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Il tesoro segreto di Inverigo

Riservato agli amanti del Paesaggio che, pur nel silenzio, racconta mille storie.
Inverigo, piccolo gioiello della Brianza

Un giro ad anello da Verceia

I colori e le atmosfere tipiche dell’autunno ci accompagnano in questa escursione ad anello attraverso il sentiero del Tracciolino.   In particolare la valle dei Ratti regala agli escursionisti che la percorrono ampi respiri panoramici sull’imbocco della val Chiavenna e sulle cime del Lario occidentale. Partendo dall’abitato di Verceia a Sondrio, dove inizia il sentiero che sale verso il borgo antico di Frasnedo e il sentiero del Tracciolino, incontriamo subito i binari di quest'ultimo e ci immettiamo nel suo percorso pianeggiante in cui rimarremo colpiti da panorami mozzafiato ed antiche gallerie. Seguendo le rotaie, superiamo la deviazione per San Giorgio, imboccando il sentiero che sale ripido a destra nel valle del Revelaso.Procedendo dritti si raggiungerebbe il piccolo e tranquillo abitato di Cola, deviazione che in questa occasione abbiamo fatto. Raggiunta poi la forcella di Frasnedo, ci riaffacciamo sulla valle dei Ratti e scendiamo verso l'antico borgo di Frasnedo, tuttora raggiungibile solo a piedi. Seguendo il sentiero attraversiamo poi il fondovalle fino ad avvistare la possente diga di Moledana. Utilizzando la passerella di quest’ultima, in un passaggio molto emozionante, torniamo al punto di partenza concludendo questo bellissimo itinerario ad anello. (Ph: Pietro Bagnara)
Un giro ad anello da Verceia

Visita del borgo storico di Annone Brianza (Lc)

Un'affascinante passeggiata alla scoperta del "Turrito paese" sull'omonimo lago.

Anello di Angera

Si parte dal centro di Angera per salire alla celebre rocca e al monte San Quirico (su sterrato), dirigendosi quindi a Ranco fino al masso erratico del Sasso Cavallazzo. Ci si dirige poi a Ispra, alla “ricerca” delle sue antiche fornaci, e al Laghetash di Brebbia, palude molto interessante con la sua flora e fauna. A Monate ci si imbatte nella produzione di pesche ad alta qualità e di seguito si entra nel bosco per raggiungere, attraverso un viale alberato, il parco della Quassa e la frazione Uponne prima di ritornare ad Angera.

In vetta al Triangolo Lariano

Dal borgo di Civenna incontrando massi erratici per salire al Monte San Primo, che domina il Lario.
Ranuncoli e vista sul Lario dal San Primo

FranciacortaSlow- Percorso Rosso

Percorso che si snoda come un abbraccio che avvolge il cuore della Franciacorta. Il cammino può essere percorso in 3/4 tappe
FranciacortaSlow - Percorso Rosso - Vigneti-e-Torbiere_Corte-Franca - ph: Riccardo Ferrari

Redavalle

L'attuale Redavalle è l'erede di un centro più antico, San Martino in Strada. Nella zona esisteva un centro romano nominato negli antichi itineraria come Cameliomagus o Comillomagus (forme dovute alla scrittura trascurata di un probabile Camillomagus). Le distanze itinerarie converrebero maggiormente a Broni: certo è che a Redavalle sono stati trovati numerosi reperti romani, il che dimostra l'origine romana di San Martino in Strada, corrisponda o no a Camillomagus. Come molti centri antichi sopravvissuti alle invasioni barbariche, ebbe una propria pieve, dipendente dalla diocesi di Piacenza, il cui nome (San Martino in Strada appunto) obliterò l'antica denominazione della località. San Martino passò sotto il dominio pavese nel 1164, allorché era probabilmente una dipendenza di Broni; era comunque dotato di un castello, che fu incendiato dalle truppe dei confederati lombardi durante le guerre contro Federico I Barbarossa. San Martino in Strada, che si trovava un poco più a est di Redavalle, non si riebbe più dal disastro. Cominciò allora a prendere importanza Ridavalle (così chiamato nel 1250), situato al margine occidentale del comune di San Martino, che a poco a poco assorbì l'intera popolazione del vecchio centro. Attorno al 1560 anche al pieve di San Martino fu abbandonata e l'arciprete prese dimora presso l'oratorio di San Rocco a Redavalle (che prese il nome di San Rocco e San Martino). Redavalle faceva parte del feudo di Broni, appartenuto dal XIII secolo ai Beccaria e dal 1536 alla fine del feudalesimo (1797) agli Arrigoni di Milano. Come abbiamo detto, Redavalle sorgeva a ridosso del confine occidentale del comune, tanto che parte dell'abitato sconfinava nell'adiacente comune di Santa Giuletta; tale anomalia fu regolata nel 1866 con la cessione a Redavalle di un tratto del territorio di Santa Giuletta (denominato frazione Rile).   Redavalle: un piccolo borgo ai piedi delle colline dell'Oltrepò Pavese, poco più d'un paio di minuti d'auto lungo la via Emilia, ma paese come altri solo sulle cartine stradali. Quel punto, a metà tra le città di Casteggio e Broni, ora raccoglie 1000 anime o poco più: un tempo rappresentava il centro più importante sull'itinerario tra Iria (Voghera) e Placentia (Piacenza). Le sue origini risalgono al periodo pre-romano; fondatori e primi abitanti ne furono le popolazioni liguri e celtiche che si contesero il dominio sul territorio prima dell'avvento romano sul finire del III secolo a.C.: Cameliomago il suo nome, come riportato sulla Tabula di Peuntiger, una sorta di stradario che raffigurava gli itinerari romani, i centri maggiori e le stazioni di posta e di cambio. Tra queste, a 17 miglia romane da Iria e a 25 da Placentia, viene annoverato appunto l'abitato di Cameliomago, che estendeva le sue ultime propaggini fino alle attuali frazioni Manzo di Santa Giuletta e Ca' del Piano di Cigognola. Il centro è da individuare ai piedi delle colline, nel territorio di Redavalle e Cassino Po, disseminato di locande, stalle per cambiare i cavalli, osterie, botteghe e ville patrizie, delle quali non restano purtroppo grandi reperti: alcune lapidi, molte monete, urne, lucerne e suppellettili funerarie, ritrovate perlopiù nella necropoli Gragnolate, nei poderi Vacca d'oro e Bruciati e durante gli scavi ottocenteschi alla demolita fornace Bornaghi; presenti in diverse località pedecollinari redavallesi, lungo le quali correva la via Postumia, sono invece cocci, tavelle, mattoni e quant'altro possa testimoniare la presenza romana, costante e prospera fino alla decadenza dell'Impero. Proprio per la contingente posizione, l'antica Cameliomago subì, a partire dalla fine del IV secolo d.C. un progressivo impauperimento dovuto alle invasioni barbariche ed all'instabilità economica e politica propri di quei secoli. La lenta cristianizzazione del primo millennio fu per l'antica Redavalle comunque foriera di rilevanti novità storiche, religiose ed architettoniche, delle quali non restano però che pochi resti, primo fra i quali il pilastro in rovina che si vede all'ingresso del paese provenendo da Broni, in prossimità dell'incrocio con la strada che conduce a Pietra de' Giorgi. Quel pilastro, fatto edificare dall'arciprete Primo Andrea Sterpi nel 1724, sorse per commemorare la Pieve di San Martino in Strada, eretta probabilmente nel IX-X secolo d.C. e capace, per alcuni secoli, di accorpare a sé nel culto divino le parrocchie e le popolazioni dei paesi limitrofi, tra cui Cigognola, Pietra de' Giorgi, Barbianello, Mornico Losana e Santa Giuletta. Si trattava di una Pieve importante, dotata di strutture d'accoglienza per i viandanti ed i pellegrini della via Romera, il cui potere venne però scalfito nei secoli dalle pestilenze e dall'incuria dei reggenti, che condussero all'abbandono ed alla decadenza la chiesa, sostituita per le celebrazioni da un oratorio nel centro abitato, dedicato a San Rocco, poi ampliato all'inizio del XVIII secolo su progetto dell'architetto Veneroni, fino all'attuale fabbrica, magistralmente restaurata nell'ultimo decennio del secolo scorso. Il dominio dei Franchi, cui succedettero le dominazioni feudali locali e il potere dei singoli Comuni furono secoli bui per la storia di Redavalle: è purtroppo da ricordare l'incendio al castello del paese, operato nel 1164 dai Piacentini e dai Cremonesi, in lotta contro la città di Pavia, alleata di Federico Barbarossa, evento rimasto scolpito nella tradizione popolare ed effigiato sullo stemma municipale. Nei secoli successivi seguirono alle dominazioni rinascimentali dei Visconti-Sforza, quella degli Spagnoli e, dal 1713, quella degli Austriaci. Il paese che veniva sempre più a formarsi intorno al predetto oratorio, fu abbellito nel XVII secolo dalla costruzione di due cappelle all'ingresso del centro abitato, ora restaurate e adibite l'una al culto della Madonna e l'altra al ricordo dei Caduti. Nel 1743, con il Trattato di Worms, il territorio di Redavalle, come tutto l'Oltrepò Pavese, passò sotto il dominio sabaudo, per divenire poi parte della provincia di Pavia nel 1861. Fonte: Comune di Redavalle PHOTO:  Portale www.visitoltrepo.com

Da Bergamo alta al ponte del Chitò in Valle Imagna

Itinierario che dal cuore della città di Bergamo alta arriva nella Valle Imagna, nella quale scorre il torrente omonimo. I suoi paesaggi racchiudono diverse testimonianze con un notevole patrimonio storico e culturale, come ad esempio le chiese romaniche di Almenno San Salvatore e Almenno San Bartolomeo, sino alle viste mozzafiato che si osservano dal ponte Chitò e dal famoso ponte che balla. Il percorso circolare inizia e termina nella città di Bergamo alta. Il percorso si svolge nel Parco dei Colli di Bergamo, su strade secondarie o piste ciclopedonali.Si passa, quindi, dall'antico Lemine ed in Valle Imagna. Le strade di collegamento tra queste due parti sono molto trafficate e quindi bisogna prestare molta attenzione ai mezzi pesanti, in special modo nei pressi dei due ponti sul Brembo. ITINERARIODistanza: 35 kmDifficoltà: mediaFondo stradale: asfalto, brevi tratti di sterratoDislivello: +176 m, -176 m (Pendenza max: 34.6%, -27.1% Pendio medio: 4.9%, -4.8%)Adatto a: persone allenateTipologia di bicicletta consigliata: tutte, ma con il cambioDurata media: 2 h ca. ALCUNI PUNTI DI INTERESSE San Tomé ad Almenno San BartolomeoEsempio di architettura romanico-bergamasca la rotonda è datata alla seconda metà del XII secolo. La sua pianta è circolare ed è opera di artigiani sapienti e informati sui movimenti artistici dell'epoca.Geolocalizzazione su mappa: 45.73973, 9.59266 Chiesa di San Giorgio in Lemine ad Almenno San SalvatoreEdificio romanico a struttura basilicale a tre navate, risale al XII secolo. La chiesa fu costruita in due momenti, come è possibile notare dalla diversità dei materiali e delle tecniche utilizzate.Geolocalizzazione su mappa: 45.74606, 9.597 Ponte del Chitò a StrozzaE' un ponte in pietra calcarea molto alto e con sei arcate. Il nome di questo acquedotto deriva dall’ingegnere Chitò che lo costruì tra il 1870 e il 1880. È tra i punti più caratteristici e affascinanti della pista ciclabile. Geolocalizzazione su mappa: 45.77793, 9.58074 Dogana Veneta e ponte sospeso a Ubiale ClanezzoAntica dogana d'epoca veneta disabitata ma tutt'oggi ancora ben conservata. Il ponte fu fatto realizzare nel 1878. Anche chi giungeva a Clanezzo tramite questo ponte denominato “che balla”, era tenuto a pagare un pedaggio. Oggi è ambita meta di passeggiate.Geolocalizzazione su mappa: 45.76111, 9.60362 Parco dei Colli di BergamoIstituito nel 1977 per rispondere all'esigenza di salvaguardare e valorizzare tale territorio, questo parco racchiude bellezze sia naturali che architettoniche di grande pregio, quali ad esempio la Riserva del Giongo. Info utili: http://www.parcocollibergamo.it/ITA/Contatti/Contatti.aspGeolocalizzazione su mappa: 45.72257, 9.64869 
Da Bergamo alta al ponte del Chitò in valle Imagna

Da S. Vigilio al Colle Bastia

Panorami dalle vette alla pianura

Ossuccio

Sul Lago di Como, dove le case pastello si riflettono sull'acqua, è noto per il suo patrimonio UNESCO: il Sacro Monte
Ossuccio, Borghi Lago di Como

Bagolino

Bagolino, antico borgo medievale, meta turistica estiva ed invernale
Vista panoramica di Bagolino

Strada Verde

Questo itinerario è un percorso di eccezionale rilievo paesaggistico, con panorami mozzafiato sul lago, tra cascine, prati, pinete e borghi rurali. La partenza è a Sarnico, dove è possibile lasciare l’automobile nel parcheggio antistante il cimitero. Percorrendo la provinciale verso Bergamo, giungiamo a Villongo e svoltiamo a destra in direzione di Adrara. Sul percorso l’antica struttura rurale di Castel Merlo e poco distante dalla chiesetta romanica dedicata a S. Alessandro. Continuando sulla strada provinciale attraversiamo Adrara San Martino e Adrara San Rocco. Superato quest’ultimo centro, saliamo verso i panoramici Colli di San Fermo, luogo prediletto dagli appassionati del volo libero. Costeggiando il crinale che si sviluppa a destra, giunti al km 9, subito dopo aver attraversato un ponticello, giriamo a sinistra seguendo le indicazioni per la “Strada Verde”. Percorriamo lo sterrato (2 km per esperti con un primo tratto in gradini) fino alla chiesetta di San Faustino, poi, in fondo alla breve discesa, ritroviamo a sinistra l’asfalto. Prima del cartello dei 15 km giriamo a destra per via Cascina del Monte e, giunti al bivio, di nuovo a destra. Ancora poche pedalate e la fatica è finita. Inizia, infatti, la lunga discesa (a tratti sterrata e a tratti in asfalto) che, passando da Vigolo a Parzanica, arriva a Tavernola Bergamasca. Percorrendo la strada costiera rientriamo a Sarnico.
Strada Verde - ph: Visitlakeiseo.info