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Lago d'Idro

Milano, sulle orme di Leonardo

Le suggestioni pittoriche, i disegni. Macchine e grandi opere d’ingegneria idraulica. A Milano, viaggio sulle orme di Leonardo

Laghi in Lombardia: 5 mete d’autunno

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Laghi in Lombardia autunno

Natale, i piatti della festa in Lombardia

Il pranzo di Natale in Lombardia: i piatti più famosi della tradizione culinaria regionale delle feste, dall’antipasto al dolce
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7 città d’arte in meno di un’ora di treno da Milano

Lecco città d'arte

Leonardo da Vinci a Milano: itinerario a piedi tra arte, scienza e storia

Scopri Milano seguendo le orme di Leonardo da Vinci: un itinerario a piedi tra il Duomo, il Castello Sforzesco, la Pinacoteca Ambrosiana e il Museo della Scienza. Perfetto per chi ha poco tempo ma vuole vivere la città con occhi rinascimentali.
Statua di Leonardo da Vinci in piazza della Scala ph: YesMilano

La Valvarrone e l'Alta Valsassina

Una valle fuori dal mondo e dal tempo, alla fine della Valsassina
Alta Valsassina Valvarrone

Museo d'Arte Moderna Folligeniali

Cenni storici Nel 1975 alcune persone, desiderose di sperimentare la propria creatività ma prive di strumenti, scoprirono che un giovane artista lodigiano, Angelo Frosio, metteva la sua casa, il suo tempo e il suo talento a disposizione di chiunque avesse voluto approfittarne. Fu così che, grazie al passaparola ed all’iniziativa di un artista, nacque, in una cantina, la scuola d’arte Bergognone.Dopo pochi anni gli allievi di Frosio erano diventati così numerosi da costringere il giovane artista a chiedere al Comune uno spazio adeguato. Gli furono concessi il patrocinio e i locali di un vecchio edificio, l’ex asilo Boggiali, fatiscente ma con una bella architettura Art Decò, ideale per lo spirito artistico degli allievi. Da essi la nuova sede fu prontamente ribattezzata a colpi di colore e di pennelli: e proprio qui agli inizi degli anni Novanta nacque il Museo Folligeniali, che ben presto si riempì delle opere degli allievi della Scuola.Nel 2009 l’edificio che ospita il Museo è stato interamente ristrutturato. Criteri espositivi Guardando il museo Folligeniali non si può non restare colpiti dal lavoro di restauro che è stato operato sul vecchio asilo: ora, agli occhi di chi osserva, si presenta un edificio liberty totalmente rinnovato in pieno rispetto del vecchio stile, ma con le colonne e i fregi in particolare risalto, riportati alla luce e a nuova vita. All’entrata vi è un ponticello che solca una piscina, nella quale sono stati collocati dei sassi di diverse dimensioni provenienti da tutto il mondo, posti in modo da formare una chiocciola, simbolo della Scuola d’Arte Bergognone.Entrando vi è un lungo corridoio che mostra alcune opere degli artisti allievi della Scuola. Essi hanno fatto proprio il motto che Frosio ha con tanta dedizione trasmesso negli anni: L'arte è amare. E’ questo il filone che unisce le opere esposte degli allievi più talentuosi innamorati del metodo del maestro. Queste opere sono costantemente illuminate dalla luce esterna proveniente dalle vetrate di cui è composta tutta la parete destra del corridoio.Vi è inoltre la Stanza dei Maestri in cui sono conservate le opere dei grandi maestri e amici di Angelo Frosio, da Enea Ferrari a Ugo Stringa, da Hsiao Chin a Maiocchi e a Pollini, da Agnetti a Piero Manzoni.Ma nel Museo non ci sono solo quadri: al centro di un’altra grande sala vi è una statua di grandi dimensioni che simboleggia un unicorno accompagnato da un pianoforte, in cui lo spettatore può entrare per diventare una cosa sola con l’opera.Al termine del corridoio vi è un grande crocifisso, formato da 64 croci di diverse forme e materiali, prodotti dagli allievi della Scuola e da artisti-artigiani di tutto il mondo. In un'altra sala più piccola chiusa da una scala sovrastante è conservato un grande “Mondo di spine”, a interpretare l’universalità del dolore. Il Museo rappresenta la sintesi della missione che la Scuola Bergognone ha portato avanti negli anni e che si  concretizza nelle opere d’arte esposte. L’arte è di tutti, in ogni persona c’è arte, ovvero “l’arte esiste perché tu esisti”. Per tale motivo le opere realizzate dalla Scuola non sono caratterizzate da un unico stile, non sono fatte sullo stampo del maestro: ci sono tanti stili quante sono le persone, quanti i percorsi creativi resi possibili dalle giuste circostanze messe in atto qui.L’arte è il fare, il trasformare la materia, il ridare dignità alle cose comuni, magari consunte e logore. Il lavoro dell’uomo null’altro è in fondo se non l’abilità di aggiungere valore alle cose. E quel valore ha un’unicità legata non tanto alla cosa in sé, quanto a colui che l’ha saputa manipolare, leggere, capire, interpretare, a colui che ha saputo andare al di là dell’apparenza e trarre il nuovo dal vecchio, l’armonioso dall’informe, l’originale dall’ovvio, il bello dall’insignificante. E per fare questo occorre una scuola, prima di tutto di vita, capace di forgiare persone autentiche. Ingresso gratuito  
Esterno Museo d'Arte Moderna Folligeniali

Calcio in provincia di Bergamo sulla A35

I murales, il castello medievale e la Chiesa di San Vittore.
Murales a Calcio

Le torri e le case medievali di Riva di Solto

Il borgo di Riva di Solto conserva numerosi edifici medievali, sia civili sia fortificati. Si contano quattro torri, tra cui quella di via Torre: l’edificio, tuttora in ottimo stato, sorgeva all’esterno del paese in posizione strategica vicino al lago. Fu costruito nel XIII secolo con bozze di argillite di Riva di Solto, di cui alcune lavorate a bugnato, disposte in corsi paralleli e legate da malta. L’accesso avveniva dalla porta archivoltata sul fronte est, posta a circa 2,50 m dal piano stradale, cui si saliva tramite una scala lignea rimovibile; all’ultimo piano a sud si apriva una finestra per l’avvistamento sul lago, mentre sugli altri lati vi erano le feritoie. La torre faceva parte di un piccolo nucleo fortificato costruito a metà del XIII secolo: del muro di cinta del fortilizio si conserva una porzione lunga oltre 20 m (sul fronte est di via Torre), la cui parte originaria (la più vicina al piano stradale) è in bozze bugnate di alto livello tecnico-esecutivo. Altre due torri si trovano all’interno dell’abitato (nella proprietà privata di vicolo Cavalli 4 e in vicolo Rossetti), a ridosso del lago e molto ravvicinate fra loro, originariamente destinate ad abitazioni e poi distrutte nel XV secolo dai Veneziani. Era invece funzionale alla difesa del borgo l’edificio fortificato di via Montagnola (visibile a ovest sul lungolago) costruito a mezza costa oltre il torrente di San Rocco. Nel borgo vi sono numerose costruzioni civili edificate tra XII e XIII secolo: entrando in ogni vicolo si potranno scorgere le case medievali ancora oggi in uso. Tra i complessi più significativi si segnalano la casa di via Porto 4 (angolo via Torre), che presenta al piano terra due abitazioni di XII-XIII secolo, successivamente unite da un archivolto in calcare bianco, e rialzate fino al secondo livello. Sul fronte ovest di vicolo Crescini 5, al centro del borgo, è osservabile una delle case meglio preservate: la muratura in blocchi calcarei perfettamente squadrati legati da malta segnata da precise stilature (tracce nella malta) è costruita tra XII e XIII secolo assieme al portale archivoltato. Procedendo verso ovest, in vicolo Fonteno 4, si incontra una casa realizzata in grosse pietre squadrate e bugnate con due portali architravati (uno tamponato e l’altro ancora in uso) con l’originaria trave lignea del XIII secolo. Lungo il fronte lago (via del Porto 68/78), sono visibili diversi edifici dalla fine del XII secolo fino al XIV secolo, sopravvissuti per un tratto lungo oltre 30 m. Al civico 70 sorge l’edificio più antico, con due ingressi archivoltati gemelli al piano terra attribuiti del XII secolo (oggi intercettati dal grande portale); successivamente fu costruito il complesso al civico 68, con due ingressi archivoltati gemelli che portano a un unico ambiente, e un ingresso architravato (nei pressi dell’accesso attuale) che conduceva ad un altro vano. In ultimo fu realizzato il civico 76, lasciando un corridoio di accesso ai broli retrostanti (oggi occupato dal portone civico 74): il complesso aveva due ingressi archivoltati gemelli e un portale architravato, da cui, tramite un corridoio, si accedeva alla scala sul retro per salire ai piani alti. Questi edifici sul fronte lago avevano funzione commerciale: al piano terra si trovavano le botteghe, mentre la zona residenziale era al primo piano; altre strutture con funzione commerciale si conservano in vicolo Ruggeri (civico 1) con archivolti gemelli in travertino e porta architravata (oggi di restauro). L’edificio a chiusura dell’insediamento medievale si trova in via del Porto 107, tra la Villa Martinoni (XVII secolo) e la chiesa di San Rocco (1530): dietro il complesso fortificato di recente restauro, se ne trova un altro posto su più livelli con portali al piano terra e triplo ordine di finestre costruito nel XIV secolo.   Federica Matteoni
Le torri e le case medievali

I nuclei storici di Marone

Il comune di Marone, situato a metà della sponda orientale presso la foce dei torrenti Opol e Bagnadore, si compone di varie frazioni: Ariolo, Collepiano, Ponzano, Pregasso, Vesto e Vello. Il territorio era già abitato nel periodo romano, come testimonia la presenza di una villa ancora in uso nel III-IV secolo d.C. a sud del paese, in località “Cò de Ela” (Capo della Villa). Nel periodo medievale gli insediamenti più significativi si localizzarono sulle aree di versante, più difendibili da attacchi esterni e più salubri; si svilupparono i centri di Vesto, Pregasso e Collepiano, situati oggi come allora sulla strada Valeriana o Valligiana, via di comunicazione montana che, attraverso la riviera sebina, conduceva alla Valle Camonica. Probabilmente la presenza benedettina e l’azione della pieve di Sale Marasino favorirono in questi secoli lo sviluppo agricolo. Secondo la tradizione locale, nel X secolo Alberto da Pregas otteneva da Ottone I l’investitura del Castello di Pregasso – sull’altura isolata che domina Marone – e del relativo feudo. La chiesa di San Pietro, all’interno della fortificazione, e in relazione con l’allora centro principale di Pregasso, svolse funzioni parrocchiali fino al 1578. All’approssimarsi del XIV secolo la famiglia signorile degli Oldofredi di Iseo, fedelissima alleata dei Visconti, ebbe in Marone proprietà di case e terreni. Con l’affermarsi di Venezia, nella seconda metà del ‘400, Marone beneficiò di un relativo benessere economico e di una stabilità politica che consentirono, attraverso la vicinia (comune rurale), un’oculata gestione del territorio. È di questo periodo la decadenza di Vesto e di Pregasso in favore di Marone che si modellerà attorno al porto e alla grande chiesa parrocchiale dedicata a san Martino di Tours e all’Immacolata Concezione. Caduta la Repubblica di Venezia, in età napoleonica Marone aderì alla Repubblica Bresciana. L’economia del periodo ebbe il suo fulcro nella produzione dei feltri e delle coperte di lana. Nel 1828, sotto l’Impero austroungarico, iniziò la costruzione della strada costiera che conduce a Pisogne, importante località e porta d’accesso alla Valle Camonica; l’opera venne terminata nel 1850 e favorì grandemente le comunicazioni e il trasporto di cose e persone. Con l’unità d’Italia (1861) l’economia continuò a prosperare soprattutto grazie alla produzione di coperte di lana e manufatti di seta. Tra le due guerre si insediò a Marone un’imponente struttura industriale, ancora oggi operante, “La dolomite” di Attilio Franchi (1919) che modificò radicalmente il paesaggio urbano. Oggi la comunità, come altre del Sebino, sta concentrando la sua attività nella coltivazione dell’olivo producendo un olio che ha raggiunto alti livelli di qualità e che permette a Marone di aderire all’Associazione Internazionale delle “città dell’olio”. La visita al paese inizia dal sagrato della chiesa parrocchiale direttamente affacciata su un gradevole lungolago. Alle spalle della chiesa parte l’itinerario pedonale “della valle” che risale la costa del monte attraverso una ripida quanto suggestiva stradina, fatta in acciottolato e con dei gradini di pietra al centro. Il percorso transita per il piccolo nucleo abitato di Piazze dove, nei pressi della ferrovia, si nota la muratura di una casa-torre di epoca bassomedievale. Lungo il viottolo discende un’importante sorgente di origine carsica: la Festola che faceva funzionare le pale dei mulini (ben 28 ruote di mulino nel ’400); successivamente, con l’avvento dell’industrializzazione, le ruote servirono per azionare i macchinari per la lavorazione della lana e della seta. La sorgente è attualmente in parte incanalata. La salita si conclude a Ponzano, posto sulla strada che collega Marone con Collepiano e Zone. Il borgo conserva numerosi segni del passato. Alcune vie hanno il passaggio sotto il vòlto delle abitazioni come avviene per Vesto. Vi è poi il complesso del XV secolo con torre che si eleva nella parte mediana del centro storico e che probabilmente faceva parte di un antico cortivo (dimora fortificata, recinta da un muro, con torre a proteggere l’ingresso).   Angelo Valsecchi
i nuclei storici di marone