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Castello dei dell'Acqua

La torre, situata su di un poggio, è il resto ben visibile dell'antico Castello dei dell'Acqua. Alcuni sondaggi effettuati sul poggio hanno riportato alla luce resti di manufatti che si possono far risalire al VI secolo A.C. Si hanno notizie della presenza di un castello su questo poggio sin dal secolo XI. Peraltro sembra che il Castello fosse collegato alla vicina Cappella di San Michele attraverso un cunicolo i cui ingressi, visibili sino a qualche anno fa, furono poi murati per motivi di sicurezza. La famiglia dei Dell’Acqua, feudataria dei Quadrio - i signori di Chiuro - era proprietaria del territorio circostante. Si hanno notizie di un Dell’Acqua che viveva nel castello verso la fine del secolo XV, dopodiché il castello venne abbandonato e demolito dagli abitanti del paese che ne utilizzarono le pietre per la costruzione di nuove abitazioni, come peraltro si può rilevare osservando i muri a secco, le scale esterne e i muri di alcune case della zona. Qualcuno ipotizza che la famiglia Dall’Acqua abbia preso il proprio nome dal luogo e non viceversa.  

Chiese Cremona

Il turismo religioso è un'importante attrattiva del turismo italiano. Cremona non manca all'appello con chiese e santuari.
Chiese Cremona, Lombardia da visitare

Da Lodi a San Colombano al Lambro

Partendo da Lodi, la città vi accoglie con il suo suggestivo centro storico dal cuore medioevale. La maestosa Cattedrale di Santa Maria Assunta, con la sua facciata gotica e le torri che si ergono maestose, domina la scena. Nei dintorni, il Ponte Visconti si estende sul fiume Adda. Si può ammirare una flora ricca di querce, pioppi e acacie e, allo stesso tempo, si possono avvistare garzette, aironi e cigni che si posano lungo i corsi d’acqua.Arrivando a San Colombano al Lambro, è possibile visitare il suo affascinante centro storico e scoprire le tradizioni di pascolo che ancora oggi caratterizzano questa comunità. Qui, il Castello di San Colombano si erge imponente, testimone di secoli di storia e cultura, offrendo un panorama mozzafiato sulle colline circostanti. Il Borgo del comune di San Colombano al Lambro, con le sue stradine acciottolate e le vivaci piazzette, vi farà immergere in un’atmosfera autentica, dove è facile perdere la cognizione del tempo.Le colline di San Colombano al Lambro, ricoperte di vigneti e uliveti, offrono numerose opportunità per passeggiate e degustazioni di prodotti locali, rendendo la visita ancora più memorabile. La sua atmosfera tranquilla e genuina farà sentire parte di un territorio che custodisce con orgoglio le sue radici. Il percorso in bicicletta – in collaborazione con FIAB Lodi Ciclodi Partenza dal Piazzale della Stazione di Lodi. Si esce da Lodi andando a destra per Viale Trento Trieste, poi dopo 200 m prendere a destra Via Nino Dall’Oro e subito dopo imboccare con inversione a U il sottopasso ciclabile che porta in Viale Pavia. Proseguire diritto sulla pista ciclabile, poi oltre il semaforo fino alla rotonda dove si prende a sinistra Via della Marescalca. Al semaforo, attraversare Viale Europa e proseguire diritto fino al passaggio ciclopedonale sotto la tangenziale. Usciti dal tunnel andare a sinistra e poi a destra prendere la continuazione di Via della Marescalca che porta a Cornegliano Laudense in Via XXV Aprile fino a incrociare la SP186. Girare a sinistra sulla provinciale per 200 m, poi prendere la stradina a destra Via Villa Squintana. Proseguire fino ad incrociare la SP23 e prendere a destra la pista ciclabile che porta ad attraversare il Canale Muzza in località Tripoli. Attraversato il canale, risalire leggermente sul lato opposto e prendere il sentiero alberato a sinistra che costeggia una roggia e porta sulla SP23. Prendere a destra un sentiero parallelo alla SP23 che termina su strada asfaltata nella zona industriale di Massalengo. Proseguire diritto lasciando la SP23 alle spalle fino ad arrivare ad una rotonda. Prendere la seconda uscita a destra, e proseguire diritto in Strada Longa 209, poi Via Padre Marco e in fondo a sinistra Via Turati che porta sulla SP23. Al semaforo prendere la pista ciclabile a destra, proseguire fino oltre la rotonda, poi attraversare la SP23 al passaggio ciclopedonale e andare a destra sulla pista ciclabile a fianco della SP23 fino a Borghetto Lodigiano. Si entra nell’abitato percorrendo prima Via Roma, poi Via Mazzini fin dopo la chiesa, per prendere poi a destra Via Garibaldi (inizio del tratto di percorso “variante colline”). Proseguire diritto fino alla rotonda sulla SP23, attraversare e prendere verso destra la pista ciclabile che continua poi a sinistra a fianco della SP125 per Graffignana. Al termine della pista ciclabile tenere la sinistra per arrivare al ponte ciclopedonale sul fiume Lambro. Attraversare l’abitato di Graffignana percorrendo prima Via Lodi, poi a destra Via Cavallotti, attraversare il semaforo e proseguire diritto per Via Miradolo poi SP189 per circa 3 km, poi girare a sinistra all’altezza di una cappelletta in direzione San Colombano. All’incrocio con Via dei Boschi in discesa sulla sinistra, si prosegue diritto su Strada Vicinale dei Chiavaroli. Dopo circa 2 km si incrocia Via Capra che si prende a sinistra in discesa e termina in paese in Via Milano. Andare a destra per entrare nell’abitato ed arrivare in centro in Piazza del Popolo. Il ritorno inizia dal Municipio in Via Monti, poi a destra in Via Steffenini, poi a sinistra in Via Battisti fino ad immettersi sulla SP23 andando a sinistra in direzione Lodi. Si prosegue, attraversando il fiume, fino alla frazione Casoni dove al semaforo si gira a destra in Via dei Molini che si segue per circa 1 km fino ad imboccare sulla sinistra la pista ciclabile che corre a fianco di Via Cavoure porta a Borghetto Lodigiano. Passato il cimitero si entra nell’abitato, sia gira prima a destra in Via Dante e poi a sinistra in Via Cavallotti che porta in centro dove si riprende Via Mazzini per uscire dal paese in direzione Lodi ripercorrendo per circa 3 km il percorso dell’andata fino alla rotonda che incrocia la SP190 e si prende a destra in direzione di Ossago Lodigiano. Dopo circa 4 km si entra nel paese che si attraversa e si prende all’uscita la pista ciclabile che corre a fianco della SP107 in direzione Lodi. Si arriva a San Martino in Strada, si prosegue sempre diritto attraversando il paese e imboccando all’uscita il proseguimento della pista ciclabile che prima passa sotto la SP186 e poi prosegue a sinistra lungo la SP107 sempre verso Lodi. Si entra in Lodi in Via Piermarini, zona centro sportivo, alla rotonda si gira a destra per passare sotto la ferrovia, poi a sinistra la pista ciclabile in Viale delle Rimembranze. Arrivati alla rotonda prendere a sinistra in Viale Agnelli, proseguire in Viale IV Novembre e poi ancora a sinistra in Viale Dante per tornare alla stazione.

L'oratorio di San Biagio a cascina Rossate

Lungo il canale della Muzza, nascosto nei campi, si trova un piccolo e affascinante oratorio, dalle proporzioni classico-rinascimentali, alcuni ritengono che sia stato progettato da un giovane Bramante insieme a Bartolomeo Suardi, anche conosciuto come Bramantino. La pregevole architettura è singolare nella sua ubicazione perché si tratta di un contesto di nucleo rurale quasi sperduto in queste campagne dell’alto lodigiano. L’itinerario qui proposto segue il canale della Muzza, uno dei più antichi della pianura Padana, una delle sue sezioni risale, infatti, al tempo dei romani. Lo scorrere delle sue acque accompagnerà la pedalata fino a raggiungere l’abitato di Lavagna, antico feudo dei Visconti, e terminando all’oratorio di San Biagio. È da tenere a mente che quest’ultimo rimane aperto sabato, domenica e festivi dalle 13 alle 16.30. La macchina è da lasciare nel comune di Paullo, nei pressi della casetta dell’acqua vicino al Parco Tarcisio. Si salta subito in sella e si segue via Martiri Villa Pompeiana e, appena superata la curiosa chiesa di San Tarcisio, svoltiamo a sinistra lungo via A. Manzoni. Poco dopo si raggiunge l’incrocio con via Alcide de Gasperi, a sinistra, e via Santa Maria Mazzarello, a destra, qui la corsa pare doversi interrompere per lavori ma è invece possibile passare attraverso il cantiere e, raggiungere l’incrocio con la Paullese. Qui bisogna attendere il verde ad un semaforo particolarmente lento per attraversare la provinciale e raggiungere la frazione di Conterico.Da Conterico si prende la ciclabile sterrata lungo il canale e la si segue fino all’abitato di Lavagna. La vista lungo il canale regala incantevoli scorci sulle Orobie e le montagne del Lario. In particolare, all’altezza di una esse del corso d’acqua, si può scorgere il Resegone, che visto da qui quasi non si riconosce. Le acque del canale sono limpide e non è raro vedere qualche cigno. Ci si rimette in marcia e si passa sotto la tangenziale. Si continua ancora sulla sterrata quando, quasi all’improvviso, compare, tra gli alberi, l’oratorio di San Biagio che rimane dal lato opposto del canale. Si prosegue e, in poco tempo, raggiungiamo il ponte che permette di guadagnare la sponda opposta della Muzza. Qui vi è la silenziosa frazione di Lavagna, un borgo sospeso nel tempo. Si passa la parrocchia dell’abitato e si prende la via Rossate che ci accompagna lungo diversi campi sino alla nostra destinazione.L’oratorio di San Biagio si erge, con aria umile, nel verde ambiente della cascina Rossate, piccolo ma di una bellezza sommessa che affascina ed emoziona. L’aria rustica dei mattoni a vista si sposa alla complessa struttura in modo piacevolmente inaspettato. Vedendo l’affresco sbiadito dal tempo sulla facciata non resta che pensare a come fosse cinquecento anni fa.Curiosando un po’ nei dintorni ci si accorge che si può fare il giro nei campi circostanti e andare a vedere il lato opposto. Terminata l’esplorazione si può tornare alla macchina seguendo lo stesso itinerario dell’andata. Poco dopo aver lasciato l’oratorio il panorama si apre con le Orobie che fanno da sfondo alle quattro case di Rossate: una vista mozzafiato. - Immagine di copertina: @mattiabedetti
L’oratorio di San Biagio nel verde ambiente della cascina Rossate

San Zenone al Po

L’importante storia di San Zenone al Po è legata alla sua posizione alla confluenza dell’Olona con il Po. Il Comune di San Zenone al Po ha una superficie di 686 ettari (6,86 Kmq) ed è situato nella parte est della provincia di Pavia denominata Bassa Pavese (talvolta: Basso Pavese oppure Campagna Sottana Pavese), alla confluenza del Fiume Olona con il Po. Il territorio, pressochè pianeggiante, è caratterizzato da un intenso sfruttamento agricolo a mais, riso e arboricoltura del pioppo, quest'ultima, in particolare, lungo le golene dei due fiumi. In questo luogo sin dal Medioevo transitarono eserciti e flotte fluviali, e numerosi furono gli scontri in armi. Personaggio illustre di questa terra di fiume fu Gianni Brera, giornalista sportivo e scrittore nei cui scritti San Zenone e il Po tornano spesso legati ai ricordi d’infanzia. GIANNI BRERA (nato a San Zenone nel 1919 , morto nel 1992) è stato uno dei migliori giornalisti italiani sia per esperienza e competenza sia per originalità di stile e cultura. Laureato in Scienze politiche ha diretto quotidiani e settimanali sportivi, collaborato a periodici di grande diffusione e tenuto rubriche sportive alla televisione. E' inoltre autore di libri di storia, di biografie dedicate a personaggi illustri e di fortunati romanzi (Naso bugiardo, Il corpo della ragassa, Il mio vescovo e le animalesse), alcuni dei quali ambientati a San Zenone, la sua felice Pianariva. Il Po e l'Olona esercitano una grande influenza sulla vita dei Sanzenonesi, l'incontro della 'Madre Olona' con il grande Fiume rende all'aria qualcosa di magico, un influsso che viene avvertito anche da coloro che vengono per la prima volta a San Zenone. L'ambiente fluviale, i canali e le rogge nonchè la relativa abbondanza di pesce, favoriscono la pratica della pesca sportiva e di tutte le altre attività turistiche legate ai fiumi (spiaggia, barche, canoe ecc.). Lungo la riva del Po esiste un piccolo porticciolo turistico privato, 'Imbarcadero', dotato di bar ed attracchi per natanti, situato nelle vicinanze di una splendida spiaggia a sabbia, per gli amanti dei bagni e delle abbronzature, aperto anche alla sera per chi vuole approfittare del fresco e della splendida cornice del paesaggio fluviale notturno. Per gli appassionati della natura e degli sport, il paese offre un maneggio, una aviosuperficie per aerei untraleggeri ed alianti, un centro sportivo, gestito dalla parrocchia, dotato di: campi da calcio, tennis, pallavolo \ pallacanestro , bocce, bar - sala biliardo e angolo ludico per bambini; è possibile fare interessanti escursioni nella natura, in bicicletta, a piedi o a cavallo, lungo gli argini che costeggiano i fiumi, nei boschi e sugli arenili (per l'occasione la locale Pro Loco, appena rifondata, ha intenzione di creare al più presto una serie di itinerari naturalistici). La riva destra dell'Olona è costeggiata da due  splendidi Lungo-fiume, che dal ponte si diramano a valle (Lungo Olona F. Garavaglia) ed a Monte (Lungo Olona Don Battista Trabatti) da dove si possono ammirare, oltre al paesaggio, gli animali acquatici presenti nell'ultimo tratto del corso d'acqua (germani, oche, anatre comuni, gallinelle e occasionalmente aironi e cormorani).

Al Rifugio Val Brandet, nella riserva delle Valli di San'Antonio

Tra i boschi di questo percorso amava passeggiare il Nobel per la medicina Camillo Golgi. Nel fondovalle si attraversano piccoli nuclei di baite che mantengono ancora il fascino antico delle costruzioni alpestri di montagna.   Il Rifugio Val Bredet è un luogo accogliente, i rifugisti hanno una gestione attenta ed ecologica e sono esperti di ristorazione, sono una coppia di giramondo che sono stati rapiti ed affascinati dalle foreste di conifere di questa zona che è stata riconosciuta come Sic-Sito di interesse comunitario per il suo considerevole pregio ambientale.Tutti buonissimi motivi per scoprire e conoscere questo itinerario. Dalla Valle Camonica passando per Edolo (Brescia), o dalla Valtellina transitando per Aprica (Sondrio), si raggiunge Sant’Antonio, frazione di Corteno Golgi, in territorio bresciano. Poco prima del piccolo borgo, dove termina la strada, si trova, sulla destra, un’area parcheggio. Ci si addentra nel territorio della Riserva naturale delle Valli di Sant’Antonio, con due possibili itinerari per arrivare al Rifugio Val Brandet, nella valle omonima. Il più breve e diretto (segnavia 129) in presenza di neve richiede circa un’ora di cammino, l’altro invece (segnavia 124) poco più di un’ora e mezza. In entrambi i casi occorre prestare attenzione al ghiaccio.Il Sentiero 124, dopo avere attraversato il nucleo di Sant’Antonio, conduce in Valle di Campovecchio. Risalita, con pendenze mai troppo impegnative, fino al borgo omonimo, un insieme di storiche baite ben ristrutturate. Vi si trova anche il Rifugio Alpini, che durante l’inverno però è chiuso. Fin qui il tracciato coincide con uno dei Sentieri Frassati, si tratta di percorsi che il CAI ha intitolato al Beato Pier Giorgio Frassati e distribuiti in varie regioni d’Italia. Si oltrepassa il torrente grazie a un caratteristico ponte di legno coperto, che immette su quella che d’estate è la sterrata che collega con la Val Brandet. Si attraversa così, con un piacevole saliscendi, un bel bosco di abeti rossi e qualche abete bianco, fiancheggiando il limite della riserva naturale, arrivando a incrociare il tracciato agrosilvopastorale (segnavia 129) che sale da Sant’Antonio. A questo punto primo e secondo percorso si sovrappongono. Ci si dirige a destra e ci si lascia guidare dalla strada innevata, salendo molto più dolcemente, fino al rifugio. Nella prima parte del Sentiero 129, che fa guadagnare quota direttamente lungo la Val Brandet, le pendenze sono invece un poco più decise. Nuclei di baite ben ristrutturate caratterizzano anche questo versante. Pochi metri prima della nostra meta ecco la chiesetta in pietra, benedetta nel 2015 dal Cardinale Giovanni Battista Re, intitolata a San Giovanni Paolo II. L’articolo da cui è tratto questo itinerario, lo trovate sulle pagine della rivista di GENNAIO 2021 RIFUGISTI DA NOBEL.
Al Rifugio Val Brandet, nella riserva delle Valli di San'Antonio

Conca dell'Incoronata

La Conca dell’Incoronata è sita in fondo a Via San Marco all’interno dei bastioni dopo il cosiddetto “Tombun de San Marc”.
Conca dell'Incoronata

San Ponzo Semola

Fermata lungo la ferrovia Voghera-Varzi, attiva fra il 1931 e il 1966 ed oggi diventata pista ciclopedonale

Val Vestino

Un affascinante territorio montano che solca la sponda occidentale del Lago di Garda
Val Vestino

Il Castello e la chiesa di San Rocco

Il castello si trova sul monte sovrastante l’abitato di Provaglio d’Iseo in località “Piano delle viti”; la sua posizione strategica è facilmente raggiungibile percorrendo i tracciati storici che salgono dalle contrade di Provaglio d’Iseo, Zurane e Gresine, oppure da Iseo, risalendo il monte e oltrepassando il santuario cinquecentesco della Madonna del Corno. Il Catastico Bresciano di Giovanni Da Lezze (1609-1610) descrive il luogo come un castello diroccato. Nel 1680 Padre Fulgenzio Rinaldi, storico delle memorie iseane, scrive che il castello di Provaglio fu bruciato e distrutto sul principio del ‘400 da Pandolfo Malatesta, signore di Brescia dal 1404 al 1421, durante le lotte contro i Visconti e i loro alleati Oldofredi. Nel 1567, negli atti della visita pastorale del vescovo Bollani, fu registrata la chiesa di Sant’Ambrogio in castro, governata dal Comune e priva di beni; essendo diroccata veniva ordinato di ridurla a santella votiva. Nel 1792 fu edificata la nuova parrocchiale di Provaglio, dedicata ai santi Pietro e Paolo, sul sito di una chiesa più antica intitolata a san Rocco; i provagliesi, volendo onorare il santo protettore dalle epidemie, decisero di dedicargli la santella che emergeva dalle rovine del vetusto castello. La chiesa di San Rocco venne inaugurata il 16 agosto 1868. La struttura della chiesetta, ad aula unica, presenta anomalie sia nella pianta, sia nello spessore di alcune murature che confermano l’ipotesi di una costruzione su antiche preesistenze. L’area fu abbandonata fino al 1999, quando iniziò l’opera di recupero con indagini archeologiche che consentirono di mettere in luce le varie fasi costruttive e di musealizzare il sito. Dalla Preistoria provengono alcuni frammenti ceramici databili all’età del Bronzo (II–I millennio a.C.), mentre una serie di buche di palo e focolari potrebbe indicare l’esistenza di un insediamento di capanne o una palizzata difensiva di epoca altomedievale (VI-X secolo). Su queste preesistenze si insediarono le strutture più antiche dell’impianto fortificato, testimonianza del fenomeno dell’incastellamento che durante il XI-XII secolo interessò gran parte dell’Italia settentrionale.  Si tratta di muri di notevole spessore, larghi circa 1,10 m, in ciottoli e pietra calcarea legati in malta, che recingevano la parte più elevata del colle per una lunghezza di circa 110 m e una larghezza media di circa 30 m. A questa fase potrebbe risalire la costruzione della chiesa di Sant’Ambrogio, i cui ultimi restauri hanno messo in luce un’abside semicircolare in pietra e due monofore centinate di chiara impronta romanica. La fase costruttiva di maggiore rilievo si sviluppò tra XIII e XIV secolo quando la rocca assunse la fisionomia del castello ricetto, struttura di deposito dei beni essenziali della popolazione e di rifugio in caso di pericolo. Alla fortificazione si accede da una porta-torre difesa da un piccolo fossato, superato da un ponte levatoio, e all’estremità opposta da una stretta postierla facilmente difendibile. L’impianto castellano si articola in due zone: presso l’ingresso, in posizione più elevata, si trova un primo recinto fortificato, a una quota inferiore, su un’area più ampia, si estende una seconda cerchia di mura all’interno della quale si trovavano le caneve (cantine). La prima cinta racchiudeva un palazzetto con ampi ambienti intonacati e la robusta torre del mastio; vi era una corte dotata di pozzo del quale si è conservata la grande cisterna sottostante rivestita in cocciopesto. Durante il Seicento il luogo divenne un piccolo lazzaretto e la pozza d’acqua forniva sostentamento e refrigerio ai malati di peste. L’area a quota più bassa accoglieva il ricetto vero e proprio con le numerose caneve addossate alle cortine murarie settentrionale e meridionale; la suddivisione interna riflette il regime multiproprietario di questo tipo di castello frazionato tra i signori locali, gli Oldofredi e i capifamiglia della vicinia (comune rurale).   Angelo Valsecchi
Il castello e la chiesa di San Rocco - ph:visitlakeiseo.info

Le Meraviglie Sacre di Canzo

Un filo che si tende tra borgo e montagna, tra sampietrini, ciottoli di vecchie mulattiere e sassi levigati dalla Ravella.
La Basilica di Santo Stefano in centro a Canzo circondata dalle abitazioni.

Castelveccana

Panorami mozzafiato e boschi verdeggianti contraddistinguono Castelveccana, ridente paese situato sulle rive del lago Maggiore.
Castelveccana e le sue frazioni, fra cicloturismo, storia e cultura