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Dalla Brughiera Briantea al lago di Montorfano

Dalla stazione ferroviaria di Meda, in provincia di Monza e Brianza, la segnaletica dedicata al sentiero Meda-Montorfano porta in Piazza Vittorio Veneto, dove si affacciano chiese e palazzi storici.   Dopo aver percorso Via Santa Maria e Via Monte Bianco ci si immette su Via Betulle entrando nel Parco Regionale delle Groane e della Brughiera Briantea. Nella primavera di quest’anno è stata ultimata la posa della nuova segnaletica che aiuta a districarsi tra sentieri e deviazioni che si incontrano in un ambiente dal grande valore naturalistico. Il percorso è prevalentemente pianeggiante, costellato di cascine storiche e caratterizzato da dolci pendenze che consentono di superare vallette e colline. Quasi subito si arriva alla Zoca dei Pirutit, un invaso formatosi con l’estrazione dell’argilla e oggi area umida importante per la vita degli anfibi. Si raggiunge il Laghetto della Mordina a Mariano Comense (Como), un tempo vi si raccoglieva l’acqua piovana utilizzata per l’irrigazione, qui i fiori di loto hanno preso il sopravvento. Il nuovo tracciato della Meda-Montorfano, rispetto a quello ideato oltre 30 anni fa, si snoda alla periferia della cittadina. Ci si porta così al sottopasso che consente di superare con maggiore sicurezza la strada provinciale Novedratese. Si possono ammirare, poco dopo, l’Oratorio Romanico di San Martino risalente all’XI secolo. Si rientra nella brughiera e circa 8 chilometri separano dal successivo centro abitato: Olgelasca, frazione di Brenna dove si trova un altro Oratorio Romanico, quello di Sant’Adriano. Si procede tra i boschi di Brenna e Cantù, attraversati dal Torrente Terrò, con alcune radure dove si può ancora osservare il brugo, l’erica comune che dà il nome alla brughiera. Aree risorgive, considerate le sorgenti del Terrò, caratterizzano la zona tra Capiago e Montorfano. Si attraversano i bellissimi boschi di castagni prima di arrivare alla Riserva Naturale del Lago di Montorfano dove si riproducono il rospo comune e la rarissima rana di Lataste. Al centro paese di Montorfano si prendono mezzi pubblici per rientrare a Meda.  
Dalla Brughiera Briantea al lago di Montorfano

Coira e Via storica dello Spluga

Importante tappa della Via Francigena Renana
Coira e Via storica dello Spluga

Start from Colico

Itinerari da Colico sul Lago di Como e in Valtellina

E-Bike Tour: S.Quirico, Rocca di Angera e Lago Maggiore

E' TOUR che dal lago di Varese, ci porta, attraverso sentieri e campagne, a raggiungere il Lago Maggiore nella zona prima di Ispra e poi, attraverso il parco del golfo della Quassa, la zona di Angera e la nostra meta: il MONTE S.QUIRICO che con i suoi 410 metri rappresenta il punto più alto di Angera. E’ costituito da una magnifica area verde quasi completamente a bosco che noi raggiungeremo dal sentiero di Uponne (frazione di Ranco). L’origine geologica è rappresentata da antichissimi e caratteristici porfidi color mattone, verdastro e cioccolato su cui si sono depositati materiali morenici all’epoca delle grandi glaciazioni.  Dal punto di vista vegetazionale siamo di fronte a un bosco misto in cui è presente il castagno, il pino silvestre e, in minor quantità, la quercia e la betulla pendula. Nella parte più alta del colle, ai piedi del castagno, il sottobosco è ricco di mirtilli. La primavera offre poi una fitta fioritura di primule, viole, viole canine e ricchi cespugli di ginestre. Il San Quirico è zona frequentata dagli amatori di funghi i quali ne possono raccogliere parecchie specie in primavera e in autunno. Nelle zone a castagno si trovano il porcino, a ruzzola, la mazza di tamburo, il gallinaccio e, in basso sotto la robinia, cespi di chiodini. Un tempo le colture della vite coprivano i fianchi del colle fin quasi al vertice e la copertura boschiva era assai più limitata. Ancora oggi nei boschi sono presenti numerosi terrazzamenti; è questo un segnale dell’antica vocazione vinicola dell’area. Sulla sommità si trova la chiesetta dedicata al Santo Martire Quirico, arricchita da decori di epoca moderna. Dalla cima godremo di un panorama mozzafiato del Basso Verbano da diverse prospettive.

Santuario della Madonna della Ceriola

Alla sommità di Monte Isola, visibile da tutto il lago, sorge il santuario che unifica i fedeli delle varie parrocchie dell’isola dedicato alla Madonna della Ceriola e alla festa della Purificazione. In origine la chiesa, detta Santa Maria de Curis, fu la prima parrocchiale per tutta l’isola come documentato nel 1410. È assai probabile che il sito fosse frequentato in epoca precristiana per culti inerenti divinità dei boschi: alcuni ritrovamenti archeologici sembrano sostenere questa ipotesi. Il termine Ceriola, invece, trova forse un nesso con la celebrazione della festa della Candelora che si svolge il 2 febbraio. La chiesa è arroccata sulla roccia, circondata da un piccolo sagrato; il panorama sul lago è assai suggestivo. La prima costruzione è forse da ricondurre al XIII secolo; seguì un ampliamento nel XV-XVI secolo e altre modifiche nel Seicento che portarono alla costruzione del presbiterio, assai più grande a base rettangolare con relativa cupola, la volta a botte della navata e l’inserimento di due cappelle laterali. A metà del ‘700 furono decorate le volte e aggiunto il campanile. La facciata è anomala perché vi furono addossate la torre campanaria e parte dell’abitazione del custode; l’ingresso principale è un semplice portale in arenaria con protiro poggiante su una colonna e aperto su due lati. L’interno si presenta invece sfarzoso per l’impiego di decorazioni, lesene con capitelli e stucchi che riempiono l’unica navata e ancora più il presbiterio. I dipinti settecenteschi della navata e del presbiterio propongono episodi della vita della Vergine; sono di discreta fattura con un’attenzione alla costruzione prospettica e agli effetti coloristici pienamente barocchi. In controfacciata è riemerso, dopo che l’edificio è stato colpito da un fulmine, un affresco della fase quattrocentesca della chiesa; si tratta di una Imago pietatis, ossia il Cristo morto e piagato che si leva dal sepolcro con i simboli della Passione. Un altro affresco, una Madonna col Bambino del XVI secolo, è stato in parte messo in luce. Il santuario conserva inoltre una piacevole raccolta di tavolette ex voto donate dai devoti che ricevettero grazie dalla Madonna; di scarsa fattura, queste piccole opere forniscono uno spaccato della devozione e della vita quotidiana durante i secoli. Negli ex voto compare spesso, in associazione alla Vergine, anche san Fermo venerato nella cappella ricavata nel fianco sinistro della navata; la pala dell’altare raffigura la Madonna col Bambino e i santi Giuseppe, Antonio di Padova, Fermo. La cappella sulla destra è in onore di san Giuseppe e conserva un’interessante tela, datata 1733 e firmata Antonio Paglia, raffigurante la Morte di san Giuseppe. Il presbiterio è tuttora separato dalla navata da un’elaborata cancellata seicentesca in ferro battuto. La mensa dell’altare è in marmo nero e fa da basamento alla struttura barocca che sale fino al fregio da cui stacca la cupola: è una grande cornice in legno dorato retta ai lati da colonne con decorazioni vegetali e terminante con timpano spezzato. Al centro, nel primo ordine, si divide in tre nicchie in cui dimorano le statue lignee della Madonna della Ceriola (o della Seggiola), fra i Santi Faustino e Giovita. Nella porzione superiore si propone la medesima tripartizione ma senza nicchie; al centro vi è un bassorilievo con Dio Padre benedicente. Il complesso scultoreo sembra il risultato dell’assemblaggio di elementi provenienti da allestimenti differenti, scalati cronologicamente tra i secoli XVI e XVII. Alla Madonna e a Gesù bambino sono state aggiunte le corone dorate; il manto della Vergine, rispetto a quello dei due santi, pare più elaborato e meglio riuscito nella definizione delle pieghe in particolare le porzioni che coprono gli arti inferiori. Proprio per la spigolosità e la ricercatezza delle vesti, la Vergine pare essere di fattura un poco più antica. Le ultime opere realizzate sono i dipinti murali (1924) di Achille Locatelli posti nelle pareti del presbiterio e in controfacciata.    
Santuario della Madonna della Ceriola - Ph: visitlakeiseo.info

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Per cantine in Lombardia

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Da Cernusco Lombardone a Olgiate Molgora

Dal parcheggio della stazione di Cernusco Lombardone seguire la ciclopedonabile alla palina con segnavia n. 2 Butto sede del Parco del Curone. Sulla sinistra campeggiano i resti del Castello di Cernusco Lombardone. Fondato su una fortificazione romana, visse il suo splendore dal Mille fino al Cinquecento, quando venne convertito a cascina.Il percorso attraversa la provinciale arrivando al parcheggio in località Molinazzo, il cui toponimo è riferito al molino per la macinazione dei cereali. Seguire il segnavia n.1 per Cà Soldato. Il sentiero costeggia il torrente Curone, compiendo una curva attorno alle falde più basse della collina di Montevecchia. La denominazione del torrente Curone è prova della presenza etrusco-ligure in questo territorio. Curone deriverebbe, infatti, dal nome di una tribù, i Curuni, che stanziandosi avrebbero dato nome alla valle e al torrente. Seguire il segnavia n. 11 Butto. A destra della mulattiera una radura mantenuta a prato stabile, mentre a sinistra le coltivazioni sono quasi sempre a granoturco o altri cereali. Salendo si notano terrazzamenti coltivati a vite, alberi da frutta e ortaggi. Al bivio, prendere il sentiero che conduce al centro abitato. Tenere la sinistra per arrivare alla frazione Passone: una sequenza di numerosi terrazzamenti coltivati a ulivi, alberi da frutta e vite scandisce la verticalità del pendio.Prendere la gradinatura che sale verso l’uliveto. Da qui è possibile godere di un panorama che spazia dal Santuario a un paesaggio terrazzato. L’ esposizione a sud ha permesso la crescita dell’ulivo, della vite e della coltivazione del rosmarino, ancora oggi presente nelle ultime terrazze che salgono fino a Cascina Butto, sede del Parco di Montevecchia e Valle del Curone. Dal parcheggio sotto Cascina Butto, scendere lungo via Valfredda. La strada sterrata si snoda in un bosco di latifoglie, con la presenza di querce, nocciolo, sambuco e carpini bianchi. Poco prima del centro abitato di Cascina Gaidana, il bosco si apre offrendo un panorama sulla Valle del Curone, in particolar modo sul nucleo rurale di Bagaggera, risalente al Seicento. La località si trova all’inizio del corso superiore del torrente Curone, le cui colline circostanti furono un tempo estese opere di difesa. Il complesso è coronato da campi coltivati, oltre i quali si estendono boscaglie. Dopo circa 500 m si giunge a Cascina Valfredda, che deve nome alle caratteristiche climatiche della zona. Oggi è circondata da prati utilizzati per il pascolo e per lo sfalcio. Un tempo vi era una chiesa con un altare dedicato alla Vergine della Neve. La fontana in pietra adiacente al lavatoio, su cui sono ancora visibili antiche incisioni, è un esempio di riutilizzo di un importante manufatto in epoche successive.Seguire le indicazioni superando lo stagno per Cà Soldato. La cascina è adibita a centro Parco e dispone di un museo dedicato agli ambienti e alla fauna che caratterizzano il Parco, oltre agli attrezzi agricoli e della vita contadina utilizzati.L’origine del nome della cascina, abitata fino al 1987, riporta alla memoria antiche battaglie e la fortificazione romana a salvaguardia di una fornace. Da qui prendere la sterrata che scende e si inoltra nel bosco, come indica il segnavia n. 11 Cipressi – Galbusera Bianca. Attraversare il torrente Curone e giunti all’incrocio proseguire a sinistra.Si cammina lungo la strada immersi tra grandi prati, mantenuti per la produzione di foraggio da sfalcio.Dopo circa 400 m si arriva a Cascina Malnido. In tempi remoti, tale località fu il centro di una fornace per la produzione di laterizi. Lo sfruttamento estrattivo ha lasciato ancora tracce visibili della fornace che, preesistente alla conquista romana, si trasformò poi in un complesso, forse il più grande dell’Italia transpadana per la produzione di embrici e materiale da costruzione. Prendendo la carrareccia con segnavia n. 1 Pianello che risale la valle, si giunge ai ruderi di Cascina Ospedaletto, il cui nome evoca il ruolo svolto dal fabbricato durante la peste seicentesca, dove venivano ricoverati gli infermi. Secondo alcuni l’edificio potrebbe anche aver svolto funzione di accoglienza per i pellegrini di passaggio. Seguendo il segnavia n.2, il sentiero si inoltra nella vegetazione boschiva salendo per la collina fino a Cascina Scarpada, caratterizzata da una loggia chiusa. Insieme a Cascina Costa sorge in posizione panoramica sulla Valle del Curone. Oggi ospitano un’azienda vitivinicola e sono sede di un agriturismo.Attorno alle due cascine, i terrazzamenti sono coltivati a vigneto. Il percorso continua a mezzacosta con saliscendi, tra vigneti, campi adibiti al pascolo e prati. L’ anfiteatro che da Cascina Scarpada si estende fino a Galbusera Bianca costituisce l’habitat dei prati magri. I prati e i terrazzamenti sono ricchi di specie vegetali termofile. Fra le molte specie che compaiono in questi ambienti spiccano diverse orchidee. La ricchezza floristica ha significato faunistico, soprattutto per gli Insetti. La conservazione di questi ambienti è dipendente dalle modalità di gestione.La cessazione dell'attività agricola riavvia la trasformazione verso il bosco, con la scomparsa di specie di importanza naturalistica la cui presenza è legata allo sfalcio. La Galbusera Nera è costituita da due edifici orientati ad est-ovest. I muri ospitano affreschi ottocenteschi raffiguranti una Madonna e il beato Giobbe. La devozione popolare per San Giobbe è legata alla tradizione religiosa della Brianza e in particolare alla bachicoltura. Attorno alla cascina i terrazzamenti sono coltivati a vigneto. Più avanti, collegata a mezzacosta sul pendio, sorge Galbusera Bianca. Il complesso rurale è composto da una casa padronale, tre cascine, una stalla e una chiesetta: insieme formano un borgo noto nel Trecento con il nome di Valbissera.La presenza di un edificio di culto dedicato a San Francesco conferma che in passato era un nucleo insediativo. La spiegazione più plausibile sulla divisione delle due cascine tra bianca e nera si rifà al colore delle uve che vi venivano coltivate.Da qui prendere la mulattiera che sale dopo la Chiesa di San Francesco (segnavia n.11 Cipressi – Pianello) e, arrivati di fronte alla scalinata, salire tra i filari di cipressi, architetture vegetali che caratterizzano il paesaggio della Valle del Curone. La loro originaria funzione era quella di individuare i confini di alcuni possedimenti terrieri dell'area lungo il crinale ed i pendii delle colline. Dai Cipressi, percorrere la mulattiera per una decina di metri e scendere nel centro abitato della frazione di Monte. A fianco del cimitero prendere la mulattiera che si inoltra nel bosco verso la frazione Sara.All’orizzonte si trova il cordone morenico dove sorge la frazione di Alduno; dietro si staglia il versante sud del Monte di Brianza, che con la sua dorsale verde crea una importante connessione ecologica tra il Parco e il Parco Regionale del Monte Barro. All’incrocio il percorso prosegue fino a uno degli affluenti del torrente Molgora. Svoltando a sinistra si costeggia il torrente in una piana che in tempi primordiali fu un lago creato dalle acque di fusione del ghiacciaio che da Occidente scendeva da Valmadrera e da Oriente scendeva con la colata di ghiaccio della Valle dell’Adda. Attraversato il ponte di legno, il percorso si avvicina al centro abitato della Valletta Brianza e incrocia la strada provinciale Como-Bergamo. Dirigersi verso il centro del paese, svoltare in via Traversa della Pesa e salire verso la Chiesa Parrocchiale percorrendo via Giovanni XXIII. Il panorama si affaccia su una piana che da Santa Maria Hoè arriva fino a Castello di Brianza, parte della Valle di Rovagnate. Su alcuni terrazzamenti, orti si alternano a alberi da frutta e vigne, coltivazioni tradizionali che ancora testimoniano l’economia agricola a livello famigliare tipica dell’Alta Brianza. La piana è invece coltivata a cereali, dove è praticata un’agricoltura intensiva. Alla rotonda salire la sterrata Via Roccolo (segnavia n.27, Roccolo/Tremonte) tra filari di conifere e terrazzamenti coltivati a vite. Giunti sul crinale il panorama mostra la Valle di Rovagnate tra i versanti del Monte di Brianza e i rilievi del Parco con il paese di Perego arroccato sulla collina. Il percorso prosegue poi nel bosco scendendo fino al centro abitato. All’incrocio svoltare lungo via Trento e proseguire fino alla località Tremonte. Questa frazione risale all’epoca dei romani che per primi si stabilirono in questa zona, fu importante per i traffici commerciali nella Valle di Rovagnate e nel Monte di Brianza. Proseguendo lungo la via del Ponte si arriva alla chiesa di Santa Veronica, situata all'interno di quello che un tempo era probabilmente una rocca dei Capitani di Hoè. Al suo interno è presente un affresco che rappresenta Veronica recante il santo telo con il Volto di Cristo, databile attorno al 1280. Dalla chiesa, una mulattiera sale verso il centro abitato di Tremonte. Si scorgono le rovine di una torre di avvistamento, risalente al X-XI secolo. In passato il complesso architettonico era imponente ed aveva un’importante funzione per il controllo del traffico stradale, che nell’antichità passava nella Valle di Rovagnate.La mulattiera prosegue tra terrazzamenti abbandonati e inselvatichiti alternati a terrazzamenti ben tenuti a ortaggi e frutta antica, fino a giungere al suggestivo ponte del Bordea.Attraversare il ponte, sospeso sopra il torrente Molgora e seguire le indicazioni della palina con segnavia n.25 Mirabella/Paù.La mulattiera si snoda nel bosco in mezzo a notevoli muri a secco, recentemente recuperati, e ad un certo punto un lavatoio in arenaria preannuncia l’arrivo alla località Mirabella.Dalla cascina Mirabella proseguire l’itinerario salendo la strada a tornanti che arriva all’abitato di Paù. Un uliveto occupa la maggior parte dei terrazzamenti che salgono fino al borgo, tra ronchi ancora coltivati a ortaggi e alberi da frutta antica e terrazzamenti pressoché abbandonati e inselvatichiti.Sul limitare della strada si trova il primo edificio, un oratorio di campagna dedicato a San Bernardo. Attraversare il centro abitato percorrendo via Piave e proseguire per la mulattiera che offre un punto panoramico sulla bergamasca, i rilievi di Montevecchia e la dorsale degli Appennini.La mulattiera scende in un bosco di castagni e querce fino alla valle dove scorre il torrente Alto Molgora, uno dei principali affluenti del Molgora. Proseguire per il borgo di Mondonico, attraversare il torrente e mantenersi sulla via Emilio Gola, lungo la quale sono allestiti una serie di pannelli recanti le opere del pittore.In passato Mondonico rappresentò un richiamo artistico per pittori come Emilio Gola, Aldo Carpi e Ennio Morlotti. Il borgo, oggi nel comune di Olgiate Molgora, ha la sua origine intorno all’anno mille, con la costruzione di un castello di proprietà della nobile famiglia Vimercati, di origine longobarda. In località la Squadra, la villa patrizia Villa Maria (risalente al quindicesimo secolo) fu l’abitazione della famiglia dei Bonfanti, poi feudatari Erba, dei nobili Rho e infine dei marchesi Secco d’Aragona.Più avanti si trova la chiesa di San Biagio, al cui interno si possono ammirare gli affreschi dell’abside e risalenti alla seconda metà del Cinquecento. L’itinerario prosegue a fianco delle mura di Villa Maria, per percorrere via Mondonico fino ad arrivare ad un bivio, dove a sinistra si incontra prima Villa Gola e poi Villa Sommi Piccenardi, un complesso architettonico risalente al 1700. Da Villa Sommi Picenardi proseguire lungo la via Sommi Picenardi fino a giungere alla stazione di Olgiate Molgora.
Da Cernusco Lombardone a Olgiate Molgora

Da Pigra al rifugio Venini a Tremezzo

L’itinerario prevede una parte di percorso in montagna in mtb tra batterie e trincee e una parte a ridosso del lago Lario dove è possibili visitare antiche chiese e ville di delizia. Da non perdere l’isola Comacina e l’Hospitalis di Santa Maria Maddalena.Il percorso circolare parte e arriva dalla funivia per Pigra. Da qui seguiamo la strada asfaltata che porta all'alpe di Colonno. L'itinerario prosegue verso i monti Galbiga e Crocione. Passiamo dei saliscendi per arrivare, poi, all'alpe di Lenno e dopo al rifugio Venini, dalla cui terrazza si vede il lago. Il percorso continua verso il monte di Tremezzo da dove inizia la parte di percorso in discesa. Passeremo dunque lungo tutta la costa, poi troveremo i tornanti che si alternano al bosco, sino alle gallerie scavate nella roccia. Il ritorno avviene su strada statale, quindi, si deve prestare molta attenzione al traffico. ITINERARIODistanza: 45 kmDifficoltà: altaFondo stradale: asfalto, sterrato con alcuni punti espostiDislivello: 1853 m, -2472 m ( Pendenza max: 25.5%, -32.9% Pendio medio: 7.0%, -9.1%) Adatto a: utenti ben allenatiTipologia di bicicletta consigliata: MTBDurata media: 5 h ca. ALCUNI PUNTI DI INTERESSE Il Tremezzo e la Linea Cadorna  “Linea di difesa alla frontiera del Nord” é un sistema di fortificazioni costruito in previsione della prima guerra e voluto dal generale Cadorna, per evitare che, in caso di attacco, i nemici potessero raggiungere Milano e la pianura padana.Geolocalizzazione su mappa: 46.01109, 9.15478 Villa Carlotta a TremezzoLa villa, prospiciente il lago, risale alla fine del seicento ed è considerata uno dei migliori esempi di architettura barocca sul lago di Como. All’interno del complesso è possibile visitare il museo dove sono esposte opere di Canova e il meraviglioso giardino botanico.Info utili: www.villacarlotta.itGeolocalizzazione su mappa: 45.98579, 9.23077 Isola ComacinaOppidum militare in epoca romana e altomedievale, rasa al suolo ad opera dei comaschi e dal Barbarossa, oggi sono presenti sull’isola una serie di edifici tra i quali la chiesa di San  Giovanni Battista e le case per residenza di artisti in stile razionalista. Info utili: www.isola-comacina.it Geolocalizzazione su mappa: https: 45.96585, 9.17727 Hospitalis di Santa Maria Maddalena ad OsuccioIl complesso fu realizzato per l’accoglienza e la cura dei pellegrini tra il XII sec. e il secolo successivo e comprende l’edificio specialistico, la chiesa, il campanile, il palazzo del municipio.  Info utili: Antiquarium, Telefono: 034456369Sito: www.isola-comacina.it     Geolocalizzazione su mappa: 45.96748, 9.18082 Campanile dell’oratorio di Santa Maria Maddalena ad OsuccioIl campanile è datato tra la fine del XII secolo e l’inizio del XV ed è costituito da una pianta quadrata e da una cella campanaria decorata con archetti pensili e bassorilievi figurati.Info utili: Antiquarium, Telefono: 034456369Sito: www.isola-comacina.it    Geolocalizzazione su mappa: 45.96758, 9.18111 Chiesa di San Giacomo a Spuranola chiesa romanica fu edificata tra la fine del XI sec. e l’inizio del secolo successivo. Ha pianta longitudinale a navata unica con abside semicircolare ed è caratterizzata da un campanile a vela a due fornici.Info utili: https://acisolacomacina.it/tremezzina/il-romanico/chiesa-san-giacomo/Geolocalizzazione su mappa: 45.9685, 9.17405 Villa del Balbiano ad OssuccioUn meraviglioso edificio dalle linee sobrie che si affaccia direttamente sul lago di Como. L’interno è abbellito da scenografici affreschi barocchi e l’esterno da un giardino lussureggiante, tipico delle “ville di delizia”. Info utili: La villa non è visitabileGeolocalizzazione su mappa: 45.96791, 9.186 Villa del Balbianello a TremezzinaLa villa venne costruita su un preesistente monastero francescano dal cardinale Durini verso la fine del ‘700 per i suoi ritiri di delizia. Qui furono girate alcune scene di celebri saghe, come Star Wars e 007.Info utili: https://www.fondoambiente.it/luoghi/villa-del-balbianelloGeolocalizzazione su mappa: 45.97, 9.19719 Parco Comunale Teresio Olivelli a TremezzoIl Parco, dedicato al partigiano Olivelli medaglia d’oro al valor militare e medaglia d’oro della Resistenza, fu realizzato negli anni ’20 del ‘900 dall’architetto Lingeri. Da vedere la monumentale scalinata e la fontana centrale.Info utili: http://www.ilparcopiubello.it/index.php/park/dettaglio/516Geolocalizzazione su mappa: 45.98169, 9.22016 Villa Sola Cabiati a TremezzoLa villa edificata nel XVI secolo e modificata in stile neoclassico nel ‘700 è dotata di un corpo centrale e due eleganti ali laterali, un monumentale scalone e saloni affrescati da Francesco Conegliani, allievo del Tiepolo. Oggi è un hotel.Geolocalizzazione su mappa: 45.98218, 9.21484 Villa PessinaLa villa realizzata in stile eclettico neomedievale è caratterizzata da una massiccia torre e da una particolarissima cancellata. Fu definita un plagio di Villa Gaeta ad Acquiseria poiché molto simili tra loro.Info utili: La villa non è visistabileGeolocalizzazione su mappa: 45.98118, 9.21215
Da Pigra al rifugio Venini a Tremezzo

La Via Spluga

Lo Spluga, “passo sublime”, selvaggio e affascinante, e la sua via, chiusa in una valle aspra ma ricca di storia.
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Valle Intelvi

Val d'Intelvi, il belvedere più romantico d'Italia.
Scopri di più sulla Valle Intelvi

La Valle delle Messi

Appena dopo Ponte di Legno, proseguendo sulla strada per il Passo Gavia, si può raggiungere la selvaggia Valle delle Messi. L’area si estende all’interno del Parco Naturale dello Stelvio, tra il passo di Pietra Rossa e quello del Gavia ed è caratterizzata da piccoli boschi di larici, numerosi ruscelli, spettacolari cascate e dalla presenza di diversi animali selvatici come cervi, marmotte, camosci e stambecchi. È probabilmente, per la combinazione di tutti questi elementi, che da molti è ritenuta una delle più belle valli camune. L’escursione proposta permette di attraversare l’intera vallata rimanendo su un’ampia strada sterrata fino al Rifugio Valmalza, dopodiché è possibile proseguire su un sentiero più ripido e impegnativo per raggiungere il bivacco Linge e successivamente lo splendido lago Nero. La camminata si conclude con la discesa che dal lago riporta l’escursionista in località Sant’Apollonia. Arrivati a Ponte di Legno si imbocca la strada provinciale 29, dopo aver superato il paese di Pezzo si percorre ancora 1 km fino a notare un piccolo gruppo di case, qui una deviazione sulla sinistra permette di entrare nella valle e raggiungere la località Sant’Apollonia. L’accesso a quest’area è consentito solo tramite l’acquisto di un ticket per il parcheggio. Il biglietto viene venduto direttamente in loco. Si prosegue quindi sulla strada asfaltata per altri 900 m fino a raggiungere l’area di sosta Silizzi dove è presente un vasto parcheggio, vari tavoli per il picnic, aree giochi per bambini e numerose fontanelle. Si lascia quindi l’automobile e si iniziano a seguire le indicazioni del sentiero 158. I cartelli segnano 1h e 20' per il Rifugio Valmalza e 2h e 20' per il bivacco Linge. Il tratto del sentiero in questa prima parte è molto semplice e il dislivello è minimo. In circa 30 minuti si arriva facilmente in località Case degli Orti e successivamente a Baite di Pradazzo.Già dopo pochi minuti ci si immerge nel surreale silenzio di questa valle. Dal parcheggio il transito dei veicoli è infatti vietato e gli unici rumori udibili sono i passi degli altri escursionisti e lo scrosciare del torrente Frigidolfo, il quale percorre la valle lungo tutta la sua lunghezza e, grazie ai numerosi ponticelli di legno che lo attraversano, riesce a regalare degli scorci unici. Si prosegue ancora in leggera salita, superando un piccolo boschetto di larici. Da qui si inizia a scorgere una delle caratteristiche più spettacolari di Val delle Messi: la valle è letteralmente invasa da piccoli torrenti e corsi d’acqua, che da ogni direzione scendono lungo i pendii delle montagne circostanti per poi tuffarsi nel Frigidolfo. Molto spesso questo spettacolo è ulteriormente impreziosito dalla formazione di cascate anche di considerevoli dimensioni, visibili soprattutto in prossimità del rifugio. L’arrivo al rifugio è ormai prossimo, ma bisogna prima percorrere due ampi tornanti abbastanza ripidi. Questa è forse l’unica parte del percorso leggermente impegnativa per chi è intenzionato a raggiungere solamente il rifugio. Il Rifugio Valmalza si trova proprio a lato del sentiero, dispone di vari posti letto e tavoli all’aperto per mangiare, la selezione di piatti tipici è abbastanza ampia e spazia dalla polenta ai funghi, fino alle tagliatelle al ragù, passando per taglieri vari e diversi vini in bottiglia. La struttura viene però chiusa in periodo invernale, è quindi consigliato consultare il loro sito ufficiale per verificarne l’apertura. Il rifugio è un buon punto dove riposare un po’ e riprendere fiato. La sua posizione privilegiata, proprio nel punto più largo della valle, consente infatti di vedere distintamente la cascata di Rio di Valmalza (lungo il versante sinistro della valle) e le ben più spettacolari cascate generate da un affluente del lago Nero (lungo il versante destro, proprio dietro il rifugio). Anche solamente il raggiungimento di questa prima tappa può rappresentare una bella escursione per i più piccoli o per chi non ha troppo tempo. Con uno sforzo ulteriore e qualche altra ora di salita si possono però raggiungere luoghi ancor più spettacolari. Appena dopo il rifugio si rimane sul sentiero CAI 158, ora definitivamente trasformato in un classico sentiero montano abbastanza stretto. Si supera l’ennesimo affluente del Frigidolfo grazie all’ausilio di un paio di ponticelli di legno e successivamente ci si porta sulla sponda sinistra del torrente stesso. Dopo pochi minuti il sentiero si fa più ripido e faticoso, permettendo di guadagnare rapidamente molti metri di dislivello e di salire sempre di più verso la fine della valle. Giunti a circa 2.200 m il sentiero vira bruscamente sulla sinistra e, dopo un paio di tornanti molto ripidi, supera un balzo roccioso sopra il quale si arriva al pianoro erboso dove sorge il Bivacco Linge. La piana erbosa che ci si ritrova davanti è veramente immensa, ma l’occhio viene soprattutto catturato dalle grandi pareti di Punta di Pietra Rossa e di Punta Valmalza, caratterizzate appunto da un iconico colore rossastro. Camminando in piano si giunge ora in pochi minuti al bivacco Linge, dove ad accoglierci ci sono numerosi tavoli e anche una fontanella. Il panorama qui è veramente magnifico, inoltre in questa zona non è difficile scorgere branchi di camosci, marmotte e anche cervi. Vale quindi assolutamente la pena passare un po’ di tempo a camminare nei prati per cogliere la bellezza delle cime rocciose che circondano tutta l’area. Dopo una doverosa pausa è possibile proseguire fino a raggiungere il lago Nero, per poi tornare al parcheggio seguendo il sentiero 157. Questa nuova sezione dell’itinerario richiede altre 3 ore di camminata, ma ne vale assolutamente la pena. L’alternativa è quella di scendere lungo il tratto appena percorso, in modo da raggiungere l’auto in circa 1h 50'. Dal bivacco si imbocca dunque il sentiero numero 2 (Alta Via Camuna). Per raggiungere il lago bisogna procedere per altri 2 km e 186 m di dislivello positivo.L’intero tratto non è quindi di difficile percorrenza, se non per due passaggi su roccia, di cui uno attrezzato con una catena, che richiedono un po’ di attenzione. La traccia in queste sezioni è abbastanza stretta e ci si trova su un costone molto ripido ed esposto. Non è richiesta particolare esperienza però è innegabile che il precipizio che si apre sulla destra potrebbe creare problemi a chi soffre di vertigini.Superata questa zona il sentiero torna a tagliare nei prati e con una serie di saliscendi molto lievi ci porta in prossimità del lago. Prima di arrivare al lago non si può non fermarsi per godere della fantastica vista di questa zona. In basso si distingue distintamente il rifugio Valmalza e l’intera vallata tagliata qua e là dai piccoli corsi d’acqua, sulla destra c’è Punta di Pietra Rossa, mentre sulla sinistra la maestosa parete del monte Gaviola e del Corno dei Tre Signori.Proseguendo lungo il sentiero numero 2 si supera ora un piccolo torrente e dopo una curva sinistrorsa finalmente si scorgono le acque scure del lago Nero (2.400 m). Il consiglio è ora quello di deviare a sinistra, uscendo dal sentiero numero 2, in modo da poter fare il giro dell’intero lago e godere appieno dei numerosi scorci che può offrire. Questo tratto di sentiero non è numerato ma è comunque molto evidente e consente di raggiungere rapidamente il versante nord del lago. L’ampia zona erbosa che ci si trova davanti è prevalentemente una palude, nonostante ciò il sentiero in alcuni tratti riesce comunque ad avvicinarsi molto allo specchio d’acqua permettendoci di toccarlo e di sostare sulle sue sponde. Osservando il lago da questo punto è possibile vedere il bel riflesso creato dal monte Gaviola (3.022 m). Girandosi verso Sud si può invece ammirare il gruppo dell’Adamello: le immense cime innevate, osservate da questa posizione, sembra quasi che fuoriescano dallo specchio d’acqua del lago Nero, dando vita ad uno spettacolo veramente particolare. Proseguendo ci si congiunge con il sentiero CAI 157 (la strada sterrata che scende dal passo Gavia), si prosegue quindi lungo la sponda Est del lago fino a raggiungere la sua piccola diga. Una serie di cartelli indicano le varie mete raggiungibili. Per tornare in località San’Apollonia è necessaria un’altra ora e quaranta minuti. Si imbocca quindi il tratto del sentiero 157 che scende (segnato anche come “Ciclovia Karolingia”). Tutta la discesa presenta una pendenza abbastanza costante e sono del tutto assenti punti esposti o di difficile percorrenza. La discesa è quindi piacevole e permette di aprire la vista a degli scorci completamente inediti sulla Valle delle Messi. Dopo aver completato tutta la discesa si entra in un boschetto di larici e dopo pochi minuti ci si ricongiunge con il sentiero CAI 158. Proseguendo ora sull’ampio sentiero di terra battuta in 20 minuti si torna nuovamente all’area sosta Silizzi.I verdi prati della valle, i ruscelli cristallini, le grandi cascate, la bella piana erbosa del bivacco Linge e le acque blu scuro del lago Nero riusciranno sicuramente a soddisfare la vostra voglia di montagna. Inoltre, il sentiero proposto può facilmente essere interrotto in più punti, per poi tornare indietro lungo il tratto precedentemente percorso. Il giro ad anello descritto è sicuramente il modo più completo per cogliere le bellezze di questa valle, ma è comunque possibile decidere di visitare solamente alcuni dei luoghi presentati. La natura del territorio e i vari punti di appoggio rendono l’escursione consigliata in diversi periodi: da giugno sono i rododendri che colorano il paesaggio, da ottobre a novembre invece ci pensano i larici che si tingono di giallo e arancione. In autunno inoltre si può sentire il bramito dei cervi in amore. - Ph: Stefano Poma
La Valle delle Messi