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Eremo di San Michele

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San Simone: l’incanto di una conca innevata

Tra le montagne dell’Alta Val Brembana, San Simone si apre in un’ampia conca, circondata dai profili del Monte Cavallo, delle Cime di Lemma, della Cima dei Siltri e del Pizzo Rotondo.   La neve, che qui rimane a lungo protetta dal vento e dall’ombra delle cime, trasforma il paesaggio in un abbraccio bianco, perfetto da esplorare con le ciaspole. In questo ambiente, la natura torna protagonista e ogni passo diventa un modo diverso di vivere la magia dell’inverno. I pendii innevati offrono spazi tranquilli e sicuri, ideali per le ciaspolate e per chi desidera esplorare la montagna con calma. Le ampie mulattiere e i sentieri battuti conducono a panorami straordinari, come il Passo di San Simone o il Passo di Lemma, regalando scorci sulla Val Terzera e sulle cime circostanti. Dal parcheggio degli impianti sciistici di San Simone, si calzano le ciaspole e, seguendo le mulattiere, ci si inoltra nella conca. Le tracce conducono fino alla Baita del Camoscio, dove si aprono diverse possibilità di itinerario, da quelli più brevi a quelli più impegnativi. Ovunque lo sguardo si posa, il paesaggio incanta: le cime innevate si riflettono sui pendii bianchi, mentre i boschi di conifere e i pascoli creano un contrasto armonioso di colori e luci. Le ciaspolate qui sono adatte a tutti e diventano un modo semplice per vivere la natura invernale. Accompagnati da guide alpine, si cammina in sicurezza tra pinete, crinali morbidi e punti panoramici che regalano uno sguardo diverso sulle Orobie. Chi desidera può concludere la giornata gustando i piatti tipici della Val Brembana, per unire all’esperienza sulla neve il calore della tradizione locale.
(Ph: in-lombardia I Mille)

La Valle San Martino dai colli di Palazzago

Proponiamo un itinerario facile, alla portata di tutti, che ci porta alla scoperta della Valle San Martino, sul confine con la Valle Imagna.   I recenti lavori di pulizia e di manutenzione del sentiero, uniti alle chiare identificazioni lungo tutto il tratto, rendono questo tracciato facilmente accessibile e percorribile a chiunque. È adatto ad adulti e bambini, ma anche agli appassionati della mountain bike. Il dislivello da affrontare è di circa 280 metri. Siamo nella frazione collinare di Gromlongo, a Palazzago (Bergamo), e dopo circa 200 metri dalla chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano si incontra un ampio pianoro verde dove si distingue una casa di color rosso mattone, adibita ad agriturismo. Qui si trova «Il Belvedere», che domina le colline della Valle San Martino ed è anche il punto di partenza per l’escursione. Ci addentriamo nel prato verde tenendo sempre la destra, costeggiano il ruscello Rienza. Dopo pochi metri incontriamo una piccola edicola con incisa una preghiera dedicata al viandante, un buon auspicio per chi va a esplorare il territorio. Subito dopo curviamo a destra, dove il sentiero sale leggermente per poi uscire sulla strada asfaltata. La attraversiamo tendendo la nostra sinistra e poi subito a destra dove la strada, dopo circa 300 metri, diventa sterrata e ci addentriamo nel bosco. Lì si incontra un bel sentiero in ciottolato, ora la pendenza diventa più sostenuta, ma soltanto per un breve tratto, per giungere al primo vigneto, dove si affaccia sul monte Linzone. C’è anche una casetta con una panchina di pietra.Proseguiamo sino a incontrare le indicazioni del sentiero Cai 861 in direzione Valmora. Sempre in salita, ma sul comodo sterrato, arriviamo in località Picco Alto dove converge anche la strada asfaltata che avevamo attraversato all’inizio. La vista cade sulla Valle Imagna e si distinguono la chiesetta di Brocchione, piccola frazione di Palazzago, e Roncola San Bernardo. Incontriamo la segnaletica del sentiero 861, ma curviamo a destra seguendo il bosco. Arrivati a un bivio e in prossimità di una piccola casetta teniamo la sinistra dove c’è un roccolo che domina dall’alto. Sempre diritti, arriviamo a una casa (civico 13) e curviamo a sinistra. Il sentiero scende e osserviamo le colline dalle quali siamo partiti, con in primo piano i vigneti della società agricola «Le Driadi» che ha recuperato la bellezza di questo territorio rimuovendo rovi e cespugli. Scendiamo verso il fondo della collina fino a incontrare una vecchia abitazione con un affresco della Madonna. Si vedono le colline di Pontida, facilmente raggiungibili da qui. Ancora per pochi minuti proseguiamo fino alla frazione Belvedere per concludere questo giro ad anello in poco più di un’ora.
La Valle San Martino dai colli di Palazzago

Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia

I Sacri Monti della Lombardia e del Piemonte sono percorsi di fede, arte e natura. Nove cammini di preghiera, dal 2003 Patrimonio Unesco
@inlombardia - Sacro Monte di Varese

Marathon Trail Orobie

La Marathon Trail Orobie copre un tracciato di 42 km. Si parte da San Pellegrino e risalendo la Valle Merlonga tocca il Rifugio Gesp allo Zucco per poi scendere a Zogno. Di nuovo in salita per il Monte Castello, transitando da Endenna, Somendenna, Miragolo San Marco e Miragolo San Salvatore. Il passaggio dal Santuario del Perello e dal Valico di Salmezza sopra Selvino immette sul medesimo itinerario della GTO fino all’arrivo in Città Alta a Bergamo.  
Marathon Trail Orobie

Le Valli del Vino in Oltrepo Pavese

Un itinerario tra le valli e i borghi più belli d'Italia per conoscere una terra di vini pregiati
Itinerario in spider tra i vigneti dell'Oltrepò Pavese

San Zenone al Po

L’importante storia di San Zenone al Po è legata alla sua posizione alla confluenza dell’Olona con il Po. Il Comune di San Zenone al Po ha una superficie di 686 ettari (6,86 Kmq) ed è situato nella parte est della provincia di Pavia denominata Bassa Pavese (talvolta: Basso Pavese oppure Campagna Sottana Pavese), alla confluenza del Fiume Olona con il Po. Il territorio, pressochè pianeggiante, è caratterizzato da un intenso sfruttamento agricolo a mais, riso e arboricoltura del pioppo, quest'ultima, in particolare, lungo le golene dei due fiumi. In questo luogo sin dal Medioevo transitarono eserciti e flotte fluviali, e numerosi furono gli scontri in armi. Personaggio illustre di questa terra di fiume fu Gianni Brera, giornalista sportivo e scrittore nei cui scritti San Zenone e il Po tornano spesso legati ai ricordi d’infanzia. GIANNI BRERA (nato a San Zenone nel 1919 , morto nel 1992) è stato uno dei migliori giornalisti italiani sia per esperienza e competenza sia per originalità di stile e cultura. Laureato in Scienze politiche ha diretto quotidiani e settimanali sportivi, collaborato a periodici di grande diffusione e tenuto rubriche sportive alla televisione. E' inoltre autore di libri di storia, di biografie dedicate a personaggi illustri e di fortunati romanzi (Naso bugiardo, Il corpo della ragassa, Il mio vescovo e le animalesse), alcuni dei quali ambientati a San Zenone, la sua felice Pianariva. Il Po e l'Olona esercitano una grande influenza sulla vita dei Sanzenonesi, l'incontro della 'Madre Olona' con il grande Fiume rende all'aria qualcosa di magico, un influsso che viene avvertito anche da coloro che vengono per la prima volta a San Zenone. L'ambiente fluviale, i canali e le rogge nonchè la relativa abbondanza di pesce, favoriscono la pratica della pesca sportiva e di tutte le altre attività turistiche legate ai fiumi (spiaggia, barche, canoe ecc.). Lungo la riva del Po esiste un piccolo porticciolo turistico privato, 'Imbarcadero', dotato di bar ed attracchi per natanti, situato nelle vicinanze di una splendida spiaggia a sabbia, per gli amanti dei bagni e delle abbronzature, aperto anche alla sera per chi vuole approfittare del fresco e della splendida cornice del paesaggio fluviale notturno. Per gli appassionati della natura e degli sport, il paese offre un maneggio, una aviosuperficie per aerei untraleggeri ed alianti, un centro sportivo, gestito dalla parrocchia, dotato di: campi da calcio, tennis, pallavolo \ pallacanestro , bocce, bar - sala biliardo e angolo ludico per bambini; è possibile fare interessanti escursioni nella natura, in bicicletta, a piedi o a cavallo, lungo gli argini che costeggiano i fiumi, nei boschi e sugli arenili (per l'occasione la locale Pro Loco, appena rifondata, ha intenzione di creare al più presto una serie di itinerari naturalistici). La riva destra dell'Olona è costeggiata da due  splendidi Lungo-fiume, che dal ponte si diramano a valle (Lungo Olona F. Garavaglia) ed a Monte (Lungo Olona Don Battista Trabatti) da dove si possono ammirare, oltre al paesaggio, gli animali acquatici presenti nell'ultimo tratto del corso d'acqua (germani, oche, anatre comuni, gallinelle e occasionalmente aironi e cormorani).

Lago d'Idro Fresche e dolci acque

Ai piedi delle Piccole Dolomiti, lambito da pendici boscose, è quasi un bacino di montagna.
Lago d'Idro Fresche e dolci acque

Storia e natura si incontrano lungo l'Oglio Cremonese

Percorso circolare alla scoperta del patrimonio storico e delle bellezze naturali della bassa lombarda.
Campagna Cremonese

San Bernardino e Santi Ippolito e Cassiano in Santa Croce

A monte della frazione collinare di Zorzino i limpidi volumi tardo-quattrocenteschi della piccola chiesa di San Bernardino si confrontano con le ben più maestose dimensioni della nuova parrocchiale, costruita nel primo quarto del Novecento come riflessione sulla tradizione architettonica bergamasca dei secoli XVII-XVIII. San Bernardino fu costruita nel 1482 per sostituire come sede della cura d’anime l’antica San Cassiano, lontana dall’abitato e ormai insufficiente. Posta lungo l’antico percorso per Solto Collina, al margine dei campi, si caratterizza per il contrasto tra gli spigoli regolari e i contrafforti in blocchi di pietra grigia e gli intonaci antichi che sul fianco nord ancora presentano le tracce di affreschi devozionali. L’interno, attualmente non visitabile, presenta una pianta trapezoidale con copertura a crociera; il presbiterio fu rivestito tra Quattro e Cinquecento con dipinti murali, ora strappati e trasferiti nella nuova parrocchiale; nel Seicento sul lato sud vennero aggiunti il campanile e due cappelle con decorazioni in stucco, poi in parte demolite. La nuova chiesa dedicata a Santa Croce, ad aula unica con profonda abside semicircolare e quattro cappelle, fu progettata nel 1919 dall’architetto Giovanni Muzio ed edificata tra il 1924 e il 1933. Qui furono trasferiti gli arredi provenienti dall’antica chiesa. Nonostante il mutato rapporto con l’ambiente, molto più ampio rispetto all’abside di San Bernardino, spicca la monumentale e affollata composizione della pala dell’altar maggiore. La Madonna in gloria con i santi Margherita, Gerolamo, Ippolito, Bernardino, Francesco, Giovanni Battista e Sebastiano, firmata da Flaminio Floriani pictor venetus intorno al 1585, dall’acceso cromatismo, riprende nelle singole figure i modelli dei grandi artisti della scena veneziana, da Tiziano a Veronese e Tintoretto. Alla metà del ‘600 risale il monumentale tabernacolo ligneo attribuito a Domenico Ramus. Di poco più tardo (1689?) è l’altare di marmo nero locale intarsiato con tralci, come i gradini, realizzato dalla bottega Selva, una famiglia di marmorai comaschi stabilitasi nel ‘600 a Riva di Solto e assai attiva, spesso in collaborazione con i Fantoni. Della stessa campagna di decorazione fa parte anche il tabernacolo dell’olio santo (1696), ornato con tarsie naturalistiche, al pari della sua portella, in cui la tarsia lignea imita un rigoglioso cespo di rose e di gigli. Degli altari laterali va ricordato quello del Rosario con il trittico della Madonna del Rosario con i santi Domenico e Caterina, circondati dai Misteri, al centro, e i Santi Pietro e Paolo ai lati: nella struttura arcaica e nella semplicità della cornice il pittore camuno Giovan Battista Viola vi riprese nel 1651 modelli cinquecenteschi. Notevole interesse merita la Madonna col Bambino e i santi Carlo e Antonio di Padova e angeli in controfacciata: è una copia della splendida tela realizzata da Giulio Cesare Procaccini per Sant’Afra di Brescia intorno al 1615-1620. Nella parete sinistra la Madonna col Bambino dormiente che regge una rosa, è un’allusione alla Passione di Cristo, realizzata alla metà del ‘600 da un pittore lombardo ispiratosi a modelli celebri, da Raffaello a Caravaggio, probabilmente noti da incisioni. Negli anni Settanta vennero trasferiti nella nuova parrocchiale i dipinti murali strappati da San Bernardino. In controfacciata la Madonna col Bambino con i santi Bernardino e un santo martire entro una raffinata inquadratura architettonica è certamente il dipinto di maggior qualità: databile intorno al 1482-1483 costituiva l’immagine dell’altar maggiore fino alla realizzazione della pala di Flaminio Floriani. Sempre dalla parete sopra l’altar maggiore provengono il Cristo crocifisso fra san Bernardino e la Madonna, il San Bernardino e la Madonna col Bambino e san Bernardino ora nel presbiterio; vennero realizzati fra il 1482 e gli inizi del ‘500 da artisti di cultura lombarda. Dalla parete sinistra del presbiterio provengono invece il raffinato frammento con San Rocco, a sinistra, e Gesù Cristo e la Madonna, identificati da iscrizioni, sulla destra, ora in sacrestia, mentre è di provenienza incerta Il martirio del beato Simonino nel presbiterio.   Monica Ibsen
San Bernardino e San Ippolito e Cassiano in Santa Croce

Chiesa di San Colombano

La chiesa, dedicata a San Colombano abate, il monaco irlandese del VI secolo fondatore del monastero di Bobbio, si trova ai limiti del borgo di Parzanica e il suo sagrato si apre a una splendida vista. Non si hanno notizie sulla fondazione della prima chiesa. Dovette dipendere dalla pieve di Predore almeno fino al 30 ottobre 1512, data che le fonti indicano come quella di fondazione della parrocchia e di consacrazione di un primo edificio. La chiesa attuale sorse negli ultimi decenni del ‘700. Aperta al culto nel 1792, venne dotata nel 1797 del campanile, al cui vertice si trova la statua del santo patrono. Consacrata il 24 ottobre 1867, nel 1923 fu prolungata nella parte absidale su progetto di Luigi Angelini. La facciata, di stampo neoclassico, si articola su due livelli: è tripartita da lesene e grandi colonne addossate con trabeazione aggettante e culmina in un grande timpano. Il portale in arenaria di Sarnico venne abbellito nel 1973 da un gruppo in cotto nella lunetta, opera dello scultore Gaetano del Monte di Faenza con la raffigurazione del santo titolare della chiesa. L’interno ad aula unica di quattro campate mostra la stessa impronta neoclassica della facciata con elementi tardo barocchi: poderose colonne inquadrano le arcate delle cappelle e sorreggono il fregio, sul quale si imposta la volta a botte. Le pareti sono arricchite da dorature e cornici in stucco, in gran parte riprese nel 1945 da Emilio Sessa e dallo stuccatore Adolfo Gardoni mentre gli affreschi della volta, con episodi della vita di san Colombano, furono realizzati da Giuseppe Grimani (1911-1998), autore anche della decorazione del presbiterio con i Quattro Evangelisti, la Gloria di san Colombano e il Cristo Re tra santi e fedeli, la cui pittura si connota per una felice commistione tra modernità e richiami alla pittura settecentesca. Sulla controfacciata è collocato un grande dipinto murale di ambito bergamasco del XVIII secolo, con la Cacciata dei mercanti dal tempio. Nella prima campata a sinistra il battistero conserva il Battesimo di Cristo dipinto a fresco da Aldo Locatelli nel 1946 entro cornice settecentesca in stucco; una cornice del tutto simile contiene a destra la pala dell’altare dell’Addolorata, una Pietà con i santi Giovanni, Francesco d’Assisi e Luigi Gonzaga di ambito bergamasco del XVIII secolo. Nella seconda campata sull’altare a sinistra la grande tela seicentesca raffigurante l’Annunciazione è firmata dal pittore Alessandro Bonvicini e sarebbe stata portata a Parzanica dalla Svizzera nel XX secolo. Di fronte si trova l’altare del Sacro Cuore di Gesù, dotato di diverse sculture: tra queste il Sacro Cuore di Alessandro Ghislandi (1940), San Francesco d’Assisi di Angelo Righetti del 1908 e San Colombano, della prima metà del XX secolo. Nella terza campata l’altare del Rosario conserva un paliotto seicentesco intarsiato a motivi floreali in marmi policromi con un medaglione centrale raffigurante la Madonna del Rosario fra i santi Domenico e Francesco; proviene dalla chiesa precedente ed è riconducibile alla bottega degli scultori Manni. L’ancona contiene i quindici Misteri del Rosario, databili al XVII secolo e una nicchia con la statua della Madonna del Rosario, opera di Giuseppe Stuflesser del 1964. Di fronte, l’altare di San Luigi Gonzaga presenta una cornice lignea settecentesca mentre la statua è opera del 1911 di Giovanni Avogadri. L’altar maggiore, datato 1674, anch’esso proveniente dalla chiesa antica, ha un notevole paliotto a intarsi policromi che incorniciano il medaglione della Natività, pure riconducibile alla bottega dei Manni. Nel 1924 venne in parte integrato e ampliato con la tribuna. Sul fondo la grande pala raffigurante San Colombano con Agilulfo, ascrivibile ad Antonio Guadagnini, databile alla seconda metà del XIX secolo. Ai suoi lati due tele di ambito bergamasco del XVIII secolo raffigurano a sinistra I santi Fabiano, Rocco e Sebastiano e a destra I santi Antonio di Padova, Fermo e Antonio abate.   Francesco Nezosi
Chiesa di San Colombano, vista sagrato - ph: giulia danesi - visitlakeiseo

Tour del San Genesio

Itinerario che risale le pendici delle colline della Brianza che anticipano le ben più alte Prealpi, ma che mette alla prova anche il biker più allenato
bike tour in lombardia como lecco