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Brallo di Pregola

Brallo di Pregola sorge nel cuore dell’Appennino.  Al confine con le province di Piacenza, Genova, Alessandria e proprio per questo motivo la zona viene definita “delle quattro province”, luogo di incontro di tradizioni, culture e dialetti differenti. Posta in posizione panoramica al disopra del paese, dell’antica cappella di Sant’Agata rimane soltanto il tracciato del perimetro. Questa dipendenza del monastero di San Colombano di Bobbio è documentata con sicurezza soltanto dal IX secolo, ma i reperti archeologici qui rinvenuti indicano una storia ancor più antica, che risale almeno al VII, all’epoca di San Colombano e dei Re longobardi. Da vedere Nei dintorni a Pregola il Castello e la Chiesa dei Santi Agata e Rocco, a Somegli la chiesa dalle forme architettoniche romanico lombarde del XIII secolo. Molto caratteristiche le casette in pietra di Colleri e Corbesassi. Suggestive sono le passeggiate che portano a Cima Colletta (m. 1493) e al Monte Lesima (m. 1724). Con diramazioni dai sentieri principali si può arrivare al monte Chiappo (m. 1699), al monte Ebro (m. 1701), al Boglelio (m. 1490), al Carmo (m. 1547), al Giarolo (m. 1473), al monte Penna (m. 1735), al monte Bue (m. 1780) e al monte Maggiorasca (m. 1810).
Pregola

Tromello

Lungo la riva destra del torrente Terdoppio, sulla strada che collega Pavia Mortara è il primo punto tappa della Via Francigena
Parrocchiale di San Martino

Olevano di Lomellina

Olevano di Lomellina è un piccolo comune della provincia di Pavia, nella regione detta Lomellina, fra i fiumi Po, Sesia e Ticino. E' un paese di antiche origini la cui esistenza è sempre stata legata all'agricoltura che ancora oggi costituisce l'attività principale La vasta pianura della Lomellina ove sorge Olevano, si estende fra il Ticino, il Po ed il Sesia: " una terra strana, inquietante ed affascinante che offre ai visitatori grandi spazi, grandi silenzi, ed ampi orizzonti cosi rari in Italia. Qui tutto é stato costruito, trasformato ed organizzato dall'uomo con infinita e secolare pazienza, per natura questa terra di risorgive sarebbe un'impraticabile palude: ed in effetti tale é stata per secoli. Poi, le comunità di monaci nel medioevo, la colonizzazione feudale nel Duecento, e le grandi riforme agronomiche introdotte dagli Sforza, che sperimentarono nelle seconda metà del quattrocento la coltivazione del riso, hanno fatto della Lomellina un mosaico di ricchissimi campi di cereali. Al servizio di questa estensione di coltivazioni é stato organizzato un complesso sistema di rogge e canali e sono sorte le tipiche cascine a corte chiusa, insediamenti caratteristici dell'agricoltura industrializzata della pianura padana. Oggi il faticoso ciclo della coltivazione del riso, basato sul trapianto e sulla pulizia del cereale ad opera delle mondine, in campi prima seminati a foraggio, con una continua rotazione di colture, é soltanto un ricordo; fertilizzanti, diserbanti e mezzi meccanici hanno semplificato enormemente il ciclo lavorativo che inizia ad aprile con lo spianamento, l'allagamento e la semina del riso, direttamente in risaia, e termina a settembre con la mietitura, la trebbiatura e l'essiccazione del cereale, Anche se sono sparite le mondine "canore" e si é di molto ridotto il numero delle rane gracidanti, il territorio lomellino conserva ancor oggi nei suoi spazi dilatati, profondi e misteriosi un fascino intrigante e discreto, disperso fra cielo ed acqua. Nel 2018 è stato inaugurato il Museo di arte e tradizione contadina che raccoglie gli oggetti più significativi del mondo contadino lomellino dall'Ottocento agli anni sessanta del Novecento. Esso è ospitato in un edificio rurale ristrutturato, un tempo adibito a stalla e fienile , sito in Via Uberto de' Olevano, di fronte al Castello Medievale. Il 15 e 16 agosto, in occasione della festa di San Rocco, si svolge la Sagra del Salam dla Duja, il tipico salame di maiale conservato sotto grasso nelle olle, La duja è un vaso di terracotta in cui vengono conservati i salami confezionati con carne di maiale, sale e pepe, essi vengono asciugati e stagionati per circa un mese, prima di essere messi nella duja, ricoprti dallo strutto. Fonte Comune di Olevano di Lomellina Photo:  Solaxart - Preboggion - Milano 

Montebello della Battaglia

Il territorio di Montebello della Battaglia, diviso fra pianura e colli verdeggianti, è stato teatro di moltissimi episodi storici di grande rilevanza. Inoltre la fertilità del terreno allo sbocco della Valle Coppa vede la presenza di interessanti nuclei rurali e cascine storiche che rendono unico il suo paesaggio. II 20 maggio 1859 i cavalleggeri piemontesi e le truppe di fanteria francesi si scontrarono tra Montebello e Genestrello con il 5° Corpo d'Armata austriaco respingendone valorosamente i ripetuti attacchi. La battaglia fu tanto importante da condurre, di lì a poco, alla creazione del reggimento dei "Lancieri di Montebello". Il 20 maggio 1882 sul campo della battaglia fu inaugurato un piccolo Ossario che custodisce i resti dei caduti dei tre eserciti. La battaglia ha ispirato il racconto mensile "La piccola vedetta lombarda" contenuto nel romanzo Cuore di Edmondo De Amicis. Il commovente racconto prendeva spunto dalla storia vera di un ragazzo delle campagne vogheresi che si era proposto di salire agilmente su un albero per scrutare l'avanzata delle truppe austriache, esponendosi così al loro fuoco e poi resistendo eroicamente e morendo fra le braccia di un ufficiale italiano, come prima vittima della battaglia. Il Castello Beccaria di Montebello della Battaglia: residenza nobiliare dell’Oltrepò pavese, fu costruito verso la fine del Quattrocento a Montebello, feudo dei Beccaria, nobile e noto casato italiano, per volere di Galeazzo Maria Sforza Visconti, Duca di Milano. Nei secoli successivi la proprietà appartenne a diverse famiglie nobili: i Bellocchio che vi dimorarono per circa tre secoli, i De Ghislanzoni per oltre cento anni e, infine, i Premoli.
Ossario dei Caduti di Montebello della Battaglia

Pietra de' Giorgi

Dopo la distruzione dell’antica rocca di Predalino in località Castellone, oggi Pietra de’ Giorgi conserva tuttavia un suggestivo Castello risalente al Mille con una superstite torre merlata e un bel cortile con una porta a sesto acuto e un profondissimo pozzo. Il castello di Pietra de’Giorgi che sorge sulla sommità della collina in posizione strategica, è considerato uno dei più antichi dell’Oltrepò Pavese poiché risalirebbe al 1012. A Pietra esisteva un altro castello a Predalino (località oggi chiamata appunto Castellone) purtroppo è andato distrutto e oggigiorno non ci sono più tracce di questa rocca; a metà del XVIII sec. c’era ancora una torre diroccata. Il castello di Pietra ha nel suo recinto la rocca di proprietà privata e un palazzo d’abitazione acquistato dal comune di Pietra de’Giorgi nel 1877 e oggi sede del Municipio. Come è già stato fatto notare il castello risalirebbe al 1012 e fu di proprietà dei nobili Sannazzaro; nel 1277 i ghibellini pavesi decisero di abbattere la potenza dei guelfi capitanati da Guglielmo Sannazzaro che si era rifugiato con i suoi soldati nel castello di Pietra; nell’aprile e nel maggio di quello stesso anno il castello venne assediato ma non venne mai espugnato. Nel gennaio del 1290 il castello subì un altro assedio ad opera del Marchese del Monferrato però anche questo non andò a buon fine. Con il passare dei secoli lo scenario politico cambia e nel 1402 il castello di Pietra viene distrutto ad opera dei Beccarla (ghibellini) nemici storici dei Sannazzaro. I Sannazzaro vengono dichiarati ribelli da Filippo Maria Visconti per questo il castello di Pietra il 15 aprile 1406 viene donato a Galvagno e Antonio Beccarla consiglieri del giovane Filippo Maria.Nella donazione si parla del luogo dove sorgeva il fortilizio diroccato, la villa e territorio adiacenti. Nel periodo di proprietà dei Beccaria il castello venne restaurato e riportato all’antico splendore e il paese prese il nome di Pietra Beccaria. (Fonte www.visitoltrepo.com)
Pietra de' Giorgi

Nicorvo

Situato tra Vercelli e Mortara, Nicorvo è un piccolo paesino immerso nella pace delle risaie . Qui dal 2006 un piccolo gruppo di liberi volontari, si occupa di accudire i pellegrini che percorrono la Via Francigena e che chiedono ospitalità. La Chiesa parrocchiale è dedicata a San Terenziano, patrono del paese; consacrata nel 1620, possiede cinque altari, e si possono notare alcune tele di ottima fattura: la migliore è quella del coro, che rappresenta la Beata Vergine del Rosario col Bambino Gesù ed i Santi Domenico e Terenziano Vescovo. La tela è attribuita alla scuola del Lanino, che pare operasse nella zona al tempo della costruzione della chiesa. Un'altra chiesa molto cara agli abitanti di Nicorvo è quella da essi chiamata la "Madonnina", dedicata alla Madonna del Patrocinio. Costruita nel 1764, le viene data la forma attuale nel 1910, dopo vari restauri. Nella casa Parrocchiale in centro paese sono stati sistemati 8 letti con materasso ( all'occorrenza si possono aggiungere brandine o materassi a terra). Nel grande androne adiacente alla casa Parrocchiale, si possono parcheggiare bici al riparo dall'acqua e al chiuso. Per ulteriori informazioni potete scrivere a: OSPITALITA' MADONNA DEL PATROCINIO E DI SAN TERENZIANOmail: ospitale.francigena.nicorvo@gmail.comfacebook: Nicorvo Via Francigena @nicorvo.viafrancigenainstagram: nicorvo.viafrancigenatelegram: Ospitale Nicorvotel. +39 371 5174578 Photo Di Alessandro Vecchi - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10745415
Di Alessandro Vecchi

Mede

Mede, situato in posizione mediana (da cui forse il toponimo Mede) tra il Sesia e l’Agogna, nel centro storico sono tuttora visibili tratti delle mura del Castello Sangiuliani (XIV-XV secolo), con un’elegante loggetta d’epoca successiva e una torre merlata. Presso il Castello Sangiuliani è allestito il Museo Regina Cassolo Bracchi che raccoglie oltre 500 opere tra disegni, tempere, collages e sculture. Sempre nel Castello troviamo le collezioni Ugo Fantelli, costituite da una sezione-etnografica e una sezione naturalistica. Per le scuole è stato allestito un laboratorio didattico. Sul limitare della frazione di Tortorolo sorge il signorile castello che ha conservato il suo originario impanto quadrangolare trecentesco.
Mede

Lomello

Lomello fu, tra VI e VII secolo, residenza occasionale dei primi re longobardi e protrasse il proprio prestigio con l’affermarsi della dominazione imperiale, quando i Conti di Lomello iniziarono a governare il territorio circostante. Di grande interesse storico, artistico e architettonico è il complesso della Collegiata di Santa Maria Maggiore e del Battistero di San Giovanni ad Fontes, edificato nel cuore del regno dei Longobardi, al cui interno si conserva l’antica vasca battesimale con perimetro esagonale e decorazioni pittoriche del VII secolo. 
Lomello

Corteolona e Genzone

A Corteolona, re Liutprando (712-744) fece costruire una fastosa residenza reale, abbellita da marmi, colonne e mosaici preziosi che fece arrivare apposta da Roma. Il Palazzo si trovava nei pressi dell’attuale cascina Castellaro.Anche dopo la caduta dei Re longobardi, il Palazzo di Corteolona continuò a essere frequentato dai sovrani carolingi e del Regno Italico. Il comune di Corteolona e Genzone è stato istituito il 1° gennaio 2016 mediante la fusione dei comuni contigui di Corteolona e di Genzone, a seguito del referundum che ha avuto luogo il 25 ottobre 2015. Il nome del paese consta in due parti: Olona, dal fiume omonimo, eCurtis, particolarmente usata nella tarda epoca romana. Esso deriva daChorte, che equivale, nel linguaggio popolare, a "corte". Con la calata dei barbari e la conseguente occupazione delle Ville romane, le popolazioni rurali si raggrupparono intorno ad esso, dando origine alle corti. Corteolona era già denominata Curtis all'epoca di Alboino (568 d.C.), ma non fu fondata dai Longobardi in quanto esisteva come villa romana. Che tale villa fosse importante e posta in luogo dominante lo conferma il fatto che le fu assegnata dai Longobardi il ruolo di residenza rurale e seconda capitale. Lo dice il loro storico Paolo Diacono. Il territorio fa parte della zona alluvionale a nord del Po e risale in parte al diluvium recente e in parte all'alluvium. E' situato nella regione agraria chiamata "Basso Pavese" e giace su un terrazzo alluvionale che crea nell'estremità meridionale un salto di circa mt. 15. E' percorso lungo il confine orientale, per un tratto circa di 4 km. dal fiume Olona. Il Po scorre circa a 4 km. a sud del confine meridionale del territorio. Secondo il "Codex diplomaticus Longobardorum" la Curtis Olona aveva un'estensione di mille "mansi" coltivati e si estendeva sulla sinistra del fiume Olona fino al Po e, a nord, fino al territorio di Inverno. Essendo ogni "manso" di circa quattro ettari, si calcola che la Corte avesse una superficie di circa 60.000 pertiche milanesi attuali, cifra abbastanza rilevante anche per quei tempi. Dell'antica villa e poi del Monastero dei Benedettini non si è però, finora, trovato nulla nei fabbricati della Cascina Castellara che serva da sicura testimonianza. Genzone Nel XII secolo appare come Genzonus o Gençonus. È citato nel diploma del 1164 con cui l'imperatore Federico I assegna alla città di Pavia la giurisdizione sulla Lomellina, l'Oltrepò Pavese e anche alcune località del Pavese, come Genzone, che forse non appartenevano a Pavia dai tempi più remoti. Apparteneva alla Campagna Sottana pavese, e dal XV secolo alla squadra (podesteria) del Vicariato di Belgioioso (di cui era capoluogo Corteolona), infeudato dal 1475 a un ramo cadetto degli Estensi confluito per matrimonio nel 1757 nei principi Barbiano di Belgioioso.

Valverde

Incastonata fra l’alta Val di Nizza e l’alta Val Tidone questa località presenta ancora aspetti di natura selvaggia e incontaminata con un clima tipicamente montano. Un luogo ideale per passeggiate nei boschi o in mountain bike. Particolarmente ricca è anche l’offerta di prodotti agricoli e spontanei del sottobosco. Degna di nota è anche la Chiesa parrocchiale di Santo Stefano (XIII secolo), edificata in cotto e arenaria, con un bel fonte battesimale del 1581 e un campanile sormontato da un cono cestile. Parco del Castello di Verde – Si tratta di un’area protetta (PLIS), a circa 750 m di altitudine che coincide con l’altura su cui sorgono le rovine del Castello di Verde. La tipologia ambientale prevalente è il bosco misto di latifoglie in cui si aprono alcuni pratelli aridi parzialmente arbustati. In una di queste aree si trova il Giardino delle Farfalle creato grazie ad interventi di riqualificazione che hanno incrementato le tipologie ambientali con lo scopo di massimizzare il numero di farfalle osservabili in un’area ristretta. Il sito è vocato alla fruizione ed attrezzato con un sentiero e specifici pannelli didattici a tema; ospita una significativa popolazione di Maculinea dell’origano, specie rara qui favorita dalla presenza dell’origano spontaneo, essenziale per lo sviluppo dei bruchi. Dal 2019 i comuni di Valverde, Ruino e Canevino sono diventati un unico Comune con il nome di Colli Verdi. Photo: Oltrepo(Bio)diverso, la natura che accoglie
Il Sentiero delle Farfalle

Mezzana Bigli

Mezzana Bigli si trova nella Lomellina meridionale, a breve distanza dalla sponda sinistra del Po, presso la confluenza dell'Agogna. Nella quiete della campagna lombarda, si trova Cascina Erbatici grande complesso agricolo, ora adibito a centro congressi ed eventi CHE COSA C’È DA VEDERE La chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista fu realizzata nei primi anni dell’Ottocento, secondo moduli neoclassici, e fu ristrutturata dal Frascaroli nel 1970. Il restauro ha interessato l’aspetto architettonico e ha mirato alla conservazione delle opere pittoriche del Raggi (nella zona absidale) e del Gambini (nelle navate). Lo splendido altare maggiore in stile barocco, su cui si eleva un crocifisso ligneo di grande valore, fu fatto innalzare in marmi pregiatissimi dalla contessa Anna Confalonieri. Nel presbiterio si possono ammirare due dipinti con storie di San Giovanni e San Pietro Martire. Nelle navate troviamo, a destra, un prezioso altare con tarsie marmoree, in cui è collocata la statua della Vergine. A sinistra si trova il battistero con copertura lapidea poggiante su colonne in marmo. Degni di nota sono la sacrestia in noce, risalente al XVIII secolo, e l’organo Lingiardi. La chiesa della frazione Casoni Borroni, dedicata a Santa Maria Assunta, fu fatta erigere da Anastasia Biglia verso la fine del Cinquecento. Successivamente fu ingrandita e ristrutturata da Fulvia Biglia nel corso del XVIII secolo. Una grande tela collocata nel coro, raffigurante una maestosa immagine della Madonna Assunta, è degna di particolare attenzione: è attribuita a Gaudenzio Ferrari (1475-1546). L’appartenenza all’esimio pittore non è sicuramente facile da dimostrare; tuttavia, come afferma il Callegaris, l’attribuzione potrebbe anche non essere del tutto illegittima, per diverse ragioni: in primo luogo va ricordato che un’opera del grande pittore è custodita nella chiesa di Silvano Pietra ed è risaputo che i suoi allievi lavorarono in Lomellina. Inoltre, la presenza sul territorio di importanti famiglie milanesi potrebbe avere portato opere preziose nelle chiese di campagna. La chiesa parroccchiale della frazione Balossa Bigli fu fatta erigere dal marchese Crivelli nel 1820 in ampliamento dell’oratorio già esistente nel 1752. Allora si presentava a un’unica navata: nel corso degli anni subì ulteriori ristrutturazioni e ampliamenti. Nel 1895 fu aggiunta una controsacrestia a sinistra del presbiterio, nel 1905 fu aggiunta la navata destra ampliata la vecchia sagrestia: infine, nel 1922 fu realizzata la navata sinistra.

Rosasco

Rosasco si trova nella Lomellina occidentale, non lontano dalla riva sinistra del fiume Sesia. A Rosasco è la coltura del riso ad imprimere le sue connotazioni di peculiarità ad un mondo rurale che ha scritto e continua a scrivere la storia di questo territorio. La geografia ambientale è quindi formata da una sola area morfologica, secondo un tracciato nel quale la distesa delle campagne è piatta e uniforme, ed è fitta la rete delle rogge e dei canali che delimitano i campi e le diverse proprietà. I vantaggi derivati da una razionale distribuzione ed utilizzazione delle acque si accompagnano a quelli forniti dalle nuove macchine, sempre più efficienti e sofisticate: l'agricoltore ha raggiunto, grazie all'intensa meccanizzazione e modernizzazione derlle sue aziende, livelli produttivi eccellenti, acquisendo attitudini imprenditoriali e tecnologiche tali da consentirgli un'alta capacità competitiva. Il ricambio generazionale ha visto da parte dei giovani coltivatori diretti un più accentuato orientamento verso l'innovazione e la sperimentazione.  La "Cerchiara" E' un vasto bacino acquitrinoso, che si estende per circa 20 ettari nel territorio di Rosasco e in misura altrettanto consistente in quello dell'attigua località di Celpenchio, da cui la garzaia prende il nome. La garzaia rappresenta uno splendido e incontaminato parco naturalistico, nel quale, accanto alla rigogliosa varietà del patrimonio vegetativo, numerrose specie di uccelli e di altri animali possono godere di un habitat straordinario e di sicura ospitalità. Il Castello di Rosasco, costruito verso la fine del IX secolo, è una delle più antiche struitture castrensi della Lomellina: un vasto sistema fortificato, ancora oggi riconoscibile nella sua perimetrazione, sebbene abbia conosciuto nel 1630, ad opera dei Francesi capitanati dal Crequi, una grave devastazione, a cui fece seguito la totale distruzione della cinta muraria per opera delle milizie sabaude nel 1643. Restano oggi visibili, e molto ben conservate, grazie ad una diligente opera di restauro, soltanto due torri (una terza si trova inglobata nel complesso della Chiesa Parrocchiale): l'imponente "Torre del Consegno" (così chiamata per l'uso, in periodo napoleonico, di farvi convocare i giovani del luogo destinati all'arruolamento), che si affaccia sul lato Est della piazza del Paese, e l'alto e snello Torrione ghibellino, dall'nsolita pianta rettangolare, che si innalza per ben 25 metri nella zona più elevata del Centro storico. Ambedue le torri sono visitabili e pienamente agibili: in particolare, dalla sommità della seconda si può godere di una vista suggestiva di Rosasco e del territorio circostante. All'interno dell'antico perimetro del Castello, affacciata sull'ampio spiazzo del sagrato, che declina dolcemente con il suo acciottolato verso il centro della piazza del Paese, si erge la mole della Chiesa Parrocchiale, edificata nel 1496 sulle fondamenta della primitiva Cappella di Corte. L'edificio, a pianta rettangolare con due cappelle laterali, ingloba nel lato Sud-Est una delle torri medioevali collegate alla struttura del Castello; all'interno gli spazi sono scanditi da una doppia fila di possenti pilastri cilindrici in mattoni a vista, che imprimono all'ambiente una sensazione di forza e di assorta severità. Tra le numerose opere d'arte conservate all'interno spicca alla parete di destra uno splendido olio su tavola di Bernardino Lanino (fine XVI secolo); degno di menzione è anche un pregevole Crocifisso ligneo coevo e, in sacrestia, un affresco di epoca anteriore, di notevole qualità. L'intero edificio è stato restaurato e messo in sicurezza con una serie di appropriati interventi conservativi tra il 1986 e il 2005. E' dedicato a Santa Maria e al patrono di Rosasco, San Valentino. La Chiesa di San GiuseppeSullo stesso sagrato si affaccia anche la Chiesa di San Giuseppe, costruita nel corso del XVII secolo; è caratterizzata da un'unica navata con presbiterio e abside semicircolare, e da un alto campanile. Apparteneva alla "Confraternita di San Giuseppe", attiva fino al 1870. Ha subito nel corso degli anni vari rimaneggiamenti, che tuttavia non le hanno sottratto quel fascino discreto che la fa così diversa dalla prospiciente Chiesa Parrocchiale.