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Esplorando il Cimitero Monumentale

Esplora questo straordinario museo a cielo aperto.

Tour delle tre isole

Gita turistica in battello sul lago d'Iseo

Visita guidata tra i borghi della Lomellina

La Lomellina è una terra affascinante caratterizzata dalla presenza di risaie, oasi naturali, castelli e borghi medioevali. In questa gita la nostra guida ci porterà a conoscere due dei luoghi più suggestivi di questo territorio. Inizieremo la visita nel borgo di Lomello ammirando la bellissima basilica protoromanica di Santa Maria Maggiore, l'adiacente battistero longobardo, il Museo degli Stucchi e la chiesa romanica di San Michele. Da Lomello ci sposteremo in auto (10 minuti) per raggiungere Sartirana. Qui entreremo nel castello visconteo risalente al Trecento e perfettamente conservato. Tra le suggestive sale della fortezza potremo ammirare anche una curiosa mostra di abiti vintage.

Il gioiello primitivo

Crea il tuo gioiello primitivo in argento apprendendo la tecnica della fusione in osso di seppia.

L'antico Giovello

Le pietre verdi della Valmalenco, da secoli estratte e lavorate nell'omonima area geografica, erano e sono tuttora parte integrante di una realtà sociale, culturale ed economica che affonda le sue radici nella immemorabile tradizione artigianale raccolta e trasmessa per secoli di padre in figlio. Il muro di pietra naturale che separava la conca di Chiesa dall'alta valle fu denominato "Giovello". In età medioevale qualcuno osservò che gli strati di roccia affiorati si presentavano marcatamente divisi in lamelle molto sottili. Fu così che i Malenchi, già esperti nello scavo delle locali miniere di ferro, sperimentarono le prime tecniche di scavo e lavorazione del Serpentinoscisto. L'enorme volume di deposito detritico che ricopre tutta l'area è lo scarto di lavorazione delle numerose miniere sotterranee. Diverse centinaia di persone umili e caparbie, aggregate in originali forme di corporazione dette "compagnie", per secoli, ogni mattina all'alba si sono incamminate verso le miniere ad affrontare il duro lavoro di cavatore e spaccapietre. Il prodotto realizzato è la "pioda della Valmalenco" che, grazie alle caratteristiche fisico meccaniche uniche, alla secolare durata e al pregievole aspetto estetico, trova un impiego assai diffuso nelle coperture dei tetti. Le fasi della produzione manuale della Pioda, caratterizzate da una gestualità precisa e costante e dal particolare suono sprigionato durante la lavorazione, sono rimaste immutate nel corso dei secoli. L'area dell' antico "giovello" è stata definitivamente abbandonata alla fine degli anni '80 ed è attualmente oggetto di un progetto di valorizzazione che include il ripristino della sentieristica, la collocazione di cartelli informativi ed il ripristino di un laboratorio e di una miniera da adibirsi a museo: un percorso che permetta al visitatore di immergersi nelle radici di un'attività che ha segnato profondamente la vita sociale ed economica della Valmalenco.

Il Museo Diocesano

Livigno in bici con i campioni

Pedalare verso il piccolo tibet
Livigno in bici con i campioni

La Corona di Corna Pradello

Siamo a Cornalba, toponimo che deriva dalla Corna Bianca che sovrasta l’abitato: una maestosa roccia dolomitica che protegge gli abitanti dai venti di settentrione.Questo giro, per buona parte, ricalca il sentiero Partigiano Martiri di Cornalba. Lasciata l’auto nel parcheggio sotto la piazzetta del paese, si imbocca via Cornetti per seguire le indicazioni CAI Baite Monte Alben 503. Con qualche tornante si prende quota e, successivamente ci si inoltra nel bosco fino alla cappelletta Tribulina Pret del Zambel. Qui seguiamo le indicazioni per il “sentiero dei Partigiani” che poco oltre inizia a risalire la Val d’Ola. Dopo circa 50 minuti si incontra una gigantesca betulla con appeso un crocifisso bronzeo.Sempre sul 503 si prosegue nell’alta Val d’Ola, dove, per effetto di un microclima incontriamo specie floreali tipiche di altre più alte quote. Nei pressi di un secondo crocifisso, si cambia versante e si sbuca nei pascoli della Baita de sota (1.465 m, 1 h 45’ dalla partenza). In breve, raggiungiamo la Baita de Sura, sulla carta Casere Alte, a 1.550 metri.Ora si piega in piano verso sinistra (CAI 502/503) e si costeggia un piccolo laghetto alpino con la sovrastante Cappela di San Rocco. Dopo circa 30 minuti dalla Baita de sura, a un bivio, una segnaletica verticale ci indirizza a sinistra. Una decina di minuti e si è alla Baita Cascinetto (1400 m). Ancora seguiamo le indicazioni del sentiero dei Partigiani e del segnavia CAI 503 che piega verso sud (sinistra) e, al termine di una salita, porta nel bosco dove troviamo il sentiero che porta a Cornalba. Stiamo su questo sino al bivio con il sentiero Panoramico, meno impegnativo (20’ dal Cascinetto).Ci abbassiamo, a sinistra deviamo su questo nuovo tracciato e ci stiamo per mezz’ora, sino a incontrare l’indicazione “Cornalba - palestra di roccia”. Ripartiamo ora su comoda stradetta e presto rincontriamo il sentiero dei Partigiani che proviene dalle grotte della Cornabusa, poi arriviamo al parcheggio di partenza. Per ulteriori dettagli: CAI Val Serina – tel. 340 7345673
La Corona di Corna Pradello

L'altopiano del Monte Cancervo

Il Monte Cancervo è una imponente bastionata rocciosa sulla sinistra all’ingresso in San Giovanni Bianco (BG).Montagna selvaggia, precipita sul versante brembano, dolce sulla sommità e boscosa sul versante dell’alta Valle Taleggio. Si lascia la Val Brembana a San Giovanni Bianco e si sale a Pianca per proseguire verso Brembella e Cespedosio dove, poco prima della contrada di Boffalora, nei pressi di un parcheggio, si stacca, sulla sinistra, una cementata con indicato “Monte Venturosa - Passo Grialeggio” (siamo a 1.050 metri).Su questa ci si avvia in salita, si supera un roccolo e si entra diagonalmente nel bosco di faggi. Dopo circa mezz’ora, la strada si restringe a sentiero che raggiunge i ruderi della baita della Vecchia (La Egia de l’Era, 50’, 1.330 m).Ora si prosegue per numerosi corti tornantini sino al Passo Grialeggio (1.690 m), dopo un’ora e 45 minuti di cammino.Quassù si vedono le sagome del Resegone e delle due Grigne e i pascoli dei Piani dell’Alben, dove si distinguono i rifugi Cesare Battisti e Gherardi. A settentrione domina il Monte Venturosa con i suoi verdi bivacchi. Si riparte in piano e, a sinistra, per un centinaio di metri, al suolo, su un masso, un segnavia CAI 102 ci indica la direzione per la Baita Rifugio Cancervo.Ne segue una bella traversata in quota, fino a raggiungere la stalla del Cancervo, subito sopra il “monumento” a Bortolo Danelli e il rifugio Cancervo (45’ dal Passo). Goduta la pausa si prosegue in salita nella direzione suggerita dalla freccia sulla staccionata e, di seguito, i bolli gialli.Si affianca una baita (Galli cedroni) e si continua per la vetta. Dopo 40 minuti di piacevole camminata si è alla vetta, caratterizzata da una croce metallica posta dal CAI di Vaprio d’Adda nel 1981 (1.835 m, 3 h 30’ dalla partenza). Si continua sul versante opposto, verso settentrione, dove già si vede di nuovo il Passo di Grialeggio e, per marcato sentiero, a tratti ripido, lo si raggiunge in 20 minuti. Non resta che seguire a ritroso l’andata, ci si cala a valle sino al parcheggio di partenza (1 h dal Passo). Per ulteriori dettagli: CAI Alta Val Brembana - tel. 0345 82244
L'altopiano del Monte Cancervo

Con la funivia ai piani d'Erna, la ferrata e il Magnodeno

Un itinerario ad anello per esperti attrezzati, che regala meravigliosi panorami, i paesaggi che si aprono davanti agli occhi sono da incanto, dalle montagne la vista spazia sul lago e su Lecco. Per raggiungere le creste della costa della Giumenta, nel Lecchese, saliamo ai Piani d’Erna (1.329 m) con la comoda funivia dalla località Versasio, in via Prealpi 34 a Lecco (602 m). Oppure, a piedi si può percorrere il sentiero 1 che parte dal piazzale antistante l’impianto. Giunti in quota, presa la strada che porta alla parte bassa dei piani, si trova il cartello che indica il sentiero 5 diretto al passo del Fò (1.296 m). In meno di un’ora si arriva al valico, dove troviamo la capanna sociale Giacomo Ghislandi del Cai di Calolziocorte, gestita dagli alpini. Volendo, con una piccola deviazione di dieci minuti si può raggiungere il rifugio Alpinisti Monzesi (1.170 m), o Capanna Monza, piegando a sinistra in direzione di Erve. In tal caso bisogna poi tornare al passo e seguire il sentiero che conduce al monte Magnodeno. Poco più avanti troviamo un bivio che ci consente di scegliere se giungere a destinazione percorrendo il sentiero attrezzato, o evitare la parte difficile stando a quota più moderata. Il panoramico sentiero in cresta è per escursionisti esperti ed è consigliata l’attrezzatura da ferrata. Con una serie spettacolare di saliscendi, effettuabili con relativa semplicità grazie all’abbondante presenza di catene, si giunge dopo circa 30 minuti alla croce che segna il punto più alto: la cima del Fò, a 1.348 metri. Da lì il sentiero prosegue per un’altra mezzoretta con le stesse caratteristiche, fino a giungere a una fontanella ristoratrice che indica la fine del tratto attrezzato. Con qualche altro minuto di camminata nel bosco si arriva finalmente al monte Magnodeno, del quale è possibile con poco sforzo raggiungere la cima (1.234 m). Cerchiamo le indicazioni che conducono alla località Grassi Lunghi, dove ci si può dissetare a una bella fonte. In poco tempo si torna al piazzale della funivia, direttamente, od optando per una deviazione al rifugio Antonio Stoppani (890 m). - Ph: Matteo Zanga
Con la funivia ai piani d'Erna, la ferrata e il Magnodeno

Attorno al Campagano

Il punto di partenza è a circa un chilometro a monte del paese di Valcanale, frazione di Ardesio (Bergamo), laddove, superato il laghetto, la strada compie una curva e, poco oltre il ponte, è sbarrata.   Si imbocca verso destra la stradetta (segnavia CAI 220) che si snoda in una luminosa pineta con squarci sulle cime di Fop e di Valmora. Si sale fino a trovare sulla destra una sorgente d’acqua fresca (1.350 m circa). Ancora qualche minuto di salita e poi si sbuca nella conca del rifugio Alpe Corte (1.410 m, 45’ dalla partenza). Da qui si imbocca la stradina, ideata come percorso per diversamente abili (CAI 216) e la si segue sino al bivio dove la si lascia per seguire il sentiero che porta al Rifugio Laghi Gemelli. Si prosegue sino al primo ponticello di legno gettato sul torrente Acqualina. Qui troviamo la tabella metallica che ci indirizza per il Giro del Campagano (CAI 365 A, 15’ dal rifugio). Senza varcare il ponte seguiamo i segnavia, dapprima a fianco del fiume, poi in salita verso destra. Qui, dopo qualche minuto si è sui bordi alti dei pascoli precedentemente attraversati in basso. Poi il sentiero è netto e si snoda nel bosco e, dopo una ventina di minuti sbuca sui pascoli occidentali del Monte Campagano, a circa 1.600 metri, presso il Roccolo di Corte. Stando al limitare del bosco si intraprende la traversata che ci porta alla Baita di Campagano. Il proseguimento della traversata offre passaggi da Indiana Jones e un lungo lavoro di scavalcamento di arbusti. Poi eccoci all’Alpe di Zulino Alto (1.600 m, 2 h 45’ dalla partenza). Il ritorno al rifugio lo facciamo scendendo fra i prati che portano all’alpeggio di Zulino basso (1.441 m). Attraversato l’alpeggio, sempre con il segnavia 265 A ci si abbassa ancora, sino a incrociare il sentiero CAI 265 che proviene dal rifugio Alpe Corte. Qui, chi ha fretta, continua la discesa su Valcanale (40’), invece chi vuole chiudere l’anello si piega a destra per attraversare la pineta e si raggiunge il rifugio Alpe Corte. Da qui si arriva al parcheggio seguendo la stessa strada dell’andata.  
Attorno al Campagano

Corno di S. Giovanni a Lovere

Accesso: da Piazza Garibaldi a Lovere prendere via Matteotti e risalire per via Oprandi; giunti alla rotonda, prendere la prima strada a destra e proseguire poi lungo via San Maurizio, quindi imboccare (a destra) le XXV Aprile e 1° Maggio. Qui, svoltare in via Gerone e parcheggiare l'auto negli appositi spazi. Il tutto in 5 minuti. Proseguire quindi a piedi lungo via Castelliere, dapprima su strada asfaltata e poi su sentiero. Poco prima del sentiero sulla destra è sita una fontana. Continuando lungo il sentiero panoramico anche su sassi e nel bosco, dopo circa 20 minuti si giunge alla prima torre, quella del 24 maggio, alla cui base è posta una freccia rossa che indica la sinistra. Tenendo la destra e indossando il casco, si arriva ad una nicchia creata da un grosso masso appoggiato alla parete del Corno Grande dov'è possibile fare base. All’interno si trovano delle bacheche con alcune vie. La via parte proprio vicino alla base. Si può notare in bianco, anche se sbiadito, il nr. 4. Nella via ci sono ancora i chiodi originali di quando è stata aperta nel giugno ’44. Essendo però i Corni di San Giovanni la “palestra” principale dei CAI di Lovere, sono stati messi ottimi fix del 12 ed altri affari vari. Dunque una salita sempre in piena sicurezza. Anche le soste sono ok. Dalla base si risale l’evidente fessura che poi si biforca (la barchetta…) ma continuare a risalirla fino al suo termine. La sosta è vicino ad un albero dopo circa 25 metri. E' un 5c in termini sportivi. Traversare a sinistra e poi rimontare un difficile, quanto evidente tetto, sorpassatolo, poco sopra c’è la S2. Credo che al tetto si possa dare 6b. A questo punto consiglio di fermarsi e di scendere in doppia. Questo perché da lì in poi la roccia è instabile nel vero senso della parola. Si muove tutto. Si può arrivare in cima 540 mt. ca s.l.m.(dove c’è una madonnina…), risalendo la cresta, ma ci sono tanti altri bei itinerari per farlo: tipo la via Sud o l’Ulivo anche… Arrivati eventualmente alla madonnina volgete lo sguardo poco sotto e noterete su una roccia rivolta a NO due anelli per calata: DISCESA in doppia! E’ una discesa su strapiombo, non limitatevi ad arrivare a terra ma, con faccia alla roccia, scendete alla vostra sx superando ancora un evidente tratto verticale di massi incastonati, per una ventina di mt. fino a toccare il sentiero: il recupero delle corde è fattibile anche se da quella posizione fanno un bell’angolo. Scendere il sentiero che in 5 min. porta alla base.
Corno di San Giovanni