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Il Cammino dei Monaci

Da Milano alla Via Francigena, attraverso il Po. Il cammino passa per tre parchi protetti, un’oasi WWF, monasteri e abbazie

48 ore a Milano

Prendete mappa e cartina dei mezzi pubblici... e vi faremo conoscere la città!
Idee weekend: 48 ore a Milano - Lombardia

Castiglione Olona

Un borgo medievale da visitare in provincia di Varese
Veduta di un arco in pietra che segna l'ingresso al centro storico di Castiglione Olona, con una stretta via pavimentata e antichi edifici in pietra e mattoni.

Sacro Monte di Varese

Collocato su una collina alle spalle della città, con una vista mozzafiato, il Sacro Monte di Varese è Patrimonio Unesco dal 2003
Vista suggestiva della decima cappella del Sacro Monte di Varese, con l'arco in primo piano, riflettente la bellezza artistica e spirituale di questo sito UNESCO

Dal Castello al Santuario

L’antico paese di Urgnano possiede invidiabili opere storiche e artistiche nascoste tra le numerose attività industriali e artigianali, questo perché visse da protagonista importanti momenti della nostra storia. Nasconde tra le sue vie, tracce di un passato che ci appartiene, evidenza di quell'eterno costruire che è proprio dell'uomo. Le sue porte non sono mai state chiuse dinanzi al cambiamento e le sue mura hanno sempre custodito l'essenza della sua cultura, in un processo di progettazione costante, posto al servizio di una comunità che si riconosceva e si riconosce nei valori fondamentali della laboriosità, dell'ospitalità della collaborazione. Gli abitanti di Urgnano si sono da subito distinti per la loro capacità nei commerci, nonché per l’abilità dell’agricoltura. Hanno osservato, adattato, inventato, adeguandosi ai tempi. Grati alla solidarietà e al rispetto, menti e braccia hanno scritto con pietra, legno, marmo e mattoni le vicende straordinarie e i fatti quotidiani, impedendo che il tempo li cancellasse, perché evidenza della propria identità. Passeggiare tra le sue vie oggi significa rileggere la storia di quest'angolo d'Italia, con quanto di unico e irripetibile solo qui sia stato. Significa rileggere l'arte, aggiungendo contributi e sintesi inedite. Significa realizzare come il legame tra uomo e natura sia davvero eterno, e vedere come questa collaborazione sia il giusto telaio, per tessere veli sottili, delicati, preziosi, ricchi. Semplicemente è un forziere da aprire. Con la sensibilità di ammirare sia capolavori indiscussi che rarità introvabili. Le origini di Urgnano risalgono all’epoca romana: alcuni ritrovamenti, tra cui due lapidi funerarie, lo attestano e rendono evidente il ruolo di rilievo avuto nei commerci e nell’anno dei “Quattro imperatori”. A tale periodo risalgono anche due importanti vie di comunicazione: la Francesca e la Cremasca, assi fondamentali dei commerci anche in età medievale. Dopo la caduta del Sacro Romano impero d’Occidente l’area fu sicuramente abitata dai longobardi, tra il Vi e l’VIII secolo; alcune sepolture testimoniano il fatto L’arrivo dei Franchi in Italia (inclusi i nostri territori) risale all’ultimo quarto dell’VIII secolo. Alla loro guida Carlo Magno, erede convinto di una politica che vedeva nell’alleanza tra trono e altare il punto di forza principale, base fondamentale della stabilità sociale. Il re dei franchi fu, in conseguenza a questa politica, incoronato, la notte di Batale dell’800, simbolicamente durante la messa, imperatore. Imperatore non di un semplice impero, bensì di un sacro romano impero, per certi versi anticipatore di quel regno Cristiano sociale per il quale agirono con forza più pontefici, in età moderna e in età contemporanea. L’opera dei franchi in Italia fu di emblematica importanza, non solo per quanto attiene il ruolo della Chiesa nella società, ma anche e soprattutto per ciò che riguarda l’organizzazione economica e Urgnano ne custodisce importanti esempi: non più percorsa nella sua interezza, ma ancora visibile l’importante vis di comunicazione rappresentata dalla Francesca ad esempio. Fu per effetto, diretto e indiretto, del perfezionamento del sistema feudale e per le conseguenze del rinvigorimento economico di Bergamo che si consolidò a Urgnano un insediamento dedito all’agricoltura, impostato secondo la logica del doppio raccolto è orientato a una forma di alternanza di colture e produzioni diverse. Alcuni edifici, tratti di mura, resti di porte, antichi portici rappresentano testimonianze diverse di quest’epoca e di quelle immediatamente successive. A partire da questo periodo si consolidarono tradizioni che, accanto ai documenti scritti (tra cui l’attestazione dell’esistenza dell’insediamento rurale di Urgnano, risalente al 985) , sono pagine di un racconto a colori, con immagini inedite che vengono direttamente dal tempo in cui un bosco diventava campo, le prime case in legno sorgevano non lontano dalle chiese, in pietra e mattone, un dialetto nasceva, delitti si compivano, alleanze si consolidavano, corporazioni e congregazioni dedite all’aiuto dei più deboli si costituivano e radicavano. Un continuo disegno del territorio per costruire un luogo dove abitare, mai finito, mai perduto. Un disegno, un progetto che ha per protagonista la comunità: la sua sopravvivenza. Fu costruito un castello, giacché Urgnano sorgeva in un luogo di contese, tanti da trovarsi, poi, in prossimità di un importante, contestato confine. Quando i Visconti divennero anche signori di Bergamo, Urgnano fece parte della loro giurisdizione e il castello fu interessato da importanti opere, che lo resero una fortezza imponente. Quando, poi, all’inizio del XV secolo, Bergamo si concesse alla Repubblica di Venezia, il fortilizio fu interessato da nuovi lavori, di restauro e di ammodernamento. Nei suoi muri è nelle sue sale l’impronta di personaggi d fondamentali, quali Bartolomeo Colleoni e Gian Gerolamo Albani, per non citarne che alcuni. Le mura, gli angoli, i dipinti, gli spazi verdi di Urgnano solo la manifestazione dell’opera di molte menti nel tempo, versi in prosa che presentano l’intensità del vissuto di gente umile e guide importanti, nel Medioevo, nel Rinascimento. Sonetti che hanno per titolo “l’uomo el’ancien regime”, versi liberi del XVIII, XIX e XX secolo."
Dal Castello al Santuario

Dal Passo Crocedomini al Rifugio Tita Secchi

Siamo nel cuore del Parco dell’Adamello in provincia di Brescia, dove la natura è incontaminata e i paesaggi sono di una bellezza unica.   Questo itinerario è abbastanza semplice, il sentiero è ben tenuto e il dislivello, di poco più di 600 m, viene distribuito lungo un tratto molto esteso, non creando mai dei punti eccessivamente ripidi. Si parte raggiungendo il passo di Crocedomini, dove si può lasciare l’auto nell’ampio parcheggio gratuito accanto a malga Cadino. Il periodo consigliato per l’escursione è quello estivo e autunnale, perché il passo viene chiuso per molti mesi durante l’anno a causa della neve che scende copiosa in inverno e resta fino alla primavera. Per questa ragione è bene verificarne l’apertura, è possibile contattare il Rifugio Passo Crocedomini per avere informazioni a riguardo. La strada per raggiungere il passo è asfaltata, in certi tratti si restringe un po’ ma sono presenti molte piazzole utili per permettere lo scorrimento di due veicoli nella direzione opposta. Un volta parcheggiata l’auto si imbocca la comoda strada sterrata indicata con il segnavia numero 19, la vista spazia subito sugli ampi prati verdi di val Cadino e sul monte Colombina. Il primo luogo che cattura l’attenzione è il Corna Bianca, una formazione di origine calcarea dall’iconico colore bianco acceso, che crea un bellissimo stacco cromatico sui prati verdi e disseminati di fiori colorati di questa zona.Dopo avere fatto qualche scatto fotografico, girando attorno a questa splendida formazione naturale, si prosegue tenendo Corna Bianca sulla destra e camminando per qualche decina di metri su un tratto di sentiero ricoperto da una finissima sabbia bianca, generata proprio dall’erosione del materiale calcareo.La traccia continua su un sentiero lastricato con pendenza abbastanza regolare fino al raggiungimento del piccolo laghetto Nero di Cadino. Qui si può individuare facilmente una deviazione: sulla destra il sentiero con segnavia 19 si stacca e con 5 tornanti molto ripidi permette di superare rapidamente quota 2.200 m e giungere in prossimità delle Creste di Laione, a sinistra invece prosegue salendo in maniera molto più dolce.Si consiglia di proseguire sulla strada di sinistra guadagnando costantemente quota fino al congiungimento con il sentiero 1 (Alta via dell’Adamello). Questa variante consente di avere una vista più centrale sulla splendida valle di Cadino e sul tracciato appena percorso, i 2.300 m di quota ormai raggiunti invece permettono di vedere in lontananza i bellissimi profili delle prealpi bresciane.Il raggiungimento del sentiero 1 segna anche la fine della parte più ripida dell’itinerario, da qui il tratto si fa nuovamente pianeggiante fino al raggiungimento del passo della Vacca. Sarà evidente l’arrivo al passo per via di un curioso masso che effettivamente richiama le forme di una grossa mucca.Il paesaggio è ora estremamente roccioso, davanti si staglia la maestosa parete Ovest del Blumone ed in lontananza, oltre allo scrosciare di un ruscello, si possono sentire i fischi di richiamo delle marmotte. Un ottimo punto di vista viene dato anche dalle rocce appuntite delle Creste di Laione e dal tratto di sentiero che, inerpicandosi su quest’ultime, raggiunge anch’esso la nostra posizione sul passo. Per raggiungere il lago bisogna proseguire lungo l’unico sentiero presente per ancora una decina di minuti e finalmente, dopo l’ultima curva a sinistra, si scorge il torrente Laione, la grande diga in cemento e, in posizione sopraelevata, il Rifugio Tita Secchi. Si supera il torrente con un piccolo ponticello e dopo l’ultima rampa di scale si è arrivati al rifugio.Il lago ha un bacino idrico di 1,56 km², ma non essendoci nessun immissario principale il volume d’acqua dipende solamente dallo scioglimento dei ghiacci e dalle piogge, per questa ragione è possibile vederlo in condizioni molto diverse a seconda dei periodi dell’anno. Ad agosto il livello dell’acqua è solitamente sceso e questo consente di avvicinarsi camminando su rocce altrimenti sommerse in altri periodi. Il verde delle poche chiazze d’erba di quest’area, il grigio delle rocce e il blu intenso dell’acqua creano in questo periodo dell’anno una magnifica combinazione di colori, impossibile da non immortalare in qualche fotografia. Ad impreziosire ulteriormente questo paesaggio ci pensano gli alti picchi di Cima Terre Fredde e del Blumone. Non esiste un vero sentiero che costeggia l’intero bacino, la traccia del n. 1 infatti fiancheggia solamente la sponda orientale per poi deviare sulla destra. Nell’area vicino al rifugio è comunque possibile raggiungere facilmente la costa e fermarsi per riposare un po’ su qualche masso piatto. Per fare un pic-nic si può quindi scegliere una delle numerose rocce con vista lago, oppure si può decidere di fermarsi al Rifugio Tita Secchi per godersi un ottimo pranzo, scegliendo tra la vasta selezione di piatti tipici del loro menù. Il rifugio è aperto sia a pranzo che a cena ma è sempre possibile entrare per un caffè o un te accompagnati da una fetta di crostata fatta in casa.La discesa avviene lungo lo stesso tragitto dell’andata. Il sentiero anche in discesa non presenta nessuna difficoltà particolare e in circa 2 ore si è nuovamente a malga Cadino.
Dal Passo Crocedomini al Rifugio Tita Secchi

Percorrendo le rive dell’Adda fino a Lodi

Il percorso qui proposto è adatto a tutti, percorre le rive dell’Adda da Zelo Buon Persico fino a Lodi attraversando quello che è il Parco Adda Sud. Questo parco, istituito nel 1983, si estende da Rivolta d’Adda a Castelnuovo Bocca d’Adda comprendendo numerose zone umide di particolare interesse naturalistico. L’obiettivo del parco è quello di coniugare la presenza dell’uomo con la conservazione delle risorse naturali, paesaggistiche e culturali e la ricostituzione graduale di quegli ambienti compromessi e degradati. Si può lasciare la propria automobile al parcheggio della piazza Don Pozzoni di Zelo Buon Persico. Si inizia a pedalare lungo la via Dante, in direzione della Paullese, e, raggiunta quest’ultima, la si segue, lungo una ciclabile a lato, fino ad una coppia di ponti sull’Adda. La ciclabile prosegue lungo il ponte secondario, quello della provinciale rimane alla sinistra, si prosegue dritti, lungo uno stretto ma comodo sentiero e ad un incrocio con un’anonima strada si va a destra e si seguono le indicazioni per il laghetto Canadino. Raggiunta un’abitazione privata si prende un sentiero sulla destra che porta alla ciclabile lungo l’Adda. Si segue la pista sterrata che regala molti scorci dell’Adda e dei campi che lo circondano. Lungo il percorso si incontrano numerose pietre miliari che indicano la direzione per Lodi.Mentre si pedala si possono avvistare molti animali che popolano le rive e vivono nei boschi.Superata un’ansa, all’altezza del bar ristorante pizzeria La Cava, la ciclabile abbandona il fiume per affiancarsi alla SP25. Attraversati diversi campi ci si trova finalmente in vista della Città di Lodi e del ponte Napoleone Bonaparte dove arrivò proprio il famoso condottiero a combattere gli austriaci nel 1796. Lo si supera e, senza un percorso obbligato, si raggiunge il Duomo di Lodi, ovvero la destinazione finale. Il percorso scelto permette di visitare le chiese di San Rocco, subito dopo il ponte, e quella di San Francesco prima di raggiungere la cattedrale. La prima pietra di quest’ultima venne posata nel 1158, anno di fondazione della città. Il duomo e il palazzo comunale, classico broletto del Duecento, dominano la piazza della Vittoria, fulcro della città.Dalla piazza si segue via Francesco Gabba e all’incrocio con via Del Guasto si va a sinistra verso il Parco dell’Isola Carolina che bisogna attraversare per raggiungere viale Milano. Seguendo la ciclabile fino a vedere le indicazioni per un parcheggio del Parco Adda Sud ci si ritrova nei Boschi del Belgiardino, qui il parco ha realizzato un percorso sensoriale per permettere anche alle persone non vedenti di godere delle bellezze naturalistiche dell’area. Di certo vale una piccola sosta per immergersi nel verde e nella natura.Volendo è possibile raggiungere il parco del Belgiardino attraverso una ciclabile diversa che parte dal ponte Napoleone. Riprendendo a pedalare si torna sui propri passi fino a che non si incrocia una sterrata sulla destra, la si prende e la si segue passando prima attraverso campi coltivati e poi affiancando la SP 202. Si raggiuge una rotonda all’altezza di un’area industriale e si prende la seconda uscita, lungo la quale prosegue la ciclabile. Si segue via Roma in direzione di Montanaso Lombardo. Dopo l’unica salita del percorso ci si ferma ad ammirare la chiesa di San Giorgio Martire, l’edificio lascia a bocca aperta per la sua bellezza. Si prosegue nel paese che pare disabitato, si supera il bel comune, con tanto di fontana e, alla fine, ad un incrocio, si prende la via Paullese seguendo le indicazioni per Zelo Buon Persico sulla ciclabile a lato. Quest’ultima porta in un viaggio attraverso diversi paesini, ognuno dei quali con caratteristiche uniche. Il primo che si incontra è Galgagnano, con edifici dal numero esagerato di camini; è poi il turno di Villa Pompeiana, con il parco ittico Paradiso e l’ex oratorio di San Michele che si trova dopo l’abitato lungo la ciclabile. Volendo visitarla bisogna prendere la strada sulla destra subito prima della frazione di Villa Pompeiana.Si prosegue passando a sinistra della Riserva Naturale del Mortone sentendo il canto dei numerosi uccelli che la popolano. È qui che nel ’77 venne ritrovata una piroga monossile risalente al 490 d.C. Questa riserva rappresenta un perfetto esempio di quelle paludi che avrebbero ricoperto il lodigiano se non fosse stato costruito il canale della Muzza. In generale, per descrivere quest’area, bisognerebbe parlare di Lago Gerundo, una vasta area paludosa che avrebbe ricoperto il territorio compreso tra la Muzza, l’Adda e il Serio. In questo lago, secondo le leggende, viveva un antico drago, chiamato Tarantasio, che si cibava di piccoli mammiferi, compresi i bambini, e che inquinava l’area con il suo alito, causa di pestilenze. Un giorno però un valoroso cavaliere sfidò l’animale e lo uccise, dopo l’impresa adottò il drago, che rassomigliava un biscione, come stemma della sua famiglia, i Visconti. Passata la riserva si segue ancora la ciclabile attraverso la frazione di Mignete con la sua parrocchia e infine si entra a Zelo Buon Persico passando per il suo centro e sotto la sua bella chiesa. Proseguendo dritti si riprende la via Dante per tornare al parcheggio.   immagine di copertina: @Mattia Bedetti
Percorrendo le rive dell’Adda fino a Lodi

Lago Maggiore Pennellate d'artista

Affreschi, trompe l’oeil, cicli pittorici lunghi cinque secoli, murales spontanei e organizzati: nei dintorni di Laveno Mombello il colore è ovunque
fondoambiente.it @a.m fumagalli

Il Miglio della Bellezza

L’itinerario d’autore alla scoperta dell’autentica Bellezza di Bergamo

Cammino di San Colombano

Un itinerario che attraversa l’Europa sulle orme di San Colombano
Cammino di San Colombano

Itinerario Giubilare in provincia di Varese

Da Milano alle quattro chiese giubilari di Varese: un percorso di spiritualità e scoperta
Facciata del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli a Saronno, capolavoro del Rinascimento lombardo, con la sua imponente architettura ornata di statue e la caratteristica cupola sullo sfondo. A sinistra, il campanile con orologio e meridiana.

Lombardia Style

Bellezza senza confini
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