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Oliva Gessi

Oliva Gessi  è un comune  di 162 abitanti che si trova sulle colline dell'Oltrepò Pavese, tra Casteggio e Montalto Pavese, presso i torrenti Rile San Zeno e Verzate. Ai depositi gessosi, anticamente sfruttati e situati nella località Gessi, è dovuta la seconda parte del nome. Oliva Gessi ospita il Teatro ‘M. Defilippi’, che con i suoi 100 posti in relazione ai suoi 175 abitanti può essere considerato tra i più grandi d’Europa. La locale chiesa parrocchiale è dedicata a San Martino Vescovo. All’interno si trova la statua di Luigi Versiglia, vescovo e martire salesiano trucidato in Cina nel 1930 e canonizzato nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II. Di fronte alla porta della chiesa è stata eretta la “Salita dei Martiri” in onore di San Luigi Versiglia e di San Callisto Caravario. Nel centro di Oliva, sorge il castello che la famiglia Isimbardi nella prima metà dell’800 trasformò in dimora signorile. Il castello Il castello è a impianto quadrilatero, ha una corte centrale e un’ampia porta carraia sul lato orientale. Un alto muraglione cinge il castello su tre lati e viene ipotozzata anche l’esistenza di una torre a causa di una sporgenza sul lato settentrionale. Queste strutture sono state più volte riprese fino a dare origine al blocco quadrilatero che tuttora sorge nel punto più alto del piccolo centro abitato. Il castello è oggi di proprietà privata.Dal 1999 l’Antica Corte ospita concerti lirico-sinfonici del Festival Ultrapadum. Casa natale di san Luigi Versiglia Oggetti personali, ricordi della sua vita in Cina, fotografie, documenti e altro sono conservati accuratamente per il turista religioso e non. fonte: www.borghiecastelli.eu PHoto: Piermaria Greppi Scotti

Rocca de' Giorgi

All’inizio del Novecento fu individuata – nel territorio che da Rocca de’ Giorgi sale verso Montecalvo Versiggia e Canevino – una zona che si rivelava la più indicata alla coltivazione del Pinot Nero e alla produzione dello spumante. Dal 1903 la coltivazione del Pinot Nero di Rocca de’ Giorgi si è fatta sempre più intensiva, sino a diventare una delle più importanti e sicuramente tra le più prestigiose di tutto l’Oltrepò Pavese. A Rocca de' Giorgi il conte Carlo Giorgi di Vistarino, nonno dell'attuale proprietario della tenuta, stabilì un sodalizio con la ditta Gancia di Canelli per introdurre in Italia le prime talee di Pinot Nero provenienti direttamente dalla Francia. Nel 1987 l'Organisation Internationale de la Vigne et du Vin riconosce a Rocca de' Giorgi e ad altre località il titolo di "Città internazionale della vite e del vino". Recentemente le principali guide del settore hanno premiato le aziende enologiche di Rocca de' Giorgi per i loro vini a base di Pinot Nero vinificato sia in bianco sia in rosso, oppure spumantizzato. Una giusta ragione d'orgoglio per tutte le persone coinvolte in questa importante attività, e una fondamentale sfida proiettata nel futuro per l'intera comunità.
Rocca de' Giorgi

Gravellona Lomellina

Paese d'Arte, Natura e Fantasia

Inverno e Monteleone

Il complesso del Castello quattrocentesco di Inverno e Monteleone fu fondato dai Cavalieri Ospedalieri all’epoca delle Crociate. Presenta un impianto rettangolare, con cortile centrale, torri agli angoli, fossato e rivellino. Due torri sono a base quadrata, le altre due sono cilindriche, in una soluzione inusuale per il Pavese. Soggetto a moltissimi rimaneggiamenti nel corso del tempo, ha mantenuto a lungo la sua importanza, e fino a tempi recenti la sua campana scandiva, dalla torre più alta, i ritmi della giornata.

Santa Giuletta

Abitata già dalle popolazioni Liguri e Galli, in seguito sede di un insediamento romano, Santa Giuletta vanta un’antichissima tradizione vitivinicola, al punto da essere descritta, in documenti databili attorno all’anno 1000, come uno dei territori collinari più vitati dell’Italia del Nord. Gli studiosi dell’orto botanico di Pavia  scoprirono qui, nel 1879, uno dei primissimi focolari di peronospora, fungo di origine americana che distrusse quasi tutto il patrimonio viticolo italiano.  Appartenuto al feudo di Broni (XIII secolo), il territorio fu in seguito sottoposto al controllo di altri feudatari: i Beccarla nel quattrocento; i Trotti e gli Isimbardi nel settecento. Ebbe la funzione di capo di mandamento durante il regno sabaudo e si distinse infine per l’impegno nella lotta partigiana durante l’ultimo conflitto mondiale.  Meritano una visita il Castello (nell’omonima frazione), sulla sommità della collina, del cui impianto originario (secolo XII) non restano che le cantine, una volta inospitali prigioni; oggi il complesso appare come una villa settecentesca, in stile neoclassico che nel tempo ha subito numerosi interventi di restauro e rimaneggiamenti (al momento è oggetto di restauro da parte del nuovo proprietario); la chiesa parrocchiale del Castello, anch’essa chiusa per restauri) costruita nel 1200 e dedicata alla martire greca Santa Julitta, conserva bei dipinti caravaggeschi ; le due torri, una detta Sarolli – Griziotti è romantica e rinascimentale nello stesso tempo.  Partendo dal centro del paese, in via Emilia, la strada si inerpica fino alla frazione Castello, poi si snoda lungo un suggestivo crinale panoramico, dal quale si può ammirare la vasta Pianura Padana da un lato e, dall’altro, i colli e le montagne sovrapposte dell’Appennino.  La strada attraversa vigneti storici e stupende aziende vitivinicole, in maggior parte a coltura biologica. Alla Frazione Castello si può ammirare la Chiesa Parrocchiale ed il Castello Isimbardi-Vismara: nel lato sud dei due edifici esistono piante di ulivo e rigogliosi cespugli di capperi. IL MUSEO DELLA BAMBOLA E DEL GIOCATTOLO  Una volta le bambole di Santa Giuletta erano famose in tutto il mondo. I giornali degli anni cinquanta riservavano lunghi servizi su questo paese, tutto dedito a inventare e a costruire bambole con tutti gli accessori relativi. In quasi tutte le case si svolgeva questa lavorazione e vi erano una ventina di fabbriche che impiegavano un migliaio di operaie, per non parlare dell’indotto o del lavoro a domicilio sparso in tutti i comuni della zona. Una vera e propria area-sistema.  All’inizio le bambole erano costruite con cartapesta, attraverso  un processo molto elaborato ed erano destinate ai divani e ai salotti delle giovani spose. Poi subentrò la plastica, le bambole camminanti e parlanti e poi la lavorazione dei peluches e di altri giocattoli. Tutta questa attività è praticamente scomparsa. Il Comune ha voluto raccogliere bambole, giocattoli, fotografie, calchi, utensili da lavoro, etichette, cataloghi delle varie epoche, dagli anni trenta agli anni ottanta del secolo scorso, e li ha catalogati in un museo. Lo scopo non è solo turistico, ma anche storico-culturale e didattico. Negli scorsi anni si sono svolti corsi indirizzati all’artigianato artistico con un modulo espressamente dedicato alla lavorazione delle bambole. Il Museo è completato da una nuova sede della Biblioteca Comunale attrezzata per mostre e ricerche sulle bambole e sulla storia locale.  E poi vi è la novità del Laboratorio, dove verranno ricostruite le Bambole in Cartapesta sui modelli antecedenti la seconda guerra mondiale. Fonte: Comune di Santa Giuletta

Broni

Broni, prima di divenire centro vinicolo, fu un caposaldo dei Beccaria, signori di Pavia, ed ebbe una storia travagliata. Dalla collina è possibile ammirare uno splendido panorama, dove nelle giornate più terse si arriva a scorgere Milano. La Basilica di San Pietro Apostolo custodisce un numero considerevole di volumi manoscritti e paramenti sacri antichi. A Broni ha la sua sede  la più importante realtà vitivinicola di tutto l’Oltrepò Pavese e dell’Italia Nord-Occidentale, basti pensare che durante la vendemmia 2016, sono stati vinificati oltre 429.000 quintali di uva. Tra la fine di Agosto e la prima settima di Settembre si tiene  una delle più antiche manifestazioni del territorio, la tradizionale Festa dell'Uva, dove si festeggia il prodotto principe del territorio, il vino.  Merita una passeggiata la salita al colle San Contardo, scandita dalle 12 stazioni della Via Crucis realizzate in ceramica policroma dallo scultore pavese Angelo Grilli (1996). Sulla sommità del colle è stata edificata una cappelletta in onore del santo patrono, circondata da cespugli fioriti di genziana e lavanda.

Cigognola

II paese vanta uno dei castelli più belli dell'Oltrepò Pavese, edificato dal casato dei Sannazzaro intorno al XII secolo a guardia della Valle Scuropasso e dei traffici della vicina pianura. Perdute le funzioni difensive, il Castello di Cigognola fu progressivamente trasformato in elegante dimora aristocratica e all'inizio del XIX secolo ampiamente restaurato e rimaneggiato in stile neogotico. In ossequio alla rivisitazione romantica del Medioevo, furono erette l'imponente torre quadrata e le mura con merlatura ghibellina, i portali furono ornati con stemmi ed eleganti decorazioni in cotto, mentre rimasero pressoché inalterati alcuni tratti esterni dell’antico maniero. I preziosi arredi risalgono all'inizio del Novecento; successivamente il castello accolse un salotto letterario frequentato da grandi poeti e intellettuali. Per una passeggiata nel fresco della vegetazione si segnala il Parco delle Rimembranze, ombreggiato da ippocastani secolari e cedri del libano e affacciato su un vastissimo panorama che raggiunge l'arco alpino e il massiccio del Monte Rosa. Nel cuore del parco sorge il monumento ai Caduti delle due Guerre Mondiali
Cigognola

Cervesina

Cervesina si trova nella pianura dell'Oltrepò Pavese, sulla riva destra del Po, presso la confluenza del torrente Staffora a pochi chilometri da Voghera. La Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo è uno dei principali luoghi di culto del comune, un edificio che custodisce al suo interno preziose opere d'arte e  il Castello di San Gaudenzio è un’imponente costruzione che affascina per la sua storia e il suo suggestivo aspetto. Cervesina e San Gaudenzio costituirono a lungo due comuni a sé stanti; nel Medioevo San Gaudenzio era più importante, specie dal punto di vista religioso, essendo sede di pieve da cui dipendevano diversi paesi della zona. Il Castello di San Gaudenzio, un'oasi di storia lombarda, mantiene intatti nel tempo il fascino dei luoghi, la dolcezza di vivere. La sua storia è legata ai Visconti e ai destini di Pavia: un complesso originario del 1400 appartenuto a numerose famiglie nobili (i Beccaria, i Taverna, i Trotti) che se ne sono tramandati i fasti. Luogo d'ospitalità e riposo, sede di balli, pranzi e festeggiamenti etc., con estrema naturalezza conserva questa originaria vocazione in qualità di splendido hotel, ricco di suggestioni.  All'interno del Castello si ritrovano i bei camini di marmo rosso e nero, mobili, ritratti e decorazioni che si richiamano al periodo dal 1500 al 1700. Affianca il Castello l'antica pieve dedicata a San Gaudenzio. Quello che era un tempo luogo di delizie per pochi privilegiati è diventato oggi un ameno luogo di ritrovo per chiunque, a due passi dalle congestionate città industriali, voglia godere il sottile fascino della campagna dell'Oltrepo pavese Ridare una funzione e una utilità sociale a quello che restava di un glorioso castello, è stata l'idea che ha fatto nascere, nell'antico maniero, il ristorante di San Gaudenzio. Nella linea della continuità con l’impostazione del ristorante, il Castello offre a tutti i suoi clienti una serie di camere e di appartamenti arredati con gusto sopraffino e funzionanti con i criteri più moderni, caratteristici della nostra epoca. La sobrietà, l'eleganza e l’armonia legano gli elementi strutturali del parco-giardino annesso al quattrocentesco Castello di S. Gaudenzio. Di fattura recente, quest'accorato spazio verde presenta significativi caratteri di moda seicentesca che ha un'epoca non solo di transizione ideologica, ma anche di mutamento di gusto stilistico. Il giardino, da ancora rigoroso e geometrico cinquecentesco, tende a tramutarsi in parco, dando luogo ad un movimento di liberazione e di vita. Essenze d'altofusto, cespugli da fiori, da foglia e da frutto, formano il quorum floristico di questo luogo. Conifere e latifoglie si alternano, gradevolmente, nel gioco scenico delle parti. Le statue, la pergola ed il tempio forniscono, invece, l'elemento plastico. Adiacente all'ingresso del Castello e lungo il ciglio del vecchio fossato, aiuole fantasiose a ricamo offrono un esempio di "Ars Topiaria". fonte Comune di Cervesina
San Gaudenzio

Torrazza Coste

Una torre con fortilizio costruita nell'XI secolo fonda la località di Torrazza Coste. Il visitatore è accolto dall’antica torre e dalle vestigia del Castello di Castagnolo con le sue suggestive leggende e la bellissima Chiesa barocca di San Carlo Borromeo. Si racconta che la bella castellana venne gettata nel pozzo del castello e che da allora, di notte, il vento soffia portando le sue grida per queste valli ricche di vegetazione e ricoperte dagli ordinati filari di pregiati vigneti. ORRIDI DI SANT’ANTONINO (o del Monte Marcellino) Una depressione carsica dove una volta c’era il mare Gli orridi, originati probabilmente da un disboscamento, hanno successivamente subito l’azione erosiva delle acque che ha inciso profondamente le rocce, provocando spettacolari canyons. Le pareti bianche di calcare e marne argillose scendono verticalmente originando anfratti dove si possono trovare rocce interessanti, minerali e addirittura fossili marini. Nella foto di copertina gli Orridi di Sant’Antonino
Orridi di Torrazza Coste

Casteggio

Per posizione e caratteristiche ambientali, Casteggio offre molti panorami suggestivi, come quello dalla Certosa Cantù, splendida residenza settecentesca che ora ospita le collezioni del Civico Museo Archeologico e la Biblioteca Civica, dotata di spazio multimediale. Un altro splendido panorama si gode della piccola frazione Mairano, dove sorge l’ottocentesca Villa Marina, nella quale soggiornò anche Giuseppe Mazzini. Fra i rigogliosi vigneti, in una giornata tersa, si intravedono la cupola del Duomo di Pavia e le Alpi. Nel 218 a.C. Annibale raggiunse la Pianura Padana, dopo aver sconfitto i romani presso il Ticino e, corrompendo il comandante del presidio romano di Casteggio, Dasio Brindisino, si fece consegnare tutte le vettovaglie che i Romani vi avevano depositato. Con la temporanea sconfitta dei Romani, Casteggio tornò indipendente, ma nel 197 a.C. il console Quinto Minucio Rufo impose la resa a numerosi oppida liguri, tra cui Casteggio e, per punire una ribellione, diede l'abitato alle fiamme. La storia riporta che, prima di varcare le mura dell'antica Clastidium, Annibale fece abbeverare i suoi elefanti ad un'antichissima fonte di acqua dolce, tuttora esistente e recentemente restaurata (2012). La famosissima battaglia di Clastidium (l'attuale Casteggio) descritta dallo storico Polibio e da Plutarco, ebbe luogo nel 222 a.C. e rappresentò lo scontro decisivo con cui i Romani si aprirono definitivamente la strada verso Milano dopo aver contrastato per tre anni le pericolosissime offensive dei Galli Insubri. Per attenuare la situazione della popolazione di Acerrae (nel Cremonese) assediata dai Romani, gli Insubri avevano tentato una diversione su Clastidium, ma furono impetuosamente attaccati dalla cavalleria romana e andarono incontro alla morte. Il console Marco Claudio Marcello, riconosciuto il re nemico Viridomaro dalle ricche vesti, Io uccise personalmente in singolar tenzone e per questa ragione ricevette (terzo e ultimo nell’intera storia romana) la spolia opima, il maggior riconoscimento per un generale romano. Sulle colline appena sopra Casteggio, a Mairano, ha sede la Fondazione “Bussolera Branca”. Scopo primario della Fondazione è promuovere lo sviluppo e la diffusione della ricerca, della scienza, della tecnologia e della formazione professionale nell’enologia e nelle altre specialità dell’agricoltura e dell’industria di trasformazione dei prodotti agricoli, con particolare attenzione alle produzioni tipiche dell’Oltrepò Pavese; è di altrettanta rilevanza la costante attenzione alla valorizzazione dell’Oltrepò in tutti i suoi aspetti economici, sociali e culturali, che si esprime con impegno attivo in progetti di vario genere, finanziamenti di convegni, seminari, pubblicazioni e attività diverse. Edificata per volere del Collegio Borromeo di Pavia e destinata a convitto estivo, sulle alture sopra Casteggio incontriamo l'Antica Tenuta Pegazzera.  Villa Pegazzera, situata nel cuore dell’ Oltrepò Pavese risale nelle sue forme originarie al primo Settecento e il collegio pavese ne mantenne la proprietà fino al 1967. Questa bella abitazione signorile conserva intatta la propria eleganza, grazie ai restauri dei nuovi proprietari e agli alberi secolari nell'ampio parco. Sul giardino si apre inoltre la cappella dedicata a San Carlo Borromeo.  
Casteggio

Volpara

Volpara, anticamente detta Prato di Volpe in riferimento alle volpi che popolavano i suoi boschi, fu forse fondata in epoca romana. Merita una sosta la chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano, consacrata intorno alla metà del XVII secolo, con affreschi interni del secolo scorso. In un contesto paesaggistico suggestivo, all’interno di un oratorio campestre del XVII secolo, nei mesi estivi, il Tempio del Moscato accoglie i visitatori proponendo degustazione di vini tipici dell’Oltrepò, accompagnati da taglieri di salumi e formaggi.
Tempio del Moscato

Codevilla

Sorge in prossimità dello sbocco in pianura del torrente Staffora, e la sua storia si identifica sostanzialmente con quella della frazione di Mondondone dove sirgeva un avamposto difensivo della rocca di Codevilla, di cui oggi rimangono solo pochi ma affascinanti resti. Mondondone fu sede comunale fino gli inizi del XVI secolo; fu in parte proprietà del Monastero pavese di Santa Maria e Ant'Aureliano, detto "del Senatore". Il paesaggio è molto bello, sulle colline prospicenti le frazioni di Mondondone e Piana, si estendono folti boschi di latifoglie, roveri, robinie e castagni. Troviamo anche il Santuario del Pontasso dove una leggenda popolare vuole che sia stato fondato da un guerriero longobardo, di nome Asso, che durante l’assedio di Pavia si era recato nei boschi dell’Oltrepò per cacciare. Smarritosi tra la fitta boscaglia, egli fece voto di costruire una cappella nel caso avesse ritrovato la strada: in quel momento, una signora sarebbe giunta in suo soccorso per indicargli la giusta direzione.
Codevilla