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Santuario della Madonna del Carmine

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Fortunago

Nel verde Oltrepò Pavese, Fortunago è l’esempio perfetto del recupero delle atmosfere del passato, della bellezza delle cose semplici
Fortunago

Sant’Ambrogio a Qualino

Posta all’esterno dell’abitato e ben visibile dalla pianura, Sant’Ambrogio di Qualino è la chiesa più ricca della costa di Volpino. Attualmente si presenta nelle forme assunte con gli ampliamenti realizzati nel ‘600 e nel 1902 su una struttura quattrocentesca in parte conservata e documentata da frammenti di affresco all’interno. La facciata a due ordini conclusa da un timpano mistilineo e preceduta da un pronao la accomuna alle parrocchiali di Branico, Flaccanico e Ceratello; spicca, invece, per qualità il portale in pietra nera di Riva di Solto, intarsiato. All’interno la nitida aula è scandita da lesene e dalla sequenza delle finestre unghiate che si aprono sull’alta volta a botte, decorata con episodi della vita di sant’Ambrogio. Due cappelle laterali in prossimità del presbiterio accolgono gli altari del Rosario e di San Fermo con cornici seicentesche in legno intagliato e dorato; sull’altare del Rosario campeggia la tela di Domenico Carpinoni, dalla stesura nervosa e dal vivace cromatismo, databile tra il 1646 e il 1652. L’eccezionale arredo del presbiterio è frutto di una campagna di decorazione attuata negli anni Trenta del ’700. L’imponente tribuna eucaristica (la cui funzione era di esaltare la presenza del tabernacolo posto sotto di essa, e di accogliere l’ostensorio durante l’adorazione eucaristica) fu realizzata forse nell’ambito della bottega Ramus; nonostante le gravi perdite causate da un furto, mostra ancora la sua eccezionale qualità nell’impianto architettonico a tempietto centrale con due ali e nei gradini intagliati su un fondo di specchi. Di notevole qualità è anche l’altare a commesso marmoreo, forse ascrivibile alla bottega Manni. Al 1736 risale l’esecuzione della cornice della pala, una spettacolare creazione rococò di Andrea Fantoni di Rovetta; la tela, modesta, rappresenta la comunità parrocchiale attraverso i santi patroni delle chiese anticamente sottoposte a Sant’Ambrogio (rappresentato accanto alla Madonna con il Bambino): Matteo, Antonio abate, Giorgio e Bartolomeo, patroni rispettivamente di Flaccanico, Corti, Ceratello e Branico.   Monica Ibsen
Chiesa di Sant'Ambrogio

La Diga del Panperduto

La potenza dell'acqua

Dai Piani dell'Avaro ai Laghi di Ponteranica

Itinerario in Alta Valle Brembana, fino a Gerola Alta
Dai Piani dell'Avaro ai Laghi di Ponteranica

Val Vestino

Un affascinante territorio montano che solca la sponda occidentale del Lago di Garda
Val Vestino

Infopoint Basso Lago d'Iseo e Valcalepio

L’ Infopoint Basso Lago d’Iseo e Valcalepio è gestito dalla Pro Loco Sarnico-APS.Il personale qualificato è a disposizione per qualsiasi informazione riguardante l’area del Basso Sebino e della Provincia in generale. Il nostro compito è quello di fornire a turisti e cittadini tutte le informazioni necessarie per vivere pienamente il territorio nel quale operiamo.  Servizi offerti:– accoglienza turistica;– informazioni turistiche in merito alle maggiori attrattive turistiche del Lago d’Iseo e più in generale dell’intera provincia;– informazioni sulle strutture ricettive della zona;– informazioni su eventi e spettacoli;– pubblicazione e distribuzione di materiale turistico, opuscoli, brochure e cartine, orari dei mezzi di trasporto, calendari eventi organizzati nella zona del Basso Sebino. Altri servizi:– Biglietteria per Navigazione Lago Iseo;– Sportello al pubblico e Ufficio Registri Nautici per L’autorità di Bacino Lacuale dei laghi d’Iseo, Endine e Moro. Il territorio del Basso Sebino comprende la parte meridionale della sponda bergamasca del lago d’Iseo e l’immediato entroterra, quasi tutto occupato da ripide colline e montagne passando da un’altitudine di 197 m s.l.m di Sarnico ai 753 m s.l.m. di Parzanica fino alla cima del Monte Bronzone, 1.334 m s.l.m. I paesi compresi sono: Adrara San Martino, Adrara San Rocco, Castelli Calepio, Chiuduno, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Grumello del Monte, Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola Bergamasca, Viadanica, Vigolo, per un territorio complessivo di circa 123 km2 e un totale di circa 53.000 abitanti.I piccoli insediamenti, collegati da comuni vicende storiche, sono uniti da una precisa identità ambientale: il lago d’Iseo (o Sebino). La bellezza dei luoghi, felicemente definita “tra i monti e il lago”, trova riscontro anche nei borghi storici con elementi di strutture fortilizie, nei santuari e negli straordinari tesori d’arte. Le comunità affacciate sul lago uniscono elementi architettonici di nobiltà antica, tracce di archeologia industriale e strutture turistiche moderne, mentre l’entroterra consente la felice scoperta di una civiltà rurale e montana per molti aspetti ancora integra.Il Basso Sebino è, inoltre, tutto da scoprire per l’enogastronomia, i prodotti tipici (formaggi, salumi, miele, vino, olio d’oliva…), il trekking lungo i sentieri collinari, gli sport acquatici, le manifestazioni culturali e folkloristiche.                                            

Il parco delle Orobie

Un parco naturale ancora tutto da scoprire attraverso lunghi trekking o in sella a una mountain bike
Il parco delle Orobie

Riso

Il riso è un cereale derivante dalla coltivazione di sementi della specie Oryza sativa

Sui luoghi de «L'Albero degli Zoccoli»

Era il 1978 quando nelle sale uscì un film indimenticabile che portò sul grande schermo le radici contadine della pianura bergamasca: «L’Albero degli Zoccoli».   In un pomeriggio invernale in cui la pianura bergamasca era avvolta dalla nebbia, il regista premio oscar Ermanno Olmi si perse nelle campagne intorno all’abitato di Martinengo e per caso si ritrovò davanti ai cancelli della Cascina Roggia Sale: fu amore a prima vista e la corte divenne la location principale della pellicola. Ma come si presentano oggi quegli edifici, quelle stradine di campagna e quei borghi immortalati nella pellicola che vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes?Orobie Active ti propone un itinerario alla scoperta dei luoghi in cui è stato girato il film. Ma non solo… ti invitiamo a cercare di riconoscere le location partendo dalle scene del film che vengono riportate nei punti di interesse lungo il percorso. E allora buona passeggiata sulle tracce de «L’Albero degli Zoccoli»! Descrizione dell'itinerarioIl percorso prende il via a Cortenuova di Sopra, piccola frazione a sud di Martinengo. Qui si può lasciare l’auto in via Beroa e immergersi nel paesaggio tipico della bassa pianura bergamasca. È proprio da questa stradina di campagna che nel film passano le persone che dal centro storico vanno alla cascina ed è qui che il figlio dei contadini rompe lo zoccolo.Proseguendo su via Cortenuova ci si avvicina poi a Martinengo; dopo un breve tratto di strada trafficata si svolta a sinistra e si percorre via Molino Nuovo fino a raggiungere la chiesina campestre di San Rocco, dove, nel film, la vedova Runk benedisce l’acqua che fa poi bere alla mucca malata.In poco tempo si raggiunge quindi il bellissimo centro storico di Martinengo e si prosegue la camminata sulle tracce delle location del film. Raggiunto il vero e proprio borgo storico si svolta a destra lungo via Morzenti e subito dopo a sinistra in via Derusco. A destra via Sant’Agata ci conduce verso i luoghi in cui sono state girate le scene dei pomodori pronti in anticipo rispetto alla stagione e portati orgogliosamente in città da nonno Anselmo (vicolo San Giorgio e via Tadino).Via Tadino è rinomata per gli splendidi portici storici, utilizzati da Olmi per ambientare l’osteria e la scena dei balli nella locanda (oggi sede di una banca). L’itinerario prosegue in via Celestino Colleoni: lì le scene del cavallo imbizzarrito che scappa e quelle dell’albergo Corona. Camminando tutt’intorno al centro storico si incontra Piazza Maggiore e si imbocca via Allegreni; qui al numero 37 il famoso Filandone, il luogo nel quale durante il film si vedono le operaie al lavoro. Il Filandone è una vecchia grande filanda dismessa dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Abbandonata e in disuso, venne risistemata e riaperta proprio per le scene del film di Olmi nel 1977. Al termine della lavorazione l’enorme edificio era tornato in stato di abbandono fino a un suo lungo e impegnativo recupero: dal 2013, nei suoi tre piani ospita la biblioteca comunale, una sala conferenze e uno spazio espositivo. Ultima tappa del percorso è il Convento dell’Incoronata, situato fuori dal centro storico ma raggiungibile a piedi in breve tempo percorrendo via Morzenti, via IV Novembre e via Milano. Splendidi il chiostro e la sala capitolare, dove per «L’albero degli zoccoli» sono state girate le scene dell’orfanotrofio ambientato a Milano in cui si vedono i bambini e le suore che li accudiscono e le scene in cui ci sono i due sposini con le religiose e con il bambino.
Sui luoghi de «L'Albero degli Zoccoli»

Valle Imagna, un tesoro tutto da scoprire

Un piccolo gioiello naturale che ancor oggi ha mantenuto intatto lo spirito della vita in montagna e conservato i buoni sapori della tavola
Bergamo Valle Imagna, un tesoro tutto da scoprire

Itinerario sulle tracce di Cadorna

Circa cento anni fa, in onor di guerra con l’Austria, il generale Luigi Cadorna fece fortificare una seconda linea difensiva che interessava anche il Passo di Lemma e di Tartano, luoghi che andremo a percorrere in questo memorabile itinerario o meglio, in questo viaggio a ritroso nel tempo.   La partenza avviene dal piazzale degli impianti sciistici di San Simone, in alta Val Brembana, dove si sale la sterrata che porta alla Baita del Camoscio e successivamente si sale alla Casera Sessi allungando verso la panoramica Baita Belvedere.Seguendo il tracciato 116 si giunge al noto Passo di Lemma, una bella mulattiera militare che si sviluppa sulle pendici del Monte Lemma e conduce al rudere della vecchia caserma e al Passo di Lemma. Si prosegue ora per la lunga e spettacolare cresta che ci porta in meno di un’ora sulla vetta, potendo ammira l’ampio panorama sulle Alpi Retiche, dove spiccano le cime del Cengalo e del Badile. Scendendo poi cala si arriva al Passo di Tartano, a cavallo tra la Val Lunga di Tartano e la Valle dei Forni, ramo superiore del Brembo di Valleve.Tagliando verso destra, in leggera discesa, vale la pena raggiungere i circhi di origine glaciale che ospitano i limpidissimi laghi di Porcile per scattare bellissime foto ricordo.Poi salutiamo la grande croce per scendere al parcheggio, con il Monte Valegino a sinistra e il Pegherolo e il Cavallo di fronte. Siamo sul lungo tracciato della mulattiera che, dopo aver perso rapidamente quota, taglia verso Ovest, tutto il versante meridionale della Cima di Lemma. Attraversando gli alpeggi Saline, Fontanili e Larice, ci ricongiungiamo poco oltre il Baitone al sentiero percorso all’andata, facendo ritorno al punto di partenza.
Itinerario sulle tracce di Cadorna