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L’Acero di monte di Schilpario

Meraviglioso, per forma e dimensioni, l’esemplare sulla strada del Passo del Vivione è l’Acero di monte più ammirato della Lombardia.

Da Colere al Rifugio Albani

Il Rifugio Albani si trova in alta Val di Scalve, nella Conca del Polzone, una posizione che permette di godere appieno della vista della Regina delle Orobie, la Presolana, con le sue caratteristiche e affascinanti pareti calcaree.   Per raggiungere il Rifugio Albani possiamo percorrere due sentieri con partenza da Colere ed entrambi di durata di circa 2 ore e mezza/3, ma nella stagione invernale è consigliabile percorrere solamente il 403, in quanto il 402 è molto esposto e si incorre nel pericoloso rischio slavine. Il sentiero, ben segnato con i colori del CAI, sale lungo la strada forestale, attraversando un fitto bosco di faggi e pini, fino all’incrocio con il sentiero numero 406, dove si prosegue guadagnando la zona delle ex miniere di fluorite. Si possono ancora vedere le baracche che venivano utilizzate dai minatori, ora usate come baite da privati che gentilmente, se presenti, sono disponibili per lasciar dare una sbirciata; la “vecchia Capanna Trieste” era una baracca in legno che fungeva da rifugio fino a quando nel 1967 venne sostituita dall'attuale costruzione in muratura; si possono notare inoltre gli ingressi di diverse gallerie scavate nella roccia; vi è anche un piccolo pezzo di binario con una motrice e tre vagoncini carichi di materiale, lasciati lì a testimonianza del passato; un pozzo detto il Fontanone su cui è incisa la frase: "Tu stanca, io fresca e pura". In alto una cappellina dedicata alla Madonna che proteggeva i minatori durante il loro duro lavoro. Con andatura sostenuta si raggiunge in circa due ore il Col della Guaita e con un’ultima breve ascesa si raggiunge il Rifugio Albani.
Da Colere al Rifugio Albani

Miniera Gaffione

Comune di Schilpario (BG)

Orobie per tutte le stagioni

Visita il Parco delle Orobie: la più grande area ad elevata naturalità tra i parchi regionali lombardi.
Orobie: le montagne da vivere tutto l’anno

Rifugio Carlo Medici vista Presolana

La località di partenza è il Passo della Presolana che mette in comunicazione la Val Seriana con la Val di Scalve.   Lasciamo la macchina alla sinistra della strada poco prima della chiesa, prendiamo la strada in salita, chiusa al traffico privato, all’inizio della quale i segnavia indicano con il percorso numero 315 il Rifugio Cassinelli a 45 minuti, il Rifugio Olmo a 3 ore, il Periplo della Presolana, la Cappella Savina, la Grotta dei Pagani e la Vetta della Presolana, viene anche indicato se il Rifugio Cassinelli è chiuso o aperto. Dopo un primo tratto ancora asfaltato la strada diviene sterrata, superiamo due grate per lo scolo dell’acqua ed entriamo in una rada pineta, percorriamo un tornante sinistrorso e subito troviamo una catena che chiude l’accesso ai veicoli, proseguiamo in leggera salita e al successivo tornante destrorso lasciamo la sterrata e continuiamo diritto con un largo sentiero come indicato da alcuni segnavia. Ci addentriamo in una pineta, proseguiamo in salita fino a raggiungere un traliccio dell’alta tensione posto a cavallo del sentiero a un terzo del percorso, in questo punto, ampi squarci nel bosco consentono una veduta della sottostante vallata, più avanti sulle sinistra troviamo una trincea risalente della seconda guerra mondiale, Proseguiamo ancora in leggera salita fino a trovarci davanti a destra la Presolana, attraversiamo un prato e poi entriamo di nuovo in una pineta, successivamente saliamo lungo un crinale prativo verso un ben visibile masso davanti al quale una palina segnavia indica il Rifugio Cassinelli a 10 minuti, continuiamo sempre in leggera salita tra i pini, passiamo accanto ad un grande abbeveratoio in cemento che contiene quattro vasche in metallo e alla destra eccolo il rifugio dove riposarci e mangiarci un buon piatto tipico montano.
Rif. Carlo Medici vista Presolana

Trekking in Lombardia con i bambini

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Delicious Bergamo!

Prendete nota dei piatti che non potete fare a meno di assaggiare quando sarete da queste parti. I sapori di Bergamo saranno una vera sorpresa.  Se dici Bergamo, dici polenta: la regina della tavola!La polenta è sempre la scelta giusta perché è un piatto unico che si prepara in mille modi e si abbina con tutto: assaggiala alla piastra, condita con burro e salvia, con latte, formaggi, carne, pesce, salumi o da sola. Piatto molto antico della cucina italiana, la versione più diffusa è la polenta gialla ma ci sono alcune specie autoctone di mais introvabili altrove, l’Originario dell’Isola, il Rostrato Rosso di Rovetta e il Mais Spinato di Gandino. Se sentite parlare di “polenta e pica sö” siete appena entrati nel mito della cucina bergamasca: l’espressione significa “polenta e qualcosa su cui picchiettarla”, la polenta, un tempo piatto povero, veniva mangiata strofinandola su un’acciuga affumicata appesa al centro del tavolo in modo che se ne potesse assorbire il sapore senza tuttavia consumare troppo il pesce. Il pranzo domenicale ideale del bergamasco è polenta calda, coniglio al vino rosso e il suo “pucì”, il sughetto che si sposa alla perfezione con la polenta calda (con un cucchiaio si fa un piccolo solco nella fetta di polenta e si riempie con l’intingolo). Altro piatto tipico da ricercare sono i Capù, fagottini di verza bollito con ripieno di carne o pan grattato e formaggio. Le origini del nome non sono ben chiare: nei periodi di estrema povertà, il capù era la magra consolazione del povero che non poteva permettersi il cappone (pollo). Raramente si trovano nei menù dei ristoranti e ogni anno a Parre, in Val Seriana, c’è la Sagra del Capù, un’occasione per provare questa prelibatezza. Bergamo capitale dei formaggi! Non esiste altra provincia in Europa che possa vantare un così alto numero di formaggi DOP, ben 9. Un record gastronomico!  Il nome dei formaggi spesso racconta la storia della sua produzione. Il Formai de Mut, ovvero il “formaggio della montagna”, prodotto solo con latte di alpeggio e celebre per sapori e profumi diversi ogni volta. Lo “Strachìtunt”, ovvero lo “stracchino tondo”, è prodotto con l’antica tecnica delle due paste ed è fatto con il latte delle mucche “stràcch”, stanche per la transumanza. Il Quartirolo è il formaggio di fine settembre, in omaggio agli ultimi fili d’erba, detta quartirola, perché cresciuta dopo il terzo taglio di fieno. E non dimentichiamoci degli altri formaggi: Taleggio, Bitto, Agrì, Branzi e la Formagella di Scalve. Se la polenta è regina, il Casoncello non può che essere il re! Protagonisti delle feste, li trovi in ogni ristorante. I “casonséi”  sono ravioli che nascondono un ripieno di carne e vengono conditi con burro fuso, salvia e pancetta. A maggio in Città Alta gli viene dedicato un festival: il “De Casoncello”. Gli “Scarpinocc” sono la versione magra dei casoncelli, una preparazione tipica e antica di Parre, in Val Seriana. Al posto della carne, hanno un ripieno a base di pane raffermo e formaggio. Appuntamento fisso dell’inverno è l’uccisione del maiale. “Del maiale si sa non si butta via niente” dice il famoso detto e infatti sono numerosi i salumi che vengono ricavati. Il salame bergamasco è il prodotto per eccellenza, poi si produce la testina, la pancetta, il lardo, il cotechino, la salsiccia e il sanguinaccio. Una vera prelibatezza è la scarola dei Colli di Bergamo:  varietà pregiata di la cui unicità sta nel processo d’imbiancatura delle foglie. Viene seminata alla fine di luglio e verso la fine ottobre ogni cespo viene legato in modo che le foglie interne non prendano luce e rimangano bianche. E Bergamo è anche terra di ottimi dolci. La “polenta e osei”: piccola torta gialla di pan di spagna farcito con crema, cioccolato e liquori, con una glassa di zucchero giallo, il tutto guarnito con un uccellino di cioccolato. La forma richiama un piatto del passato, la polenta con gli uccelli. La torta Donizetti, in onore del grande compositore, è una ciambella morbida con ananas e albicocche candite, maraschino e vaniglia. Sapevate che il gusto stracciatella è nato a Bergamo? Scoprire la sua storia e il suo sapore originale alla Pasticceria Marianna in Città Alta. Bergamo è anche terra di sorgenti: chi non conosce l’acqua SanPellegrino? E’ prodotta nell’omonimo paese ed è famosa in tutto il mondo. Non andatevene senza aver degustato il buon vino della ValCalepio, produce dell’ottimo DOC rosso e bianco e per chi non lo sapesse, Bergamo vanta la più piccola DOCG d’Italia, il moscato di Scanzo. Nuova tendenza di grande successo, i birrifici artigianali sorti in ogni angolo della provincia. Assaggia la Hammer, la Hopskin, la Maspy o la birra Elav! 
Tagliere di salumi bergamaschi