Ho trovato 54 risultati per cantine franciacorta

Torre Lantieri a Paratico

La torre Lantieri riveste un ruolo di primaria importanza nel patrimonio architettonico e storico di Paratico sia per le caratteristiche intrinseche al monumento, sia per l’aspetto paesaggistico-ambientale. La torre è, infatti, osservabile in tutta la sua altezza su tutti i quattro lati, mostrando quasi integralmente l’apparecchiatura muraria medievale. L’uniformità del paramento è impreziosita, in corrispondenza delle cerniere angolari, da una lavorazione dei conci a bugnato rustico e spigoli ben lisciati che seguono una linea perfettamente verticale. L’edificio, che presenta praticamente una sola fase costruttiva, venne realizzato dalla famiglia Lantieri presumibilmente nel XIV secolo, insieme ad alcune case-forti adiacenti, racchiuse da un muro difensivo. La sua costruzione potrebbe essere riferita a Giacomo Lanfranchino che, negli ultimi anni del ‘300, la volle come ampliamento dell’apparato fortificato del paese. Solo la parte sommitale sembra aver avuto, nel corso del ‘400, un intervento di sistemazione costituito dal tamponamento delle grandi aperture del sottotetto con formazione, sui lati est e sud, di fori colombai. La torre ha una pianta quadrangolare e un’altezza di circa 15 m articolata su quattro livelli. Per essere meglio difesa, fu edificata su uno sperone roccioso al quale si accedeva attraverso una scala esterna. L’ingresso principale è costituito da un portale di pregevole fattura realizzato con conci di grosse dimensioni finemente ripianati e arco a pieno centro, con ghiera scalettata e riportante nel concio di chiave lo stemma gentilizio dei Lantieri. Il piano terra, coperto da una volta a botte in pietrame a sesto leggermente acuto, fungeva nel Medioevo soprattutto da cantina e deposito. Al livello superiore si accedeva internamente solo tramite una botola aperta nella volta, mentre dall’esterno per mezzo di una scala di legno, ricostruita in seguito con gradini monolitici in pietra. Ai piani alti si saliva dall’interno probabilmente con scale lignee aperte nei solai. Le finestre hanno mantenuto le caratteristiche delle aperture originarie: arco a pieno centro leggermente ribassato con ghiera monolitica e stipiti in pietra lavorata. Uno scudo con lo stemma della famiglia Lantieri, semplificato nella mezza luna con due stelle laterali, è collocato nella finestra orientale del terzo piano, scalpellato nella parte centrale dell’arco. Il luogo dove sorgeva la torre era certamente un punto nevralgico nella topografia urbana di Paratico medievale: poco più a sud vi era la cosiddetta piazza con la chiesa di Sant’Antonio, successivamente intitolata a san Carlo, da cui partiva la salita che conduceva al castello.Per la piazza e ai piedi della torre transitava inoltre la strada reale (così è ancora denominata nel Catasto Napoleonico del 1810) che, provenendo da Iseo e da Capriolo, conduceva a Rivatica, luogo dell’attraversamento del fiume Oglio per Sarnico. Non è da escludere che la torre fosse recinta da un’ulteriore muratura difensiva che contornava il perimetro inferiore del piccolo dosso. A seguito di un importante intervento di restauro conservativo conclusosi alla fine del 2009 su committenza del comune di Paratico, la struttura è stata musealizzata e nella sala al piano terra è stata collocata una Quadrisfera, installazione innovativa pensata espressamente per coinvolgere il visitatore in un’esperienza totalizzante di immagini, suoni ed emozioni. Il visitatore entra in una stanza oscurata e nel momento in cui la Quadrisfera si accende, si trova letteralmente parte di un nuovo mondo, fatto di immagini moltiplicate all’infinito, grazie ad un sistema di specchi e di luci. Non serve fissare lo sguardo su un singolo monitor, molto meglio farsi trasportare dalla coralità delle immagini. Il filmato introduttivo racconta la storia dalla Franciacorta al lago d’Iseo fino ad arrivare a Paratico, con le sue tradizioni popolari, i mestieri e i volti che hanno fatto la storia del paese.   Angelo Valsecchi

Il Castello Lantieri a Paratico

Gli imponenti resti del castello occupano la parte sommitale della collina posta a meridione del centro urbano di Paratico. Il fortilizio sfrutta la sua posizione strategica per dominare dall’alto la parte terminale del lago d’Iseo, le fortificazioni di Sarnico e le strade di accesso al punto di traversata con la sponda bergamasca. In completo disuso da oltre quattro secoli, oggi il castello si presenta architettonicamente assai degradato e non accessibile. In mancanza delle opportune indagini stratigrafiche, la datazione del manufatto, del quale non si hanno riscontri documentari prima del 1276, può essere collocata tra XII e XIII secolo, quale probabile evoluzione di un precedente insediamento arroccato sulla collina per ragioni di carattere difensivo. I signori del luogo, principalmente i Lanteri de Paratico, ne iniziarono la costruzione e gestirono la struttura in regime di comproprietà. Si ha una descrizione compiuta nel 1279, nel Designamento (elenco delle proprietà) di Lanterio: l’insediamento fortificato vi appare essenzialmente diviso tra la chiesa di Santa Maria, il monastero di San Faustino e le famiglie signorili Lanterio, Vithotti e Fancone. La struttura difensiva è piuttosto elementare, costituita da un mastio e da una cortina muraria, nella quale è riconoscibile nella parte sud un ampliamento di una cerchia più antica. Gli edifici superstiti di maggior rilievo si trovano addossati alla cortina muraria nella parte nord. Il corpo di fabbrica più antico è rappresentato da una grande torre in pietrame, della quale si conserva sostanzialmente intatto il volume originario, articolato su quattro livelli, che doveva raggiungere al filo di gronda quasi 15 m di altezza. Direttamente sul lato orientale della torre si addossa un edificio di sagoma più bassa e allungata identificabile con il tipo del palatiolum ben diffuso nei secoli del basso Medioevo nel territorio pedemontano e nelle valli dell’area bresciana e bergamasca. Le caratteristiche strutturali delle murature consentono un’attribuzione della torre a un periodo compreso tra il XII e il XIII secolo e un’assegnazione del palazzetto, per la presenza di aperture a sesto acuto, a un momento decisamente più tardo nel corso del XIV secolo. Immediatamente a sud di questa zona si trovava, sulla base delle informazioni desunte dal Designamento di Lanterio, la chiesa di San Silvestro costruita a ridosso della cortina muraria. Ancora oggi un rialzo della muratura segnala la posizione dove si ergeva la chiesa. L’accesso principale al castello è situato nella zona sud-est protetto da una torricella a pianta quadrangolare, ancora conservata parzialmente in alzato, nella quale si apre una porta con stipiti in pietra lavorata e arco a sesto acuto. Secondo il Designamento in prossimità della porta d’ingresso al castello vi era quasi certamente una piazza ombreggiata da alcuni olmi e un piccolo slargo che ospitava la cisterna dell’acqua potabile. Inoltre la superficie interna alla cinta muraria, oggi completamente libera e coltivata a vigneto, era organizzata in tre isolati allungati da nord a sud. Gli edifici ospitavano cantine-deposito, fienili, aie e strutture porticate. Tali strutture di tipo rustico inducono a riconoscere nel castello di Paratico una di quelle fortificazioni di difesa temporanea, a regime giuridico multiproprietario, che ebbero una larghissima diffusione nella pianura e nel pedemonte di tutta l’Italia settentrionale e centrale tra X e XV secolo. Questi edifici, connotati da caratteristiche spiccatamente rustiche, erano destinati fondamentalmente alla conservazione in luogo protetto dei prodotti agricoli e venivano abitati dalla popolazione residente nel villaggio o nel territorio circostante normalmente solo in occasioni di crisi e di pericolo. La leggenda conservatasi nella tradizione popolare vuole che Dante Alighieri sia stato ospite nel castello Lantieri durante le sue peregrinazioni da esule.     .
Il Castello Lantieri a Paratico - ph: visitlakeiseo

Il Castello e la chiesa di San Rocco

Il castello si trova sul monte sovrastante l’abitato di Provaglio d’Iseo in località “Piano delle viti”; la sua posizione strategica è facilmente raggiungibile percorrendo i tracciati storici che salgono dalle contrade di Provaglio d’Iseo, Zurane e Gresine, oppure da Iseo, risalendo il monte e oltrepassando il santuario cinquecentesco della Madonna del Corno. Il Catastico Bresciano di Giovanni Da Lezze (1609-1610) descrive il luogo come un castello diroccato. Nel 1680 Padre Fulgenzio Rinaldi, storico delle memorie iseane, scrive che il castello di Provaglio fu bruciato e distrutto sul principio del ‘400 da Pandolfo Malatesta, signore di Brescia dal 1404 al 1421, durante le lotte contro i Visconti e i loro alleati Oldofredi. Nel 1567, negli atti della visita pastorale del vescovo Bollani, fu registrata la chiesa di Sant’Ambrogio in castro, governata dal Comune e priva di beni; essendo diroccata veniva ordinato di ridurla a santella votiva. Nel 1792 fu edificata la nuova parrocchiale di Provaglio, dedicata ai santi Pietro e Paolo, sul sito di una chiesa più antica intitolata a san Rocco; i provagliesi, volendo onorare il santo protettore dalle epidemie, decisero di dedicargli la santella che emergeva dalle rovine del vetusto castello. La chiesa di San Rocco venne inaugurata il 16 agosto 1868. La struttura della chiesetta, ad aula unica, presenta anomalie sia nella pianta, sia nello spessore di alcune murature che confermano l’ipotesi di una costruzione su antiche preesistenze. L’area fu abbandonata fino al 1999, quando iniziò l’opera di recupero con indagini archeologiche che consentirono di mettere in luce le varie fasi costruttive e di musealizzare il sito. Dalla Preistoria provengono alcuni frammenti ceramici databili all’età del Bronzo (II–I millennio a.C.), mentre una serie di buche di palo e focolari potrebbe indicare l’esistenza di un insediamento di capanne o una palizzata difensiva di epoca altomedievale (VI-X secolo). Su queste preesistenze si insediarono le strutture più antiche dell’impianto fortificato, testimonianza del fenomeno dell’incastellamento che durante il XI-XII secolo interessò gran parte dell’Italia settentrionale.  Si tratta di muri di notevole spessore, larghi circa 1,10 m, in ciottoli e pietra calcarea legati in malta, che recingevano la parte più elevata del colle per una lunghezza di circa 110 m e una larghezza media di circa 30 m. A questa fase potrebbe risalire la costruzione della chiesa di Sant’Ambrogio, i cui ultimi restauri hanno messo in luce un’abside semicircolare in pietra e due monofore centinate di chiara impronta romanica. La fase costruttiva di maggiore rilievo si sviluppò tra XIII e XIV secolo quando la rocca assunse la fisionomia del castello ricetto, struttura di deposito dei beni essenziali della popolazione e di rifugio in caso di pericolo. Alla fortificazione si accede da una porta-torre difesa da un piccolo fossato, superato da un ponte levatoio, e all’estremità opposta da una stretta postierla facilmente difendibile. L’impianto castellano si articola in due zone: presso l’ingresso, in posizione più elevata, si trova un primo recinto fortificato, a una quota inferiore, su un’area più ampia, si estende una seconda cerchia di mura all’interno della quale si trovavano le caneve (cantine). La prima cinta racchiudeva un palazzetto con ampi ambienti intonacati e la robusta torre del mastio; vi era una corte dotata di pozzo del quale si è conservata la grande cisterna sottostante rivestita in cocciopesto. Durante il Seicento il luogo divenne un piccolo lazzaretto e la pozza d’acqua forniva sostentamento e refrigerio ai malati di peste. L’area a quota più bassa accoglieva il ricetto vero e proprio con le numerose caneve addossate alle cortine murarie settentrionale e meridionale; la suddivisione interna riflette il regime multiproprietario di questo tipo di castello frazionato tra i signori locali, gli Oldofredi e i capifamiglia della vicinia (comune rurale).   Angelo Valsecchi
Il castello e la chiesa di San Rocco - ph:visitlakeiseo.info

Salame di Monte Isola

A Sulzano potrai scoprire la produzione di salumi del territorio Sebino, che annovera specialità tradizionali dai sapori particolari, intensi e inconfondibili. Tra questi il più pregiato è il salame di Monte Isola: un prodotto che racchiude ancora oggi l’antica tradizione contadina, preparato con cura e con procedimenti precisi. La sua preparazione è rimasta la stessa di un tempo: la carne di maiale viene battuta a coltello per non perdere i profumi, e poi viene unita ad aglio, sale, spezie e vino. L’impasto viene poi legato e insaccato in budello naturale e appeso alla stanza detta cà del salam, una cantina con i muri di pietra, dove viene affumicato una notte intera dentro un camino con legno di ginepro. Prima di essere consumato, viene lasciato stagionare almeno un mese.  Questo lungo procedimento rispetta la tradizione di un prodotto che viene servito in tavola con tanta cura e passione, e che non si può non degustare! - Ph: Bresciatourism.it
Salame di Monte Isola - bresciatourism.it

Pausa relax in Lombardia

Centri termali e rifugi. Parchi naturali e agriturismi. Scopri 5 suggerimenti per regalarti una pausa relax in Lombardia
Lago di Garda: terme di Sirmione

Weekend del 25 aprile in Lombardia

Fai sbocciare la tua voglia di scoperta, organizza giornate indimenticabili scegliendo tra tante interessanti attività