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Mototurismo su "quel ramo del Lago di Como"

Il Lario è famoso per la sua bellezza, soprattutto per i paesaggi che si possono ammirare dalle sue sponde.   Sebbene la Riviera lecchese sia meno importante per il turismo di quella comasca, meno ricca di nobili memorie del passato, meno ricca di ville con giardini, è comunque molto suggestiva. Il paesaggio è dominato da catene montuose.Oggi partiamo da Lecco per scoprire i tratti più distintivi.  Per visitare questi luoghi, la cui tradizione ha stabilito l'ambientazione degli episodi dei Promessi Sposi, consigliamo una lenta passeggiata nella parte meridionale di Lecco dalla contrada di Pescarenico, dove sono pochi i resti del monastero di Fra 'Cristoforo ma dove troverete poter visitare la chiesa dei Santi Materno e Lucia e i quartieri di Olate, presumibilmente paese natale di Lucia e dove i due si sono promessi di sposarsi. Il tour riprende verso Abbadia Lariana, per gustare il panorama; il consiglio è di prendere la litoranea lungolago e a pochi km da Lecco si incontra questo piccolo paese: la spiaggia è erbosa ad accesso gratuito. È presente un bar, cabine, sdraio, servizi igienici. È disponibile il servizio di noleggio lettini, merita sicuramente una sosta, magari accompagnata da un buon gelato. Il giro prosegue verso Mandello del Lario dove una visita quasi obbligata al museo "Moto Guzzi" che espone una ricca collezione di oltre 150 pezzi tra moto sportive e di serie, prototipi sperimentali e motori che testimoniano la storia della due ruote.Tra le eccellenze esposte si può ammirare la prima motocicletta costruita da Carlo Guzzi nel 1919 e la Otto Cilindri 500 del 1957, ideata da Giulio Cesare Carcano.L'area espositiva dedicata alle moto di serie presenta oltre 80 veicoli che, insieme al racconto della storia produttiva dell'Aquila di Mandello, raccontano una pagina dell'evoluzione sociale ed economica dell'Italia.Tra i testimoni della storia si incontra la Norge del 1928, la prima gran turismo progettata dai fratelli Guzzi, le Guzzi serie Sport e GT degli anni Trenta, l'Airone, la moto di media cilindrata più diffusa in Italia dal 1939 al 1957, e il Falcone.Il percorso espositivo dedicato alle moto da corsa regala l'emozione di trovarsi a poca distanza dalle due ruote che hanno contribuito al mito sportivo della "Casa di Mandello del Lario", tra le quali si trova la Guzzi 4V del 1924, la moto con cui Guido Mentasti conquistò il primo titolo europeo sul circuito di Monza e la Guzzi 350 che vinse nel 1955. Per lasciarsi coinvolgere nell'atmosfera del mito, da non perdere è la sezione "Il Suono della Passione", dedicata alla proiezione dei filmati più interessanti della storia Moto Guzzi. La gita riprende costeggiando sempre il lago per qualche km fino ad arrivare a Lierna, un delizioso borgo che conta poco più di duemila abitanti, ma che viene visitato da migliaia di turisti ogni anno; nelle mezze stagioni i visitatori amano passeggiare tra i vicoli del paese o sul lungolago Castiglioni, tra la piazzetta principale e la banchina del molo.Per ammirare il panorama del borgo e dei borghetti annessi affacciati sul lago di Como il punto migliore è da Genico; qui tutti i visitatori si soffermano per un selfie o una foto ricordo. Si continua a percorrere il Lungolago verso Varenna, caratteristico borgo di pescatori da visitare con lentezza, per godersi a pieno ogni suo angolo. Nella parte vecchia si incontrano strette viuzze, lunghe scalinate e piante rampicanti sulle facciate delle case in pietra. La passeggiata degli innamorati, una bellissima passerella a bordo d’acqua, vi porterà dall’imbarcadero fino al centro del paese. Qui si incontra il piccolo borgo antico, con le sue case variopinte arroccate ai piedi della parete rocciosa, sulla cui sommità sorge il Castello di Vezio. Proseguendo il nostro bel giro panoramico con un paesaggio splendido e poco impegnativo arriviamo a Bellano, da non perdere una visita all’Orrido, una gola naturale creata circa 15 milioni di anni fa dal torrente Pioverna le cui acque hanno modellato gigantesche marmitte e suggestive spelonche. I tetri anfratti, il cupo rimbombo delle acque tumultuose hanno fatto dell’Orrido uno degli attrattori più noti del Lario. L’ultima tappa prevista è Dervio dove è possibile fermarsi per una degustazione di piatti tipici lecchesi, salsiccia e polenta sono il piatto contadino d’eccellenza, solitamente servito con formaggio locale; altri due piatti tipici lecchesi di origine contadina sono il risotto con la luganega, tipico di tutta la zona comasca e la zuppa di cipolle. Non mancano i piatti a base di pesce come il risotto col pesce persico, gli agoni o il lavarello.Il tour volge al termine, si raggiunge la superstrada per fare rientro, ricordando che le due ruote sono libertà, gioia e vita, quindi sempre prudenza.

La Strada della Forra e la Gardesana Occidentale in moto

La Gardesana occidentale, soprattutto nel tratto che costeggia il lago da Salò a Riva del Garda, è sicuramente un concentrato di Storia.   Da quando è stata costruita nel 1931 ha sostituito la navigazione fluviale sul Lago di Garda come via di collegamento tra la pianura lombarda e il Trentino. Una volta che si conosce la storia di questa strada non si può far a meno di amarla e ripercorrerla più volte. I primi chilometri di Gardesana furono terminati nel 1914, l’opera fu completata nei primi anni ’30, quando anche la porzione più settentrionale del lago era diventata, dopo la Grande Guerra, italiana.  L’alto lago di Garda fu infatti un importante teatro di guerra, su entrambi i versanti. L’importanza strategica della Gardesana Occidentale si rinnovò anche nella seconda guerra mondiale, con la realizzazione di importanti fabbriche di armamenti non convenzionali proprio nelle gallerie di difesa scavate ai tempi della Grande Guerra, in particolare nella zona di Riva del Garda. La Gardesana occidentale è bellissima di suo, la Strada della Forra (strada provinciale 38) che porta a Tremosine, nella parte iniziale è sorprendente! Incastonata nelle viscere della montagna da cui inizialmente guardando in basso si continua a vedere il blu del lago, si incunea in una profonda spaccatura nella roccia, in cui il continuo entrare e uscire da gallerie e spaccature crea un effetto suggestivo e surreale. Non per niente le scene iniziali di uno dei film di James Bond sono state girate proprio qui!Moltissimi motociclisti avranno già fatto un giro sul Lago di Garda rimanendo affascinati da questo suggestivo angolo d'Italia, ma con questo tour in moto vogliamo portarvi a scoprire le curve e i panorami più belli del Garda. Il periodo migliore per percorrere la Gardesana Occidentale è nei mesi primaverili ed estivi, consiglio di evitare i giorni festivi in quanto la strada nei week end di vacanza è molto intasata, un vero peccato per i motociclisti respirare i gas di scarico delle tante macchine. Come arrivare: se decidiamo di iniziare il nostro tour da sud, partendo da Sirmione puoi percorrere l’autostrada A4 Milano-Venezia uscita Sirmione, una piccola cittadina in provincia di Brescia che incanta i suoi numerosissimi visitatori con la bellezza dei paesaggi mozzafiato e architetture piene di storia, tanto da essersi meritata a pieno di portare il titolo di “Perla del Garda”. A Sirmione potremmo ammirare proprio all’inizio dell’area pedonale il Castello Scaligero, una rocca costruita intorno alla metà del XIII secolo; si tratta di uno dei rari esempi di fortificazione lacustre nonché di uno dei castelli di quell’epoca meglio conservati d’Italia. A Sirmione ci sono anche le Grotte di Catullo da visitare (malgrado il nome, si tratta dei resti di una imponente villa romana proprio sulla punta della penisola), ma il tempo corre…Proseguiamo il tour dirigendoci da Sirmione verso Desenzano del Garda con il suo bel lungolago. Sempre avanti verso Salò, attraversando Moniga e Manerba.Proseguendo ci dirigiamo verso Gardone Riviera. Passiamo di fianco al Vittoriale, se c’è ancor tempo vale assolutamente la pena di una visita al parco ed alla casa-museo di Gabriele D’Annunzio. Il tour continua proseguendo verso Maderno che può vantare un lido bellissimo, ampio e ben servito, come una spiaggia dell'Adriatico, mentre Toscolano è famoso per i suoi grandi ed ombrosi campeggi a ridosso della spiaggia.Finalmente arriviamo all’imbocco della SP 38 all’altezza della deviazione per Tremosine, inizia la strada della Forra considerata “la strada più bella del mondo”, definita da Winston Churchill “l’ottava meraviglia del mondo”. Fu costruita nel 1913 per iniziativa del parroco di Tremosine per collegare la frazione di Pieve al porto. La strada, incastonata nelle viscere della montagna, ricavata nella forra del torrente Brasa. Parte dai 65 metri di quota del lungolago per arrivare ai 423 del borgo di Pieve di Tremosine.La Strada si snoda per circa 6 chilometri e consente di entrare nel cuore della montagna attraverso gallerie che permettono di vivere da vicino la roccia fatta di strati millenari, le piante rampicanti, in uno scenario quasi fiabesco. la velocità deve essere molto ridotta perché i tornanti della montagna sono stretti, le gallerie anguste, e serve molta attenzione durante la guida. Anche perché in alcuni punti solo un muretto protegge la carreggiata dall’abisso sottostante, e quindi serve calma e concentrazione per vivere quest’avventura. Per i motociclisti, l’ebrezza dei tornanti è un richiamo unico, e per chi fa una gita sul Lago di Garda in moto, la Strada della Forra è un’attrattiva irresistibile per piegare e sentirsi più liberi che in auto, tra gli spazi stretti nella gola del torrente Brasa.Nel secondo tratto della strada (da Pieve a Vesio) le curve si fanno più strette e le gallerie del canyon scavato dal torrente si infilano perpendicolari al monte, diventando abbastanza buie e necessitando degli abbaglianti.  È qui che nei tratti esterni il panorama è avvincente soprattutto al tramonto grazie alla scenografica illuminazione pensata per la Strada della Forra.La fine ufficiale della SP38 è a Tremosine del Garda, che riserva un altro scenario spettacolare dalle sue altezze, un paese su uno sperone di roccia tra montagna e lago, Se cercate splendidi paesaggi sul Lago di Garda non perdete da Tremosine una passeggiata alla Terrazza del Brivido!Per il rientro ci sono due alternative. Se abbiamo fatto il pieno di curve, da Tremosine rotta verso Limone del Garda, dove riprenderemo la Gardesana per il ritorno.Se resta ancora un po’ di spazio per pieghe e tornanti, sempre da Tremosine rotta invece verso Tignale, e da qui sempre al rientro sulla Gardesana.

Con la moto a Cremona e dintorni

La Lombardia si apre davanti a noi con le sue grandi pianure.   Distese di terreni coltivati in una delle campagne più fertili d’Europa, che sostengono un settore agricolo ad alta, anzi altissima densità produttiva, strade diritte ma non noiose, grandi cascine costruite in alcuni casi addirittura secoli fa, una rete di canali di irrigazione presi a modello in tutto il mondo. Siamo peraltro nella zona più industrializzata d’Italia, e questo si vede in particolare vicino alle grandi arterie di comunicazione.Possiamo raggiungere comodamente Cremona immettendoci in A1 Autostrada del Sole, la distanza Milano Cremona è di 96,64 km, entrando quindi all’altezza di Piacenza sulla A21 Torino Brescia; oppure possiamo più piacevolmente percorrere sempre da Milano la SP exSS415, che ci porterà a Crema, poi a Castelleone e quindi a raggiungere Cremona, viaggiando sulla viabilità minore. Crema è una antica citta, che fortunatamente mantiene nel suo centro storico l’impronta medioevale ed addirittura alcuni tratti superstiti dell’antica cinta di mura difensive, ricca di monumenti interessanti e visitabili. Tra i tanti, di cui vi è una ampia descrizione su diversi contenuti di www.in-lombardia.it, certo da segnalare la Piazza del Duomo, vero fulcro civile e religioso della vita del borgo durante i secoli ed ancora oggi; tanti sono però i posti interessanti da visitare di questa città, più vicina al capoluogo milanese che a quello cremonese.  Un poco fuori direzione, ma poi non così distante, troviamo Soncino, famoso borgo fortificato e cinto da mura e bastioni in ottimo stato di conservazione, che vedono nell’imponente Rocca il bastione principale di difesa. Tutto il centro storico ha mantenuto l’impronta urbanistica quattrocentesca, e senz’altro merita una deviazione ed anzi una visita con annesso book fotografico.Puntiamo a questo punto con decisione verso Cremona, raggiungibile da Sud tramite la A21, oppure da nord scendendo da Crema, oppure ancora per tracciati minori da Soncino. Cremona è definita la città delle 3 T: sulle prime due non ci sono dubbi: Torrazzo, uno dei campanili (in cotto) più alti e simbolo della città; e Torrone, che qui è nato 500 anni fa e che poi è diventato famoso in tutto il mondo. Sulla terza T ci sono diverse scuole di pensiero: qualcuno dice sia Tognazzi, il grande attore (e grande cuoco) nato a Cremona…ma il detto popolare non si rifà al grande Ugo, ma piuttosto…. Cremona comunque non è solo torrone, la Mostarda di Cremona è un prodotto tipico della Lombardia, capace di colorare dei vividi colori della frutta le tavole invernali, specie se imbandite con lessi e bolliti. Non a tutti piace, ma per diverse persone è una vera leccornia, anzi meglio se molto senapata (e le varietà più piccanti quasi tolgono il respiro…).Dopo questa veloce introduzione vi consiglio cosa vedere assolutamente a Cremona; parcheggiamo la moto appena fuori del centro storico, e proseguiamo a piedi.  Come ogni città, anche Cremona ha il suo fulcro principale che si trova ubicato nella Piazza centrale; colpisce subito il contrasto tra il rosso dei mattoni con il bianco del marmo del Duomo e del Battistero. Lungo il perimetro della Piazza del Comune si susseguono il Duomo di Cremona, il Battistero, il Torrazzo simbolo della città, la Loggia dei Militi e il Palazzo del Comune. Il Duomo di Cremona (o cattedrale di Santa Maria Assunta) è uno degli edifici religiosi più belli dell’Italia settentrionale, costruita in romanico nel 1100, ha subito rimaneggiamenti continui quindi oggi si possono scorgere elementi gotici e barocchi. I più sportivi non resisteranno alla tentazione di salire i 502 faticosi scalini che portano sulla vetta del Torrazzo, il campanile del Duomo di Cremona. Ovviamente la vista da qui è magnifica e giustifica pienamente la fatica che si fa per arrivarci. Inoltre, dall’alto dei 112 metri raggiunti, potrete vantarvi di essere saliti sulla torre in muratura più alta del mondo. Il Torrazzo è il simbolo di Cremona e domina la piazza guardando dall’alto gli altri monumenti della piazza (e in verità è visibile anche a grande distanza dal centro cittadino). In realtà è composto da torri di diversa epoca che si sono sovrapposte. Al quarto piano è incastonato un orologio astronomico di 8,5 metri, due metri più grande del famoso Big Ben di Londra. Proseguiamo il nostro tour imboccando la sp87 e ci dirigiamo verso Castelponzone attraversando il territorio di Sospiro. Castelponzone, antico borgo fortificato che però nel tempo ha perso le strutture murarie di difesa, è un piccolo borgo molto ben conservato, specializzato un tempo per  la produzione delle funi di canapa e l’attività di numerosi cordai. Se siamo arrivati fino a qui dobbiamo per forza visitare il Museo dei Cordai. Sicuramente siamo arrivati all’ora di pranzo, una sosta in uno dei numerosi ristoranti o trattorie ci accompagnerà nel gustare la famosa cucina cremonese, certamente non adatta a chi è in dieta strettissima. Formaggi (siamo nella patria del Grana Padano, e del Provolone Valpadana, entrambi DOP), e poi salumi, marubini cremonesi, i bolliti, i dolci; insomma una delizia! Accenniamo un rientro verso nord, e portiamoci in un altro borgo che merita sicuramente di essere visto e non si trova a troppa distanza: è Isola Dovarese. Per raggiungerlo ci basterà imboccare la Sp70 e percorrere una quindicina di Km, giunti a destinazione ci troveremo in un antico borgo medioevale che conserva ancora oggi una splendida e suggestiva piazza porticata, edificata a fine Cinquecento, sulla quale si affaccia Palazzo Pretorio con le antiche prigioni. Addentrandovi tra le contrade e i vicoli del borgo potrete visitare la chiesa parrocchiale S. Nicolò, che al suo interno custodisce quadri come l'Ecce Homo di Bernardino Campi e un'Annunciazione attribuita ad Altobello Melone e il grazioso oratorio di San Giuseppe, ospedale militare durante il Risorgimento per i feriti della battaglia di Solferino. Risalendo verso Ponte Vecchio è possibile godere dello splendido panorama che il Parco Oglio Sud, con la sua flora rigogliosa e la sua fauna tipicamente fluviale, offre ai visitatori amanti della natura. Per immergersi nella storia (più che millenaria) di questo Comune, bisogna visitarlo qui in occasione del Palio, una rievocazione in costume del periodo quattrocentesco in cui Isola Dovarese apparteneva al dominio Gonzaghesco di Mantova, anche per difendersi da due ingombranti vicini quali i Signori di Milano e la Repubblica di Venezia. Dopo questa veloce ma impegnativa parentesi cremonese, è ora di ridirigere le due ruote verso casa!!Una “velocissima” parentesi. A San Martino del Lago (Cr) si sente il rombo dei motori! Il nuovissimo Cremona Circuit con una pista principale di 3.450 m. per moto ed auto!!!  

Da Pigra al rifugio Venini a Tremezzo

L’itinerario prevede una parte di percorso in montagna in mtb tra batterie e trincee e una parte a ridosso del lago Lario dove è possibili visitare antiche chiese e ville di delizia. Da non perdere l’isola Comacina e l’Hospitalis di Santa Maria Maddalena.Il percorso circolare parte e arriva dalla funivia per Pigra. Da qui seguiamo la strada asfaltata che porta all'alpe di Colonno. L'itinerario prosegue verso i monti Galbiga e Crocione. Passiamo dei saliscendi per arrivare, poi, all'alpe di Lenno e dopo al rifugio Venini, dalla cui terrazza si vede il lago. Il percorso continua verso il monte di Tremezzo da dove inizia la parte di percorso in discesa. Passeremo dunque lungo tutta la costa, poi troveremo i tornanti che si alternano al bosco, sino alle gallerie scavate nella roccia. Il ritorno avviene su strada statale, quindi, si deve prestare molta attenzione al traffico. ITINERARIODistanza: 45 kmDifficoltà: altaFondo stradale: asfalto, sterrato con alcuni punti espostiDislivello: 1853 m, -2472 m ( Pendenza max: 25.5%, -32.9% Pendio medio: 7.0%, -9.1%) Adatto a: utenti ben allenatiTipologia di bicicletta consigliata: MTBDurata media: 5 h ca. ALCUNI PUNTI DI INTERESSE Il Tremezzo e la Linea Cadorna  “Linea di difesa alla frontiera del Nord” é un sistema di fortificazioni costruito in previsione della prima guerra e voluto dal generale Cadorna, per evitare che, in caso di attacco, i nemici potessero raggiungere Milano e la pianura padana.Geolocalizzazione su mappa: 46.01109, 9.15478 Villa Carlotta a TremezzoLa villa, prospiciente il lago, risale alla fine del seicento ed è considerata uno dei migliori esempi di architettura barocca sul lago di Como. All’interno del complesso è possibile visitare il museo dove sono esposte opere di Canova e il meraviglioso giardino botanico.Info utili: www.villacarlotta.itGeolocalizzazione su mappa: 45.98579, 9.23077 Isola ComacinaOppidum militare in epoca romana e altomedievale, rasa al suolo ad opera dei comaschi e dal Barbarossa, oggi sono presenti sull’isola una serie di edifici tra i quali la chiesa di San  Giovanni Battista e le case per residenza di artisti in stile razionalista. Info utili: www.isola-comacina.it Geolocalizzazione su mappa: https: 45.96585, 9.17727 Hospitalis di Santa Maria Maddalena ad OsuccioIl complesso fu realizzato per l’accoglienza e la cura dei pellegrini tra il XII sec. e il secolo successivo e comprende l’edificio specialistico, la chiesa, il campanile, il palazzo del municipio.  Info utili: Antiquarium, Telefono: 034456369Sito: www.isola-comacina.it     Geolocalizzazione su mappa: 45.96748, 9.18082 Campanile dell’oratorio di Santa Maria Maddalena ad OsuccioIl campanile è datato tra la fine del XII secolo e l’inizio del XV ed è costituito da una pianta quadrata e da una cella campanaria decorata con archetti pensili e bassorilievi figurati.Info utili: Antiquarium, Telefono: 034456369Sito: www.isola-comacina.it    Geolocalizzazione su mappa: 45.96758, 9.18111 Chiesa di San Giacomo a Spuranola chiesa romanica fu edificata tra la fine del XI sec. e l’inizio del secolo successivo. Ha pianta longitudinale a navata unica con abside semicircolare ed è caratterizzata da un campanile a vela a due fornici.Info utili: https://acisolacomacina.it/tremezzina/il-romanico/chiesa-san-giacomo/Geolocalizzazione su mappa: 45.9685, 9.17405 Villa del Balbiano ad OssuccioUn meraviglioso edificio dalle linee sobrie che si affaccia direttamente sul lago di Como. L’interno è abbellito da scenografici affreschi barocchi e l’esterno da un giardino lussureggiante, tipico delle “ville di delizia”. Info utili: La villa non è visitabileGeolocalizzazione su mappa: 45.96791, 9.186 Villa del Balbianello a TremezzinaLa villa venne costruita su un preesistente monastero francescano dal cardinale Durini verso la fine del ‘700 per i suoi ritiri di delizia. Qui furono girate alcune scene di celebri saghe, come Star Wars e 007.Info utili: https://www.fondoambiente.it/luoghi/villa-del-balbianelloGeolocalizzazione su mappa: 45.97, 9.19719 Parco Comunale Teresio Olivelli a TremezzoIl Parco, dedicato al partigiano Olivelli medaglia d’oro al valor militare e medaglia d’oro della Resistenza, fu realizzato negli anni ’20 del ‘900 dall’architetto Lingeri. Da vedere la monumentale scalinata e la fontana centrale.Info utili: http://www.ilparcopiubello.it/index.php/park/dettaglio/516Geolocalizzazione su mappa: 45.98169, 9.22016 Villa Sola Cabiati a TremezzoLa villa edificata nel XVI secolo e modificata in stile neoclassico nel ‘700 è dotata di un corpo centrale e due eleganti ali laterali, un monumentale scalone e saloni affrescati da Francesco Conegliani, allievo del Tiepolo. Oggi è un hotel.Geolocalizzazione su mappa: 45.98218, 9.21484 Villa PessinaLa villa realizzata in stile eclettico neomedievale è caratterizzata da una massiccia torre e da una particolarissima cancellata. Fu definita un plagio di Villa Gaeta ad Acquiseria poiché molto simili tra loro.Info utili: La villa non è visistabileGeolocalizzazione su mappa: 45.98118, 9.21215
Da Pigra al rifugio Venini a Tremezzo

Da Lonato a Montichiari

L'itinerario qui proposto, con partenza dal Lonato, percorre il basso Lago di Garda, un paesaggio caratterizzato dalle dolci colline moreniche, formatesi in seguito alle fasi di espansione e ritiro dei ghiacciai e dalla pianura alluvionale del Chiese. I piccoli nuclei rurali si mescolano in modo armonioso a boschi, vigneti e oliveti per espandersi a vaste coltivazioni intensive nella pianura tra Montichiari e Lonato. Dal centro, raggiunta la chiesa romanica di San Zeno e attraversato un quartiere residenziale, si scollina verso il Lago di Garda. Arrivati alla ciclabile andiamo a sinistra, direzione Brescia. Prima dell'abitato di Sedena, seguendo a destra le indicazione del sentiero Cai, si raggiunge il Castello di Drugolo. Proseguiti sino a una chiesetta, prendiamo a sinistra, sulla Provinciale, poi alla rotonda subito a destra ed ancora a sinistra. A Macesina seguiamo lo sterrato fino a Cantrina, da dove, in discesa, raggiungiamo la ciclabile che resta a fianco di un canale. Giunti a alla centrale elettrica di Salago, seguiamo la ciclabile per Montichari e poi, per strade campestri, ritorniamo a Lonato passando da Esenta. ITINERARIO Distanza:44.9 kmDifficoltà: facileFondo stradale: in buona parte sterrato, asfalto nei centri urbaniDislivello: +374 m, -373 m (pendenza max: 9.8%, -13.3%, Pendio medio: 1.4%, -1.3%)Adatto a: tuttiTipologia di bicicletta consigliata: MTB, ibridaDurata media: 4 h ca. ALCUNI PUNTI DI INTERESSE Rocca di LonatoLa Rocca sorge sulla parte meridionale del lago di Garda e sul centro storico del paese. La fortificazione, destinata prettamente ad esigenze di ordine militare e difensivo, si presenta come una delle più imponenti di tutta la Lombardia.Info utili: www.fondazioneugodacomo.it/it/castello-roccaE-mail: info@fondazioneugodacomo.itGeolocalizzazione su mappa: 45.46277, 10.48605 Casa del Podestà a LonatoIstituita con Decreto Regio nel 1942, la Fondazione fa capo ad un eccezionale complesso che comprende la Casa-museo detta del Podestà, la Rocca e un piccolo gruppo di antichi edifici del borgo medievale lonatese.Info utili: www.fondazioneugodacomo.itE-mail: info@fondazioneugodacomo.itGeolocalizzazione su mappa: 45.46155, 10.4865 Pieve di San Zeno a LonatoRicostruita nel XII secolo sui resti della primitiva chiesa probabilmente risalente al V secolo, la pieve conserva di originale l`abside romanica e all`interno tracce di affreschi altomediovali. Info utili: www.roccadilonato.it/it/chiese/pieve-di-san-zenosito: www.lonatoturismo.itGeolocalizzazione su mappa: 45.47355, 10.47702 Castello di Drugolo a LonatoRoccaforte risalente al X secolo forse di origine longobarda. Fu una proprietà della famiglia Vimercati di Milano sino al 1436 quando passò alla famiglia bresciana Averoldi. Ora è di proprietà dei Baroni Lanni della Quara.Info utili: www.roccadilonato.it/it/palazzi/castello-di-drugoloGeolocalizzazione su mappa: 45.50045, 10.47642 Consorzio del Chiese a CalcinatoIl Consorzio di bonifica svolge una funzione di irrigazione e di valorizzazione delle acque del territorio. Si occupa della gestione e manutenzione della rete idrografica irrigua utilizzata anche per produrre energia rinnovabile attraverso piccole centrali idroelettriche. Si occupa inoltre della valorizzazione cicloturistica del fiume Chiese attraverso la realizzazione di numerosi itinerari ciclabili.Info utili: www.consorziodibonificachiese.it/Geolocalizzazione su mappa: 45.458414, 10.410134 (sede) Duomo di Santa Maria Assunta a MontichiariEdificata dal 1729 ad opera dell’architetto Paolo Soratini, viene completata nel 1890 con la costruzione del campanile. All'interno si trova l’Ultima Cena del 1542, capolavoro di Girolamo Romanino. Info utili: Piazza Santa Maria, Montichiari (BS) Geolocalizzazione su mappa: 45.41314, 10.39146 Castello Bonoris a MontichiariIl Castello Bonoris è stato costruito tra il 1891 e il 1905 su preesistenti ruderi medievali ed è uno degli esempi architettonici di stile neogotico più importanti della Lombardia. Il maniero fu commissionato dal conte Gaetano Bonoris (1861-1923) per farne la propria dimora e acquisito dal comune di Montichiari nel 1996. Sito internet: www.montichiarimusei.itGeolocalizzazione su mappa: 45.41242, 10.39133 Pinacoteca Pasinetti a MontichiariLa Pinacoteca condivide con la Biblioteca Treccani gli spazi di un edificio di impronta neoclassica, già sede di una chiesa nel secolo XVI. Al suo interno ospita oltre cento dipinti del pittore Antonio Pasinetti.Sito inernet: www.montichiarimusei.itGeolocalizzazione su mappa: 45.4116, 10.3932 Chiesa di San Pancrazio a MontichiariCostruita nel XII secolo, la muratura esterna è formata da conci di pietra bianca ricavata dalle cave di Mazzano e Virle (BS). All'interno, la bellissima abside maggiore è decorata con motivi antropomorfi e floreali. Le absidi minori sono senza decorazioni o rilievi.Sito internet: www.montichiarimusei.itGeolocalizzazione su mappa: 45.4053, 10.39375
Da Lonato a Montichiari

La Valchiavenna e la Valle Spluga

Alpeggi, laghi, torrenti e una variegata rete di sentieri lungo cui camminare tra natura e borghi di montagna dove il tempo sembra essersi fermato
La Valchiavenna e la Valle Spluga

Giardino botanico di Pietra Corva

Il Giardino di Pietra Corva, compreso amministrativamente nel comune di Romagnese in Oltrepò Pavese, è ubicato nel cuore del Sito di importanza comunitaria Sassi Neri-Pietra Corva, sul versante orografico destro della Val Tidone, a 950 m di altitudine, sulle pendici del Monte Pietra di Corvo, suggestivo e dirupato affioramento di scura roccia vulcanica che si erge sino a 1070 m. Lasciato il centro abitato di Romagnese, si procede in direzione della frazione Grazzi, superata la quale si raggiunge, in auto o in pullman, l’ampio piazzale adibito a parcheggio, ove sorge un confortevole "punto di ristoro". Infine, salendo un breve sentiero, si giunge di fronte alla rustica e caratteristica cancellata che immette al giardino. Al di là, tra conifere e faggi, si snoda un dedalo di piccoli sentieri tra aiuole e roccere, percorrendo i quali si possono ammirare innumerevoli piante che trovano dimora negli anfratti e nelle nicchie delle rocce. Sotto il profilo didattico educativo il Giardino di Pietra Corva si presta a diventare meta ottimale per gruppi con interessi naturalistici. La bellezza del luogo, l’impatto estetico, la ricchezza di forme e di colori lo rendono meta consigliabile per escursioni e gite; il visitatore potrà pertanto unire al piacere di una passeggiata nel verde dei boschi la possibilità di osservare piante rare o provenienti da luoghi lontani. Cosa osservare: Chi si accinge a visitare per la prima volta il Giardino di Pietra Corva certamente troverà qualche difficoltà nell’intuire i criteri della sua organizzazione: le specie presenti non sono distribuite seguendo una sola linea di intervento, ma la loro ubicazione risponde ad esigenze ecologiche, oppure ad un raggruppamento sistematico o geografico.Ci sembra opportuno quindi individuare una visita ipotetica, lasciando tuttavia all’interesse e alla fantasia di ciascun visitatore la possibilità di approfondire le eventuali tematiche indotte dalla visita o di scegliere percorsi legati ai propri interessi.Il sentiero di entrata conduce di fronte all’edificio adibito a foresteria ed al centro visita.Sul lato destro la superficie del giardino è quasi pianeggiante ed ospita numerose aiuole e roccere, un suggestivo stagno popolato da varie specie di anfibi, il vivaio; a sinistra il sentiero principale sale dolcemente e conduce alla porzione più elevata, dove su ghiaioni e rocce serpentinose, calcaree e silicee, vivono molte piante alpine.Un sentiero all’interno della faggeta, collega, nella zona alta, le due parti.Iniziamo l’ipotetica visita percorrendo il vialetto d’entrata in un sottobosco di rododendri (Rhododendron ferrugineum).Giunti di fronte al "rifugio" giriamo a destra.   Al termine del percorso si consiglia una visita al piccolo museo didattico annesso al rifugio; esso illustra le particolarità più interessanti del giardino ed inoltre descrive, con pannelli didascalici e piccoli diorami, l’ambiente collinare e montano dell’Oltrepo Pavese e piacentino. Come è nato: La storia di questo giardino è strettamente legata all’indimenticabile figura del Dott. Antonio Ridella, valente veterinario e cinofilo, ma anche naturalista e grande appassionato di botanica, che attorno al 1960 elaborò l’idea di creare un giardino botanico in questo lembo di territorio montano. L’amore per la botanica aveva accompagnato il Dott. Ridella fin dai tempi dell’Università e si era affinato nel tempo durante i suoi numerosi viaggi di esplorazione su Alpi, Carpazi, Pirenei e Ande, ove aveva potuto ammirare la bellezza delle piante di alta quota nella molteplicità dei loro adattamenti. Esperienze ricche ed irripetibili che raccontava agli amici e soprattutto ai bambini; racconti sicuramente colmi di passione ma insufficienti a descrivere ciò che aveva osservato. Via via si delineò così il progetto di un giardino dove raccogliere le piante di montagna affinchè le stesse potessero essere mostrate ad un pubblico interessato. La realizzazione richiese molta fatica, il progetto era insolito e, per parecchi anni, poche persone lo aiutarono in un’impresa apparentemente irrealizzabile. Determinante a quel tempo fu il contributo del giovane giardiniere Cesare Soffritti che, non solo lo accompagnò nelle innumerevoli escursioni alla ricerca di piante spontanee da introdurre nel giardino, ma fu soprattutto colui che, operativamente, allestì le aiuole, le roccere e i percorsi interni al giardino stesso. Un piccolo stagno ed alcune aiuole delimitate da tronchi, qualche piantina sparsa qua e là tra i grandi massi, così appariva il giardino nei primi tempi della sua costruzione. La realizzazione definitiva richiese ancora parecchio tempo. Negli anni successivi vennero infatti introdotte numerose specie raccolte in natura o ricevute in scambio da altri giardini botanici. Dopo tanta fatica e sacrifici da parte di questi due personaggi, tra loro così diversi ma complementari, il Giardino venne aperto ufficialmente al pubblico nel 1967. Il Dottor Ridella purtroppo morì improvvisamente nel gennaio del 1984, lasciando in eredità a quanti lo avevano aiutato a realizzare questo suo sogno l’impegno di continuare. In quest’ultimo periodo il Giardino fu interessato da un notevole sviluppo: furono ampliate le collezioni botaniche, ricostruiti habitat e allestite nuove aiuole e roccere, e soprattutto incrementati i rapporti con altri giardini italiani e stranieri; in questa fase si predispone il Catalogo dei semi (Index seminum) al fine di consentire lo scambio di semi con circa 400 Giardini ed Orti botanici di tutto il mondo. Viene in seguito ristrutturata la foresteria e furono realizzate nuove ed importanti strutture quali il Centro Visita e il Centro Studi dell’Appennino Settentrionale. Attualmente il Giardino di Pietra Corva è gestito dalla Provincia di Pavia attraverso una convenzione con il comune di Romagnese e la Comunità Montana Oltrepò Pavese.
Giardino di Pietra Corva

Giro ad anello sul Monte Canto

Descrizione dell'itinerario   Andata:Partenza: Sotto il Monte (Ca’ Maitino, 300 m)> Sul sentiero 894: Corna - Santuario Madonna delle Caneve - borgo antico di Canto (ruderi) > Sul sentiero 891: Monte Canto (688 m) e Il Crocione (644 m) Ritorno:Sul sentiero 895: borgo antico di Canto (ruderi) - chiesetta di Santa Barbara (650 m) > Sul sentiero 891: località Porcile > Sul sentiero di raccordo 891-893: Porcile- Roccolo > Sul sentiero 893: Roccolo-Torre S. Giovanni- Ca’ Maitino Consigliata, alla partenza e/o al rientro la visita alla Casa Natale di Papa Giovanni in Brusicco, alla Chiesa di S. Giovanni Battista di Sotto il Monte, a Ca’ Maitino, Museo dei ricordi di Papa Giovanni. Da Sotto il Monte, che si estende ai piedi del versante sud del Monte Canto, per salire in Canto, il sentiero più breve, più sterrata che sentiero, è l’894. La partenza è a Sotto il Monte in via Cà Maitino (300 m circa). Percorsa via Boarolo, ben presto, superata la località Corna, su comoda strada asfaltata per circa 800 metri si giunge alla chiesetta del Santuario Madonna delle Caneve (cantine).Qui si recava spesso Angelo Giuseppe Roncalli ragazzo, seminarista, prete, vescovo, cardinale. Il piccolo Santuario, di origine trecentesca, attualmente conserva l’aspetto conferitogli nel 1727. L’ingresso è preceduto da un portico a quattro colonne, e, in facciata, presenta un’alta finestra; all’interno si venera una bella Madonna con Bambino.Sopra la porta d’ingresso una scritta su un recente cartiglio dipinto riferisce che Papa Giovanni provvide a restaurare la chiesetta nel 1961.Vicino si trova la casetta dei custodi, molto suggestiva e con accanto un ruscelletto. Da qui il sentiero 894 dalla strada asfaltata passa su strada sterrata iniziando a salire con dolce pendenza in tornanti.Dall’inizio, e a seguire, il percorso è abbellito da numerose sculture, alcune delle quali raffiguranti Papa Giovanni XXIII, realizzate su pietre del posto scolpite dal Vanni, un appassionato scultore su pietra di Carvico. Si prosegue per circa una diecina di tornanti su una strada abbastanza larga, sterrata, da dove ogni tanto dipartono sentieri laterali, fino a giungere al suo termine, nel punto in cui incrocia il sentiero 891. Si prosegue a destra sul sentiero 891 in piano fino al bivio col sentiero 895, dove, su masso, una ben visibile freccia bianca-rossa con scritta, indirizza l’escursionista a salire in decisa salita a destra verso la cima del Monte Canto. In vetta accanto ad un sasso, dov’è segnata la quota di 688 m, una rudimentale croce di rami d’albero indica il punto più elevato della cima boscosa del Monte Canto. Proseguendo in direzione ovest sull’891 nel bosco di castagni con vista, tra i rami degli alberi, della valle dell’Adda, dei laghi e delle montagne di Lecco, dopo una discesa e successiva salita, si giunge al piccolo pianoro dell’alto Crocione (644 m) che a fatica cerca di emergere sull’alta boscaglia che lo circonda. Per il ritorno al Canto e a Santa Barbara, si può ripercorrere facilmente in senso inverso l’891, oppure, scegliendo un’interessante alternativa, scendere dall’altura del Crocione a destra in direzione sud su un sentiero di raccordo che porta a raggiungere, più in basso, il bel sentiero 895 (Carvico - Il Canto - S. Barbara, incrocio 891), che, costeggiando il versante sud della cima del Canto, ci porta in piano a riprendere l’891 nel punto in cui siamo prima saliti in vetta al Monte Canto. Interessante una visita al piccolo borgo antico di Canto (644 m), ora in degrado e totalmente abbandonato dal 2005, anno in cui morì di vecchiaia l'ultimo residente, il Paolino, che non volle mai scendere in pianura. Una cascina ristrutturata contrasta fortemente con le antiche abitazioni quasi totalmente crollate: recenti palizzate impediscono di avvicinarsi, troppo elevato il pericolo di nuovi crolli. Adiacente al piccolo borgo in posizione panoramica sorge la bianca chiesetta di Santa Barbara (650 m), risalente al 1500, luogo accogliente, attrezzato con panchine, che invita a sostare per eventuale pic-nic e relax.Qui arrivano tanti escursionisti e ciclisti in MTB. Percorrendo in discesa l’891, di recente ben acciottolato, giunti in località Porcile, all’incrocio dei sentieri, si prende a destra in direzione sud il sentiero di raccordo (891-893) che scende, passando prima accanto a ruderi di abitazioni e poi a una cascina, ad agganciare, in località Roccolo, il sentiero 893, proveniente da Fontanella. Ora, sul comodo sentiero 893, dal Roccolo ci si abbassa alla Torre e chiesetta di S. Giovanni, collocate in posizione panoramica sul sottostante abitato di Sotto il Monte e sulla pianura. Ora la Torre è affidata in gestione al Gruppo Alpini di Sotto il Monte. In breve, su mulattiera ben gradinata ed acciottolata, ci si abbassa a Ca’ Maitino di Sotto il Monte dove si chiude il nostro bel giro ad anello… sulle orme di Papa Giovanni XXXIII. Caratteristiche del percorso Percorso facile, adatto a tutte le gambe, di 9,57 km, con guadagno/perdita in elevazione di 653/-650 m, percorribile in circa 4/5 ore.
Giro ad anello sul Monte Canto

La Città Verde

La città dentro al parco

Itinerario Giubilare in provincia di Varese

Da Milano alle quattro chiese giubilari di Varese: un percorso di spiritualità e scoperta
Facciata del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli a Saronno, capolavoro del Rinascimento lombardo, con la sua imponente architettura ornata di statue e la caratteristica cupola sullo sfondo. A sinistra, il campanile con orologio e meridiana.

Infopoint Pavia

Scopri Pavia: città di Saperi, di Fiume e di Cammini

Il nucleo storico di Lovere

La visione di Lovere come borgo che si affaccia sul lago con la celebre Palazzata è frutto delle trasformazioni ottocentesche della città: per comprenderne la complessa e millenaria vicenda storica è necessario capovolgere il punto di vista e guardare l’abitato dalla collina. L’abitato di Lovere trae origine da un primo nucleo che sorgeva sul Dos del Castello (noto anche come Colle del Lazzaretto), un rilievo gessoso oggi scomparso in seguito al suo sfruttamento come cava tra il XIX e il XX secolo, che occupava l’area dell’attuale piazzale Bonomelli. Questo sito vide un primo insediamento nel Neolitico Antico (VI millennio a.C.), ma si consolidò tra il tardo Neolitico e la prima età del Rame (a metà del IV millennio) sviluppandosi sino alla metà del III millennio. Si trattava di un importante centro dedito alla lavorazione dei metalli e ai commerci, essendo Lovere facilmente raggiungibile navigando sul lago; l’area ai piedi del colle, verso est, venne occupata da una necropoli che si è poi sviluppata sino al I secolo a.C., testimoniando la continuità della frequentazione. Rimangono tracce archeologiche di altri abitati antichi, sul Dos Pitigla verso Castro e sul Dos del Ranzinel nel territorio di Costa Volpino al confine con Lovere, mentre le indagini recenti hanno escluso un’origine preromana per il cosiddetto Castelliere. All’inizio del I secolo d.C., con l’occupazione romana della Valle Camonica, probabilmente l’abitato di Dos del Castello si trasferì, o si ampliò, sul pianoro tra il Dos e il lago. In epoca romana Lovere era parte della Res Publica Camunnorum e inserita nel pagus dipendente da Rogno. Dell’abitato romano restano attualmente poche tracce: due are trovate sul colle di San Maurizio, forse pertinenti a un luogo di culto dedicato a Minerva (ora al Museo Archeologico di Bergamo) e la Necropoli. Di questa sono riemerse testimonianze lungo la via Valeriana che collegava Bergamo con Cividate Camuno, in particolare nella contrada del Bottazzuolo (attuale via Bertolotti) e in via Filippo Martinoli (aree degli attuali Ospedale e Oratorio). La necropoli – che conobbe una significativa espansione – rimase in uso almeno sino al V-VI secolo d.C. Nell’epoca tardoantica, col decadere dei commerci e il diffondersi di un’economia di auto sussistenza, Lovere, stretta tra lago e montagna e priva di grandi risorse agricole, subì un periodo di decadenza; il centro amministrativo principale rimase Rogno dove fu fondata la pieve di Santo Stefano. Nel periodo carolingio la Valle Camonica fu ceduta ai monaci di Tours, i quali edificarono diverse cappelle a servizio degli abitati. A Lovere furono probabilmente fondate due cappelle dipendenti dalla pieve di Rogno: quella di San Martino, tuttora esistente, ai margini meridionali della necropoli di via Martinoli, e quella di San Maurizio, nei pressi del confine tra la Valle Camonica e il bergamasco, sul sito dell’attuale convento dei Cappuccini. Il pievatico di Rogno pervenne nel X secolo al vescovo di Brescia che probabilmente tra l’XI e il XII secolo diede in feudo Lovere e Corti a un ramo della famiglia Mozzo, già feudataria del vescovo di Bergamo in Sovere; costoro poi assunsero il nome di Celeri. Nel XII secolo i loro diritti su alcuni villaggi della Costa (Ceratello e Qualino) e in Volpino furono oggetto di un contenzioso con i Brusati, loro parenti e feudatari del vescovo di Brescia in Volpino. La contesa degenerò in un conflitto che coinvolse i comuni di Brescia e Bergamo per il predominio nell’area. Lovere fu certamente coinvolta tanto che nel XII secolo fu annessa politicamente al territorio bergamasco pur restando nella diocesi di Brescia. Nel frattempo l’abitato si era evoluto e a sud dell’attuale piazza Vittorio Emanuele II doveva essere stato edificato un castello, cioè una parte dell’abitato fortificato con fossati e palizzate di cui restano tracce nelle denominazioni delle contrade di Castello Vecchio e della Tomella (“tonimen”). Nel 1222 il comune di Bergamo, al fine di sancire definitivamente il suo controllo sull’abitato, si fece cedere dei diritti su questa fortificazione. La posizione strategica di Lovere per il controllo militare e commerciale di ben tre vallate e del lago determinò una forte crescita economica e demografica, che probabilmente nel ’200 impose la realizzazione di nuove, più estese difese che includevano, tra l’altro, la nuova chiesa parrocchiale; demoliti il castello sul dosso omonimo, le mura e le porte, di questo intervento oggi è possibile osservare la torre detta degli Alghisi che difendeva l’accesso all’abitato da ovest. Lo sviluppo delle attività metallurgiche, laniere e dei commerci portò alla formazione di nuovi borghi, fuori dalle fortificazioni, che nella seconda metà del ‘300, furono anch’essi difesi: di queste strutture difensive sono ancor oggi ben conservati e osservabili il fortilizio in località Reme, chiamato Dargone e oggi Torricella, con una torre tonda centrale, e la base della torre del porto, visibile in vicolo del Porto. La nuova cerchia comprendeva le contrade del Porto, con l’edificio di rappresentanza della famiglia Celeri denominato torre Soca, del Bottazzuolo e il quartiere artigianale laniero di Moline. In quest’epoca sono inoltre testimoniate attività produttive all’esterno delle fortificazioni in contrada Foxio, nei pressi di Castro, dove il torrente Tinazzo si gettava nel lago. L’ulteriore sviluppo delle attività artigianali e commerciali legate alla produzione dei panni di lana portò nel corso del ’400 e del ‘500 a un nuovo ampliamento urbanistico a est. Qui sorse un nuovo borgo e, a partire dal 1473, fu avviata l’edificazione di una grandiosa chiesa intitolata a Santa Maria in Valvendra, con l’attiguo convento affidato ai Francescani. Le risorse accumulate nelle attività economiche, nonostante una crescente crisi nel ‘600, consentirono alle famiglie più agiate di realizzare splendidi edifici come palazzo Bazzini. Nella prima metà del Settecento, con la crisi definitiva del settore del lanificio, la popolazione diminuisce e molti opifici e abitazioni sono abbandonati. Ma già alla metà del secolo nella contrada Foxio, ai confini tra Lovere e Castro fu impiantata una fonderia di cannoni che a fine secolo divenne una fabbrica di falci. La nuova attività industriale metallurgica conobbe una crescita notevole, attirando a Lovere artigiani e operai e al loro seguito nuovi commerci. Grazie all’impegno di Giovanni Andrea Gregorini la crescita delle attività metallurgiche divenne inarrestabile. Gli edifici e l’abitato furono adeguati alle nuove esigenze residenziali dei ceti operai e impiegatizi, ma solo all’inizio del ’900 riprese il processo di crescita urbana che divenne impetuoso nel secondo dopoguerra. Nel primo quarto dell’Ottocento, la radicale modifica del sistema di collegamento viario tra Bergamo e la Valle Camonica portò a tracciare una nuova strada che, invece di attraversare il centro storico, passava lungo la riva del lago. La principale conseguenza di questo intervento fu la definizione di un nuovo impianto urbano articolato su tre piazze: all’antico centro amministrativo (attuale piazza Vittorio Emanuele II) e alla piazza di Moline (piazza Garibaldi) si aggiunse la piazza del Porto, sede del mercato (attuale piazza XIII Martiri). Nell’ultimo quarto del secolo qui furono innalzati i monumenti ai protagonisti del Risorgimento – Vittorio Emanuele II, Garibaldi e i Caduti di tutte le guerre – opera di Daniele Capitanio e Giacomo Sozzi. A Sud-Ovest, ai margini della nuova via di comunicazione, tra il 1821 e il 1826 fu edificato il palazzo dell’Accademia Tadini; lungo lo stesso asse viario si aggiunsero, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 una serie di imponenti residenze private in stile eclettico che ancora caratterizzano l’affaccio sul lungolago. L’antico centro fu interessato a partire dagli stessi anni da una intensa attività di rinnovamento con la selciatura delle strade, l’allineamento delle facciate e il rinnovamento dei prospetti, arricchiti da ferri battuti, che hanno consegnato a Lovere quella garbata veste edilizia ottocentesca che tuttora la caratterizza e convive con le più antiche preesistenze.   Francesco Macario  
nucleo Lovere