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Il Rogolone

Quercia plurisecolare
Il Rogolone

8 sagre estive da non perdere

In giro per sagre alla scoperta di una regione ricca di tradizioni e tutta da... gustare!
Sagra di San Giovanni - Ossuccio - Isola Comacina

Lago di Como: Manzoni ma non solo

“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…”: alla scoperta della sponda orientale del Lario
Lago di Como: Manzoni ma non solo

Lago di Garda: l'ombra di D'Annunzio

Dal Vittoriale degli Italiani al Duomo quattrocentesco di Salò, passando per la Valle delle Cartiere a Toscolano Maderno: gli spettacolari dintorni di Gardone Riviera
@inlombardia

La Valsassina e le Grigne

Dalle escursioni in giornata adatte a tutti, alle arrampicate sulle pareti verticali delle Grigne, fino agli splendidi trekking che portano ai rifugi
La Valsassina e le Grigne

La Lombardia nei quadri dei grandi pittori italiani

I quadri più belli che riprendono i paesaggi lombardi, un’immersione nei panorami naturali e urbani della regione  
La Lombardia nei quadri dei grandi pittori italiani

Il Passo dello Spluga in moto, tra Italia e Svizzera

Il Passo dello Spluga (2. 117 m sul livello del mare) è uno dei passi più importanti delle Alpi.    È noto fin dall'antichità per la sua facilità di transito: la strada moderna che attraversa fu costruita tra il 1821 e il 1823, Nelle vicinanze si trova il punto d'Italia più lontano dal mare in linea d'aria. Ciò corrisponde a circa 240 km. Prima di intraprendere un tour in moto lungo il Passo Spluga, ecco alcune informazioni utili. La prima cosa da fare è controllare che il passo dello Spluga sia aperto. Questo dipende dal periodo dell'anno, in genere il passo è percorribile da maggio a novembre. Inoltre, la temperatura nella zona alpina è piuttosto bassa, anche durante i mesi estivi. Di conseguenza, vestirsi a strati e coprirsi adeguatamente consente di sfruttare al meglio il tour godendosi l'aria fresca e pulita di montagna. Prima di partire è interessante anche conoscere i rifugi aperti lungo il percorso. Se vuoi organizzare un viaggio che includa un weekend nella regione dello Spluga, troverai alloggi di charme e hotel confortevoli in cui soggiornare.  Il percorso inizia a Colico (218 m di altezza) all'estremità settentrionale del Lago di Como ed è facilmente raggiungibile da Sondrio (38 km), Bergamo (78 km) e Milano (100 km). Un primo tratto pianeggiante di 25 km conduce a Chiavenna (333 metri slm), dove inizia la spettacolare salita lungo la Valle San Giacomo (circa 25 chilometri) al Passo Spluga a 2113 metri slm (2113 metri slm) il dislivello di altitudine è di 1780 metri.  Da Chiavenna la strada sale subito con notevole pendenza verso il passo dello Spluga, e le curve mettono alla prova l'abilità dei motociclisti. La statale 36 attraversa le frazioni di San Giacomo e Campodolcino. In quest'ultimo centro c'è la possibilità di scegliere due alternative: la strada provinciale "più facile" e leggermente più lunga da Isola oppure la statale Pianazzo, caratterizzata da curve strette rubate alla verticalità del monte che domina la valle. Dal mio punto di vista paesaggistico, la seconda alternativa è più bella. I due percorsi si incontrano poco prima di Madesimo, da dove la strada prosegue verso il Passo, posto a quota 2. 113 metri e 32 chilometri da Chiavenna. È una salita che, in condizioni meteorologiche favorevoli, non pone particolari difficoltà. Durante i mesi estivi (di solito fino a ottobre) è abbastanza facile percorrerla e allo stesso tempo piacevolmente emozionante. Cosa vedere nel Passaggio dello Spluga Oltre ai bellissimi panorami immersi nelle Alpi nel Passo Spluga, in Valchiavenna si trova il Santuario della Madonna della Misericordia a Gallivaggio, dove si narra che la Vergine sia apparsa a due ragazze il 10 ottobre 1492.  Il Santuario è stato colpito, nel maggio 2018, da una grande frana che lo ha miracolosamente solo sfiorato, sebbene abbia causato danni tuttora non visitabile.  Dopo pochi chilometri si arriva a Campodolcino, dove c’è il torrente Rabbiosa caratterizzato dai suoi poderosi argini di pietra davvero affascinanti. Da non perdere infine Piuro, un paesino poco fuori Chiavenna, soprannominato la “Pompei del Nord”, dove una gigantesca frana nel 1618 invase completamente il paese. Palazzo Vertemate Franchi, l’unico edificio rimasto in piedi, dove ammirare le bellissime stanze intarsiate ed affrescate, gli orti, il vigneto, il giardino, la chiesa. Prodotti tipici ed eccellenze gastronomicheIn Valchiavenna è possibile degustare prodotti gastronomici in particolarissimi ristoranti chiamati "crotti", cavità naturali tipiche della zona utilizzate per la conservazione dei cibi e che in molti casi sono state trasformate in osterie che offrono prodotti tipici.  Ecco i prodotti e le ricette della Valchiavenna: PIZZOCCHERI: piatto principe della tradizione della Valchiavenna e Valtellina, i pizzoccheri sono delle tagliatelle corte a base di farina di grano saraceno e farina bianca. BRESAOLA: la bresaola artigianale della Valchiavenna è tutta un'altra cosa da quella industriale venduta nel resto d' Italia. POLENTA TARAGNA: questo piatto è tipico della tradizione di questa regione. - (Ph: wikipedia) 

Montagne di storia antica: la Valle Camonica

Queste montagne custodiscono un Patrimonio dell’Umanità e offrono di vivere una vacanza a contatto con la natura tra scalate, passeggiate e gite in bicicletta.   EscursioniLa Valle Camonica è un’ampia distesa pianeggiante che si estende nelle Alpi centrali. Attraversata dal fiume Oglio, dominata dal gruppo dell’Adamello, la valle ospita una delle più grandi collezioni al mondo di arte rupestre preistorica, il primo sito in Italia ad essere stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco. Visitare questi luoghi, dove non mancano laghi, montagne, parchi naturali e paesaggi sconfinati, significa fare un viaggio nel tempo lungo diecimila anni: dal Mesolitico ai giorni nostri. 5 rifugi il giro della Val MalgaDal ponte del Guat in Val Malga parte un bell’itinerario da percorrere in giornatache porta gli escursionisti ad attraversare la valle e scoprire gli accoglienti rifugi ValMalga, Premassone, Tonolini, Baitone e Gnutti. Dal Premassone inizia una via alpinistica che sale fino alla vetta dell’Adamello. Quello della Val Malga è un trekking di livello escursionistico, che richiede un po’ attenzione nel tratto tra il Gnutti e il Baitone e che si può percorrere in 4 ore di cammino. Chi invece vuole affrontare un’escursione di più giorni può seguire l’Alta via dell'Adamello (Sentiero n. 1), un sentiero splendido da affrontare in ottime condizioni fisiche e con attrezzatura alpinistica adatta all’alta montagna poiché presenta, in alcuni tratti, percorsi attrezzati (corde fisse, scalette, etc…)anche molto esposti. Il sentiero, che da Breno termina a Edolo, deve essere intrapreso solo se si è alpinisti o accompagnati da guide alpine. In corrispondenza di ogni tappa, da ogni rifugio è possibile fare escursioni a breve - medio raggio. Il percorso può comunque essere fruito con escursioni in giornata dal momento che esistono sentieri di accesso e collegamento con i fondovalle. Ghiacciaio 3 giorniSull’Adamello si può anche vivere l’esperienza di un trekking che giunge fino al ghiacciaio.Il Pian di Neve rappresenta una conquista ambita dagli escursionisti poiché permette, nelle giornate terse e limpide, di godere di un panorama grandioso che si spinge fino al Monte Rosa. Gli amanti dell’alpinismo possono invece cimentarsi cimentarsi lungo il Sentiero dei Fiori, una ferrata esposta con punti panoramici incredibili, adatta ad escursionisti esperti dotati di attrezzatura. La ciclovia dell’OglioDalle gite più tranquille alle grandi salite o lungo i sentieri e le ripide discese sterrate: scoprire la Valle Camonica pedalando è uno spettacolo. Dal Passo del Tonale parte una ciclopedonale che connette ben 280 chilometri di percorsi lungo le sponde dell’Oglio, e attraversa il variegato paesaggio della valle, per poi arrivare sulle sponde del Lago d’Iseo e tra i vigneti della Franciacorta. Per gli appassionati di mountain bike, l’Adamello BikeArena offre più di 500 chilometri di percorsi a cavallo fra la Valle Camonica e la Val di Sole, toccando i parchi naturali dello Stelvio e dell’Adamello. Sempre al passo del Tonalesi possono provare anche i percorsi dedicati al downhill e al free-ride. Bienno, borgo tra più i belli d’ItaliaBienno, appartenente al Club de I Borghi più belli d’Italia, offre al visitatore la possibilità di rivivere l’atmosfera medioevale. Passeggiando tra le vie del paese è possibile osservare la caratteristiche case torri e i palazzi nobiliari, visitare la Fucina Museo che conserva un imponente maglio ad acqua e il mulino (sempre azionato dalla forza dell’acqua) con l’annesso Museo della vita contadina. Da non perdere la Chiesa di Santa Maria Annunciata che conserva al suo interno gli splendidi affreschi del Romanino, uno tra i più importanti interpreti della scuola pittorica lombarda e del pittore locale Pietro da Cemmo e della sua bottega.    5 motivi per... 1. Arte. Da vedere la Pieve di San Siro e il Monastero di San Salvatore a Capo di Ponte, testimonianze del romanico in Valle Camonica e il Santuario della Via Crucis di Cerveno con il Sacro monte. 2. Storia. La Valle Camonica, conosciuta anche come la Valle dei Segni, custodisce un vasto patrimonio di incisioni rupestri. Da visitare il Parco Nazionale di Naquane a Capo di Ponte e il MUPRE l Museo Nazionale della preistoria camuna. Altri parchi si trovano a Dafro Boario Terme, Ceto, Cimbergo, Paspardo, Sellero, Sonico e Ossimo. 3. Sport. Sinonimo di vacanza attiva, sia in estate che in inverno, la Valle Camonica offre moltissime opportunità (trekking, percorsi per MTB, bici da strada e da cicloturismo, arrampicata, sci, snowboard, racchette da neve e molto altro ancora) tra Pontedilegno-Tonale, Borno, Montecampione e il passo dell’Aprica. 4. Enogastronomia. I latticini meritano l’attenzione dei gourmet, in particolare il Fatulì (Presidio Slow Food), un caprino affumicato prodotto con latte crudo di capra Bionda dell’Adamello, che si può gustare nei rifugi della Val Saviore e il Silter DOP, formaggio di malga con latte vaccino crudo. 5. Eventi. A giugno la Fiera della Sostenibilità della Natura Alpina organizzata dalla Comunità Montana di Valle Camonica – Parco dell’Adamello. Da non perdere la Mostra Mercato di Bienno, con oltre 200 espositori provenienti da tutti Italia e stand gastronomici con i piatti tipici della tradizione camuna. Infine la rassegna “Del Bene e del Bello”, dedicate al patrimonio culturale.
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Il Cammino di Santa Giulia

Tesoro tra i tesori di questo cammino il complesso monasteriale di Santa Giulia
Il Cammino di Santa Giulia

Sentiero delle Carbonaie

Il sentiero delle Carbonaie è un anello escursionistico di circa 13,53 chilometri che parte da S. Albano, percorre un tratto del torrente Nizza fino alle sue sorgenti, tocca il borgo di Oramala, il Pian del Re, poi scende nelle vicinanze dell'Oratorio di San Giulio a Poggio Ferrato, raggiunge la Cappelletta del'”Acqua d'Uovo” di Molino Cassano, il borghetto di Cassano Superiore e termina a S. Albano, da dove ha avuto inizio. Dal parcheggio, dopo il cimitero di S. Albano, si imbocca il sentiero sterrato che reca lungo le sponde del Nizza. All'inizio si incontra una sorgente di acqua solforosa, più avanti una breve deviazione porta alla “Grotta dei Partigiani”, anfratto che testimonia momenti drammatici della storia della Resistenza in Val di Nizza. Ritornando sul sentiero principale, dopo poca strada, si arriva all'edicola della “Madonna del Turista” opera degli anni '70 dello scultore pavese Vittorio Grilli. Arrivati al guado del torrente Nizza, il sentiero si inoltra in un percorso costeggiato dai calanchi; pareti rocciose erose dagli elementi atmosferici che conferiscono uno scenario spettacolare. Più avanti zampilla una piccola sorgente di acqua solforosa: le fa da corredo una panchina in sasso, per chi vuole sostare. Superata l'area delle sorgenti del Nizza, si arriva ad incrociare il “Sentiero dell'Aquila” che proviene dal “Castello di Verde” e porta a Oramala. Qui occorre deviare e tenere la destra fino a rag-giungere in pochi minuti un piano del bosco, realizzato in tempi re-moti dall'uomo per far posto alla “Carbonaia”, tecnica usata per tra-sformare la legna in carbone, co-me spiegano le didascalie poste in loco. Ritornando sul sentiero principale, si prosegue fino a superare le rovine della “Riassa”, quindi raggiungere la strada provinciale Varzi - Val di Nizza. Continuando sull'asfalto, senza deviazioni, è possibile arrivare in poco tempo al borgo di Oramala, con il suo castello del XI secolo. Di interesse turistico anche l'antico borgo, classificato in passato fra i più belli d'Italia, e l'Ora-torio della Natività della Vergine Maria, del XIV se. Tornando da Oramala sul tragitto principale, è possibile scegliere una variante di percorso che scende a Cassano Superiore. Questo tratto offre scorci panoramici suggestivi sull'Oltrepo fino al ca-stello di Montalto Pavese. Seguendo l'itinerario normale, si arriva al pianoro sottostante di Pian del Re dove si possono ammirare diverse specie di castagni secolari di forma e dimensioni singolari. Sullo stesso pianoro è ancora presente una fossa che serviva per costruirvi la “Carbonaia interrata”: altra tecnica usata dai carbonai per produrre il carbone. Salendo allo spiazzo superiore, si può ammirare tutto l'arco degli Appennini; il monte Penice da sinistra, e a seguire, Cima Colletta, Lesima, Chiappo, Pian dell'Armà, Boglelio e il Giarolo. L'area attrezzata di Pian del Re offre l'occasione per una sosta. Ripreso il cammino, si scende fino ad incrociare il Sentiero della Salute. Una breve deviazione porta all'Oratorio di San Giulio, fra i più antichi della Val di Nizza. Proseguendo invece per la direzione principale, si raggiunge la “Cappelletta dell'Acqua d'Uovo” di Molino Cassano, dove sgorga la piccola fonte di acqua solforosa, intitolata alla memoria di Robertino e Valeria Schiavi. Dall'acqua solforosa, attraverso la “ciaplera,” antico sentiero lastricato in sassi, si raggiunge Cassano Superiore, punto di congiunzione della variante di sentiero citata in precedenza. Da questo piccolo e grazioso borgo si procede al ponte in cemento che attraversa il torrente Nizza, quindi nell'abitato di S. Alba-no, e dopo la chiesa con il suo “voltone,” al parcheggio di partenza. Equipaggiamento: scarponcini da trekking, mantellina per la pioggia, bastoncini da montagna, macchina fotografica, cannocchiale, acqua. Si raccomanda di non accendere fuochi; non raccogliere fiori, non abbandonare rifiuti; rispettare gli animali. Periodo consigliato: tutto l’anno ad eccezione dei giorni di caccia. Informazioni:Associazione Culturale Amici di Poggio Ferratopoggioferratoass@gmail.comwww.amicidipoggioferrato.comtel. +39 333.7318669

Il nucleo storico di Iseo

Tra i paesi rivieraschi del lago, Iseo è il centro storico che ha meglio conservato l’organizzazione urbana medievale che, solo parzialmente modificata nei secoli XV-XVIII, è pervenuta quasi intatta fino all’ultimo scorcio dell’Ottocento. L’abitato storico si allarga a semicerchio irregolare tra le pendici del monte e la riva del lago, sull’ampio cono di deiezione che il torrente Cortelo ha formato con la sedimentazione dei materiali trasportati dalla corrente. Si ipotizza che l’agglomerato urbano si sia ampliato nel tempo a partire da tre nuclei funzionalmente differenziati: il castello sul colle, il porto-mercato a lago e l’area della pieve a nord. Un unico centro si configurò in seguito con la costruzione della cerchia muraria a inizio Trecento. L’esistenza in età romana di un vicus è documentata dal rinvenimento, nella parte alta del dosso del castello, di murature e di pavimentazioni, anche a mosaico (I secolo d.C.), appartenenti a domus o ville. Sono assegnabili all’età romana anche i tratti di acquedotto rinvenuti in via Bonardi e nel bosco posto sotto la grande grotta detta “Bus del Quai” a nord del paese. In epoca altomedievale Iseo cresce in prosperità configurandosi come il centro più importante dell’area sebina. La prima citazione del toponimo Hisegies compare in un diploma imperiale di Lotario I del 837 nel quale vengono confermate al monastero di Santa Giulia di Brescia le sue proprietà e le corti. La presenza in Iseo di un castello è attestata nel Polittico di Santa Giulia, elenco delle proprietà del potente monastero bresciano, datato tra fine IX e inizi X secolo. Nella registrazione compare la curte Iseis, la quale, oltre ad una ricca dotazione di beni, possedeva una vigna in “castello”. Tale indicazione segnala l’esistenza di una delle strutture difensive più antiche del territorio bresciano. Al periodo altomedievale risalgono anche la fondazione della chiesa dedicata al protomartire Stefano, posta di fianco al castello e riedificata nelle forme attuali nel 1665 con la nuova intitolazione alla Madonna della Neve, e le numerose sepolture che si distribuivano vicino alle strade di transito verso la Val Trompia e la Valle Camonica. Il ritrovamento più consistente si è avuto in località Breda, dove sono state portate alla luce undici sepolture, orientate est-ovest, con strutture “alla cappuccina” e in cassa di pietra di forma rettangolare o antropoide. Il piccolo cimitero, datato al VI-VII secolo, è ancora oggi visibile presso il parcheggio posto a lato di via Martiri della Libertà vicino al passaggio a livello. A partire dall’XI-XII secolo Iseo emerge come centro economico e strategico di prima grandezza per il controllo degli scambi e dei transiti fra il Bresciano, la Valle Camonica e la sponda bergamasca. L’esistenza di un mercato pubblico, documentato già dal 1 settembre dell’anno 1000, era connessa alle merci che transitavano attraverso il porto, sul quale il monastero di San Salvatore-Santa Giulia deteneva alcuni diritti. Nell’area settentrionale era ubicata la pieve di Sant’Andrea che la tradizione vuole fondata dal santo vescovo Vigilio nel V secolo. Attorno al sagrato si raccolgono la chiesa plebana, la chiesa di San Giovanni, sorta sul sito dell’antico battistero, e a nord l’oratorio di San Silvestro, cappella vescovile divenuta poi sede della Disciplina della santissima Croce. Iseo fu circondato da diverse cerchie di mura: la più antica cingeva probabilmente solo la collina sulla quale sorgeva il castello e la chiesa di Santo Stefano. Successivamente furono realizzati altri due ampliamenti prima di giungere all’inizio del XIV secolo quando fu costruita la cinta muraria più ampia che andava a comprendere anche l’area della pieve. Il perimetro delle mura urbane trecentesche è ancora oggi rintracciabile per buona parte inglobato nelle murature degli edifici. All’interno del paese si accedeva attraverso tre porte (demolite negli anni 1844-46): la porta del Campo a sud verso Rovato e Clusane, la porta delle Mirolte, rivolta a ovest sul lato del monte, e la porta del Porciolo sulla strada che si avviava in direzione della riviera sebina e della Valle Camonica. Lungo il perimetro della cerchia vi erano le torri di linea che avevano lo scopo di non lasciare lunghi tratti della cinta poco difendibili. Esempi di torri si possono vedere in via Cerca e a lato di viale Repubblica, dove si erge la torre del Sambuco con stemma degli Scaligeri scolpito sul concio di chiave del portale di accesso. Il castello, fulcro difensivo dell’abitato, rappresenta uno degli esempi meglio conservati di architettura militare basso-medievale della provincia. Il perimetro esterno della fortificazione conserva l’apparato di cortine e torri angolari di notevole imponenza e integrità. Tra XII e XIV secolo il paese fu coinvolto nelle guerre con il Comune di Brescia e nelle dispute fra impero e papato vivendo momenti drammatici, come l’assedio e il saccheggio avvenuti il 28 luglio 1161 da parte dell’esercito di Federico Barbarossa. Iseo conservò comunque un livello di ricchezza elevato tale da consentire la realizzazione di edifici religiosi di grande qualità (pieve di Sant’Andrea e chiesa di San Silvestro) e la diffusione di un’edilizia civile in pietra che ancora oggi si può riscontrare nelle contrade del Sombrico e del Campo. Nel contempo emersero vari esponenti della nobiltà locale tra i quali la famiglia più rappresentativa e potente fu quella ghibellina dei Da Iseo/Oldofredi che, alleata con la famiglia Federici della Valle Camonica, mantenne per vari secoli un controllo politico ed economico sia del paese che di larga parte del territorio sebino e franciacortino. Nel 1454 con la pace di Lodi, Venezia estese in modo stabile i suoi possedimenti ai territori bresciano e bergamasco, che avrebbe mantenuto per circa tre secoli e mezzo. A Iseo si rinnovarono gli edifici, soprattutto nella parte centrale dell’odierna piazza Garibaldi, e si conquistò nuovo terreno edificabile sottraendolo al lago. Gli anni tra il 1820 e il 1860 furono caratterizzati da una forte espansione economica: filande, concerie e opifici erano localizzati sulla sponda del lago per usufruire dell’acqua necessaria alle lavorazioni manifatturiere e per la facilità di trasporto delle merci attraverso chiatte. Altra fonte di ricchezza per Iseo fu il porto, che venne potenziato, e il mercato che si svolgeva due volte alla settimana. Sul lato ovest di piazza Garibaldi fu costruito nel 1833, su progetto dell’architetto Rodolfo Vantini, il Palazzo dei Grani che comportò la demolizione di case antiche costituite da fondaci e botteghe. Il nuovo palazzo ospitava la borsa del grano fino a quando (1952), divenuto sede del Municipio, fu ingrandito demolendo la cinquecentesca chiesa di San Rocco che sorgeva all’angolo con piazza Statuto. Negli stessi anni Rodolfo Vantini ristrutturò completamente anche l’interno della pieve di Sant’Andrea conferendole l’aspetto neoclassico attuale. A fine Ottocento fu costruita la linea ferroviaria Brescia-Iseo che venne collegata con il porto attraverso la demolizione delle case medievali della contrada del Campo. Dal secondo dopoguerra Iseo riprese la centralità economica nell’ambito del Basso Sebino, soprattutto grazie alla riscoperta della sua vocazione turistica. Punto di partenza per la visita della cittadina è piazza Garibaldi nella quale confluiscono spontaneamente tutte le direttrici d’ingresso all’abitato. Al centro della piazza si trova il monumento, scolpito da Pietro Bordini e inaugurato nel 1883, dedicato a Giuseppe Garibaldi nel quale il condottiero per la prima volta non è raffigurato a cavallo. Dalla piazza poi ci si può muovere verso nord, attraverso l’interessante e ben conservato quartiere medievale del Sombrico giungendo all’area sacra della pieve di Sant’Andrea; verso est si percorre Via Mirolte con meta il castello, verso sud ci si inoltra nella contrada del Campo, un tempo sede di filande e di opifici.   Angelo Valsecchi
Il nucleo storico di Iseo - ph: Visitlakeiseo.info

I nuclei storici di Marone

Il comune di Marone, situato a metà della sponda orientale presso la foce dei torrenti Opol e Bagnadore, si compone di varie frazioni: Ariolo, Collepiano, Ponzano, Pregasso, Vesto e Vello. Il territorio era già abitato nel periodo romano, come testimonia la presenza di una villa ancora in uso nel III-IV secolo d.C. a sud del paese, in località “Cò de Ela” (Capo della Villa). Nel periodo medievale gli insediamenti più significativi si localizzarono sulle aree di versante, più difendibili da attacchi esterni e più salubri; si svilupparono i centri di Vesto, Pregasso e Collepiano, situati oggi come allora sulla strada Valeriana o Valligiana, via di comunicazione montana che, attraverso la riviera sebina, conduceva alla Valle Camonica. Probabilmente la presenza benedettina e l’azione della pieve di Sale Marasino favorirono in questi secoli lo sviluppo agricolo. Secondo la tradizione locale, nel X secolo Alberto da Pregas otteneva da Ottone I l’investitura del Castello di Pregasso – sull’altura isolata che domina Marone – e del relativo feudo. La chiesa di San Pietro, all’interno della fortificazione, e in relazione con l’allora centro principale di Pregasso, svolse funzioni parrocchiali fino al 1578. All’approssimarsi del XIV secolo la famiglia signorile degli Oldofredi di Iseo, fedelissima alleata dei Visconti, ebbe in Marone proprietà di case e terreni. Con l’affermarsi di Venezia, nella seconda metà del ‘400, Marone beneficiò di un relativo benessere economico e di una stabilità politica che consentirono, attraverso la vicinia (comune rurale), un’oculata gestione del territorio. È di questo periodo la decadenza di Vesto e di Pregasso in favore di Marone che si modellerà attorno al porto e alla grande chiesa parrocchiale dedicata a san Martino di Tours e all’Immacolata Concezione. Caduta la Repubblica di Venezia, in età napoleonica Marone aderì alla Repubblica Bresciana. L’economia del periodo ebbe il suo fulcro nella produzione dei feltri e delle coperte di lana. Nel 1828, sotto l’Impero austroungarico, iniziò la costruzione della strada costiera che conduce a Pisogne, importante località e porta d’accesso alla Valle Camonica; l’opera venne terminata nel 1850 e favorì grandemente le comunicazioni e il trasporto di cose e persone. Con l’unità d’Italia (1861) l’economia continuò a prosperare soprattutto grazie alla produzione di coperte di lana e manufatti di seta. Tra le due guerre si insediò a Marone un’imponente struttura industriale, ancora oggi operante, “La dolomite” di Attilio Franchi (1919) che modificò radicalmente il paesaggio urbano. Oggi la comunità, come altre del Sebino, sta concentrando la sua attività nella coltivazione dell’olivo producendo un olio che ha raggiunto alti livelli di qualità e che permette a Marone di aderire all’Associazione Internazionale delle “città dell’olio”. La visita al paese inizia dal sagrato della chiesa parrocchiale direttamente affacciata su un gradevole lungolago. Alle spalle della chiesa parte l’itinerario pedonale “della valle” che risale la costa del monte attraverso una ripida quanto suggestiva stradina, fatta in acciottolato e con dei gradini di pietra al centro. Il percorso transita per il piccolo nucleo abitato di Piazze dove, nei pressi della ferrovia, si nota la muratura di una casa-torre di epoca bassomedievale. Lungo il viottolo discende un’importante sorgente di origine carsica: la Festola che faceva funzionare le pale dei mulini (ben 28 ruote di mulino nel ’400); successivamente, con l’avvento dell’industrializzazione, le ruote servirono per azionare i macchinari per la lavorazione della lana e della seta. La sorgente è attualmente in parte incanalata. La salita si conclude a Ponzano, posto sulla strada che collega Marone con Collepiano e Zone. Il borgo conserva numerosi segni del passato. Alcune vie hanno il passaggio sotto il vòlto delle abitazioni come avviene per Vesto. Vi è poi il complesso del XV secolo con torre che si eleva nella parte mediana del centro storico e che probabilmente faceva parte di un antico cortivo (dimora fortificata, recinta da un muro, con torre a proteggere l’ingresso).   Angelo Valsecchi
i nuclei storici di marone