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Rocche, castelli e torri sul Lago d'Iseo

Il lago d’Iseo segna il confine tra Bergamo e Brescia e fin dall’epoca medievale, oltre ad essere una risorsa economica per la popolazione locale, costituiva un’area di confronto politico.   Era, infatti, il punto in cui si manifestavano appieno i contrasti tra le due realtà cittadine, specialmente nell’alto lago per il controllo dei traffici commerciali provenienti dalla Valle Camonica e nella tratta a sud, dove si generava lo scontro per la giurisdizione del territorio della signoria di Calepio. Monte Isola, al centro, era a contatto tra queste due realtà in una posizione di controllo dei traffici sul lago che si svolgevano soprattutto attraverso il canale di Tavernola. Le differenze politiche si accompagnano a differenti forme insediative e architettoniche: sulla sponda bergamasca, infatti, sorgevano edifici fortificati in un contesto prealpino montuoso e piuttosto aspro; sulla sponda orientale, invece, i centri si sviluppano in aree collinari dove non sempre sorgevano strutture di controllo. Sul piano dell’articolazione ecclesiastica la sponda bresciana era divisa tra le pievi di Iseo e Sale Marasino cui si affiancò, dall’XI secolo, Pisogne. La sponda bergamasca era suddivisa tra Calepio e Mologno (l’odierna Casazza in Val Cavallina), poi sostituita nella cura pastorale della sponda sebina settentrionale dalla pieve di Solto, fondata nel XII secolo. Questa situazione portò a una frammentazione del potere, che emerge nel XII secolo quando i comuni si organizzano entro i confini già definiti dalle pievi. Sulla sponda bresciana l’alto lago dal X-XI secolo era sotto il controllo del vescovo, cui si affiancavano i monasteri, in particolare quello di Santa Giulia che aveva possedimenti sulla sponda del lago. Iseo era sede di mercato fin dal X secolo e snodo commerciale sul confine, elementi che attirarono l’interesse del comune di Brescia. Il centro era gestito dal vescovo, che con la monumentale chiesa plebana di Sant’Andrea  ribadiva l’egemonia politica, e dalle signorie locali con la classe media mercantile (Brusati, De Iseo/Oldofredi) che favorì l’espansione edilizia dell’abitato. Il castello di Iseo, sorto su un preesistente torrione e poi modificato tra XIII e XIV secolo con cortina muraria e torri scudate, costituiva il caposaldo strategico per la difesa militare del borgo: Iseo fu coinvolta nelle guerre del comune di Brescia e subì nel 1161 un devastante assedio e incendio da parte di Federico Barbarossa. Altre strutture di difesa a rappresentanza del potere signorile si trovano nella vicina Paratico: il castello vicinale e la torre Lantieri sono il simbolo del prestigio raggiunto da questa famiglia, che conviveva con la signoria rurale laica De Paratico. Il potere religioso e civile convivevano, invece, nella vicina Clusane, dove dalla fine dell’XI secolo c’era un castello e i monaci cluniacensi si insediarono sul promontorio e vi fondarono un priorato (poi affidato al vicino monastero di Provaglio d’Iseo). L’emergere della signoria degli Isei/Oldofredi portò alla costruzione, nel XIV secolo, del castello “del Carmagnola”, poi circondato da mura e ponte levatoio. Nelle mani degli Oldofredi di Iseo era anche Monte Isola, occupata nella fascia pede-collinare dai possedimenti monastici di Santa Giulia, ricordati fin dal X secolo. Tra XII e XIII secolo gli Oldofredi di Iseo commissionarono due rocche di difesa: la possente torre a Siviano, e il castello a Menzino, in un punto strategico di controllo della sponda bergamasca; a Peschiera Maraglio, nell’estremità meridionale dell’isola verso la sponda bresciana, si trova un altro castello di proprietà degli Oldofredi. A Marone, invece, la popolazione si rifugiò nella zona pedecollinare, dove si trovava un fortilizio a Pregasso poi distrutto nel Seicento: anche questa zona divenne roccaforte degli Oldofredi, fedelissimi alleati dei Visconti, fino all’arrivo di Venezia. Differente, invece, è il panorama della sponda occidentale: a sud il territorio era presidiato da Sarnico, borgo dipende dalla signoria filobresciana dei Calepio, che condusse una politica autonoma rispetto al Comune di Bergamo. Tale posizione generò la creazione di contesti fortificati in modo più fitto rispetto alla sponda opposta, delineando l’esistenza di un potere signorile locale ben radicato. Nella costa mediana, da Predore a Tavernola, sorsero aggregati sparsi, funzionali allo sfruttamento economico del territorio: questo policentrismo impediva di generare centri demograficamente rilevanti. Tale organizzazione permane fino al XIV secolo, quando la lunga persistenza signorile dà esito a piccole entità demografiche riferite ad un unico beneficio parrocchiale. In questa zona mancava un potere politico forte, e le famiglie signorili manifestarono la propria presenza sul territorio attraverso torri e case-torri disseminate nei borghi (come fecero i Fenaroli a Tavernola, Vigolo e Parzanica). L’assenza di un forte potere comitale è evidente nella mancanza di ampie strutture architettoniche fortificate – ad eccezione di Zorzino–, presenti invece sulla sponda bresciana: lungo la costa bergamasca si trovano prevalentemente torri isolate, come quelle di Predore e Tavernola. A Riva di Solto, Solto Collinae Castro, uniti fin dal XIII secolo sotto il controllo della famiglia Foresti, qui imposta dal comune di Bergamo per esautorare le antiche famiglie di lignaggio vescovile, furono erette numerose torri: le strutture servivano per la difesa degli spazi dell’autorità signorile. L’architettura era la testimonianza dell’importanza delle signorie locali, manifestava il ruolo sociale e il benessere economico raggiunto. Nell’alto lago, infine, si riscontra una situazione completamente differente: Pisogne, Costa Volpino e Lovere furono teatro di violenti scontri tra Bergamo e Brescia per il monopolio dei traffici lacustri. Pisogne, che controllava le rotte commerciali dalla Valle Camonica, fu il feudo del vescovo di Brescia e assunse la funzione politica di capocuria: nel 1119 fu distrutta dopo essere stata coinvolta nella guerra tra Bergamo e Brescia per il controllo di Volpino; fu poi ricostruita per volere del vescovo che la dotò di una cinta muraria con porte e torri difensive, tra cui la cosiddetta Torre del Vescovo. Il potere vescovile da Pisogne si espanse poi verso Lovere, controllata dal Comune di Bergamo, ma sotto la circoscrizione diocesana di Brescia: qui furono innalzati diversi edifici fortificati, tra cui il castello dei Celeri, nobile famiglia locale, la torre Zucca e la torre Alghisi – residenza di importanti famiglie locali – e la torre del Porto a controllo l’ingresso via lago. Altro luogo strategico conteso tra Bergamo e Brescia era Costa Volpino, zona di presidio militare e di controllo della Valle Camonica e dello sbocco del fiume Oglio: i documenti ricordano il dongione e la torre del castello di Volpino, a suggerire una struttura fortificata complessa e potente. Il castello fu a lungo conteso, fino alla pace del 1192, ma qui la politica bresciana sarà fallimentare di fronte a un solido tessuto signorile che – pur filo bresciano – si muoverà verso una progressiva autonomia e alle mire mai sopite del Comune di Bergamo. Nemmeno la fondazione, ad opera del Comune di Brescia, del borgo franco di Castelfranco tra Rogno e Costa Volpino (1255), consentirà a Brescia di avere un ruolo chiave nella politica di valle.   Federica Matteoni  
Rocche, castelli e torri sul lago d'Iseo - ph: visitlakeiseo.info

Viaggio nel tempo nelle innevate Case di Viso

In alta val Camonica, poco oltre la rinomata località turistica di Ponte di Legno, sorge il piccolo borgo alpino di Case di Viso. Un luogo dalla bellezza antica, rimasta incontaminata, dove il tempo pare essersi fermato, fissando il calendario a qualche secolo fa. Il pittoresco raggruppamento di baite ha saputo mantenere fino ad oggi la sua tipica architettura di inizio XIV secolo, caratterizzata da spesse pareti in roccia, balconi in legno e tetti coperti da grandi lastre di ardesia.Camminare tra le piccole viuzze, osservando queste antiche costruzioni, soprattutto durante o dopo una bella nevicata, è un’esperienza unica, che vale la pena di essere vissuta anche da chi non è troppo abituato a camminare in montagna. Il sentiero per raggiungere Case di Viso è di facilissima percorrenza ed adatto a tutti. Il dislivello è di soli 200 m e la strada, molto larga e quasi sempre ben battuta, diviene ideale per una facile escursione con le ciaspole in caso di neve. L’escursione inizia dal piccolo comune di Pezzo. Per raggiungere l’abitato, da Ponte di Legno, bisogna imboccare la strada per il passo Gavia. Dopo circa 10 minuti di auto si inizieranno a scorgere le case del paese e dopo poche centinaia di metri un’uscita sulla destra. Durante il periodo invernale la strada per il passo viene chiusa appena dopo Pezzo, quindi è impossibile sbagliare l’uscita, proprio perché la strada non permette di proseguire oltre.I posti auto non sono moltissimi, ma è comunque presente un parcheggio gratuito ad inizio di via Viso, appena dopo il bar “De Pess”.Durante l’inverno non si trovano negozi e ristoranti aperti nel paesino di Pezzo, bisogna dunque fermarsi a pranzare o a far spesa lungo la strada, non si trova neppure acqua lungo il tragitto. Per il noleggio di attrezzatura invernale è necessario fermarsi a Ponte di Legno dove sono presenti svariati negozi. Il sentiero proposto si sviluppa interamente su via Viso, la strada che parte dal parcheggio e, dopo un ampio tornante sulla sinistra, supera il paese dall’alto fino a raggiungere località Case di Viso. In estate la via è liberamente percorribile in auto ed è possibile proseguire per circa 3 km fino a parcheggiare direttamente nell’ampio parcheggio posto all’inizio di Case di Viso. In inverno la strada ovviamente non viene spazzata e si trasforma in un comodo sentiero da percorrere con le ciaspole o con i ramponcini.Seppur con molta neve sia abbastanza difficile scorgere altri tratti al di fuori della via principale, osservando una mappa e controllando le indicazioni sui cartelli è possibile notare come l’intera escursione possa essere affrontata anche su due tratti paralleli alla via.A sinistra si estende il sentiero CAI 162, mentre sul versante opposto della piccola valle è presente un’altra traccia che conduce sempre alla stessa destinazione.Questi tratti alternativi sono generalmente percorsi in estate, per evitare di camminare sulla strada asfaltata, continuamente percorsa da automobili. In inverno diventano un’alternativa leggermente più impegnativa rispetto al percorso lungo la strada. Se si è alla prima esperienza con le ciaspole o si sta affrontando il trekking con dei bambini si consiglia di percorrere la via principale. Si incomincia a camminare attraverso il piccolo paesino e, una volta giunti al limitare delle case, si svolta a sinistra per raggiungere la sbarra che impedisce alle automobili di proseguire oltre. Superata quest’ultima, potrà essere fin da subito necessario indossare le ciaspole. La strada è abbastanza battuta e generalmente viene spianata da un gatto delle nevi, quindi alcuni tratti potrebbero essere facilmente percorribili anche con normali scarponi e magari con l’aggiunta dei ramponcini. Le racchette da neve, diventano però assolutamente necessarie, dopo un’abbondante nevicata o se voleste deviare leggermente dal sentiero principale.Indossate le ciaspole si incomincia a camminare lungo il versante sinistro della stretta valle di Viso. I primi metri non presentano scorci paesaggistici degni di nota, ma già dopo pochi minuti la strada si addentra in un suggestivo boschetto di abeti. Qui è possibile ripararsi un po’ dalla neve e iniziare a scattare qualche fotografia alle cime più alte di questa zona: il Corno Baitone e le Cime di Vallaro sono molto ben visibili girandosi verso il punto di partenza. La passeggiata prosegue quasi in piano e dopo circa 30 minuti di cammino su un sentiero sempre molto largo e con un dislivello minimo, l’area si allarga un po’, permettendo di contemplare il panorama sulle alte vette che chiudono la vallata: il Corno dei Tre Signori, punta Albiolo, Montozzo ed Ercavallo. Con un buon occhio e con un po’ di fortuna, da questa zona in estate è anche possibile avvistare animali selvatici quali cervi, stambecchi e camosci. In inverno ci si deve accontentare delle immense pareti bianche alle quali si aggrappano radi gruppi di alberi.La successiva parte della mulattiera è un continuo susseguirsi di ampie radure innevate e brevi tratti immersi in piccoli boschi, il tutto splendidamente incorniciato da immense creste rocciose, dipinte con ampie pennellate di bianco. Il contesto, già eccezionale, diviene semplicemente magico se accompagnato anche da una bella nevicata. Dopo un’ora di cammino, tempo che si riduce molto se si ha un buon passo e non si fanno pause, si giunge finalmente all’ampio parcheggio di Case di Viso e, gradualmente, da dietro delle collinette bianche iniziano a spuntare delle piccole baite scure, costruite in pietra. Le abitazioni in totale sono circa una ventina e sono quasi tutte raggruppate all’interno di una piccola conca, sulle sponde del torrente Arcanello.Anticamente questo era l’alpeggio di Pezzo, dove veniva portato il bestiame durante i mesi più caldi dell’anno. Oggi quasi tutte le baite sono di proprietà privata e vengono sfruttate come case vacanza. Ciò che più stupisce però è come i nuovi proprietari abbiano avuto una cura puntigliosa nella conservazione e nella ristrutturazione di queste antiche costruzioni, mantenendo quindi pressoché intatto il loro aspetto originale.Oltre al grande valore artistico Case di Viso racchiude dentro di sé anche molta storia: questo luogo fu infatti teatro di una rappresaglia nazista; la piccola chiesetta e le varie croci servono a ricordare i partigiani che qui hanno perso la vita. Ciò che rende particolarmente suggestiva questa escursione in inverno è l'assoluto silenzio della zona: non ci sono animali al pascolo, le case sono completamente chiuse e lo spesso strato di neve assorbe completamente i rumori dei passi degli escursionisti, lasciando udire solamente il flebile scorrere del torrente. È solo in estate che l’intero borgo prende vita, passeggiando tra le vie, nei mesi più caldi dell’anno, potrete trovare un mini caseificio dove acquistare formaggio (lo Silter è quello tipico di questa zona), burro e ricotta e sarà inoltre possibile fermarsi a mangiare in un bar-ristorante. Si tratta quindi di un luogo che cambia totalmente aspetto a seconda del periodo della visita e proprio per questa ragione il consiglio è quello di tornarci più di una volta, per poter cogliere al meglio tutto quello che questo fantastico borgo può offrire. L’escursione non può dirsi conclusa senza aver percorso, per tutta la sua lunghezza, la piana dove sorgono le case. La mulattiera prosegue al centro del borgo permettendo di passare accanto a tutte le abitazioni, per poi proseguire in leggera salita verso un’area pic-nic dalla quale è possibile osservare l’intero abitato dall'alto.Camminare lungo le sole due vie dell’alpeggio, osservando la bellezza di questo luogo è veramente un piacere. Inoltre, per i più piccoli, l’ampia zona pianeggiante diventa anche un fantastico spiazzo per divertirsi giocando con la neve. Rimanendo accanto alle case non ci sono aree pericolose, bisogna fare solamente attenzione alle varie diramazioni del torrente, le quali non sempre vengono recintate o segnalate da staccionate.Spingendosi oltre le case sono inoltre presenti anche alcune piccole collinette sfruttabili per fare qualche discesa con lo slittino. Ovviamente in estate da questa zona si articolano diverse escursioni più impegnative: da Case di Viso è possibile raggiungere il Rifugio Bozzi, il passo dei Contrabbandieri, i laghi di Ercavallo, il forcellino del Montozzo e svariate altre mete. Compiere queste escursioni in inverno è più impegnativo e la scelta deve essere ponderata sulla base della propria capacità fisica, della propria attrezzatura e soprattutto considerando lo stato del manto nevoso. Il ritorno avviene lungo lo stesso tragitto dell’andata, percorrendo a ritroso i circa 3 km di via Viso. La leggera pendenza del sentiero in questo caso può anche essere sfruttata per fare brevi discese con lo slittino.
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