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Castro

Storia e fascino di un antico borgo fortificato, eretto sui resti di una rocca

Tour in A35 #1

Uscita Caravaggio

A tutto sci ai Piani di Bobbio

In Valsassina, i Piani di Bobbio sono un paradiso per lo sci, d’inverno. Una rigenerante fuga dalla città, d’estate
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MI-Caravaggio in soli 39 minuti

Con la A35 Brebemi, Caravaggio è sempre più facilmente raggiungibile sia da Milano che da Brescia
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Pradalunga

Tra itinerari naturalistici, castagne e cave di pietre coti
Pradalunga - Cascata sulla ciclopedonale

Dossena

Un piccolo angolo di mondo pronto a svelare un grande capitolo di storia
Dossena

Itinerari naturalistici in Val di Scalve

Tra boschi, percorsi e miniere
itinerario naturalistico in Val di Scalve

Il borgo Pagazzano

Una perla da scoprire nella pianura bergamasca

Chiesa San Giorgio

Isolata in un oliveto lungo la sponda a ovest di Predore, sorge la chiesa altomedievale di San Giorgio, ben visibile dalla strada litoranea, che in questo tratto costiero ricalca antichi percorsi. L’esile campaniletto a vela sopraelevato recentemente, il presbiterio quadrangolare e la sacrestia sono frutto dei rimaneggiamenti di età moderna e si appoggiano alle antiche strutture della cappella. La chiesa conobbe due fasi di costruzione: di quella più antica resta la porzione orientale della navata, che mostra una muratura in file ordinate di sassi ed elementi sbozzati. A questa fase appartengono le strette monofore ora tamponate, con spalle e ghiera in tufo che si aprono sia sul fianco nord sia sul fianco sud. Un corso di piccoli blocchi di tufo, riconoscibile sopra le monofore, sembra indicare la quota di copertura originaria dell’edificio e – insieme con la quota delle monofore – suggerisce che la chiesa più antica, collocabile tra l’alto Medioevo e i primi decenni dell’XI secolo, avesse una quota pavimentale alquanto più bassa. Successivamente, nel pieno XII secolo, la chiesa venne probabilmente ampliata e fu realizzato il massiccio portale, con stipiti e arco in blocchi di pietra di grandi dimensioni: la monumentalità e la prossimità alla facciata confermano che fosse l’unico accesso dell’edificio, privo di porta in facciata. A un recupero e ammodernamento realizzati negli ultimi decenni del Seicento, dopo un lungo abbandono documentato dalle visite pastorali, appartengono la sopraelevazione della copertura con il timpano in facciata e le nuove aperture con cornici in pietra di Sarnico in facciata e sul fianco sud. L’interno della chiesa è completamente spoglio, salvo il presbiterio che mostra nelle cornici in stucco e nella volta a padiglione il rinnovato decoro della cappella alla fine del Seicento.    
Chiesa di San Giorgio

Le torri di Predore

Gli edifici fortificati di Predore furono costruiti sia nella zona collinare del borgo, sia a ridosso del lago, delineando in questo modo diverse postazioni di controllo in paese: tale distribuzione è analoga a quella di altri paesi rivieraschi (Riva di Solto, Lovere e Sarnico). Le fonti della fine del Trecento tramandano la presenza di una porta de Predorio, che faceva parte dell’antica cinta muraria atta a difendere l’intero abitato su tre lati (lasciando libero il fronte lago). L’edificio di difesa dislocato sul lago, che ancora oggi costituisce il simbolo del borgo medievale, è la cosiddetta Torre dimezzata dei Foresti: conservata solo metà per tutta l’altezza originaria (26 m) è ben visibile pur essendo all’interno di Villa Lanza (di proprietà privata) edificata nel Quattrocento come dimora signorile. La torre fu costruita con conci calcarei e ceppo in fondazione (6,40 m per lato). L’alzato è in blocchi in calcarei bianchi e grigi; nelle murature si aprono feritoie per le armi. All’ultimo piano la torre è dotata di finestre ad arco per l’avvistamento, e alla sommità conserva due dei quattro merli su cui si impostava il tetto ligneo di copertura. La presenza di un’alternanza cromatica grazie ai conci bianchi e grigi e le tipologie di aperture conservate consentono di datare l’edificio al XIII secolo. Inizialmente identificata con la torre di Omicidemo Foresti distrutta dai Ghibellini nel 1404, la Torre dimezzata porta con sé la leggenda della comproprietà di due fratelli Foresti, uno guelfo e l’altro ghibellino: secondo la tradizione, l’edificio sarebbe stato smontato da uno dei due per fare dispetto all’altro. La conservazione della metà dell’edificio originario fa escludere l’ipotesi di cedimento delle fondazioni, ma è da ricondurre, piuttosto, ad un’opera di smontaggio intenzionale da parte di maestranze specializzate per palesare, a tutto il borgo e a chi giungeva via lago, la sconfitta dei proprietari. Casi analoghi sono attestati anche a Sarnico, a Cividate Camuno e a Grone (in Val Cavallina). Spostandosi nella parte alta di Predore, lungo il pendio della collina, in località Montelina sorgeva il castello (di cui rimane traccia nel toponimo via Castello), citato nelle notizie ottocentesche di “Castello Castelli” per la distruzione di una torre (nel 1404). Il complesso fu eretto nella parte sommitale dell’abitato con finalità di controllo del borgo e come rifugio per i signori e la popolazione in caso di pericolo. Ne restano oggi visibili (entro proprietà privata in via Anfossi), i resti di una torre sopra un poggio spianato artificialmente: la struttura, realizzata nel XIII secolo in bozze calcaree riquadrate, fu parzialmente ricostruita come si vede dal differente materiale impiegato nell’alzato. All’inizio del secolo scorso era attestato anche l’accesso di una cinta muraria (oggi non più visibile) che circondava l’abitato: le mura seguivano a ovest il corso del torrente Rino impiegato come fossato, e si estendevano a est fino alla contrada Carrobbio. Qui si trova la cosiddetta “Torre Polveriera” (in via Carrobbio): la casa-torre, successivamente adibita a polveriera, si conserva per oltre 7 m di altezza, ed è realizzata in grossi blocchi calcarei disposti in corsi orizzontali. Al piano terra si apre una porta archivoltata con conci pentagonali, ai lati della quale si trovano una stretta finestra rettangolare e una feritoia, mentre al secondo piano una finestra archivoltata e un’altra feritoia. L’edificio fu distrutto in altezza e fu affiancato da un muro di cinta che oggi circonda la proprietà, per poi essere successivamente ricostruito nella parte alta, riutilizzando le pietre originarie e blocchi di travertino.   Federica Matteoni
Torri di Predore

Le ville risorgimentali a Bossico

Passeggiando nel centro di Bossico e nelle sue pinete possiamo scorgere una serie di ville che portano il nome dei Sette Colli di Roma. Le ville sono quasi tutte dislocate a est del paese e alcune sorgono sul territorio del comune di Lovere. Sono state fatte costruire nella seconda metà dell’800 da esponenti della borghesia imprenditoriale dell’area sebina, che scelsero Bossico per la villeggiatura, grazie alla posizione privilegiata dell’altopiano, uno splendido terrazzo naturale affacciato sul lago d’Iseo dal clima mite. Queste famiglie, impegnate a favore dell’Unità d’Italia, condividevano ideali politici e patriottici che spesso si traducevano in marcato anticlericalismo e nella celebrazione dei maggiori esponenti del Risorgimento democratico e repubblicano come Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini. Furono per prime le famiglie Gregorini e Zitti, industriali dell’acciaio e del ferro e coinvolte nelle vicende risorgimentali (con le figure di Giovanni Andrea Gregorini, Felice Ventura Gregorini, Gerolamo Volpi e Giovanni Battista Zitti), a scegliere per le proprie dimore i nomi dei colli di Roma e dei luoghi simbolo dell’epopea garibaldina. L’area interessata – posta a circa 980 m s.l.m. ai confini con il comune di Lovere – venne, di conseguenza, denominata Settecolli. Il percorso può partire da Villa Campidoglio al centro del paese che nel nome richiama il colle da sempre sede dell’amministrazione civile di Roma; la costruzione nella seconda metà dell’800 si deve alla famiglia Zitti di Lovere. Poco più avanti, alle pendici della Costa Gromo, a 935 m s.l.m., sorge il Palatino, costruito nel 1929 dalla famiglia Martinoli, che lungo la via Sette Colli edificò anche il Gianicolo, in onore del colle romano celebre per le battaglie risorgimentali. Villa Pincio, eretta dalla famiglia Bazzini di Lovere, si trova in posizione panoramica sulla destra all’imbocco di via Capitanio che porta a Ceratello a circa 859 m s.l.m. Vicino sorge il Celio, una semplice cascina, che in passato era l’abitazione della famiglia contadina custode della villa Pincio. L’Esquilino, dal nome del più alto ed esteso dei colli di Roma, venne costruita nella seconda metà dell’800 dalla famiglia Nichetti di Lovere. Sotto di essa, su una piccola altura da cui si gode di un’ampia veduta, Villa Quattro Venti rievoca la battaglia del 3 giugno 1849, in cui a Roma Garibaldini e Francesi si contesero il possesso di Villa Corsini, nota come il casino di Quattro Venti. La dimora venne edificata tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 per volere della famiglia Michetti originaria di Sovere. Più recente, il Viminale è una villetta della prima metà del ‘900, collocata poco prima di Villa Caprera. Questa, dal nome dell’isola sarda che fu per oltre vent’anni dimora di Garibaldi, fu costruita intorno all’ultimo ventennio dell’800 da Giovanni Battista Zitti come casa di campagna. Originariamente presentava una facciata rossa con decorazioni di gusto neogotico, con i busti di Mazzini e Garibaldi affrescati dal pittore Faustinelli. All’interno le stanze erano decorate con soggetti patriottici e con episodi della storia di Roma. Anche Villa Glori, voluta nel 1881 dalla famiglia Zitti, prende il nome della località alle porte di Roma dove, il 23 ottobre 1867, una settantina di Garibaldini comandati da Enrico Cairoli, in marcia verso Roma per sostenere l’insurrezione, furono uccisi o feriti da truppe pontificie. L’Aventino di Andrea Ventura Gregorini (1912) era simile a uno chalet e raccoglieva numerose opere di noti pittori contemporanei come Cesare Tallone, Giovanni Trussardi Volpi, Giorgio Oprandi. Di fronte all’Aventino, il Vaticano in origine era un roccolo costruito da Andrea Giovanni Gregorini, industriale fondatore della ferriera di Lovere, che ospitava monsignor Geremia Bonomelli per le battute di caccia. In seguito, i Gregorini trasformarono il roccolo in un’abitazione ma ne mantennero il nome. Il Quirinale, infine, presso la strada che porta a Ceratello, fu costruito nella seconda metà dell’800 per la famiglia Rosa di Lovere.   Jessica Menardini
Ville Risorgimentali a Bossico

I nuclei storici di Parzanica

Parzanica sorge a 750 m s.l.m. sulla sponda ovest del Sebino e conserva l’assetto rurale di epoca medievale: solo nel 1957 fu costruita la strada di collegamento (SP 78) con i paesi circostanti. La costruzione del borgo si deve ai Fenaroli – residenti a Tavernola Bergamasca dal XIII secolo – per il controllo della vicina Valle d’Adrara; durante le violente lotte di fazione, nel 1380 i guelfi di Giovanni Fermo di Adrara incendiarono Parzanica, motivo per cui oggi si conservano pochi resti di epoca medievale. Il nome (dal gentilizio Precius + suffisso –anicus/a) denota antiche origini, anche se le prime testimonianze risalgono al XIII secolo: il borgo, articolato in due contrade – guelfa e ghibellina – si sviluppa su un pianoro in affaccio al lago. Lungo la via principale si affaccia la torre del XIV secolo (via Santella 4), costruita in grossi blocchi di calcare e alta 9 m: questo edificio serviva per l’avvistamento, ma forse costituiva una difesa avanzata del castello, che sorgeva sullo sperone roccioso nella soprastante la località Pagà (poi distrutto nel 1428 dai Visconti). Presso la torre si trovano strutture antiche in pietra, oggi restaurate; in via Pasà 6 si conserva un portale archivoltato trecentesco, con stemma stilizzato nella chiave dell’arco. All’estremità occidentale del borgo (in località Cedrina) si possono vedere altri edifici antichi, cui si accede da portale a tutto sesto in pietra calcarea del XVI secolo. Le frazioni di Parzanica hanno origini antiche: Acquaiolo è a mezza costa e conserva alcune abitazioni in pietra di epoca medievale, tra cui l’edificio in via Mulattiera 29 cui si accede da un archivolto con stemma nella chiave dell’arco; nel cortile, sulla destra, si trova una casa su due livelli con ingressi archivoltati del Trecento. Portirone costituiva, invece, l’antico approdo di Parzanica al lago: è un piccolo agglomerato di case di pescatori, oggi ristrutturate, allo sbocco della Valle sospesa dei Foppi.   Federica Matteoni
nucleo storico parzanica