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Lago del Gleno

Immerso tra le vette maestose delle Alpi bergamasche, il Lago del Gleno sorge come un gioiello alpino incastonato in un'atmosfera di tranquillità e serenità. Situato nella suggestiva valle del Gleno, nella provincia di Bergamo, questo lago alpino offre un'esperienza autentica per chiunque cerchi di immergersi nella bellezza incontaminata della natura.   Il lago del Gleno è un lago artificiale la cui storia è caratterizzata da un evento tragico avvenuto nel 1923, quando gli argini della diga costruita per generare energia elettrica crollarono e l'onda di piena risultante fu devastante. La frazione di Gleno e la vicina diga di Villa furono sommerse dall'acqua e dal fango, causando ingenti danni e la morte di ben 356 persone. Dopo l'incidente, il lago artificiale del Gleno non fu mai più ricostruito, e l'area circostante fu abbandonata. La natura si è gradualmente ripresa il territorio, e ora il Laghetto del Gleno è una destinazione turistica per gli escursionisti e coloro che desiderano esplorare la zona e conoscere la sua storia. Il Lago del Gleno è un punto di partenza ideale per esplorare la natura circostante, sentieri ben segnalati si snodano attraverso i boschi e le montagne, conducendo i visitatori a panorami suggestivi e punti di osservazione che tolgono il fiato. Gli amanti dell'escursionismo troveranno piacevoli percorsi da percorrere, dai più tranquilli e accessibili a quelli più impegnativi per i più esperti. Nel periodo estivo, il lago è una meta ideale per gli appassionati di birdwatching e fotografia naturalistica. La biodiversità della zona attira una varietà di specie di uccelli, offrendo l'opportunità di avvicinarsi alla fauna selvatica e catturare scatti unici di queste affascinanti creature. Con la stagione fredda, il Lago del Gleno si trasforma in un affascinante paesaggio coperto da un candido manto di neve. La pace e la quiete di questo periodo dell'anno aggiungono una magica atmosfera al lago, invitando a romantiche passeggiate sulla neve e offrendo l'opportunità di praticare sport invernali come lo sci di fondo. 

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Lago Palù

Nel cuore della provincia di Sondrio, si trova un vero e proprio paradiso alpino: il Lago Palù. Questa meraviglia naturale si erge come un gioiello incastonato tra le vette delle Alpi, circondato da una cornice di bellezza incontaminata. Il Lago Palù cattura immediatamente l'attenzione dei visitatori con la sua bellezza mozzafiato e il suo fascino senza tempo.   Situato in una valle remota e poco frequentata, il Lago Palù offre un'esperienza autentica per chi cerca un contatto profondo con la natura e un rifugio dalla frenesia della vita moderna. La tranquillità delle sue acque, che riflettono i colori mutevoli del cielo e delle montagne circostanti, trasmette una sensazione di pace e serenità che avvolge i visitatori in un'atmosfera di magia e contemplazione. Il Lago Palù diventa una destinazione imperdibile per gli amanti dell'escursionismo e del trekking. All'interno di questo paradiso da cartolina, sentieri accuratamente segnalati conducono i visitatori in un viaggio attraverso scenari spettacolari e incantevoli. Lungo il percorso, gli escursionisti possono imbattersi in cascate impetuose, pascoli alpini fioriti e scenari panoramici che tolgono il fiato. Durante i mesi estivi, il lago si anima di attività all'aria aperta. Gli amanti della natura possono godere di momenti di puro relax lungo le sue rive, rinfrescarsi con un tuffo nelle sue acque cristalline o esplorare i dintorni in kayak.  In inverno, la neve caduta crea un'atmosfera magica, regalando momenti di pura bellezza e calma. Gli appassionati di sport invernali possono avventurarsi in emozionanti escursioni con le racchette da neve o praticare lo sci di fondo, godendo di una pace e una tranquillità che solo la natura alpina può offrire. 
@inlombardia

Giro ad anello lungo la Via del Sale

Un tracciato ad anello suggestivo, ideale nelle mezze stagioni, lungo terre di confine, con il giro di boa sulla vetta del Monte Chiappo (1.699 m), dove si incontrano Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.   In auto si raggiunge la Valle Staffora, nell’Oltrepò pavese, dirigendosi verso l’abitato di Cegni, nel territorio di Santa Margerita di Staffora. Proseguiamo lungo la strada provinciale 90 che conduce al Pian dell’Armà e al passo del Giovà fermandoci, a poco meno di 9 km da Cegni, in località Pratone dei milanesi. Sulla sinistra si trova spazio per parcheggiare, ma non è molto. Ci si incammina su una comoda carrareccia che sale al Colle della Seppa, eccoci sulla Via del Sale. Seguiremo le indicazioni di questo antico itinerario commerciale, attraversando quelli che un tempo erano i feudi della famiglia di origine longobarda dei Malaspina. Il bellissimo crinale di confine è lo spartiacque tra la piemontese Valle Curone e la lombarda Valle Staffora. Il nostro itinerario, una volta al Colle della Seppa, si sviluppa attorno ai 1.500 metri di quota, un dolce saliscendi in direzione del mare. Avanziamo comodamente su ampio sentiero, praticamente una mulattiera, tra la tipica vegetazione appenninica di bosco ceduo e con bellissimi panorami. Prendiamo leggermente quota per superare il Monte Garavè (1.549 m) e riscendiamo al Passo della Mula. Siamo ai piedi del Monte Rotondo che aggiriamo, tenendo la destra, su tracciato pianeggiante, evitando così di arrivare in vetta. Ci si addentra in una bella faggeta e si prosegue camminando tra i prati del Pian dell’Armà fino allo strappo, deciso ma breve, che ci consente di guadagnare da nord la cima del Monte Chiappo. Per il rientro percorriamo a ritroso il tratto finale e, appena in fondo, scendiamo subito a destra lungo la pista da sci, riportandoci in tal modo sulla strada provinciale 90 che da Cegni sale al Passo del Giovà. Non facciamo altro che seguirla, lasciandoci alle spalle il passo, fino all’arrivo al Pratone dei Milanesi.  
Giro ad anello lungo la Via del Sale

In bici in Presolana

In mountain bike ammirando i paesaggi dolomitici
In bici in Presolana

Al Passo dell'Asino immersi nella neve

Immersi nella neve fino alla Piana del Gaver
Al Passo dell'Asino immersi nella neve

In Val Seriana ai Rif. Magnolini e Pian de la Palù

Questo è un rilassante percorso per chi ama gli spazi aperti e godere di ampi panorami.   Lungo i prati del Monte Pora si pedala a fianco degli impianti da sci dismessi durante il periodo estivo e si godere di viste sull’intera Conca della Presolana, la Regina delle Orobie. La partenza si trova a Malga Alta di Pora, dall’ampio parcheggio sotto le case si sale subito alla piazzetta per poi proseguire tra le case, si svolta a sinistra e si giunge alla partenza della seggiovia dove si va a destra su una intensa ma breve salita.Superato il bosco si prosegue su dolci saliscendi nel mezzo di verdi prati che caratterizzano l’area, si segue la sterrata che corre parallela allo skilift e si raggiunge il Rifugio Magnolini da cui si può ammirare la Val Seriana e la Val Borlezza. Ora si può decidere se fare una puntata al Monte Alto e poi tornare al rifugio, per i temerari, dal lato nord dello steccato che delimita il rifugio si pedala in salita seguendo il sentiero che porta alla cima a 1721 metri, da questo punto panoramico si ha modo di vedere una vastità di montagne a 360 gradi, il Lago di Iseo, la Bassa Val Camonica e ovviamente “la Regina”.Ritornati al rifugio si segue il tratturo che piega a destra e conduce ad un altro rifugio che si trova a breve distanza è il Rifugio Pian de la Palù e anche qui i panorami lasciano senza fiato. Si sale ora dietro il rifugio su sterrata e facendo un’ampia esse in salita affiancando il bacino artificiale si arriva al Pian del Termen con bar ristorante e l’arrivo della seggiovia incontrata prima in paese, da qua non resta che percorrere la sterrata che sale lievemente e successivamente piegare a sinistra sulla decisa discesa che riporta al punto di partenza.
In Val Seriana ai Rif. Magnolini e Pian de la Palù

Da Fiumenero al Passo di Valsecca

Il Passo di Valsecca è la meta dell’itinerario che vi consigliamo ma attenzione a primavera inoltrata è importante fare molta attenzione a consistenza e spessore del manto nevoso.   Il Passo di Valsecca separa il Diavolino, propaggine del Pizzo del Diavolo di Tenda, dal Pizzo Poris. Il percorso si sviluppa all’ingresso di Fiumenero, frazione di Valbondione, paese conosciuto per il triplice salto da 315 metri delle cascate del Fiume Serio. Si lascia l’auto nel parcheggio di fronte al punto in cui comincia il sentiero numero 227, che indica il Rifugio Baroni al Brunone, si prosegue sulla sponda destra del Torrente Nero che, caratterizzato da belle gole, in estate è meta di numerosi appassionati di canyoning.A una quarantina di minuti dalla partenza si raggiunge un’ampia radura denominata Campel, nella parte alta a sinistra vi si trova una baita dove, nel periodo estivo, risiede un malgaro con parecchi animali tra i quali dei bellissimi cavalli. Proprio in Località Campel si deve girare di 90 gradi a sinistra e attraversare il Torrente Valsecca, entrando nel canale omonimo, si prende un sentiero ben battuto che permette di superare una cascata e, subito dopo si trova la neve residua delle valanghe che hanno riempito il fondovalle.È preferibile, da questo punto, salire con gli sci ai piedi e possibilmente ai lati degli accumuli di neve. Superati i 1.800 metri di altitudine la coltre si fa più liscia, consistente e meno rovinata dai detriti delle valanghe.Le pendenze aumentano leggermente fino alla parte alta del canale, dove compare sul versante sinistro la sagoma rossa del Bivacco Frattini. Dal Passo di Valsecca, che ora si vede molto bene mancano poco più di 200 metri di dislivello. Nell’ultimo tratto l’inclinazione del versante aumenta in modo progressivo fino al passo.
Da Fiumenero al Passo di Valsecca

A scavalco dello Zuccone

La partenza avviene da Ceresola di Valtorta, a 1.330 metri, dove c’è il parcheggio degli impianti di risalita per i Piani di Bobbio.   Dal parcheggio si stacca in salita una strada da dove si entra nel dolomitico mondo degli “Zucconi”.Si percorre lo sterrato di 4 chilometri che si snoda lungo i pratoni che conducono ai Piani di Bobbio (1.670 m), dove c'è il rifugio Lecco.All’arrivo degli impianti, si prosegue in piano fino a oltrepassare una chiesa in stile moderno. Piegando verso sinistra, in salita, si giunge in pochi minuti al rifugio Lecco (1.779 m). Dal rifugio si risale la Valle dei camosci che si apre di fronte. Mantenendosi ai bordi di quella che in inverno è pista da sci, si risale il vallone seguendo gli smunti bolli rossi.Giunti alla testata della valle, si tiene la destra e si risale il ghiaione sino alla base della parete dove convergono due canaloni rocciosi. Qui troviamo dipinta su un masso l’indicazione: a destra per la Madonnina dei Campelli, a sinistra per la vetta. Noi andiamo a sinistra.Zigzagando, si rimonta il canale sino a sbucare in cresta presso la Bocchetta dei Camosci (2.100 m circa, 1 h 30’ dal rifugio Lecco). La vetta è più a sud e si raggiunge dopo aver superato una spaccatura attrezzata con pioli e catene (2.159 m 15’ dalla Bocchetta). Lo scavalco avviene nei pressi dell’antenna ripetitore vicino alla Bocchetta, dove si scende per il panoramico sentiero che porta alla Baita La Bocca (1.923 m).Racchiusi fra la Cima di Piazzo e il nostro Zuccone perdiamo quota per altri 10 minuti sino a incrociare il Sentiero degli Stradini.Il rifugio Cazzaniga Merlini (1889 m) ci guarda dall’alto del dosso roccioso. Il Sentiero degli Stradini dopo la Casera Campelli (1.783 m) e il Colle del Faggio (1.785 m) diventa stretta cengia fra i dirupi. Superato l’attacco della difficile via Ferrata Pesciola, eccoci al Bocchetto di Pesciola che si affaccia sui Piani di Bobbio e sul vicino rifugio Lecco.Ora si divalla passando a valle del bel laghetto artificiale.Si tagliano in quota i pascoli puntando diritti a nord, transitando all’arrivo dell’ultimo ski lift e poi giù per la valle con vista sul Pizzo dei Tre Signori.  
A scavalco dello Zuccone