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Parco dell'Argentera

Il Parco dell’Argentera, situato nel comune di Cadegliano Viconago, è un luogo magico da scoprire in tutte le stagioni, completamente immerso nella natura. Il posto ideale per una bella passeggiata nel verde, o per un giro in bicicletta, dato che l’area è attraversata anche da una pista ciclabile. Ad attendervi scenografici viali alberati, un pittoresco ruscello e alcuni piccoli ponti.Ma quello che rende questo luogo così speciale è la presenza di quattro antichi mulini affrescati.Si tratta delle ultime testimonianze di un passato lontano: tra il XVIII e il XIX secolo a Cadegliano Viconago erano attivi infatti ben 18 mulini che venivano utilizzati per macinare castagne, grano, mais e noci. All’inizio del ‘900 l’area fu acquistata da una famiglia nobile che la trasformò nel parco che tuttora possiamo ammirare. I mulini ancora conservati vennero restaurati ed abbelliti con affreschi e decorazioni.All’interno del parco si trova anche un ponte dove transitava la ferrovia Varese-Ponte Tresa. Per raggiungere il parco da Varese bisogna percorrere la strada della Valganna. Superata Ghirla si prosegue per Marchirolo e quindi per Lavena Ponte Tresa. Lungo la discesa troverete un’indicazione sulla sinistra all’altezza di uno dei tornanti.   Dal 1997 l’area attorno al torrente Dovrana è diventata un parco pubblico, attraversata da una pista ciclopedonale che collega Ghirla a Ponte Tresa. Il Parco dell'Argentera prende il nome da una vecchia miniera in cui, già nel XIII secolo, venivano estratti piombo e argento. Passeggiando lungo i 50mila mq² di area verde e boschiva, si incontrano quattro mulini, superstiti di un’attività di macina ben radicata a Cadegliano Viconago e risalente al XVIII secolo. Oltre al suggestivo ambiente in cui si trovano, i mulini si caratterizzano per la disposizione ravvicinata e in fila. Inoltre, recenti restauri, hanno evidenziato le antiche decorazioni affrescate. Completano le bellezze naturali di questo luogo un piccolo laghetto e numerose specie botaniche.Il parco è sempre aperto e offre aree attrezzate a sosta e zona picnic.

Monticolo panchina gigante

La panchina gigante di Darfo Boario Terme, in provincia di Brescia, è stata collocata sul versante sud della collina del Monticolo.  È un’altura che raggiunge i 393 metri sul livello del mare, situata nel mezzo della piana alluvionale della bassa valle Camonica e costeggiata sul lato sudovest dal corso del fiume Oglio. Il tragitto suggerito per raggiungerla è adatto a tutti ed è percorribile in meno di un’ora. Ci si incammina dal parcheggio della pista ciclabile camuna (230 m), nel territorio di Angone, frazione diDarfo Boario Terme. Un primo tratto asfaltato, che seguiamo in direzione nordovest, ci porta dopo circa 300 metri al sentiero Cai che sale al Monticolo. Il tracciato, che troviamo sulla sinistra arrivando dal parcheggio, è stato sistemato di recente. Si attraversa un castagneto e, dopo la parte iniziale in salita, il percorso prosegue caratterizzato da un continuo saliscendi e attraversa l’intera collina. Avanzando si possono facilmente individuare numerose rocce riportanti incisioni risalenti a diverse epoche storiche. Il Monticolo ha sempre rappresentato, infatti, un punto di osservazione privilegiato e una postazione difensiva. Nella parte alta il bosco diventa più rado e vario e, giunti sulla cima (393 m), vi si trova un piccolo osservatorio faunistico. Qui non mancano gli appassionati di birdwatching. Proseguendo ci si abbassa leggermente e si incontrano dei laghetti, ma la presenza di acqua dipende dalle stagioni e dalle precipitazioni. A un bivio ci si indirizza a sinistra e con un’ultima breve salita arriviamo a una radura panoramica dove svetta la panchina gigante (330 m). Una volta tornati al parcheggio vale la pena, dirigendosi a sud sulla strada sterrata per poco più di mezzo chilometro, visitare il sito archeologico dei Corni Freschi. Si tratta di un masso erratico con incisioni che riproducono alabarde e pugnali risalenti, secondo gli esperti, al III millennio a.C. Nelle vicinanze si trovano anche una palestra di roccia per l’arrampicata sportiva e, all’estremità sud della collina, l’Archeopark, un parco tematico polifunzionale dal paleolitico all’età romana. immagine di copertina:@dariobonzi
Monticolo panchina gigante

Pedalando nel Parco della Grigna

Un itinerario fra antichi nuclei rurali, baite tipiche e boschi
Pedalando nel Parco della Grigna

Da Seriate verso il Castello di Malpaga

Il traffico delle grandi arterie è solo un lontano ricordo, nemmeno troppo distante, ma questo viaggio sulla sponda est del Serio, tra Seriate e Ghisalba, ci mette in pieno contatto con la natura, senza nessuna interruzione per quasi 10 chilometri.   Partenza dal centro sportivo di Seriate, per inserirsi subito sul tratto di ciclabile collegata all’Oasi Verde. Non manca nulla per poter praticare sport, per un momento di relax o di studio, per grandi e piccini, a volte anche nella confusione delle compagnie che assediano l’area nel week end.Dopo esserci lasciati alle spalle la fontana, l’unica che si trova lungo la via principale del nostro percorso, troviamo un attraversamento sulla strada aperta al transito in direzione del poligono di tiro, rapido ma a cui prestar attenzione. Poi inizia il vero tratto off road, dopo il cartello che ci dà il benvenuto nel Parco Regionale del Serio: le informazioni ci accompagneranno per tutto il tragitto grazie a una serie di bacheche che ci descrivono le bellezze del territorio, dalle farfalle, ai fiori, uccelli, invertebrati. Pistalarga, in leggera discesa all’andata e adatta a un buon allenamento senza però esagerare: in alcuni tratti, alcune curve del bosco con la sede che si stringe vanno prese alla giusta velocità. Uscendo da Seriate è il bosco a farla da padrone, con pochi contatti con il mondo urbanizzato, dovuti più che altro ai passaggi sotto l’ex statale 671, l’autostrada A4 e la tangenziale Sud. Si continua a seguire il percorso parallelo al fiume Serio, anche se mai lo si trova davvero vicino, e in pochi casi lo si può vedere.Il secondo paese che incrociamo è Cavernago: il bosco è un ricordo, troviamo un leggero tratto in asfalto, la vegetazione si fa più rada e nelle giornate limpide il sole si fa sentire.Si arriva allo svincolo con il primo castello, quello di Cavernago, e poi a quello per il Castello di Malpaga. Imboccandolo, seguiremo il nostro itinerario fino alla meta.
Da Seriate verso il Castello di Malpaga

Franciacorta, terra di eccellenze

I piatti della cucina contadina affiancano i vini rinomati di lunga tradizione. Un viaggio tra i sapori della Franciacorta

Coira e Via storica dello Spluga

Importante tappa della Via Francigena Renana
Coira e Via storica dello Spluga

Via Postumia

La Via Postumia è una via consolare romana fatta costruire nel 148 a.C. dal console romano Postumio Albino nei territori della Gallia Cisalpina, l'odierna Pianura Padana, per scopi prevalentemente militari.   Congiungeva per via di terra i due principali porti romani del nord Italia: Aquileia, grande centro nevralgico dell'Impero Romano, sede di un grosso porto fluviale accessibile dal Mare Adriatico, e Genova. La Via Postumia viene datata 148 a.C., nonostante a quel periodo corrispondano solo i tratti Genova-Tortona e Cremona-Alpi Giulie. Il resto della strada consolare fu infatti opera di Augusto, che a un secolo di distanza si occupò anche delle fortificazioni in ambito militare di alcune città dell’Italia settentrionale, tra cui Verona, che quindi nacque in concomitanza con la Via Postumia. Il cammino ha una lunghezza di 932 km circa e si snoda lungo sei regioni: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria. Il tratto lombardo della Via Postumia attraversa Peschiera, Mantova, Cremona e Voghera ed è percorribile a piedi, in bici, a cavallo. A piedi e in bici il percorso è lo stesso da Aquileia a Albareto (tranne la tappa Vicenza - Lonigo, variante ciclisti tracciata), mentre da Albareto a Genova il percorso per ciclisti non è tracciato visibilmente ma è disponibile la traccia gps e gpx per evitare i sentieri più tecnici. Tutta la prima parte, da Aquileia sino a Piacenza, si sviluppa in pianura, seguendo strade secondarie, carrarecce, ciclabili, su un paesaggio prevalentemente agricolo. La bellezza di questo tratto non sta solo nel paesaggio, ma nelle città d’arte: Aquileia, Palmanova, Treviso, Vicenza, Verona, Peschiera del Garda, Mantova, Cremona, Piacenza. La Via è percorribile in tutte le stagioni, ma in estate è preferibile il tratto da Piacenza verso Genova, più movimentato perché i dislivelli cominciano a farsi un po’ più impegnativi, ma meno caldo. (Ph: Amici della via Postumia)

Nobili Segni. Via Carolingia

Strada d’Europa e collegamento con la Via Francigena da Castiglione delle Stiviere a Mantova
Nobili Segni - Via Carolingia

La Via Francigena pavese in bici

La Via Francigena è stata per secoli il collegamento principale tra Roma e l’Europa, e continua a esserlo anche oggi se è vero che nel 2004 è stata proclamata dal Consiglio d'Europa “Grande Itinerario Culturale Europeo” e nel 2007 “Reseau porteur”, rete portante. Per la Provincia di Pavia il tratto pavese della Via Francigena (ma pure l’intero suo cammino) è un modello di riferimento nella valorizzazione e nel recupero architettonico e ambientale dell’intero patrimonio artistico e culturale della provincia. La Via Francigena è insomma una risorsa, da condividere e da proporre ai pellegrini e ai turisti così come agli stessi cittadini, mostrando quanto di più bello - le chiese,  i monumenti, l’Università, il fiume, i boschi - possiedono i territori che l’abbracciano. Il tratto della Via Francigena che attraversa la provincia di Pavia parte da Palestro, cuore della Lomellina, e arriva a Chignolo Po, per un totale di 126 chilometri che può essere affrontato in tre grandi tappe: la prima, lunga circa 42 chilometri, va da Palestro a Tromello; la seconda, di 32 chilometri, da Tromello a Pavia l’ultima (52 chilometri) da Pavia alla frazione Lambrinia di Chignolo Po. Tre percorsi quante furono le tappe fatte in terra pavese da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, nel suo viaggio di ritorno da Roma: Santa Cristina Bissone, Pavia e Tromello, rispettivamente la 40esima, la 41esima e e la 42esima delle 79 tappe totali del percorso europeo. L’itinerario descritto qui è stato pensato per chi ama viaggiare sulle due ruote; il percorso può essere affrontato sia con le mountain-bike che con le city-bike, e non presenta difficoltà altimetriche particolari: il dislivello massimo è inferiore ai 15 metri, con la quota massima di 121 metri a Palestro e la minima di 50 a Lambrinia, sull’argine del Po, ultima tappa del viaggio in terra pavese. Il punto di partenza è invece il ponticello in legno sul cavo Crocettone, al confine tra la provincia di Vercelli e la provincia di Pavia. In provincia di Pavia, il tratto ciclabile corre in prossimità di due linee ferroviarie, la Pavia-Mortara-Vercelli e la Pavia Codogno-Cremona, sulle quali è consentito il trasporto di biciclette. Sulle strade aperte al transito motorizzato si consiglia invece di usare sempre il casco e di percorrerle preferibilmente tra le 9 e le 11.30 del mattino e tra le 14 e le 17 del pomeriggio, per evitare gli orari di punta del traffico.
Ponte Coperto Pavia

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