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In bici da Como ad Albavilla

Venti chilometri complessivi di lunghezza e circa mille metri di dislivello positivo caratterizzano questo bellissimo tour della Dorsale, che costituisce uno degli itinerari più noti del Triangolo lariano, fattibile a ritmo serrato in 2 ore e 30 minuti, con pause e a passo turistico in 3-4 ore.   Partendo da Como, e più precisamente dalla storica piazza De Gasperi, usufruite della funicolare per trasportare le MTB a Brunate, a 715 metri d’altitudine.Successivamente imboccate la strada asfaltata in via Giacomo Scalini e, attraversando l’abitato, arriverete alla capanna Cao, sempre nel territorio di Brunate. La Capanna Cao è una splendida struttura, albergo e ristorante, inserita in un contesto paesaggistico e naturale superbo e ubicata in una posizione geografica impareggiabile. Da questo punto procedete sulla strada asfaltata davanti a voi seguendo il cartello con indicazione «Alle Baite». Nel complesso, nei primi 6 chilometri prevale l’asfalto e poi il percorso diventa una mulattiera acciottolata, comoda e con alcuni strappi importanti. Seguendo il cartello «Monte Boletto» arrivate fino alla baita Bondella, che dispone un'ampia terrazza panoramica, potendo godere del paesaggio, del sole e della cucina tipica in una cornice davvero piacevole. Continuate sul percorso numero 1, giungendo attraverso un sentiero molto agevole alla baita Boletto Fabrizio e in sella sul sentiero raggiungete la bocchetta di Molina; sempre dritto camminate verso il sentiero dei Faggi e quindi fino alla bocchetta di Lemna. Da questo punto proseguite in direzione del verdissimo monte Bolettone (1.317 m), facilmente riconoscibile ad occhio nudo per l'inconfondibile filare di abeti, che dalla cima scende verso valle. Passando dalla capanna Mara (comune di Erba), e transitando per il rifugio Cacciatori, si scende verso l’alpe Turati o alpe del Viceré, nel comune di Albavilla, località di villeggiatura e sito di notevole interesse geologicopaleontologico per via delle tante incantevoli grotte sparse nel territorio. Il tour termina proprio qui ad Albavilla. Si può fare rientro a Como su strada aperta al traffico (provinciale 37, per circa 10 km) transitando per Tavernerio.
In bici da Como ad Albavilla

Le due valli di Cima Piazzi

Questo anello, abbastanza impegnativo, vi farà percorrere e conoscere la Val Cardonè e la Val Lia: le due suggestive valli in cui è incastonata la Cima Piazzi, gruppo montuoso delle Alpi Retiche occidentali, situata nel comune di Valdidentro.   Con la macchina superate Bormio (Sondrio) e, dopo una decina di chilometri, arrivati alle porte di Isolaccia (comune di Valdidentro). Prima di attraversare il ponte sul torrente Viola però, svoltate a sinistra raggiungendo il campo sportivo, dove è possibile parcheggiare. Acquistando un ticket si può invece proseguire con l’auto fino in località Pian di Astele (1.661 m). Da questo punto inizia il percorso. Incamminandovi per una strada carrozzabile, oltrepassate la Madonna di Presedont (1.760 m), dove si può notare una graziosa cappelletta dedicata alla Madonna ed opera degli alpini.A un primo bivio continuate a destra, verso la meravigliosa val Cardonè, salendo fino alle baite omonime a 1.986 metri. Le indicazioni da seguire sono quelle per i bivacchi Ferrario e Cantoni.Lasciato alle vostre spalle il fitto bosco del Conte, attorno ai 2.200 metri, il sentiero piega a sinistra e giungerete in breve al bivacco Ferrario (2.350 m). Ci ritroviamo in una magnifica zona con una vista mozzafiato e ricca di laghetti e torrenti alimentati dallo scioglimento dei ghiacciai della Cima Piazzi. La segnaletica indica il bivacco Cantoni, che raggiungerete dopo aver salito una ripida pietraia ai piedi della parete nord della Cima Piazzi. Dopo una sosta per riprendere le energie, riprendete il tracciato e percorrendo un facile sentiero in cresta, ben indicato, ci si dirige verso la val Lia e l’alpe Boron. Una traversata panoramica vi regalerà emozioni forti in questo tratto, completamente immersi nella natura, per poi perdere decisamente quota fino all’alpeggio. Qualche difficoltà potrebbe essere incontrata nell’attraversare il torrente che immette alla piana attorno ai 2.115 metri. Meglio seguire le indicazioni di un sentiero che si innalza sulla sinistra portando a un ponticello. Superato il corso d’acqua si giunge all’alpe Boron (2.057 m) e all'omonimo alpeggio, una piccola perla nel mezzo di un ampio pianoro pascolivo con praterie cespugliate, dove pare che il tempo si sia fermato e in cui potrete concedervi dei momenti di relax. In circa 1 ora 40 minuti si torna al parcheggio dove è stata lasciata l’auto, finendo così questo bellissimo itinerario ad anello.
Le due valli di Cima Piazzi

A passeggio tra hotel e ville con meta Capanna Cao

Percorrendo questo itinerario si possono scoprire molte meraviglie inaspettate utilizzando mezzi di trasporto pubblico quali il treno e la funicolare, oltre alle proprie gambe naturalmente. Si lascia così a casa lo stress e ci si lascia abbracciare da panorami mozzafiato e luoghi pieni di storia. La stazione ferroviaria di Como Lago (205 m) di Trenord è raggiungibile con le linee da Milano Cadorna e da Saronno (Varese). In pochi minuti siamo alla funicolare Como-Brunate dell’Azienda tranviaria milanese che permette di salire ai 710 metri della località che domina il capoluogo. Brunate è raggiungibile in auto, su strada tortuosa e con pochi parcheggi. Da non perdere la piazzetta antistante la stazione di arrivo della funicolare, con lo storico Hotel Milano in fase di ristrutturazione. Basta guardarsi intorno e balzano agli occhi le ville in stile Eclettico e Liberty che hanno segnato un’epoca. Pochi passi nella vicina Via Roma permettono di raggiungere, oltre a stupendi belvedere, la famosa fontana Campari, una delle tre rimaste delle 12 costruite negli anni Trenta dalla storica ditta produttrice di apertivi. A pochi metri c’è la villa Giuliani, costruita nel 1910 nella seconda stagione del Liberty italiano. Risalendo verso la Chiesa di Sant’Andrea apostolo, che contiene affreschi seicenteschi di Giampaolo Recchi, si scorge Villa Duca Rosasco Veronelli. Un percorso pedonale collega Via Roma con Via del Pissarottino, passeggiata storica dei villeggianti. La via dà accesso a Villa Marinoni Schimidlin, a Villa Baldi-Scolari e a numerose altre ville in stile Liberty o Eclettico. È ora di imboccare la mulattiera per San Maurizio che, sfiorando ville, locande e alberghi costruiti nell’epoca d’oro di Brunate, permette di raggiungere la bella piazza con la chiesa di San Maurizio e salire allo straordinario belvedere del Faro voltiano con il vicino Parco Marenghi. Si imbocca via alle Colme che porta alla Capanna Cao-Club alpino operaio (955 m) sorta nel 1922. Proseguendo sul sentiero si arriva alla dorsale che dal Pizzo Tre Termini, passando per le cime dei Monti Boletto, Bollettone e Palanzone, conduce al Monte San Primo. Poco dopo la Capanna Carla parte il sentiero che porta a Monte Piatto e da vedere c’è la pietra pendula, a Piazzaga e, infine, sul Lago a Torno attraversando la zona dei massi avelli. - Ph: Matteo Zanga
A passeggio tra hotel e ville con meta Capanna Cao

La colorata piana di Preda Rossa

Tra i luoghi più suggestivi della val Masino c’è sicuramente la piana di Preda Rossa, un altopiano alpino circondato da aguzze pareti rocciose dal tipico colore rossastro e sovrastato dalla maestosa cima del monte Disgrazia di ben 3.678 m. La zona è percorsa da diversi corsi d’acqua che creano due grandi aree paludose poste a poche decine di metri di dislivello l'una dall'altra. Collegando le due piane, i placidi fiumicelli si trasformano in spumeggianti torrenti, per poi confluire nel fiume Duino, il quale si riversa nuovamente calmo nella piana più grande, disegnando delle anse sinuose tra i ciuffi d'erba della torbiera. Ammirare dall’alto il luccichio di questo corso d’acqua, che lentamente attraversa i prati di Preda Rossa è veramente uno spettacolo imperdibile. L’itinerario proposto è percorribile durante tutto l’anno, in inverno è ovviamente richiesto un grado di attenzione maggiore in caso di neve. Il periodo migliore è senza dubbio quello autunnale, da metà ottobre a inizio novembre la piana si accende delle tonalità calde tipiche di questa stagione. I larici gialli e arancioni sulle pendici dei monti, l’erba secca rossastra e le cime rocciose spruzzate di neve creano il contesto perfetto per chi vuole godersi uno spettacolo colorato in montagna. Per raggiungere Preda Rossa bisogna recarsi in auto in Val Masino (SO), fino a raggiungere l’omonimo borgo. Dal paese, svoltando a destra, si imbocca la strada VASP per Sasso Bisolo/Preda Rossa che conduce alla piana. L’accesso è limitato a sole 50 automobili al giorno. Per percorrere la strada è necessario essere muniti di un ticket acquistabile sul sito ufficiale della Val Masino (https://valmasino.travel). La strada è lunga 12 km, tutta asfaltata e abbastanza ben tenuta. Bisogna considerare che il parcheggio è posto a 2000 m di altitudine e a quella quota la temperatura potrebbe essere molto più bassa rispetto a quella del paese. Se si vuole visitare Presa Rossa in autunno/inverno è quindi consigliato utilizzare pneumatici invernali ed avere catene da neve a bordo, in modo da non avere problemi in caso di tratti ghiacciati o nevicate. Per iniziare l’escursione si deve imboccare il sentiero segnalato da segnavia rossi e bianchi, con indicazione per il Rifugio Ponti. Il sentiero proposto non è numerato ma i cartelli sono molto frequenti e chiari. Appena superata la prima curva a sinistra si inizia a intravedere la bellissima cima innevata del monte Disgrazia, che sovrasta l’intera piana e accompagnerà l’escursionista durante tutta la passeggiata. Dopo pochi minuti si giunge ad un ponticello di legno situato in una posizione veramente privilegiata e permette di superare il fiume Diuno per raggiungere l’inizio della prima piana; tutto questo a circa 20 minuti dalla partenza. Qui la vista si apre ad un immenso spiazzo di erba rossa, circondato da una splendida cornice di larici. Al centro della torbiera il fiume scorre lentamente, anche se da questa posizione non è possibile cogliere a pieno la sua bellezza. Il sentiero in questa zona si biforca: i cartelli indicano di proseguire sulla sinistra, mentre sulla destra c'è un secondo tratto molto più largo e pianeggiante. Vista l’estrema semplicità dell’escursione è possibile visitare entrambi i versanti della piana; tuttavia, se si dovesse scegliere, il consiglio è quello di proseguire lungo il sentiero di sinistra, in quanto consentirà poi di raggiungere un punto estremamente panoramico.Si prosegue ora su un sentiero quasi in piano, intervallato ogni tanto da piccoli ponticelli e passerelle in legno che permettono di superare i tratti più paludosi, infatti, seppur l’immensa distesa d’erba sembri un gigantesco prato secco, in realtà l’area nasconde numerose zone fangose o piene d’acqua stagnante. Non è consigliato uscire dalla traccia segnata. Giunti circa a metà della prima piana è ben visibile un cartello che indica sulla sinistra un punto panoramico. Questa leggera deviazione richiede solamente 10 minuti di camminata su un sentiero molto più ripido rispetto a quello percorso fino ad ora. Salendo si guadagnano rapidamente molti metri di dislivello e giunti alla fine del tratto si arriva ad un piccolo balcone di legno con un paio di panchine. Da qua sopra ci si rende maggiormente conto della grandezza dell’altopiano e si riesce finalmente a distinguere nella sua interezza il bellissimo corso del fiume Duino: una morbida pennellata di azzurro turchese che si estende, con ampie curve, su di un tappeto di erba rossa. Probabilmente non si tratta del punto più suggestivo dell’escursione ma, per il piccolo sforzo richiesto, ne vale assolutamente la pena. Una volta scesi si prosegue lungo il sentiero principale, sempre molto pianeggiante e di facilissima percorrenza. Giunti alla fine della zona erbosa il sentiero inizia a salire in maniera abbastanza decisa seguendo il corso del fiume all’interno di un bel bosco.Finalmente l’arancione dei larici, che prima vedevamo solo in lontananza, è a portata di mano e il paesaggio cambia di conseguenza. Lungo tutta la salita l’erba lascia il passo a grosse rocce, il calmo scorrere del fiume si trasforma in un impetuoso torrente ricco di piccole cascatelle e le cime innevate vengono ora nascoste dai rami degli alberi.La salita non è complessa, si tratta infatti solamente di 150 m di dislivello, tuttavia il tratto si trasforma definitivamente in un classico sentiero di montagna con fondo abbastanza sconnesso e ricco di pietre e radici che sporgono. Per i più piccoli o per chi non è abituato, la fine della prima piana potrebbe quindi già essere un buon punto per concludere l’escursione. Per tutti gli altri, invece, il consiglio è quello di fare quest’ultimo sforzo per raggiungere il secondo pianoro di Preda Rossa. Si prosegue nel bosco in discreta pendenza, affrontando diversi tornanti molto stretti e risalendo su numerosi gradoni naturali di roccia. Il ruscello, seppur sempre vicino al sentiero battuto, non invade mai l'area dell'escursione evitando quindi il rischio di zone scivolose. Durante la salita il consiglio è quello di voltarsi continuamente per riuscire a cogliere quegli scorci che riescono a regalare la vista migliore sulla piana appena superata. Lungo il sentiero infatti sono presenti diversi punti panoramici dove la vegetazione si fa un pò più rada e la vista spazia su tutto il tratto appena percorso e sullo scorrere del fiume. La salita richiede circa 30 minuti, ma le diverse pause per ammirare il panorama potrebbero renderla decisamente più lunga.Una volta conclusa l'ascesa il sentiero diviene nuovamente pianeggiante, l’erba torna ad essere presente su tutta l’area, anche se con un colore leggermente più scuro, e le sponde del fiume finalmente divengono facilmente raggiungibili senza il rischio di sprofondare nel fango. La seconda piana è un po’ più piccola della prima, non è percorribile nella sua interezza e i colori tendono a spegnersi un po’. Tuttavia la vista sul Disgrazia e sulle montagne circostanti migliora incredibilmente: sembra quasi di poter superare rapidamente quei ripidi pendii, per poi toccare la neve che ricopre le cime aguzze che circondano l’altopiano. Il consiglio è quello di girare liberamente in tutta quest’area: ci sono vari tratti di sentiero che consentono di raggiungere le sponde delle varie diramazioni dei fiumicelli, un ponticello in legno che permette di attraversare il tratto più largo e ad ogni passo nuovi scorci si aprono sulle montagne circostanti. Inoltre in questa zona l’erba è asciutta e ci sono diversi massi sui quali potersi sedere per mangiare qualcosa. L’escursione termina proprio sulla seconda piana. In zona non ci sono punti di appoggio per poter mangiare e nemmeno delle fontanelle. Il rifugio più vicino è il Ponti, ma in tutto il periodo autunnale ed invernale è chiuso. Per poter fare un picnic bisogna quindi portarsi tutto il necessario nello zaino. La discesa viene percorsa lungo lo stesso tragitto dell’andata. Non ci sono pericoli nemmeno lungo il tratto più ripido, l’unico rischio è quello di volersi fermare ancora, per via di uno scorcio da ammirare, non visto durante la salita. In caso di bambini molto piccoli o non abituati a camminare si consiglia di limitarsi al giro della prima piana, evitando la salita alla seconda e al punto panoramico (1.2 km totali e un dislivello di soli 50 m). Per chi invece ha più dimestichezza nel camminare in montagna, le due salite non saranno affatto un problema e aggiungeranno bellezza all’escursione. - Ph: Stefano Poma
La colorata piana di Preda Rossa

Anello del Poncione di Ganna

L’escursione al Poncione di Ganna è una delle più belle gite che si possono intraprendere nel territorio della provincia di Varese. Un’esperienza adatta a tutti, basta non prendere la deviazione della direttissima, e il panorama che si conquista è garantito come uno dei più belli della zona. La salita è semplice e abbastanza breve, per i più allenati è possibile allungare il trekking fino al Monte Minisfreddo ed è possibile salire direttamente dalla Valganna avventurandosi sulle tracce di un vecchio sentiero ormai in disuso consigliato solo ad escursionisti esperti. La partenza è dal parcheggio gratuito di Via al Poncione, località Alpe Tedesco, Comune di Cuasso al Monte. Da qui si inizia a piedi lungo il sentiero alla destra del parcheggio che entra nel bosco. Salendo, alla pietra miliare, si gira a sinistra e si arriva ad un crocevia indicato da un grosso masso, si sale ancora verso sinistra, fino ad incontrare la deviazione per il Poncione. Proseguendo si arriva ad un secondo cartello, in prossimità di una panca in legno, si prende la deviazione indicata e si affronta la direttissima, una ripida salita che nell'ultimo tratto può richiedere anche l'uso delle mani per arrampicarsi ed arrivare proprio davanti alla croce del Poncione. Per chi vuole seguire un sentiero più tranquillo è possibile procedere alla precedente deviazione e dopo qualche centinaio di metri trovare un'altra deviazione per salire sempre a destra dal sentiero utilizzato anche per scendere e tornare al parcheggio. Dopo aver ammirato il paesaggio che spazia dal Monte Generoso e dal Lago Ceresio fino alla Valganna con i laghi di Ganna e Ghirla si scende proseguendo sul sentiero che dopo la croce scende in direzione del Monte Minisfreddo. Qui si trova un belvedere che dà sulla strada che dalle Grotte di Valganna arriva a Ganna. Proseguendo ancora si arriva ad un cartello del Parco delle Cinque Vette che indica Cavagnano. Si scende a sinistra del cartello sul sentiero fino ad incontrarne un altro riportante il sentiero 475 con indicazione Alpe Tedesco a 25 minuti. L’anello si chiude incontrando, dopo qualche centinaio di metri, di nuovo la deviazione per la direttissima, qui si prosegue il sentiero fino a tornare al parcheggio. - Ph: Mirko Costantini
Anello del Poncione di Ganna

In Valtellina, nella foresta del Gigiàt

L’autunno in Valtellina è un periodo magico. Questa proposta è tra le passeggiate più semplici del territorio, ma è comunque capace di cogliere pienamente la bellezza dei colori di questa stagione. Si tratta di un sentiero per tutti che parte dal paese di San Martino, entra nella Foresta dei Bagni di Masino fino a raggiungere la vecchia struttura termale.Passeggiando nel silenzio della piccola area boschiva è possibile ammirare alti faggi colorati, enormi massi erratici coperti di muschio verde, betulle dai toni gialli ed immense distese di foglie rosse. La foresta, all’interno della quale ci si immerge, è inserita nel circuito Foreste di Lombardia ed è costituita sia dall’area attorno al Comune Bagni di Masino, sia dalla vicina Val di Mello. Per raggiungere il punto di partenza dell’escursione bisogna imboccare la SP9 e attraversare tutta la Val Masino, fino ad arrivare a San Martino. Giunti in paese è possibile trovare diversi parcheggi a pagamento (7€ al giorno), il più comodo è sicuramente quello posto accanto all’ufficio turistico.Una volta parcheggiata l’auto ci si reca presso l’info point e lo si supera, raggiungendo i parcheggi sterrati posti alle sue spalle. Risalendo l’area del parcheggio si individua facilmente un cartello con indicazione “Bagni di Masino”. Si imbocca quindi l’unico sentiero presente (CAI 455) immergendosi immediatamente nel bosco e passeggiando su uno stupendo tappeto colorato di foglie e muschio. I colori autunnali sono già ben visibili, ma quello che più stupisce sono gli enormi massi granitici interamente ricoperti di muschio verde e disposti in modo sparso tra i grandi faggi e gli abeti. In certe parti del tracciato queste rocce si piegano su se stesse, andando a creare delle suggestive grotte e piccole gallerie che spesso vengono attraversate dal sentiero. Dopo 30 minuti di cammino, in prossimità del camping, si giunge al primo parcheggio della valle. In quest’area il bosco si allarga un po’, aprendo la vista sulle catene montuose che circondano la vallata. I monti non sono particolarmente alti, ma tutte le loro pareti sono letteralmente ricoperte di piccole macchie di colore: gli alberi riescono a crescere sui pendii e in questo periodo le loro chiome dorate danno vita ad uno spettacolo veramente unico. La leggera nebbia che ho trovato durante la mia escursione non ha fatto altro che rendere il tutto ancora più suggestivo. Il sentiero prosegue ora in piano su un’ampia strada sterrata per poi immettersi in un’area piena di ghiaia e rocce. La traccia è però sempre ben visibile e di facilissima percorrenza. Si prosegue in leggera pendenza, tornando ad addentrarsi nel bosco, fino al raggiungimento della strada asfaltata. L’itinerario, quasi per intero, va percorso su un normale sentiero di montagna, ma ci sono un paio di tratti dove è necessario fare pochi metri anche sull’asfalto. Visto che il punto di arrivo è direttamente raggiungibile anche dalla strada, è possibile decidere di uscire dal tracciato per passeggiare lungo la carreggiata. Superato uno stretto tornante della strada, prima di imboccare nuovamente il sentiero che taglia sulla destra in un prato, si può deviare a destra per raggiungere uno dei punti più spettacolari dell’intera passeggiata. In questa zona il bosco si fa praticamente pianeggiante e i piccoli torrenti che scorrono fra le rocce generano delle pozze d’acqua limpida poco profonde. Alzando lo sguardo si possono ammirare una miriade di enormi massi quasi interamente coperti da un mantello di muschio bagnato e, poco oltre, piccoli arbusti, faggi ed enormi abeti vanno a coprire il cielo con le loro fronde creando una magnifica esplosione di verdi accesi, arancioni e rossi intensi. Il consiglio è quindi quello di uscire brevemente dalla traccia proposta e vagare in questo boschetto dai toni fiabeschi per andare a cercare nuovi scorci e colori diversi. Dopo una lunga pausa si può riprendere il cammino, il sentiero in questo tratto inizia a tagliare i tornanti disegnati della strada, permettendo di arrivare molto più rapidamente a quota 1.150 m. Ad ogni nuovo passo sembra che i colori vogliano accendersi sempre di più, ma è quando si giunge nuovamente sulla strada asfaltata che si mostra lo spettacolo più bello della Foresta di Bagni di Masino. Qui l’asfalto viene letteralmente inghiottito da un bosco rosso fuoco, le foglie cadute ricoprono completamente il lato della strada e gli immensi alberi si chiudono su se stessi andando a creare un’enorme galleria naturale. Sembra di essere entrati in un dipinto troppo bello per essere vero e non si può che ammirare a bocca aperta quello che la natura ci sta regalando. Seppur percorrere la carreggiata a piedi sia veramente invitante (lo si farà al ritorno), il sentiero prevede ora di deviare sulla sinistra e inerpicarsi lungo il ripido bosco. Questa è probabilmente la parte più complessa dell’intera escursione, ma richiede solamente pochi minuti di fatica, in quanto il sentiero quasi subito smette di salire per tornare in piano. Il bosco è particolarmente fitto e le fronde degli alberi vi terranno facilmente al riparo dal sole o da una leggera pioggia. Quello che più stupisce però è che un infinito tappeto di foglie rosse copra completamente l’intera area, andando a nascondere quasi interamente il terreno. Questo tipo di situazione ovviamente non può perdurare per molti giorni e bisogna avere la fortuna di esserci verso la fine dell’autunno, prima delle prime nevicate. Camminando in piano si rimane in questo scenario da fiaba per diversi minuti, fino a raggiungere la fine del bosco. Qui inizia un breve sentiero turistico, detto “sentiero sensoriale”, molto largo, che si estende accanto al vecchio complesso delle terme. Il percorso è diviso in nove tappe con apposite bacheche, che riportano informazioni sulla flora e la fauna locale. Uscendo dal bosco si imbocca l’ampio sentiero che svolta subito a sinistra e si porta vicino al torrente. Il tratto è molto ben tenuto: sono presenti diverse panchine dove poter sostare, un corrimano in legno separa il tracciato dal torrente e il fondo è privo di buche o radici. Dopo pochi passi si può già scorgere una bacheca che riporta alcune informazioni utili sul capriolo, il camoscio alpino, l’orso bruno, la volpe, la martora e il Gigiàt. I primi 5 sono animali che popolano queste montagne e che è possibile vedere se si è abbastanza fortunati, l’ultimo della lista invece è una creatura mitologica considerata il simbolo della valle. Da quanto si dice si tratterebbe di un animale enorme e spaventoso, un incrocio fra un caprone e un camoscio, tuttavia le testimonianze non sono molto chiare. Si può vedere una sua rappresentazione sulla parete di un’abitazione all’inizio di via Ezio Vanoni a San Martino. Il dipinto è accompagnato dalla seguente frase: “El Gigiat, nume tutelare de esta splendida valle. Buono con lo homo che natura rispetta, mala sorte a chi lo trovasse non rispettoso. Onori et gloria a chi el vedesse e notizia ne desse.” Proseguendo si giunge in un’ampia radura delimitata sulla destra dal torrente Masino e riempita dagli immancabili massi erratici. Ci sono diversi tavolini con delle zone per cucinare, si tratta quindi del luogo perfetto dove fermarsi per mangiare qualcosa. Al limite del prato si trova l’ufficio turistico e una curiosa costruzione costituita da 4 monoliti, formati dai 4 principali minerali della valle. Quando ci sono stato una leggera pioggerella e il vento freddo non hanno reso la pausa troppo rilassante, in estate però questo luogo è assolutamente perfetto per stare un po’ al fresco e respirare aria di montagna. Prima di tornare indietro è possibile fare una rapida visita alla piccola cascata che genera il torrente. Per raggiungerla basterà superare l’area picnic svoltando sulla destra. Qui un cartello indicherà la presenza della cascata a soli 5 minuti di cammino. Si prosegue quindi in un ampio prato circondato da betulle dalle foglie giallo oro e, dopo una brevissima salita, si inizia a sentire sulla destra il fragore dell’acqua. La cascata non è enorme, ma il contesto all’interno della quale è inserita è veramente splendido: alberi colorati e roccia scura si fondono creando un bellissimo gioco di contrasti, ulteriormente impreziosito dai riflessi azzurri dell’acqua che si accumula in piccole pozze. La cascata è il limite superiore dell’escursione ed ora non resta che tornare al parcheggio. Durante il ritorno è però possibile fare un paio di deviazioni per vedere altri due punti veramente interessanti. Tornando dalla cascata si svolta a sinistra con l’obiettivo di aggirare dal lato opposto l’edificio delle terme. Dopo pochi passi ci si trova davanti ad un antico ponticello di roccia invaso dall’onnipresente muschio, che si arrampica anche qui. Superato il ponte si inizia a costeggiare la struttura delle ex terme fino al raggiungimento di una piccola grotta dove da una fontanella, fuoriesce acqua sorgiva a 38 °C. La leggenda narra che questa fonte fu scoperta da un pastore che, deciso ad indagare il motivo per cui una sua mucca facesse molto più latte delle altre, la seguì in questa zona fino a scoprire che l’animale si abbeverava a questa fonte. Se la storia fosse vera si tratterebbe comunque di un fatto molto antico, le acque termali della valle infatti erano note fin dal 1400 e nel corso dei secoli hanno richiamato nobili da diverse città italiane e svizzere. Lo stabilimento termale dei Bagni di Masino che si vede oggi è rimasto in attività per diversi anni. Dal 2015 la struttura è stata chiusa per via dei rischi geologici dell’area. Dopo essersi scaldati alla fonte si può proseguire fino al raggiungimento di una bacheca con scritto “Val Masino”. Il tratto che segue permette di ricongiungersi con il sentiero percorso all’andata, il consiglio però è quello di svoltare a destra per entrare nel giardino delle terme fino a raggiungere il piccolo parcheggio posto alla fine della strada asfaltata. Questa deviazione dal sentiero sterrato serve a tornare allo splendido bosco rosso ammirato in precedenza. Camminando sulla carreggiata ci si ricongiunge molto più rapidamente al sentiero percorso all’andata e si ha anche modo di visitare per intero questa parte del bosco, che probabilmente è anche la più caratteristica. Prendetevi quindi il tempo di ammirare gli immensi alberi, il bel sottobosco, il tappeto rosso di foglie e le rocce bagnate dalla pioggia e invase dal muschio. Seppur non ci sia un sentiero preciso è comunque possibile uscire dalla strada ed entrare nelle aree più pianeggianti di questo fantastico quadro carico di colore. Dopo una lunga pausa per scattare fotografie si ritorna all’inizio dell’area boschiva e, svoltando a sinistra, si imbocca nuovamente il sentiero dell’andata. In 1 ora circa si giunge nuovamente al parcheggio. - Ph: Stefano Poma
In Valtellina, nella foresta del Gigiàt

Viaggio nel tempo nelle innevate Case di Viso

In alta val Camonica, poco oltre la rinomata località turistica di Ponte di Legno, sorge il piccolo borgo alpino di Case di Viso. Un luogo dalla bellezza antica, rimasta incontaminata, dove il tempo pare essersi fermato, fissando il calendario a qualche secolo fa. Il pittoresco raggruppamento di baite ha saputo mantenere fino ad oggi la sua tipica architettura di inizio XIV secolo, caratterizzata da spesse pareti in roccia, balconi in legno e tetti coperti da grandi lastre di ardesia.Camminare tra le piccole viuzze, osservando queste antiche costruzioni, soprattutto durante o dopo una bella nevicata, è un’esperienza unica, che vale la pena di essere vissuta anche da chi non è troppo abituato a camminare in montagna. Il sentiero per raggiungere Case di Viso è di facilissima percorrenza ed adatto a tutti. Il dislivello è di soli 200 m e la strada, molto larga e quasi sempre ben battuta, diviene ideale per una facile escursione con le ciaspole in caso di neve. L’escursione inizia dal piccolo comune di Pezzo. Per raggiungere l’abitato, da Ponte di Legno, bisogna imboccare la strada per il passo Gavia. Dopo circa 10 minuti di auto si inizieranno a scorgere le case del paese e dopo poche centinaia di metri un’uscita sulla destra. Durante il periodo invernale la strada per il passo viene chiusa appena dopo Pezzo, quindi è impossibile sbagliare l’uscita, proprio perché la strada non permette di proseguire oltre.I posti auto non sono moltissimi, ma è comunque presente un parcheggio gratuito ad inizio di via Viso, appena dopo il bar “De Pess”.Durante l’inverno non si trovano negozi e ristoranti aperti nel paesino di Pezzo, bisogna dunque fermarsi a pranzare o a far spesa lungo la strada, non si trova neppure acqua lungo il tragitto. Per il noleggio di attrezzatura invernale è necessario fermarsi a Ponte di Legno dove sono presenti svariati negozi. Il sentiero proposto si sviluppa interamente su via Viso, la strada che parte dal parcheggio e, dopo un ampio tornante sulla sinistra, supera il paese dall’alto fino a raggiungere località Case di Viso. In estate la via è liberamente percorribile in auto ed è possibile proseguire per circa 3 km fino a parcheggiare direttamente nell’ampio parcheggio posto all’inizio di Case di Viso. In inverno la strada ovviamente non viene spazzata e si trasforma in un comodo sentiero da percorrere con le ciaspole o con i ramponcini.Seppur con molta neve sia abbastanza difficile scorgere altri tratti al di fuori della via principale, osservando una mappa e controllando le indicazioni sui cartelli è possibile notare come l’intera escursione possa essere affrontata anche su due tratti paralleli alla via.A sinistra si estende il sentiero CAI 162, mentre sul versante opposto della piccola valle è presente un’altra traccia che conduce sempre alla stessa destinazione.Questi tratti alternativi sono generalmente percorsi in estate, per evitare di camminare sulla strada asfaltata, continuamente percorsa da automobili. In inverno diventano un’alternativa leggermente più impegnativa rispetto al percorso lungo la strada. Se si è alla prima esperienza con le ciaspole o si sta affrontando il trekking con dei bambini si consiglia di percorrere la via principale. Si incomincia a camminare attraverso il piccolo paesino e, una volta giunti al limitare delle case, si svolta a sinistra per raggiungere la sbarra che impedisce alle automobili di proseguire oltre. Superata quest’ultima, potrà essere fin da subito necessario indossare le ciaspole. La strada è abbastanza battuta e generalmente viene spianata da un gatto delle nevi, quindi alcuni tratti potrebbero essere facilmente percorribili anche con normali scarponi e magari con l’aggiunta dei ramponcini. Le racchette da neve, diventano però assolutamente necessarie, dopo un’abbondante nevicata o se voleste deviare leggermente dal sentiero principale.Indossate le ciaspole si incomincia a camminare lungo il versante sinistro della stretta valle di Viso. I primi metri non presentano scorci paesaggistici degni di nota, ma già dopo pochi minuti la strada si addentra in un suggestivo boschetto di abeti. Qui è possibile ripararsi un po’ dalla neve e iniziare a scattare qualche fotografia alle cime più alte di questa zona: il Corno Baitone e le Cime di Vallaro sono molto ben visibili girandosi verso il punto di partenza. La passeggiata prosegue quasi in piano e dopo circa 30 minuti di cammino su un sentiero sempre molto largo e con un dislivello minimo, l’area si allarga un po’, permettendo di contemplare il panorama sulle alte vette che chiudono la vallata: il Corno dei Tre Signori, punta Albiolo, Montozzo ed Ercavallo. Con un buon occhio e con un po’ di fortuna, da questa zona in estate è anche possibile avvistare animali selvatici quali cervi, stambecchi e camosci. In inverno ci si deve accontentare delle immense pareti bianche alle quali si aggrappano radi gruppi di alberi.La successiva parte della mulattiera è un continuo susseguirsi di ampie radure innevate e brevi tratti immersi in piccoli boschi, il tutto splendidamente incorniciato da immense creste rocciose, dipinte con ampie pennellate di bianco. Il contesto, già eccezionale, diviene semplicemente magico se accompagnato anche da una bella nevicata. Dopo un’ora di cammino, tempo che si riduce molto se si ha un buon passo e non si fanno pause, si giunge finalmente all’ampio parcheggio di Case di Viso e, gradualmente, da dietro delle collinette bianche iniziano a spuntare delle piccole baite scure, costruite in pietra. Le abitazioni in totale sono circa una ventina e sono quasi tutte raggruppate all’interno di una piccola conca, sulle sponde del torrente Arcanello.Anticamente questo era l’alpeggio di Pezzo, dove veniva portato il bestiame durante i mesi più caldi dell’anno. Oggi quasi tutte le baite sono di proprietà privata e vengono sfruttate come case vacanza. Ciò che più stupisce però è come i nuovi proprietari abbiano avuto una cura puntigliosa nella conservazione e nella ristrutturazione di queste antiche costruzioni, mantenendo quindi pressoché intatto il loro aspetto originale.Oltre al grande valore artistico Case di Viso racchiude dentro di sé anche molta storia: questo luogo fu infatti teatro di una rappresaglia nazista; la piccola chiesetta e le varie croci servono a ricordare i partigiani che qui hanno perso la vita. Ciò che rende particolarmente suggestiva questa escursione in inverno è l'assoluto silenzio della zona: non ci sono animali al pascolo, le case sono completamente chiuse e lo spesso strato di neve assorbe completamente i rumori dei passi degli escursionisti, lasciando udire solamente il flebile scorrere del torrente. È solo in estate che l’intero borgo prende vita, passeggiando tra le vie, nei mesi più caldi dell’anno, potrete trovare un mini caseificio dove acquistare formaggio (lo Silter è quello tipico di questa zona), burro e ricotta e sarà inoltre possibile fermarsi a mangiare in un bar-ristorante. Si tratta quindi di un luogo che cambia totalmente aspetto a seconda del periodo della visita e proprio per questa ragione il consiglio è quello di tornarci più di una volta, per poter cogliere al meglio tutto quello che questo fantastico borgo può offrire. L’escursione non può dirsi conclusa senza aver percorso, per tutta la sua lunghezza, la piana dove sorgono le case. La mulattiera prosegue al centro del borgo permettendo di passare accanto a tutte le abitazioni, per poi proseguire in leggera salita verso un’area pic-nic dalla quale è possibile osservare l’intero abitato dall'alto.Camminare lungo le sole due vie dell’alpeggio, osservando la bellezza di questo luogo è veramente un piacere. Inoltre, per i più piccoli, l’ampia zona pianeggiante diventa anche un fantastico spiazzo per divertirsi giocando con la neve. Rimanendo accanto alle case non ci sono aree pericolose, bisogna fare solamente attenzione alle varie diramazioni del torrente, le quali non sempre vengono recintate o segnalate da staccionate.Spingendosi oltre le case sono inoltre presenti anche alcune piccole collinette sfruttabili per fare qualche discesa con lo slittino. Ovviamente in estate da questa zona si articolano diverse escursioni più impegnative: da Case di Viso è possibile raggiungere il Rifugio Bozzi, il passo dei Contrabbandieri, i laghi di Ercavallo, il forcellino del Montozzo e svariate altre mete. Compiere queste escursioni in inverno è più impegnativo e la scelta deve essere ponderata sulla base della propria capacità fisica, della propria attrezzatura e soprattutto considerando lo stato del manto nevoso. Il ritorno avviene lungo lo stesso tragitto dell’andata, percorrendo a ritroso i circa 3 km di via Viso. La leggera pendenza del sentiero in questo caso può anche essere sfruttata per fare brevi discese con lo slittino.
Viaggio nel tempo nelle innevate Case di Viso

Passeggiando nelle Orobie

Facili passeggiate nelle Orobie per riequilibrare mente e corpo

Da S. Vigilio al Colle Bastia

Panorami dalle vette alla pianura

Museo del Tesoro del Duomo di Vigevano

Un percorso fra storia, arte e cultura

Museo Diocesano di Pavia

L’apertura al pubblico degli antichi spazi ipogei, in cui convivono elementi altomedioevali dell’antica cattedrale di Santa Maria del Popolo con strutture in calcestruzzo armato degli anni Trenta, ha consentito di rendere fruibile un importante bene archeologico, culturale e spirituale della città. Il Museo  si colloca nel cuore della città di Pavia, dove la piazza e il Duomo fanno da cornice. Il percorso museale è contraddistinto da un evidente valore simbolico. La visita al Museo diocesano inizia infatti dall’antico sarcofago, collocato nella parte esterna dell’ingresso, e prosegue attraverso la penombra degli ambienti sotterranei per tornare nuovamente alla luce attraverso due aperture circolari nella pavimentazione della Cattedrale che permettono di contemplare la luminosità che discende lungo la grande cupola a manifestazione della presenza divina. Dal grembo romanico alla luce rinascimentale: ha luogo una nascita, che è anche nascita di una comunità a partire dalle sue radici spirituali e storiche. Dell’antica S. Maria del Popolo sono visibili tre pregevoli porzioni restaurate di mosaici pavimentali (conservati presso i Musei Civici del Castello Visconteo), i numerosi capitelli, il fregio dell’antico portale di accesso alla cripta e significativi lacerti di affreschi. In questo suggestivo sito, il racconto conduce lo spettatore alla scoperta della qualità artistico e del significato liturgico di alcune opere dalla collezione diocesana. Uno dei protagonisti principali è il magnifico ricciolo di pastorale in avorio intagliato del XIII secolo, accompagnato da uno splendido codice miniato del XV secolo riccamente decorato appartenente all’Archivio Diocesano e da una lunetta lignea che raffigura la Madonna della Misericordia (XV-XVI sec.) recentemente restaurata dallo Studio Parma di Milano e riportata all’antico splendore per l’occasione. La mostra di abiti liturgici completa un percorso lungo il quale confluiscono sculture, oreficerie, reliquiari, ostensori che rappresentano una testimonianza culturale e di fede del territorio diocesano pavese. La Diocesi di Pavia, attraverso il Museo, scrive un progetto che fonda il suo valore sulla funzione educativa e culturale di un luogo dagli elementi storico-artistici e architettonici unici, che desidera coinvolgere studenti, appassionati d’arte, cittadini e associazionismo territoriale in una partecipazione attiva attraverso nuove esperienze culturali, artistiche e spirituali.

Tessera open- Corsi @ piscine di Ponte S. Pietro

COSA FARAI Ottieni una tessera open per frequentare corsi in acqua alle piscine di Ponte San Pietro.Segui lezioni di acqua gym, cross training, acqua benessere e acqua pilates liberamente. COSA TI ASPETTA Ricevi una tessera da 18 o 36 ingressi per frequentare corsi in acqua presso le piscine di Ponte San Pietro. La tessera ti dà diritto a partecipare alle lezioni di acqua gym, cross training, acqua benessere e acqua pilates alle quali potrai accedere liberamente in base al calendario delle lezioni. L’accesso allo spogliatoio è possibile a partire da 15 minuti prima dell’inizio della lezione. E’ obbligatorio il certificato medico per attività sportiva non agonistica in corso di validità. Si ricorda che in vasca è obbligatorio l’uso del costume da bagno e della cuffia. GIORNI E ORARI DEI CORSI: lunedì 14.40 in vasca fisioterapica; martedì 9.00; mercoledì 10.30; giovedì 14.40 in vasca fisioterapica; venerdì 9.00. Giorni dell'anno in cui non ci saranno corsi: 6 ottobre; 1 novembre; 8 dicembre; dal 24 dicembre al 6 gennaio. Cosa include l'offerta-  Ingressi ai corsi specificati.-  Utilizzo degli spogliatoi, servizi igienici e docce. Non include-  Utilizzo di phon asciugacapelli. Riduzioni: sconto del 10% per i residenti a Barzana, Bonate Sotto, Caprino Bergamasco, Cisano Bergamasco, Mapello, Paladina, Ponte San Pietro, Ponteranica, Pontida, Sotto Il Monte XXIII, Suisio, Terno D’Isola, Torre De Busi e Valbrembo.