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Santa Giuletta

Abitata già dalle popolazioni Liguri e Galli, in seguito sede di un insediamento romano, Santa Giuletta vanta un’antichissima tradizione vitivinicola, al punto da essere descritta, in documenti databili attorno all’anno 1000, come uno dei territori collinari più vitati dell’Italia del Nord. Gli studiosi dell’orto botanico di Pavia  scoprirono qui, nel 1879, uno dei primissimi focolari di peronospora, fungo di origine americana che distrusse quasi tutto il patrimonio viticolo italiano.  Appartenuto al feudo di Broni (XIII secolo), il territorio fu in seguito sottoposto al controllo di altri feudatari: i Beccarla nel quattrocento; i Trotti e gli Isimbardi nel settecento. Ebbe la funzione di capo di mandamento durante il regno sabaudo e si distinse infine per l’impegno nella lotta partigiana durante l’ultimo conflitto mondiale.  Meritano una visita il Castello (nell’omonima frazione), sulla sommità della collina, del cui impianto originario (secolo XII) non restano che le cantine, una volta inospitali prigioni; oggi il complesso appare come una villa settecentesca, in stile neoclassico che nel tempo ha subito numerosi interventi di restauro e rimaneggiamenti (al momento è oggetto di restauro da parte del nuovo proprietario); la chiesa parrocchiale del Castello, anch’essa chiusa per restauri) costruita nel 1200 e dedicata alla martire greca Santa Julitta, conserva bei dipinti caravaggeschi ; le due torri, una detta Sarolli – Griziotti è romantica e rinascimentale nello stesso tempo.  Partendo dal centro del paese, in via Emilia, la strada si inerpica fino alla frazione Castello, poi si snoda lungo un suggestivo crinale panoramico, dal quale si può ammirare la vasta Pianura Padana da un lato e, dall’altro, i colli e le montagne sovrapposte dell’Appennino.  La strada attraversa vigneti storici e stupende aziende vitivinicole, in maggior parte a coltura biologica. Alla Frazione Castello si può ammirare la Chiesa Parrocchiale ed il Castello Isimbardi-Vismara: nel lato sud dei due edifici esistono piante di ulivo e rigogliosi cespugli di capperi. IL MUSEO DELLA BAMBOLA E DEL GIOCATTOLO  Una volta le bambole di Santa Giuletta erano famose in tutto il mondo. I giornali degli anni cinquanta riservavano lunghi servizi su questo paese, tutto dedito a inventare e a costruire bambole con tutti gli accessori relativi. In quasi tutte le case si svolgeva questa lavorazione e vi erano una ventina di fabbriche che impiegavano un migliaio di operaie, per non parlare dell’indotto o del lavoro a domicilio sparso in tutti i comuni della zona. Una vera e propria area-sistema.  All’inizio le bambole erano costruite con cartapesta, attraverso  un processo molto elaborato ed erano destinate ai divani e ai salotti delle giovani spose. Poi subentrò la plastica, le bambole camminanti e parlanti e poi la lavorazione dei peluches e di altri giocattoli. Tutta questa attività è praticamente scomparsa. Il Comune ha voluto raccogliere bambole, giocattoli, fotografie, calchi, utensili da lavoro, etichette, cataloghi delle varie epoche, dagli anni trenta agli anni ottanta del secolo scorso, e li ha catalogati in un museo. Lo scopo non è solo turistico, ma anche storico-culturale e didattico. Negli scorsi anni si sono svolti corsi indirizzati all’artigianato artistico con un modulo espressamente dedicato alla lavorazione delle bambole. Il Museo è completato da una nuova sede della Biblioteca Comunale attrezzata per mostre e ricerche sulle bambole e sulla storia locale.  E poi vi è la novità del Laboratorio, dove verranno ricostruite le Bambole in Cartapesta sui modelli antecedenti la seconda guerra mondiale. Fonte: Comune di Santa Giuletta

Portalbera

Portalbera è un comune dell'Oltrepò Pavese situato nel punto in cui il Po accoglie le acque del torrente Versa. Le più antiche vicende documentate del paese sono contraddistinte dalle controversie per il suo possesso tra la diocesi di Piacenza e quella di Pavia. Già nel secolo XIII esisteva a Portalbera un traghetto ed un porticciolo, con attracco per la navigazione fluviale, con due grandi pioppi che lo delimitavano: nel dialetto locale il pioppo è detto "albra", e di qui il nome Porto Albra (porto dei pioppi), che poi divenne Portalbera. La sosta dei viandanti è comporovata dall'edificazione di un "Ospizio dei Pellegrini" in Portalbera, il primo che si incontrava sulla Via Romea dalla Francia, per opera del Vescovo pavese Guido, nel 1114, con il concorso di Cardinali, Vescovi ed Abati, italiani e francesi. Unitamente ai pellegrini viaggiavano i mercanti: il traffico proveniente dalla non lontana Piacenza e diretto a Genova passava necessariamente da Portalbera, il che ne sottolineava l'importanza strategica. Sino ad una settantina di anni fa, il Po lambiva l'abitato, che nel 1916 conservava ancora il suo antico ponte di barche sul fiume. In seguito ad un'alluvione, però, il ponte fu trascinato via dal fiume in piena, e fu poi rifatto, più a valle, a Spessa Po (perchè lì si era arenato il vecchio ponte di barche), dove si trova attualmente. L'economia di Portalbera è quindi sempre stata incentrata sul trasporto e sul commercio fluviale, ma dopo gli anni della Seconda Guerra Mondiale la vita economica di Portalbera è cambiata, non potendo più contare sul porto e sul ponte e non avendo mai i portalberesi lavorato, in misura significativa, nel settore dell'agricoltura. Il campanile della Chiesa di Maria Vergine Assunta, costruzione settecentesca,, con i suoi 51 metri è il più alto della Diocesi di Tortona. Fonte Comune di Portalbera  

Rovaiolo Vecchio

Un paese fantasma nell'alto Oltrepò Pavese

Cervesina

Cervesina si trova nella pianura dell'Oltrepò Pavese, sulla riva destra del Po, presso la confluenza del torrente Staffora a pochi chilometri da Voghera. La Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo è uno dei principali luoghi di culto del comune, un edificio che custodisce al suo interno preziose opere d'arte e  il Castello di San Gaudenzio è un’imponente costruzione che affascina per la sua storia e il suo suggestivo aspetto. Cervesina e San Gaudenzio costituirono a lungo due comuni a sé stanti; nel Medioevo San Gaudenzio era più importante, specie dal punto di vista religioso, essendo sede di pieve da cui dipendevano diversi paesi della zona. Il Castello di San Gaudenzio, un'oasi di storia lombarda, mantiene intatti nel tempo il fascino dei luoghi, la dolcezza di vivere. La sua storia è legata ai Visconti e ai destini di Pavia: un complesso originario del 1400 appartenuto a numerose famiglie nobili (i Beccaria, i Taverna, i Trotti) che se ne sono tramandati i fasti. Luogo d'ospitalità e riposo, sede di balli, pranzi e festeggiamenti etc., con estrema naturalezza conserva questa originaria vocazione in qualità di splendido hotel, ricco di suggestioni.  All'interno del Castello si ritrovano i bei camini di marmo rosso e nero, mobili, ritratti e decorazioni che si richiamano al periodo dal 1500 al 1700. Affianca il Castello l'antica pieve dedicata a San Gaudenzio. Quello che era un tempo luogo di delizie per pochi privilegiati è diventato oggi un ameno luogo di ritrovo per chiunque, a due passi dalle congestionate città industriali, voglia godere il sottile fascino della campagna dell'Oltrepo pavese Ridare una funzione e una utilità sociale a quello che restava di un glorioso castello, è stata l'idea che ha fatto nascere, nell'antico maniero, il ristorante di San Gaudenzio. Nella linea della continuità con l’impostazione del ristorante, il Castello offre a tutti i suoi clienti una serie di camere e di appartamenti arredati con gusto sopraffino e funzionanti con i criteri più moderni, caratteristici della nostra epoca. La sobrietà, l'eleganza e l’armonia legano gli elementi strutturali del parco-giardino annesso al quattrocentesco Castello di S. Gaudenzio. Di fattura recente, quest'accorato spazio verde presenta significativi caratteri di moda seicentesca che ha un'epoca non solo di transizione ideologica, ma anche di mutamento di gusto stilistico. Il giardino, da ancora rigoroso e geometrico cinquecentesco, tende a tramutarsi in parco, dando luogo ad un movimento di liberazione e di vita. Essenze d'altofusto, cespugli da fiori, da foglia e da frutto, formano il quorum floristico di questo luogo. Conifere e latifoglie si alternano, gradevolmente, nel gioco scenico delle parti. Le statue, la pergola ed il tempio forniscono, invece, l'elemento plastico. Adiacente all'ingresso del Castello e lungo il ciglio del vecchio fossato, aiuole fantasiose a ricamo offrono un esempio di "Ars Topiaria". fonte Comune di Cervesina
San Gaudenzio

Bosnasco

Bosnasco è un comune di circa 650 abitanti della provincia di Pavia. Si trova nella collina dell'Oltrepò Pavese, al limite della pianura, al confine con la provincia di Piacenza. Il luogo è noto fin dal XII secolo, quando era conteso tra Piacenza e Pavia, che da poco aveva avuto per diploma imperiale il dominio sull'Oltrepò Pavese; per arbitrato il luogo fu dato a Pavia. Caduto sotto la supremazia dei Beccaria, divenne parte del feudo Arena Po, appartenente al ramo della famiglia che da Arena prendeva nome. Questo, per contrasto con i Visconti all'inizio del XV secolo, si vide confiscare il centro maggiore, ma poté conservare Bosnasco fino all'estinzione nel 1695. Bosnasco passò in eredità ai Busca, e successivamente ai Bellisomi e ai Corsi di Nizza, poco prima della fine del feudalesimo (1797). La viticoltura, la produzione di vino, le cantine e le principali risorse enogastronomiche del comune di Bosnasco  Fonte Comune di Bosnasco Photo Tenuta Scarpa Colombi

Casei Gerola

Casaei Gerola si trova nella pianura dell'Oltrepò Pavese, al confine con la provincia di Alessandria, sul torrente Curone a pochi chilometri dalla sua confluenza nel Po. Nei dintorni, il Parco Le Folaghe offre un ambiente naturale ideale per escursioni e attività all'aria aperta. Monumenti e luoghi d'interesse Insigne Collegiata San Giovanni Battista Chiesa di san Sebastiano Santuario della Madonna delle Grazie di Sant'Agostino Chiesa di san Guglielmo Castello Palazzotto del Carmagnola L'Insigne Collegiata di San Giovanni Battista: Un capolavoro di architettura e arte gotica L'Insigne Collegiata di San Giovanni Battista, una delle principali espressioni dell'architettura gotico-lombarda nel territorio, fu costruita tra il XIV e il XV secolo e, nel 1573, ottenne il titolo di Insigne Collegiata. La facciata, sobria e imponente, si presenta con una struttura a capanna in mattoni, arricchita da due contrafforti laterali. Il portale in cotto, risalente al Quattrocento, aggiunge un tocco di eleganza all’ingresso. Tuttavia, è all’interno che la chiesa rivela la sua vera bellezza, con una serie di affreschi di grande valore artistico che adornano le sue pareti. Un elemento di particolare rilevanza è la Cappella Bottigella, costruita nel 1450 per volontà della famiglia Bottigella e decorata tra il 1462 e il 1468. Questo spazio sacro, cuore pulsante della chiesa, ospita un ciclo di affreschi attribuito al Maestro di Casei, un anonimo artista che ha immortalato scene sacre come l'Annunciazione, la Deposizione, l'Incoronazione della Vergine, il Padre Eterno, e i santi Marco e Luca. Sovrano all’altare in cotto policromo, che purtroppo conserva solo una parte dell’originale struttura, si trova anche una pregevole àncora in cotto, probabilmente opera delle botteghe della Certosa di Pavia. Tra le opere di maggiore pregio c’è il polittico in terracotta policroma, che raffigura il committente Giovanni Matteo Bottigella, conferendo alla cappella un valore storico e artistico inestimabile. Un altro tesoro di valore rinascimentale è il trittico di San Martino, situato sopra la porta che dà accesso alla Cappella Bottigella. Tradizionalmente attribuito a Cesare da Sesto, il trittico rappresenta uno dei capolavori pittorici del Rinascimento nell'Oltrepò Pavese, con tre opere che catturano l’attenzione per la loro perfezione e bellezza. Infine, nella navata destra, si trova un grande affresco della Battaglia di Lepanto, datato fine XVI secolo, che completa il percorso artistico di questo straordinario luogo di culto, rendendo l'Insigne Collegiata di San Giovanni Battista un vero e proprio scrigno di tesori artistici e storici.
Casei Gerola

Bressana Bottarone

Bressana Bottarone (Barsàna Butaron in dialetto oltrepadano) è un comune italiano di 3.552 abitanti della provincia di Pavia in Lombardia. Sorge nella pianura dell' Oltrepò Pavese, alla destra del fiume Po, presso la confluenza del torrente Coppa.Confina a nord con Cava Manara e Bastida Pancarana, ad est con Rea, Verrua Po, Pinarolo Po e Robecco Pavese, a sud con Casatisma e Castelletto di Branduzzo.Il Comune è costituito da tre nuclei abitativi: Bressana, Argine e Bottarone. Nel 1937 è stato eretto il Municipio che fa da sfondo scenografico alla lunga piazza, oggetto di un recente rifacimento che l'ha resa, oltre che zona pedonale, centro aggregativo e vitale per tutta la cittadinanza. A ridosso dell'argine del Po, si trova la località di Cascina Bella, un gruppo di cascine che fino agli anni '50 hanno costituito il centro dell'economia agricola del paese. Bressana Bottarone è un comune molto attivo dal punto di vista delle iniziative culturali, sociali ed aggregative; vanta di una Biblioteca Comunale con spazi polivalenti per adulti e sala ragazzi, dotata di circa 7000 volumi. Fonte: Comune di Bressana Bottarone

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