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Splitboard tra salite e discese a Madesimo

A Madesimo l’inverno non si limita alle piste battute. Lo splitboard permette di scoprire la montagna in un modo nuovo, salendo lentamente sui pendii bianchi, respirando aria fredda tra valli e boschi, per poi godersi la discesa lungo tracciati immacolati, lontano dalla folla. Ogni salita diventa un’avventura e ogni discesa una ricompensa.   Lo splitboard, essenzialmente, è una tavola da snowboard che si può dividere in due metà. Durante la salita, queste due parti vengono usate come sci da alpinismo, con pelli di foca sotto la suola, per risalire pendii e vallate. Una volta arrivati in cima, le due sezioni si ricongiungono con un sistema di attacchi e ganci, trasformandosi in una classica tavola da snowboard per la discesa. Non servono impianti, né percorsi prestabiliti, la libertà di scegliere linee e discese è completa. È il modo migliore per vivere la montagna a contatto diretto con la neve, la luce e il silenzio dell’alta quota. L’ attività è adatta a chi ha già esperienza con lo snowboard e vuole sperimentare l’avventura del fuoripista in sicurezza, ma per chi vuole approcciarsi a questo sport per la prima volta, meglio iniziare con una guida che accompagna passo passo, fornendo consigli su come muoversi. In alta quota, tra le montagne innevate di Madesimo, ogni curva, ogni pendio e ogni momento immerso nella neve diventano un’esperienza da conquistare. 
(Ph: in-lombardia I Mille)

Alla scoperta del borgo fiabesco dei presepi

In inverno Gromo rivela uno dei suoi volti più affascinanti: un borgo medievale che, tra pietre e panorami alpini, diventa lo scenario ideale per vivere la tradizione dei presepi. Durante il periodo delle feste, il paese si accende di luci e atmosfere natalizie grazie a un percorso diffuso che trasforma il centro storico in un itinerario dedicato all’arte, alla storia e alla magia di questo periodo.   Il cammino dei presepi attraversa vicoli, cortili e scalette incastonati in uno dei Borghi più belli d’Italia. Le Natività esposte, tra opere artigianali create per l’occasione, pezzi provenienti da diverse parti del mondo e donazioni di collezioni private, si integrano armoniosamente con il contesto medievale, arricchito dagli archi in pietra e dettagli che evocano secoli di vita e tradizioni. Tra uno scorcio e l’altro, lo sguardo si apre sulle abetaie che guardano verso gli Spiazzi di Gromo, la località montana che domina il borgo e che d’inverno diventa punto di partenza per piste da sci e sentieri innevati. Nel cuore dell’abitato, invece, emergono i suoi luoghi simbolo: il Castello Ginami, la Chiesetta di San Gregorio, la Torre Gananderio e la scenografica Piazza Dante.  Gromo, un tempo chiamato “piccola Toledo” per la sua storica lavorazione del ferro e delle armi, oggi custodisce una magia più intima ma altrettanto affascinante: quella di un paese che, nel periodo natalizio, diventa un teatro a cielo aperto. Un luogo perfetto per respirare l’incanto dell’inverno bergamasco, tra tradizioni, luci soffuse e un’autentica atmosfera da borgo alpino.
(Ph: in-lombardia I Mille)

Bagni Vecchi e Nuovi di Bormio

Quando ci si trova a Bormio e si tratta di piscine panoramiche, scegliere non è affatto facile
Bagni Vecchi di Bormio, Valtellina

Sul crinale delle valli Brembana e Seriana

Dedicata a Pierangelo Maurizio, guida alpina, scomparso sull'Everest nel 2007, questa ferrata vuole far riscoprire a molti appassionati il versante nord dell'Alben.   Perfetta forma geometrica dalle sembianze dolomitiche, che tocca i 2.019 metri di altitudine l'Alben risveglia lo spirito d'avventura con le sue rocce bianche, attraenti per ogni alpinista. Il massiccio calcareo dell’Alben fa da crinale alle Valli Brembana e Seriana, nella Bergamasca. La Ferrata Maurizio si sviluppa sul versante nord, in territorio brembano, risalendo l’anticima est del Monte Croce. Raggiungiamo la conca omonima, a 1.340 metri di quota. Vi si arriva da Oltre il Colle lungo Via Drago, l’ultimo tratto su buon sterrato. Oppure dal Colle di Zambla, imboccando Via Colle, in questo caso quasi completamente su fondo non asfaltato, ma in ottimo stato. L’area di sosta è ampia.Già alla partenza il vertiginoso itinerario si mostra in tutto il suo sviluppo. Ci si incammina per prati rimanendo sulla sinistra della pista da sci e una chiara traccia, alzandosi, piega verso destra rimanendo sotto il vallo di protezione dello ski lift. Lo si sormonta e percorre brevemente a ritroso fino a un piccolo pianoro, a 1.520 metri, dove indossiamo imbrago, kit da ferrata, guanti e caschetto. Pochi minuti ed ecco il cavo metallico. Nella parte iniziale, prendendo quota sulla destra, ci si aiuta a superare le forti pendenze fino a un tratto non difficile, seppure esposto. Lo si segue portandosi verso sinistra, lungo una cengia che arriva ad attraversare il canale dove ha inizio l’arrampicata vera e propria. La ferrata è esposta, ottimamente attrezzata, ma pure ricca di appoggi naturali. Non mancano i passaggi atletici e strapiombanti. La prima parete, oltre che dalla verticalità è caratterizzata da un paio di traversi, un diedro, roccette e un camino. Non impossibili, ma non per principianti. Un breve pulpito, su sentiero attrezzato, consente di tirare il fiato e indirizza al secondo muro. Un nuovo diedro è forse il passaggio che richiede maggiore abilità e attenzione. L’arrampicata continua su parete con molti appigli. Guadagnata la cresta sommitale in una quindicina di minuti, con brevi parti attrezzate, ci si trova alla selletta che incrocia la via normale che porta al Monte Croce.Si rientra dalla via normale, il segnavia è il 501, toccando il Passo della Forca. Poco prima della stradina che arriva dal Colle di Zambla si può optare per un sentiero nel bosco che porta al parcheggio. In alternativa, dalla Vetta del Monte Croce scendiamo dalla cresta ovest tra roccette e poi per il ripido Sentiero Ceroni fino alla zona della pista da sci. L’articolo da cui è tratto questo itinerario, lo trovate sulle pagine della rivista di MARZO 2021 TRA I GHIACCIAI DELLA MEMORIA.
Sul crinale delle valli Brembana e Seriana

Nel silenzio del bosco, tra abeti e larici

Santa Caterina Valfurva è uno dei paesi all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio e conserva, tanto nei suoi edifici, quanto nelle tradizioni, il suo spirito alpino. Situato al culmine meridionale della Valfurva, al confine con la val di Gavia, è raggiungibile in auto dirigendosi verso Bormio e successivamente seguendo le indicazioni per Santa Caterina distante solo 13 km da quest’ultimo.All’inizio del paese si trova un ampio parcheggio a più piani dove è consigliabile lasciare l’auto poiché, soprattutto in alta stagione, è difficile posteggiare in centro. Bisogna dirigersi verso il centro del paese ed in poco più di trecento metri ci si trova di fronte alla Chiesa di Santa Caterina, si attraversa la strada, si percorre un tratto di via Frodolfo, fino al bivio sulla sinistra con la via delle Cappellette, dove un cartello vi indica la direzione per una bella passeggiata. Il percorso è semplice e adatto a tutti, le pendenze sono dolci e il panorama davvero suggestivo e rilassante. Solo nel tratto finale, dove la discesa diventa un po’ più ripida, bisogna stare attenti a possibili tratti ghiacciati nella stagione fredda. L’inizio del tracciato è una dolce salita che passa dietro alle prime baite del versante, la si percorre in tranquillità fino ad un tornante dove si trova una cappelletta votiva. Si sale verso destra e la vista si apre sui monti del versante opposto sui cui pendii si trovano le piste da sci, ben più affollate e caotiche rispetto a questo tracciato. Questa zona, infatti, porta nella zona più tranquilla e meno frequentata del paese, attraversando boschi silenziosi e alcune baite tipicamente alpine, le cui travi scure perfettamente incastonate, richiamano ad un’antica conoscenza ormai perduta.Proseguendo oltre si passa dapprima per il piccolo agglomerato delle baite di Sell e poi, alla fine di una sinuosa e dolce salita, per la baita di Tov accanto alla quale si può ammirare un vecchio crocifisso ligneo intagliato a mano. In questo tratto è la vista del monte Sobretta, a destra, a dominare la scena con i suoi 3.296 m di altezza e la cima rocciosa, aspra e selvaggia. Più avanti la vista si apre sul centro di Santa Caterina Valfurva, sulla storica pista da sci dedicata alla campionessa Deborah Compagnoni e sui monti sopra il passo Gavia. A spiccare su tutti sono le guglie dei monti Giumella, Punta San Matteo, Punta Pedranzini e il Pizzo Tresero, tutti abbondantemente sopra i 3.000 m che vegliano sulla vallata come antichi giganti aggrottati. Finito il tratto pianeggiante a mezza costa, un tornante porta in discesa dove inizia il tratto finale. La pendenza è inizialmente poco impegnativa ma aumenta a mano a mano che scendete verso il paese, restando però sempre piacevole. Qui si trova un bivio lungo la discesa ma non importa quale strada si sceglie di percorrere dal momento che poco più avanti i due sentieri si incrociano di nuovo, il consiglio è di prendere quello di destra più dolce anche se più lungo. La camminata in questo tratto corre in mezzo ai boschi di abeti e larici lasciando spazio a qualche fugace scorcio sui monti, si è quindi circondati dalla quiete, una passeggiata nel segno del totale relax. I profumi delle cucine degli alberghi e gli schiamazzi della gente si fanno però via via più forti una volta finita la discesa e ci si ritrova sulla strada che passa di fronte allo storico Albergo Compagnoni dove termina il percorso ad anello.
Nel silenzio del bosco, tra abeti e larici

Escursioni invernali con slittino o bob

Escursione in bob con tanto divertimento, ideale anche per i più piccini

Infopoint Valdidentro

Benvenuti a Valdidentro, a due passi da Bormio e Livigno: la meta ideale per una vacanza di benessere immersi nella natura.

Orobie per tutte le stagioni

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Bormio Terme

Corsi di nuoto, molteplici tipi di massaggi e uno scivolo lungo 60 metri. Per sportivi di ogni età

In montagna a due ore da Milano

Hai voglia di scappare in montagna e concederti una pausa di relax? Scopri la tua meta a meno di due ore da Milano
@inlombardia - In montagna a due ore da Milano

Valmalenco: natura, sport e leggende tra le Alpi Retiche

Sport invernali e cime immacolate, la Valmalenco è tutta da scoprire

Lungo le Tee, nella valle delle pecore

Questo itinerario è caratterizzato dalla presenza delle Tee, antiche abitazioni in legno molto suggestive, utilizzate in passato dai pastori nel periodo estivo, ora in buona parte ristrutturate. Le Tee sono caratteristiche della val Federia, una vallata poco frequentata in inverno poiché priva di impianti di risalita e piste da sci ma che merita di essere conosciuta e vissuta per i suoi splendidi paesaggi innevati. Il percorso che le vedrà protagoniste si può percorrere facilmente con ciaspole ai piedi, lungo un tracciato ben visibile e costantemente segnalato da pali verdi e rossi. Il momento ideale per iniziare il percorso è quello di metà mattinata quando il sole lo illumina e l’aria si scalda, inoltre la vallata si trova dietro un alto promontorio che, in stagione invernale, nasconde il sole già verso le 14 del pomeriggio, mentre il fondovallenon viene mai irraggiato. Si consiglia di non vestirsi eccessivamente per il primo tratto poiché molto soleggiato e in salita, ma di coprirsi bene nel tratto di ritorno poiché la differenza di temperatura è rilevante. Val Federia letteralmente significa “la valle delle pecore”, infatti in un passato non molto lontano questo territorio era gestito principalmente da pastori i cui pascoli si estendevano per quasi 63.000 ettari. La valle era anche una zona di grande valore commerciale grazie ai numerosi passi montani, il più importante dei quali è il passo di Cassana. Quest’ultimo mette in contatto il livignasco con l’Engadina, un passo ricco di storia soprattutto nel contesto delle guerre di Valtellina (1620-36) in cui le tre Leghe Grigie tentarono di riprendersi la Valtellina e i Contadi di Chiavenna e Bormio dopo l’insurrezione dei nobili cattolici del 1620. Va lasciata la propria automobile al parcheggio P3 a Ponte Calcheira, poi si prosegue a piedi lungo la strada per qualche decina di metri fino a raggiungere, sulla destra, l’inizio del cammino opportunamente segnalato da un cartello verde col simbolo degli itinerari per ciaspole. Ci si inoltra in salita nello splendido bosco di larici affiancato dal torrente Valle del Saliente, si segue il percorso senza alcuna difficoltà, essendo ben visibile e marcato grazie ai pali segnaletici di colore verde. Il primo tratto di salita è piuttosto ripido ma nulla di impegnativo e in poco tempo, dopo una rilassante escursione nel bosco, si sbuca all'aperto costeggiando le prime caratteristiche baite in legno e pietra. Le pendenze in questo tratto si fanno più agevoli e, a mano a mano che si sale, il paesaggio alpino si apre a 360 gradi regalando emozioni uniche. Dietro si può ammirare il lato più a nord di Livigno incastonato dai monti innevati, ma la vista più spettacolare è quella che vi si apre di fronte e che si rivela poco a poco lungo la camminata mostrando la vallata in ogni sua angolazione. Lungo il percorso si possono vedere le impronte lasciate nella neve dagli animali selvatici, e, per i più appassionati, è divertente cercare di scoprire a quale specie appartengano.Raggiunta la parte più elevata della passeggiata, circa 2050 m di altitudine, il sentiero prosegue in leggera discesa inoltrandosi ben presto in un bosco di larici. Una volta che si esce dal bosco si oltrepassano delle baite: in lontananza, in fondo alla vallata, con i suoi 3050 m di altitudine troneggia il Pizzo del Leverone la cui vista lascia senza parole. Qualche scatto di ricordo e si prosegue fino a raggiungere una svolta a sinistra, poco oltre ad una bellissima Tea, la Tea da Memi, un piacevole punto di ristoro dove gustare piatti tradizionali e caserecci.A questo punto comincia il tratto che riporta indietro fino al parcheggio. Nei primi metri bisogna prestare un po’ di attenzione perché il cammino prosegue lungo una corta ma ripida discesa. Arrivati in fondo si piega a sinistra costeggiando dapprima la strada per un breve tratto, dopodichè, poco prima della splendida chiesetta di Federia, bisogna solitamente togliere le ciaspole poiché si deve proseguire per circa 500 metri lungo la strada che in inverno è completamente ghiacciata. Poco prima di un nucleo di baite, sulla destra si trova il paletto verde che indica il tratto finale del percorso, bisogna rimettersi le racchette da neve e proseguire in discesa lungo il torrente Federia fino a raggiungere il ponte Calcheira da dove è cominciata la camminata. Importante: secondo nuove norme, per le attività di sci alpinismo e ciaspolate, a partire dal primo gennaio 2022 è obbligatorio portare con sé il dispositivo Artva comprensivo di pala da soccorso e sonda (per eventuale pericolo slavine o valanghe).
Lungo le Tee, nella valle delle pecore