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Una gita al Monte Cornizzolo

Un eccezionale balcone panoramico sulla Pianura Padana.
Monte Cornizzolo, balcone sulla Pianura Padana

Teatro Sociale di Canzo

Entrando in sala è il rosso il colore predominante nei drappeggi del sipario e nel velluto delle poltroncine, poi guardando in alto rimaniamo estasiati dalla meravigliosa volta affrescata.
Facciata laterale del Teatro Sociale di Canzo.

Quattro luoghi curiosi che incantano in Lombardia

Sorprenditi con luoghi autentici e singolari immersi in panorami da favola
Adobe stock Gaudi Grosio

Dalla città di Bergamo all’Albenza

Tappa della DOL, Dorsale Orobica Lecchese, dalla città di Bergamo ad Almenno San Bartolomeo
1. Dalla città di Bergamo all’Albenza

Rifugio Brioschi per veri avventurosi

Questo percorso non è per tutti, soprattutto durante la stagione invernale e primaverile quando c'è presenza di neve e ghiaccio.   Bisogna essere allenati e avere l'attrezzatura adatta, ramponi e bastoncini oltre che molta attenzione ed esperienza. Seguendo le indicazioni per Pasturo, sulla strada provinciale 62, (tra Ballabio e Balisio) subito dopo il distributore, sulla sinistra prendere la strada sterrata con indicazioni "Rifugio Pialeral”. Imboccata la strada si può scegliere di parcheggiare qui, o salire di qualche centinaio di metri (attenzione alle buche) fino alla Cappella del Sacro Cuore. Posteggiata l’auto finalmente si inizia l'avventura a piedi lungo la strada carrozzabile, che sale con pendenza costante fiancheggiando alcune bellissime baite private. Raggiunto il bosco la strada diventa sentiero e sale a destra, sempre con chiare indicazioni per il Rifugio Antonietta al Pialeral e Rifugio Brioschi. In leggera salita il sentiero prosegue tra i faggi e dopo circa un’ora dalla partenza solitamente si raggiunge la prima neve e i bianchi prati dell’Alpe Cova. A seconda delle condizioni della neve potrebbero già essere necessari i ramponi. Lasciato alle spalle il tepore del rifugio si continua a salire lungo il sentiero, stavolta con pendenza più sostenuta, verso la nostra meta. Il Grignone si erge in tutta la sua bellezza, un gigante di neve e di ghiaccio. Si guadagna quota un passo alla volta, in un ambiente sempre più aspro e severo, dove naturalmente comanda la montagna. Dopo un’altra ora di cammino si raggiunge il bivacco Riva/Girani, posto a metri 1860, in Località Comolli.  Il bivacco è dotato di tavolo e panche, e permette all’escursionista di passaggio non solo trovare riparo in caso di maltempo, ma anche di poter preparare un tè caldo o un caffè, luogo ideale per riprendere fiato e preparaci psicologicamente e fisicamente per affrontare la parete più dura e impegnativa di tutta l'ascesa. Qui consiglio vivamente di indossare i ramponi/ramponcini e eventualmente anche la piccozza. Il Muro del Pianto ecco come si chiama questo tratto, chi conosce le Grigne e il Rifugio Brioschi ha dato questo nome e non servono altre spiegazioni per identificarlo, la pendenza varia dai 35 ai 45 gradi e un dislivello di ben 400 metri. Una salita che non fa sconti, da affrontare con la giusta energia e preparazione. Il tracciato è perfettamente segnato da paline indicatrici piantate nella neve e battuto ogni giorno da decine di alpinisti. È importante restare sempre sulla traccia e salire con passo lento e regolare, senza fretta. A seconda delle temperature la neve può presentarsi in maniera diversa ma non è mai da sottovalutare. Il culmine è la cresta della montagna, a metri 2270. La bellissima cresta prosegue a “fil di cielo”, tracciata da paline segnaletiche e corda, posizionate per impedire di avvicinarsi alle grosse cornici di neve presenti. Prestando la massima attenzione il percorso prosegue tra scorci mozzafiato, continuando sul crinale della montagna tra ripidi saliscendi, che ci condurranno direttamente alla croce di vetta, completamente congelata e cristallizzata dal vento, ai nostri piedi i Laghi di Lecco, Como e Pusiano, la Valtellina all’orizzonte, la Pianura Padana alle nostre spalle e davanti il massiccio del Monte Rosa con l’affilata punta del Cervino... una terrazza naturale meravigliosa e unica.Quando il cielo è terso è possibile ammirare anche il famoso Pizzo Badile.Pochi metri sotto la croce di vetta c’è il Rifugio Brioschi, avvolto da una coperta di neve e ghiaccio, costruito dal CAI di Milano.
Rifugio Brioschi per veri avventurosi

Eventi in Lombardia ad Aprile 2025

Aprile accoglie la primavera in Lombardia, tra gite fuori porta, sapori di stagione e iniziative artistiche e sportive
Eventi Lombardia

La Valsassina e le Grigne

Dalle escursioni in giornata adatte a tutti, alle arrampicate sulle pareti verticali delle Grigne, fino agli splendidi trekking che portano ai rifugi
La Valsassina e le Grigne

Tour del Parco della Valletta

Itinerario che attraversa le zone agricole della provincia di Lecco a ridosso del confine con la provincia di Milano.
bike itinerario la valletta

Giro ad anello sul Monte Canto

Descrizione dell'itinerario   Andata:Partenza: Sotto il Monte (Ca’ Maitino, 300 m)> Sul sentiero 894: Corna - Santuario Madonna delle Caneve - borgo antico di Canto (ruderi) > Sul sentiero 891: Monte Canto (688 m) e Il Crocione (644 m) Ritorno:Sul sentiero 895: borgo antico di Canto (ruderi) - chiesetta di Santa Barbara (650 m) > Sul sentiero 891: località Porcile > Sul sentiero di raccordo 891-893: Porcile- Roccolo > Sul sentiero 893: Roccolo-Torre S. Giovanni- Ca’ Maitino Consigliata, alla partenza e/o al rientro la visita alla Casa Natale di Papa Giovanni in Brusicco, alla Chiesa di S. Giovanni Battista di Sotto il Monte, a Ca’ Maitino, Museo dei ricordi di Papa Giovanni. Da Sotto il Monte, che si estende ai piedi del versante sud del Monte Canto, per salire in Canto, il sentiero più breve, più sterrata che sentiero, è l’894. La partenza è a Sotto il Monte in via Cà Maitino (300 m circa). Percorsa via Boarolo, ben presto, superata la località Corna, su comoda strada asfaltata per circa 800 metri si giunge alla chiesetta del Santuario Madonna delle Caneve (cantine).Qui si recava spesso Angelo Giuseppe Roncalli ragazzo, seminarista, prete, vescovo, cardinale. Il piccolo Santuario, di origine trecentesca, attualmente conserva l’aspetto conferitogli nel 1727. L’ingresso è preceduto da un portico a quattro colonne, e, in facciata, presenta un’alta finestra; all’interno si venera una bella Madonna con Bambino.Sopra la porta d’ingresso una scritta su un recente cartiglio dipinto riferisce che Papa Giovanni provvide a restaurare la chiesetta nel 1961.Vicino si trova la casetta dei custodi, molto suggestiva e con accanto un ruscelletto. Da qui il sentiero 894 dalla strada asfaltata passa su strada sterrata iniziando a salire con dolce pendenza in tornanti.Dall’inizio, e a seguire, il percorso è abbellito da numerose sculture, alcune delle quali raffiguranti Papa Giovanni XXIII, realizzate su pietre del posto scolpite dal Vanni, un appassionato scultore su pietra di Carvico. Si prosegue per circa una diecina di tornanti su una strada abbastanza larga, sterrata, da dove ogni tanto dipartono sentieri laterali, fino a giungere al suo termine, nel punto in cui incrocia il sentiero 891. Si prosegue a destra sul sentiero 891 in piano fino al bivio col sentiero 895, dove, su masso, una ben visibile freccia bianca-rossa con scritta, indirizza l’escursionista a salire in decisa salita a destra verso la cima del Monte Canto. In vetta accanto ad un sasso, dov’è segnata la quota di 688 m, una rudimentale croce di rami d’albero indica il punto più elevato della cima boscosa del Monte Canto. Proseguendo in direzione ovest sull’891 nel bosco di castagni con vista, tra i rami degli alberi, della valle dell’Adda, dei laghi e delle montagne di Lecco, dopo una discesa e successiva salita, si giunge al piccolo pianoro dell’alto Crocione (644 m) che a fatica cerca di emergere sull’alta boscaglia che lo circonda. Per il ritorno al Canto e a Santa Barbara, si può ripercorrere facilmente in senso inverso l’891, oppure, scegliendo un’interessante alternativa, scendere dall’altura del Crocione a destra in direzione sud su un sentiero di raccordo che porta a raggiungere, più in basso, il bel sentiero 895 (Carvico - Il Canto - S. Barbara, incrocio 891), che, costeggiando il versante sud della cima del Canto, ci porta in piano a riprendere l’891 nel punto in cui siamo prima saliti in vetta al Monte Canto. Interessante una visita al piccolo borgo antico di Canto (644 m), ora in degrado e totalmente abbandonato dal 2005, anno in cui morì di vecchiaia l'ultimo residente, il Paolino, che non volle mai scendere in pianura. Una cascina ristrutturata contrasta fortemente con le antiche abitazioni quasi totalmente crollate: recenti palizzate impediscono di avvicinarsi, troppo elevato il pericolo di nuovi crolli. Adiacente al piccolo borgo in posizione panoramica sorge la bianca chiesetta di Santa Barbara (650 m), risalente al 1500, luogo accogliente, attrezzato con panchine, che invita a sostare per eventuale pic-nic e relax.Qui arrivano tanti escursionisti e ciclisti in MTB. Percorrendo in discesa l’891, di recente ben acciottolato, giunti in località Porcile, all’incrocio dei sentieri, si prende a destra in direzione sud il sentiero di raccordo (891-893) che scende, passando prima accanto a ruderi di abitazioni e poi a una cascina, ad agganciare, in località Roccolo, il sentiero 893, proveniente da Fontanella. Ora, sul comodo sentiero 893, dal Roccolo ci si abbassa alla Torre e chiesetta di S. Giovanni, collocate in posizione panoramica sul sottostante abitato di Sotto il Monte e sulla pianura. Ora la Torre è affidata in gestione al Gruppo Alpini di Sotto il Monte. In breve, su mulattiera ben gradinata ed acciottolata, ci si abbassa a Ca’ Maitino di Sotto il Monte dove si chiude il nostro bel giro ad anello… sulle orme di Papa Giovanni XXXIII. Caratteristiche del percorso Percorso facile, adatto a tutte le gambe, di 9,57 km, con guadagno/perdita in elevazione di 653/-650 m, percorribile in circa 4/5 ore.
Giro ad anello sul Monte Canto

Grande anello del Parco del Curone

Capofila del progetto InTERRACED-net è l’Ente per la Gestione del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone.   Proprio all’interno di questo parco si sviluppa una rete di 8 itinerari lungo cui si può ammirare il paesaggio terrazzato. Il grande Anello del parco del Curone che parte da Lomaniga è l’ideale per scoprire le specificità dei ronchi e camminare affiancando i tipici muri a secco, filari di vite e coltivazioni di piante aromatiche. Dal parcheggio di Lomaniga, costeggiando il provinciale, si raggiunge il segnavia n.8 per Montevecchia Alta.Si raggiunge la frazione Verteggera, il cui paesaggio terrazzato è rimasto come era anticamente: accessibili solo a piedi, si coltivano rosmarino, erbe aromatiche, alberi da frutta e vite.Il sentiero prosegue in piano immerso nel paesaggio terrazzato, in cui spicca un lavatoio in pietra. Tra le sue pareti cresce una piccola felce capelvenere, che trova l’habitat ideale nelle fessure delle rocce soggette a stillicidio. Ci si inoltra poi in un bosco con prevalenza di querce e castagni fino ad incrociare una stretta strada asfaltata che scende alla frazione Casarigo.L’antica cascina, probabilmente già abitata in epoca romana, sorge arroccata sopra un poggio e coronata da vigneti. Di sotto si allunga la pianura, poco sopra fanno da contrasto i boschi del Parco.Dalla cascina Casarigo una mulattiera con gradinate in pietra molera sale fino alla frazione Galeazzino.Percorrendo i sentieri si osservano i versanti tipici del Parco: i ronchi (i terrazzamenti) sostenuti dalle murature in pietra a secco. Qui le piane dei terrazzi ospitano ancora oggi filari di vite associati alle piante aromatiche tipiche di Montevecchia: la salvia e il rosmarino.Dalla frazione Galeazzino si gode un panorama sulla pianura e fino agli Appennini.Al termine della mulattiera si arriva nella piazzetta di Montevecchia Alta.Qui si trova il Santuario Beata Vergine del Carmelo, una delle chiese più suggestive della Brianza per via della sua posizione in cima al colle.Nei primi anni del Seicento, il vecchio edificio di culto fu abbattuto e in sua vece fu costruito l’attuale santuario in stile barocco, ad unica navata coperta da volte a crociera. Fra gli arredi più preziosi si ricordano il baldacchino del Cinquecento in dorato legno intagliato e la statua lignea della Vergine con Bambino. Dalla piazzetta seguire la palina del Parco con segnavia n. 9 che scende sotto il centro abitato.La mulattiera termina incrociando la strada alla frazione “Oliva”, il cui toponimo fa riferimento alla presenza in passato di coltivazioni di ulivo. Dal lato opposto si risale verso la frazione Pilastrello. Sul ciglio della strada provinciale che porta in Alta Collina, è visibile Cascina Pilastrello, antica dimora contadina, datata 1740. Questo cascinale è attribuibile alla tipologia rurale più comune, cioè quella sviluppata su due piani: al piano terra si trovavano le stalle e al piano superiore il fienile.Proseguendo verso via Donzelli si arriva a Cascina Butto, sede del Parco di Montevecchia e Valle del Curone, da cui si gode di una vista a 360 gradi. Un tempo sulle balze di Cascina Butto si coltivavano ortaggi, cereali e piante da frutta, mentre la viticoltura era sfavorita dall’esposizione dei versanti.Dal parcheggio sotto Cascina Butto, scendere lungo via Valfredda. La strada diventa sterrata e si snoda inoltrandosi in un bosco di latifoglie, con la presenza di querce, nocciolo, sambuco e carpini bianchi.Poco prima del nucleo di Cascina Gaidana, il bosco si apre offrendo un panorama sulla Valle del Curone, in particolar modo sul nucleo rurale di Bagaggera, risalente al Seicento. La località si trova all’inizio del corso superiore del torrente Curone, le cui colline circostanti furono un tempo estese opere di difesa. Il complesso è coronato da campi coltivati, oltre i quali si estendono boscaglie. Dopo circa 500 m si giunge a Cascina Valfredda, che deve nome alle caratteristiche climatiche della zona. Oggi è circondata da prati utilizzati per il pascolo e per lo sfalcio. Un tempo vi era una chiesa con un altare dedicato alla Vergine della Neve. La fontana in pietra adiacente al lavatoio, su cui sono ancora visibili antiche incisioni, è un esempio di riutilizzo di un importante manufatto in epoche successive. La vasca è probabilmente costituita da un sarcofago romano, poi riutilizzato in epoca medievale come altare della chiesetta. Superato il lavatoio, seguire le indicazioni per Cà Soldato lungo il sentiero che si inoltra nel bosco con prevalenza di castagno, farnia e carpino.Dopo lo stagno, si arriva a Cà Soldato. La cascina è adibita a centro Parco e dispone di un museo nel quale vengono proposti gli ambienti e la fauna che caratterizzano il territorio del Parco, oltre agli attrezzi agricoli e della vita contadina un tempo utilizzati. L’origine del nome della cascina, abitata fino al 1987, riporta alla memoria antiche battaglie e la fortificazione romana a salvaguardia di una fornace. Di fronte all’edificio, i prati resistono all’avanzare del bosco. Da qui prendere la sterrata che scende e si inoltra nuovamente nel bosco, come indica il segnavia n. 11 Cipressi – Galbusera Bianca. Attraversare il torrente Curone e giunti all’incrocio proseguire a sinistra.La denominazione della Valle del Curone è la prova della presenza etrusco-ligure in questo territorio. Curone deriverebbe dal nome di una tribù, i Curuni, che stanziandosi avrebbero dato nome alla valle e al torrente. Si cammina lungo una strada immersa tra i prati, mantenuti per la produzione di foraggio da sfalcio e dopo circa 400 m, si incontra il nucleo rurale di Malnido. In tempi remoti, tale località fu il centro di una fornace per la produzione di laterizi. Lo sfruttamento estrattivo ha lasciato ancora tracce visibili della fornace che, preesistente alla conquista romana, si trasformò poi in un complesso, forse il più grande dell’Italia transpadana, per la produzione di embrici e materiale da costruzione.All’insediamento costituito da un vecchio caseggiato, sono stati affiancati edifici più recenti adibiti ad attività agricole.Prendendo la carrareccia con segnavia n. 1 Pianello che risale la valle, si giunge ai ruderi di Cascina Ospedaletto, il cui nome evoca il ruolo svolto dal fabbricato durante la peste seicentesca, dove venivano ricoverati gli infermi. Secondo alcuni l’edificio potrebbe anche aver svolto funzione di accoglienza per i pellegrini di passaggio. Seguendo il segnavia n. 2, il sentiero si inoltra nella vegetazione boschiva salendo per la collina fino a Cascina Scarpada, caratterizzata da una loggia chiusa. Insieme a Cascina Costa sorge in posizione panoramica sulla Valle del Curone. Oggi ospitano un’azienda vitivinicola e sono sede di un agriturismo.Attorno alle due cascine, i terrazzamenti sono coltivati a vigneto. Il percorso continua a mezzacosta con saliscendi, tra vigneti, campi adibiti al pascolo e prati.L’anfiteatro che da Cascina Scarpada si estende fino a Galbusera Bianca, costituisce l’habitat dei prati magri. I prati e i terrazzamenti sono ricchi di specie vegetali termofile. Fra le molte specie che compaiono in questi ambienti spiccano le orchidee. La ricchezza floristica ha anche grande importanza per la fauna. La conservazione di questi ambienti è dipendente dalle modalità di gestione.La cessazione dell'attività agricola riavvia la trasformazione verso il bosco, con la scomparsa di specie di importanza naturalistica, la cui presenza è legata alla pratica dello sfalcio. La Galbusera Nera è costituita da due edifici orientati ad est-ovest. I muri ospitano affreschi ottocenteschi raffiguranti una Madonna e il beato Giobbe. La devozione popolare per San Giobbe è legata alla tradizione della Brianza e in particolare alla bachicoltura. Attorno alla cascina i terrazzamenti sono coltivati a vigneto. Più avanti, collegata a mezzacosta sul pendio, sorge Galbusera Bianca. Il complesso rurale è composto da una casa padronale, tre cascine, una stalla e una chiesetta: insieme formano un borgo noto nel Trecento con il nome di Valbissera. La presenza di un edificio di culto dedicato a San Francesco conferma che in passato era un nucleo insediativo. La spiegazione più plausibile sulla divisione delle due cascine tra bianca e nera si rifà al colore delle uve che vi venivano coltivate.Da qui prendere la mulattiera che sale dopo la Chiesa di San Francesco (segnavia n.11 Cipressi – Pianello). Arrivati di fronte alla scalinata, salire tra i filari di cipressi, architetture vegetali che caratterizzano il paesaggio della Valle del Curone. La loro originaria funzione era quella di individuare i confini di alcuni possedimenti terrieri dell'area lungo il crinale ed i pendii delle colline.La mulattiera segue il crinale fino a risalire una collina piramidale, con gradoni terrazzati lasciati a prato.In primo piano, si staglia il versante sud del Monte di Brianza, una dorsale che con il Parco del Curone e il Parco Regionale del Monte Barro creano un unico sistema che arriva fino a Lecco.Dopo essere scesi dal crinale, il sentiero arriva in località Pianello. All’incrocio seguire il segnavia n. 7 – Missaglia. Più avanti si apre sulla piana di Bernaga e i suoi campi terrazzati, dove più alto sorge il Monastero di clausura delle Monache Romite Ambrosiane.Dopo circa 500 mt. prendere la direzione del segnavia n. 7 – Panoramica – Missaglia. La mulattiera si inoltra nel bosco per poi incrociare la strada panoramica che sale a Montevecchia.Più avanti, seguire le indicazioni per Valle Santa Croce e scendere per la sterrata che si snoda nel bosco fino al fondovalle. Nella valle sono ben distinguibili le localizzazioni delle attività agricole e forestali: sulle pendici scoscese e soggette a rischio di dissesti idrogeologici, domina il bosco visto come sussidio all’attività agricola tradizionale (legna da ardere e paleria ad uso agricolo) laddove la pendenza si riduce, l’attività umana ha creato una serie di terrazzamenti. Nel fondovalle dominano campi coltivati anche se la presenza di boschetti e siepi crea un ambiente variegato di valore paesaggistico e naturalistico. Il nome della valle deriva dalla chiesa rimaneggiata e menzionata già in un documento del 1289 come ecclesia. Il muro di cinta della cappella conserva un’incisione pre-romana, testimonianza degli abitanti di questa valle. Salire di nuovo e prendere il sentiero sui campi terrazzati. Guadare il torrente e inoltrarsi nel bosco fino al nucleo di antica formazione di Cascina Novelè, ancora oggi abitata da più famiglie. L’abitazione a pianta quadrata consta di due piani più un sottotetto colombaio-fienile. Sulla facciata vi è una edicola scavata nel muro che contiene una statua votiva di Sant’Antonio di Padova (protettore dei bambini).La carrareccia arriva a Cascina Bellesina Inferiore, la sola superstite delle due originarie (inferiore e superiore) e ancora ad oggi abitata. Questa struttura in pietra molera si trova in posizione dominante sulla parte sud della Valle Santa Croce. Il portico protegge un’icona dedicata alla Madonna del Bosco.A Cascina Bellesina ha sede un’azienda agricola che si occupa di allevamento di pecore della razza brianzola. Superati alcuni terrazzamenti coltivati a vite, prendere la carrareccia che scende fino al fondovalle e che costeggia Cascina Fornace, oggi completamente ristrutturata. A nord della cascina si trovava la parte rustica, con stalla al piano terra e fienile al primo piano. Ancora oggi si vede il nucleo più antico, cui furono aggiunte altre parti in epoche successive. Prendere il segnavia n. 6 Lomaniga. Qui c’è una croce votiva scolpita nella pietra molera che reca i motivi della morte ed i simboli della passione. Il manufatto risale ai tempi della peste e indica la presenza di luoghi di sepoltura. La strada percorre il fondovalle, costeggiando il torrente Molgoretta e inoltrandosi in un bosco igrofilo, con la prevalenza di ontani neri e frassini. Al bivio, seguire il segnavia 6A Lomaniga e salire da Pianetta Bassa a Pianetta Alta. Giunti alle ultime abitazioni la mulattiera prosegue fino alla località Oliva, da cui con un breve tratto su strada in discesa, si torna sulla strada provinciale e quindi al parcheggio di Lomaniga.
Grande anello del Parco del Curone

Giro delle frazioni di Menaggio

Passeggiata circolare che collega Menaggio con le sue tre frazioni Croce, Loveno e Nobiallo.
Menaggio

Alla scoperta della sponda lecchese del Lago di Como

Scopriamo quali sono i punti di interesse che offrono i comuni della sponda lecchese dell'Alto Lago di Como. Il piccolo Comune di Dorio, appena sotto la punta settentrionale del Lago di Como, racchiude una storia molto interessante e travagliata, che addirittura si avvierebbe, secondo la leggenda, dai coloni greci qui trasferiti da Cesare. Il Comune è tutto collocato ai margini della riva del Lago, anche se il territorio comunale si addentra in profondità verso la montagna. Oltre agli antichi centri storici, ancora molto ben conservati. Da segnalare la presenza di estese superfici terrazzate, dove anticamente a prezzo di enormi fatiche e sacrifici veniva coltivato l’ulivo, la vite e l’alloro. Gli abitanti delle frazioni di Dorio si sono spostati, nel corso dei secoli, più vicino alle sponde del Lago oppure sono risaliti verso le più sicure falde del monte a secondo delle condizioni di sicurezza di queste aree, che alla tranquillità di oggi hanno contrapposto periodi veramente molto turbolenti. Molto interessante visitare gli antichi edifici di Culto presenti sul territorio. L’importante Comune di Dervio è collocato sull’ampia conoide che segna lo sbocco del torrente Varrone nel Lago di Como. La sua particolare posizione di crocevia rispetto all’accesso alla val Varrone, e di importante punto di riferimento rispetto all’antica Via dello Spluga, nel corso dei secoli e fin dall’epoca romana, hanno favorito lo sviluppo comunale così come assalti, assedi e saccheggi. Numerosi sono gli edifici storici meritevoli di una visita: il centro storico e il Castello della famosa frazione di Corenno Plinio (una delle località del Lago di Como dove meglio è stato conservato l’impianto urbanistico e la viabilità medioevale) il Castello di Dervio, gli edifici di Culto, il Palazzo de Magni, la località di Castelvedro. A Dervio ha origine la viabilità che si inoltra nella Val Varrone, anche questa meritevole di una visita, ed i tracciati che condurranno l’escursionista sulla vetta dei soprastanti Legnone e Legnoncino. La sua favorevole collocazione sulla sponda del Lago fa di Dervio un centro velico di particolare rinomanza, con la presenza di diverse scuole veliche.
Alla scoperta dei comuni della sponda lecchese del Lago di Como