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Duomo di Salò

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Sacro Monte di Varese: Cappella 9- La salita al Calvario

La Nona Cappella del Sacro Monte di Varese: la Salita al Calvario e l'affresco dell'Ecce Homo di Stefano Maria Legnani.

Verso la Forcella di Sale fra ulivi e lago

Un itinerario con paesaggi da sogno
Verso la Forcella di Sale fra ulivi e lago

Da Salò a Montichiari

Pedalando seguendo il fiume Chiese verso sud....
Da Salò a Montichiari

Salita sulla Torre Branca e Parco Sempione – Visita e Brindisi

Aperitivo e tour guidato sulla terrazza panoramica più alta della Torre Branca, riservata in esclusiva
Torre Branca

La Via del Sale

Tra pedalate in quota e panorami mozzafiato, da Varzi al mare
Via del Sale

Da Salò a Mozambano

Pedalando nella Valtenesi in provincia di Brescia
Da Salò a Mozambano

Giro ad anello lungo la Via del Sale

Un tracciato ad anello suggestivo, ideale nelle mezze stagioni, lungo terre di confine, con il giro di boa sulla vetta del Monte Chiappo (1.699 m), dove si incontrano Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.   In auto si raggiunge la Valle Staffora, nell’Oltrepò pavese, dirigendosi verso l’abitato di Cegni, nel territorio di Santa Margerita di Staffora. Proseguiamo lungo la strada provinciale 90 che conduce al Pian dell’Armà e al passo del Giovà fermandoci, a poco meno di 9 km da Cegni, in località Pratone dei milanesi. Sulla sinistra si trova spazio per parcheggiare, ma non è molto. Ci si incammina su una comoda carrareccia che sale al Colle della Seppa, eccoci sulla Via del Sale. Seguiremo le indicazioni di questo antico itinerario commerciale, attraversando quelli che un tempo erano i feudi della famiglia di origine longobarda dei Malaspina. Il bellissimo crinale di confine è lo spartiacque tra la piemontese Valle Curone e la lombarda Valle Staffora. Il nostro itinerario, una volta al Colle della Seppa, si sviluppa attorno ai 1.500 metri di quota, un dolce saliscendi in direzione del mare. Avanziamo comodamente su ampio sentiero, praticamente una mulattiera, tra la tipica vegetazione appenninica di bosco ceduo e con bellissimi panorami. Prendiamo leggermente quota per superare il Monte Garavè (1.549 m) e riscendiamo al Passo della Mula. Siamo ai piedi del Monte Rotondo che aggiriamo, tenendo la destra, su tracciato pianeggiante, evitando così di arrivare in vetta. Ci si addentra in una bella faggeta e si prosegue camminando tra i prati del Pian dell’Armà fino allo strappo, deciso ma breve, che ci consente di guadagnare da nord la cima del Monte Chiappo. Per il rientro percorriamo a ritroso il tratto finale e, appena in fondo, scendiamo subito a destra lungo la pista da sci, riportandoci in tal modo sulla strada provinciale 90 che da Cegni sale al Passo del Giovà. Non facciamo altro che seguirla, lasciandoci alle spalle il passo, fino all’arrivo al Pratone dei Milanesi.  
Giro ad anello lungo la Via del Sale

"... sulla via del sale... "

PROGRAMMA _____________________________________________________________________________..:: Primo giorno10.00 arrivo al Centro Turistico “La Pernice Rossa”, sistemazione negli chalet;10.00 presentazioni e piccola esplorazione nei dintorni della struttura;12.30 pranzo alla “Pernice” e tempo libero;14.30 laboratorio sulle tracce e impronte degli animali16.00 escursione nei boschi alla ricerca di tracce e impronte …19.30 cena alla “Pernice”;21.00 passeggiata notturna nel bosco...::Secondo giorno9.00 colazione10.00 escursione di intera giornata nei boschi e giochi naturalistici. Pranzo al sacco.17.00 termine attività.

Sale Marasino

A Sale Marasino il Medioevo ha portato con sé una frammentazione del territorio d’impronta ecclesiastica. Testimone del lavoro dei monaci e dello sviluppo agricolo, la prima pieve porta il nome di “valle renovata”, dedicata a S. Maria Assunta e a S. Zeno, della quale ad oggi rimangono pochi capitelli romanici datati VI- VII sec. I canonici della pieve erano soliti percorrere ogni anno “vie liturgiche” che si snodavano fra le varie cappelle disseminate all’interno del borgo; tradizione che si è protratta nei secoli col nome di “rogazione”, una sorta di processione campestre. Attorno al ’400 Sale Marasino attraversò un periodo florido, come dimostrato dalle dimore e dalle opere pubbliche realizzate. Nel 1427 passò sotto il dominio di Venezia, che inasprì inutilmente la lotta ai contrabbandieri di merci che si servivano del lago. In epoca più recente prese piede una florida attività artigianale, con numerosi lanifici che, con l’apertura di laboratori e piccole industrie anche in altri settori (come imprese alberghiere), diedero occupazione ad un buon numero di abitanti. Tra gli edifici più rappresentativi di questo borgo, vi è di certo la Villa Martinengo, eretta introno al ’500, proprio davanti a Montisola. E’ formata da un’ala composta da rustici e da un corpo centrale su due piani, dedicato alla “signoria”; le finestre sono simmetriche ai lati del portico che è sovrastato dalla loggia; la struttura poggia su colonne toscane e architravi in pietra di Sarnico; la facciata di stile rinascimentale è affacciata sul lago, il che contribuisce ad illuminare vivamente gli affreschi del ’500 contenuti nella loggia. Di rilievo anche la chiesa Parrocchiale di S. Zenone, edificata tra il 1737 ed il 1754 ed ispirata al Duomo nuovo di Brescia. Tra le più belle chiese del circondario lacustre, presenta affreschi in stile barocco. Da notare la bellissima ed ariosa scalinata d’accesso in stile neoclassico di fine ’800, con la balaustra interamente in marmo. Molto caratteristica è l’isoletta di Loreto, che fa capolino proprio al centro del lago, di fronte al porto del paese, e che conserva un attrezzato castello racchiuso in un bellissimo parco-giardino. Anche qui, come in altri paesi della costa, un grande significato storico lo possiede l’Antica Via Valeriana (molto probabilmente di origine romana), che costituì per millenni il passaggio obbligato verso nord e verso la Valtrompia.

Salita al Gleno

Suggestivi percorsi tra le Orobie bergamasche
Salita al Gleno

Sale Marasino e i suoi borghi

Il comune di Sale Marasino conta circa 3300 abitanti, distribuiti tra i nuclei storici disposti lungo l’anfiteatro naturale prospiciente il lago d’Iseo e l’edificazione diffusa che li ha saldati nel tempo in un continuum di ville, villette, giardini, campi e uliveti, non privo di una qualche bellezza. Il panorama è ben visibile sia lungo le rive, sia salendo verso le cime e i passi che separano l’abitato e la parte montana del comune dalla Valle Trompia, come Punta Almana (1390 m) o la Forcella di Sale (1018 m). Per leggere il territorio e il paesaggio è possibile utilizzare come linea guida il percorso dell’antica strada Valeriana. Di origine alto-medievale, essa costituiva l’infrastruttura viaria degli insediamenti di mezza costa. Essa interseca i borghi principali dell’attuale comune e collega, attraverso ramificazioni del percorso principale, quelli restanti da cui si dipartivano percorsi, mulattiere, sentieri, viottoli, verso la parte alta e bassa dell’anfiteatro morenico. Da Sud a Nord, superato il torrente Mesagolo, che definisce il confine con il comune di Sulzano, si incontra Maspiano, disposto su una sorta di piccolo falsopiano, in una posizione panoramica di bellezza straordinaria che domina l’intero lago da Iseo alle Orobie e che doveva quindi costituire un ottimo punto di sorveglianza del territorio. Oggi, come nella Mappa Napoleonica del 1811, Maspiano appare chiaramente diviso in due parti separate da uno spazio aperto che vede al centro la piazza e la chiesa settecentesca di San Giacomo. Emerge il ruolo preminente dell’asse principale, ora via Maspiano (presumibilmente corrispondente alla Valeriana) e dell’incrocio tra la strada di collegamento con Gandizzano (Strada de Chepi) e quella con Marasino; è evidente dall’altro lato del paese, la brusca svolta dell’asse principale verso via Tesolo (Strada delle Scape). Risalta l’importanza dei due “colatori”, piccoli cavi adibiti al deflusso delle acque dalla montagna, oggi non più visibili e posti uno a confine, verso Sulzano (colatore della Quatera), l’altro lungo il lato nord della chiesa di San Giacomo (colatore di San Giacomo). È possibile che costituissero, con i muri perimetrali degli edifici più esterni, una sorta di rudimentale apparato difensivo. I due nuclei insediativi sono costituiti da tipologie edilizie comprendenti un edificio con la facciata principale munita di portici, talvolta colonnati, e loggiati lignei, rivolta a sud o sud-ovest, corpi edilizi accessori e alti muri di cinta in pietra che organizzano spazi aperti interni costituiti da serie di corti successive. Gli edifici fanno capo a stretti vicoli a fondo cieco, muniti di archi e porte (talvolta scomparse) o di strutture a volta. È un tessuto edilizio a vocazione agricola ma con forte carattere difensivo – accentuato nelle parti al margine dell’insediamento – testimoniato dalla presenza di feritoie nei pressi di alcuni portoni lignei, destinate ad accogliere ad archibugiate ospiti non graditi. Alcuni alti muri in pietra, coperti in parte dalla vegetazione, sono particolarmente pregevoli, così come gli alti portali e le parti edificate che hanno mantenuto i caratteri storici, senza manipolazioni recenti. A Maspiano è presente una caratteristica edificatoria che è quasi scomparsa o è stata occultata altrove: alcuni corpi edificati, disposti in serie, sono accostati lungo i muri d’ambito, ma separati da uno stretto spazio, l’ambitus, destinato alla raccolta e allo smaltimento delle acque piovane. Superata la valle del torrente Portazzolo si entra in Marasino. Visto dall’alto, il borgo è definito da una curiosa forma stellare che si dirama dall’incrocio tra le vie Sant’Antonio, Ronco, Campicelli, Boschetti; sono i principali assi di connessione tra il borgo e l’intorno, ma il percorso “matrice” storico su cui esso è disposto a mezza costa è costituito dall’antica via Valeriana. La struttura aperta dell’abitato fa dubitare della possibile esistenza di mura medievali. Nella mappa del Catasto napoleonico l’attuale via Sant’Antonio, riconoscibile anche per la presenza della chiesa, è disposta lungo la connessione valeriana. Da lì lo spazio edificato si allunga verso piazza Maggiore e Distone. Altre direzioni di sviluppo portano ai mulini posti lungo la valle del Portazzolo; la vecchia strada per la Forcella di Sale risale il pendio verso Portole. Un’ulteriore direzione scende dolcemente a valle verso l’abitato di Conche; la parte iniziale corrisponde a via Ronco. Confrontando l’attuale situazione con quella registrata dal catasto napoleonico si può notare come la struttura insediativa del borgo di Marasino si sia modificata. L’edilizia, di carattere rurale, è a corte o a semi-corte. Si distinguono, per la forma allungata, il corpo edificato dell’attuale Trattoria Orazio e la costruzione a semi-corte disposta lungo la via Ronco. Essa si presume fosse costituita dalla ricorrente tipologia di casa rustica presente ovunque sul lago, con gli ampi loggiati lignei verso la parte più soleggiata e murature chiuse, con poche aperture, nella direzione opposta. Un esempio di piccolo edificio rurale non modificato nei suoi caratteri originari è ancor oggi presente non molto lontano dalla chiesa. Il nucleo centrale del borgo, oltre a ospitare qualche edificio a corte, potrebbe essere stato costituito da case “a torre”, serrate e divise da stretti ambiti. Questo tipo edilizio è proprio del periodo medioevale in cui la tipologia edilizia era costituita da due o più piani sovrapposti, connessi da scale interne in legno. A terra erano presenti magazzini o spazi di tipo rurale. Un significativo esempio è visibile a Conche. Negli anni Sessanta del ‘900 lungo le vie Boschetti, Ronzone, Ronco, si sviluppa quel tessuto edilizio a bassa densità costituito dal tipo edilizio a “villetta” che in pochi anni saturerà tutto o quasi il preesistente spazio agricolo tra i principali nuclei storici di Sale Marasino. Esso si è mantenuto tuttavia su un livello qualitativo discreto sia per l’edilizia sia per i giardini privati, in cui sopravvive un tessuto frammisto di ulivi che rende qualitativamente interessante l’ambiente urbano. Da Marasino una strada vicinale connetteva direttamente Gandizzano, a monte, con il palazzo Martinengo al Portazzolo, edificio tardo-rinascimentale sulla riva del lago. Questa direzionalità diretta apre interrogativi per ora non risolti sul rapporto tra palazzo e borgo, mentre ipotesi più probabili legano il primo al santuario di Santa Maria della Neve a Gandizzano, possibile cappella gentilizia, dove è presente il sepolcro “de Martinenghis”. Più in basso, a mezza costa è situato il borgo di Riva, piccola contrada agricola di probabile origine medievale circondata dai terrazzamenti degli uliveti. Non è presente una chiesa ma solo una grande cappella aperta sulla strada con lacerti di modesti affreschi. Da Marasino un altro percorso, oggi assorbito per la maggior parte delle proprietà private, scendeva verso il piccolo nucleo di Conche. La posizione del borgo risulta baricentrica agli abitati di Sale e Marasino. Le origini sono sicuramente medioevali, anche se l’ipotesi di insediamenti romani non è remota; durante gli scavi per la sistemazione del sagrato di San Giovanni Battista, nel 1959, furono rinvenute due tombe barbariche senza corredo. L’abitato presenta una struttura circolare con stretti vicoli che si intersecano creando una ramificata rete viaria. Alcune abitazioni presentano ancora parti di muratura medioevale, mentre altre tracce murarie fanno presumere l’esistenza di una cinta muraria. Il tessuto edificato è costituito da case a corte di piccole e medie dimensioni a carattere agricolo residenziale. Di particolare rilievo sono le case Antonioli (secolo XVII) e Faccoli. La prima, descritta nell’Estimo del 1706, mostra un prospetto interno con porticato sul lato sud formato da cinque archi a tutto sesto poggianti su colonne doriche, in pietra di Sarnico. Anche casa Faccoli, a ridosso della chiesa, ha un portico a cinque archi ribassati poggianti su colonne doriche in pietra di Sarnico con volte a crociera; sulla parete sud esisteva una piccola nicchia con dipinta la Vergine in gloria. Nello stesso Estimo si fa menzione di un porto in Conche, probabilmente nella zona tra Palazzo Martinengo e la chiesa dei Disciplini presso il Curetto. Da Marasino, procedendo in piano, la Valeriana raggiunge il ponte sul torrente Vigolo e il piccolo abitato di Distone, a mezza costa, ancora caratterizzato da edilizia storica di origine agricola. Da qui la strada prosegue, in un ambito paesaggistico straordinario per ampiezza e qualità, verso il nucleo di Massenzano, ultimo abitato prima del confine con Marone attraversando i borghi del Dosso e della Valle. Il primo è costituito da un gruppo di case disposte su un crinale, a poca distanza da un’antica cava di tufo (località Tufo). Da qui si articolano il corso d’acqua chiamato la Valle e l’omonimo borgo lineare. La Valle alimentava fino alla seconda metà dell’Ottocento numerosi mulini ad acqua che fornivano energia a macchinari per la lavorazione della lana, in particolare per le coperte. Il Carebbio, incrocio di vie, presenta una struttura insediativa di carattere medievale. Ospitava nel Cinquecento numerose fucine, alimentate dalla sorgente del Tufo. Oggi sono presenti alcuni bei portali risalenti ai secoli XIII-XIV. Attraverso la stretta e tortuosa via Balzerina si scende a Sale, il cui sviluppo urbano ebbe luogo nel XV e XVII secolo con la costruzione di palazzi signorili. Tra questi spiccano ancora per importanza architettonica e decorativa il quattrocentesco palazzo Averoldi-Dossi, ora Giugni (secoli XV-XVI), casa Dossi-Mazzucchelli (1560), casa Fenaroli (secoli XVI), casa Turla-Tacchini. Notevole per importanza storica è il complesso costituito dalla parrocchiale dell’Assunta e di San Zenone, dalla Pieve e dalla casa canonica, collegate dal sagrato, frutto di una stratificazione storica millenaria, originata dalla pieve di Vallis Renovata di grande importanza per tutto il comprensorio sebino-bresciano.   Fabrizio Zanni, Antonio Burlotti
sale marasino