- Musica e spettacolo
Ma la divisa di un altro colore
Serata di letture contro le guerre
C’è un momento, nel silenzio della sera, in cui le parole hanno la forza di risuonare più forti delle armi. È in quello spazio fragile e necessario che il Gruppo Letterario Acarya di Como invita il pubblico il 19 settembre, con l’iniziativa “Ma la divisa di un altro colore”, una serata di letture e riflessioni contro le guerre, aperta a tutti coloro che credono ancora nel potere della parola e della memoria.
Il titolo scelto non è casuale: richiama l’idea di come il destino di ciascuno possa mutare per un dettaglio, per un colore di uniforme, per una scelta imposta da altri. È un modo per ricordare che, dietro ogni conflitto, ci sono vite concrete, volti, sogni interrotti. Non numeri, non statistiche, ma esseri umani a cui la guerra toglie voce e futuro.
L’appuntamento nasce all’interno della ricerca culturale che da anni il Gruppo Letterario Acarya porta avanti a Como: una piccola comunità di scrittori, poeti, musicisti e artisti che si ritrovano regolarmente per intrecciare linguaggi e discipline, nel segno di una cultura vissuta come incontro, dialogo e impegno civile. Le loro iniziative hanno sempre un’anima partecipata, e anche questa volta non si tratta di uno spettacolo da guardare, ma di un momento da condividere.
Durante la serata, saranno lette pagine di autori che hanno attraversato con la scrittura l’esperienza del conflitto, non mancheranno brani di narrativa e poesia contemporanea, scritti dagli stessi membri del gruppo, che intrecceranno la memoria storica con lo sguardo sull’attualità. Perché la guerra non è mai davvero lontana, e anche oggi, mentre pronunciamo queste parole, altri Paesi, altre città, altre famiglie conoscono l’eco delle sirene e il buio dei rifugi.
Accanto alle letture, ci sarà spazio per la riflessione collettiva: un dialogo aperto con il pubblico, perché il senso dell’iniziativa è proprio questo – trasformare la parola in seme di confronto e consapevolezza. La scelta di non affidarsi a un singolo relatore, ma a una coralità di voci, risponde alla volontà di dare valore al molteplice, a quella ricchezza di punti di vista che sola può opporsi alla rigidità dei nazionalismi e delle logiche belliche.
La scelta di organizzare questo incontro proprio a settembre non è casuale. È il mese in cui riaprono le scuole, in cui la città si ripopola dopo l’estate: un tempo di ripartenza che Acarya vuole legare anche a una ripartenza della coscienza, dell’attenzione verso temi che non possono restare marginali. Parlare di guerra significa anche parlare di pace, di diritti, di giustizia sociale: significa mettere al centro la dignità della persona.
Il Gruppo Letterario Acarya, attivo da anni a Como in via Grandi 21, ha fatto dell’incontro tra letteratura e vita il proprio tratto distintivo. Nel tempo ha dato vita a letture pubbliche, presentazioni di libri, performance ibride di musica e poesia, sempre animate da uno sguardo attento al territorio ma capace di aprirsi al mondo. “Ma la divisa di un altro colore” si inserisce in questo percorso, rilanciando con forza il messaggio che la cultura non è evasione, ma strumento di resistenza, di costruzione di senso, di impegno concreto.
In un’epoca in cui i conflitti armati tornano ad affollare le cronache quotidiane e il linguaggio politico si fa spesso bellicoso, la letteratura può sembrare fragile. Ma è proprio in questa fragilità che risiede la sua forza: nel ricordarci che l’umanità non è fatta di fronti contrapposti, ma di storie intrecciate; che ogni divisa, di qualunque colore sia, cela un corpo, un respiro, una voce che merita ascolto.
L’invito del Gruppo Acarya è dunque semplice e radicale: ritrovarsi insieme, per leggere, ascoltare, condividere. Perché la pace non è un’astrazione, ma un gesto quotidiano, che comincia dalle parole e si traduce nella capacità di non dimenticare.
La serata del 19 settembre sarà aperta a tutti, con ingresso libero a partire dalle ore 21:00, vuole essere un invito alla cittadinanza, agli studenti, agli insegnanti, agli appassionati di libri e di musica, ma anche a chi semplicemente desidera un momento di respiro e riflessione. Perché la pace non si costruisce nei palazzi, ma nei luoghi comuni, nei piccoli spazi di comunità.