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Sale Marasino e i suoi borghi

Il comune di Sale Marasino conta circa 3300 abitanti, distribuiti tra i nuclei storici disposti lungo l’anfiteatro naturale prospiciente il lago d’Iseo e l’edificazione diffusa che li ha saldati nel tempo in un continuum di ville, villette, giardini, campi e uliveti, non privo di una qualche bellezza. Il panorama è ben visibile sia lungo le rive, sia salendo verso le cime e i passi che separano l’abitato e la parte montana del comune dalla Valle Trompia, come Punta Almana (1390 m) o la Forcella di Sale (1018 m). Per leggere il territorio e il paesaggio è possibile utilizzare come linea guida il percorso dell’antica strada Valeriana. Di origine alto-medievale, essa costituiva l’infrastruttura viaria degli insediamenti di mezza costa. Essa interseca i borghi principali dell’attuale comune e collega, attraverso ramificazioni del percorso principale, quelli restanti da cui si dipartivano percorsi, mulattiere, sentieri, viottoli, verso la parte alta e bassa dell’anfiteatro morenico. Da Sud a Nord, superato il torrente Mesagolo, che definisce il confine con il comune di Sulzano, si incontra Maspiano, disposto su una sorta di piccolo falsopiano, in una posizione panoramica di bellezza straordinaria che domina l’intero lago da Iseo alle Orobie e che doveva quindi costituire un ottimo punto di sorveglianza del territorio. Oggi, come nella Mappa Napoleonica del 1811, Maspiano appare chiaramente diviso in due parti separate da uno spazio aperto che vede al centro la piazza e la chiesa settecentesca di San Giacomo. Emerge il ruolo preminente dell’asse principale, ora via Maspiano (presumibilmente corrispondente alla Valeriana) e dell’incrocio tra la strada di collegamento con Gandizzano (Strada de Chepi) e quella con Marasino; è evidente dall’altro lato del paese, la brusca svolta dell’asse principale verso via Tesolo (Strada delle Scape). Risalta l’importanza dei due “colatori”, piccoli cavi adibiti al deflusso delle acque dalla montagna, oggi non più visibili e posti uno a confine, verso Sulzano (colatore della Quatera), l’altro lungo il lato nord della chiesa di San Giacomo (colatore di San Giacomo). È possibile che costituissero, con i muri perimetrali degli edifici più esterni, una sorta di rudimentale apparato difensivo. I due nuclei insediativi sono costituiti da tipologie edilizie comprendenti un edificio con la facciata principale munita di portici, talvolta colonnati, e loggiati lignei, rivolta a sud o sud-ovest, corpi edilizi accessori e alti muri di cinta in pietra che organizzano spazi aperti interni costituiti da serie di corti successive. Gli edifici fanno capo a stretti vicoli a fondo cieco, muniti di archi e porte (talvolta scomparse) o di strutture a volta. È un tessuto edilizio a vocazione agricola ma con forte carattere difensivo – accentuato nelle parti al margine dell’insediamento – testimoniato dalla presenza di feritoie nei pressi di alcuni portoni lignei, destinate ad accogliere ad archibugiate ospiti non graditi. Alcuni alti muri in pietra, coperti in parte dalla vegetazione, sono particolarmente pregevoli, così come gli alti portali e le parti edificate che hanno mantenuto i caratteri storici, senza manipolazioni recenti. A Maspiano è presente una caratteristica edificatoria che è quasi scomparsa o è stata occultata altrove: alcuni corpi edificati, disposti in serie, sono accostati lungo i muri d’ambito, ma separati da uno stretto spazio, l’ambitus, destinato alla raccolta e allo smaltimento delle acque piovane. Superata la valle del torrente Portazzolo si entra in Marasino. Visto dall’alto, il borgo è definito da una curiosa forma stellare che si dirama dall’incrocio tra le vie Sant’Antonio, Ronco, Campicelli, Boschetti; sono i principali assi di connessione tra il borgo e l’intorno, ma il percorso “matrice” storico su cui esso è disposto a mezza costa è costituito dall’antica via Valeriana. La struttura aperta dell’abitato fa dubitare della possibile esistenza di mura medievali. Nella mappa del Catasto napoleonico l’attuale via Sant’Antonio, riconoscibile anche per la presenza della chiesa, è disposta lungo la connessione valeriana. Da lì lo spazio edificato si allunga verso piazza Maggiore e Distone. Altre direzioni di sviluppo portano ai mulini posti lungo la valle del Portazzolo; la vecchia strada per la Forcella di Sale risale il pendio verso Portole. Un’ulteriore direzione scende dolcemente a valle verso l’abitato di Conche; la parte iniziale corrisponde a via Ronco. Confrontando l’attuale situazione con quella registrata dal catasto napoleonico si può notare come la struttura insediativa del borgo di Marasino si sia modificata. L’edilizia, di carattere rurale, è a corte o a semi-corte. Si distinguono, per la forma allungata, il corpo edificato dell’attuale Trattoria Orazio e la costruzione a semi-corte disposta lungo la via Ronco. Essa si presume fosse costituita dalla ricorrente tipologia di casa rustica presente ovunque sul lago, con gli ampi loggiati lignei verso la parte più soleggiata e murature chiuse, con poche aperture, nella direzione opposta. Un esempio di piccolo edificio rurale non modificato nei suoi caratteri originari è ancor oggi presente non molto lontano dalla chiesa. Il nucleo centrale del borgo, oltre a ospitare qualche edificio a corte, potrebbe essere stato costituito da case “a torre”, serrate e divise da stretti ambiti. Questo tipo edilizio è proprio del periodo medioevale in cui la tipologia edilizia era costituita da due o più piani sovrapposti, connessi da scale interne in legno. A terra erano presenti magazzini o spazi di tipo rurale. Un significativo esempio è visibile a Conche. Negli anni Sessanta del ‘900 lungo le vie Boschetti, Ronzone, Ronco, si sviluppa quel tessuto edilizio a bassa densità costituito dal tipo edilizio a “villetta” che in pochi anni saturerà tutto o quasi il preesistente spazio agricolo tra i principali nuclei storici di Sale Marasino. Esso si è mantenuto tuttavia su un livello qualitativo discreto sia per l’edilizia sia per i giardini privati, in cui sopravvive un tessuto frammisto di ulivi che rende qualitativamente interessante l’ambiente urbano. Da Marasino una strada vicinale connetteva direttamente Gandizzano, a monte, con il palazzo Martinengo al Portazzolo, edificio tardo-rinascimentale sulla riva del lago. Questa direzionalità diretta apre interrogativi per ora non risolti sul rapporto tra palazzo e borgo, mentre ipotesi più probabili legano il primo al santuario di Santa Maria della Neve a Gandizzano, possibile cappella gentilizia, dove è presente il sepolcro “de Martinenghis”. Più in basso, a mezza costa è situato il borgo di Riva, piccola contrada agricola di probabile origine medievale circondata dai terrazzamenti degli uliveti. Non è presente una chiesa ma solo una grande cappella aperta sulla strada con lacerti di modesti affreschi. Da Marasino un altro percorso, oggi assorbito per la maggior parte delle proprietà private, scendeva verso il piccolo nucleo di Conche. La posizione del borgo risulta baricentrica agli abitati di Sale e Marasino. Le origini sono sicuramente medioevali, anche se l’ipotesi di insediamenti romani non è remota; durante gli scavi per la sistemazione del sagrato di San Giovanni Battista, nel 1959, furono rinvenute due tombe barbariche senza corredo. L’abitato presenta una struttura circolare con stretti vicoli che si intersecano creando una ramificata rete viaria. Alcune abitazioni presentano ancora parti di muratura medioevale, mentre altre tracce murarie fanno presumere l’esistenza di una cinta muraria. Il tessuto edificato è costituito da case a corte di piccole e medie dimensioni a carattere agricolo residenziale. Di particolare rilievo sono le case Antonioli (secolo XVII) e Faccoli. La prima, descritta nell’Estimo del 1706, mostra un prospetto interno con porticato sul lato sud formato da cinque archi a tutto sesto poggianti su colonne doriche, in pietra di Sarnico. Anche casa Faccoli, a ridosso della chiesa, ha un portico a cinque archi ribassati poggianti su colonne doriche in pietra di Sarnico con volte a crociera; sulla parete sud esisteva una piccola nicchia con dipinta la Vergine in gloria. Nello stesso Estimo si fa menzione di un porto in Conche, probabilmente nella zona tra Palazzo Martinengo e la chiesa dei Disciplini presso il Curetto. Da Marasino, procedendo in piano, la Valeriana raggiunge il ponte sul torrente Vigolo e il piccolo abitato di Distone, a mezza costa, ancora caratterizzato da edilizia storica di origine agricola. Da qui la strada prosegue, in un ambito paesaggistico straordinario per ampiezza e qualità, verso il nucleo di Massenzano, ultimo abitato prima del confine con Marone attraversando i borghi del Dosso e della Valle. Il primo è costituito da un gruppo di case disposte su un crinale, a poca distanza da un’antica cava di tufo (località Tufo). Da qui si articolano il corso d’acqua chiamato la Valle e l’omonimo borgo lineare. La Valle alimentava fino alla seconda metà dell’Ottocento numerosi mulini ad acqua che fornivano energia a macchinari per la lavorazione della lana, in particolare per le coperte. Il Carebbio, incrocio di vie, presenta una struttura insediativa di carattere medievale. Ospitava nel Cinquecento numerose fucine, alimentate dalla sorgente del Tufo. Oggi sono presenti alcuni bei portali risalenti ai secoli XIII-XIV. Attraverso la stretta e tortuosa via Balzerina si scende a Sale, il cui sviluppo urbano ebbe luogo nel XV e XVII secolo con la costruzione di palazzi signorili. Tra questi spiccano ancora per importanza architettonica e decorativa il quattrocentesco palazzo Averoldi-Dossi, ora Giugni (secoli XV-XVI), casa Dossi-Mazzucchelli (1560), casa Fenaroli (secoli XVI), casa Turla-Tacchini. Notevole per importanza storica è il complesso costituito dalla parrocchiale dell’Assunta e di San Zenone, dalla Pieve e dalla casa canonica, collegate dal sagrato, frutto di una stratificazione storica millenaria, originata dalla pieve di Vallis Renovata di grande importanza per tutto il comprensorio sebino-bresciano.   Fabrizio Zanni, Antonio Burlotti
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Piazza Serenissima

Piazza Serenissima, di recente ristrutturazione collega Lungolago Falcone Borsellino al bellissimo porto della società Canottieri Salò. Luogo di passeggiate e relax offre, in tutte le stagioni dell'anno, un bellissimo scorcio sul Golfo di Salò e sul centro storico. Piazza giardino, interamente pedonale, ornata da ulivi secolari e lambita dal lago, accoglie al suo centro la stele con scultura di bronzo che rappresenta il leone alato di Venezia realizzata da Angiolino Aime, noto artista Salodiano.

MU.SA

Vieni a visitare il museo di Salò, un viaggio tra arte, storia e cultura.

Lungolago Zanardelli

La storia del lungolago di Salò inizia dopo il terremoto del 1901 che distrusse tutte le abitazioni che si affacciavano sul lago. La distruzione determinò il rilancio urbanistico, che comprendeva anche la realizzazione del lungolago stesso inaugurato nel 1906. Il progetto, nel corso degli anni, ha riguardato l'eliminazione del traffico automobilistico sul lungolago, la ripavimentazione dei tracciati storici, la sistemazione della piccola piazza del Municipio e la costruzione di una passerella pedonale per un totale di 3 Km di passeggiata. Il tracciato ricuce la trama urbana con un percorso lento e tutto pedonale. Nel 2011 si sono conclusi i lavori di adeguamento al ponte "Viganò" con l'aggiunta di due rampe in acciaio. Oggi Lungolago Zanardelli offre la possibilità di godere, in qualsiasi stagione dell'anno, di passeggiate accanto al lago, proponendo scorci suggestivi sul centro storico di Salò e sul bellissimo Golfo.

Palazzo della Magnifica Patria

Il palazzo del Comune di Salò si staglia imponente sul lungolago Zanardelli dell'omonima città lacustre che fu per secoli, grazie al suo ampio golfo, il più importante porto del Lago di Garda. Il grandioso edificio che oggi leggiamo come un unico corpo è il risultato dei lavori di ricostruzione a seguito del disastroso terremoto che interessò la zona nel 1901, nonché del restauro e consolidamento dovuti ad un altro fenomeno tellurico accaduto nel 2004. Le prime notizie documentate sul palazzo comunale risalgono al 1532 quando ne vennero avviati il rifacimento e l'ampliamento grazie all'acquisizione di alcuni immobili adiacenti fra i quali una casa della Comunità di Riviera, già residenza del podestà bresciano. I lavori si protrarranno, su modello dell'architettura del Sansovino, fino al 1554, anno in cui verrà realizzato lo scrigno per la tesoreria, preceduto da interventi di decorazione pittorica alle facciate e agli interni. A partire dal 1612 sarà di nuovo oggetto di opere di ricostruzione e ammodernamento. Prima dell'importante ricostruzione del 1901, l'attuale sede comunale era costituita da tre parti ben distinte: il palazzo del Provveditore a sinistra, abitazioni private al centro e il palazzo municipale a destra. La loggia della Magnifica Patria, ne caratterizza l'ingresso, sul soffitto della quale trovano rappresentazione degli stemmi dei principali comuni della Comunità di Riviera, realizzati verso la fine del 1800 in ricordo di un glorioso passato. Il soffitto dello scalone principale accoglie i visitatori con un dipinto realizzato nel 1906 da Angelo Landi in occasione della riapertura del luogo dopo il terremoto. Due le sale principali: Il Salone dei Provveditori, che in origine aveva un soffitto in legno abbellito da tavolette risalenti alla fine del 1400, alcune delle quali sono giunte fino a noi e la Sala del Consiglio, con mobilio d'archivio di primi del '900, una tela a soffitto del 1617 con la rappresentazione del “mito del buon governo” e la statua in marmo di Gasparo da Salò l'inventore del violino.

Torre dell'orologio

La Porta dell'Orologio, identifica l'accesso al nucleo storico di Salò dal versante ovest, nell'area denominata Fossa (Piazza Vittorio Emanuele II).   Il suo imponente profilo immette nella lunga e stretta piazza Angelo Zanelli, oltre cui procede la strada che taglia rettilinea l'intero centro storico, fino alla porta del Carmine. Le origini della porta sono antiche e risalgono al Duecento, quando il comune di Salò rinforzò la sua cinta muraria difensiva. La porta venne aperta in corrispondenza di una rocca che insisteva su un'area di poco esterna alle mura, dotata di una torre su cui fino al Settecento vi era apposto un orologio. L'accesso avveniva mediante un ponte levatoio sotto cui si estendeva una profonda fossa riempita con l'acqua lacustre. Da qui la denominazione attuale della zona. Sopra l'arco domina il dipinto del leone di San Marco, simbolo della Repubblica di Venezia. Fino al XVI secolo l'accesso era identificato come porta della Rocca o della Fossa, per distinguerla dalla porta aperta sul lato opposto. Nel corso del Settecento cambiò nome in porta Nuova e poi in porta dell'Orologio. Nel 1766 alla porta venne aggiunto il registro superiore e si decise di collocarvi un nuovo orologio pubblico, ampio e ben visibile ai cittadini, a differenza di quello della più antica torre fortilizia, in seguito demolita. L'orologio attuale è ancora quello settecentesco, realizzato da Bortolo Antonio Bertolla, orologiaio originario della Val di Non.

Chiesa della Visitazione

Sorta nel 1714 accanto al monastero delle salesiane, deve la sua costruzione alla generosità della salodiana signora Angela Bertarelli, nata a Venezia dove il padre era Nunzio della Magnifica Patria. L’architetto è Antonio Spiazzi.   Veniva eretta su palizzate perché il lago giungeva a metà della piazza. La facciata si trovava sulla riva che fu poi abbattuta nel 1825 e ridisegnata dal salodiano Romualdo Turrini. Verso il 1870, furono poste sulla facciata grandi statue dello scultore Fantoni da Bedizzole che rappresentano i SS Francesco da Sales, Agostino, Santa Giovanna e Margherita. All’interno tre altari: il maggiore è dominato dalla pala della Visitazione del bresciano Giovanni Antonio Cappello (1669-1741), e vi si accede salendo la bella gradinata. Del medesimo autore i medaglioni nelle volte del presbiterio e della navata. Nell’altare a destra si ammira un S. Francesco da Sales del cremonese Giuliano Crespi; in quello a sinistra un S. Giuseppe col Bambino del Bolognese Giacomo Franceschini (1652-1745). Ai fianchi d’accesso del presbiterio due statue marmoree dello scultore veronese Caliari che rappresentano la Religione e la Carità; e due dipinti a olio in onore di Santa Margherita e del Sacro Cuore.

Alla scoperta del Parco Archeologico dei Piani di Barra

Imponente sito fortificato realizzato dai Romani nel Tardo Impero.

Visita guidata al Castello Sforzesco

In circa 3 ore vi condurrò nei giardini, cortili e sale del Castello per scoprire assieme i tesori di arte e storia.

Da Cusio al Rifugio Benigni

Percorso fino al Rifugio Benigni, balcone panoramico naturale
Da Cusio al Rifugio Benigni

Casa del Manzoni- Museo Manzoniano

Il Museo Manzoniano ha sede nella Casa nella quale Manzoni è vissuto per quasi sessant’anni, dal 1814 al 1873, anno della morte. Il Museo, aperto al pubblico nel 1965, è sistemato nell’appartamento della famiglia Manzoni al primo piano, e in due stanze al piano terreno: lo studio di Manzoni e la sala Grossi, ora Sala degli Amici.
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