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Da Rovetta alla Cappella Alpini Monte Blum

L’itinerario che vi consigliamo per arrivare alla Cappella Alpini Monte Blum è uno dei più selvaggi e parte da Rovetta. Se avete con voi dei bambini o non siete avvezzi alla montagna seguite però il sentiero, senza deviazioni boschive che fanno anche i fuoristrada, più largo e meno ripido.   Camminando attraverso il bosco potrete vedere molti fiori, alberi e anche animali selvatici immersi nella natura.Il percorso offre molti tratti ombreggiati e numerosi scorci panoramici, soprattutto verso la piana di Clusone e l’abitazione di Rovetta.Il tratto più impegnativo dell’intera salita è quello terminato il "Sentiero del Bot", la cui pendenza potrà far soffrire i meno allenati, si tratta di uno “strappo”, che dopo un paio di tornanti porta fuori dalla vegetazione e arriva sui prati di Blum, da qui la vista è spettacolare. Oltrepassate le caratteristiche cascine, ecco l’ultimo breve tratto del sentiero che si trova proprio sul crinale che separa i due versanti di Rovetta e Oltressenda Alta. Già qui, ma ancor più una volta giunti alla cappella, il panorama è semplicemente eccezionale: a sud lo sguardo può spaziare su tutto l’altopiano che da Clusone sale fino al Passo della Presolana, oppure può spingersi lungo la Val Borlezza fino al Lago Sebino. A nord troviamo invece l’abitato di Valzurio e i prati del Möschel che risalgono fino ai piedi della Presolana. Per chi vuole camminare ancora un poco dalla Cappella Alpini Monte Blum consigliamo di andare verso la Croce di Parè raggiungibile in 45 minuti, da qui per i molto allenati, è possibile raggiungere il Rifugio Rino Olmo posto ai piedi della Presolana, transitando per le Creste di Bares con difficoltà alla portata di escursionisti esperti.
Da Rovetta alla Cappella Alpini Monte Blum

Fino al Lago di Coca

Acque limpide in vetta vi aspettano con un paesaggio mozzafiato
Fino al Lago di Coca

Tra il cielo e la Valsassina

Un balcone fiorito tra Valsassina, Valvarrone e Val Biandino, con vista laghi
Tra il cielo e la Valsassina

Dal Pianone al Rifugio Parafulmine

Questo itinerario è fattibile anche con la neve perchè resta a nord e dunque sono poco frequenti slavine; bisogna però essere allenati e ben attrezzati perché poco frequentato e tracciato solo da chi lo percorre, se si è i primi può essere dunque faticoso. Dai pascoli del Pianone, vigilati dal vecchio edificio dedicato al dottor Giulio Romelli, si taglia il prato per iniziare la salita. Sul sentiero che serpeggia nel bosco si prende quota e si giunge all’ex rifugio Capanna Ilaria alla Forcella Larga, dove recentemente a cura del CAI Valgandino è stata collocata una stilizzata campana dedicata ai caduti della montagna. Si scollina sul versante opposto, entrando così nella grande piana della Montagnina, dove si incontra la stradetta che conduce in 30 minuti al Rifugio Parafulmine, da dove si prosegue scendendo sul lato opposto e in breve si giunge alla Cappelletta dei Morti della Montagnina. Imboccando da qui il sentiero numero 508 si passa alla sella e si giunge al “pozza ‘d’abbeverata”, recintata fortunatamente perché coperta dalla neve diventa difficile notarla. Proseguendo in salita si vede l’alpeggio Fogarolo e poco oltre troviamo l’indicazione “Pianone”; in mezz’ora si è al bivio di località Pendesa e seguendo le indicazioni per San Lucio-Pianone si ritorna, tagliando pascoli e baite, presso la Baita G. Romelli.
Dal Pianone al Rifugio Parafulmine

L'anello della diga del Gleno

La partenza di questo itinerario è da Pianezza, frazione alta di Vilminore in Val di Scalve.   Lasciata l’auto nella piazzetta della chiesa, si imbocca Via Bet per pochi metri e subito si piega a destra per un breve viottolo fra vecchie case (sentiero CAI 411). Sul retro di queste, sale a destra il ripido e scalinato sentiero che taglia il prato sino a sbucare sulla stradetta della Cascina Bet. Un breve tratto in piano e, al bivio successivo, la segnaletica ci fa piegare a sinistra, dove comincia l’avvicinamento ai ripidi tornanti che in mezz’ora portano al “gomito” e alla traccia in piano (1.554 m, 40’ dalla partenza). Siamo su una terrazza scavata alle falde del Pizzo che, per oltre un chilometro, affianca la galleria che porta l’acqua del Gleno alla centrale idroelettrica a valle, in breve si è di fronte al tragico monumento scalvino. Si passa sul nuovo piccolo muro di sbarramento sul versante opposto, dove c’è un piccolo ristoro (1.535 m, 1 h 15’ dalla partenza).Si riparte per la discesa sul versante opposto della valle, seguendo le segnaletiche CAI 410 che portano a Bueggio. Dapprima sullo sbrecciato sbarramento, poi sullo strapiombante dirupo del Pizzo Pianezza ci si cala nel bosco che offre i trespoli di avvistamento faunistico, posti dalla Proloco di Vilminore. Giunti al ponte delle Corne Strette (1.150 m, 1 h dalla diga – vedi bacheca e segnaletica), si piega a sinistra, e poi per cento metri ancora a sinistra, per ritornare in salita a Pianezza.Bastano una ventina di minuti di cammino in un bosco e si sbuca sulla strada asfaltata che porta al punto di partenza.
L'anello della diga del Gleno

Val Sedornia a Gromo

Si parte dal caratteristico e famoso paese di Gromo, premiato con la bandiera arancione dal Touring club Italiano.Saliamo lungo la strada asfaltata che porta agli Spiazzi di Gromo fino al termine dell’asfalto dove si trova il bike park di Gromo.Percorriamo a ritroso il tragitto appena fatto per circa 500 metri, prima sull’erba poi di nuovo su asfalto, quando la strada svolta a sinistra andiamo a DX a ridosso di un condominio e dei box dove dietro parte una ampia sterrata (segnavia CAI 313) immersa in un bosco di conifere (questo luogo viene chiamato il piccolo Canada).Dopo circa due km raggiungiamo la località spiazzi dell’acqua, un pianoro d’erba con in mezzo il torrente che attraversiamo, svoltiamo a dx e passiamo a fianco dell’area pic-nic e dopo una breve salita scendiamo lungo la ripida e sassosa mulattiera (segnavia CAI 309) che ci porta a Tezzi Alti.Oltrepassiamo le prime case poi a SX scendiamo lungo una mulattiera, attraversiamo la strada, passiamo dietro la chiesa e attraversata nuovamente la strada, sempre a SX, procediamo lungo la vecchia mulattiera che dopo l’ultimo attraversamento prosegue in costa nel bosco.Poi nei prati fino a Gromo San Marino.Da qua, prima del ponte sul fiume Serio, svoltiamo a SX e pedaliamo sulla pista ciclabile alta valle Seriana che ci porta dopo 5 km al punto di partenza di Gromo. Giudizio di Roberto Lorenzi che ha testato e collaudato per noi il tracciato. 
Val Sedornia a Gromo

Greenway del Morla

La ciclabile Greenway è meglio conosciuta come la ciclabile di Sombreno o dei colli di Bergamo.   E’ una bella e tranquilla ciclabile a due passi dalla città che corre a ridosso delle mura venete di città alta per poi inoltrarsi nei boschi dei colli di Bergamo.La ciclabile è molto frequentata, quindi prestate attenzione alle persone ed ai podisti che la frequentano. Moderare la velocita quando necessario. Assoluto rispetto e precedenza a pedoni e bambini!!Lungo la ciclabile si trovano diverse fontane per rifornirsi d’acqua a Valverde, Ramera e alla Madonna della castagna.   Descrizione del Percorso:La ciclabile inizia subito con una brevissima salita a ridosso delle mura di città alta per poi proseguire tra i prati fino a Valverde, si svolta a sinistra per 20 metri su strada per poi riprendere la ciclabile che corre tra i prati e le case.Superato il torrente la ciclabile presenta dei lievi saliscendi fino ad entrare in un tratto caratterizzato da una passerella in legno sospesa in mezzo alla vegetazione.Raggiunta la strada si svolta a sinistra e dopo poche decine di metri a destra si riprende la ciclabile e si passa a fianco della sede del parco dei colli dove inizia una salita abbastanza impegnativa ma breve.Raggiunto il culmine si attraversa via Castagneta e si scende sul lato opposto, al termine della discesa si prosegue diritti su asfalto all’ombra di betulle e carpini costeggiando il torrente Morla.Raggiunto Sombreno si torna su strada e si effettua il periplo della collinetta dove sulla cima si trova il santuario.Sul lato opposto ricomincia la ciclabile su terra battuta e si continua a pedalare all’ombra della vegetazione per circa 3 Km fino al santuario della Madonna della castagna dove termina il percorso.  
Greenway del Morla

Itinerario sulle tracce di Cadorna

Circa cento anni fa, in onor di guerra con l’Austria, il generale Luigi Cadorna fece fortificare una seconda linea difensiva che interessava anche il Passo di Lemma e di Tartano, luoghi che andremo a percorrere in questo memorabile itinerario o meglio, in questo viaggio a ritroso nel tempo.   La partenza avviene dal piazzale degli impianti sciistici di San Simone, in alta Val Brembana, dove si sale la sterrata che porta alla Baita del Camoscio e successivamente si sale alla Casera Sessi allungando verso la panoramica Baita Belvedere.Seguendo il tracciato 116 si giunge al noto Passo di Lemma, una bella mulattiera militare che si sviluppa sulle pendici del Monte Lemma e conduce al rudere della vecchia caserma e al Passo di Lemma. Si prosegue ora per la lunga e spettacolare cresta che ci porta in meno di un’ora sulla vetta, potendo ammira l’ampio panorama sulle Alpi Retiche, dove spiccano le cime del Cengalo e del Badile. Scendendo poi cala si arriva al Passo di Tartano, a cavallo tra la Val Lunga di Tartano e la Valle dei Forni, ramo superiore del Brembo di Valleve.Tagliando verso destra, in leggera discesa, vale la pena raggiungere i circhi di origine glaciale che ospitano i limpidissimi laghi di Porcile per scattare bellissime foto ricordo.Poi salutiamo la grande croce per scendere al parcheggio, con il Monte Valegino a sinistra e il Pegherolo e il Cavallo di fronte. Siamo sul lungo tracciato della mulattiera che, dopo aver perso rapidamente quota, taglia verso Ovest, tutto il versante meridionale della Cima di Lemma. Attraversando gli alpeggi Saline, Fontanili e Larice, ci ricongiungiamo poco oltre il Baitone al sentiero percorso all’andata, facendo ritorno al punto di partenza.
Itinerario sulle tracce di Cadorna

Anello Corna Trentapassi

Non capita spesso di poter ‘camminare’ dentro un’opera d’arte! La Corna Trentapassi infatti è probabilmente il monte che compone lo sfondo della Gioconda!   La bellezza di questa montagna che si eleva a picco sul Lago d’Iseo ha colpito perfino Leonardo da Vinci. Accanto alla bellezza paesaggistica la montagna offre un eccezionale percorso di risalita, che parte dalle sponde del lago e conduce oltre mille metri più in alto, fin sulla cima. È una salita impegnativa, scelta anche come tracciato per gara di corsa in montagna, nella quale la stupenda vista che si gode sul lago e il divertimento garantito da qualche passo da compiere quasi in arrampicata, ripagano abbondantemente dello sforzo! Da Vello la partenza è subito piacevole, in quanto il sentiero attraversa bellissimi terrazzamenti coltivati ad olivi. Il sentiero generalmente rimane su pendenze gradevoli, attraversando boschi e passando in parte ad antiche santelle e cappelle, fin al Dosso di Creole.Qui, seguendo la dorsale in direzione nord, il sentiero si fa man mano sempre più ripido, fino a costringere di percorrere qualche tratto ricorrendo all'aiuto delle mani. Si è però a picco sul lago, un posto decisamente privilegiato per ammirare l'opera galleggiante di Christo! Si giunge così sulla cima della Corna dei Trentapassi, isolata dai rilievi circostanti e quindi caratterizzata da una vista a 360° su lago, montagne vicine e lontane.Per scendere conviene dirigersi inizialmente all'anticima est, poi al forcellino di Zuf, da cui si prende il sentiero 265 che, con pendenze e difficoltà assai minori rispetto alla salita, conduce nuovamente a Vello.  
Anello Corna Trentapassi

Sotto la piramide del Pizzo Scalino

Ci si porta con l’auto da Franscia in val Lanterna, laterale della Valmalenco, fino quasi a Campo Moro (1.974 m). La si lascia in un piccolo parcheggio che si incontra proprio sulla strada, da dove parte il sentiero per le alpi Campascio e Campagneda.   In condizioni di innevamento sufficienti si indossano gli sci fin da subito e si segue la strada che conduce tra i boschi, prima fino all’alpe Campascio (2.078 m) e dopo pochi metri di dislivello fino all’alpe Campagneda (2.145 m). Siamo nella zona del rifugio Cà Runcasch (2.170 m). Attraversando il piano in direzione est ci si trova sotto i ripidi bastioni del monte Cornetto (2.850 m). Occorre essere prudenti in presenza di troppa neve. Qui la pendenza si fa decisamente più marcata ed è importante procedere disegnando le tipiche diagonali che contraddistinguono le ascese di scialpinismo. Si guadagna la bocchetta subito sulla sinistra del Cornetto dalla quale si apre alla vista la vedretta dello Scalino. Ci si porta allora sulla destra, continuando con prudenza in direzione sud-est. Affrontiamo il crepaccio terminale. Se le condizioni di innevamento sono buone, è chiuso e sicuro e lo si supera con relativa facilità. A questo punto, dismessi gli sci, si può percorrere la cresta per raggiungere la grande croce di vetta del pizzo Scalino (3.323 m). In particolare lungo la parte terminale della cresta sono raccomandati piccozza e ramponi, senza disdegnare la possibilità di legarsi in cordata, soprattutto nell’attraversare il ghiacciaio con il rischio di trovare crepacci aperti.L’alternativa per la salita può essere quella che porta al Cornetto non per la via più ripida, ma raggiungendo il passo di Campagneda (2.626 m) dal quale poi si sale a destra dopo una breve discesa lungo il ghiacciaio.  
Sotto la piramide del Pizzo Scalino

Al Rifugio Cimon della Bagozza

Con le ciaspole in Valle di Scalve, in particolare sull’altopiano dei Campelli, a Schilpario (Bergamo). Questa che presentiamo è una facile e classica proposta, che rappresenta un notevole valore ambientale e paesaggistico che richiama spesso gli ambienti dolomitici. È una gita sicura, da tenere presente quando altrove c’è una situazione di pericolo valanghe. Tutto questo lungo un itinerario alle falde delle più «dolomitiche» delle montagne bergamasche, che in inverno esaltano maggiormente il loro aspetto. L’escursione prende avvio dalla località Fondi, qualche chilometro a monte di Schilpario dove, normalmente, cessa la strada tenuta sgombra da neve e dove vi è la possibilità di parcheggio e partire già con le ciaspole ai piedi. Salendo si segue la strada per il passo del Vivione, approfittando magari di tagliare qualche tornante transitando per prati e in circa un’ora e 20 minuti si raggiunge la baita Cimalbosco, a volte aperta e con possibilità di ristoro, e il Rifugio Cimon della Bagozza, ricavato in un edificio che ospitava i minatori e aperto tutto l’anno. Grande panorama sul gruppo calcareo della Presolana. Qui si abbandona la strada del passo del Vivione per prendere a destra la traccia della carrareccia che sale verso il Passo dei Campelli. Seguendo più o meno fedelmente questa traccia si transita dalla malga Campelli di Sotto, dove la vista spazia sul Cimone della Bagozza e infine si perviene alla malga Campelli di Sopra.Per coloro che ancora hanno «birra nelle gambe», proponiamo l’estensione di altri venti minuti per giungere al Passo dei Campelli, che si affaccia panoramico sulle Alpi della Valle Camonica e sull’Adamello, seguendo la traccia della carrareccia che, con un lungo traverso, taglia i pendii del monte Campioncino e porta al valico.
Al Rifugio Cimon della Bagozza

Un giro ad anello da Verceia

I colori e le atmosfere tipiche dell’autunno ci accompagnano in questa escursione ad anello attraverso il sentiero del Tracciolino.   In particolare la valle dei Ratti regala agli escursionisti che la percorrono ampi respiri panoramici sull’imbocco della val Chiavenna e sulle cime del Lario occidentale. Partendo dall’abitato di Verceia a Sondrio, dove inizia il sentiero che sale verso il borgo antico di Frasnedo e il sentiero del Tracciolino, incontriamo subito i binari di quest'ultimo e ci immettiamo nel suo percorso pianeggiante in cui rimarremo colpiti da panorami mozzafiato ed antiche gallerie. Seguendo le rotaie, superiamo la deviazione per San Giorgio, imboccando il sentiero che sale ripido a destra nel valle del Revelaso.Procedendo dritti si raggiungerebbe il piccolo e tranquillo abitato di Cola, deviazione che in questa occasione abbiamo fatto. Raggiunta poi la forcella di Frasnedo, ci riaffacciamo sulla valle dei Ratti e scendiamo verso l'antico borgo di Frasnedo, tuttora raggiungibile solo a piedi. Seguendo il sentiero attraversiamo poi il fondovalle fino ad avvistare la possente diga di Moledana. Utilizzando la passerella di quest’ultima, in un passaggio molto emozionante, torniamo al punto di partenza concludendo questo bellissimo itinerario ad anello. (Ph: Pietro Bagnara)
Un giro ad anello da Verceia