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Infopoint Campodolcino

Campodolcino, il cuore verde della Vallespluga!
Campodolcino, ponte romano

Collegiata di S. Giovanni Battista

Il simbolo di Morbegno

Il giro della Lomellina

Un territorio pianeggiante come quello lomellino mostra al visitatore un territorio occupato dalle coltivazioni, da un paesaggio uniforme, risultato dell'azione dell'uomo. Questa zona pianeggiante è famosa per la coltura del riso, infatti, lungo il percorso si possono osservare le numerose risaie, sino ad arrivare a Lomello, in cui sorge la Basilica di Santa Maria Maggiore, uno dei più eccellenti esempi di romanico lombardo. L'itinerario inizia e termina a Mortara. Partendo dalla stazione di Mortara ci dirigiamo verso Sant'Albino, proseguendo sulla strada di campagna a fianco dell'abbazia. Il percorso arriva sino a Cerniago e sempre su strada di campagna si arriva a San Giorgio di Lomellina. Arriviamo, poi, al ponte che ci introduce nel centro di Lomello. Retrocediamo su Strada Provinciale 133 fino al bivio di Cascina Bonaparte e proseguiamo per i campi, dove si arriva al castello di Scaldasole. Dal castello si prosegue per un breve tratto sulla Strada Provinciale 16 e poi si arriva alla cascina Gorana Nuova. Da qui si toccano in successione Dorno, Garlasco, Tromello e Remondò, sino a giungere a Mortara. ITINERARIODistanza: 65.6 km Profilo altimetrico: +137m, - 138m (Pendenza max: 4.1%, -2.9% Pendio medio: 0.4%, -0.3%) ALCUNI PUNTI DI INTERESSE Le risaie della Lomellina Il territorio della Lomellina, un mosaico di acqua e di terra, è famosa per le sue risaie, grazie alla particolare conformazione del terreno, ricco di acque superficiali e poco profonde. Info utiliGeolocalizzazione su mappa: 45.16606, 8.77464 Il Castello di ScaldasoleIl castello si presenta con l'impianto tipico delle fortificazioni viscontee di pianura, con gli edifici che formano un cortile centrale rettangolare delimitato da torri angolari munite di merlatura esterna, di fossato e con un ponte levatoio all'ingresso.Info utiliGeolocalizzazione su mappa: 45.1251, 8.9092 Basilica di Santa Maria Maggiore a LomelloE' tra le più interessanti testimonianze del romanico lombardo, segnato dall'influenza dell'arte ottoniana. La chiesa fa parte di un complesso con battistero, costruito nella prima metà dell'anno 1000.Info utili: La chiesa è aperta dal 1 Aprile all'1 Novembre il sabato e la domenica dalle 15 alle 18. In settimana rivolgersi al custode in via Castrovecchio, 2. Per visite guidate: prolocolomello@yahoo.it.Per maggiori informazioniGeolocalizzazione su mappa: 45.12265, 8.79357 Castello di GarlascoDel castello di Garlasco, uno dei più importanti della Lomellina, sopravvive solo il torrione visibile alle spalle della piazza accanto a pochi resti di fondamenta e ad un'altra piccola torre.Info utiliGeolocalizzazione su mappa: 45.19665, 8.92279 Abbazia di Sant'Albino a MortaraLa chiesa-abbazia fu fondata nel V secolo. Il lato destro del catino absidale ospita affreschi datati 1410 e firmati da Giovanni da Milano.Info utiliE-mail: abbazia.santalbino@gmail.comGeolocalizzazione su mappa: 45.24635, 8.7529 Basilica di San Lorenzo a MortaraCostruita in stile gotico lombardo fra il 1375 e il 1380, all'esterno presenta una facciata in cotto. L'interno è ricca di opere d'arte e di un notevole presepe di sculture lignee, opera di Lorenzo da Mortara.Info utili: Parrocchia di San Lorenzo - Via S. Lorenzo, 1, 27036 Mortara PVTelefono: 0384-99772Geolocalizzazione su mappa: 45.25208, 8.73837
Il giro della Lomellina

Il centro storico di Clusane d’Iseo

Clusane, il cui toponimo potrebbe derivare da Clodius o da Chiusa, è situato sulla riva meridionale del Sebino. Comune autonomo fino al 1927, oggi è frazione di Iseo. È uno dei paesi a lago più antichi: insediamenti di comunità primitive fin dal Paleolitico sono testimoniati da tracce di attività palafitticole e ritrovamenti di punte di freccia e altri reperti. La zona fu abitata anche dai Romani, la cui presenza è rivelata dal ritrovamento di una lapide dedicata al dio Giove, oggi conservata al Museo Maffeiano di Verona, e dai resti di una villa nel centro storico del paese. Nel paramento in pietra sul lungolago si possono infatti distinguere una nicchia a pianta semicircolare affiancata su entrambi i lati da una serie di archetti ciechi forse pertinenti a un ninfeo. In base al vasellame rinvenuto durante scavi archeologici di emergenza, è possibile datare la villa al I-II secolo d.C. In questo stesso tratto di lago vi erano, in età longobarda, le riserve di pesca del monastero di Santa Giulia di Brescia. La prima menzione dell’abitato risale alla fine dell’XI secolo, quando i fratelli Aliprando e Alberto, appartenenti alla nobile famiglia longobarda dei Mozzi, donarono al monastero di Cluny la loro parte di una cappella dedicata ai santi Gervasio e Protasio che si trovava all’interno del castrum. L’atto fu firmato a Iseo il 12 luglio 1093 e comprendeva anche tutte le case, i terreni e le decime pertinenti alla donazione. I monaci si insediarono quindi nell’antico castello, costruirono un monastero fra 1112 e 1113, intorno al quale si raccolse una piccola comunità di contadini e pescatori. Nella prima metà del XII secolo Santi Gervasio e Protasio dipendeva dal monastero di San Paolo d’Argon; nel 1144 passò alla pieve di Iseo e il censo annuo era raccolto dal priorato di San Pietro in Lamosa di Provaglio d'Iseo, sotto il cui controllo passò definitivamente nel 1274. L'abitato di Clusane si costituì intorno al castrum che conteneva, oltre alla cappella, il primo nucleo di case. Tracce della fortificazione sono ancora visibili nel centro storico, racchiuso dalle vie della Chiesa vecchia, Molino, Castello e Ponta: in via della Chiesa vecchia vi è un arco in pietra che proteggeva la parte più elevata dell’insediamento, e in via Molino vi è la porta con antiporta. In questa via, dove probabilmente si trovavano i mulini segnalati nel Seicento, si riconoscono anche tratti di mura e basamenti di case medievali, e sono da segnalare le ville Mondella (XVII secolo) e Baroni (XVIII secolo) e il mulino moderno chiuso nel Novecento. Nel XIV secolo il comune di Clusane era amministrato dalla Quadra di Iseo. In questo secolo nacque la parrocchia, segnalata nel 1410, e all’esterno del borgo fortificato venne edificato il castello detto del Carmagnola , probabilmente ad opera della famiglia iseana degli Oldofredi. Fuori dalle mura, vicino al piccolo porto, vi erano le case dei pescatori. Nel 1517 la famiglia Sala, allora feudataria del castello del Carmagnola, costruì una chiesa dedicata a san Rocco nella zona della ”Ponta“. La chiesa parrocchiale fu gradualmente ingrandita nel corso dei secoli, fino all’Ottocento, quando furono aggiunte le due navate laterali, ma nel 1935 fu definitivamente abbandonata in seguito al completamento della nuova chiesa dedicata a Cristo Re: oggi l’edificio, completamente restaurato, è adibito ad auditorium. La fisionomia del paese cambiò nei primi anni del Novecento, quando fu aperto sulla riva del lago l'opificio della filanda Pirola e fu costruita la strada provinciale Iseo-Paratico. Si affermarono inoltre nuove forme economiche che trasformarono i pescatori in ristoratori grazie alla peculiare capacità di cucinare il pesce di lago, in particolare la tinca, pescata soprattutto nella zona a lago detta della “Foppa”, di fronte al paese. La maggior parte dei ristoranti fu costruita lungo la strada provinciale e nella parte verso la collina.   Angelo Valsecchi
Il centro storico di Clusane - ph: visitlakeiseo.info

Vimercate

Dal Museo del Territorio Vimercatese ai gioielli della piccola Oreno. Nel cuore della Brianza monzese, scopri che cosa visitare a Vimercate.
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Terme di Rivanazzano

Piscine, Spa, centro fitness, caffetteria e un residence per restare qualche giorno di più
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Val Masino, cuore selvaggio delle Retiche

Attività all’aria aperta e relax nella piccola Yosemite d’Europa. Montagne e vallate dove la natura domina e l’uomo che la vive rispetta la sua bellezza
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Il sentiero di Leonardo

Un percorso a piedi di 540 Km sui luoghi leonardeschi
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Orio Litta e la Via Francigena

Un suggestivo percorso che unisce natura, fede e arte, da esplorare a piedi o in bicicletta
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Greenway del Lario

Alla scoperta di paesaggi inaspettati sul Lago di Como
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Scoprendo la pianura cremasca, pedalando nel Parco del Serio

Questo tour cicloturistico ad anello nella Pianura cremasca vi porterà alla scoperta della natura, della storia e delle tradizioni nelle aree del parco del Serio. Questo percorso è, inoltre, un buon mix di cicloturismo su strada e off-road immersi nella campagna che si snoda nelle aree dove un tempo c’era il lago Gerundo, un acquitrino che ricopriva queste aree e bonificato intorno all’anno 1000. La partenza è dalla città di Crema, sfiorata dal fiume Serio che fu in passato luogo di confine della repubblica di Venezia, il centro storico è ancora accerchiato dai resti delle sue antiche mura. Dal parcheggio “buca” si inizia a pedalare sulla ciclabile che costeggia il fiume per 3 km per poi allontanarsi e arrivare a Ripalta Nuova. Si prosegue sulla provinciale SP591, deviando successivamente per Ripalta Guerina e proseguendo su una stradina secondaria fino a Montodine, paese dove il fiume Serio, termina il suo corso nel fiume Adda, gemellato con il paese di Valbondione in alta val Seriana dove invece nasce. Attraversato il centro storico si raggiunge l’oratorio don Bosco con il palazzo Benvenuti e la antica torre di avvistamento. Tornando sulla strada si attraversa il ponte sul fiume risalendo il corso del Serio dall’altra sponda lungo una tranquilla stradina vietata alle auto che si snoda tra verdi campi punteggiati da cascine e popolati da tanti uccelli tipici di questo ambiente come cicogne, aironi cinerini e pavoncelle, simbolo del parco del Serio. Raggiunta Ripalta Arpina si prosegue lungo il crinale di due valli fluviali, quella del Serio da un lato e quella del Serio Morto dall’altro a raggiunge il grazioso Santuario della Beata Vergine di Marzale eretto nel XI secolo. Dietro l’altare si trova la Madonna del latte e un piccolo arco vicino al parcheggio porta alla Scala Santa che scende al livello del Serio.Si continua a pedalare raggiungendo Ripalta Vecchia che prende il nome dal fatto che quest’area è lievemente rialzata rispetto ai campi, infatti quando in questa zona c’era il lago Gerundo, Ripalta (ripa – alta) non era sommersa dalle acque. Successivamente attraversiamo l’area “urbana” di Castelnuovo e San Bernardino (siamo di nuovo in prossimità di Crema) fino al ponte che attraversa il canale Vacchelli. Si prosegue sulla sterrata tra casette e boschi e si arriva alle frazioni Castello e Ricengo pedalando su una stradina immersa nella tranquilla campagna. Raggiunta la strada si svolta a sinistra per raggiungere nuovamente le rive del Serio e prima del ponte si prosegue sulla sterrata continuando la “risalita” del fiume raggiungendo Casale Cremasco. Si percorre ancora una ciclabile sterrata che corre a fianco del Serio per poi ritornare sulla strada per visitare il paese di Castel Gabbiano, ultimo paese del Cremonese di 450 abitanti dove spicca villa Griffoni Sant’Angelo e tutte le corti intorno. Si prosegue ulteriormente a nord sconfinando brevemente nella provincia di Bergamo per poi attraversare il fiume Serio e discendere lungo il suo corso sulla sponda idrografica destra. Questo tratto fino a Crema è quasi totalmente off-road e corre a fianco del Serio assecondando le sue ampie curve. Superato il paese di Trezzolasco si pedala sugli argini di Sergnano che sovrastano i campi coltivati ed i pioppeti. Si prosegue sempre fuoristrada tra stradine di campagna e sentieri nei boschi adiacenti al Serio e all’altezza della località Saletti si prosegue sulla statale SS591 passando a fianco del meraviglioso santuario Santa Maria della Croce per raggiungere nuovamente Crema dove è d’obbligo fare un tour del Centro storico a conclusione di questo spettacolare itinerario nella campagna. Entrando dalla Porta Serio è possibile raggiungere e visitare Piazza Duomo con la cattedrale Santa Maria Assunta e l’arco del Torrazzo. Bello perdersi nelle strette vie laterali e scoprire i numerosi palazzi signorili con cortili interni di pregio e terminare la visita ai giardini di Campo di Marte dove si possono osservare i resti delle antiche mura venete. Immagine di copertina: @Raffaele Redaelli
Scoprendo la pianura cremasca, pedalando nelle aree del Parco del Serio

Il castello del Carmagnola a Clusane d'Iseo

Il castello detto del Carmagnola si trova su un promontorio a nord-est del centro storico del paese. Scarsi sono i documenti che permettono di ricostruirne le origini. La fortezza fu edificata nel XIV secolo all’esterno del castrum di Clusane appartenente, nell’XI secolo, alla famiglia longobarda dei Mozzi. Autori furono probabilmente gli Oldofredi, nobili iseani di fazione ghibellina che strinsero stretti rapporti politici con la signoria veronese dei Della Scala prima e con quella milanese dei Visconti poi. Verosimilmente appartenne agli Oldofredi fino agli inizi del XV secolo; nel 1412 divenne proprietà di Pandolfo III Malatesta, signore di Brescia, che fra 1412 e 1417 vi lasciò un castellano di sua fiducia. Del periodo malatestiano è conservato un interessantissimo documento, il Registro n. 74 della Mensa Vescovile di Brescia, nel quale il fattore Lanfranco di Tagliuno rende conto a Pandolfo della gestione economica della grande “fattoria agricola” incardinata al castello. Nel 1427 fu conquistato dalla Repubblica di Venezia che lo donò l’anno seguente al conte Francesco di Bussone detto il Carmagnola per i servizi prestati durante la guerra contro i Visconti come comandante di tutto l’esercito della Terraferma. Il Carmagnola tenne il castello per soli quattro anni poiché nel 1432 fu giustiziato in piazza San Marco a Venezia con l’accusa di tradimento. Tutti i suoi beni furono venduti a privati e il castello di Clusane fu acquistato dalla famiglia bresciana dei Sala. Nel XVI secolo la struttura fu divisa in dote fra le casate Maggi e Coradelli, e il Catastico di Giovanni da Lezze del 1610 segnala come proprietari, oltre alle due famiglie già citate, i Soncini e i Lana. La frammentazione della proprietà, le conseguenti ristrutturazioni e le ulteriori vendite a nuovi acquirenti nei secoli successivi portarono al progressivo decadimento del complesso. Tra la seconda metà del Novecento e gli inizi del Duemila la residenza fu acquistata dagli attuali proprietari e in parte restaurata. Il castello si presenta come un grande e massiccio edificio fortificato, a pianta quadrata con cortile interno. Vi si accedeva attraverso due entrate, una sul lato orientale e una, munita di ponte levatoio, su quello occidentale. Mentre le torrette di avamposto sono completamente scomparse, nella muratura sono rimaste tracce degli scassi di alloggiamento delle travi per la manovra del ponte. Il profondo fossato difensivo che circondava la rocca è ancora oggi scavalcato dai caratteristici ponti ad arcata in pietra. Il registro inferiore scarpato e dotato di rada finestratura mantiene l’aspetto medievale, mentre in quello superiore si riconoscono le diverse modifiche apportate a partire dal ’400 per riconvertirlo a usi residenziali. In particolare la famiglia Sala lo trasformò secondo modelli rinascimentali aprendo, nel ‘500, sul lato orientale una loggetta aerea di quattordici campate che risvoltava sul lato meridionale. Vennero apportate modifiche anche ai corpi di fabbrica interni: nel prospetto est fu inserito al piano terra un porticato a cinque campate sovrastato da una loggia suddivisa in dieci aperture. Gli intradossi degli archi a pieno centro sono decorati con finti marmi e le fasce che corrono lungo il sottotetto sono affrescate con scene, purtroppo poco conservate, di castelli e architetture fortificate che fanno da sfondo a uno sposalizio e ad alcuni animali esotici.   Il salone d’onore presenta lungo le pareti fregi vegetali con animali e putti, decorazioni geometriche e stemmi ormai sbiaditi. Sotto le decorazioni è stata rinvenuta una porzione di dipinto murale precedente raffigurante teste di personaggi posti di fronte a una struttura dalla quale si sta sporgendo un re. Il soffitto ligneo a cassettoni è impreziosito da elementi geometrici dipinti e sul camino vi è lo stemma della famiglia Sala. Al piano terra diverse sale conservano i soffitti a ombrello e le decorazioni originali quattrocentesche e ottocentesche.   Angelo Valsecchi
Castello Carmagnola