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Architettura e decorazione tra Otto e Novecento: Eclettismo e Liberty sul Sebino

Il periodo napoleonico e il successivo dominio austriaco segnarono profondamente il territorio del Sebino: la viabilità e la navigazione lacustre furono migliorate con un conseguente ampliamento dei commerci e un maggior sviluppo territoriale e urbanistico. All’indomani dell’Unità, le cave, l’industria del ferro, l’utilizzo delle acque, la costruzione di ferrovie, una nuova e più dinamica rete commerciale, diedero impulso all’allargamento dei centri abitativi e a nuove imprese culturali e architettoniche. La borghesia locale, nonostante una forte e contraddistinta nota di tradizionalismo, aprì a esperimenti culturali e sociali capaci di ridisegnare il volto del pur imperante particolarismo e inaugurò una stagione di modernità di cui è possibile cogliere ancora i segni e le tracce nell’architettura residenziale, e in particolare nella tipologia della villa. La crescita dei centri urbani fu incentivata dallo sviluppo delle linee ferroviarie. Nel 1876 Paratico era già collegata a Palazzolo da una tratta ferroviaria di tipo strettamente commerciale. Dagli stabilimenti di Lovere e di Pilzone i carri ferroviari viaggiavano attraverso il lago su chiatte fino a raggiungere l’imbarcadero di cui sono state mantenute le strutture, osservabili, ancora oggi, sul lungolago di Paratico. Questa linea servì anche al trasporto di turisti, ma solo in un secondo momento. La linea Brescia-Iseo, attiva dal 1885, soprattutto dai primi decenni del Novecento permise un primo fenomeno turistico di massa sulle sponde bresciane del Sebino. Lungo l’Ottocento fino ai primi anni del Novecento la scena architettonica di molti centri storici del Sebino (Sarnico, Iseo e Lovere in primis) è caratterizzata dall’eclettismo, ossia una tendenza del gusto che si propone di ricercare lo “stile italiano”. Il risultato di questa sperimentazione, tuttavia, è alquanto incoerente e difforme, poiché si passa da tendenze classicheggianti, con colonne e timpani, a moduli neorinascimentali con ampi bugnati e portici ritmati da archi e da soprastanti ordini di finestre intervallate da lesene o da quadrature concave o aggettanti, fino al revival neogotico o neoromanico presente, soprattutto, nei centri di Brescia e Bergamo. Vi sono significativi esempi anche nelle periferie attraverso l’opera di diverse maestranze del tempo, come nel caso dell’architetto Antonio Tagliaferri. Così sono le piazze a scandire, in particolare, gli spazi della nuova città ottocentesca e con esse i monumenti che, soprattutto sul finire del XIX secolo, catalizzano e centralizzano le vedute e istituzionalizzano la storia delle comunità. A Iseo la centrale Piazza Garibaldi è delimitata, verso il lago, dall’imponente Palazzo dei Grani, realizzato dall’architetto Rodolfo Vantini tra il 1826 e il 1833. Il palazzo divenne, quindi, sede del Municipio e fu ingrandito nel 1952. Il celebre architetto bresciano intervenne in un paese in forte crescita in virtù del significativo decollo industriale del luogo (tra il 1820 e il 1860 molte erano le filande e altri opifici affacciati sul lago). Nel 1840 lo stesso Vantini provvide alla risistemazione dell’abside dell’antica pieve di Sant’Andrea. Nella stessa pieve il Pianto di san Pietro di Giuseppe Diotti e lo splendido San Michele Arcangelo di Francesco Hayez (1838) documentano il confronto tra le tendenze pittoriche delle Accademie di Bergamo e di Milano. La tarda attività di Hayez è documentata dalle tele donate ai nipoti Banzolini, ora presso l’Accademia Tadini a Lovere. Sempre a Iseo è possibile ammirare il primo monumento italiano dedicato a Giuseppe Garibaldi, del 1883, realizzato dal veronese Pietro Bordini. Tra le maestranze bresciane ancora imbevute di suggestioni neoclassiche si registra l’attività dell’architetto Carlo Melchiotti che a Sale Marasino intervenne non solo nella vita culturale e religiosa del paese, ma anche in un’importante operazione artistica destinata ad armonizzare la parrocchiale di San Zenone con le sponde del lago. La gradinata di accesso alla chiesa con balaustra in marmo, del 1870, si configura come un felice lavoro di inquadramento e di valorizzazione dell’edificio religioso, nonché come necessaria struttura di accesso al piano sopraelevato del sagrato. La cultura figurativa del tempo si arricchisce, nel territorio, anche delle istanze romantiche del bresciano Antonio Guadagnini, attivo a Pisogne (parrocchiale e santuario di Govine), Marasino (Sant’Antonio), Curetto (oratorio dei Disciplini), Tavernola (parrocchiale), Lovere (S. Maria in Valvendra). Il pittore di origine camuna lascia uno dei suoi migliori lavori in Palazzo Silvestri a Sovere decorato con un importante ciclo di affreschi con tematiche risorgimentali che celebra l’unità d’Italia (1861). A Lovere, invece, si segnala l’attività del pittore bresciano Francesco Domenighini che tra il 1898 e il 1900 decorò alcune sale delle ville Milesi e Gregorini. Le soluzioni decorative di questo artista, fitte di elementi vegetali e animali, ripercorrono alcuni dei temi della pittura romantica, ma paiono approdare con più convinzione verso un realismo e un naturalismo ricco anche di alcuni spunti simbolisti. Un’altra complessa personalità è il loverese Giuliano Volpi, pittore eclettico e abile restauratore che interviene sia sugli affreschi di Romanino sia in altre chiese e realizza ex novo agli affreschi in San Giovanni Battista a Conche (Sale Marasino) e la pala della parrocchiale di Gratacasolo. Le imprese artistiche dei primi anni del Novecento oscillano, lungo le sponde del Sebino, tra ritardatarie suggestioni eclettiche e novità aggiornate sul più moderno liberty. Se si eccettua la ristrutturazione della chiesa di Sant’Ambrogio a Qualino da parte dell’architetto comasco Giuseppe Pellini nel 1902, la prima vera impresa architettonica novecentesca del territorio è rappresentata dalla realizzazione della parrocchiale di Predore, intitolata a San Giovanni Battista. L’edificio fu progettato dall’architetto bergamasco Giovanni Barboglio nel 1906 e fu terminato nel 1916. La facciata della chiesa insegue da vicino la tradizionale tripartizione barocca di gran parte degli edifici religiosi del luogo. L’eclettismo del Barboglio può, quindi, essere definito neobarocco, poiché le suggestioni e i moduli, soprattutto settecenteschi, trionfano in ogni particolare della costruzione. Ma è a Sarnico che è possibile ammirare il Novecento artistico più maturo e aggiornato sull’internazionalità dell’imperante gusto liberty. Qui la famiglia Faccanoni, forte di un solido successo imprenditoriale, catalizzò, nei primi anni del Novecento, alcune eccellenze dell’arte e dell’architettura del tempo. L’architetto Giuseppe Sommaruga, il fabbro Alessandro Mazzucotelli, l’ebanista Eugenio Quarti divennero le menti e gli esecutori di uno dei più interessanti cantieri liberty di tutta quanta l’Italia. Le tre ville Faccanoni di Sarnico furono, senza dubbio, tra i prodotti più riusciti dell’architettura nuova fino al 1914. Insieme alle tre ville è possibile osservare l’asilo e il Mausoleo Faccanoni, sempre a firma di Giuseppe Sommaruga. Così non è difficile imbattersi, durante le passeggiate lungo la porzione rivierasca di Sarnico, in diversi edifici chiusi da cancellate e da recinzioni in ferro battuto suggestionate dall’idea originaria del fabbro Mazzucotelli: i motivi liberty del nastro svolazzante a ricciolo sono una costante facilmente riscontrabile. L’eco lunga del passaggio del Sommaruga si trascinò, in tal senso, anche nei decenni successivi. In scultura non può passare sotto silenzio il lavoro, spesso in collaborazione con Sommaruga, degli scultori milanesi Ernesto Bazzaro e Ambrogio Pirovano che operarono a lungo nella decorazione delle ville e del Mausoleo Faccanoni a Sarnico (ma anche nelle realizzazioni milanesi dello stesso Sommaruga). Pirovano, in particolare, intervenne anche nella decorazione del Santuario di Lovere, concluso nel 1938, a firma di mons. Spirito M. Chiappetta. Il Santuario, benché coerente nelle sue soluzioni neogotiche e nella perfetta armonia tra esterno e interno, appare piuttosto in ritardo nel panorama artistico del tempo. Tra i monumenti più interessanti della zona ricordiamo quello di Sarnico, innalzato ai Caduti del primo conflitto mondiale a firma dello scultore milanese Cirillo Bagozzi. A Iseo, invece, presso il Porto è, inoltre, possibile ammirare il busto dedicato a Gabriele Rosa. L’opera, del 1912, è dello scultore romano Ettore Ferrari. L’illustre cittadino iseano, patriota, uomo politico e storico, fu tra i promotori dello sviluppo dell’area (celebre è la sua Guida al lago d’Iseo, del 1874).   Massimo Rossi
Architettura e decorazioni: ecclettismo e liberty del Liberty - ph: visitlakeiseo.info

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Miniera di Paglio Pignolino (BG) e dintorni

Nel comune di Dossena si trova il comprensorio minerario forse tra quelli di più antica coltivazione della montagna bergamasca. La zona è costituita da un distretto minerario ed estrattivo molto ricco e variegato. Qui in passato si estraeva: fluorite, calamina, galena e calcite.I visitatori della Miniera avranno l'opportunità di entrare nella galleria, esplorare tutti gli ambienti tipici “minerari”: la stanza della coltivazione, pozzi, camini e discendenti, nonché anche gli antichi strumenti utilizzati nella miniera.  Dopo la visita alla miniera si prosegue per il Museo minerario della miniera Paglio-Pignolino, grazie al Comune di Dossena e all'Associazione Miniere di Dossena, oggi alcune gallerie sono state parzialmente restaurate e riaperte al pubblico, tornando ad essere sicure e praticabili. All'interno della miniera si possono vedere i resti delle attività minerarie e gli oggetti quotidiani utilizzati dai minatori, come lattine di cibo o abiti da lavoro per il pranzo.  Si prosegue l’itinerario con Camerata Cornello antico borgo situato sulla Via Mercatorum, che collega Bergamo e la Valtellina. E' un piccolo comune su un costone roccioso che si affaccia sul fiume Brembo ed è uno dei Borghi più belli d'Italia. Il comune associa il suo nome con l'antica famiglia Tasso, nota per le capacità poetiche di Torquato Tasso e le capacità imprenditoriali di alcuni dei fautori che hanno inventato il moderno sistema postale. Ancora oggi il borgo è raggiungibile solo a piedi tramite una comoda mulattiera. Uno dei punti salienti del paese è il ben conservato museo di storia del servizio postale, il lungo isolamento iniziato alla fine del XVI secolo ha infatti conservato l'originaria struttura. Il Museo dei Tasso e della storia postale, offre diverse opportunità di visite guidate, su prenotazione, rivolte sia a singoli visitatori, sia a gruppi di adulti e bambini sia alle scuole, per scoprire la storia della famiglia Tasso e il territorio circostante, ricco di spunti e di luoghi di notevole interesse culturale e artistico. Scendendo verso Oneta si incontra la Casa Museo di Arlecchino si trova all’interno di Palazzo Grataroli nel borgo di Oneta ed è di proprietà del Comune di San Giovanni Bianco. Il nome “Casa di Arlecchino”, con cui è comunemente conosciuto il palazzo signorile del borgo, è legato all’attore rinascimentale Alberto Naselli, che rappresentò lo Zanni e Arlecchino nelle principali corti europee e che, secondo la tradizione, soggiornò nel palazzo di Oneta, ma non ci sono fonti documentarie in grado di provarlo.La Casa conserva una selezione di maschere dei personaggi della commedia dell’arte e ospita, dal 2015, un teatro stabile di burattini della Compagnia del Riccio, in cui sono messe in scena brevi storie in occasione delle visite guidate delle scolaresche e di eventi particolari. Il Museo è inoltre sede di laboratori didattici e di visite guidate lungo la Via Mercatorum organizzati dal Polo Culturale Mercatorum e Priula. Il tour prosegue la visita al paese di Dossena. Il paese è meta di villeggiatura, grazie alla sua posizione invidiabile, che garantisce aria tranquilla e fresca e numerosi itinerari naturalistici adatti a tutti gli utenti.Nel 1500 Leonardo da Vinci visitò Dossena per studiare giacimenti e minerali. Il maestro si è innamorato della natura e dell'atmosfera del piccolo paese di Dossena, e dell'intera vallata. Una delle sue mappe della zona è conservata in una tavola del Codice Windsor, preziosa collezione del Royal College di Londra. Il primo battistero del Brembano è a Dossena. L’ Arcipresbiterale di Dossena è paragonabile nel numero di opere conservate a una pinacoteca, come il martirio di san Giovanni Battista e san Rocco con due santi di Paolo Veronese (XVI secolo), il polittico del battesimo di Gesù e dipinti di Carlo Ceresa e Pieter Paul Rubens, solo per citarne alcuni. L'importanza del patrimonio artistico è sottolineata da un'iscrizione che ricorda come i Dossenesi li abbiano sempre protetti e preservati nonostante carestie ed epidemie. A Dossena si possono gustare i sapori unici di prodotti tipici come formaggi, salumi e pregiata birra artigianale. Molti ristoranti propongono menù tradizionali, e gli agriturismi della zona sono veri protettori del gusto e della tradizione. Dossena è per tutti: famiglie con bambini, gruppi di amici, ma anche amanti del cibo e della natura. Considerando che è sulla strada, si consiglia una visita alla scoperta di San Pellegrino, dove si trova la famosa acqua in bottiglia, all'inizio del XX secolo, era una famosa meta turistica dell'alta borghesia. Per le sue strade si possono rivivere i fasti della Belle Epoque, quando regine, premi Nobel e diplomatici frequentavano il Grand Hotel, dilapidavano i loro risparmi nei casinò, e trascorrevano il tempo tra terme e locali alla moda. Seguiremo poi l'evoluzione degli stili architettonici: dal Liberty all'Art Dèco fino all'austero Tempio dei caduti, simbolo della fine di un sogno di benessere e spensieratezza.

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