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Un viaggio tra i sapori unici della Lombardia

Immaginate vallate alpine e prealpine, laghi lucenti e una grande, sconfinata pianura. E’ la Lombardia, un territorio cos’ unico e vario da essere la culla di tante squisite bontà.   Ben 264 sono i prodotti tradizionali regionali, 34 i prodotti certificai DOP e IGP e 13 i presidi Slow Food.  Buon cibo in Lombardia è quindi sinonimo di qualità, rispetto dell’ambiente e prodotti sani e genuini che derivano da un’agricoltura florida in grado di coniugare perfettamente tradizione e innovazione. La cucina tipica lombarda è un tripudio di sapori. Se cercate un olio dal gusto delicato e retrogusto di mandorle non perdetevi l’Olio del Garda, mentre se il riso è tra i vostri prodotti preferiti non mancate di visitare la Lomellina nel pavese, dove il riso si coltiva da almeno cinque secoli.Sia che siate in montagna o in pianura è da non perdere un assaggio dei deliziosi formaggi, dal Taleggio al Grana Padano, o dei salumi dal Salame di Varzi nell’Oltrepò Pavese alla Bresaola della Valtellina. Gustose e varie sono le pietanze a base di pesce che si preparano sulle rive dei laghi, da Como a Varese, da Lecco a Brescia. E piatti forti di montagna, primi tra tutti i pizzoccheri della Valtellina e la polenta taragna. A Mantova la regina della tavola è la zucca, utilizzata nella preparazione degli squisiti tortelli, mentre a Milano sono nati piatti che ormai occupano un posto d’onore nell’immaginario di ogni buongustaio in Italia e nel mondo come il risotto alla milanese con ossobuco di vitello, la cassoeula e la cotoletta. Tra i dolci da non perdere la Sbrisolona di Mantova, il Torrone di Cremona e il Panettone di Milano. Ed è nelle trattorie storiche e nei pluripremiati ristoranti stellati della regione che vengono esaltate le eccellenze di una tradizione gastronomica dalla storia antica ma dallo sguardo aperto al futuro.
Un viaggio tra i sapori unici della Lombardia

Online i modelli di Stradivari dell’MdV

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XVI Concorso Triennale Internazionale di liuteria

4 settembre - 10 ottobre 2021

Teatro Amilcare Ponchielli

Opera, concerti, prosa, danza e molto altro in un gioiello neoclassico nel cuore di Cremona, il Teatro Ponchielli firmato Canonica

Hegedüs di Stradivari al Museo del Violino

Il violino Hegedüs, realizzato da Antonio Stradivari intorno al 1692, sarà esposto da domani (venerdì 22 settembre) a Cremona, al Museo del Violino, cui è temporaneamente affidato da un collezionista privato nell’ambito del progetto Friends of Stradivari. Appartiene a quella generazione di strumenti più grandi in cui il celebre liutaio cremonese abbandona la tradizione di Amati per un proprio modello di riferimento. Recenti studi condotti in Inghilterra, infatti, hanno individuato corrispondenze geometriche con la forma “PG”, la stessa utilizzata per la costruzione del celebre violino Messia 1716. La storia dell’Hegedüs è documentata dal 1801, quando Johan Betts ne annotò la proprietà del Capitano Coggan. È probabile si trovasse già a Londra, forse portato da uno dei musicisti italiani che, nel XVIII secolo, si trasferirono oltremanica. Lo strumento passò quindi al signor Wasborough di Bristol e, in seguito, a una famiglia chiamata Purrier, uno dei cui membri era musicista alla corte di re Giorgio III. Rimase in loro possesso fino alla metà del XIX secolo, quando fu venduto al dottor Selle, di Richmond, nel Surrey. Nel 1907 fu acquistato da Hill & Sons e, nel 1932, e ceduto a Robert Bower, quindi a Ferencz Hegedüs (1881-1944), famoso solista e direttore ungherese: nato a Fünfkirchen, figlio di due musicisti, studiò al Conservatorio di Budapest con Jenö Hubay. Il suo stile interpretativo aveva i caratteri tipici della scuola violinistica ungherese, ma questi tratti erano smorzati nelle interpretazioni di autori di epoca classica. Debuttò a Londra all’età di 16 anni. Visse in Svizzera fino al 1930, quindi si trasferì in Inghilterra. Nel settembre 1933 lo strumento fu presentato dalla famosa rivista di liuteria The Strad. Ora sarà possibile ammirarlo nello “Scrigno dei Tesori” del Museo del Violino fino alla prossima primavera.

I formaggi

Ben sei formaggi prodotti nel Cremonese hanno ottenuto il riconoscimento DOP (Denominazione di Origine Protetta): grana padano, provolone valpadana, taleggio, quartirolo lombardo, gorgonzola e salva cremasco.

Soncino, Rocca Sforzesca

Uno dei Borghi più belli d’Italia, con la sua antica Rocca Sforzesca
Rocca Sforzesca, Soncino

Navigazione Pizzighettone- Fiume Adda

Si torna a navigare, anche il sabato pomeriggio, sul fiume Adda, con partenza da Pizzighettone
Navigazione Pizzighettone - Fiume Adda

Museo archeologico Platina

Il Museo di Piadena è il museo archeologico di riferimento per la parte orientale della provincia di Cremona. Presso questa istituzione infatti sono confluiti i materiali archeologici rinvenuti in un territorio - quello del Piadenese, del Casalasco e aree circostanti.

Ciclabile delle città murate

Da Soncino a Pizzighettone in bici, passando per città ricche di storia e cultura
Ciclabile delle città murate

Carate Brianza

Dalla Basilica dei Santi Pietro e Paolo a Villa Cusani Confalonieri, Carate Brianza è un piccolo scrigno da scoprire.
Villa Cusani Confalonieri, Carate Brianza

Costa de' Nobili

Costa de' Nobili sorge su un poggio circondato dai terreni sabbiosi e argillosi delle depressioni del Po e dell'Olona.  All'inizio del Duecento Costa divenne proprietà dei Pietra di Pavia. Risale ai secoli XIII-XIV il complesso del castello formato da due fabbricati (uno dei quali è l'antico Palazzo, sede del Municipio) uniti da una torre centrale. Ai lati d'innalzavano altre due torri, oggi mozzate. La torre centrale, alta 20metri, ma ridotta allo stato di rudere, insisteva sull'antico androne d'accesso al castello. Sulla Statale n. 234 che da Pavia conduce a Cremona, a circa 20 Km da Pavia, un bivio conduce a Costa de’ Nobili, piccolo centro del Pavese sorto su alcuni dossi di terreno sabbioso e argilloso che il Po e l’Olona hanno accumulato nel corso di millenni. Negli ultimi decenni molte di queste alture sono state livellate, perché usate come cave di sabbia per la costruzione di strade, argini di difesa dei due fiumi e come materiale per l’edilizia. Come rileva don Gianfranco Maschero-ni nel suo libro “Costa de’ Nobili Pietra e la chiesa di S. Maria Assunta” (Pavia 1982), furono i re longobardi, in specie Liutprando (VIII secolo), a favorire l’insediamento in queste terre selvagge e paludose, soggette a frequenti piene, legandole, mediante donazioni, ai monasteri benedettini di Santa. Cristina e del Salvatore in Pavia. Tra esse vi fu la località Costa, così chiamata originariamente per la sua posizione sopraelevata rispetto alla zona circostante.