• Itinerari

Dal Rifugio Forni al Pizzo Tresero

Un trekking impegnativo adatto ai più allenati

Partenza/Arrivo
Da: Valfurva (SO)
A: Valfurva (SO)
Tipologia/Periodo
A piedi
Autunno/Inverno
Durata/Lunghezza
4 ore
7km
Dislivello
Salita: 1460m
Difficoltà
DIFFICILE

Arrivati in auto a Santa Caterina Valfurva, in provincia di Sondrio, si continua a guidare fino al parcheggio del Rifugio Forni lungo la valle omonima.

 

Non bisogna dimenticare di acquistare il pass all’emettitrice automatica in località La Fonte a Santa Caterina, Lo si trova anche all’ufficio turistico e in alcuni bar-ristoranti del paese, oltre che nei Rifugi Stella Alpina e Forni.

La salita verso il Pizzo Tresero alto ben 3.594 m, comincia oltrepassando il ponticello in legno sul Torrente Frodolfo, si seguono poi le indicazioni per il Sentiero Glaciologico e, proseguendo verso est, si risale la valle mantenendosi sulla destra, ci si ritroverà ritroveremo così ai piedi di un evidente canalone, che scende dal versante a destra. Il suo imbocco si trova quasi di fronte al Rifugio Branca, si risale l’ampio avvallamento e, circa a metà, si è sul Ghiacciaio dei Forni, si prosegue fino a uscire dal canalone, con il pendio che si addolcisce e si apre in un grande anfiteatro, questa zona fa da base per le salite al San Matteo, al Tresero e alla Cima San Giacomo.

Si continua ancora verso destra, con il tracciato che ricomincia a prendere pendenza, si arriva così alla spalla che dal Pizzo Tresero si collega alla Cima San Giacomo, qui le pendenze si riducono di nuovo, ma poco dopo si ripresentano impegnative. Si devia a sinistra salendo in direzione di Punta Pedranzini, alla base di quest’ultima comincia un ultimo ripido tratto, che conduce sul crinale della cresta sudest che collega al Pizzo Tresero. Con un buon innevamento può essere percorsa con gli sci ai piedi, in caso contrario è consigliabile riagganciare gli sci allo zaino e calzare i ramponi, pochi minuti e si è in vetta. Per la discesa, bisogna considerare le condizioni della neve, se si decide di seguire lo stesso itinerario della salita, attenzione alla prima parte della cresta dove possono affiorare alcune rocce. Le alternative non mancano, lungo i canali che si incontrano sia prima sia dopo la Cima San Giacomo, meglio però informarsi dai rifugisti.

 

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