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Alle falde del Monte Valletto

Per la strada della Val Brembana si supera Cusio, imboccando la salita verso i Piani dell’Avaro . A circa tre quarti della salita, presso la “Curva degli sciocc”, si parcheggia. Il tracciato si presenta come una gradinata (CAI 108). Si parte e, vinti i gradini, si entra nel bosco: il sentiero si spiana e, con direzione NO, supera una valletta con acqua e giunge ai pascoli di Casera Valletto dirimpetto al Pizzo di Giacomo. Si prosegue in salita lungo la traccia nella prateria ritrovandosi in breve al raccordo con la mulattiera che sale da Ornica (vedi cartello segnalatore CAI 107). Superata la sorgente San Carlo, ci si inoltra nella Valle di Salmurano, pervenendo ai pascoli dove si nota il rudere della baita del Piano.Si prosegue lungo il tracciato che si snoda nell’ampia conca per giungere al bivio fra l’antica mulattiera che porta al Passo di Salmurano e il sentiero verso il rifugio Benigni. Si va a destra verso il Passo di Salmurano, dove si apre la finestra sulla Valle del Pescegallo, su Gerola e sulla barriera delle Alpi Retiche, con i suoi giganti di granito e ghiaccio (2.017 m, 1h 40’ dalla partenza).Si riprende a destra camminando a fianco delle trincee della linea Cadorna. Superato il traliccio dell’alta tensione, si continua a mezza costa e si raggiunge un ampio costone che discende per ripido pascolo. Terminata la discesa, si prosegue in piano e s’incontra la baita Alta (1.197 m).Ora bisogna recuperare una cinquantina di metri di dislivello per raggiungere la sella erbosa posta fra il Monte Triomen a sinistra e il Monte Avaro a destra. Noi puntiamo su quest’ultimo piegando a destra. Bastano una decina di minuti e si è in vetta. Goduta la panoramica pausa, si ritorna alla sella e si piega a destra, seguendo il CAI 101.Dopo 20 minuti si giunge al bivio con il CAI 109 che scende ai Piani. Lo si impegna e si giunge dopo un’ora al laghetto, dove si trova l’albergo Rifugio Monte Avaro a 1.650 metri. Si riparte seguendo la strada che scende verso Cusio, affianca la casina in legno con il campanile finlandese e in circa 2 chilometri di discesa, porta alla località Sciocc, punto di partenza. Per ulteriori dettagli: CAI Alta Val Brembana - tel. 0345 82244
Alle falde del Monte Valletto

Fra laghi e rifugi del Diavolo

Partendo da Carona in Alta Valle Brembana, conviene parcheggiare a monte del paese (via Carisole), laddove, nei pressi di un ampio tornante, si stacca dalla strada (segnavia 210) la gippabile che sale al lago del Prato (1.650 m), dove si sdoppia con quella che continua per il Lago di Fregabolgia, servendo il rifugio Calvi.     Si imbocca questa stradetta e in breve si giunge alla frazione di Pagliari (1.313 m). Si attraversa il borgo e, salendo lungo la carrareccia, si transita ai piedi della cascata che scende dalla Valle Sambuzza. La strada prosegue in freschi boschi e allungandosi verso il Lago del Prato (1.650 m; 1 h 30’). Qui si prende a sinistra il segnavia 224, direzione Rifugio Longo. Alcuni tornanti aprono su grandi vedute sul Pizzo del Becco, poi inizia una lunga traversata sotto il Monte Masoni. Basterà ancora un’oretta di piacevole camminata per raggiungere il rifugio (2.026 m; totale 2 h 30’).Da qui si riparte, salendo con il segnavia CAI 246 al lago del Diavolo (2.142 m, 20’ dal rifugio). Poi si prende la salita alla Selletta che raggiungiamo dopo tornantini e passaggi su pietraia. Siamo ora di fronte ai Pizzi del Diavolo, del lago Poris, del Grabiasca e alla lunga costiera del Monte Cabianca. Laggiù, sui pascoli, brillano il lago Rotondo e il rifugio Calvi, nostri prossimi obiettivi.La discesa è lunga, dapprima, verso Nord, poi dopo una decisa piega a destra si scende sino a toccare la baita vecchia dell’Armentarga e successivamente si attraversa il fiume Brembo che solca la Val Camisana. La discesa prosegue ora sul lato opposto, solcando una sorta di giardino botanico naturale e attraversando alcuni dossi rocciosi. Eccoci al piccolo sbarramento davanti al lago Rotondo e al rifugio Calvi (2.015 m, 2 h dalla Selletta).Dopo la pausa si riparte, stavolta per costeggiare il lago Fregabolgia (CAI 225) sino alla diga e, superatala, via con la discesa sino al Lago del Prato, dove ritroviamo il bivio per il rifugio Longo. Si continua per i Dossi, per la cascata e per il borgo di Pagliari, ed eccoci alla macchina. Per ulteriori dettagli: CAI Alta Val Brembana - tel. 0345 82244
Fra laghi e rifugi del Diavolo

L'abbraccio al Corno Branchino

La partenza avviene a circa un chilometro a monte di Valcanale, frazione di Ardesio, laddove, superato l’elegante laghetto, la strada compie una curva e, poco oltre il ponte, è sbarrata.   Si imbocca, verso destra, l’evidente stradetta (segnavia CAI 220) che si snoda in una luminosa pineta con squarci sulle cime di Fop e di Valmora. A 1.292 metri si incontra la Baita Pianscuri. Sempre su stradetta, si sale fino a trovare sulla destra, in prossimità di una curva, una sorgente d’acqua fresca (1.350 m circa); ancora qualche minuto di salita e poi si sbuca nella conca del Rifugio Alpe Corte (1.410 m, 45’ dalla partenza). Lasciato il rifugio riprendiamo la stradetta per il Passo/Lago Branchino (CAI 218) che porta all’alpeggio di Neel. Si tocca la baita bassa, siamo su un terrazzo panoramico sul gruppo dell’Arera da una parte e sull’intera valle dall’altra. Si prosegue sulla stradetta che ricalca anche il “Sentiero delle Farfalle” e, in breve, si è alla Malga di Neel di Mezzo dove si possono acquistare formaggi di monte. La salita continua: a monte abbiamo i fioriti pendii del Corno e, di fronte, il Rifugio che, in breve, raggiungiamo (1.796 m, 1 h 15’ dall’Alpe Corte). Ristorati, eccoci al laghetto e, poco più sopra, al Passo di Branchino. Il giro continua scendendo per praterie sino ad avvicinarsi alle crepe e caverne del Corno di Branchino, dove fuoriescono acqua e flussi d’aria ristoratori. Raggiungiamo le Baite di Mezzeno (1.600 m, 45’ dal Passo), poi si riparte per il Passo di Marogella, percorrendo la stradetta d’accesso sino al ponticello, poi saliamo a destra (vedi indicazioni CAI 270 A).Per pascoli, con una lunga diagonale, si prende quota. Giunti al Passo di Marogella (1.896 m), si apre l’Alta Valle della Corte. La discesa è disagevole e ripida per almeno mezz’ora, poi, una volta nel bosco, tutto torna nella norma e, giunti all’incrocio con il CAI 216 ci si può rilassare. In breve si è al rifugio e in mezz’ora si è al parcheggio.
L'abbraccio al Corno Branchino

Al Cevedale con sosta al Rifugio Pizzini

Un’escursione da fare a piedi o con gli sci d’alpinismo qualora le condizioni lo permettano, a queste quote la neve può rimanere fino a primavera inoltrata ed anche in estate, è bene informarsi sulle condizioni prima di partire è avere tutta l’attrezzatura necessaria. Escursione adatta anche a chi vuole avvicinarsi alle quote maggiori, un percorso fin sulla vetta della montagna valtellinese nel cuore del teatro bellico più elevato della Grande Guerra.Siamo in Val Cedèc, laterale della Valle dei Forni, in alta Valtellina, un ambiente silenzioso e avvolto dalla neve che nasconde le numerose testimonianze della Prima Guerra mondiale. Resti di trincee e casermette, villaggi militari e baraccamenti ricordano che qui, cento anni fa, è stata scritta una pagina significativa della Guerra bianca, quella alle quote in assoluto più alte di tutto il fronte bellico. La vetta del Cevedale, sulle Alpi Retiche meridionali, è una meta scialpinistica molto frequentata. Unisce tre vallate: Valfurva, Val di Pejo e Val Martello, è raggiungibile anche dalla Val di Solda. Il nostro punto di partenza è il parcheggio del Rifugio dei Forni. Vi si arriva da Santa Caterina Valfurva (Sondrio) percorrendo in auto la strada a pagamento (colonnina pedaggio all’inizio della via).L’itinerario per il Cevedale sale a sinistra lungo la sterrata della Val Cedèc. Si seguono tre tornanti e poi il tracciato si sviluppa quasi pianeggiante, conducendo progressivamente fino al Rifugio Pizzini.Da qui si continua dritti in direzione nord-est fino quasi alla partenza della teleferica del Rifugio Casati, dove si devia decisamente a destra, in direzione est. Le pendenze cominciano a farsi più sostenute e si passa sotto la costiera rocciosa che sale al Cevedale. Si affronta, mantenendosi sulla sinistra, la vedretta di Cedèc su pendii molto ampi e regolari, fino a raggiungere una deviazione a sinistra dove il ghiacciaio si presenta seraccato in modo spettacolare e con un netto incremento della pendenza.Si sale a est la parte più ripida e si esce verso destra in direzione del passo che collega con la Val di Pejo. Si raggiunge così in diagonale, superando l’ultimo ripido pendio, l’anticima sulla cresta nord-est e si percorre la parte terminale in piano arrivando alla croce di vetta. Poco prima di quest’ultima, sulla destra, si trovano i ruderi di una vecchia baracca risalente alla Grande guerra. L’itinerario di discesa ricalca quello della salita, una tra le più belle e semplici dei ghiacciai lombardi. Attenzione però alla presenza di eventuali crepacci, il pericolo maggiore di questa escursione.
Al Cevedale con sosta al Rifugio Pizzini

Dal Rifugio Casati al Monte Cevedale

Il punto di partenza di questa emozionante escursione è dal Rifugio Casati situato nel Comune di Valfurva in Valtellina.   La scalata offre dalla sua sommità un vero e proprio spettacolo della natura, è la meta più ambita e frequentata del Gruppo Ortles-Cevedale ed è alla portata di tutti quanti si siano già approcciati già al mondo dello sci d'alpinismo. La salita, relativamente semplice, è facilmente percorribile con attrezzatura adatta da sci alpinismo compresa ARTVA, pala e sonda, ideale per i meno esperti, è consigliabile essere accompagnati da una Guida Alpina se invece è la prima volta che si prova questo tipo esperienza.
Dal Rifugio Casati al Monte Cevedale

Osservatorio astronomico

Visite Per le visite serali è consigliabile munirsi di torcia elettrica, poiché il sentiero non è illuminato, e di abbigliamento che ripari dal freddo, visto che l’osservatorio si trova a 1.200 metri di quota. L'ingresso all'osservatorio astronomico, durante queste giornate, è gratuito e non necessita di alcuna prenotazione. Eventuali visite private, a pagamento, per gruppi di almeno 20 persone, dovranno essere concordate con l'organizzazione del Cab (circolo astrofili bergamaschi. Le aperture diurne permetteranno, senza alcun rischio, l'osservazione del sole al telescopio grazie ad appositi filtri solare, mentre quelle serali saranno dedicate alla conoscenza del cielo estivo. In caso di maltempo le giornate non verranno recuperate: eventuali proiezioni e conferenze didattiche si svolgeranno nella sala conferenze che ha una capienza massima di 40 posti. Al telescopio in cupola si accede a gruppi di 10/15 persone alla volta. Come arrivare Sentiero che sale al Monte Poieto. Si raccomanda i turisti di raggiungere l’osservatorio a piedi lasciando autovetture e moto nel piazzale sottostante. In caso di maltempo le giornate non verranno recuperate: le proiezioni e le conferenze didattiche saranno effettuate nella prima parte della serata nell’apposita sala conferenze della capienza di ca 40 posti a sedere. Gli automezzi vanno parcheggiati nella piazzola antistante la salita di via Martinelli che dista 300 metri dall’Osservatorio e l’accesso in auto fi no alla struttura è consentito esclusivamente agli autorizzati e ai portatori di handicap. Ricordiamo che per le visite serali è consigliabile munirsi di torcia elettrica ( il sentiero non è illuminato) , e di abbigliamento adeguato al luogo di montagna (la struttura è posta a ca 1200 metri di quota).

Volo vincolato in mongolfiera per il tuo evento

Cos’èÈ un’attività che garantisce un notevole afflusso di persone: le dimensioni ed i colori del pallone suscitano grande curiosità in grandi e piccini. Come funzionaLa mongolfiera viene trattenuta a terra da tre funi alzandosi di circa 15-20 metri da terra. Durante le brevi salite e discese, potrai ammirare il panorama sottostante a 360°. Questo tipo di servizio consente ad un grande numero di persone di provare l’esperienza del volo in mongolfiera. Il requisito più importanteUno spazio di almeno 50 x 50 metri senza ostacoli.

Matrimoni a Bergamo

Matrimoni ed eventi in Villa neoclassica, alle porte di Bergamo.
Villa Pesenti Agliardi

Museo della Transumanza

Un museo dove riscoprire la transumanza in Val Brembilla e Val Taleggio

Passeggiata Teglio- San Silvestro- fonte della Frascesca

Itinerario di media difficoltà che, attraverso percorsi panoramici, consente di raggiungere le frescure della fonte della Frascesca.

Il Quartiere Porta Nuova

La Milano che "sale"

Monte Poieto

CABINOVIA E RIFUGIO TEMPORANEAMENTE CHIUSI  Secondo me se Heidi avesse in mente di cambiare casa è proprio qui, in cima al Monte Poieto, che si trasferirebbe. Non prendetemi per matta ma questa è esattamente la cosa che ho pensato quando sono scesa dalla piccola cabinovia che porta ad Aviatico, sull’Altopiano di Selvino, e mi sono guardata intorno. Infatti, una volta scesa dalla cabinovia del Monte Poieto, che col suo rosso brillante e le sue minuscole cabine trasporta i turisti fino in cima all’Altopiano di Selvino, la prima cosa che mi ha colpita è stato il verde brillante dell’erba e un meraviglioso parco giochi affacciato sulla vallata sottostante. Completavano il quadro una baita – che in realtà ospita un ristorante e il Monte Poieto Resort – un enorme cane San Bernardo sdraiato per terra e le caprette, che saltellavano allegre nel grande prato di fronte al rifugio. Vi giuro che mancava solo lei, Heidi, la bimba dalle guance rosse amica della mia infanzia per farmi fare un tuffo nelle pagine di un libro! Eppure Aviatico non si trova tra le leggendarie montagne svizzere, bensì appena sopra Selvino, a pochi chilometri da Bergamo ed è facilmente raggiungibile anche da Milano con poco più di un’ora di viaggio. La sensazione di pace però è quella che si assapora in alta montagna, forse perché Aviatico non si può raggiungere in macchina ma solo a piedi (o in cabinovia come abbiamo fatto noi!). Quando poi si arriva in cima al Monte Poieto il panorama è davvero di quelli che meritano una sosta per scattare fotografie, anche se non avete il “pallino” di instagram come nel mio caso. Una volta finito di immortalare il panorama però ci si guarda intorno e si nota anche il resto: davanti al Rifugio c’è un recinto con le caprette e alcuni daini, che curiosi si sporgono per cercare un po’ di cibo che – questo è evidente – i turisti non gli fanno mai mancare. Accanto invece trova posto un bellissimo quando panoramico parco giochi, per la gioia di tutti i bimbi e dei loro genitori. E infatti il Patato si è lanciato di corsa verso i giochi appena sceso dalla cabinovia! Quando ci siamo saliti noi era maggio e una parte del ristorante era riservato e allestito per una cerimonia. Come ci hanno spiegato i proprietari infatti sono parecchie le coppie che scelgono Aviatico e l’Altopiano di Selvino come località dove organizzare il proprio rinfresco nuziale, salendo, insieme a tutti gli invitati, fino in cima con la cabinovia. A me è venuto da sorridere pensando a quella novella sposa che, magari con un abito bianco spumoso come una meringa, si sarebbe stipata, con tanto di strascico e velo, all’interno della microscopica cabina rossa per salire fino in cima. Chissà a cosa avrebbe pensato durante quella solitaria salita fino alla cima? Forse alla nuova vita che l’aspettava alla fine di quella giornata? Dal canto nostro noi ci siamo goduti la meravigliosa vista sulla valle, i giochi e ovviamente quell’erba così brillante che invitava a sdraiarsi almeno un pochino per riprendere contatto con la terra. Quando siamo scesi io ho pensato che Aviatico è davvero un posto da fiaba e sarebbe bello tornare e vederlo il prossimo inverno con la neve! - Fonte: patatpfrindly.com
Monte Poieto