbastanza larga, sterrata, da dove ogni tanto dipartono sentieri laterali, fino a giungere al suo termine, nel punto in cui incrocia il sentiero 891. Si prosegue a destra sul sentiero 891 in piano fino al bivio col sentiero 895, dove, su masso, una ben visibile freccia bianca-rossa con scritta, indirizza l’escursionista a salire in decisa salita a destra verso la cima del Monte Canto. In vetta accanto ad un sasso, dov’è segnata la quota di 688 m, una rudimentale croce di rami d’albero indica il punto più elevato della cima boscosa del Monte Canto. Proseguendo in direzione ovest sull’891 nel bosco di castagni con vista, tra i rami degli alberi, della valle dell’Adda, dei laghi e delle montagne di Lecco, dopo una discesa e successiva salita, si giunge al piccolo pianoro dell’alto Crocione (644 m) che a fatica cerca di emergere sull’alta boscaglia che lo circonda. Per il ritorno al Canto e a Santa Barbara, si può ripercorrere facilmente in senso inverso l’891, oppure, scegliendo un’interessante alternativa, scendere dall’altura del Crocione a destra in direzione sud su un sentiero di raccordo che porta a raggiungere, più in basso, il bel sentiero 895 (Carvico - Il Canto - S. Barbara, incrocio 891), che, costeggiando il versante sud della cima del Canto, ci porta in piano a riprendere l’891 nel punto in cui siamo prima saliti in vetta al Monte Canto. Interessante una visita al piccolo borgo antico di Canto (644 m), ora in degrado e totalmente abbandonato dal 2005, anno in cui morì di vecchiaia l'ultimo residente, il Paolino, che non volle mai scendere in pianura. Una cascina ristrutturata contrasta fortemente con le antiche abitazioni quasi totalmente crollate: recenti palizzate impediscono di avvicinarsi, troppo elevato il pericolo di nuovi crolli. Adiacente al piccolo borgo in posizione panoramica sorge la bianca chiesetta di Santa Barbara (650 m), risalente al 1500, luogo accogliente, attrezzato con panchine, che invita a sostare per eventuale pic-nic e relax.Qui arrivano tanti escursionisti e ciclisti in MTB. Percorrendo in discesa l’891, di recente ben acciottolato, giunti in località Porcile, all’incrocio dei sentieri, si prende a destra in direzione sud il sentiero di raccordo (891-893) che scende, passando prima accanto a ruderi di abitazioni e poi a una cascina, ad agganciare, in località Roccolo, il sentiero 893, proveniente da Fontanella. Ora, sul comodo sentiero 893, dal Roccolo ci si abbassa alla Torre e chiesetta di S. Giovanni, collocate in posizione panoramica sul sottostante abitato di Sotto il Monte e sulla pianura. Ora la Torre è affidata in gestione al Gruppo Alpini di Sotto il Monte. In breve, su mulattiera ben gradinata ed acciottolata, ci si abbassa a Ca’ Maitino di Sotto il Monte dove si chiude il nostro bel giro ad anello… sulle orme di Papa Giovanni XXXIII. Caratteristiche del percorso Percorso facile, adatto a tutte le gambe, di 9,57 km, con guadagno/perdita in elevazione di 653/-650 m, percorribile in circa 4/5 ore.
Giro ad anello sul Monte Canto

Teatro Comunale di Gonzaga

Il Teatro Comunale di Gonzaga è uno dei luoghi di aggregazione più importanti della città. Nato nel 1905 come "Casa del Popolo" è oggi palcoscenico di importanti spettacoli di prosa, musica e danza, con artisti di fama nazionale e internazionale.
Teatro Comunale di Gonzaga

Matrimonio nell'Oltrepò Pavese: tra borghi e prodotti culinari unici

Scopri la zona dell’Oltrepò pavese: una destinazione ideale per celebrare le nozze tra borghi e tradizione enogastronomica.
Matrimonio nell'Oltrepò Pavese

Da Zuigno alla Linea Cadorna

La storia, la natura e lo sport caratterizzano questo itinerario
Da Zuigno alla Linea Cadorna

Da Zuigno alla Linea Cadorna

La storia, la natura e lo sport caratterizzano questo itinerario: ville di delizia, ciclisti famosi, architetture marziali e borghi variopinti, tutto a pochi chilometri dal confine con la Svizzera.    Dal parcheggio situato vicino a Villa della Porta ci spostiamo sulla S.P. 7 che con innumerevoli tornanti ci conduce ad Arcumeggia per poi continuare in direzione del Passo di Sant’Antonio. Al bivio svoltiamo a destra e pedaliamo in salita fino a San Michele. Da qui retrocediamo per un centinaio di metri e giriamo a sinistra su una strada sterrata seguendo le indicazioni per Monte San Martino. Procediamo quindi in discesa sino a tornare al Passo di Sant’Antonio ed a ritroso ad Arcumeggia e al punto di partenza. ITINERARIO Distanza: 24.7 kmDifficoltà: difficileFondo stradale: asfalto e sterratoDislivello: +1544m, -1216 m (Pendenza max: 34.7%, -36.4% ; Pendio medio:8.4%, -8.7%)Adatto a: utenti preparati atleticamenteTipologia di bicicletta consigliata: MTB, da strada se ci si limita alla sola salita di San MicheleDurata media: 2 h ca. ALCUNI PUNTI DI INTERESSE Villa Della Porta Bozzolo a CasalzuignoLa residenza, edificata nel ‘500, venne trasformata in “villa di delizia” nel ‘700 arricchita da meravigliose decorazioni in stile roccocò e dal meraviglioso giardino all’italiana.Info utili: https://www.fondoambiente.it/luoghi/villa-della-porta-bozzoloTelefono: 0332 624136  ll Cuvignone, la salita di Ivan Basso e Alfredo Binda tra la Valcuvia e LuinoQui i ciclisti, dai più famosi come Alfredo Binda e Ivan Basso agli sportivi della domenica, si allenano per circa 8 km di tragitto su un dislivello di quasi 800mt. Il tragitto si snoda attraverso una vallata poco frequentata.Info utili: http://www.vareselandoftourism.com/passo-cuvignone  Il borgo dipinto ArcumeggiaI primi affreschi realizzati sulle facciate degli edifici del piccolo borgo rurale risalgono al 1956 e sono opera di grandi artisti nazionali ed internazionali. Oggi sono ben 168 i dipinti murali sulle pareti esterne delle case.Info utili: http://www.provincia.va.it/code/40902/Borgo-di-Arcumeggia-Paese-Dipinto-...  San Michele a Porto ValtravagliaFu realizzata tra l’inizio del sec. XI e la metà del sec. XII per consentire anche alle persone che dimoravano sui monti di presenziare alle funzioni religiose. Gli affreschi, anche se per la maggior parte coperti da intonaco, ci mostrano un piccolo ma suggestivo centro del culto micaelico.Info utili: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00999/  Linea Cadorna Definita anche “Linea di difesa alla frontiera del Nord” é un sistema di fortificazioni costruito durante la I G.M. e voluto dal generale Cadorna, per evitare che, in caso di attacco, i nemici potessero raggiungere Milano e la pianura padana. Oggi l’area è fruibile attraverso 9 itinerari principali lungo i quali è possibile visitare ciò che rimane delle opere militari.  
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