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L’oratorio di San Biagio a cascina Rossate

Lungo il canale della Muzza, nascosto nei campi, si trova un piccolo e affascinante oratorio, dalle proporzioni classico-rinascimentali, alcuni ritengono che sia stato progettato da un giovane Bramante insieme a Bartolomeo Suardi, anche conosciuto come Bramantino. La pregevole architettura è singolare nella sua ubicazione perché si tratta di un contesto di nucleo rurale quasi sperduto in queste campagne dell’alto lodigiano. L’itinerario qui proposto segue il canale della Muzza, uno dei più antichi della pianura Padana, una delle sue sezioni risale, infatti, al tempo dei romani. Lo scorrere delle sue acque accompagnerà la pedalata fino a raggiungere l’abitato di Lavagna, antico feudo dei Visconti, e terminando all’oratorio di San Biagio. È da tenere a mente che quest’ultimo rimane aperto sabato, domenica e festivi dalle 13 alle 16.30. La macchina è da lasciare nel comune di Paullo, nei pressi della casetta dell’acqua vicino al Parco Tarcisio. Si salta subito in sella e si segue via Martiri Villa Pompeiana e, appena superata la curiosa chiesa di San Tarcisio, svoltiamo a sinistra lungo via A. Manzoni. Poco dopo si raggiunge l’incrocio con via Alcide de Gasperi, a sinistra, e via Santa Maria Mazzarello, a destra, qui la corsa pare doversi interrompere per lavori ma è invece possibile passare attraverso il cantiere e, raggiungere l’incrocio con la Paullese. Qui bisogna attendere il verde ad un semaforo particolarmente lento per attraversare la provinciale e raggiungere la frazione di Conterico.Da Conterico si prende la ciclabile sterrata lungo il canale e la si segue fino all’abitato di Lavagna. La vista lungo il canale regala incantevoli scorci sulle Orobie e le montagne del Lario. In particolare, all’altezza di una esse del corso d’acqua, si può scorgere il Resegone, che visto da qui quasi non si riconosce. Le acque del canale sono limpide e non è raro vedere qualche cigno. Ci si rimette in marcia e si passa sotto la tangenziale. Si continua ancora sulla sterrata quando, quasi all’improvviso, compare, tra gli alberi, l’oratorio di San Biagio che rimane dal lato opposto del canale. Si prosegue e, in poco tempo, raggiungiamo il ponte che permette di guadagnare la sponda opposta della Muzza. Qui vi è la silenziosa frazione di Lavagna, un borgo sospeso nel tempo. Si passa la parrocchia dell’abitato e si prende la via Rossate che ci accompagna lungo diversi campi sino alla nostra destinazione.L’oratorio di San Biagio si erge, con aria umile, nel verde ambiente della cascina Rossate, piccolo ma di una bellezza sommessa che affascina ed emoziona. L’aria rustica dei mattoni a vista si sposa alla complessa struttura in modo piacevolmente inaspettato. Vedendo l’affresco sbiadito dal tempo sulla facciata non resta che pensare a come fosse cinquecento anni fa.Curiosando un po’ nei dintorni ci si accorge che si può fare il giro nei campi circostanti e andare a vedere il lato opposto. Terminata l’esplorazione si può tornare alla macchina seguendo lo stesso itinerario dell’andata. Poco dopo aver lasciato l’oratorio il panorama si apre con le Orobie che fanno da sfondo alle quattro case di Rossate: una vista mozzafiato. Immagine di copertina: @mattiabedetti
L’oratorio di San Biagio nel verde ambiente della cascina Rossate

Da Cernusco Lombardone a Olgiate Molgora

Dal parcheggio della stazione di Cernusco Lombardone seguire la ciclopedonabile alla palina con segnavia n. 2 Butto sede del Parco del Curone. Sulla sinistra campeggiano i resti del Castello di Cernusco Lombardone. Fondato su una fortificazione romana, visse il suo splendore dal Mille fino al Cinquecento, quando venne convertito a cascina.Il percorso attraversa la provinciale arrivando al parcheggio in località Molinazzo, il cui toponimo è riferito al molino per la macinazione dei cereali. Seguire il segnavia n.1 per Cà Soldato. Il sentiero costeggia il torrente Curone, compiendo una curva attorno alle falde più basse della collina di Montevecchia. La denominazione del torrente Curone è prova della presenza etrusco-ligure in questo territorio. Curone deriverebbe, infatti, dal nome di una tribù, i Curuni, che stanziandosi avrebbero dato nome alla valle e al torrente. Seguire il segnavia n. 11 Butto. A destra della mulattiera una radura mantenuta a prato stabile, mentre a sinistra le coltivazioni sono quasi sempre a granoturco o altri cereali. Salendo si notano terrazzamenti coltivati a vite, alberi da frutta e ortaggi. Al bivio, prendere il sentiero che conduce al centro abitato. Tenere la sinistra per arrivare alla frazione Passone: una sequenza di numerosi terrazzamenti coltivati a ulivi, alberi da frutta e vite scandisce la verticalità del pendio.Prendere la gradinatura che sale verso l’uliveto. Da qui è possibile godere di un panorama che spazia dal Santuario a un paesaggio terrazzato. L’ esposizione a sud ha permesso la crescita dell’ulivo, della vite e della coltivazione del rosmarino, ancora oggi presente nelle ultime terrazze che salgono fino a Cascina Butto, sede del Parco di Montevecchia e Valle del Curone. Dal parcheggio sotto Cascina Butto, scendere lungo via Valfredda. La strada sterrata si snoda in un bosco di latifoglie, con la presenza di querce, nocciolo, sambuco e carpini bianchi. Poco prima del centro abitato di Cascina Gaidana, il bosco si apre offrendo un panorama sulla Valle del Curone, in particolar modo sul nucleo rurale di Bagaggera, risalente al Seicento. La località si trova all’inizio del corso superiore del torrente Curone, le cui colline circostanti furono un tempo estese opere di difesa. Il complesso è coronato da campi coltivati, oltre i quali si estendono boscaglie. Dopo circa 500 m si giunge a Cascina Valfredda, che deve nome alle caratteristiche climatiche della zona. Oggi è circondata da prati utilizzati per il pascolo e per lo sfalcio. Un tempo vi era una chiesa con un altare dedicato alla Vergine della Neve. La fontana in pietra adiacente al lavatoio, su cui sono ancora visibili antiche incisioni, è un esempio di riutilizzo di un importante manufatto in epoche successive.Seguire le indicazioni superando lo stagno per Cà Soldato. La cascina è adibita a centro Parco e dispone di un museo dedicato agli ambienti e alla fauna che caratterizzano il Parco, oltre agli attrezzi agricoli e della vita contadina utilizzati.L’origine del nome della cascina, abitata fino al 1987, riporta alla memoria antiche battaglie e la fortificazione romana a salvaguardia di una fornace. Da qui prendere la sterrata che scende e si inoltra nel bosco, come indica il segnavia n. 11 Cipressi – Galbusera Bianca. Attraversare il torrente Curone e giunti all’incrocio proseguire a sinistra.Si cammina lungo la strada immersi tra grandi prati, mantenuti per la produzione di foraggio da sfalcio.Dopo circa 400 m si arriva a Cascina Malnido. In tempi remoti, tale località fu il centro di una fornace per la produzione di laterizi. Lo sfruttamento estrattivo ha lasciato ancora tracce visibili della fornace che, preesistente alla conquista romana, si trasformò poi in un complesso, forse il più grande dell’Italia transpadana per la produzione di embrici e materiale da costruzione. Prendendo la carrareccia con segnavia n. 1 Pianello che risale la valle, si giunge ai ruderi di Cascina Ospedaletto, il cui nome evoca il ruolo svolto dal fabbricato durante la peste seicentesca, dove venivano ricoverati gli infermi. Secondo alcuni l’edificio potrebbe anche aver svolto funzione di accoglienza per i pellegrini di passaggio. Seguendo il segnavia n.2, il sentiero si inoltra nella vegetazione boschiva salendo per la collina fino a Cascina Scarpada, caratterizzata da una loggia chiusa. Insieme a Cascina Costa sorge in posizione panoramica sulla Valle del Curone. Oggi ospitano un’azienda vitivinicola e sono sede di un agriturismo.Attorno alle due cascine, i terrazzamenti sono coltivati a vigneto. Il percorso continua a mezzacosta con saliscendi, tra vigneti, campi adibiti al pascolo e prati. L’ anfiteatro che da Cascina Scarpada si estende fino a Galbusera Bianca costituisce l’habitat dei prati magri. I prati e i terrazzamenti sono ricchi di specie vegetali termofile. Fra le molte specie che compaiono in questi ambienti spiccano diverse orchidee. La ricchezza floristica ha significato faunistico, soprattutto per gli Insetti. La conservazione di questi ambienti è dipendente dalle modalità di gestione.La cessazione dell'attività agricola riavvia la trasformazione verso il bosco, con la scomparsa di specie di importanza naturalistica la cui presenza è legata allo sfalcio. La Galbusera Nera è costituita da due edifici orientati ad est-ovest. I muri ospitano affreschi ottocenteschi raffiguranti una Madonna e il beato Giobbe. La devozione popolare per San Giobbe è legata alla tradizione religiosa della Brianza e in particolare alla bachicoltura. Attorno alla cascina i terrazzamenti sono coltivati a vigneto. Più avanti, collegata a mezzacosta sul pendio, sorge Galbusera Bianca. Il complesso rurale è composto da una casa padronale, tre cascine, una stalla e una chiesetta: insieme formano un borgo noto nel Trecento con il nome di Valbissera.La presenza di un edificio di culto dedicato a San Francesco conferma che in passato era un nucleo insediativo. La spiegazione più plausibile sulla divisione delle due cascine tra bianca e nera si rifà al colore delle uve che vi venivano coltivate.Da qui prendere la mulattiera che sale dopo la Chiesa di San Francesco (segnavia n.11 Cipressi – Pianello) e, arrivati di fronte alla scalinata, salire tra i filari di cipressi, architetture vegetali che caratterizzano il paesaggio della Valle del Curone. La loro originaria funzione era quella di individuare i confini di alcuni possedimenti terrieri dell'area lungo il crinale ed i pendii delle colline. Dai Cipressi, percorrere la mulattiera per una decina di metri e scendere nel centro abitato della frazione di Monte. A fianco del cimitero prendere la mulattiera che si inoltra nel bosco verso la frazione Sara.All’orizzonte si trova il cordone morenico dove sorge la frazione di Alduno; dietro si staglia il versante sud del Monte di Brianza, che con la sua dorsale verde crea una importante connessione ecologica tra il Parco e il Parco Regionale del Monte Barro. All’incrocio il percorso prosegue fino a uno degli affluenti del torrente Molgora. Svoltando a sinistra si costeggia il torrente in una piana che in tempi primordiali fu un lago creato dalle acque di fusione del ghiacciaio che da Occidente scendeva da Valmadrera e da Oriente scendeva con la colata di ghiaccio della Valle dell’Adda. Attraversato il ponte di legno, il percorso si avvicina al centro abitato della Valletta Brianza e incrocia la strada provinciale Como-Bergamo. Dirigersi verso il centro del paese, svoltare in via Traversa della Pesa e salire verso la Chiesa Parrocchiale percorrendo via Giovanni XXIII. Il panorama si affaccia su una piana che da Santa Maria Hoè arriva fino a Castello di Brianza, parte della Valle di Rovagnate. Su alcuni terrazzamenti, orti si alternano a alberi da frutta e vigne, coltivazioni tradizionali che ancora testimoniano l’economia agricola a livello famigliare tipica dell’Alta Brianza. La piana è invece coltivata a cereali, dove è praticata un’agricoltura intensiva. Alla rotonda salire la sterrata Via Roccolo (segnavia n.27, Roccolo/Tremonte) tra filari di conifere e terrazzamenti coltivati a vite. Giunti sul crinale il panorama mostra la Valle di Rovagnate tra i versanti del Monte di Brianza e i rilievi del Parco con il paese di Perego arroccato sulla collina. Il percorso prosegue poi nel bosco scendendo fino al centro abitato. All’incrocio svoltare lungo via Trento e proseguire fino alla località Tremonte. Questa frazione risale all’epoca dei romani che per primi si stabilirono in questa zona, fu importante per i traffici commerciali nella Valle di Rovagnate e nel Monte di Brianza. Proseguendo lungo la via del Ponte si arriva alla chiesa di Santa Veronica, situata all'interno di quello che un tempo era probabilmente una rocca dei Capitani di Hoè. Al suo interno è presente un affresco che rappresenta Veronica recante il santo telo con il Volto di Cristo, databile attorno al 1280. Dalla chiesa, una mulattiera sale verso il centro abitato di Tremonte. Si scorgono le rovine di una torre di avvistamento, risalente al X-XI secolo. In passato il complesso architettonico era imponente ed aveva un’importante funzione per il controllo del traffico stradale, che nell’antichità passava nella Valle di Rovagnate.La mulattiera prosegue tra terrazzamenti abbandonati e inselvatichiti alternati a terrazzamenti ben tenuti a ortaggi e frutta antica, fino a giungere al suggestivo ponte del Bordea.Attraversare il ponte, sospeso sopra il torrente Molgora e seguire le indicazioni della palina con segnavia n.25 Mirabella/Paù.La mulattiera si snoda nel bosco in mezzo a notevoli muri a secco, recentemente recuperati, e ad un certo punto un lavatoio in arenaria preannuncia l’arrivo alla località Mirabella.Dalla cascina Mirabella proseguire l’itinerario salendo la strada a tornanti che arriva all’abitato di Paù. Un uliveto occupa la maggior parte dei terrazzamenti che salgono fino al borgo, tra ronchi ancora coltivati a ortaggi e alberi da frutta antica e terrazzamenti pressoché abbandonati e inselvatichiti.Sul limitare della strada si trova il primo edificio, un oratorio di campagna dedicato a San Bernardo. Attraversare il centro abitato percorrendo via Piave e proseguire per la mulattiera che offre un punto panoramico sulla bergamasca, i rilievi di Montevecchia e la dorsale degli Appennini.La mulattiera scende in un bosco di castagni e querce fino alla valle dove scorre il torrente Alto Molgora, uno dei principali affluenti del Molgora. Proseguire per il borgo di Mondonico, attraversare il torrente e mantenersi sulla via Emilio Gola, lungo la quale sono allestiti una serie di pannelli recanti le opere del pittore.In passato Mondonico rappresentò un richiamo artistico per pittori come Emilio Gola, Aldo Carpi e Ennio Morlotti. Il borgo, oggi nel comune di Olgiate Molgora, ha la sua origine intorno all’anno mille, con la costruzione di un castello di proprietà della nobile famiglia Vimercati, di origine longobarda. In località la Squadra, la villa patrizia Villa Maria (risalente al quindicesimo secolo) fu l’abitazione della famiglia dei Bonfanti, poi feudatari Erba, dei nobili Rho e infine dei marchesi Secco d’Aragona.Più avanti si trova la chiesa di San Biagio, al cui interno si possono ammirare gli affreschi dell’abside e risalenti alla seconda metà del Cinquecento. L’itinerario prosegue a fianco delle mura di Villa Maria, per percorrere via Mondonico fino ad arrivare ad un bivio, dove a sinistra si incontra prima Villa Gola e poi Villa Sommi Piccenardi, un complesso architettonico risalente al 1700. Da Villa Sommi Picenardi proseguire lungo la via Sommi Picenardi fino a giungere alla stazione di Olgiate Molgora.
Da Cernusco Lombardone a Olgiate Molgora

Dal Rifugio Cespedosio alle vette

Sulle tracce dei pastori

Duomo di Monza

Una storia lunga più di 1.400 anni e un tesoro di valore inestimabile. Il Duomo di Monza è un gioiello tutto da scoprire.
Duomo di Monza, Chiese Monza

Lecco

Un territorio tutto da scoprire, dalle sponde del lago ai monti circostanti. Sulle tracce de "I Promessi Sposi" di Manzoni.
Lecco

Le Palle di Agilulfo

Il dolce tipico di Lomello

Alla scoperta delle Panchine Giganti in provincia di Pavia

Come ritornare bambini riscoprendo il paesaggio con le Big Bench!
Big Bench in provincia di Pavia

Castello Visconteo di Abbiategrasso

Visita uno dei castelli di delizia dell'antico Ducato di Milano
Castello Visconteo, Abbiategrasso

Sentieri tematici

Da Aprica è possibile raggiungere diversi sentieri tematici. Ognuno con delle caratteristche proprie e rinnomate, rappresentano delle eccellenze naturalistiche impareggiabili. Il connubio fra la cura del territorio e la memoria storica e culturale, dà vita ad esperienze da vivere con tutta la famiglia o da soli, a contatto con se stessi… Sentiero storico-militare “Monte della Croce” Il facile sentiero, adatto a tutti, che parte dalla piazzola antistante il ristoro “Quercia Antica” in Pian di Gembro è un percorso risalente alla Prima Guerra Mondiale, corredato da chiari pannelli descrittivi. Faceva parte della Linea Cadorna, per la difesa dei confini nazionali, nell’eventualità di un attacco austriaco. Sono conservate delle gallerie per il ricovero di munizioni ed una di puntamento rivolta verso Tirano. Dal punto di vista naturalistico, le specie vegetali prevalenti sono l’abete, il pino silvestre, il larice, la betulla e, nel sottobosco, il mirtillo nero. Al termine del percorso, si può ammirare la torbiera da un belvedere. Sentiero religioso “Beato P.G. Frassati” È grazie al Club Alpino Italiano che ha abbracciato l’iniziativa denominata “I sentieri Frassati d’Italia” al fine di realizzare in ogni regione italiana un sentiero dedicato al celebre alpinista che Aprica insieme a Corteno Golgi vantano il privilegio di possedere quello della Lombardia. Dal borgo di Sant’Antonio sale a Savrone, lungo un antico sentiero, conduce a Premalt, per poi arrivare al disco orografico (2000m), nei pressi dello Zappello dell’Asino, magnifico punto panoramico sulla Valtellina e su parte della Valle Camonica, giungendo infine alla cappella dedicata a S. Carlo, edificata a lato del Rifugio CAI Valtellina (1900m). Sentiero naturalistico “Il legno è vita” Dalla Malga Magnolta al Rifugio CAI Valtellina il sentiero 341 è stato denominato Sentiero tematico “Il legno è vita” e lungo il suo percorso sono state posizionate diverse bacheche con pannelli descrittivi che illustrano l’importanza del legno e tantissime curiosità sulle sue funzioni. Inaugurato nell’agosto del 2004 il sentiero nel 2016 è stato adottato dai bambini della scuola primaria di Aprica per il progetto “la Scuola adotta un monumento”. Il sentiero è molto comodo e di facile percorribilità senza grandi dislivelli, nella parte centrale si possono ammirare dei bellissimi panorami sulle Alpi Retiche. Sentiero storico “Premio Nobel C. Golgi” È un percorso facile, immerso per lo più nel bosco che si sviluppa tra Aprica e Corteno Golgi. È dedicato a Camillo Golgi, insigne ricercatore che ricevette nel 1906 il premio Nobel per la Medicina e Chirurgia, primo Nobel italian. Originario di Corteno (località denominata in suo onore Corteno Golgi) e poi, per decenni fu ospite ad Aprica durante le vacanze estive. Lungo il percorso sono stati dislocati numerosi pannelli descrittivi riguardanti la storia biografico-scientifica del luminare e le peculiarità storico-ambientali del luogo. Cammin facendo è possibile ammirare un bell’esempio di segheria alla veneziana e nelle immediate vicinanze, la chiesetta di S. Martino Franco (XI sec.), posta su di un’altura.
panorama

Passeggiata Ca' branchi- Somasassa- Caven- Tresenda

Difficoltà: facileTipologia: mistoTempo di percorrenza: 2 ore e 30 minutiAdatta a famiglie con bambini Dall’abitato di Teglio, si segue la strada provinciale verso Tresenda sino alla frazione di Ca’ Branchi, dove si imbocca la strada che scende a sinistra, seguendo le indicazioni per il laghetto di Somasassa. Si può lasciare l’auto presso il parcheggio del lago di pesca sportiva. Si prende la strada sterrata che scende verso valle e, dopo poche decine di metri, si può ammirare un antico e ampio castagneto da frutto. Dopo circa 500 metri, si scorge alla propria destra il campanile della chiesa di San Gottardo, mentre sul versante orobico, si può osservare la frazione di Carona e, più a destra, incastonato tra due declivi, il campanile della frazione di Bondone.  Deviazione per CavenAll’inizio della strada in cemento,  si prende la via sulla propria destra che scende ripida verso valle, snodandosi tra i vigneti terrazzati dove si produce il vino Valgella, prestigioso Valtellina Superiore docg. Proprio presso questi terrazzi vitati sono state ritrovate le stele di Caven appunto, reperti preistorici di grandissimo pregio, visionabili oggi nelle sale di Palazzo Besta. Comincia ora un tratto in discesa, che prosegue sovrastando la frazione di Tresenda, verso la fine del quale si può ammirare alla propria sinistra una ceppaia di celtis australis (bagolaro) incastonata in una porzione rocciosa frastagliata. Proseguendo in leggera salita, l’area coltivata a vite lascia spazio ai frutteti - meleti in particolare - e ad antichi terrazzamenti di castagno da frutto. Dopo circa 1.300 m di percorso si giunge a una postazione panoramica sulla parte orientale della valle, dove si possono chiaramente sorgere in successione gli abitati di Boalzo, Bianzone, Villa di Tirano, Tirano (sovrastata dalla mole del Monte Massuccio) e, sul fondo, il conoide di Sernio. In corrispondenza di un ruscello, inizia il percorso di ritorno. All’incrocio con la strada che porta da Balzo a Teglio si prosegue a sinistra, costeggiando il ruscello e sul tornante si continua sull’asfalto in leggera salita. Affrontati i due tornanti in salita, si apre un’ampia selva castanile, punto ideale per una breve sosta ombreggiata. Al bivio che segue, si prosegue a sinistra seguendo la strada principale e, alla propria destra, si può ammirare  un’antica cappella votiva. Si risbuca dunque alla piana di Somasassa. Al bivio si può scegliere se proseguire verso sinistra e concedersi una visita al borgo di Somasassa,  oppure se continuare verso destra, riportandosi verso il punto di partenza. Dopo circa 20 minuti di cammino, si imbocca il sentiero sterrato sulla sinistra che costeggia il lago di Somasassa e riconduce al parcheggio. Clicca il link qui sotto per scoprire il prossimo percorso!
Somasassa

Civico Museo Archeologico di Angera

Angera, oggi splendida cittadina di villeggiatura sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, ha restituito le più antiche testimonianze della presenza umana nel territorio di Varese ed era già anticamente una importante stazione di traffico lungo le vie commerciali fluvio-lacuali a cavallo delle Alpi. Gli scavi, condotti a partire dalla fine dell'800, riprendono frequentemente anche oggi e restituiscono sempre reperti significativi, attentamente raccolti, studiati ed esposti al pubblico in una veste didattica che si aggiorna di anno in anno. Il Civico Museo Archeologico,  situato nel centro del paese , è ospitato in una bella palazzina quattrocentesca e raccoglie le più importanti attestazioni storiche del territorio. La prima sala è dedicata alla preistoria, con significative testimonianze dal Paleolitico superiore all’Età del Rame, tra cui quelle individuate nella famosa Grotta di Angera. Oltre ai numerosi reperti originali è stato allestito un Tavolo Tattile che permette a tutti i visitatori di toccare con mano, annusare, provare alcune tecniche preistoriche attestate nel territorio. Nella seconda sala si passa ad illustrare l'area abitativa di Angera in età romana. Numerose e significative sono le testimonianze della cultura, della religione e della struttura dell’antico vicus, oltre che le monete e i reperti che attestano gli antichi rapporti commerciali con l'Europa centrale e il Mediterraneo. Una sezione è dedicata ai rari e affascinanti resti organici e alimentari, tra cui l’olla di Cislago contenente semi di segale, frumento e castagne, e  i famosi Panini di Angera, per i quali il borgo è secondo in Italia solo a Pompei. Ampio spazio è dedicato alle necropoli romane, da cui provengono numerosi corredi, reperti in vetro, ceramica e metallo, lucerne, monete e piccoli gioielli. Dal cimitero paleocristiano si segnala una lastra  marmorea di VI secolo con un’iscrizione in greco: è la stele funeraria di un antico commerciante vissuto e sepolto ad Angera, ma nato in Siria; il reperto conferma la grande mobilità dei popoli, in tutto il mondo abitato, fin dalle epoche antiche. Sotto il portico del pian terreno, è stato allestito un bel Lapidario con statue, altari e frammenti di monumenti funebri, accessibile anche ai non vedenti. Le sale ospitano anche il MABA, Museo Archeologico dei Bambini – Angera, un allestimento colorato, pensato per le necessità dei bambini, per farli sentire a loro agio in un ambiente accessibile, in cui potranno trovare spiegazioni iconografiche, sgabelli per raggiungere le vetrine più alte, libri e giochi tematici, grazie ai quali imparare insieme ai loro genitori. Il Museo Archeologico è ospitato nel Palazzo del Pretorio,  un edificio quattrocentesco al quale si accede da Via Marconi attraverso un portale ad arco acuto in pietra d’Angera. Il lato nord del piccolo cortile è ornato da un porticato sorretto da colonne in pietra d’Angera con capitelli scudati e fogliati. Nel Settecento vi era la sede del Pretorio, che nell’Ottocento divenne Pretura. Ai primi del Novecento vi si trovava il Municipio, trasferito nel Dopoguerra.  Dal 1982 il Palazzo ospita al primo piano il Museo dove sono raccolte preziose testimonianze sulle origini e sulla storia di Angera.
Civico Museo Archeologico di Angera

Madesimo

Adrenalina sulla neve. Grandi passeggiate in estate e i sapori della tradizione. In Valchiavenna, Madesimo è un mix di sport e gusto
Madesimo